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sommario - Giustamm.it

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846 GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA<br />

stati esplic<strong>it</strong>amente cost<strong>it</strong>uzionalizzati né ab<br />

origine né, in tempi a noi più vicini, attraverso<br />

la legge n.2/99. Sicchè un segmento dell’art. II-<br />

107 della Cost<strong>it</strong>uzione europea parrebbe non<br />

trovare rispondenza nelle disposizioni cost<strong>it</strong>uzionali<br />

nazionali.<br />

Ma sul punto le riflessioni vanno approfond<strong>it</strong>e.<br />

Anz<strong>it</strong>utto, il dir<strong>it</strong>to all’esame pubblico di cui<br />

all’art. II–107, paragrafo secondo, potrebbe<br />

sortire una lettura restr<strong>it</strong>tiva: esso potrebbe leggersi<br />

non come garanzia di pubblic<strong>it</strong>à dell’udienza,<br />

ma semmai come esigenza di trasparenza<br />

e libera accessibil<strong>it</strong>à del provvedimento<br />

decisorio, in cui si “esamina” la controversia<br />

per definirla. In questa ipotesi (comunque non<br />

scevra di punti di cr<strong>it</strong>ic<strong>it</strong>à) la previsione sarebbe<br />

da noi rispettata per via dell’obbligo generalizzato<br />

della motivazione di tutti i provvedimenti<br />

giurisdizionali (che sono pubblici),<br />

anche se negli ultimi anni si è andata accred<strong>it</strong>ando<br />

una tendenza (legislativa, ma sovente<br />

rispecchiata nella prassi giurisdizionale) a<br />

“comprimere” la motivazione delle sentenze (v.<br />

infra).<br />

Ad ogni modo, sembra che i principi in questione<br />

(pubblic<strong>it</strong>à della celebrazione e della<br />

pronuncia) si presentino come presidi non<br />

assoluti (vale a dire non indefettibili), ma solo<br />

tendenziali del processo, il cui amb<strong>it</strong>o di operativ<strong>it</strong>à<br />

ben potrebbe essere intaccato in funzione<br />

dell’attuazione dei corollari del giusto processo,<br />

e segnatamente del canone di “ragionevole<br />

durata” (effettiv<strong>it</strong>à/tempestiv<strong>it</strong>à), che<br />

leg<strong>it</strong>tima la possibil<strong>it</strong>à che si ponga fine alla<br />

controversia (se sufficientemente istru<strong>it</strong>a) in<br />

ogni sede, e quindi anche nel contesto (non<br />

pubblico) dell’adunanza camerale.<br />

Si potrebbe osservare che, secondo la<br />

costante giurisprudenza della Consulta, il<br />

sopradetto canone di “pubblic<strong>it</strong>à” dell’udienza<br />

sarebbe cost<strong>it</strong>uzionalizzato siccome ricavabile<br />

dall’art. 101, primo comma, della Cost<strong>it</strong>uzione<br />

(a mente del quale “la giustizia è amministrata<br />

in nome del popolo”). Resterebbe tuttavia fermo,<br />

anche in tale prospettiva, che la sua osservanza<br />

non si impone in modo cogente in tutti i<br />

modelli processuali, dovendosi considerare<br />

leg<strong>it</strong>time (purchè ragionevoli) le soluzioni<br />

alternative che il legislatore sposi in vista della<br />

tutela di preminenti (o, se si preferisce, più rilevanti)<br />

valori cost<strong>it</strong>uzionali. E non si può non<br />

ricordare che, nella sentenza n.427/99, il Giudice<br />

delle leggi è sembrato voler costruire la<br />

celer<strong>it</strong>à del processo alla stregua di un valore<br />

primario, destinato a cedere il passo unicamente<br />

di fronte alle esigenze, indeclinabili, del contradd<strong>it</strong>torio.<br />

È evidente, a valle di tutto ciò, che se una<br />

disposizione cost<strong>it</strong>uzionale recepisse i principi<br />

in questione (ovvero essi fossero ricavati per<br />

implic<strong>it</strong>o dall’art. 101 o dall’art. 111, sub specie<br />

di imparzial<strong>it</strong>à) le disposizioni relative alle<br />

decisioni assunte dai giudici amministrativi in<br />

forma semplificata (art. art. 26, co. 4°, legge<br />

1034/71, richiamato e fatto salvo dal co. 3° del<br />

precedente art. 23-bis) si esporrebbero a qualche<br />

perpless<strong>it</strong>à, almeno per ciò che attiene al<br />

carattere “riservato” della camera di consiglio<br />

in cui è consent<strong>it</strong>o definire la l<strong>it</strong>e.<br />

Per altro verso si incontrano difficoltà anche<br />

in senso opposto: il principio del contradd<strong>it</strong>torio,<br />

da noi cost<strong>it</strong>uzionalizzato, non è esplic<strong>it</strong>amente<br />

menzionato nell’art. II-107. Sennonchè,<br />

con uno sforzo intepretativo neppure troppo<br />

ard<strong>it</strong>o, lo si può legge in filigrana nell’avverbio<br />

“equamente” (paragrafo secondo); lo stesso<br />

discorso vale per la “par<strong>it</strong>à tra le parti”, da noi<br />

solennemente proclamata sempre dal co. 2°<br />

dell’art. 111, che cost<strong>it</strong>uisce comunque – lo si<br />

è più sopra evidenziato - garanzia di equ<strong>it</strong>à<br />

decisionale.<br />

Del pari la necessaria motivazione di tutti i<br />

provvedimenti giurisdizionali da noi sanc<strong>it</strong>a<br />

nel terzultimo co. dell’art. 111 è priva di<br />

riscontro, intermini analoghi, nella Cost<strong>it</strong>uzione<br />

europea.<br />

Tuttavia si ravvisa nel nuovo Trattato una<br />

previsione di carattere generale, l’art. I-38 la<br />

quale, discipliando i “Principi comuni agli atti<br />

giuridici dell’Unione”, prescrive che “gli atti<br />

giuridici sono motivati” (paragrafo secondo).<br />

L’estensibil<strong>it</strong>à di tale obbligo agli atti di<br />

tutte le ist<strong>it</strong>uzioni, nessuna esclusa, lo rende<br />

perfettamente idoneo a supportare la necessarietà<br />

della motivazione anche di sentenze,<br />

ordinanze e decreti degli organismi giudiziari<br />

dell’Unione (Corte di Giustizia e Tribunale di<br />

primo grado).<br />

7. È noto che esistono due concezioni di<br />

Cost<strong>it</strong>uzione: una concezione descr<strong>it</strong>tiva, che<br />

guarda alla Cost<strong>it</strong>uzione come insieme di strutture<br />

e caratteri che disegnano la fisionomia di

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