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[PDF] Atti del convegno - Regione Emilia-Romagna

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fondato la necessità di un’azione combinata, preventiva e repressiva, sociale<br />

e di sicurezza, esattamente nella natura stessa di questo fenomeno. Non<br />

l’abbiamo presentata, questa che viene chiamata azione di rete, necessità di<br />

combinazione organica di forze, come qualcosa che discende da principi<br />

deontologici o di buona funzionalità <strong>del</strong>l’amministrazione pubblica; c’è evidentemente<br />

anche questo, ma abbiamo cercato di spiegare il perché essa sia<br />

indispensabile di fronte ad un fenomeno che ha queste radici e vede protagoniste<br />

<strong>del</strong>le forze organizzate di ampia portata, con dietro di sé, disgraziatamente,<br />

una disuguaglianza di sviluppo che di continuo alimenta processi<br />

migratori su larga scala.<br />

Abbiamo puntato, già sin dalla prima parte <strong>del</strong> nostro lavoro di formazione,<br />

sulla necessità di un certo tipo di azione di contrasto. Siamo poi passati ad<br />

indagare un po’ più nel dettaglio il tipo di relazione esistente tra la donna<br />

vittima di tratta e i soggetti organizzatori, sfruttatori <strong>del</strong>la tratta, ed abbiamo<br />

naturalmente indagato sia gli aspetti criminali in senso letterale,sia gli aspetti<br />

relazionali, perché dall’inizio alla fine <strong>del</strong> nostro ragionamento abbiamo<br />

messo al centro <strong>del</strong>la riflessione e <strong>del</strong>l’intervento la donna vittima di tratta: il<br />

soggetto primo <strong>del</strong>l’analisi e <strong>del</strong>la risposta nell’ottica da noi suggerita,<br />

discussa, condivisa, compartecipata. Ci siamo occupati <strong>del</strong>la legislazione<br />

internazionale, <strong>del</strong>la legislazione interna e dei diversi poteri ed organi <strong>del</strong>lo<br />

Stato che vengono abitualmente coinvolti in questa vicenda, e lo abbiamo<br />

fatto chiamando in causa i differenti protagonisti di questa azione.I primi protagonisti<br />

erano presenti nel corso,e cioè gli stessi operatori <strong>del</strong>la sicurezza; ne<br />

abbiamo chiamati altri <strong>del</strong>le diverse forze che intervengono in questo campo,<br />

dalla Magistratura fino all’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia alle organizzazioni<br />

<strong>del</strong> Volontariato, perché ci è sembrato ovvio coinvolgere in questa<br />

riflessione i protagonisti dei due bracci <strong>del</strong>l’intervento: quello repressivo e<br />

quello recuperativo. In questo contesto, per certi versi ovvio, ci siamo sforzati<br />

di ragionare anche su dei momenti specifici su cui si è aperto il dibattito, ad<br />

esempio sull’applicazione <strong>del</strong>lo strumento <strong>del</strong>la retata, quali ne siano le conseguenze<br />

e gli effetti, o sull’applicazione <strong>del</strong>l’art. 18 come possibilità e<br />

strumento di azione.<br />

In questa esperienza formativa, che è stata, direi, molto vivace, nonostante i<br />

problemi legati ai turni di lavoro di alcuni dei partecipanti al corso, abbiamo<br />

messo in moto fin dall’inizio un processo di confronto, di compartecipazione<br />

dei corsisti che si è intersecato con l’apporto didattico,anche attraverso lezioni<br />

frontali, di chi ha studiato a fondo determinati fenomeni. In questo modo è<br />

stato sollecitata, nei corsiti, una rielaborazione <strong>del</strong>la propria esperienza nel<br />

senso di andare al di là <strong>del</strong>la propria esperienza particolare di città, di corpo e<br />

di nazione. A questo in particolare è servito, all’interno <strong>del</strong> corso, lo stage<br />

rivolto a persone impegnate quotidianamente e intensamente sul campo;<br />

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