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Sistemi di scambio non monetario e reciprocità: il caso di Banca del ...

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<strong>Sistemi</strong> <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> e <strong>reciprocità</strong>: <strong>il</strong> <strong>caso</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo<br />

INDICE<br />

Introduzione p. 3<br />

Capitolo 1 Analisi socio-economica dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

<strong>non</strong> <strong>monetario</strong> p. 9<br />

1.1 Primi approcci teorici e applicazioni pratiche p. 9<br />

1.2 Esperienze recenti: sv<strong>il</strong>uppo locale e fattori socio-culturali p. 15<br />

1.2.1 Panoramica <strong>del</strong>le esperienze all’estero p. 15<br />

1.2.2 Diffusione <strong>del</strong> fenomeno in Italia p. 19<br />

1.3 Principali vantaggi dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> p. 22<br />

Capitolo 2 Reciprocità e fiducia nella teoria economica p. 28<br />

2.1 Da Karl Polanyi agli esperimenti in laboratorio p. 29<br />

2.2 Recenti approcci economici alla <strong>reciprocità</strong> p. 32<br />

2.3 R<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong>la fiducia p. 42<br />

2.3.1 Alcune definizioni preliminari p. 44<br />

2.3.2 L’analisi economica <strong>del</strong>la fiducia p. 46<br />

2.3.3 La scuola sperimentale p. 51<br />

2.3.4 Fiducia e capitale sociale p. 60<br />

Capitolo 3 Caratteristiche operative <strong>del</strong>le Banche <strong>del</strong> Tempo p. 69<br />

3.1 Nascita e <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le Banche <strong>del</strong> Tempo p. 69<br />

3.2 Elementi costitutivi e funzionamento p. 71<br />

3.2.1 I servizi scambiati p. 74<br />

3.2.2 Gli strumenti <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> p. 76<br />

3.2.3 La struttura organizzativa p. 77<br />

3.3 Aspetti economici e giuri<strong>di</strong>ci <strong>del</strong>l’allocazione <strong>del</strong> tempo e<br />

<strong>del</strong>l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong> tempo come unità <strong>di</strong> conto p. 81<br />

3.3.1 La cultura occidentale <strong>del</strong> tempo p. 81<br />

3.3.2 L’allocazione <strong>del</strong> tempo nella teoria economica p. 82<br />

3.3.3 Il riconoscimento giuri<strong>di</strong>co <strong>del</strong> valore <strong>del</strong> tempo in Italia p. 90<br />

3.3.4 Il tempo <strong>non</strong> è denaro p. 92<br />

3.4 Reciprocità e fiducia in <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo p. 97<br />

1


3.4.1 Differenze con <strong>il</strong> mercato p. 99<br />

3.4.2 Differenze con lo Stato p. 101<br />

3.4.3 Differenze con <strong>il</strong> Terzo settore e <strong>il</strong> volontariato p. 102<br />

3.4.4 Differenze con i trasferimenti all'interno <strong>del</strong>la famiglia p. 105<br />

3.5 Ruolo <strong>del</strong>la fiducia in <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo p. 112<br />

Capitolo 4 Economia relazionale e <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo p. 123<br />

4.1 Produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali p. 123<br />

4.2 Crescita economica e impoverimento relazionale p. 127<br />

4.3 Scambio <strong>di</strong> tempo e beni relazionali p. 132<br />

Conclusioni p. 138<br />

Riferimenti bibliografici p. 144<br />

Sitografia p. 156<br />

Riferimenti normativi p. 158<br />

2


Introduzione<br />

Il presente lavoro nasce dall’interesse, <strong>di</strong> carattere economico, sociologico e<br />

antropologico, verso l’ideazione e l’implementazione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong> <strong>di</strong> beni e servizi, in particolare, dalla nascita <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi sistemi, un<br />

buono chiamato «Solidarietà che cammina» (SCEC), che ha iniziato a circolare a<br />

Napoli nel 2007. Un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> è uno strumento che consente<br />

ai partecipanti <strong>di</strong> scambiare beni e servizi pagando nei mo<strong>di</strong> più <strong>di</strong>sparati, ma senza<br />

ut<strong>il</strong>izzare la moneta ufficiale a corso forzoso. Da sempre l’umanità ha scambiato beni e<br />

servizi, anche prima <strong>del</strong>l’invenzione <strong>del</strong>la moneta.<br />

Tuttavia, gli ultimi trenta anni sono stati caratterizzati da una vera e propria<br />

proliferazione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> questo tipo. Il fenomeno <strong>non</strong> può essere<br />

circoscritto ad una determinata area geografica, dal momento che è possib<strong>il</strong>e trovare<br />

sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> quasi in ogni Paese. L’insieme <strong>di</strong> tali sistemi<br />

presenta un’elevata eterogeneità al suo interno, sia per quanto riguarda gli obiettivi, <strong>di</strong><br />

natura economica, sociale, ambientale o un insieme dei tre, che si prefiggono <strong>di</strong><br />

raggiungere attraverso gli scambi; sia relativamente alle regole operative adottate:<br />

stampa <strong>di</strong> banconote cartacee o assegni, uso <strong>del</strong>la moneta elettronica, uso <strong>di</strong> software<br />

che permettono <strong>di</strong> contab<strong>il</strong>izzare i debiti e i cre<strong>di</strong>ti dei partecipanti. Tuttavia, trovano<br />

una caratteristica comune nell’importanza assegnata alla <strong>reciprocità</strong> degli scambi, alla<br />

fiducia e alla affidab<strong>il</strong>ità dei partecipanti. L’attivazione <strong>di</strong> scambi ispirati dal criterio <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong> è una caratteristica anche <strong>di</strong> quei sistemi che si prefiggono obiettivi<br />

prettamente economici, cioè quei sistemi che nascono per rispondere a crisi <strong>del</strong><br />

mercato locale <strong>del</strong> lavoro o crisi <strong>di</strong> scarsità <strong>del</strong>la moneta ufficiale. In generale, un<br />

sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> definisce gli scambi in maniera antitetica rispetto<br />

allo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti all’interno <strong>di</strong> un mercato regolatore dei prezzi. Infatti, uno<br />

degli obiettivi principali <strong>di</strong> tutti i sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> riguarda la<br />

capacità <strong>di</strong> creare relazioni interpersonali basate su <strong>reciprocità</strong> e fiducia. Le relazioni<br />

interpersonali create dai partecipanti sono caratterizzate da una componente<br />

strumentale, <strong>il</strong> vantaggio economico reale prodotto dagli scambi, e da una componente<br />

3


elazionale, che nella maggior parte dei casi tende a prevalere sulla prima. Attraverso<br />

la ripetizione <strong>di</strong> scambi reciproci, tali relazioni possono rafforzare le reti fiduciarie <strong>di</strong><br />

un dato sistema economico e aumentare la sua dotazione <strong>di</strong> capitale sociale. Quin<strong>di</strong>, un<br />

sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> strutturato secondo <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> può essere un ut<strong>il</strong>e<br />

strumento <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale.<br />

Il sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> più <strong>di</strong>ffuso e più longevo in Italia è <strong>il</strong><br />

sistema <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo, formato da più <strong>di</strong> 200 banche <strong>di</strong>ffuse su tutto <strong>il</strong><br />

territorio nazionale 1 . Le banche <strong>del</strong> tempo rappresentano un unicum nel variegato<br />

panorama descritto finora, in quanto adoperano i concetti <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>, <strong>reciprocità</strong> e<br />

tempo in maniera originale. L’adesione ad una banca <strong>del</strong> tempo consente <strong>di</strong> ottenere<br />

benefici pratici e una migliore allocazione <strong>del</strong> proprio tempo, ma soprattutto consente<br />

l’adozione <strong>di</strong> comportamenti pro-sociali (other-regar<strong>di</strong>ng) ispirati dalla <strong>reciprocità</strong> e<br />

dalla fiducia, che permettono ai soci <strong>di</strong> creare una rete <strong>di</strong> relazioni che <strong>non</strong> possono<br />

essere definite strumentali o <strong>di</strong> mercato, né possono essere fatte rientrare nel mondo<br />

<strong>del</strong> volontariato e nemmeno nella sfera affettiva o amicale, pur presentando alcune<br />

caratteristiche <strong>di</strong> ognuna <strong>di</strong> queste tipologie <strong>di</strong> relazioni. Infine, i continui investimenti<br />

in tempo <strong>di</strong> relazione, che accompagnano gli scambi <strong>di</strong> tempo tra i soci, possono<br />

esercitare un effetto positivo sul loro benessere e sulla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata<br />

(Bruni e Stanca 2005; Becchetti, Bruni e Zamagni 2010).<br />

Gli scambi, all'interno <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo e in generale nei sistemi <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>, sono <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente spiegab<strong>il</strong>i con gli strumenti <strong>del</strong>la teoria<br />

economica standard e <strong>del</strong>la scelta razionale. Per questo, è necessario impiegare gli<br />

strumenti <strong>di</strong> analisi economica prodotti dagli approcci e dagli stu<strong>di</strong> più recenti, che<br />

cercano <strong>di</strong> dare conto <strong>del</strong>l’insorgenza <strong>di</strong> comportamenti pro-sociali e <strong>di</strong> agenti<br />

economici che, nella scelta tra le <strong>di</strong>verse opzioni strategiche possib<strong>il</strong>i, prendono in<br />

considerazione anche le relazioni interpersonali, le proprie motivazioni e quelle degli<br />

agenti con cui interagiscono. In sostanza, i nuovi sv<strong>il</strong>uppi <strong>del</strong>la scienza economica<br />

puntano a <strong>di</strong>mostrare che le persone sono meno egoiste <strong>di</strong> quanto preveda la teoria<br />

1 Le banche <strong>del</strong> tempo italiane censite dall’Associazione Nazionale Banche <strong>del</strong> Tempo (ANBdT) sono 209.<br />

http://www.associazionenazionalebdt.it/dove-siamo.html<br />

4


standard e, sotto alcune con<strong>di</strong>zioni, <strong>non</strong> si comportano sempre da opportunisti che<br />

mirano alla massimizzazione <strong>del</strong>la propria ut<strong>il</strong>ità.<br />

In questo lavoro, la <strong>reciprocità</strong> è analizzata a partire dalla definizione <strong>di</strong> Polanyi<br />

(1957) e dalla teoria <strong>del</strong> dono <strong>di</strong> Mauss (1924), per arrivare ai mo<strong>del</strong>li economici<br />

recenti <strong>del</strong>le scuole «sperimentale» e «comportamentale», facendo ricorso ad alcuni<br />

concetti <strong>del</strong>la teoria dei giochi (Sugden 1984; Rabin 1993; McCabe, Rigdon e Smith,<br />

2003). Le due scuole hanno prodotto un elevato numero <strong>di</strong> dati, frutto <strong>di</strong> ricerca sul<br />

campo e <strong>di</strong> esperimenti in laboratorio, ma <strong>non</strong> sono ancora arrivate ad una teoria<br />

generale che spieghi tutti i comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong>. Dopo aver<br />

proposto alcune definizioni <strong>del</strong>la fiducia partendo dalle idee <strong>di</strong> Adam Smith e Antonio<br />

Genovesi, anche quest’ultimo concetto è analizzato con gli strumenti <strong>del</strong>le due scuole<br />

economiche recenti, incrociando i risultati <strong>di</strong> alcuni “giochi sulla fiducia”, la teoria<br />

detta trust responsiveness (Pelligra 2007) e i dati raccolti nell’indagine statistica World<br />

Values Stu<strong>di</strong>es.<br />

Inoltre, è analizzato <strong>il</strong> rapporto tra la fiducia e <strong>il</strong> capitale sociale (Garofolo e<br />

Sabatini 2008; Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011). Reciprocità e fiducia sono<br />

entrambe analizzate alla luce <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la produzione e <strong>del</strong> consumo <strong>di</strong> beni<br />

relazionali, come caratteristiche fondamentali <strong>di</strong> ogni interazione, anche <strong>di</strong> quelle<br />

strumentali (Uhlaner 1989; Gui e Sugden 2005; Pugno 2007; Becchetti, Bruni e<br />

Zamagni 2010). Tale approccio permette <strong>di</strong> definire gli scambi <strong>di</strong> servizi come<br />

«incontri» (Gui 2000) e una banca <strong>del</strong> tempo come un’organizzazione che fornisce gli<br />

asset relazionali che rientrano nel processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni<br />

relazionali, fac<strong>il</strong>itando gli scambi <strong>di</strong> servizi e lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> relazioni interpersonali<br />

<strong>non</strong> strumentali. I risultati <strong>di</strong> questi recenti sv<strong>il</strong>uppi teorici aiutano a spiegare gli<br />

scambi <strong>di</strong> servizi all'interno <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo italiane. L'analisi <strong>di</strong> banca <strong>del</strong><br />

tempo punta a <strong>di</strong>mostrare la r<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong> fenomeno e, in generale, dei<br />

comportamenti pro-sociali, attraverso un nuovo modo <strong>di</strong> intendere lo <strong>scambio</strong>, <strong>il</strong><br />

tempo e le relazioni interpersonali.<br />

Dopo aver tracciato la storia <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo (Amorevole, Colombo e<br />

Grisen<strong>di</strong> 1996; Greco 2001) e descritto le caratteristiche operative (Amorevole 1999;<br />

5


Capizzi 2000), l’analisi si concentra sulla definizione <strong>del</strong> tempo da parte sia <strong>del</strong>la<br />

teoria economica standard (Becker 1965) che <strong>del</strong>la teoria economica relazionale<br />

(Becchetti 2007); quin<strong>di</strong>, sul significato che <strong>il</strong> tempo assume negli scambi <strong>di</strong> servizi tra<br />

i soci (Galeotti 2005). Oltre alla recente letteratura economica già descritta, l’analisi<br />

degli gli scambi in una banca <strong>del</strong> tempo fa ricorso a recenti indagini sociologiche sulle<br />

esperienze italiane (Capizzi 2000; Galeotti 2005) e straniere (Molnar 2001; Seyfang<br />

2002).<br />

Una <strong>del</strong>le principali <strong>di</strong>fficoltà <strong>del</strong> presente lavoro è stata la ricerca dei dati,<br />

avendo come oggetto una realtà molto eterogenea e in continuo mutamento. Alcuni<br />

dati sono <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i on line all’interno dei siti <strong>di</strong> alcune banche <strong>del</strong> tempo e<br />

<strong>del</strong>l’Associazione Nazionale Banche <strong>del</strong> Tempo. La maggior parte dei dati analizzati<br />

in questo lavoro proviene da Capizzi (2000) e Galeotti (2005). Capizzi riporta i<br />

risultati <strong>di</strong> un questionario strutturato somministrato ai membri <strong>di</strong> 9 banche <strong>del</strong> tempo<br />

<strong>di</strong> Bologna e provincia nel periodo settembre-ottobre 1997, all'interno <strong>di</strong> un Progetto<br />

<strong>di</strong> ricerca finanziato dal Comune e dall’Ente Cooperativo per l’Appren<strong>di</strong>mento (Ecap)<br />

<strong>di</strong> Bologna per la stesura <strong>del</strong> Piano <strong>di</strong> regolazione degli orari <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Bologna.<br />

Il questionario, al quale hanno risposto 152 iscritti alle 9 banche <strong>del</strong> tempo (su 280),<br />

analizza i valori che spingono i soci a scambiare, come giu<strong>di</strong>cano le norme che<br />

regolano gli scambi e gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati, <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione degli scopi e<br />

degli obiettivi <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong> tempo alla quale sono iscritti. L’indagine <strong>di</strong> Galeotti è<br />

più recente e offre una maggiore varietà <strong>di</strong> dati. Anche in questa ricerca è stato<br />

ut<strong>il</strong>izzato un questionario, somministrato tra la primavera e l’estate <strong>del</strong> 2003 a 240 soci<br />

<strong>di</strong> altrettante banche <strong>del</strong> tempo sparse su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale. Dei 240<br />

questionari inviati per posta, ne sono stati comp<strong>il</strong>ati 122. La <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> dati<br />

migliori ha permesso l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> alcune caratteristiche strutturali <strong>del</strong>le banche<br />

<strong>del</strong> tempo relative a: struttura organizzativa, livello istituzionale, numero e<br />

caratteristiche dei soci, numero e tipologie <strong>di</strong> scambi. Inoltre, <strong>il</strong> questionario contiene<br />

alcune domande alle quali <strong>il</strong> comp<strong>il</strong>atore deve rispondere, a titolo personale, riguardo<br />

al suo livello <strong>di</strong> coinvolgimento, alle motivazioni, al ruolo giocato dalla fiducia, ai<br />

punti <strong>di</strong> forza e <strong>di</strong> debolezza <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong> tempo alla quale è iscritto.<br />

6


I dati relativi alla fiducia e al tempo speso in relazioni sono presi dall’indagine<br />

World Values Survey 2 . In particolare, sono riportati i dati <strong>del</strong>le indagini condotte dal<br />

1991 al 2000 e i dati <strong>del</strong>l’ultima indagine, <strong>del</strong> 2005 – 2008, relativi all’importanza<br />

<strong>del</strong>la fiducia in Italia e in alcuni Paesi aderenti alla Organization for Economic Cooperation<br />

and Development (OECD), <strong>il</strong> livello <strong>di</strong> fiducia verso i fam<strong>il</strong>iari, i conoscenti<br />

e gli estranei in Italia, <strong>il</strong> tempo speso in relazioni informali con fam<strong>il</strong>iari, con i colleghi<br />

fuori dall’orario <strong>di</strong> lavoro, all’interno <strong>di</strong> gruppi religiosi e con gli amici. Infine, i dati<br />

relativi all’importanza <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per i servizi <strong>di</strong> cura e per le relazioni e<br />

agli effetti <strong>del</strong>l’indebolimento <strong>del</strong>la rete <strong>di</strong> aiuto informale e <strong>del</strong>l’impoverimento<br />

relazionale in Italia, sono presi dal Rapporto annuale <strong>del</strong>l’Istat La situazione <strong>del</strong> Paese<br />

nel 2010 (Istat 2011).<br />

Il lavoro è strutturato nel modo seguente. Il primo capitolo introduce<br />

l’argomento dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> e <strong>del</strong>le monete complementari.<br />

Fornisce una panoramica storica dei principali sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> dagli inizi <strong>del</strong><br />

Novecento e durante la Grande Depressione, fino alla “seconda ondata” <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

iniziata negli anni Ottanta <strong>del</strong> secolo scorso. Quin<strong>di</strong>, descrive i vantaggi economici,<br />

sociali e ambientali che possono derivare dall’implementazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>.<br />

Il secondo capitolo fornisce gli strumenti teorici necessari alla spiegazione degli<br />

scambi <strong>di</strong> servizi all’interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo. Propone un’analisi <strong>del</strong>la<br />

<strong>reciprocità</strong> e <strong>del</strong>la fiducia attraverso le prime definizioni dei due concetti in autori <strong>del</strong><br />

passato, come Smith e Genovesi, e per mezzo dei più recenti strumenti teorici messi a<br />

<strong>di</strong>sposizione dalla teoria dei giochi e dalle scuole economiche sperimentale e<br />

comportamentale.<br />

Il terzo capitolo è incentrato sulle banche <strong>del</strong> tempo italiane. Analizza prima la<br />

storia e le caratteristiche operative, per poi concentrarsi sulle definizioni <strong>del</strong> tempo e<br />

<strong>del</strong> suo valore proposte dalla teoria economica standard e relazionale, dalle leggi<br />

italiane che <strong>di</strong>sciplinano i tempi <strong>del</strong>le città, infine, dalle banche <strong>del</strong> tempo. Ut<strong>il</strong>izza i<br />

2 http://www.worldvaluessurvey.org/<br />

7


concetti <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e fiducia così come sono stati definiti nel capitolo due per<br />

spiegare i trasferimenti <strong>di</strong> servizi alla base <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

L’ultimo capitolo riassume alcuni dei principali risultati <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la<br />

produzione e <strong>del</strong> consumo <strong>di</strong> beni relazionali e introduce <strong>il</strong> tema <strong>del</strong> rapporto tra<br />

ricchezza, sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita e relazioni interpersonali. Sulla base <strong>del</strong>l’importanza<br />

assegnata dall’approccio economico relazionale agli investimenti in tempo <strong>di</strong><br />

relazione, <strong>il</strong> capitolo propone le banche <strong>del</strong> tempo e gli scambi su cui si reggono come<br />

strumenti per contrastare l’impoverimento relazionale che colpisce le società avanzate.<br />

Le conclusioni chiudono <strong>il</strong> lavoro.<br />

8


Capitolo 1<br />

Analisi socio-economica dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong><br />

1.1 Primi approcci teorici e applicazioni pratiche<br />

Forme <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> sono sempre esistite 3 e sono state ampiamente<br />

descritte e analizzate dagli antropologi. Spesso la moneta, come mezzo <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>, ha<br />

preso la forma <strong>di</strong> moneta-merce (commo<strong>di</strong>ty money): ad esempio <strong>il</strong> sale, <strong>il</strong> tabacco e,<br />

prima ancora, <strong>il</strong> bestiame hanno svolto questa funzione. La moneta-merce ha valore in<br />

sé ed è una forma <strong>di</strong> baratto in<strong>di</strong>retto (Greco 2001). Anche i metalli preziosi come l'oro<br />

o l'argento, usati come moneta, rientrano in questa categoria, in quanto possono essere<br />

considerati come commo<strong>di</strong>ties, con un determinato valore e una determinata domanda,<br />

ma con <strong>il</strong> vantaggio <strong>di</strong> poter essere ut<strong>il</strong>izzati per coniare monete. In particolare, i<br />

vantaggi <strong>di</strong> una moneta-merce in metalli preziosi rispetto ad altri beni sono: stab<strong>il</strong>ità<br />

<strong>del</strong> valore, più fac<strong>il</strong>e trasferib<strong>il</strong>ità, <strong>di</strong>visib<strong>il</strong>ità; caratteristiche che sono proprie anche<br />

<strong>del</strong>le monete moderne.<br />

Tuttavia, a partire dagli anni ottanta <strong>del</strong> secolo scorso, molti Paesi hanno<br />

assistito ad una vera esplosione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni, servizi e conoscenze che<br />

<strong>non</strong> prevedono l’uso <strong>del</strong>la moneta ufficiale come una unità <strong>di</strong> conto e mezzo <strong>di</strong><br />

pagamento degli scambi che avvengono tra i soci. In alcuni casi, tali sistemi ut<strong>il</strong>izzano<br />

monete stampate su un supporto cartaceo, oppure assegni, in altri casi, contab<strong>il</strong>izzano<br />

gli scambi tra i soci in un sistema a doppia entrata, senza stampare moneta cartacea. I<br />

sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> che <strong>non</strong> ut<strong>il</strong>izzano la moneta ufficiale sono <strong>di</strong>ffusi in tutto <strong>il</strong> mondo<br />

e sono tra loro molto eterogenei. Ad esempio, esistono innumerevoli tipologie <strong>di</strong><br />

voucher e “buoni” (dai buoni pasto alle miglia aeree) che danno al possessore <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

a determinati beni e servizi, in cambio <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> moneta <strong>di</strong>verse da quella<br />

3 Alcuni esempi sono: <strong>il</strong> baratto, <strong>il</strong> cosiddetto “baratto muto”, lo <strong>scambio</strong> kula <strong>del</strong>le isole Trobriand.<br />

9


ufficiale a corso legale. Questo sistema in particolare, è spesso definito «valuta <strong>di</strong><br />

fi<strong>del</strong>izzazione», in quanto tali monete presentano obiettivi commerciali <strong>di</strong> tipo<br />

business-to-consumer: sono emesse da un’azienda commerciale e sono spese dai<br />

consumatori. Inoltre, esistono moltissime monete <strong>di</strong> tipo business-to-business che sono<br />

scambiate tra le imprese e, per questo, sono definite trade cre<strong>di</strong>t in inglese. Lietaer e<br />

Hallsmith (2006) ne contano circa 500 in tutto <strong>il</strong> mondo; le più gran<strong>di</strong> e più longeve si<br />

trovano negli Stati Uniti: International Reciprocal Trade Association (IRTA 4 ) e Barter<br />

Systems 5 .<br />

Accanto a queste monete emesse con obiettivi commerciali, esistono sistemi <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> con obiettivi <strong>di</strong>versi e che perseguono finalità sociali o <strong>di</strong><br />

sv<strong>il</strong>uppo economico locale. Tali sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> sono definiti in molti mo<strong>di</strong>. Spesso<br />

sono definiti «monete complementari», «alternative» o «parallele», sulla base <strong>del</strong><br />

rapporto con la moneta ufficiale. Le monete ut<strong>il</strong>izzate all'interno <strong>di</strong> questi sistemi,<br />

circolano parallelamente alla moneta ufficiale e, in molti casi, è possib<strong>il</strong>e acquistare<br />

beni e servizi pagando in parte in moneta a corso forzoso e in parte con le unità <strong>di</strong><br />

conto parallele 6 . Invece, le definizioni come «monete locali» o «comunitarie»<br />

enfatizzano la <strong>di</strong>mensione e l’ambito <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> queste monete, con la <strong>di</strong>fferenza<br />

che persone tra loro molto <strong>di</strong>stanti possono ut<strong>il</strong>izzare la stessa moneta comunitaria<br />

grazie a Internet, alla moneta elettronica e alle nuove tecnologie che garantiscono la<br />

sicurezza dei trasferimenti telematici.<br />

La moneta, sia convenzionale che complementare, è un oggetto sociale<br />

<strong>di</strong>fferente dal denaro, che è invece un concetto ontologico: <strong>il</strong> denaro è l’idea, la moneta<br />

è <strong>il</strong> suo corrispettivo materiale. Inoltre, la moneta deve presentare due con<strong>di</strong>zioni: una<br />

traccia scritta, cioè <strong>del</strong>le regole o dei segni che ne certificano la vali<strong>di</strong>tà, e<br />

l'intenzionalità sociale o collettiva, cioè <strong>il</strong> suo ut<strong>il</strong>izzo deve avvenire sulla base <strong>di</strong> un<br />

riconoscimento sociale <strong>del</strong> suo ruolo (Turri 2009).<br />

Le principali funzioni svolte dalla moneta ufficiale sono essenzialmente tre<br />

(Greco 2001):<br />

4 http://www.irta.com/<br />

5 http://www.bartersys.com/how.asp<br />

6 Ad esempio, è possib<strong>il</strong>e con gli SCEC in Italia o i Wir in Svizzera.<br />

10


1. unità <strong>di</strong> conto: la moneta misura <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> beni e servizi;<br />

2. strumento <strong>di</strong> pagamento: è un mezzo <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni e servizi;<br />

3. riserva <strong>di</strong> valore: permette <strong>di</strong> trasferire la ricchezza nel futuro.<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le monete complementari svolge la funzione <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong>, «they are intended to serve purely as a me<strong>di</strong>um of exchange that circulates<br />

among a limited group of associated traders who may be geographically proximate or<br />

wi<strong>del</strong>y <strong>di</strong>spersed» (Greco 2007, p. 13). Invece, per determinare <strong>il</strong> valore dei beni e<br />

servizi scambiati, le monete complementari si affidano, nella maggior parte dei casi, al<br />

circuito economico ufficiale e fissano <strong>il</strong> proprio valore in base alla parità con la valuta<br />

convenzionale. Il vantaggio <strong>del</strong> riferimento al valore <strong>del</strong>la moneta convenzionale<br />

deriva dalla maggiore semplicità e dalla “fam<strong>il</strong>iarità”, nel senso che chi ut<strong>il</strong>izza la<br />

moneta complementare <strong>non</strong> deve fronteggiare due sistemi <strong>di</strong> prezzi: uno espresso nella<br />

valuta nazionale ed uno nella moneta complementare. Un altro vantaggio può essere la<br />

stab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la valuta nazionale, come nel <strong>caso</strong> dei Wir rispetto al franco svizzero;<br />

mentre, eventuali crisi dovute all’instab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la moneta ufficiale avranno effetti<br />

negativi sulla moneta complementare. Invece, altri sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> fissano <strong>il</strong> valore<br />

dei beni e servizi scambiati in base al tempo, ad esempio, <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo in Italia<br />

oppure i Time dollars negli Stati Uniti. Infine, a <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong>le valuta convenzionali,<br />

le monete complementari <strong>non</strong> svolgono la funzione <strong>di</strong> riserva <strong>di</strong> valore e <strong>non</strong><br />

producono interessi. Al contrario, alcune monete sono caricate <strong>di</strong> un interesse negativo<br />

chiamato demurrage.<br />

Nel XIX secolo, si sono sv<strong>il</strong>uppate alcune esperienze legate alle teorie <strong>di</strong><br />

Proudhon, <strong>il</strong> quale fonda la <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Popolo in Francia, e Owen, che fonda una<br />

comunità in Ingh<strong>il</strong>terra all’interno <strong>del</strong>la quale circolano una sorta <strong>di</strong> certificati <strong>di</strong><br />

lavoro (National Equitable Labour Exchange). Tali esperienze anticipano i sistemi <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> attuali. Il primo economista a proporre un tipo <strong>di</strong> moneta,<br />

parallela a quella ufficiale e caricata <strong>di</strong> un interesse negativo, chiamato demurrage, è<br />

stato S<strong>il</strong>vio Gesell, le cui opere esercitano ancora oggi una notevole influenza su<br />

11


coloro che stu<strong>di</strong>ano o implementano sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>. La sua opera<br />

principale, The Natural Economic Order, ha ispirato Irving Fisher per la stesura <strong>del</strong><br />

libro Stamp scrip (1933) e ha ricevuto l'apprezzamento <strong>di</strong> Keynes, <strong>il</strong> quale, nel suo The<br />

General Theory, afferma: «I believe that the future w<strong>il</strong>l learn more from the spirit of<br />

Gesell than from that of Marx. […] The idea behind stamped money is sound» (1936,<br />

p. 221).<br />

L'economista 7 e anarchico tedesco propone una moneta caricata <strong>di</strong> interesse<br />

negativo e ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> termine demurrage, preso in prestito dal linguaggio commerciale<br />

marittimo, che in italiano è traducib<strong>il</strong>e con “<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> controstallia” 8 . Il punto centrale<br />

<strong>del</strong>la teoria <strong>di</strong> Gesell è che la moneta svolge perfettamente la funzione <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> e strumento <strong>di</strong> pagamento, tuttavia <strong>non</strong> svolge in maniera adeguata la<br />

funzione <strong>di</strong> riserva <strong>di</strong> valore, perché tende a concentrarsi in poche mani. Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> suo<br />

obiettivo è rendere più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e l’accumulazione <strong>di</strong> denaro attraverso un interesse<br />

negativo, che equivale a imporre una tassa sul possesso e sull'ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong>la moneta,<br />

oppure, ut<strong>il</strong>izzando un linguaggio keynesiano, equivale a eliminare <strong>il</strong> premio <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong>tà associato alla moneta 9 . La moneta ideata da Gesell perde costantemente<br />

valore, impedendo a chi la ut<strong>il</strong>izza <strong>di</strong> poterla accumulare. La tassa è rappresentata da<br />

un francobollo da applicare sul retro <strong>del</strong>la banconota ogni volta che questa è ut<strong>il</strong>izzata,<br />

oppure da applicare perio<strong>di</strong>camente, in un determinato giorno <strong>del</strong> mese o <strong>del</strong>la<br />

settimana. Se, ad esempio, si applica un francobollo da 1 centesimo su un biglietto che<br />

vale 1 dollaro ogni mercoledì, dopo un anno e cioè dopo 52 settimane, la banconota è<br />

costata al suo possessore 52 centesimi e <strong>il</strong> suo valore sarà quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> soli 48 centesimi.<br />

Questo comporta che <strong>il</strong> possessore cercherà <strong>di</strong> spenderla prima <strong>di</strong> dover applicare <strong>il</strong><br />

francobollo, aumentando così la velocità <strong>di</strong> circolazione <strong>del</strong>la moneta. Il ricavato dalla<br />

ven<strong>di</strong>ta dei francobolli è ut<strong>il</strong>izzato per le spese <strong>di</strong> gestione <strong>del</strong> sistema e in particolare<br />

7 Fisher lo definisce “quasi-economist”. Inoltre, sebbene <strong>non</strong> con<strong>di</strong>vida in pieno la teoria <strong>del</strong>l'interesse <strong>di</strong> Gesell,<br />

tuttavia paragona l'invenzione degli stamp scrips per la scienze economica a quella <strong>del</strong> laringoscopio per la<br />

me<strong>di</strong>cina (Fisher 1933).<br />

8 L’espressione in<strong>di</strong>ca <strong>il</strong> risarcimento in denaro che <strong>il</strong> noleggiatore <strong>di</strong> una nave deve pagare all'armatore per i<br />

danni derivanti da un eventuale ritardo nelle operazioni <strong>di</strong> carico e scarico.<br />

9 La principale critica rivolta a Gesell da Keynes è che l’uso <strong>di</strong> una moneta senza premio <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà avrebbe<br />

spinto le persone a cercare dei sostituti, come moneta estera, gioielli o metalli preziosi, quin<strong>di</strong> <strong>non</strong> avrebbe<br />

prodotto i risultati sperati (Keynes 1936).<br />

12


per la stampa <strong>del</strong>le banconote e dei francobolli.<br />

Alcuni esempi <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> ispirati alle idee <strong>di</strong> Gesell e<br />

<strong>di</strong>ffusi sia in Europa che negli Stati Uniti sono descritti da Fisher (1933) e, più <strong>di</strong><br />

recente, da Greco (2001) 10 . Un esempio <strong>di</strong> moneta locale con demurrage è<br />

rappresentato dal Wära, che ha circolato negli anni successivi alla Prima Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale in una Germania colpita da una grave crisi inflazionistica. Il Wära, <strong>il</strong> cui<br />

nome deriva dai termini tedeschi “Ware” e “Währung” che significano rispettivamente<br />

beni e moneta, circolava in banconote <strong>di</strong> piccolo taglio che i privati potevano<br />

acquistare dalla “Wära Exchange Association”, presso la quale potevano essere<br />

acquistati anche i francobolli (stamps) da 1 centesimo che andavano applicati sul retro<br />

ogni settimana. I successi e <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito attorno al Wära influenzarono altre esperienze<br />

sim<strong>il</strong>i nell'Europa <strong>di</strong> quegli anni. Nel 1931 a Schwanenkirchen, una piccola città <strong>del</strong>la<br />

Bavaria, <strong>il</strong> proprietario <strong>di</strong> una miniera <strong>di</strong> carbone, unica industria locale che assorbiva<br />

gran parte <strong>del</strong>la mano d'opera, decise <strong>di</strong> riprodurre l'esperienza dei Wära. Con un<br />

prestito in marchi acquistò un certo ammontare <strong>di</strong> Wära dalla “Wära Exchange<br />

Association” e con questi pagò i suoi operai, dopo aver convinto i commercianti locali<br />

ad accettare la nuova moneta. I giornali <strong>del</strong>l'epoca parlano <strong>del</strong> “miracolo <strong>di</strong><br />

Schwanenkirchen” e sia Fisher (1933) che Greco (2001) spiegano tale miracolo con<br />

l'aumento <strong>del</strong>la velocità <strong>di</strong> circolazione <strong>del</strong> Wära: l’introduzione dei francobolli ha<br />

fatto sì che i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Schwanenkirchen spendessero più velocemente i Wära e che<br />

questi circolassero solo a livello locale, dove erano accettati dai commercianti,<br />

trattenendo così la ricchezza nel piccolo paese. Tuttavia, <strong>il</strong> Governo tedesco con una<br />

apposita legge rese <strong>il</strong>legale la circolazione dei Wära, mettendo fine al sistema. La<br />

notizia <strong>del</strong> successo dei Wära giunse anche in Austria, in particolare fino alla città <strong>di</strong><br />

Wörgl. In questo <strong>caso</strong> <strong>non</strong> fu un'associazione o un privato ad emettere la moneta<br />

locale, ma <strong>il</strong> sindaco <strong>del</strong>la città, che strinse accor<strong>di</strong> sia con i commercianti locali sia<br />

con la banca <strong>del</strong> paese. Le banconote circolanti a Wörgl presero <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> “Woergl<br />

Certified Compensation B<strong>il</strong>ls” e, come era già successo per i Wära, furono bloccati e<br />

10 Oggi pochi sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> adottano <strong>il</strong> demurrage. Alcuni esempi sono la moneta “Terra”<br />

ideata da Bernard Lietaer e <strong>il</strong> Systèmes d’Echanges Communitaires a Dakar, in Senegal.<br />

13


itirati dal Governo austriaco (Greco 2001). Stando a quanto riportato da Fisher<br />

(1933), l'introduzione <strong>del</strong>la nuova moneta servì a dare una spinta alle attività<br />

commerciali, la gran parte <strong>del</strong>le quali era chiusa a causa <strong>del</strong>la crisi e <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong><br />

denaro liquido, a ridurre la <strong>di</strong>soccupazione e a raccogliere le tasse sufficienti a risanare<br />

<strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio <strong>del</strong> paese. Inoltre, grazie alle nuove risorse raccolte tramite le tasse e la<br />

ven<strong>di</strong>ta dei francobolli, <strong>il</strong> Comune riuscì a migliorare alcune infrastrutture, come la<br />

rete stradale, e a realizzarne <strong>di</strong> nuove, ad esempio la rete fognaria.<br />

L’uso degli stamp scrips ha avuto una grande <strong>di</strong>ffusione negli Stati Uniti 11 .<br />

Infatti, Fisher descrive una serie <strong>di</strong> esperienze <strong>di</strong> barter associations e stamp scrips<br />

che nascono in varie città americane, sull'onda dei successi registrati in Europa. Per<br />

l'autore, gli stamp scrips <strong>non</strong> sono una panacea economica, ma possono essere molto<br />

ut<strong>il</strong>i in risposta ad una crisi come quella degli anni Trenta. Fisher <strong>non</strong> considera la<br />

Grande Depressione come una crisi <strong>di</strong> sovrapproduzione e una <strong>del</strong>le prove a sostegno<br />

<strong>di</strong> questa affermazione è la <strong>di</strong>ffusione, in quegli anni, <strong>di</strong> vari sistemi <strong>di</strong> baratto: i beni<br />

<strong>non</strong> sono prodotti in quantità eccessiva, ma sono fermi per la scarsità <strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong>, la moneta. Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> problema principale è la scarsità <strong>di</strong> moneta e <strong>il</strong> fatto che<br />

gli agenti economici tendano a tesaurizzare la poca moneta <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e. Gli stamp<br />

scrips rappresentano un rime<strong>di</strong>o temporaneo 12 contro crisi <strong>di</strong> questo tipo e, superata la<br />

crisi, possono anche uscire dalla circolazione. Inoltre, Fisher sottolinea che tale<br />

sistema può essere applicato anche su scala nazionale. Il metodo più efficace, per<br />

implementare un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> basato sugli stamp scrips, è quello <strong>di</strong> Wörgl, dove<br />

le monete e i francobolli sono stati emessi dal Comune. In questo modo, <strong>il</strong> Comune<br />

può ridurre la <strong>di</strong>soccupazione e aumentare la velocità <strong>di</strong> circolazione <strong>del</strong>la moneta a<br />

livello locale, ma soprattutto può <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un red<strong>di</strong>to da signoraggio che deriva dal<br />

pagamento dei francobolli, ovvero dal pagamento <strong>di</strong> una tassa sul possesso <strong>del</strong>la<br />

moneta, i cui proventi possono essere ut<strong>il</strong>izzati dal Comune per scopi pubblici e <strong>di</strong><br />

ut<strong>il</strong>ità sociale.<br />

11 Secondo Greco, sono migliaia le monete <strong>di</strong> questo tipo nate durante la Grande Depressione (2001).<br />

12 Fisher ut<strong>il</strong>izza l'espressione priming the pump che può essere tradotta con: innescare <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> crescita, a<br />

sottolineare la capacità degli stamp scrips <strong>di</strong> circolare più velocemente <strong>del</strong>la moneta ufficiale, soprattutto in<br />

una situazione <strong>di</strong> crisi, consentendo una più rapida ripresa economica.<br />

14


Il sistema svizzero dei Wir è stato ispirato dalle idee <strong>di</strong> Gesell ed è considerato<br />

uno dei più efficienti sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> (Greco 2001). Attivo dal<br />

1934 13 , è anche <strong>il</strong> sistema che esiste da più tempo. Wir significa “noi” in tedesco,<br />

inoltre è la prima s<strong>il</strong>laba <strong>del</strong>la parola Wirtschaftsring che significa “business circle” o<br />

“<strong>scambio</strong> ad anello” (Pittau 2003). Il circuito Wir è una cooperativa e ut<strong>il</strong>izza una<br />

moneta <strong>il</strong> cui valore è pareggiato a quello dei franco svizzero, ma <strong>non</strong> è convertib<strong>il</strong>e in<br />

moneta convenzionale. Il cre<strong>di</strong>to concesso in Wir, privo <strong>di</strong> interessi, aumenta <strong>il</strong> potere<br />

d’acquisto e la velocità <strong>di</strong> circolazione <strong>di</strong> beni e servizi, poiché «lacking any<br />

opportunity to earn interest, the Wir clearing cre<strong>di</strong>ts were ra<strong>di</strong>ly spent rather than<br />

hoarded» (Greco 2001, p. 67). Tra alti e bassi, <strong>il</strong> sistema Wir è arrivato ai giorni nostri<br />

aumentando <strong>il</strong> numero dei soci fino a 77 000 membri, tra piccole imprese e famiglie, e<br />

sostituendo le banconote con una valuta interamente telematica (Stodder 2009).<br />

1.2 Esperienze recenti: sv<strong>il</strong>uppo locale e fattori socioculturali<br />

1.2.1 Panoramica <strong>del</strong>le esperienze all’estero<br />

Alcuni autori (Greco 2001) in<strong>di</strong>viduano due ondate <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le monete<br />

complementari. La prima è stata descritta nel paragrafo precedente e può essere<br />

considerata una risposta alla Grande Depressione e alla scarsità <strong>di</strong> moneta<br />

convenzionale. La seconda ondata è iniziata negli anni Ottanta <strong>del</strong> secolo scorso. I<br />

sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>del</strong>la seconda generazione <strong>non</strong> nascono solo con lo scopo <strong>di</strong><br />

rispondere ad una crisi, come Wir e stamp scrips durante gli anni <strong>del</strong>la Grande<br />

Depressione. Infatti la nascita dei nuovi sistemi è quasi sempre accompagnata da una<br />

profonda riflessione sul cambiamento istituzionale e sul ruolo <strong>del</strong> mercato nelle società<br />

moderne. Tali sistemi continuano a darsi obiettivi soprattutto <strong>di</strong> carattere economico,<br />

13 Greco (2001) e Stodder (2009) riportano come data <strong>di</strong> nascita dei Wir <strong>il</strong> 1934, invece, secondo Pittau (2003), i<br />

Wir sarebbero nati nel 1932.<br />

15


ma si fanno portatori <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso sociale, culturale e relazionale, insistendo sulla<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> valorizzare le capacità e i talenti in<strong>di</strong>viduali, rafforzare la <strong>reciprocità</strong>, la<br />

fiducia e i comportamenti cooperativi, innescare processi virtuosi <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale e<br />

comunitario, per contrastare la spersonalizzazione dei rapporti sociali e la loro<br />

mercificazione causata dall’espansione <strong>del</strong> mercato (Polanyi 1944; Hirsch 1976).<br />

Spesso, come nel <strong>caso</strong> dei LETS, l’uso <strong>del</strong>la moneta complementare è inserito in un<br />

<strong>di</strong>battito più ampio legato alla creazione <strong>del</strong>la moneta attraverso <strong>il</strong> sistema bancario<br />

ufficiale, <strong>il</strong> debito e la riserva frazionaria (Federal Reserve Bank 1992; Greco 2001).<br />

L’uso <strong>del</strong>le monete complementari permette alle comunità <strong>di</strong> ideare, creare e<br />

implementare uno strumento <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> in maniera completamente autonoma, per<br />

questo sono uno strumento <strong>di</strong> empowerment comunitario.<br />

La seconda ondata <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> parte dall’America<br />

settentrionale. Dagli anni Settanta, gli Stati Uniti e <strong>il</strong> Canada assistono alla nascita <strong>di</strong><br />

numerosi esperimenti <strong>di</strong> monete complementari: Community Exchange, Green Dollars<br />

Member Organized Resource Exchange system (MORE) (Pittau 2003) e, nel 1979<br />

nasce l’associazione IRTA (Greco 2001). Agli inizi degli anni Ottanta, <strong>il</strong> canadese<br />

Michael Linton sperimenta <strong>il</strong> sistema dei Local Exchange Tra<strong>di</strong>ng System (LETS). Il<br />

sistema LETS nasce in una piccola comunità <strong>del</strong>la British Columbia, in Canada,<br />

colpita da una grave crisi occupazionale legata alla chiusura <strong>del</strong>le principali imprese<br />

locali (Lietaer e Hallsmith 2006), per poi <strong>di</strong>ffondersi rapidamente, dapprima nei Paesi<br />

<strong>di</strong> lingua inglese, in particolare in Ingh<strong>il</strong>terra, Australia e Nuova Zelanda, e in seguito<br />

nel resto <strong>del</strong> mondo. Il sistema dei LETS presenta <strong>di</strong>fferenze al suo interno, relative ad<br />

alcune caratteristiche come <strong>il</strong> nome <strong>del</strong>l’unità <strong>di</strong> conto, mentre le caratteristiche<br />

principali sono le stesse per tutto <strong>il</strong> sistema. I LETS sono associazioni <strong>non</strong> profit,<br />

definite genericamente mutual cre<strong>di</strong>t o communty cre<strong>di</strong>t system e funzionano come<br />

clearing house (Greco 2001), camere <strong>di</strong> compensazione, che registrano le transazioni<br />

tra i soci. Quando un nuovo socio aderisce ad un LETS, apre un conto corrente, sul<br />

quale sono registrati i cre<strong>di</strong>ti e i debiti che derivano dagli scambi. Se <strong>il</strong> socio A<br />

fornisce un bene o un servizio <strong>del</strong> valore <strong>di</strong> un LETS dollar al socio B, la segreteria<br />

addebita un LETS dollar sul conto <strong>di</strong> B e ne accre<strong>di</strong>ta uno su quello <strong>di</strong> A. Di solito,<br />

16


all'interno <strong>di</strong> tali sistemi, <strong>il</strong> valore <strong>del</strong> mezzo <strong>di</strong> pagamento è parificato a quello <strong>del</strong>la<br />

moneta convenzionale, ma questo <strong>non</strong> esclude la possib<strong>il</strong>ità per i partecipanti <strong>di</strong><br />

contrattare <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> beni e servizi scambiati. L’aspetto più importante <strong>del</strong> sistema<br />

ideato da Linton riguarda l’emissione <strong>del</strong>la moneta completare. Ogni LETS locale si<br />

limita a registrare le transazioni e <strong>non</strong> emette moneta, infatti, sono gli stessi soci a<br />

emettere la quantità <strong>di</strong> moneta necessaria per portare a termine una determinata<br />

transazione: «LETS dollars or green dollars cre<strong>di</strong>t are created by LETS members<br />

themselves, as needed, to execute a trade» (Ibidem, p. 90). Quando <strong>il</strong> socio B paga un<br />

bene o un servizio al socio A, <strong>il</strong> sistema effettua una scrittura sul conto <strong>del</strong> primo, <strong>il</strong><br />

che equivale a creare la moneta necessaria a pagare <strong>il</strong> socio A. In genere, i LETS<br />

dollars <strong>non</strong> hanno interessi, né negativi né positivi, ma pongono un limite ai debiti e ai<br />

cre<strong>di</strong>ti che è possib<strong>il</strong>e accumulare nei confronti <strong>del</strong> sistema.<br />

Sempre negli anni Ottanta, negli Stati Uniti, nasce <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> service cre<strong>di</strong>t<br />

detto Time Banking, precursore <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo italiane. Tale sistema <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> presenta caratteristiche operative sim<strong>il</strong>i ai LETS, per quanto riguarda la<br />

modalità <strong>di</strong> contab<strong>il</strong>izzazione degli scambi, ma fissa <strong>il</strong> valore <strong>del</strong> mezzo <strong>di</strong> pagamento<br />

in base al tempo necessario alla fornitura <strong>del</strong> servizio scambiato e <strong>non</strong> in base alla<br />

parità con la moneta convenzionale 14 .<br />

In Francia e in Germania, i LETS sono chiamati rispettivamente Systèmes<br />

d’Echanges Locaux (SEL) e Tauschring (TR). I SEL francesi nascono nel 1994 e<br />

funzionano esattamente come i LETS. Tuttavia, <strong>non</strong> hanno obiettivi <strong>di</strong> carattere<br />

prevalentemente economico, come i LETS, essendo maggiormente concentrati su un<br />

<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> convivialità e solidarietà tra i partecipanti. Ad esempio, i SEL hanno<br />

eliminato dall’acronimo LETS la parola tra<strong>di</strong>ng e, secondo Galeotti (2005), è <strong>il</strong><br />

sintomo <strong>di</strong> una idea <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> più vicina al dono che al mercato, fondata sulla<br />

<strong>reciprocità</strong>, ma più vicina alle relazioni amicali che ad uno <strong>scambio</strong> economico. Anche<br />

l’aggettivo locale fa riferimento più alla <strong>di</strong>mensione affettiva e amicale che a quella<br />

geografica. Inoltre, negli stessi anni si <strong>di</strong>ffondo anche in Francia sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

14 Come nelle banche <strong>del</strong> tempo italiane, in questi sistemi si tende a scambiare soprattutto servizi, più fac<strong>il</strong>mente<br />

misurab<strong>il</strong>i attraverso <strong>il</strong> tempo. Anche Lietaer e Hallsmith, nella loro Guida alle monete complementari<br />

(2006), consigliano <strong>di</strong> limitare questi sistemi allo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi ed evitare lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni.<br />

17


ispirati alle prime esperienze <strong>di</strong> time banking, con <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> Troc Temps (Baratto <strong>di</strong><br />

Tempo), al cui interno si scambiano solo servizi e <strong>il</strong> cui valore è definito in base al<br />

tempo. Infine, sempre in Francia, nascono alla fine degli anni Ottanta, le reti<br />

associative <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> dei saperi: Réseaux Associatif d’Echanges (RERS), dall’idea <strong>di</strong><br />

una insegnante <strong>del</strong>la periferia <strong>di</strong> Parigi che le ha sperimentate per la prima volta nella<br />

propria classe. In seguito, si sono <strong>di</strong>ffuse in tutta la Francia, che ne conta 400, e in altri<br />

Paesi: Austria, Belgio, Bras<strong>il</strong>e, Romania, Svizzera, Spagna (Galeotti 2005). All'interno<br />

<strong>del</strong>le RERS sono scambiati unicamente saperi e conoscenze. Gli scambi <strong>non</strong> sono<br />

contab<strong>il</strong>izzati né in base ad una moneta complementare né in base al tempo, <strong>il</strong> sistema<br />

si basa soltanto sull’idea che tutti sono portatori <strong>di</strong> conoscenze e sul principio <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong>, che impone <strong>di</strong> offrire le proprie conoscenze e <strong>di</strong> ricambiare i saperi che si<br />

ricevono dagli altri. Le RERS favoriscono la formazione, rafforzano la fiducia in se<br />

stessi e migliorano le capacità <strong>di</strong> relazionarsi con gli altri.<br />

I Tauschring tedeschi, “circoli <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>”, nascono nel 1992, ispirati<br />

dall’esperienza <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> buoni <strong>di</strong> tempo tra persone anziane e tra malati nella<br />

Germania <strong>del</strong> Sud. Attorno al 2000 esistevano circa 220 TR, concentrati nelle zone<br />

urbane (Pittau 2003). I TR presentano una forte connotazione solidaristica e puntano a<br />

ridurre la <strong>di</strong>pendenza dal mercato e aumentare gli scambi attraverso la <strong>reciprocità</strong>.<br />

Negli anni recenti, molti TR hanno attivato collaborazioni con altri organismi<br />

<strong>del</strong>l’economia sociale e con le amministrazioni locali (Galeotti 2005).<br />

Il sistema LETS ha ispirato la nascita <strong>di</strong> molti sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> in tutto <strong>il</strong><br />

mondo, ad esempio, in Tha<strong>il</strong>an<strong>di</strong>a nel 2000, dopo la crisi finanziaria che ha colpito <strong>il</strong><br />

Paese. Invece, a Dakar (Senegal), tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 1999 è nato <strong>il</strong> Systèmes d’Echanges<br />

Communitaires, ispirato ai SEL francesi, con la <strong>di</strong>fferenza che l’unità <strong>di</strong> conto,<br />

chiamata Bon, equivale ad un’ora <strong>di</strong> lavoro ed è caricata <strong>di</strong> un interesse negativo: ogni<br />

mese bisogna applicare un francobollo sul retro <strong>del</strong>la banconota.<br />

Le monete complementari sono molto <strong>di</strong>ffuse in America <strong>del</strong> Sud: in Ecuador,<br />

in Venezuela (INTERSER) e in Messico (Tianguis Tlaloc 15 ). La Red Global de<br />

15 Sul Tianguis Tlaloc, si veda DeMeulenaere, Lopezllera e Greco (1999). Per approfon<strong>di</strong>re la conoscenza dei<br />

sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> comunitario in Africa, Asia e Sud America, si veda Pittau (2003).<br />

18


Trueque (Rete Globale <strong>di</strong> Scambio) è nata in Argentina nel 1995, formata da Club <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong>, <strong>di</strong> solito composti da un massimo <strong>di</strong> 200 persone, <strong>di</strong>ffusi in tutto <strong>il</strong> Paese e<br />

collegati in rete tra loro. L’obiettivo <strong>non</strong> è quello <strong>di</strong> sostituirsi all’economia formale,<br />

ma implementare un sistema economico parallelo in grado <strong>di</strong> risolvere problemi<br />

materiali, legati alla scarsità <strong>del</strong> denaro e alla sua eccessiva inflazione, consentendo<br />

allo stesso tempo <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppare relazioni <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e fiducia tra i partecipanti e<br />

valorizzare le capacità in<strong>di</strong>viduali. L’importanza <strong>di</strong> questa rete è stata riconosciuta dal<br />

Governo argentino nel 2000, attraverso un apposito accordo che sancisce l’impegno<br />

<strong>del</strong> Governo nel sostenere la Rete <strong>di</strong> Scambio. Infine, i vari Club de Trueque hanno<br />

svolto un ruolo fondamentale durante la crisi argentina <strong>del</strong> 2001 - 2002 (Colacelli e<br />

Blackburn 2009). Negli stessi anni, <strong>il</strong> governo <strong>del</strong>la provincia <strong>di</strong> Salta, nel nord <strong>del</strong><br />

Paese, ha deciso <strong>di</strong> stampare obbligazioni locali, per finanziare <strong>il</strong> grave deficit <strong>di</strong><br />

b<strong>il</strong>ancio. Grazie all’inflazione che colpiva <strong>il</strong> peso in quegli anni, le obbligazioni sono<br />

state accettate fin dal primo momento e hanno iniziato a circolare rapidamente, anche<br />

perché <strong>il</strong> Governo le accetta a sua volta per <strong>il</strong> pagamento <strong>del</strong>le tasse.<br />

1.2.2 Diffusione <strong>del</strong> fenomeno in Italia<br />

Anche in Italia esistono sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> che <strong>non</strong> prevedono l’uso <strong>del</strong>la<br />

moneta e circolano monete complementari parallele all’euro. Per un breve periodo <strong>di</strong><br />

tempo, nella metà degli anni Settanta, sono stati ut<strong>il</strong>izzati degli assegni circolari <strong>di</strong><br />

piccolo taglio: 50, 100, 150, 200, 250, 300 e 350 lire, per questo sono ancora oggi<br />

chiamati miniassegni. In teoria, i miniassegni sarebbero dovuti circolare con le varie<br />

“girate” <strong>di</strong> coloro che li ut<strong>il</strong>izzavano, ma, in pratica, la gente li scambiava senza<br />

firmare, ut<strong>il</strong>izzandoli come normali banconote.<br />

Negli anni successivi sono nati numerosi sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>, in parte ispirati<br />

dalle esperienze straniere. I vari sistemi, tra loro eterogenei, hanno in comune alcune<br />

caratteristiche principali: sono ispirati dal principio <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>, presentano una<br />

elevata vocazione solidaristica e <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> migliorare la propria comunità. A<br />

partire dagli anni Novanta si è <strong>di</strong>ffuso <strong>il</strong> sistema <strong>del</strong>le Banche <strong>del</strong> Tempo e dei saperi,<br />

19


che sarà descritto nel dettaglio nel capitolo 3. Un altro sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong> nato negli stessi anni, in Provincia <strong>di</strong> Lecce, è <strong>il</strong> Sistema <strong>di</strong> Reciprocità<br />

In<strong>di</strong>retta (SRI). Il sistema ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> tempo, l’ora e le sue frazioni, per misurare <strong>il</strong><br />

valore dei servizi scambiati e l’unità <strong>di</strong> conto si chiama “misthòs”: un’ora vale 10<br />

misthòs. Inoltre, <strong>il</strong> SRI nasce con l’obiettivo <strong>di</strong> creare legami e far nascere relazioni,<br />

più che fornire uno strumento economico per contrastare la <strong>di</strong>soccupazione o crisi <strong>di</strong><br />

scarsità <strong>del</strong>la moneta convenzionale. Infatti, i trasferimenti reciproci tra i partecipanti<br />

sono considerati come uno <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> doni tra amici e <strong>non</strong> come uno <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni<br />

e servizi.<br />

Molti sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> sono nati dopo <strong>il</strong> 2000. Nel 2003, da<br />

un’idea <strong>del</strong> professor Perna, nasce l’EcoAspromonte, una moneta locale che circola<br />

solo all’interno <strong>del</strong>l’omonimo parco naturale.<br />

Fig. 1.1 Un EcoAspromonte<br />

Questa moneta circola in banconote <strong>di</strong> piccole taglio, <strong>il</strong> cui valore è pari<br />

all’euro. Inoltre, l’EcoAspromonte presenta un tasso negativo, per spingere chi lo<br />

ut<strong>il</strong>izza a spenderlo rapidamente, tuttavia, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri sistemi che adottano <strong>il</strong><br />

demurrage, è possib<strong>il</strong>e convertire gli EcoAspromonte in euro. Gli obiettivi principali<br />

<strong>del</strong>l’EcoAspromonte <strong>non</strong> sono soltanto sociali, ma anche “ecologici”: rivitalizzare<br />

un’area depressa e rafforzare l’identità culturale <strong>del</strong> Parco, incentivare l’acquisto <strong>di</strong><br />

prodotti tipici <strong>del</strong> Parco e <strong>del</strong>le zone limitrofe, incentivare <strong>il</strong> turismo eco-compatib<strong>il</strong>e e<br />

20


esponsab<strong>il</strong>e, investire nelle energie rinnovab<strong>il</strong>i. Un certo successo è stato riscontrato<br />

anche dalle reti <strong>di</strong> baratto, come Zero Relativo 16 , una community on-line che conta più<br />

<strong>di</strong> 20.000 iscritti in tutta Italia, molti dei quali scambiano, attraverso <strong>il</strong> baratto, i più<br />

svariati oggetti. A Napoli, nel 2007, nasce <strong>il</strong> Buono Locale <strong>di</strong> Solidarietà, chiamato<br />

con l’acronimo SCEC, che può significare “sconto che cammina” o “solidarietà che<br />

cammina”. Lo SCEC ha avuto molto successo in Italia, infatti ha inglobato altri sistemi<br />

locali che lo hanno adottato in sostituzione <strong>del</strong>le monete che già ut<strong>il</strong>izzavano 17 ,<br />

formando un’associazione a carattere nazionale <strong>di</strong>ffusa in molte regioni e chiamata<br />

Arcipelago SCEC 18 , al cui interno le Regioni sono chiamate Isole. Lo SCEC circola in<br />

tagli da 50 centesimi, 1, 2, 5, 10, 20 e 50 SCEC, <strong>il</strong> rapporto con l’euro è pari a 1:1, ma<br />

<strong>non</strong> sono convertib<strong>il</strong>i. I partecipanti si iscrivono all’associazione, pagando un quota<br />

che serve alle spese <strong>di</strong> gestione, e ricevono 100 SCEC che possono spendere<br />

imme<strong>di</strong>atamente presso i negozi o i privati che aderiscono al circuito. Lo SCEC circola<br />

parallelamente all’euro, infatti, chi si iscrive si impegna ad accettare una certa<br />

percentuale in SCEC per ogni bene o servizio che fornisce agli altri partecipanti. Ad<br />

esempio, se un iscritto compra dei beni, per un totale <strong>di</strong> 10 euro, in un negozio che<br />

aderisce al sistema e che accetta <strong>il</strong> 20% in SCEC, <strong>il</strong> compratore paga 8 euro e 2 SCEC,<br />

risparmiando in pratica 2 euro. Lo scontrino fiscale emesso dal ven<strong>di</strong>tore riporta la<br />

transazione considerando i due SCEC come un “abbuono” e quin<strong>di</strong> paga l’IVA soltanto<br />

in base agli euro incassati, 8 in questo esempio. Il sistema SCEC è fortemente<br />

concentrato sulla <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong>le economie locali, ponendosi in contrasto con la logica<br />

<strong>del</strong>la grande <strong>di</strong>stribuzione organizzata (GDO) e a favore dei piccoli commercianti<br />

locali. Inoltre, gli SCEC puntano alla riappropriazione <strong>del</strong>l’identità territoriale, infatti,<br />

ogni Isola riproduce sulle banconote immagini che rimandano al proprio territorio.<br />

16 http://www.zerorelativo.it/<br />

17 Ad esempio, lo SCEC ha inglobato l’EcoRoma e <strong>il</strong> Thyrus che circolava a Terni.<br />

18 http://www.scecservice.org<br />

21


Fig. 1.2 Uno SCEC napoletano<br />

Infine, un altro obiettivo <strong>del</strong>lo SCEC consiste nel mob<strong>il</strong>itare nuove risorse<br />

economiche e valorizzare le capacità in<strong>di</strong>viduali.<br />

1.3 Principali vantaggi dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong><br />

Irving Fisher (1933) riconosce un grande vantaggio economico alle numerose<br />

esperienze da lui definite stamp scrips, nate in America durante la Grande<br />

Depressione. Il loro vantaggio consiste nella capacità <strong>di</strong> migliorare l’efficienza <strong>del</strong>la<br />

moneta, attraverso monete create a livello locale, che hanno una maggiore velocità <strong>di</strong><br />

circolazione, poiché perdono valore nel tempo attraverso l’applicazione <strong>di</strong> una tassa,<br />

sotto forma <strong>di</strong> francobollo da acquistare e incollare sulla banconota. Tale tassa rende<br />

costoso <strong>il</strong> possesso <strong>del</strong>la moneta, quin<strong>di</strong> agli agenti economici <strong>non</strong> conviene<br />

tesaurizzare gli stamp scrips, al contrario, cercano <strong>di</strong> spenderla rapidamente. La<br />

maggior velocità produce un effetto positivo sulle comunità locali, definito da Fisher<br />

con l’espressione priming the pump, che rimanda alla loro capacità <strong>di</strong> innescare <strong>il</strong><br />

processo <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale. Gli stamp scrips <strong>non</strong> sono, secondo Fisher, una panacea in<br />

grado <strong>di</strong> risolvere ogni crisi economica, ma rappresentano sicuramente un rime<strong>di</strong>o,<br />

anche solo temporaneo, ut<strong>il</strong>e in situazioni <strong>di</strong> crisi dovute alla scarsità <strong>di</strong> moneta<br />

22


convenzionale. La teoria <strong>di</strong> Fisher è stata confermata da due recenti stu<strong>di</strong> sui possib<strong>il</strong>i<br />

effetti macroeconomici dei Wir (Stodder 2009) e dei cre<strong>di</strong>tos argentini durante la crisi<br />

<strong>del</strong> 2001 – 2002 (Colacelli e Blackburn 2009).<br />

I dati e le stime proposti da Colacelli e Blackburn (2009) confermano che<br />

l’accettab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la moneta complementare è fortemente correlata alla scarsità <strong>del</strong>la<br />

moneta convenzionale, quin<strong>di</strong> la moneta completare circola più rapidamente durante<br />

perio<strong>di</strong> crisi, come quella attraversata dall’Argentina tra <strong>il</strong> 2001 e <strong>il</strong> 2002; inoltre,<br />

stimano l’effetto reale che la moneta complementare esercita sulle attività economiche.<br />

I due autori <strong>non</strong> ut<strong>il</strong>izzano aggregati macroeconomici e si affidano ai dati <strong>di</strong> micro<br />

livello sulla circolazione dei cre<strong>di</strong>tos all’interno <strong>del</strong>la Red Global de Trueque nel 2002<br />

e 2003. Distinguono tra crisi <strong>di</strong> iperinflazione <strong>del</strong>la moneta convenzionale, che<br />

spingono le persone a cercare nuovi mezzi che fungano da riserva <strong>di</strong> valore, e crisi <strong>di</strong><br />

scarsità <strong>del</strong>la moneta, la quale può svolgere la funzione <strong>di</strong> riserva <strong>di</strong> valore, ma, a<br />

causa <strong>del</strong>la sua scarsità, <strong>non</strong> svolge in maniera efficace la funzione <strong>di</strong> mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong>. A questa seconda tipologia appartengono sia la Grande Depressione degli<br />

anni Trenta, sia la crisi argentina <strong>del</strong> 2001 – 2002: entrambe caratterizzate dalla caduta<br />

<strong>del</strong> P<strong>il</strong>, dall’aumento <strong>del</strong>la <strong>di</strong>soccupazione e dalla riduzione <strong>del</strong>lo stock <strong>di</strong> moneta. Le<br />

stime <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo proposto confermano la funzione anti ciclica dei cre<strong>di</strong>tos e <strong>del</strong>le<br />

monete complementari in generale: la loro accettab<strong>il</strong>ità da parte <strong>di</strong> chi compra e chi<br />

vende e inversamente correlata alla <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> moneta ufficiale. Inoltre, i due<br />

autori stimano l’effetto reale esercitato dai cre<strong>di</strong>tos sulle attività economiche: in me<strong>di</strong>a,<br />

un commerciante che accetta i cre<strong>di</strong>tos guadagna, rispetto ad un commerciante che <strong>non</strong><br />

li accetta, fino a 100 pesos al mese in più, <strong>il</strong> 15% <strong>del</strong> red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o in Argentina.<br />

Tali risultati sono in gran parte confermati da Stodder (2009) che ut<strong>il</strong>izza i dati<br />

sulla massa <strong>di</strong> Wir in circolazione dal 1948 al 2003, <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> crescita <strong>del</strong> P<strong>il</strong> dal 1951<br />

al 2003 e l’offerta <strong>di</strong> moneta dal 1953 al 2003. Rispetto ai franchi svizzeri, <strong>il</strong> circuito<br />

Wir ha un vantaggio fondamentale: «Wir-Bank’s creation of purchasing power could<br />

become an instrument of more effective macroeconomic stab<strong>il</strong>ization […] it is a result<br />

of the automatic net-zero balance of Wir» (2009, p. 93), cioè <strong>il</strong> circuito Wir è un<br />

sistema che è sempre in pareggio: <strong>il</strong> saldo totale <strong>di</strong> debiti e cre<strong>di</strong>ti in Wir è zero. La<br />

23


funzione anti ciclica è <strong>di</strong>mostrata dalla presenza <strong>di</strong> una forte correlazione negativa tra<br />

la circolazione dei Wir e l’offerta <strong>di</strong> franchi svizzeri. Anche la correlazione con <strong>il</strong> tasso<br />

<strong>di</strong> crescita <strong>del</strong> P<strong>il</strong> è negativo, ma <strong>il</strong> rapporto tra le due grandezze è meno chiaro. Il<br />

risultato <strong>del</strong>l’analisi <strong>di</strong> Stodder è che è più probab<strong>il</strong>e che i Wir siano accettati durante<br />

perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi, quando l’offerta <strong>di</strong> moneta convenzionale è scarsa, in quanto, i Wir<br />

rappresentano un sostituto che circola parallelamente al franco svizzero. Inoltre, <strong>il</strong><br />

circuito Wir è importante per le piccole imprese perché consente una nuova forma <strong>di</strong><br />

accesso al cre<strong>di</strong>to.<br />

La monete complementari presentano un notevole vantaggio riassunto dalla<br />

legge <strong>di</strong> Gresham, dal nome <strong>del</strong>l’economista che per primo ha formulato tale legge nel<br />

XVI secolo: la moneta cattiva scaccia la moneta buona. Le persone tendono a<br />

tesaurizzare le monete buone, <strong>il</strong> cui contenuto in metallo prezioso è pari al valore<br />

nominale; viceversa tendono a <strong>di</strong>sfarsi <strong>del</strong>le monete cattive e a rifiutarle come forma<br />

<strong>di</strong> pagamento, poiché le monete cattive presentano un contenuto <strong>di</strong> metallo prezioso<br />

inferiore al valore nominale <strong>del</strong>la moneta, ad esempio, perché le monete si usurano o<br />

perché <strong>il</strong> metallo prezioso è stato “grattato” dai bor<strong>di</strong> <strong>del</strong>la moneta. La legge è spesso<br />

citata per spiegare <strong>il</strong> fallimento dei sistemi economici che adottano <strong>il</strong> bimetallismo, ad<br />

esempio fissando una parità tra l’oro e l’argento. In questi casi la valutazione <strong>del</strong> tasso<br />

<strong>di</strong> cambio si <strong>di</strong>scosta da quella <strong>del</strong> mercato, quin<strong>di</strong> le persone hanno interesse a<br />

tesaurizzare la moneta sottovalutata dal mercato. Applicato ai sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong>, le monete complementari rappresentano la moneta “cattiva”, che può essere<br />

spesa soltanto a livello locale, mentre la moneta convenzionale è quella buona, che le<br />

persone possono riservare ad altri ut<strong>il</strong>izzi, ad esempio per <strong>il</strong> pagamento <strong>del</strong>le tasse, che<br />

soltanto in pochi casi è possib<strong>il</strong>e con una moneta complementare.<br />

In molti casi, le associazioni e le organizzazioni che propongono monete locali<br />

sottolineano le possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e <strong>di</strong> crescita legate ad uno strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e<br />

promozione <strong>del</strong>le economie locali. Questi obiettivi sono propri <strong>di</strong> sistemi come i LETS<br />

e lo SCEC in Italia. Poiché le monete sono create e gestite localmente, sono accettate<br />

soltanto a livello a locale. Questo indubbiamente favorisce le attività economiche<br />

legate al territorio, favorendo l’occupazione, <strong>di</strong>fendendo i prodotti tipici e rafforzando<br />

24


l’identità culturale locale. Un altro vantaggio legato al rafforzamento <strong>del</strong>l’economia<br />

locale è la riduzione <strong>del</strong>la grande <strong>di</strong>stribuzione organizzata, con un conseguente<br />

risparmio e un minore impatto ambientale.<br />

La monete complementari, producono vantaggi e benefici economici reali,<br />

legati alla <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to aggiuntiva e all’aumento <strong>del</strong> potere<br />

d’acquisto. Alcuni sistemi, come i LETS, <strong>di</strong>mostrano, con la loro lunga storia, la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> incidere positivamente, mob<strong>il</strong>itando risorse economiche e lavorative, in<br />

aree caratterizzate da elevata <strong>di</strong>soccupazione (Lietaer e Hallsmith 2006); altri, come i<br />

Wir svizzeri, gli stamp scrips in America e i cre<strong>di</strong>tos argentini, svolgono una funzione<br />

stab<strong>il</strong>izzatrice a livello macroeconomico e <strong>il</strong> loro andamento è anticiclico rispetto al<br />

sistema economico ufficiale.<br />

Tuttavia, la partecipazione ad un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> può<br />

produrre vantaggi ed esercitare un impatto anche sulla <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale. Infatti,<br />

ponendosi al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro, tali sistemi incoraggiano <strong>il</strong><br />

singolo a scoprire le proprie capacità, valorizzano le ab<strong>il</strong>ità, i saperi e i talenti<br />

in<strong>di</strong>viduali con effetti positivi sull’autostima e sulla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita dei<br />

partecipanti. Basandosi su considerazioni <strong>di</strong> questo tipo, le banche <strong>del</strong> tempo italiane,<br />

in genere, <strong>non</strong> consentono ai soci <strong>di</strong> offrire all'interno <strong>del</strong>la banca le stesse prestazioni<br />

che forniscono sul mercato <strong>del</strong> lavoro, infatti, le banche <strong>del</strong> tempo possono essere<br />

definite sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi <strong>non</strong> professionali e a carattere occasionale.<br />

Inoltre, i sistemi <strong>di</strong> tipo time banking aiutano gli in<strong>di</strong>vidui a migliorare la gestione <strong>del</strong><br />

proprio tempo, aumentando e valorizzando <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alle relazioni<br />

interpersonali. In una società caratterizzata da una crescente pressione esercitata dal<br />

tempo, le banche <strong>del</strong> tempo italiane svolgono un ruolo importante, aiutando in<br />

particolar modo le donne e riconoscendo <strong>il</strong> valore <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro.<br />

Una caratteristica dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> <strong>del</strong>la seconda ondata è<br />

quella <strong>di</strong> sottolineare l’importanza <strong>del</strong>le relazioni interpersonali, infatti la costruzione<br />

<strong>di</strong> un sistema economico parallelo o la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> supplire alla scarsità <strong>di</strong> moneta<br />

convenzionale <strong>non</strong> è sempre l'obiettivo principale. Molti <strong>di</strong> questi sistemi mirano a<br />

riallacciare le reti <strong>di</strong> vicinato e <strong>di</strong> mutuo aiuto, migliorare <strong>il</strong> tessuto sociale e le reti <strong>di</strong><br />

25


prossimità sociale attraverso la <strong>reciprocità</strong>, la fiducia e l’affidab<strong>il</strong>ità. Le associazioni e<br />

le organizzazioni che promuovono tali sistemi puntano a creare reti <strong>di</strong> relazioni<br />

interpersonali e, attraverso la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> comportamenti cooperativi, possono<br />

produrre capitale sociale e rafforzare la coesione sociale. Spesso tali sistemi si<br />

pongono in una posizione <strong>di</strong> aspra critica nei confronti <strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong><br />

denaro e <strong>del</strong> debito. Le monete complementari possono essere uno strumento <strong>di</strong><br />

empowerment comunitario gestito autonomamente a livello locale, che ut<strong>il</strong>izza uno<br />

strumento <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> innovativo per contrastare gli effetti spersonalizzanti <strong>del</strong> denaro<br />

e la mercificazione dei rapporti causata dal mercato.<br />

Il f<strong>il</strong>osofo e sociologo Simmel riconosce questi effetti negativi prodotti dal<br />

denaro già sul finire <strong>del</strong>l’Ottocento. Nella sua analisi, Simmel <strong>non</strong> parte dalla moneta<br />

(come merce o bene), ma dal denaro e dal ruolo sociale e f<strong>il</strong>osofico che svolge, in<br />

quanto, le caratteristiche specifiche <strong>di</strong> un'economia monetaria sono subor<strong>di</strong>nate ai<br />

processi <strong>di</strong> astrazione che con<strong>di</strong>zionano l'attività psichica e pratica degli in<strong>di</strong>vidui<br />

(Turri 2009). Il denaro agisce come “livellatore”, che riduce le qualità degli oggetti<br />

rendendo tutto quantitativamente comparab<strong>il</strong>e ed è una <strong>del</strong>le cause <strong>del</strong>l’atteggiamento<br />

blasé. Simmel ha analizzato questi effetti <strong>del</strong> denaro in tre testi: Psicologia <strong>del</strong> denaro<br />

(1889), Il denaro nella cultura moderna (1896), F<strong>il</strong>osofia <strong>del</strong> denaro (1900), che,<br />

come afferma lo stesso Simmel, <strong>non</strong> devono essere considerati trattati <strong>di</strong> economia<br />

politica, ma riflessioni sociologiche e f<strong>il</strong>osofiche. Infatti, l’autore indaga le<br />

conseguenze <strong>di</strong> un'economia monetaria sulle libertà in<strong>di</strong>viduali, sulla monetizzazione<br />

dei valori personali e sullo st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita <strong>del</strong>la società moderna; <strong>non</strong> rifiuta l'economia<br />

monetaria, tuttavia, r<strong>il</strong>eva la necessità <strong>di</strong> una sua “umanizzazione” attraverso la<br />

f<strong>il</strong>osofia. Il denaro rappresenta la frattura tra l'epoca moderna e pre-moderna: passando<br />

attraverso sta<strong>di</strong> crescenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione sociale, dal baratto a forme <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

sempre più complesse, <strong>il</strong> denaro perde <strong>il</strong> suo valore tangib<strong>il</strong>e e intrinseco per<br />

trasformarsi in valore astratto e puramente funzionale. Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> denaro porta<br />

all'estremo la <strong>di</strong>screpanza tra <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> un oggetto e la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> averlo: senza<br />

<strong>il</strong> denaro <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e avere l'oggetto desiderato e, quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> denaro <strong>di</strong>venta esso<br />

stesso fine e oggetto desiderab<strong>il</strong>e in sé (Simmel 1896, 1900; Turri 2009). Le monete<br />

26


complementari <strong>non</strong> corrono <strong>il</strong> rischio <strong>del</strong>le spersonalizzazione e <strong>del</strong>la mercificazione,<br />

poiché assegnano un grande importanza agli effetti che <strong>il</strong> loro uso esercita sia sugli<br />

in<strong>di</strong>vidui che sulle relazioni interpersonali create attraverso gli scambi.<br />

Infine, l’ultimo vantaggio dei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> è che possono<br />

essere ideati e implementati per scopi specifici e molto <strong>di</strong>versi tra loro: esistono<br />

sistemi che mirano soltanto a far circolare soltanto le conoscenze e i saperi in<strong>di</strong>viduali,<br />

come le Banche dei saperi, sistemi che hanno obiettivi ambientali, legati al<br />

rafforzamento <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera corta e lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> ecoturismo, come<br />

l’EcoAspromonte, oppure sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> che contribuiscono alla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le<br />

energie rinnovab<strong>il</strong>i (Turnbull 2007). Un esempio interessante è <strong>il</strong> sistema giapponese<br />

chiamato Fureai Kippu, pensato per rafforzare la solidarietà intergenerazionale<br />

attraverso lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi misurati in ore. I giovani possono fornire servizi alle<br />

persone anziane, ottenendo un corrispettivo in “ore” che possono spendere per pagare i<br />

servizi <strong>di</strong> cui beneficiano i loro genitori e i loro <strong>non</strong>ni, o i servizi <strong>di</strong> cui beneficeranno<br />

loro stessi una volta <strong>di</strong>ventati anziani.<br />

In pratica, ogni comunità può ideare e sperimentare <strong>il</strong> sistema che meglio<br />

rispondere alle necessità locali, sia economiche che sociali.<br />

27


Capitolo 2<br />

Reciprocità e fiducia nella teoria economica<br />

Negli ultimi trenta anni è aumentato l’interesse degli economisti nei confronti<br />

dei comportamenti che sembrano deviare rispetto a quanto prevede la teoria<br />

economica standard: comportamenti other-regar<strong>di</strong>ng (pro-sociali) ispirati dalla fiducia<br />

e dalla <strong>reciprocità</strong>. Entrambi i concetti sono stati analizzati da varie <strong>di</strong>scipline, in<br />

particolare dalla f<strong>il</strong>osofia, dalla sociologia e dalla psicologia. L’interesse economico<br />

nasce principalmente dal riconoscimento <strong>del</strong>le sistematiche deviazioni, riscontrate<br />

empiricamente e in laboratorio, rispetto alle previsioni <strong>del</strong>la teoria economica. I<br />

comportamenti pro-sociali smentiscono la teoria per quanto riguarda aspetti come la<br />

perfetta razionalità <strong>del</strong>l’agente economico, la struttura motivazionale che è alla base<br />

<strong>del</strong>le sue decisioni strategiche e la sua apparente neutralità rispetto alle relazioni <strong>di</strong><br />

carattere <strong>non</strong> prettamente economico con gli altri agenti.<br />

La letteratura economica 19 riconosce l’esistenza <strong>di</strong> due nuove scuole che<br />

prendono <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> teorie sperimentali e teorie comportamentali (behavioral<br />

economics), recentemente premiate con l’assegnazione <strong>del</strong> Premio Nobel per<br />

l’economia 20 .<br />

Le due recenti scuole hanno prodotto una notevole mole <strong>di</strong> dati empirici,<br />

risultato <strong>di</strong> ricerche sul campo e <strong>di</strong> esperimenti condotti in laboratorio attraverso la<br />

teoria dei giochi e la teoria dei giochi psicologici, mettendo in luce come le persone<br />

reali, a <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong>l’homo oeconomicus razionalmente orientato al proprio interesse<br />

materiale, tendono ad adottare comportamenti pro-sociali, reciprocanti e fiduciari, più<br />

spesso <strong>di</strong> quanto prevedano e consentano le stringenti ipotesi alla base <strong>del</strong>l’impianto<br />

teorico oggi dominante in economia. L’obiettivo degli approcci recenti <strong>non</strong> è<br />

capovolgere tale impianto teorico, ma arricchirlo con nuove ipotesi riguardo alle<br />

19 Per una rassegna <strong>del</strong>la letteratura economica sui comportamenti pro-sociali si veda: Gui e Sugden (2005),<br />

Garofolo e Sabatini (2008), Pelligra (2007).<br />

20 Nel 2002, <strong>il</strong> Premio Nobel per l’economia è stato assegnato a Ver<strong>non</strong> L. Smith e Daniel Kahneman,<br />

rispettivamente «sperimentalista» e «behaviorista».<br />

28


aspettative, alle scelte e al comportamento degli agenti economici, in modo tale da<br />

renderlo applicab<strong>il</strong>e ad aspetti <strong>del</strong>la vita reale solitamente lasciati ai margini <strong>del</strong>la<br />

teoria economica.<br />

I due concetti in esame, la <strong>reciprocità</strong> e la fiducia, formalizzati in numerosi<br />

mo<strong>del</strong>li economici e supportati dall’evidenza empirica presente in letteratura, possono<br />

rappresentare una chiave <strong>di</strong> lettura ut<strong>il</strong>e per comprendere <strong>il</strong> funzionamento <strong>di</strong> una<br />

<strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo e le motivazioni che spingono i soci a partecipare e a scambiare<br />

servizi in un modo <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente comprensib<strong>il</strong>e con i soli strumenti messi a<br />

<strong>di</strong>sposizione dalla teoria economica standard. Tali categorie possono essere applicate<br />

alle Banche <strong>del</strong> Tempo perché, come sarà evidenziato in questo e nel prossimo<br />

capitolo, entrambe sono caratterizzate da un certo grado <strong>di</strong> relazionalità: <strong>non</strong> si<br />

possono adottare comportamenti reciprocanti o fiduciari (sia nel senso <strong>di</strong><br />

comportamenti fiduciosi che <strong>di</strong> comportamenti affidab<strong>il</strong>i) da soli, ma è necessario<br />

essere almeno in due perché sia possib<strong>il</strong>e parlare <strong>di</strong> relazioni reciprocanti o relazioni<br />

fiduciarie.<br />

2.1 Da Karl Polanyi agli esperimenti in laboratorio<br />

Negli anni recenti è stata prodotta un'ampia letteratura sulla r<strong>il</strong>evanza<br />

economica dei comportamenti pro-sociali e, in particolare, dei comportamenti<br />

ispirati da criteri <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, altruismo e fiducia, soprattutto a causa<br />

<strong>del</strong>l'insod<strong>di</strong>sfazione nei confronti <strong>del</strong>la teoria economica mainstream che considera<br />

le persone come agenti economici perfettamente razionali e orientati esclusivamente<br />

alla massimizzazione <strong>del</strong>la propria ut<strong>il</strong>ità materiale. La ricerca economica si è<br />

in<strong>di</strong>rizzata verso l’analisi <strong>del</strong>l’offerta volontaria <strong>di</strong> beni pubblici, l’altruismo, la<br />

<strong>reciprocità</strong>, la razionalità <strong>di</strong> gruppo (we-rationality), la fiducia, le motivazioni<br />

intrinseche e gli effetti <strong>di</strong> crow<strong>di</strong>ng out motivazionale 21 .<br />

Tra gli economisti che per primi hanno analizzato <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, uno<br />

21 Alcuni esempi sono: Sugden (1984), Rabin (1993), Bruni e Sugden (2005), Pelligra (2006, 2007, 2010), Frey<br />

(2008).<br />

29


dei più importanti è sicuramente Karl Polanyi. Gran parte degli stu<strong>di</strong> recenti parte dalla<br />

definizione <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> elaborata proprio da Polanyi nel famoso saggio L'economia<br />

come processo istituzionale (Polanyi 1957). L'autore <strong>non</strong> si è occupato soltanto <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong>, tuttavia questo saggio ha avuto un grande successo e, ancora oggi, esercita<br />

una notevole influenza sul pensiero economico. Polanyi in<strong>di</strong>vidua tre “forme <strong>di</strong><br />

integrazione” economica e sociale, ciascuna dotata <strong>di</strong> una sua specifica base<br />

istituzionale: mercato, ri<strong>di</strong>stribuzione e <strong>reciprocità</strong>, fondati rispettivamente su:<br />

<strong>scambio</strong> <strong>di</strong> mercato,<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione centralizzata,<br />

simmetria degli scambi.<br />

Tali forme <strong>di</strong> integrazione danno vita a tre <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong> scambi:<br />

<strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti all'interno <strong>di</strong> un mercato regolatore dei prezzi,<br />

<strong>scambio</strong> ri<strong>di</strong>stributivo operato da un apparato centrale,<br />

<strong>scambio</strong> simmetrico tra in<strong>di</strong>vidui o piccoli gruppi.<br />

Forma <strong>di</strong> integrazione Principio regolatore Tipologia <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

Mercato <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> mercato <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti in<br />

un sistema <strong>di</strong> mercato<br />

regolatore dei prezzi<br />

Ri<strong>di</strong>stribuzione<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione<br />

centralizzata<br />

apparato centrale che si<br />

occupa <strong>del</strong>la<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione<br />

Reciprocità simmetria scambi simmetrici tra<br />

in<strong>di</strong>vidui o piccoli gruppi<br />

30


Tabella 2.1 Forme <strong>di</strong> integrazione in Polanyi<br />

Affinché gli scambi <strong>del</strong> primo gruppo possano produrre integrazione economica<br />

è necessaria la presenza <strong>di</strong> un mercato regolatore dei prezzi, <strong>di</strong> una curva <strong>di</strong> domanda e<br />

una <strong>di</strong> offerta relative ad un determinato bene, <strong>del</strong>l'ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong> denaro o <strong>di</strong> un’altra<br />

unità <strong>di</strong> conto. Quin<strong>di</strong>, per Polanyi, <strong>non</strong> tutti gli scambi creano un mercato, in quanto <strong>il</strong><br />

mercato è solo quello regolatore dei prezzi. Il secondo tipo <strong>di</strong> scambi necessita<br />

<strong>del</strong>l'esistenza <strong>di</strong> un apparato centrale che raccoglie le risorse tramite le tasse, per poi<br />

ri<strong>di</strong>stribuirle secondo criteri <strong>di</strong> equità e solidarietà. L'ultima tipologia è basata sul<br />

principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e richiede l'esistenza <strong>di</strong> strutture, formate da in<strong>di</strong>vidui o da<br />

gruppi, organizzate simmetricamente; in particolare, comprende gli scambi effettuati<br />

all'interno <strong>del</strong>la cerchia relazionale più vicina all'in<strong>di</strong>viduo, composta dai parenti, dagli<br />

amici e dalla comunità <strong>di</strong> riferimento. Le tre forme, nella maggior parte dei casi,<br />

tendono a coesistere in un dato sistema economico e, anche se una può predominare<br />

sulle altre, è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e immaginare che un sistema economico, fondato in maniera<br />

esclusiva su una sola <strong>di</strong> esse, possa durare a lungo.<br />

A partire dalla Rivoluzione Industriale e dallo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> sistema economico<br />

capitalista, la <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> ha subito, secondo Polanyi, un processo <strong>di</strong><br />

erosione a causa <strong>del</strong>la pressione esercitata dalle altre due forme <strong>di</strong> integrazione<br />

economica. Tuttavia, Galeotti (2005) <strong>non</strong> con<strong>di</strong>vide tale interpretazione, anzi,<br />

riferendosi alla realtà <strong>del</strong> Terzo settore, ritiene che gli scambi improntati alla<br />

<strong>reciprocità</strong> sono <strong>di</strong>ffusi ed economicamente r<strong>il</strong>evanti anche nella società attuale. Da un<br />

lato, perché anche <strong>il</strong> mercato e lo Stato hanno bisogno <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> per<br />

svolgere le loro attività; dall’altro, perché anche le sfere tipicamente rette dalla<br />

<strong>reciprocità</strong>, nello svolgimento <strong>del</strong>le loro funzioni, devono confrontarsi con lo Stato e<br />

con <strong>il</strong> mercato.<br />

Il principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> opera in piccoli gruppi organizzati simmetricamente,<br />

come le società primitive o la famiglia. Tale principio è anche alla base degli scambi<br />

<strong>del</strong> cosiddetto Terzo settore. La realtà <strong>del</strong> Terzo settore è composta da una pluralità <strong>di</strong><br />

organizzazioni che forniscono beni “pubblici” e “<strong>di</strong> base” (adottando la terminologia<br />

31


eckeriana) operando in mercati imperfetti secondo <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> per<br />

sod<strong>di</strong>sfare bisogni in<strong>di</strong>viduali e sociali (Antonelli 2003). Tali organizzazioni<br />

presentano una naturale vocazione solidaristica che le <strong>di</strong>fferenzia dal mercato e dallo<br />

stato 22 . Tuttavia, <strong>non</strong> tutte le organizzazioni <strong>del</strong> variegato mondo <strong>del</strong> Terzo settore<br />

declinano allo stesso modo <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, che può prendere <strong>di</strong>verse forme:<br />

«dall’impresa cooperativa, nella quale la <strong>reciprocità</strong> assume la particolare forma <strong>del</strong>la<br />

mutualità fino alle organizzazioni <strong>di</strong> volontariato, dove la <strong>reciprocità</strong> sconfina<br />

nell’altruismo, nel dono gratuito» (Galeotti 2005, pp. 31-32).<br />

2.2 Recenti approcci economici alla <strong>reciprocità</strong><br />

Negli ultimi trenta anni si sono sv<strong>il</strong>uppate nuove teorie economiche, conosciute<br />

in letteratura come economia «sperimentale» ed economia «comportamentale», o<br />

cognitiva, che hanno prodotto un’ampia mole <strong>di</strong> esperimenti e <strong>di</strong> dati relativi alla<br />

r<strong>il</strong>evanza economica dei comportamenti pro-sociali. La prima rappresenta uno<br />

sv<strong>il</strong>uppo interno <strong>del</strong>la teoria economica, centrato sugli esperimenti in laboratorio; la<br />

seconda nasce dalla fusione <strong>del</strong>l’economia con la psicologia e le scienze cognitive.<br />

Entrambi i f<strong>il</strong>oni fanno ricorso agli esperimenti sul campo, in laboratorio e alla<br />

teoria dei giochi. Attraverso questi strumenti hanno prodotto prove e dati relativi alle<br />

sistematiche deviazioni degli agenti economici rispetto alle pre<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong>la teoria<br />

economica standard. Un esempio, “para<strong>di</strong>gmatico” secondo Amartya Sen, <strong>del</strong><br />

fallimento <strong>del</strong>la razionalità in<strong>di</strong>viduale è <strong>il</strong> cosiddetto D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero. In<br />

questo gioco (in particolare se <strong>il</strong> gioco <strong>non</strong> è ripetuto 23 ), le scelte che, a livello<br />

in<strong>di</strong>viduale, appaiono razionali, possono portare a risultati <strong>non</strong> ottimali e inferiori al<br />

risultato ottenib<strong>il</strong>e se i due soggetti scegliessero <strong>di</strong> cooperare. Una situazione <strong>del</strong> tipo<br />

D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero è rappresentata in Figura 2.1: la strategia dominante dei due<br />

22 Tale <strong>di</strong>fferenza è riscontrab<strong>il</strong>e anche rispetto alle dalle banche <strong>del</strong> tempo, le quali <strong>non</strong> presentano<br />

necessariamente questa vocazione.<br />

23 Se <strong>il</strong> gioco fosse ripetuto, i giocatori potrebbero, attraverso la ripetizione <strong>del</strong>le interazioni, “imparare a<br />

cooperare” e ottenere risultati Pareto-dominanti. Un risultato cooperativo è ottenib<strong>il</strong>e anche nel <strong>caso</strong> in cui ai<br />

due giocatori fosse concesso <strong>di</strong> accordarsi prima <strong>di</strong> iniziare a giocare.<br />

32


giocatori spinge entrambi a confessare e a rischiare 5 anni <strong>di</strong> carcere ciascuno,<br />

producendo un esito inferiore (Pareto-dominato) rispetto a quanto i due giocatori<br />

otterrebbero optando per la strategia cooperativa (<strong>non</strong> confessa, <strong>non</strong> confessa) che li<br />

porta a rischiare soltanto un anno <strong>di</strong> carcere ciascuno. Tuttavia, la teoria economica<br />

prevede che i due giocatori sceglieranno la strategia <strong>non</strong> cooperativa (confessa,<br />

confessa).<br />

confessa<br />

B<br />

<strong>non</strong> confessa<br />

confessa (5, 5) (0, 9)<br />

A<br />

<strong>non</strong> confessa (9, 0) (1, 1)<br />

Figura 2.1 Il D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero<br />

Secondo la teoria economica standard, ciò che impe<strong>di</strong>sce la cooperazione, in<br />

situazioni sim<strong>il</strong>i a questa, è <strong>il</strong> cosiddetto meccanismo <strong>del</strong>la backward induction. Un<br />

gioco che aiuta a comprendere <strong>il</strong> funzionamento <strong>di</strong> questo meccanismo è l’ investment<br />

game, costruito in modo che i due giocatori devono collaborare per ottenere pay-off<br />

più elevati. Nella sua variante classica presenta due giocatori, A e B. Il giocatore A<br />

riceve dallo sperimentatore una certa somma <strong>di</strong> denaro e stab<strong>il</strong>isce una certa porzione<br />

<strong>di</strong> tale somma, che può corrispondere anche all’intera somma oppure a niente. La<br />

quantità scelta da A è triplicata dallo sperimentatore, quin<strong>di</strong> è inviata al giocatore B<br />

che deve decidere se tenere l’intera somma ricevuta per sé, oppure se restituire una<br />

parte al giocatore A. Nel <strong>caso</strong> in cui i due giocatori <strong>non</strong> siano auto interessati e siano<br />

<strong>di</strong>sposti a collaborare, è chiaro che «se l’investitore [giocatore A] investe un<br />

ammontare positivo la ricchezza complessivamente a <strong>di</strong>sposizione dei due giocatori<br />

aumenta, se <strong>il</strong> rispondente [giocatore B] decide <strong>di</strong> restituire una percentuale superiore<br />

a 1/3 <strong>di</strong> quanto ricevuto, entrambi i giocatori vedranno la loro dotazione monetaria<br />

aumentare rispetto alla loro posizione iniziale» (Pelligra 2007, pp. 96-97).<br />

33


Il principio <strong>del</strong>la backward induction impe<strong>di</strong>sce l’insorgere <strong>di</strong> comportanti prosociali<br />

e cooperativi: <strong>il</strong> primo giocatore è interessato a massimizzare la propria ut<strong>il</strong>ità e<br />

pensa che <strong>il</strong> secondo giocatore ragioni in maniera sim<strong>il</strong>e, per cui, se decidesse <strong>di</strong><br />

inviare una somma positiva, <strong>il</strong> secondo giocatore prenderà l’intera somma e <strong>non</strong><br />

restituirà niente al primo. Se <strong>il</strong> primo giocatore ragiona in questo modo, preferirà <strong>non</strong><br />

assegnare una somma positiva al primo turno, anzi terrà per sé l’intera somma 24 ,<br />

ottenendo però benefici minori rispetto a quelli che avrebbero ottenuto entrambi se<br />

avessero giocato tutte le mosse e avessero scelto <strong>di</strong> cooperare tra loro. Tuttavia i<br />

risultati <strong>di</strong> questi esperimenti mostrano che una percentuale elevata <strong>di</strong> giocatori A<br />

(93%) adotta comportamenti cooperativi e un’alta percentuale <strong>di</strong> giocatori B (60%)<br />

adotta comportamenti reciprocanti e restituiscono in me<strong>di</strong>a più <strong>di</strong> un terzo <strong>di</strong> quanto<br />

ricevuto (Pelligra 2007).<br />

La teoria economica supera questo limite introducendo <strong>il</strong> principio <strong>del</strong> folk<br />

theorem applicab<strong>il</strong>e ai giochi o alle interazioni che si ripetono un numero indefinito <strong>di</strong><br />

volte. La ripetizione <strong>del</strong>le interazioni rende la cooperazione razionale, in quanto <strong>il</strong><br />

soggetto coopera con gli altri perché prevede <strong>di</strong> ottenere vantaggi futuri superiori a<br />

quelli che otterrebbe se decidesse <strong>di</strong> <strong>non</strong> cooperare al primo turno: «l’introduzione<br />

<strong>del</strong>la ripetizione, infatti, mo<strong>di</strong>fica la struttura degli incentivi dei giocatori e <strong>di</strong><br />

conseguenza i loro comportamenti attesi. Se ogni giocatore sa che con qualche<br />

probab<strong>il</strong>ità incontrerà lo stesso giocatore ancora e ancora nel futuro, ciò influenzerà <strong>il</strong><br />

suo comportamento presente» (Pelligra 2007, p. 111), spingendolo a cooperare.<br />

Un aspetto fondamentale per la comprensione <strong>del</strong> folk theorem è la ripetizione<br />

<strong>del</strong>le interazioni, che, tuttavia, rappresenta anche <strong>il</strong> suo limite maggiore. Infatti, questo<br />

principio <strong>non</strong> spiega l’insorgere <strong>di</strong> comportamenti cooperativi anche in quelle<br />

situazioni nelle quali gli agenti <strong>non</strong> si conoscono e le interazioni avvengono una sola<br />

volta (gioco one-shot).<br />

Secondo Pelligra (2007), i più importanti mo<strong>del</strong>li prodotti dalle due recenti<br />

scuole economiche possono essere sud<strong>di</strong>visi in teorie consequenzialiste e teorie<br />

24 Tale strategia (<strong>non</strong> inviare, <strong>non</strong> restituire) corrisponde alla scelta (confessa, confessa) in una situazione <strong>del</strong> tipo<br />

D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero e rappresenta un equ<strong>il</strong>ibrio <strong>di</strong> Nash.<br />

34


procedurali. Al primo gruppo appartengono la teoria <strong>del</strong>l’altruismo e <strong>del</strong>l’avversione<br />

alle <strong>di</strong>suguaglianze; al secondo appartengono le teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> e la teoria detta<br />

we-rationality o team-thinking 25 .<br />

Le teorie <strong>del</strong>l’altruismo hanno avuto un certo seguito e sono state ut<strong>il</strong>izzate per<br />

spiegare la contribuzione volontaria ai beni pubblici e applicate alla cosiddetta teoria<br />

<strong>del</strong>la famiglia (Becker 1981). Un agente altruista <strong>non</strong> ha come obiettivo la<br />

massimizzazione <strong>del</strong> proprio benessere materiale, al contrario, è <strong>di</strong>sposto a mettere in<br />

atto comportamenti pro-sociali: <strong>il</strong> comportamento finale scelto dal soggetto altruista è<br />

<strong>il</strong> risultato netto <strong>del</strong>la somma dei pay-off materiali e immateriali suoi e degli altri<br />

agenti e la sua ut<strong>il</strong>ità in<strong>di</strong>viduale «cresce (decresce) al crescere (decrescere) <strong>del</strong>l’ut<strong>il</strong>ità<br />

degli altri soggetti con cui interagisce» (Pelligra 2003, p. 13). Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> soggetto<br />

altruista è, in sostanza, un agente auto interessato che punta a massimizzare la sua<br />

ut<strong>il</strong>ità, anche se questa <strong>di</strong>pende dal benessere degli altri (Sugden 1984).<br />

L’attività <strong>del</strong> volontariato e i trasferimenti all’interno <strong>del</strong>la famiglia possono<br />

essere spiegati con la teoria <strong>del</strong>l’altruismo: i pay-off psicologici dei volontari e dei<br />

genitori <strong>di</strong>pendono, rispettivamente, dal benessere <strong>del</strong> soggetto che ha bisogno <strong>di</strong> aiuto<br />

e dai figli.<br />

Un altro mo<strong>del</strong>lo che rientra tra le teorie consequenzialiste è quello <strong>del</strong>la<br />

avversione alle <strong>di</strong>suguaglianze (inequality aversion). Nelle interazioni spiegate tramite<br />

questo mo<strong>del</strong>lo, <strong>il</strong> soggetto ha come obiettivo la riduzione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze tra la<br />

propria con<strong>di</strong>zione e quella degli altri. Mentre <strong>il</strong> soggetto altruista è interessato al<br />

benessere degli altri in generale, <strong>il</strong> soggetto avverso alle <strong>di</strong>suguaglianze guarda al<br />

benessere relativo e ha due obiettivi: «massimizzare la sua ut<strong>il</strong>ità in<strong>di</strong>viduale e […]<br />

minimizzare la <strong>di</strong>fferenza tra quest’ultima e quella dei soggetti con cui interagisce»<br />

(Pelligra 2003, p. 15). Il limite principale <strong>di</strong> entrambe le teorie è che riescono a<br />

spiegare solo situazioni nelle quali i soggetti si conoscono e le azioni sono ripetute un<br />

numero imprecisato <strong>di</strong> volte. Queste con<strong>di</strong>zioni fanno insorgere comportamenti<br />

25 Gli economisti Kevin McKabe (behaviorista) e Ver<strong>non</strong> Smith (sperimentalista) <strong>di</strong>stinguono i mo<strong>del</strong>li in<br />

outcome-based e intention-based (McCabe, Rigdon e Smith 2003). Garofolo e Sabatini (2008) <strong>di</strong>stinguono<br />

invece tra spiegazioni basate su norme che rispondono ad un imperativo morale (altruismo) e teorie fondate<br />

sulle norme sociali e sulle preferenze sociali (avversione alla <strong>di</strong>suguaglianza, we-rationality e <strong>reciprocità</strong>).<br />

35


altruistici o <strong>di</strong> tipo inequality aversion, ma <strong>non</strong> spiegano i comportamenti pro-sociali<br />

quando i giochi <strong>non</strong> sono ripetuti (one-shot) oppure quando i giocatori <strong>non</strong> hanno la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> conoscersi e, quin<strong>di</strong>, <strong>non</strong> entrano in campo fattori legati alla reputazione.<br />

Entrambi rientrano tra le teorie definite anche outcome-based o forward<br />

looking, in quanto si concentrano esclusivamente sugli aspetti <strong>di</strong>stributivi, cioè sulla<br />

<strong>di</strong>stribuzione finale dei pay-off, tralasciando le intenzioni e le preferenze dei soggetti.<br />

Le teorie intention-based, definite da Pelligra «procedurali», sembrano più ut<strong>il</strong>i<br />

per spiegare <strong>il</strong> funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo, poiché la caratteristica<br />

<strong>di</strong>stintiva <strong>di</strong> tale approccio è la con<strong>di</strong>zionalità: «la norma sociale <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> <strong>non</strong> è<br />

incon<strong>di</strong>zionale alla risposta degli altri giocatori» (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010, p.<br />

291). We-rationality e <strong>reciprocità</strong> si <strong>di</strong>fferenziano dai mo<strong>del</strong>li precedenti perché, dati<br />

due soggetti A e B, per <strong>il</strong> soggetto B che decide come comportarsi <strong>non</strong> conta solo la<br />

<strong>di</strong>stribuzione finale dei pay-off derivanti dal comportamento <strong>di</strong> A, ma anche i possib<strong>il</strong>i<br />

comportamenti alternativi che A poteva scegliere ma ha scartato: «<strong>non</strong> conta solo ciò<br />

che si fa, ma anche ciò che si sarebbe potuto fare e <strong>non</strong> si è fatto e quin<strong>di</strong> ciò che si<br />

sarebbe potuto ottenere e <strong>non</strong> si è ottenuto» (Pelligra 2007, p. 142). La <strong>di</strong>fferenza<br />

principale tra teorie consequenzialiste e procedurali è che l’altruismo e l’avversione<br />

alle <strong>di</strong>suguaglianze fanno <strong>di</strong>pendere le scelte <strong>del</strong> soggetto dal benessere degli altri o<br />

dal benessere relativo, senza sostanzialmente mo<strong>di</strong>ficare la logica decisionale e la<br />

struttura motivazionale <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo: <strong>il</strong> soggetto continua ad essere orientato alla<br />

massimizzazione <strong>del</strong>la propria ut<strong>il</strong>ità, anche se questa <strong>di</strong>pende da fattori immateriali e<br />

psicologici. Le teorie procedurali, we-rationality e le <strong>di</strong>verse teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>,<br />

costituiscono una ra<strong>di</strong>cale deviazione dalla logica strumentale che è alla base <strong>del</strong>la<br />

teoria economica.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la we-rationality o team-thinking prevede che, quando <strong>il</strong> soggetto<br />

si percepisce come parte <strong>di</strong> un gruppo, mo<strong>di</strong>fica le proprie preferenze ed emerge un<br />

tipo particolare <strong>di</strong> preferenze dette team preferences. Le preferenze <strong>di</strong> gruppo<br />

allontanano <strong>il</strong> soggetto da un ragionamento strumentale e incidono sulle sue<br />

motivazioni: <strong>il</strong> comportamento <strong>del</strong> soggetto è dettato da motivazioni che tendono<br />

verso l’obiettivo comune <strong>del</strong> gruppo. La <strong>di</strong>fferenza fondamentale tra un soggetto<br />

36


altruista o avverso alle <strong>di</strong>suguaglianze e un soggetto guidato dalle preferenze <strong>di</strong> gruppo<br />

è che nel secondo <strong>caso</strong> <strong>il</strong> «processo <strong>di</strong> ragionamento e <strong>di</strong> scelta […] pur rimanendo<br />

in<strong>di</strong>viduale perde <strong>il</strong> connotato <strong>del</strong>la strumentalità» (Pelligra 2007, p. 144) e acquisisce<br />

un grado <strong>di</strong> relazionalità che manca alle teorie consequenzialiste.<br />

Sul solco <strong>del</strong>la strada tracciata da Polanyi, negli ultimi anni numerosi<br />

economisti hanno proposto mo<strong>del</strong>li per spiegare l’esistenza <strong>di</strong> comportamenti ispirati<br />

dalla <strong>reciprocità</strong>. Il f<strong>il</strong>o che collega la <strong>reciprocità</strong> come simmetria nel pensiero <strong>di</strong><br />

Polanyi ai recenti sv<strong>il</strong>uppi <strong>del</strong>la scienza economica può essere riassunto nel principio<br />

secondo <strong>il</strong> quale bisogna «dare a chi dà e <strong>non</strong> dare a chi <strong>non</strong> dà».<br />

Uno dei primi mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> è stato ut<strong>il</strong>izzato per spiegare la<br />

deviazione degli agenti economici da una razionalità puramente strumentale in<br />

relazione alla contribuzione volontaria ai beni pubblici. Questi ultimi sono considerati<br />

un tipico esempio <strong>di</strong> fallimento <strong>del</strong> mercato che comporta un livello <strong>di</strong> produzione<br />

sub-ottimale. Le due proprietà fondamentali dei beni pubblici sono:<br />

<strong>non</strong> rivalità nel consumo, in quanto «<strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> un’unità <strong>del</strong> bene da parte <strong>di</strong><br />

un agente <strong>non</strong> impe<strong>di</strong>sce che la medesima unità possa essere consumata anche<br />

da altri agenti appartenenti alla medesima collettività» (Antonelli et al. 2003, p.<br />

353),<br />

<strong>non</strong> esclu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità, ovvero <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e escludere un agente dal consumo <strong>del</strong><br />

bene.<br />

Per la teoria economica, la fornitura sub-ottimale <strong>di</strong> beni pubblici è risolvib<strong>il</strong>e<br />

tramite l’intervento <strong>del</strong>lo stato. Infatti, un agente perfettamente razionale e auto<br />

interessato <strong>non</strong> è <strong>di</strong>sposto a pagare per usufruire <strong>del</strong> bene pubblico, dal momento che<br />

nessuno può essere escluso dal suo consumo (per definizione), anche se <strong>non</strong> ha<br />

contribuito alla sua produzione. Tale risultato produce <strong>il</strong> noto problema <strong>del</strong> free ri<strong>di</strong>ng:<br />

un agente economico mosso esclusivamente da razionalità strumentale <strong>non</strong> paga <strong>il</strong><br />

biglietto <strong>del</strong>l’autobus a meno che <strong>non</strong> sia obbligato; tuttavia se nessuno paga <strong>il</strong><br />

biglietto, la fornitura <strong>del</strong> servizio sarà interrotta. In questo e in altri casi sim<strong>il</strong>i,<br />

37


l’intervento <strong>del</strong>lo stato è giustificato dal fatto che un produttore, <strong>di</strong>verso dallo stato e<br />

che conosce <strong>il</strong> problema <strong>del</strong> free ri<strong>di</strong>ng, è spinto a produrre <strong>il</strong> bene pubblico ad un<br />

livello sub ottimale.<br />

La questione <strong>del</strong>la contribuzione volontaria ai beni pubblici nasce dalla<br />

constatazione empirica che, in contrasto con quanto previsto dalla teoria, un numero<br />

elevato <strong>di</strong> beni pubblici è finanziato per mezzo <strong>di</strong> contribuzioni private volontarie: la<br />

ricerca scientifica, la tutela e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’ambiente sono solo alcuni esempi.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o molto famoso e <strong>di</strong>scusso è <strong>il</strong> saggio sulla donazione <strong>del</strong> sangue <strong>di</strong> Titmuss<br />

(1970) intitolato The gift relationship. Il sociologo inglese parte dall’osservazione<br />

<strong>del</strong>la migliore qualità e maggiore <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> sangue <strong>del</strong> sistema <strong>di</strong> raccolta su<br />

base volontaria in Ingh<strong>il</strong>terra e in Europa, rispetto al sistema statunitense basato sulla<br />

raccolta attraverso banche <strong>del</strong> sangue private. La donazione privata e volontaria <strong>di</strong><br />

sangue in Europa <strong>non</strong> può essere spiegata da un ragionamento <strong>di</strong> tipo strumentale 26 ,<br />

mentre è comprensib<strong>il</strong>e se analizzata alla luce <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>: un agente<br />

dona <strong>il</strong> proprio sangue sperando che, se in futuro dovesse averne bisogno, altri agenti<br />

lo doneranno anche per lui. L’economista inglese Sugden (1984), analizzando l’offerta<br />

volontaria <strong>di</strong> beni pubblici in relazione alla <strong>reciprocità</strong>, scarta l’ipotesi che un agente<br />

contribuisca alla produzione <strong>di</strong> un bene pubblico semplicemente perché è un soggetto<br />

altruista, <strong>il</strong> cui comportamento è guidato da una norma morale che fa <strong>di</strong>pendere la sua<br />

ut<strong>il</strong>ità dal benessere degli altri, e introduce <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, spiegato «sulla<br />

base <strong>del</strong>l’ipotesi che ogni agente ha un’idea <strong>di</strong> quale ammontare <strong>di</strong> contribuzione<br />

vorrebbe vedere dagli altri» (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010, p. 291) e quin<strong>di</strong><br />

contribuisce <strong>di</strong> conseguenza. Sebbene Sugden spieghi i comportamenti ispirati dalla<br />

<strong>reciprocità</strong> con riferimento ad una norma morale e <strong>non</strong> con un tipo <strong>di</strong> razionalità<br />

<strong>di</strong>versa da quella puramente strumentale, <strong>il</strong> suo mo<strong>del</strong>lo è <strong>di</strong>verso dall’altruismo puro<br />

in quanto la <strong>reciprocità</strong> presenta la caratteristica <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zionalità rispetto alle<br />

risposte degli altri giocatori.<br />

Rabin (1993) propone un mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> comportamento degli agenti più<br />

26 La razionalità strumentale può, invece, spiegare <strong>il</strong> comportamento dei donatori negli Stati Uniti che si<br />

confrontano con un sistema basato su banche <strong>del</strong> sangue commerciali private.<br />

38


complesso, ispirato alla teoria dei giochi psicologici 27 , nel quale accosta la <strong>reciprocità</strong><br />

al concetto <strong>di</strong> equità (reciprocating fairness) e in<strong>di</strong>vidua tre fatti st<strong>il</strong>izzati:<br />

1. le persone sono <strong>di</strong>sposte a rinunciare ad una parte <strong>del</strong> proprio material wellbeing<br />

per premiare coloro i quali sono stati gent<strong>il</strong>i con loro (<strong>reciprocità</strong><br />

positiva),<br />

2. le persone sono <strong>di</strong>sposte a rinunciare ad una parte <strong>del</strong> proprio material wellbeing<br />

per punire coloro i quali <strong>non</strong> sono stati gent<strong>il</strong>i con loro (<strong>reciprocità</strong><br />

negativa),<br />

3. minore è <strong>il</strong> costo materiale, maggiore sarà l’effetto sul comportamento <strong>del</strong><br />

soggetto che decide <strong>di</strong> punire o premiare.<br />

Anche Rabin parte dal rifiuto <strong>del</strong>l’ipotesi <strong>del</strong>l’altruismo, giu<strong>di</strong>cata troppo<br />

semplicistica, e applica <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> reciprocating fairness ai beni pubblici: <strong>il</strong> singolo<br />

contribuisce volontariamente alla loro fornitura nella misura in cui pensa che anche gli<br />

altri stiano contribuendo. L’ipotesi <strong>del</strong>l’altruismo incon<strong>di</strong>zionato (puro) è<br />

completamente rifiutata da Rabin, secondo <strong>il</strong> quale i comportamenti reciprocanti<br />

<strong>di</strong>pendono dal comportamento degli agenti, da quello che un agente crede che gli altri<br />

faranno, da quello che gli altri pensano che l’agente faccia, e così via. Quin<strong>di</strong>, è<br />

necessario che un determinato comportamento sia percepito dal soggetto come un<br />

comportamento “gent<strong>il</strong>e” (fair) perché possa innescare una risposta reciprocante. Se<br />

l’azione è percepita come mirante al proprio interesse personale <strong>non</strong> provoca nell’altro<br />

una risposta gent<strong>il</strong>e. Inoltre, l’atto “gent<strong>il</strong>e” deve consentire ad entrambi i giocatori <strong>di</strong><br />

ottenere un guadagno.<br />

Gli sv<strong>il</strong>uppi più recenti <strong>del</strong>l’analisi dei comportamenti reciprocanti nascono<br />

dall’incontro <strong>di</strong> economia e neuroscienze e formano <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one <strong>del</strong>la cosiddetta<br />

neuroeconomics. Il nuovo approccio indaga, con gli strumenti <strong>del</strong>le neuroscienze, <strong>il</strong><br />

27 La teoria dei giochi psicologici prende in considerazione anche le preferenze <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

successivi degli agenti (Pelligra 2007).<br />

39


uolo <strong>del</strong>le intenzioni e <strong>del</strong>la capacità degli agenti economici <strong>di</strong> immedesimarsi negli<br />

altri e comprendere le loro intenzioni attraverso processi <strong>di</strong> mind-rea<strong>di</strong>ng.<br />

Comportamenti pro-sociali e cooperativi nascono grazie alla capacità <strong>di</strong> “leggere” la<br />

mente degli altri e comprendere le loro intenzioni. Questi risultati presentano <strong>del</strong>le<br />

affinità con <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> sympathy presente in Hume e successivamente ripreso e<br />

ampliato da Adam Smith con <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> fellow-feeling 28 .<br />

L’analisi economica dei comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong> mette in luce <strong>il</strong><br />

carattere multi<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> questo principio, tanto che è più corretto parlare <strong>di</strong><br />

teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>, dal momento che manca un mo<strong>del</strong>lo che riesca a coglierne tutti<br />

gli aspetti. Tuttavia, i vari approcci sembrano assegnare al concetto <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> tre<br />

caratteristiche fondamentali: con<strong>di</strong>zionalità, equivalenza e libertà (Pelligra 2007, p.<br />

147). La <strong>reciprocità</strong> è con<strong>di</strong>zionale, perché l’agente economico può deviare dalla<br />

ricerca <strong>del</strong> proprio interesse personale aspettandosi un determinato comportamento da<br />

parte degli altri agenti. L’equivalenza corrisponde alla simmetria in<strong>di</strong>cata da Polanyi<br />

(1957), intesa nel senso <strong>di</strong> adeguatezza <strong>del</strong> comportamento reciprocante e <strong>non</strong><br />

necessariamente come perfetta uguaglianza espressa dal valore <strong>monetario</strong>. Infine, la<br />

libertà <strong>non</strong> implica solo la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> <strong>non</strong> reciprocare, ma anche la circostanza che i<br />

comportamenti cooperativi siano percepiti dal soggetto come consapevoli e liberi: solo<br />

in questo <strong>caso</strong> potranno attivarsi risposte reciprocanti.<br />

Anche i contratti, stipulati all’interno <strong>del</strong> mercato, presentano queste tre<br />

caratteristiche 29 , ma in un mercato “perfetto” i contratti necessitano <strong>di</strong> agenti<br />

economici perfettamente razionali e <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> informazione perfetta,<br />

altrimenti hanno bisogno <strong>di</strong> un attore dotato <strong>del</strong>la forza necessaria per l’enforcement<br />

dei contratti stessi e per l’attivazione <strong>di</strong> eventuali meccanismi sanzionatori. Al<br />

contrario, <strong>il</strong> dono “puro”, totalmente <strong>di</strong>sinteressato, è caratterizzato soltanto dalla<br />

libertà e dalla equivalenza, ma <strong>non</strong> presenta la caratteristica <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zionalità,<br />

sostituita da quella <strong>del</strong>la gratuità. Quin<strong>di</strong>, in un mercato “perfetto” e nel dono “puro”<br />

28 Per approfon<strong>di</strong>re la conoscenza <strong>del</strong>la neuroeconomics si veda Andreoni e Pelligra (2009); per <strong>il</strong> rapporto tra<br />

Hume, Smith e <strong>il</strong> napoletano Genovesi si veda Bruni e Sugden (2000).<br />

29 All’interno <strong>del</strong> mercato l’equivalenza è perfetta ed è misurata dal valore <strong>monetario</strong> dei beni oggetto <strong>del</strong><br />

contratto.<br />

40


<strong>non</strong> c’è spazio per i comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong>. Tuttavia, nella realtà<br />

esistono molte forme <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, a volte riscontrab<strong>il</strong>i anche all’interno degli scambi<br />

<strong>di</strong> mercato e <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> doni (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010).<br />

Le teorie procedurali (we-rationality e teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>) si <strong>di</strong>scostano<br />

definitivamente dalla razionalità strumentale e dall’in<strong>di</strong>vidualismo metodologico <strong>del</strong>la<br />

teoria economica standard e <strong>del</strong>le teorie consequenzialiste (altruismo e avversione alle<br />

<strong>di</strong>suguaglianze), che possono spiegare lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> mercato per mezzo <strong>di</strong> contratti e<br />

l’agire <strong>di</strong> un altruista puro <strong>il</strong> quale, pur incorporando nella sua funzione <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità <strong>il</strong><br />

benessere degli altri, è sostanzialmente un agente auto interessato. La caratteristica<br />

<strong>di</strong>stintiva <strong>del</strong>le teorie procedurali consiste nell’introduzione <strong>di</strong> un certo grado <strong>di</strong><br />

relazionalità. La <strong>reciprocità</strong> è fondata sulle relazioni tra gli agenti economici, sulle loro<br />

intenzioni e sulla scelta <strong>di</strong> azioni che «appaiono inserite in un ambiente strategico, cioè<br />

determinano certe conseguenze solo in combinazione con le azioni <strong>di</strong> altri soggetti»<br />

(Pelligra 2007, p. 140). Questa prospettiva è propria anche <strong>del</strong>la economia civ<strong>il</strong>e.<br />

Zamagni scrive «mentre nello <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> mercato la determinazione <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> precede, logicamente, <strong>il</strong> trasferimento <strong>del</strong>l’oggetto <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> […] nella<br />

relazione <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> <strong>il</strong> trasferimento precede, sia logicamente sia temporalmente,<br />

l’oggetto contraccambiato. Chi inizia la relazione <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> ha come punto fermo<br />

solamente un’aspettativa <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>» (Zamagni 2008, p. 40).<br />

Nonostante i numerosi progressi sia teorici che empirici compiuti dalla ricerca<br />

economica sui comportamenti cooperativi, è in parte vero, ancora oggi, quanto ha<br />

scritto Sugden più <strong>di</strong> venti anni fa, quando i nuovi approcci muovevano soltanto i<br />

primi passi: «the economic analysis of <strong>non</strong>-selfish behaviour is st<strong>il</strong>l in its infancy:<br />

there is no unified theory that can explain all, or even most, of the observed<br />

regularities in such behaviour» (1984, p. 784). Il problema <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> un’unica<br />

teoria può essere spiegato dal carattere multi<strong>di</strong>mensionale <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> che rende<br />

più complesse sia la sua definizione che la sua applicazione generale a tutti i<br />

comportamenti reciprocanti e pro-sociali. Un’analisi multi<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> banca <strong>del</strong><br />

tempo, che unisca i recenti contributi economici con la sociologia e l’antropologia, può<br />

contribuire ad arricchire questo <strong>di</strong>battito, tenendo presente che «è necessario avere uno<br />

41


sguardo pluralista e <strong>non</strong> ideologico sulla <strong>reciprocità</strong> umana, e saperla declinare su più<br />

registri, dal contratto al dono, leggendo le varie forme <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> come<br />

tendenzialmente complementari tra loro, e <strong>non</strong> in conflitto» (Becchetti, Bruni e<br />

Zamagni 2010, p. 293).<br />

2.3 R<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong>la fiducia<br />

La fiducia è stata analizzata a fondo da f<strong>il</strong>osofi, sociologi, antropologi e dagli<br />

economisti. Soprattutto negli anni recenti, molti economisti riconoscono una notevole<br />

importanza alla fiducia e al ruolo che può ricoprire anche in una economia <strong>di</strong> mercato<br />

basata sui contratti e <strong>non</strong> soltanto in quelle sfere, come la famiglia o la reti affettive,<br />

che sono ovviamente caratterizzate da forti legami fiduciari. Tra i sociologi, l’unico dei<br />

classici a considerare la fiducia come una specifica categoria <strong>di</strong> analisi <strong>del</strong>la società è<br />

Simmel (Galeotti 2005), che nel suo La F<strong>il</strong>osofia <strong>del</strong> denaro (1900, pp. 177-178)<br />

afferma:<br />

Without the general trust that people have in each other, society itself would<br />

<strong>di</strong>sintegrate, for very few relationship are based entirely upon what is know with<br />

certainty about another person, and very few relationship would endure if trust<br />

were not as strong as, or stronger than, rational proof or personal observation. In<br />

the same way, money transactions would collapse without trust.<br />

Nel pensiero <strong>di</strong> Simmel la fiducia generale <strong>di</strong>ffusa tra le persone (general trust)<br />

rappresenta <strong>il</strong> collante che tiene unita la società impedendo che questa possa<br />

<strong>di</strong>sintegrarsi, ricalcando la famosa affermazione <strong>di</strong> Locke secondo <strong>il</strong> quale «trust is the<br />

bond of society» (Locke, Essays on the Law of Nature, citato in Garofolo e Sabatini<br />

2008). Per Simmel, la fiducia è importante perché ben poche relazioni possono basarsi<br />

esclusivamente su informazioni perfette riguardo all'altro e su <strong>di</strong> un calcolo<br />

perfettamente razionale; quin<strong>di</strong>, senza la fiducia, le relazioni sono destinate ad<br />

esaurirsi. Questo è vero anche per le relazioni commerciali basate sulla moneta e sui<br />

42


contratti, le quali <strong>non</strong> potrebbero esistere senza un certo grado <strong>di</strong> fiducia generale.<br />

Simmel sembra anticipare <strong>di</strong> circa settanta anni le idee espresse da Arrow (1972, p.<br />

357):<br />

Virtually every commercial transaction has within itself an element of trust,<br />

certainly any transaction conducted over a period of time. It can be plausibly<br />

argued that much of the economic backwardness in the world can be explained by<br />

the lack of mutual confidence.<br />

Un elemento fondamentale, evidenziato sia da Simmel che da Arrow, è <strong>il</strong><br />

tempo. Il primo fa riferimento alla fiducia come all'elemento che permette alle<br />

relazioni <strong>di</strong> durare nel tempo; per <strong>il</strong> secondo, la fiducia è un elemento presente in ogni<br />

transazione e in particolare in quelle ripetute nel tempo (cioè condotte un numero<br />

imprecisato <strong>di</strong> volte). Inoltre, Arrow afferma che l'assenza <strong>di</strong> fiducia reciproca può<br />

spiegare gran parte <strong>del</strong>l'arretratezza economica, riferendosi al famoso stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Banfield (1958), che spiega <strong>il</strong> ritardo economico <strong>del</strong>l’Italia meri<strong>di</strong>onale con<br />

l’incapacità degli abitanti <strong>del</strong>la regione <strong>di</strong> agire collettivamente per raggiungere<br />

obiettivi comuni. Problemi come le asimmetrie informative, l’incompletezza dei<br />

contratti e l’assenza <strong>di</strong> efficienti meccanismi enforcement dei contratti stessi, rendono<br />

la fiducia <strong>di</strong> fondamentale importanza per tutte le transazioni ripetute un numero<br />

imprecisato <strong>di</strong> volte, quin<strong>di</strong>, anche per quelle che hanno luogo in una economia <strong>di</strong><br />

mercato. Le due definizioni, anche se <strong>di</strong>stanti cronologicamente, presentano due punti<br />

<strong>di</strong> contatto:<br />

la fiducia è <strong>il</strong> collante <strong>del</strong>la società ed è funzionale al mantenimento <strong>del</strong>le<br />

relazioni commerciali e monetarie all’intero <strong>del</strong> mercato;<br />

l’oggetto <strong>del</strong>l’analisi è la fiducia interpersonale cioè i legami fiduciari che<br />

nascono tra due o più in<strong>di</strong>vidui.<br />

Simmel pone la fiducia che ognuno nutre nei confronti <strong>del</strong>l’altro alla base <strong>di</strong><br />

43


ogni relazione; sim<strong>il</strong>mente, Arrow definisce la fiducia come mutual confidence,<br />

traducib<strong>il</strong>e con “fiducia reciproca”, e la considera un elemento fondamentale <strong>di</strong> ogni<br />

relazione, commerciale o <strong>di</strong> qualsiasi altra natura, tanto che la sua assenza può<br />

spiegare gran parte <strong>del</strong>l’arretratezza economica <strong>del</strong> mondo.<br />

2.3.1 Alcune definizioni preliminari<br />

La letteratura economica e sociologica <strong>non</strong> considera la fiducia come un<br />

concetto unico, ma tende a separare i <strong>di</strong>versi aspetti <strong>del</strong>la fiducia e a <strong>di</strong>viderla in<br />

<strong>di</strong>verse tipologie. Pelligra (2007) ne in<strong>di</strong>vidua tre:<br />

1. fiducia impersonale rivolta verso le istituzioni;<br />

2. fiducia «<strong>di</strong>sposizionale» che riguarda invece attributi <strong>del</strong>la personalità dei<br />

singoli soggetti e l’attitu<strong>di</strong>ne a fidarsi o essere affidab<strong>il</strong>e;<br />

3. fiducia interpersonale che descrive i comportamenti <strong>del</strong>l’agente economico nei<br />

confronti degli altri agenti.<br />

Secondo Pelligra, la sociologia, le scienze giuri<strong>di</strong>che e la scienza politica si<br />

concentrano principalmente sugli aspetti strutturali e impersonali <strong>del</strong>la fiducia, la<br />

psicologia si concentra sugli aspetti in<strong>di</strong>viduali e la psicologia sociale su quelli<br />

interpersonali e <strong>di</strong> gruppo; invece, l’oggetto <strong>del</strong>la ricerca <strong>del</strong>l’autore e <strong>di</strong> gran parte<br />

<strong>del</strong>la letteratura economica è costituito dalla terza tipologia <strong>di</strong> fiducia, quella<br />

interpersonale.<br />

La sociologa Giuliana Galeotti, nella sua analisi relativa alle Banche <strong>del</strong> Tempo<br />

italiane, sud<strong>di</strong>vide gli stu<strong>di</strong> sulla fiducia in quattro approcci.<br />

1. Fiducia in se stessi: è l’approccio tipico <strong>del</strong>la psicologia e <strong>del</strong>la psicologia<br />

sociale che considerano la fiducia «in termini <strong>di</strong> orientamenti <strong>di</strong> base <strong>del</strong><br />

comportamento e tratti caratteristici <strong>del</strong>la personalità, i quali si sv<strong>il</strong>uppano a<br />

partire dall’esperienza ed evoluzione personale» (Galeotti 2005, p. 60).<br />

44


2. Fiducia interpersonale: gli esponenti più famosi sono i sociologi Simmel e<br />

Goffman, ma può rientrare in questo approccio anche la teoria economica <strong>del</strong>la<br />

scelta razionale che considera la fiducia come l’aspettativa <strong>di</strong> un<br />

comportamento cooperativo (<strong>non</strong> opportunistico) da parte degli altri agenti<br />

economici nel corso <strong>di</strong> interazioni ripetute.<br />

3. Fiducia sistemica o istituzionale: propria <strong>del</strong>le analisi sulla fiducia intesa come<br />

solidarietà <strong>di</strong> base che tiene unita una società.<br />

4. Fiducia come bene relazionale.<br />

Mentre i primi due approcci sono concentrati sull’in<strong>di</strong>viduo e <strong>il</strong> terzo sull’intero<br />

sistema sociale, l’ultimo si concentra sulle relazioni instaurate tra le persone. La<br />

fiducia appartiene alla categoria economica dei beni relazionali, che possono essere<br />

prodotti e consumati solo da coloro i quali, attraverso la relazione, contribuiscono<br />

<strong>di</strong>rettamente alla produzione e al consumo dei beni in questione. Inoltre, in base a<br />

questo approccio, i comportamenti fiduciari possono emergere solo se le relazioni sono<br />

ispirate dal principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e se sono caratterizzate dalla libertà, che implica<br />

sempre la possib<strong>il</strong>ità, o <strong>il</strong> rischio, <strong>di</strong> <strong>del</strong>udere le aspettative fiduciarie da parte <strong>di</strong> chi è<br />

oggetto <strong>del</strong>la fiducia altrui.<br />

Una ulteriore categorizzazione <strong>del</strong>la fiducia è quella ut<strong>il</strong>izzata<br />

dall’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sv<strong>il</strong>uppo (OECD) che, nella<br />

analisi <strong>del</strong>la relazione tra capitale umano, capitale sociale e “well-being of Nations”, si<br />

concentra sulla <strong>di</strong>mensione interpersonale <strong>del</strong>la fiducia <strong>di</strong>stinguendo:<br />

fiducia interpersonale verso persone conosciute come i fam<strong>il</strong>iare, i colleghi <strong>di</strong><br />

lavoro più stretti e <strong>il</strong> vicinato;<br />

fiducia interpersonale verso persone sconosciute;<br />

fiducia verso le istituzioni pubbliche e private.<br />

Infine, è possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>stinguere tra fiducia «particolare» e fiducia<br />

«generalizzata»: la prima si riferisce alle persone conosciute, o sulle quali è possib<strong>il</strong>e<br />

45


acquisire informazioni, mentre la seconda riguarda gli estranei e le istituzioni. A questa<br />

<strong>di</strong>stinzione, Uslaner (The Moral Foundations of Trust, citato in Garofolo e Sabatini<br />

2008 ) fa corrispondere quella tra fiducia «strategica» e fiducia «moralistica». La<br />

fiducia moralistica deriva da una norma morale, che spinge <strong>il</strong> singolo a considerare gli<br />

altri come se fossero tutti ugualmente degni <strong>di</strong> fiducia e quin<strong>di</strong> nasce dalle aspettative<br />

su come le persone dovrebbero comportarsi; invece, la fiducia strategica è <strong>il</strong> risultato<br />

<strong>del</strong>le aspettative che l’in<strong>di</strong>viduo, sulla base <strong>del</strong>le informazioni <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i e <strong>del</strong>la sua<br />

attitu<strong>di</strong>ne al rischio, si forma riguardo a come si comporteranno le altre persone.<br />

2.3.2 L’analisi economica <strong>del</strong>la fiducia<br />

La fiducia <strong>non</strong> rientra nel <strong>di</strong>scorso economico mainstream, perché l’homo<br />

oeconomicus perfettamente razionale, che agisce in un mercato <strong>di</strong> concorrenza perfetta<br />

con informazione perfetta e contratti completi, <strong>non</strong> ha bisogno <strong>del</strong>la fiducia per<br />

effettuare le proprie scelte strategiche. Gli aspetti fiduciari e relazionali degli in<strong>di</strong>vidui<br />

rientrano in altre sfere, ad esempio all’interno <strong>del</strong>la famiglia 30 , e sono lasciati<br />

all’analisi <strong>del</strong>le altre <strong>di</strong>scipline. La teoria standard può spiegare l’insorgere <strong>di</strong><br />

comportamenti cooperativi e fiduciari solo nei casi in cui gli stessi agenti interagiscono<br />

un numero indefinito <strong>di</strong> volte. In tali casi, grazie alla ripetizione <strong>del</strong>le interazioni,<br />

opera <strong>il</strong> cosiddetto folk theorem in base al quale la scelta strategica <strong>di</strong> cooperare è<br />

perfettamente razionale e può essere pensata come una serie <strong>di</strong> investimenti in<br />

reputazione.<br />

Una posizione sim<strong>il</strong>e è quella espressa già nel XVIII secolo da Adam Smith.<br />

Infatti, <strong>il</strong> fondatore <strong>del</strong>la moderna scienza economica si è interessato al tema <strong>del</strong>la<br />

fiducia ed in particolare alla sua importanza in relazione allo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> commercio.<br />

Il mercato, attraverso la ripetizione nel tempo <strong>del</strong>le transazioni commerciali, crea la<br />

fiducia. In un contesto <strong>di</strong> mercato, la fiducia è assolutamente razionale per Smith<br />

perché gli agenti economici sanno che probab<strong>il</strong>mente dovranno interagire <strong>di</strong> nuovo, in<br />

30 Si veda Becker (1981) per un’analisi dei comportamenti egoistici nel mercato e altruistici all’interno <strong>del</strong>la<br />

famiglia.<br />

46


futuro, con gli stessi agenti economici. Viceversa, sono <strong>di</strong>sposti ad imbrogliare e<br />

adottare comportamenti opportunistici quando ritengono che <strong>non</strong> avranno altre<br />

relazioni commerciali con lo stesso agente: «Where people seldom deal with one<br />

another, we find that they are somewhat <strong>di</strong>sposed to cheat, because they can gain more<br />

by a smart trick than they can lose by the injury which it does their character» (Smith,<br />

Lectures on Jurisprudence, citato in Bruni e Sugden 2000, p. 33). L’idea alla base <strong>del</strong><br />

pensiero smithiano è quella <strong>di</strong> un agente economico che cerca razionalmente <strong>il</strong> proprio<br />

vantaggio a scapito degli altri, quando pensa che <strong>non</strong> dovrà interagire con gli altri <strong>di</strong><br />

nuovo in futuro.<br />

La fiducia può spiegare <strong>il</strong> <strong>di</strong>verso successo negli affari degli Scozzesi, degli<br />

Inglesi e degli Olandesi: <strong>il</strong> maggior grado <strong>di</strong> fiducia generalizzata degli Olandesi è la<br />

causa principale <strong>del</strong> loro maggiore successo nelle relazioni commerciali, negli anni in<br />

cui scrive Smith. Il tal senso, Smith si avvicina alle teorie recenti sulla relazione tra<br />

fiducia, capitale sociale e crescita economica. Il commercio, e le relazioni che si<br />

creano attraverso <strong>di</strong> esso, servono a trasmettere informazioni sulla reputazione e<br />

l’affidab<strong>il</strong>ità (trustworthiness) degli agenti economici: più densa è la rete <strong>del</strong>le<br />

relazioni commerciali, maggiore è <strong>il</strong> valore assegnato alla reputazione e quin<strong>di</strong><br />

maggiore sarà la fiducia <strong>di</strong>ffusa. Nel pensiero <strong>di</strong> Smith, i comportamenti fiduciari sono<br />

in ultima analisi motivati dall’auto interesse in<strong>di</strong>viduale, anche se questo può essere<br />

considerato <strong>di</strong> tipo <strong>il</strong>luminato, nel senso che spinge l’agente verso comportamenti<br />

cooperativi.<br />

Al contrario, la teoria <strong>del</strong>la fiducia proposta da Genovesi è più vicina al mo<strong>del</strong>lo<br />

dalla razionalità <strong>di</strong> gruppo descritto nel paragrafo precedente. Nel XVIII secolo, lo<br />

scozzese e <strong>il</strong> napoletano si interrogano sulla relazione tra commercio, ricchezza dei<br />

rispettivi Paesi e fiducia <strong>di</strong>ffusa tra i citta<strong>di</strong>ni: se per Smith è <strong>il</strong> mercato che attraverso<br />

le relazioni e l’affidab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> singolo crea la fiducia; per Genovesi, fondatore<br />

<strong>del</strong>l’Economia civ<strong>il</strong>e, è l’esistenza <strong>di</strong> legami ispirati dalla fiducia a creare <strong>il</strong> mercato.<br />

Genovesi definisce la fiducia <strong>di</strong>ffusa e generalizzata «fede publica» (Bruni e Zamagni<br />

2003, p. 12) ed è una precon<strong>di</strong>zione per lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong> commercio e <strong>del</strong>la ricchezza <strong>di</strong><br />

una nazione. Infatti, Genovesi, che scrive nel 1700, identifica la causa <strong>del</strong>l’arretratezza<br />

47


<strong>del</strong> Regno <strong>di</strong> Napoli nella scarsa <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia tra la popolazione. Anche <strong>il</strong><br />

pensiero <strong>di</strong> Genovesi presenta somiglianze con l’idea che <strong>il</strong> capitale sociale, attraverso<br />

la fiducia, eserciti un impatto positivo sulla crescita; tuttavia procede in <strong>di</strong>rezione<br />

opposta rispetto al pensiero <strong>di</strong> Smith: per lo scozzese <strong>il</strong> commercio genera la fiducia,<br />

per <strong>il</strong> napoletano è la fiducia che genera <strong>il</strong> commercio. La caratteristica <strong>di</strong>stintiva <strong>del</strong><br />

pensiero <strong>di</strong> Genovesi, rispetto a Smith, è l’introduzione nell’analisi <strong>del</strong>la fiducia <strong>del</strong><br />

concetto <strong>di</strong> relazionalità (Bruni e Zamagni 2003). L’agente economico descritto da<br />

Smith sceglie razionalmente <strong>di</strong> fidarsi e <strong>di</strong> essere affidab<strong>il</strong>e, perché questo<br />

comportamento produce vantaggi quando le relazioni commerciali sono ripetute nel<br />

tempo; al contrario, per Genovesi la molla che spinge <strong>il</strong> singolo a fidarsi degli altri e<br />

interagire con loro <strong>non</strong> é l’auto interesse (neppure nella sue versione <strong>il</strong>luminata) né<br />

l’altruismo puro, ma <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> socialità e <strong>di</strong> relazioni proprio <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo nei<br />

confronti <strong>del</strong>la sua comunità.<br />

Negli ultimi trenta anni, la teoria economica è stata caratterizzata da un<br />

crescente interesse nei confronti dei comportamenti cooperativi e fiduciari. La<br />

letteratura economica sulla fiducia può essere sud<strong>di</strong>visa in due f<strong>il</strong>oni <strong>di</strong> ricerca<br />

principali (Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011): uno “sperimentale” basato sui<br />

dati degli esperimenti condotti in laboratorio; l’altro, che può essere definito<br />

“empirico”, analizza la relazione tra fiducia e crescita economica basandosi sui dati<br />

raccolti attraverso indagini statistiche nazionali e internazionali.<br />

L’approccio sperimentale ricorre ampiamente agli strumenti messi a<br />

<strong>di</strong>sposizione dalla teoria dei giochi. Il trust game è un esempio <strong>di</strong> gioco che, nelle sue<br />

varianti, è molto ricorrente in tale letteratura 31 .<br />

31 Andreoni e Pelligra (2009); Becchetti, Bruni e Zamagni (2010); Downward, Pawlowski e Rasciutte (2011);<br />

Garofolo e Sabatini (2008); Guerra e Zizzo (2004); Gui e Sugden (2005); McCabe, Rigdon e Smith (2003);<br />

Pelligra (2006, 2007, 2010); Stanca, Bruni e Corazzini (2009).<br />

48


Figura 2.2 Esempio <strong>di</strong> trust game generalizzato<br />

I pay-off <strong>di</strong> un tipico trust game presentano la seguente struttura:<br />

b < a < c<br />

f < e<br />

La letteratura economica che ut<strong>il</strong>izza questo ed altri giochi sim<strong>il</strong>i (investment<br />

game, ultimatum game, <strong>di</strong>ctator game) considera la fiducia come un trasferimento<br />

volontario tra due giocatori, con una aspettativa <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> che, tuttavia, può essere<br />

<strong>del</strong>usa dalla scelta <strong>di</strong> un comportamento <strong>non</strong> cooperativo da parte <strong>di</strong> uno dei giocatori.<br />

La porzione <strong>di</strong> risorse trasferita dal giocatore A al giocatore B in<strong>di</strong>ca quanto <strong>il</strong> primo<br />

giocatore si fida <strong>del</strong> secondo; mentre, la porzione che <strong>il</strong> giocatore B restituisce<br />

scegliendo <strong>di</strong> cooperare è una misura <strong>del</strong>la sua affidab<strong>il</strong>ità (trustworthiness). I dati,<br />

raccolti tramite i numerosi esperimenti <strong>di</strong> laboratorio, mettono in evidenza<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> comportamenti fiduciari e cooperativi anche nei giochi cosiddetti oneshot,<br />

i quali <strong>non</strong> possono essere spiegati con la teoria economica standard in quanto<br />

<strong>non</strong> prevedono la ripetizione <strong>del</strong>le interazioni e, quin<strong>di</strong>, escludono <strong>il</strong> folk theorem e<br />

49


l’influenza <strong>di</strong> fattori reputazionali, rappresentati dal costo psicologico sostenuto dal<br />

giocatore B nel <strong>caso</strong> in sui decida <strong>di</strong> <strong>non</strong> cooperare, danneggiando la sua affidab<strong>il</strong>ità.<br />

Questo f<strong>il</strong>one in<strong>di</strong>vidua una relazione positiva tra <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia e capitale<br />

sociale.<br />

Il secondo approccio è basato sui dati raccolti attraverso ricerche statistiche <strong>del</strong><br />

tipo World Values Survey 32 oppure General Social Survey 33 . Un esempio <strong>del</strong>le<br />

domande proposte da queste indagine è rappresentato in Figura 2.3.<br />

Figura 2.3 Fiducia in Italia e altri Paesi OECD 34<br />

Fonte: World Values Stu<strong>di</strong>es<br />

32 http://www.worldvaluessurvey.org/<br />

33 http://www.norc.uchicago.edu/GSS+Website/<br />

34 La domanda posta all’intervistato è la seguente: «Generalmente parlando, ritiene che ci si possa fidare degli<br />

altri. Oppure che <strong>non</strong> si e mai troppo prudenti nel trattare con gli estranei?». Il grafico mostra i dati <strong>del</strong> 1999<br />

relativi ai seguenti Paesi OECD: Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlan<strong>di</strong>a, Francia, Giappone, Gran<br />

Bretagna, Islanda, Italia, Norvegia (dati relativi al 1996), Olanda, Portogallo, Spagna, Stati Uniti d’America,<br />

Svezia.<br />

50


Gli obiettivi principali <strong>di</strong> questo approccio riguardano la definizione <strong>del</strong>le<br />

determinanti <strong>del</strong>la fiducia e l’analisi <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>la fiducia sulla crescita economica<br />

e su altre variab<strong>il</strong>i come: l’efficacia <strong>del</strong>le istituzioni pubbliche e <strong>il</strong> governo, la<br />

performance <strong>del</strong>le associazioni e la partecipazione civica, <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> scolarizzazione, la<br />

mortalità infant<strong>il</strong>e (Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011; Knack e Keefer 1997).<br />

La relazione tra <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> associazione e l’impatto sulla fiducia è stab<strong>il</strong>ita a priori: da<br />

un lato, le associazioni formali come i sindacati, le organizzazioni professionali e i<br />

partiti politici, tendono a ridurre la fiducia; dall’altro associazioni più informali<br />

definite Putnam-type, come le organizzazioni giovan<strong>il</strong>i o religiose e le associazioni<br />

artistiche e culturali, esercitano un impatto positivo sulla fiducia (Downward,<br />

Pawlowski e Rasciutte 2011). Inoltre, tale letteratura sostiene che <strong>il</strong> livello iniziale <strong>di</strong><br />

fiducia <strong>di</strong>ffusa in un Paese ha un effetto sulla relazione tra fiducia e crescita<br />

economica: minore è <strong>il</strong> livello <strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> partenza, maggiore sarà l’effetto positivo<br />

<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>la fiducia sullo sv<strong>il</strong>uppo economico (Idem). Gli autori che rientrano in<br />

tale f<strong>il</strong>one in<strong>di</strong>viduano alcune <strong>del</strong>le determinanti <strong>del</strong>la fiducia nei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà<br />

ben definiti, nei meccanismi <strong>di</strong> enforcement dei contratti, nella percezione <strong>del</strong>la<br />

corruzione, in alcune misure relative all’uguaglianza sociale come <strong>di</strong>suguaglianze <strong>del</strong><br />

red<strong>di</strong>to o <strong>del</strong> possesso <strong>del</strong>le terra e nel grado <strong>di</strong> omogeneità etnica. Il f<strong>il</strong>one “empirico”<br />

riconosce la fiducia come concetto multi<strong>di</strong>mensionale e le domande più frequenti nelle<br />

indagini campionarie come World Values Stu<strong>di</strong>es possono riguardare la <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>del</strong>l’affidab<strong>il</strong>ità (trustworthiness) e <strong>non</strong> solo la propensione <strong>del</strong> singolo a fidarsi<br />

(trust). In tale approccio, l’affidab<strong>il</strong>ità è una <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong>la fiducia che può<br />

sv<strong>il</strong>upparsi solo all’interno <strong>di</strong> una relazione tra due o più persone, per cui rappresenta<br />

una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>fferente da quei comportamenti fiduciari ispirati da un imperativo<br />

morale (fiducia moralistica).<br />

2.3.3 La scuola sperimentale<br />

L’analisi <strong>di</strong> giochi o situazioni reali <strong>del</strong> tipo D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero è stata<br />

ut<strong>il</strong>izzata, negli anni recenti, come esempio <strong>di</strong> «fallimento <strong>del</strong>la razionalità<br />

51


in<strong>di</strong>viduale», in quanto questa porta gli in<strong>di</strong>vidui a <strong>non</strong> cooperare, ottenendo in tal<br />

modo risultati sub-ottimali. La razionalità in<strong>di</strong>viduale può spiegare i comportamenti<br />

cooperativi all’interno <strong>di</strong> giochi ripetuti nel tempo un numero indefinito <strong>di</strong> volte:<br />

l’intervento <strong>del</strong> cosiddetto folk theorem e la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> mettere in atto <strong>del</strong>le<br />

punizioni nei confronti dei giocatori che <strong>non</strong> cooperano (<strong>reciprocità</strong> negativa),<br />

rappresentano degli incentivi che spingono <strong>il</strong> singolo a <strong>non</strong> deviare dal comportamento<br />

cooperativo. Con la ripetizione, gli sperimentatori cercano <strong>di</strong> cogliere aspetti legati da<br />

una lato alla reputazione e alla social approval, dall’altro alle punizioni/sanzioni, che<br />

sono messe in atto dai giocatori anche quando comportano costi materiali per chi le<br />

applica. Tuttavia, molti esperimenti (Becchetti Bruni e Zamagni 2010) hanno prodotto<br />

dati relativi all’insorgenza <strong>di</strong> comportamenti cooperativi anche in giochi uniperiodali<br />

che riproducono, in laboratorio, relazioni interpersonali che si svolgono in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong>: a<strong>non</strong>imato e asimmetrie informative. I recenti stu<strong>di</strong> economici su fiducia e<br />

<strong>reciprocità</strong> hanno come obiettivo la spiegazione dei comportamenti other-regar<strong>di</strong>ng<br />

proprio in situazioni <strong>di</strong> questo tipo, perché proprio all’interno <strong>di</strong> queste relazioni, che<br />

possono avere conseguenze economiche r<strong>il</strong>evanti, <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong>la fiducia e<br />

<strong>del</strong>l’affidab<strong>il</strong>ità degli agenti economici è fondamentale. Quando i giocatori cooperano,<br />

la fiducia genera superad<strong>di</strong>tività, cioè quando opera la fiducia, nei giochi così come in<br />

molte situazioni reali, <strong>il</strong> risultato finale è superiore alla somma <strong>del</strong>le dotazioni<br />

in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> partenza e al risultato che i giocatori otterrebbero scegliendo strategie<br />

auto interessate. La teoria economica standard pre<strong>di</strong>ce che, in questi giochi, i due<br />

giocatori sceglieranno la strategia dominante che li porta a <strong>non</strong> cooperare e che<br />

corrisponde ad un equ<strong>il</strong>ibrio <strong>di</strong> Nash: <strong>il</strong> giocatore A sceglie una strategia auto<br />

interessata e sa che <strong>il</strong> giocatore B è auto interessato e quin<strong>di</strong> sceglierà un strategia<br />

sim<strong>il</strong>e; <strong>il</strong> giocatore B segue un ragionamento speculare. In questo modo, la dotazione<br />

finale dei due giocatori è identica a quella iniziale e <strong>il</strong> livello <strong>di</strong> fiducia tra i due è <strong>il</strong> più<br />

basso possib<strong>il</strong>e. Il trust game e l’investment game permettono ai due giocatori, che si<br />

fidano l’uno <strong>del</strong>l’altro, <strong>di</strong> aumentare i propri pay-off adottando strategie cooperative.<br />

52


Figura 2.4 Esempio <strong>di</strong> trust game in forma estesa<br />

Se entrambi i giocatori giocano la strategia “Coopera”, ottengono 25 ciascuno,<br />

cioè 5 in più rispetto alla strategia “Non coopera” che rappresenta un equ<strong>il</strong>ibrio <strong>di</strong><br />

Nash ed è <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> un ragionamento dettato dall’ipotesi <strong>del</strong>la backward induction.<br />

Alcune <strong>del</strong>le principali teorie che spiegano <strong>il</strong> comportamento cooperativo <strong>del</strong><br />

trustor, <strong>il</strong> giocatore A, sono l’altruismo puro (la funzione <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> <strong>il</strong> giocatore A<br />

incorpora anche <strong>il</strong> benessere <strong>del</strong> <strong>il</strong> giocatore B), l’altruismo strategico (<strong>il</strong> <strong>il</strong> giocatore A<br />

decide <strong>di</strong> inviare al <strong>il</strong> giocatore B un ammontare positivo perché in tal modo può<br />

guadagnare <strong>di</strong> più in futuro), l’avversione all’ineguaglianza (<strong>il</strong> <strong>il</strong> giocatore A cerca <strong>di</strong><br />

minimizzare la <strong>di</strong>fferenza tra <strong>il</strong> proprio pay-off e quello <strong>del</strong> <strong>il</strong> giocatore B). La risposta<br />

fiduciaria e cooperativa <strong>del</strong> trustee, <strong>il</strong> giocatore B, può essere spiegata dall’altruismo<br />

puro, dall’avversione all’ineguaglianza e dalle teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> come la teoria<br />

detta reciprocating fairness proposta da Rabin (1993) 35 .<br />

35 All’interno <strong>di</strong> un gioco uniperiodale, la risposta cooperativa <strong>del</strong> trustee <strong>non</strong> può essere spiegata dalla teoria<br />

<strong>del</strong>l’altruismo strategico, in quanto la sua mossa chiude <strong>il</strong> gioco e <strong>il</strong> suo comportamento fiduciario <strong>non</strong> può<br />

53


I mo<strong>del</strong>li e le teorie che analizzano i comportamenti fiduciari possono essere<br />

<strong>di</strong>stinti in outcome-based e intention-based (McCabe, Rigdon e Smith 2003) 36 . Le<br />

spiegazioni fondate sull’altruismo (puro o strategico) e l’avversione alle<br />

<strong>di</strong>suguaglianze sono definite outcome-based, poiché i giocatori sono interessati alla<br />

<strong>di</strong>stribuzione finale dei pay-off e <strong>non</strong> alle motivazioni e alle intenzioni che sottostanno<br />

alle strategie scelte dagli altri giocatori. Quin<strong>di</strong>, la <strong>di</strong>stinzione riguarda la struttura<br />

motivazionale dei giocatori: <strong>il</strong> risultato <strong>del</strong>lo stesso gioco può essere interpretato<br />

<strong>di</strong>versamente alla luce <strong>del</strong>le teorie intention-based, come <strong>il</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la werationality<br />

(Gui e Sugden 2005) e <strong>il</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria (trust<br />

responsiveness) proposta da Pelligra (2006, 2007 e 2010).<br />

Qualora entrambi i giocatori percepiscano se stessi come parte <strong>di</strong> un gruppo,<br />

può emergere un tipo particolare <strong>di</strong> razionalità definito we-rationality, o team-thinking,<br />

fondata su preferenze <strong>di</strong> gruppo o sociali (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010). La<br />

<strong>di</strong>fferenza tra questo mo<strong>del</strong>li e i mo<strong>del</strong>li outcome-based consiste nella mo<strong>di</strong>ficazione<br />

<strong>del</strong>la struttura motivazionale dei giocatori: la scelta <strong>di</strong> cooperare <strong>non</strong> <strong>di</strong>pende dal<br />

benessere <strong>del</strong>l’altro giocatore o dall’avversione alla <strong>di</strong>suguaglianza nella <strong>di</strong>stribuzione<br />

finale dei pay-off. Al contrario, poiché sia A che B si considerano come parte <strong>di</strong> un<br />

team, è razionale per entrambi scegliere la strategia “Coopera”, in quanto i due<br />

giocatori sono interessati alla somma dei pay-off e <strong>non</strong> a quelli in<strong>di</strong>viduali. Quin<strong>di</strong>, in<br />

riferimento al trust game <strong>di</strong> Figura 2.4, le possib<strong>il</strong>i strategie e i relativi pay-off sono:<br />

se A sceglie “Non coopera” la somma dei pay-off è 40 (20+20);<br />

se A sceglie “Coopera” e B sceglie “Non coopera”, la somma è 45 (15+30);<br />

se entrambi scelgono “Coopera” la somma è 50 (25+25), maggiore rispetto alle<br />

altre due strategie.<br />

genera una risposta cooperativa da parte <strong>del</strong> trustor. Al contrario, nel <strong>caso</strong> in cui <strong>il</strong> gioco sia ripetuto un<br />

numero indefinito <strong>di</strong> volte, anche la teoria <strong>del</strong>l’altruismo strategico può spiegare <strong>il</strong> comportamento<br />

cooperativo <strong>del</strong> trustee.<br />

36 Tale <strong>di</strong>stinzione ricalca quella tra teorie consequenzialiste e procedurali ut<strong>il</strong>izzata per classificare le teorie<br />

esposte nel paragrafo 2.2.<br />

54


Una ulteriore spiegazione <strong>del</strong>la scelta <strong>del</strong>la strategia “Coopera” da parte <strong>di</strong> A e<br />

B, ut<strong>il</strong>e inoltre per comprendere la <strong>di</strong>stinzione tra mo<strong>del</strong>li outcome-based e intentionbased,<br />

deriva dal confronto <strong>del</strong> trust game proposto in precedenza con una sua<br />

variante, definita involuntary trust game (<strong>caso</strong> b <strong>di</strong> Figura 2.5). Il trust game mostrato<br />

in Figura 2.4, riproposto come <strong>caso</strong> a in Figura 2.5, prende <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> voluntary trust<br />

game. La <strong>di</strong>fferenza tra i due giochi consiste nella eliminazione <strong>del</strong>la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

scelta per <strong>il</strong> Giocatore A che, nel secondo <strong>caso</strong>, può soltanto cooperare.<br />

Figura 2.5 Voluntary (a) e involuntary trust game (b)<br />

I pay-off finali dei due giochi sono identici, per cui i mo<strong>del</strong>li outcome-based<br />

<strong>non</strong> r<strong>il</strong>evano sostanziali <strong>di</strong>fferenze tra i due. Al contrario, mo<strong>del</strong>li intention-based<br />

possono spiegare le <strong>di</strong>fferenze che emergono tra i due giochi quando sono testati in<br />

laboratorio. McCabe, Rigdon e Smith (2003) spiegano la maggiore frequenza <strong>di</strong><br />

comportamenti fiduciari nel voluntary trust game con l’ipotesi <strong>del</strong>la fiducia reciproca,<br />

che considera le motivazioni e le intenzioni dei due giocatori. Nel <strong>caso</strong> b, eliminando<br />

la outside option <strong>del</strong> giocatore A, si annulla la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> scelta per <strong>il</strong> primo<br />

giocatore, influenzando la risposta <strong>del</strong> giocatore B. Infatti, l’eliminazione <strong>del</strong>la<br />

strategia “Non coopera” azzera <strong>il</strong> costo opportunità <strong>di</strong> A associato a tale scelta, per cui<br />

<strong>il</strong> giocatore B <strong>non</strong> considera la strategia <strong>di</strong> A come un comportamento ispirato da<br />

55


fiducia e <strong>reciprocità</strong>, mo<strong>di</strong>ficando <strong>di</strong> conseguenza anche la propria risposta. Il<br />

confronto tra i due giochi fa emergere l’importanza dei segnali che esprimono fiducia,<br />

<strong>del</strong>la loro comunicazione da parte <strong>del</strong> trustor e <strong>del</strong>la loro interpretazione da parte <strong>del</strong><br />

trustee.<br />

Quin<strong>di</strong>, l’insorgenza <strong>di</strong> un comportamento fiduciario <strong>di</strong>pende da tre fattori:<br />

1. guadagni materiali per entrambi i giocatori e quin<strong>di</strong> pay-off finali maggiori<br />

(Pareto superiori) <strong>di</strong> quelli iniziali se i due decidono <strong>di</strong> cooperare [25, 25],<br />

2. accettazione <strong>del</strong> rischio da parte <strong>del</strong> trustor che sceglie “Coopera” rinunciando<br />

al risultato [20, 20] e rischiando che <strong>il</strong> trustee scelga [15, 30], maggiore è <strong>il</strong><br />

costo opportunità <strong>del</strong>la scelta operata dal trustor, più forte è <strong>il</strong> segnale inviato al<br />

trustee;<br />

3. rifiuto <strong>del</strong>la strategia dominante, cioè <strong>di</strong> un ammontare maggiore, da parte <strong>del</strong><br />

trustee [15, 30] per reciprocare la fiducia che <strong>il</strong> trustor ha avuto in lui [25,<br />

25] 37 .<br />

Affinché operi <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>la reciprocal trust e i due giocatori scelgano<br />

entrambi <strong>di</strong> cooperare, ottenendo così un risultato migliore rispetto alla situazione <strong>di</strong><br />

partenza, è necessario che entrambi siano capaci <strong>di</strong> comprendere i segnali inviati<br />

dall’altro e questo <strong>di</strong>pende alla capacità <strong>di</strong> ognuno dei due giocatori <strong>di</strong> “leggere” le<br />

intenzioni <strong>del</strong>l’altro (processo <strong>di</strong> mind rea<strong>di</strong>ng). Quando tali segnali sono eliminati dal<br />

gioco, <strong>di</strong>minuisce la frequenza dei comportamenti fiduciari.<br />

La teoria <strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria (trust responsiveness) proposta da Pelligra<br />

(2006, 2007, 2010) analizza la <strong>di</strong>mensione interpersonale <strong>del</strong>la fiducia concentrandosi,<br />

come la teoria esposta sopra, sull’importanza <strong>del</strong>la trasmissione e <strong>del</strong>la interpretazione<br />

dei “segnali” fiduciari da parte dei giocatori.<br />

L’analisi <strong>di</strong> Pelligra parte dalla considerazione <strong>del</strong>la fiducia come concetto<br />

relazionale, «relational behavioral principle» (Pelligra 2006, p. 2). In particolare, la<br />

37 Il giocatore B che gioca “Coopera” guadagna 25 invece <strong>di</strong> 30 e, in pratica, rinuncia a parte <strong>del</strong> proprio pay-off<br />

per ripagare la fiducia <strong>di</strong> A.<br />

56


fiducia, come la <strong>reciprocità</strong>, è un incentivo relazionale, nel senso che spinge <strong>il</strong> secondo<br />

giocatore ad adottare comportamenti fiduciari per rispondere alle aspettative che <strong>il</strong><br />

primo si crea circa <strong>il</strong> suo comportamento: la scelta <strong>di</strong> una strategia caratterizzata da un<br />

atto esplicito <strong>di</strong> fiducia da parte <strong>del</strong> Giocatore A, può indurre <strong>il</strong> Giocatore B a<br />

rispondere con un altro atto <strong>di</strong> fiducia. Tuttavia, è necessario che tale incentivo sia<br />

trasmesso per mezzo <strong>di</strong> adeguati “segnali” fiduciari, attraverso le strategie che ogni<br />

giocatore sceglie, inoltre è necessario che i giocatori siano in grado <strong>di</strong> decifrare i<br />

segnali e coor<strong>di</strong>nare le loro azioni.<br />

Ogni relazione fiduciaria deve presentare le seguenti caratteristiche 38 :<br />

1. guadagno con<strong>di</strong>zionale: quando <strong>il</strong> trustee ripaga la fiducia <strong>del</strong> trustor,<br />

quest’ultimo ottiene un risultato migliore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> partenza;<br />

2. per<strong>di</strong>ta con<strong>di</strong>zionale: viceversa, se <strong>il</strong> trustee tra<strong>di</strong>sce la fiducia, <strong>il</strong> trustor ottiene<br />

un risultato peggiore <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> partenza;<br />

3. tentazione: <strong>il</strong> trustee otterrebbe un guadagno materiale maggiore, qualora<br />

scegliesse <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>re la fiducia che <strong>il</strong> trustor ha riposto in lui.<br />

Tali caratteristiche possono essere formalizzate ut<strong>il</strong>izzando i pay-off <strong>del</strong> trust<br />

game generalizzato (Figura 2.2): la con<strong>di</strong>zione c > a rappresenta <strong>il</strong> guadagno<br />

con<strong>di</strong>zionale che deriva dalla cooperazione; la per<strong>di</strong>ta con<strong>di</strong>zionale corrisponde<br />

all’imposizione <strong>di</strong> b < a; infine, la tentazione <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>re la fiducia è rappresentata da e<br />

> f.<br />

L’obiettivo <strong>del</strong>l’autore è <strong>di</strong>mostrare che la scelta <strong>di</strong> cooperare e <strong>di</strong> <strong>non</strong> tra<strong>di</strong>re la<br />

fiducia <strong>del</strong>l’altro giocatore può essere razionale, anche se in contrasto con <strong>il</strong> proprio<br />

auto interesse. Dopo aver scartato le teorie <strong>del</strong>l’altruismo e <strong>del</strong>l’avversione alle<br />

<strong>di</strong>suguaglianze, che <strong>non</strong> comportano mo<strong>di</strong>fiche <strong>del</strong>la struttura motivazionale degli<br />

agenti, i quali « continuano a scegliere in<strong>di</strong>vidualmente e strumentalmente quelle<br />

azioni che determinano gli esiti preferiti per i singoli decisori» (Pelligra 2007, p. 142),<br />

38 Tali caratteristiche sono molto vicine ai fattori che McCabe, Rigdon e Smith (2003) in<strong>di</strong>cano nella loro analisi<br />

<strong>del</strong>la fiducia reciproca.<br />

57


l’autore analizza le teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> e <strong>del</strong> we-thinking, che spiegano le scelte<br />

in<strong>di</strong>viduali concentrandosi sulle interazioni tra gli agenti e sulle preferenze <strong>di</strong> secondo<br />

or<strong>di</strong>ne (quello che <strong>il</strong> Giocatore A pensa <strong>del</strong> Giocatore B, quello che <strong>il</strong> Giocatore A<br />

pensa che <strong>il</strong> Giocatore B pensi <strong>di</strong> lui, ecc.). Tali mo<strong>del</strong>li ipotizzano «l’esistenza <strong>di</strong> una<br />

tipologia <strong>di</strong> preferenze ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>fferente rispetto a quelle tra<strong>di</strong>zionali» (Ivi).<br />

Il passo avanti compiuto da Pelligra consiste nel proporre una teoria che si<br />

concentra sul comportamento <strong>del</strong> trustee, cioè <strong>del</strong> giocatore che, una volta investito<br />

<strong>del</strong>la fiducia degli altri, sceglie <strong>di</strong> ripagarla resistendo alla tentazione <strong>di</strong> mettere in atto<br />

strategie <strong>di</strong> tipo opportunistico, anche sopportando dei costi materiali. Quin<strong>di</strong>, Pelligra<br />

<strong>non</strong> si concentra sulla spiegazione <strong>del</strong>la fiducia, piuttosto mira ad analizzare <strong>il</strong><br />

concetto <strong>di</strong> affidab<strong>il</strong>ità (trustworthiness), in quanto «una volta appurato […] che la<br />

persona con cui interagisco deciderà <strong>di</strong> <strong>non</strong> tra<strong>di</strong>re la mia fiducia, deciderà <strong>di</strong> essere<br />

affidab<strong>il</strong>e, allora spiegare perché io decido <strong>di</strong> fidarmi <strong>di</strong>venta assolutamente banale»<br />

(Pelligra 2007, p. 190).<br />

Figura 2.6 Trust game (a) e trust game gratuito (b).<br />

L’esempio <strong>del</strong> trust game gratuito (Pelligra 2010) mostra come l’ipotesi <strong>di</strong><br />

rispondenza fiduciaria incorpora <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> relazionalità e si <strong>di</strong>fferenzia anche dalle<br />

58


teorie che considerano la <strong>reciprocità</strong> come <strong>il</strong> comportamenti che spinge le persone ad<br />

essere gent<strong>il</strong>i (fair) con chi è stato gent<strong>il</strong>e con loro e a punire chi <strong>non</strong> è stato gent<strong>il</strong>e<br />

(Rabin 1993). Il gioco <strong>il</strong>lustrato in Figura 2.6 <strong>di</strong>fferisce dal trust game <strong>di</strong> Figura 2.4<br />

solo per i pay-off relativi alla scelta “Non coopera” <strong>del</strong> Giocatore A. Mo<strong>di</strong>ficando i<br />

pay-off in questo modo, la scelta <strong>di</strong> cooperare da parte <strong>del</strong> Giocatore A <strong>non</strong> produce<br />

alcun beneficio materiale per B. Tale scelta <strong>non</strong> è “gent<strong>il</strong>e” dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong><br />

Giocatore B, <strong>il</strong> quale, se guidato da un concetto <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> <strong>del</strong> tipo ipotizzato da<br />

Rabin, sceglierà “Non coopera”. Al contrario, se <strong>il</strong> Giocatore B è guidato dall’ipotesi<br />

<strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria, sceglierà la strategia “Coopera” sia nel trust game<br />

classico che in quello gratuito, perché la sua risposta cooperativa è motivata dalla<br />

fiducia che A ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> avere nei suoi confronti e <strong>non</strong> dalla fairness <strong>del</strong>la<br />

strategia messa in atto dal Giocatore A.<br />

La teoria <strong>del</strong>la trust responsiveness si basa sulla r<strong>il</strong>evanza dei “segnali” che<br />

trasmettono fiducia 39 e sulla <strong>reciprocità</strong>, intesa come quella norma che «gli scienziati<br />

sociali chiamano la “norma <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>”, che prima <strong>del</strong>le leggi, dei contratti e<br />

degli eserciti, costituisce <strong>il</strong> cemento <strong>del</strong>la società e <strong>il</strong> vincolo <strong>del</strong>l’agire sociale»<br />

(Pelligra 2007, p. 146). Tale norma guida le relazioni tra le persone più <strong>di</strong> quanto<br />

preveda la teoria economica standard e i comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong><br />

rivestono la stessa r<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong>le scelte dettate dall’agire strumentale<br />

(<strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti) o gratuito (altruismo puro).<br />

Nel complesso, le teorie proposte in questo capitolo e i dati ottenuti attraverso<br />

gli esperimenti in laboratorio puntano ad ampliare le ipotesi alla base <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo<br />

antropologico <strong>del</strong>l’agente economico standard. La Teoria <strong>del</strong>la scelta razionale è in<br />

grado <strong>di</strong> spiegare i comportamenti cooperativi e other-regar<strong>di</strong>g quando le interazioni<br />

sono ripetute. L’approccio sperimentale all’analisi <strong>del</strong>la fiducia e <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong><br />

arricchisce le caratteristiche principali <strong>del</strong>l’agente economico, mettendo in risalto la<br />

r<strong>il</strong>evanza <strong>di</strong> concetti come la relazionalità, la <strong>reciprocità</strong>, la fiducia e l’affidab<strong>il</strong>ità.<br />

39 Si veda anche Guerra e Zizzo (2003) per una verifica in laboratorio <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>la trasmissione dei<br />

“segnali” in relazione all’ipotesi <strong>di</strong> rispondenza fiduciaria.<br />

59


Inoltre, gli esperimenti evidenziano i limiti e la “miopia” <strong>del</strong>la teoria economica<br />

standard, che considera l’agente economico come un in<strong>di</strong>viduo perfettamente<br />

razionale, egoista e interessato esclusivamente al proprio interesse materiale.<br />

2.3.4 Fiducia e capitale sociale<br />

La scienza economica ormai concorda sulla esistenza <strong>di</strong> una relazione positiva e<br />

statisticamente significativa tra i comportamenti pro-sociali 40 e <strong>il</strong> capitale sociale, da<br />

un lato, e tra la dotazione <strong>di</strong> capitale sociale e lo sv<strong>il</strong>uppo economico e sociale <strong>di</strong> una<br />

comunità dall’altro (Pelligra 2003, Garofolo e Sabatini 2008).<br />

Invece, la ricerca <strong>di</strong> una definizione <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> capitale sociale che sia<br />

chiara e accettata da tutti è più complessa. Una <strong>del</strong>le principali critiche rivolte al<br />

capitale sociale riguarda <strong>il</strong> carattere “opaco” <strong>di</strong> un concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e misurazione, <strong>il</strong><br />

quale <strong>non</strong> costituisce una forma <strong>di</strong> capitale in senso stretto, in quanto <strong>non</strong> si può<br />

attribuire la sua proprietà ad un soggetto specifico, mentre è possib<strong>il</strong>e per le altre<br />

tipologie <strong>di</strong> capitale.<br />

Una definizione molto generale considera <strong>il</strong> capitale sociale come l’insieme <strong>di</strong><br />

«norme, comportamenti e istituzioni in grado <strong>di</strong> favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia e<br />

<strong>del</strong>la cooperazione tra gli agenti economici» (Garofolo e Sabatini 2008, p. 134). Un<br />

certo consenso esiste anche riguardo l’idea che <strong>il</strong> capitale sociale sia costituito dalle<br />

seguenti caratteristiche <strong>di</strong> una data struttura sociale:<br />

dalle reti <strong>di</strong> relazioni create o ere<strong>di</strong>tate, per esempio dalla famiglia;<br />

dalle norme formali e informali;<br />

dalla fiducia interpersonale generalizzata.<br />

Una elevata dotazione <strong>di</strong> questi fattori favorisce l’azione collettiva, la<br />

cooperazione e <strong>il</strong> perseguimento <strong>di</strong> obiettivi con<strong>di</strong>visi collettivamente. Le relazioni<br />

40 Fiducia, <strong>reciprocità</strong>, we-rationality, altruismo e avversione alla <strong>di</strong>suguaglianza sono alcuni esempi <strong>di</strong><br />

comportamenti cooperativi formalizzati in mo<strong>del</strong>li economici (Pelligra 2003 e 2007).<br />

60


interpersonali, basate sulla fiducia generalizzata, possono essere create sia<br />

intenzionalmente che come sottoprodotto <strong>di</strong> relazioni economiche e sono regolate da<br />

norme formali e informali. Una <strong>del</strong>le <strong>di</strong>mensioni più importanti <strong>del</strong> capitale sociale è<br />

la fiducia interpersonale generalizzata, cioè la fiducia verso le persone che <strong>non</strong> si<br />

conoscono, che spinge gli in<strong>di</strong>vidui ad adottare comportamenti cooperativi, riducendo<br />

le incertezze e aumentando la forza dei meccanismi sanzionatori: «[trust and] civic<br />

norms effectively constrain opportunism, the costs of monitoring and enforcing<br />

contracts are likely to be lower, raising the payoffs to many investments and other<br />

economic transactions» (Knack e Keefer, 1997, p. 1254).<br />

Figura 2.7 Fiducia verso i conoscenti e gli estranei in Italia 41<br />

Fonte: World Values Stu<strong>di</strong>es 2005 - 2008<br />

41 La domanda posta all’intervistato è la seguente:«I 'd like to ask you how much you trust people from various<br />

groups. Could you tell me for each whether you trust people from this group completely, somewhat, not very<br />

much or not at all? People you know personally. People You meet for the first time». Il grafico mostra le<br />

percentuali, relative all’Italia [2005], <strong>del</strong>le quattro possib<strong>il</strong>i risposte alle domande riguardo la fiducia nei<br />

conoscenti (people you know personally) e nelle persone conosciute per la prima volta.<br />

61


Uno degli obiettivi <strong>del</strong>l’approccio “empirico” all’analisi <strong>del</strong>la fiducia è<br />

rappresentato dalla ricerca <strong>del</strong>le determinanti <strong>del</strong>la fiducia e dei comportamenti<br />

fiduciari, ad esempio: esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà ben definiti, meccanismi <strong>di</strong><br />

enforcement dei contratti, percezione <strong>del</strong>la corruzione e l’uguaglianza sociale misurata<br />

dalla <strong>di</strong>suguaglianze <strong>del</strong> red<strong>di</strong>to o <strong>del</strong> possesso <strong>del</strong>le terra e <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> omogeneità<br />

etnica. (Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011; Knack e Keefer 1997).<br />

Nonostante le critiche e le <strong>di</strong>fficoltà nel trattare <strong>il</strong> tema <strong>del</strong> capitale sociale,<br />

questo appare in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>mente legato al concetto <strong>di</strong> fiducia. Infatti, «la letteratura<br />

riconosce unanimemente che la capacità <strong>del</strong>le reti <strong>di</strong> produrre effetti positivi per<br />

l’economia e la società passa proprio attraverso la produzione e la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la<br />

fiducia» (Garofolo e Sabatini 2008, p. 223). Nel processo <strong>di</strong> accumulazione <strong>del</strong><br />

capitale sociale, la fiducia riveste un ruolo fondamentale anche in una economia <strong>di</strong><br />

mercato basata sui contratti. Infatti, qualora l’enforcement dei contratti sia impossib<strong>il</strong>e<br />

o imperfetto, perché <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e considerare tutte le possib<strong>il</strong>e circostanze e le<br />

eventualità, la fiducia <strong>di</strong>ffusa tra gli agenti economici è alla base degli scambi e, in sua<br />

assenza, gli scambi <strong>non</strong> avverrebbero. Tuttavia, data l’opacità dei temi trattati, alcuni<br />

autori 42 considerano la fiducia un epifenomeno, nel senso che la presenza <strong>di</strong> legami<br />

fiduciari è con<strong>di</strong>zione necessaria, ma <strong>non</strong> sufficiente, per l’accumulazione <strong>del</strong> capitale<br />

sociale. Garofolo e Sabatini (2008) considerano la mafia, le baby-gang e le cliques<br />

impren<strong>di</strong>toriali, come esempi <strong>di</strong> associazioni caratterizzate da un elevato livello <strong>di</strong><br />

fiducia (interno) e che, tuttavia, possono danneggiare le altre reti fiduciarie <strong>del</strong>la<br />

comunità nella quale operano.<br />

Putnam (1995) <strong>di</strong>stingue due <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong> capitale sociale: una costituita<br />

dalla fiducia <strong>di</strong>ffusa e dal rispetto <strong>del</strong>le norme, l’altra dalle associazioni e<br />

dall’associazionismo. Inoltre, in<strong>di</strong>vidua, nell’aumento dei giocatori <strong>di</strong> bowling,<br />

accompagnato dalla contestuale <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>le associazioni <strong>di</strong> giocatori negli Stati<br />

Uniti, una misura <strong>del</strong>la erosione <strong>del</strong> capitale sociale e, in particolare,<br />

<strong>del</strong>l’associazionismo. Infatti, come le altre tipologie <strong>di</strong> capitale, <strong>il</strong> capitale sociale è<br />

soggetto a varie forme <strong>di</strong> erosione e <strong>di</strong> spiazzamento, per questo necessita <strong>di</strong> continui<br />

42 Ad esempio Fukuyama, citato in Garofolo e Sabatini (2008, p. 203).<br />

62


investimenti in relazioni (Becchetti 2007, OECD 2001, Pelligra 2003). A questa<br />

definizione <strong>di</strong> carattere “collettivista” che enfatizza la <strong>di</strong>mensione cooperativa e<br />

l’associazionismo, si contrappone un approccio incentrato sugli in<strong>di</strong>vidui, sui loro<br />

comportamenti e sulle loro relazioni (Coleman 1988). Il punto <strong>di</strong> vista proposto da<br />

Pelligra (2003) tenta <strong>di</strong> superare questa <strong>di</strong>fficoltà, adottando un approccio microfondato<br />

che in<strong>di</strong>vidua le determinanti <strong>del</strong> capitale sociale a livello micro, ma afferma<br />

che, al tempo stesso, <strong>il</strong> capitale sociale produce effetti collettivi a livello macro. Le<br />

principali determinanti <strong>di</strong> livello micro sono rappresentate dai comportamenti prosociali<br />

come fiducia, <strong>reciprocità</strong>, razionalità <strong>di</strong> gruppo e avversione alle<br />

<strong>di</strong>suguaglianze. Questi comportamenti sono alla base <strong>del</strong>l’accumulazione <strong>del</strong> capitale<br />

sociale e sono a loro volta rafforzati dalla sua accumulazione, in una sorta <strong>di</strong> circolo<br />

virtuoso (Pelligra 2003).<br />

La letteratura riconosce tre tipologie <strong>di</strong> capitale sociale: bon<strong>di</strong>ng, bridging e<br />

linking. La <strong>di</strong>stinzione è basata su:<br />

<strong>il</strong> grado <strong>di</strong> omogeneità e <strong>di</strong> vicinanza tra <strong>il</strong> singolo e gli altri;<br />

le informazioni <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i riguardo agli altri 43 .<br />

Il bon<strong>di</strong>ng social capital, spesso descritto con una connotazione negativa<br />

(Banfield 1958), è formato dalle reti fiduciarie all’interno <strong>di</strong> gruppi omogenei <strong>di</strong><br />

persone. Queste relazioni possono causare la chiusura <strong>del</strong> gruppo e, quin<strong>di</strong>, essere <strong>di</strong><br />

ostacolo alla circolazione <strong>del</strong>le informazioni e alla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia, un esempio<br />

tipico in letteratura è la famiglia 44 . Il secondo tipo <strong>di</strong> capitale sociale è formato dai<br />

legami orizzontali all’interno <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> persone tra loro eterogenee e l’uso in<br />

letteratura <strong>del</strong> termine bridging è giustificato dalla capacità <strong>di</strong> questa tipologia <strong>di</strong><br />

relazioni <strong>di</strong> creare “ponti” che uniscono gruppi tra loro <strong>di</strong>versi dal punto <strong>di</strong> vista socio-<br />

43 Tale <strong>di</strong>stinzione rimanda a quella introdotta nel paragrafo 2.3.1 tra fiducia particolare e fiducia strategica: la<br />

prima si riferisce alle persone conosciute, o sulle quali è possib<strong>il</strong>e acquisire informazioni; la seconda è rivolta<br />

verso gli estranei e le istituzioni.<br />

44 Contro la teoria <strong>del</strong> “fam<strong>il</strong>ismo amorale” inaugurata da Banfield, si veda, ad esempio, Donati e Pran<strong>di</strong>ni<br />

(2007), i quali propongono un’analisi relazionale <strong>del</strong> capitale sociale prodotto dalle famiglie, contestando<br />

l’ipotesi <strong>di</strong> una eccessiva chiusura ed evidenziando la capacità <strong>del</strong>le famiglie <strong>di</strong> creare legami fiduciari e<br />

ispirare comportamenti cooperativi anche al suo esterno.<br />

63


economico e culturale, fac<strong>il</strong>itando la circolazione <strong>del</strong>le informazioni e la <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>del</strong>la fiducia tra ambienti socioeconomici <strong>di</strong>versi. Il vantaggio comparato <strong>del</strong>le reti <strong>di</strong><br />

questo tipo consisterebbe, dunque, nella maggiore velocità e fac<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> circolazione<br />

<strong>del</strong>le informazioni. Alcuni esempi sono: i circoli sportivi e le associazioni culturali.<br />

Garofolo e Sabatini (2008), nella loro analisi sul capitale sociale degli impren<strong>di</strong>tori <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>stretto <strong>del</strong>la Tuscia, misurano <strong>il</strong> bridging social capital con <strong>il</strong> punteggio dato dagli<br />

intervistati alla frequenza degli incontri con amici e conoscenti, opportunamente<br />

rico<strong>di</strong>ficato. Infine, <strong>il</strong> capitale sociale <strong>di</strong> tipo linking in<strong>di</strong>ca le relazioni verticali tra<br />

in<strong>di</strong>vidui o gruppi sociali e in<strong>di</strong>vidui o gruppi <strong>di</strong> potere politico ed economico, un<br />

esempio sono le organizzazioni che formano la società civ<strong>il</strong>e 45 .<br />

Sia l’approccio “sperimentale” che quello “empirico” descritti nel paragrafo<br />

precedente, confermano l’esistenza <strong>di</strong> una relazione positiva tra fiducia, capitale<br />

sociale e performance economica: <strong>il</strong> primo partendo dai dati ottenuti tramite gli<br />

esperimenti <strong>di</strong> laboratorio, <strong>il</strong> secondo attraverso indagini statistiche nazionali e<br />

internazionali.<br />

In generale, la letteratura economica riconosce l’importanza <strong>del</strong> capitale sociale,<br />

<strong>del</strong>le politiche tese al suo rafforzamento e <strong>del</strong>l’impatto esercitato dalla fiducia sulla<br />

crescita economica e su altre variab<strong>il</strong>i come: l’efficacia <strong>del</strong>le istituzioni pubbliche e <strong>il</strong><br />

governo, la performance <strong>del</strong>le associazioni e la partecipazione civica, <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong><br />

scolarizzazione (Downward, Pawlowski, e Rasciutte 2011). In particolare, la<br />

letteratura riconosce l’impatto positivo esercitato sul benessere degli in<strong>di</strong>vidui: livelli<br />

elevati <strong>di</strong> capitale sociale sono associati a maggiore inclusione sociale, migliore salute<br />

e capacità <strong>di</strong> cura dei figli, minori tassi <strong>di</strong> criminalità, maggiore benessere economico<br />

e ad una più equa <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>la ricchezza; mentre sono correlati negativamente<br />

all’esclusione sociale, all’isolamento e alla infelicità degli in<strong>di</strong>vidui (OECD 2001).<br />

L’esistenza <strong>di</strong> una relazione positiva tra capitale sociale e crescita economica è<br />

ormai accettata anche dalle principali Organizzazioni internazionali, in particolare<br />

45 Garofolo e Sabatini (2008) hanno in<strong>di</strong>viduato e misurato un quarto tipo <strong>di</strong> capitale sociale, <strong>il</strong> corporate sociale<br />

capital, riferito agli impren<strong>di</strong>tori e formato dalle reti <strong>di</strong> relazioni professionali, come le associazioni<br />

professionali. Secondo gli autori <strong>non</strong> sempre ha un effetto positivo sulla fiducia e sulla performance<br />

economica, in quanto può causare la chiusura <strong>del</strong> gruppo verso l’esterno e ostacolare la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le<br />

informazioni.<br />

64


dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sv<strong>il</strong>uppo economico (OECD 2001) e la<br />

<strong>Banca</strong> Mon<strong>di</strong>ale (Grootaert 1998), nella definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e nella lotta<br />

contro la povertà. Tale relazione appare controversa ed è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e da definire in<br />

maniera chiara e univoca, a causa <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fficoltà nell’in<strong>di</strong>viduare le corrette variab<strong>il</strong>i<br />

da ut<strong>il</strong>izzare per analizzare le relazioni tra i numerosi fattori che determinano <strong>il</strong><br />

capitale sociale. Ulteriori <strong>di</strong>fficoltà sono legate alle comparazioni degli stu<strong>di</strong> e dei dati<br />

tra Paesi <strong>di</strong>versi dal punto <strong>di</strong> vista storico, culturale e istituzionale (OECD 2001).<br />

La ripetizione <strong>del</strong>le interazioni sociali <strong>di</strong> natura cooperativa stimola la<br />

formazione <strong>di</strong> valori con<strong>di</strong>visi ispirati dalla fiducia e dalla <strong>reciprocità</strong>, scoraggiando le<br />

persone dal mettere in atto comportamenti opportunistici; in questo modo migliora le<br />

con<strong>di</strong>zioni in cui si verificano le transazioni e l’attività economica, con effetti positivi<br />

in termini <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo e crescita socio-economica. Le reti <strong>di</strong> legami e <strong>di</strong> relazioni<br />

fac<strong>il</strong>itano la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia e la trasmissione <strong>del</strong>le informazioni, rendono più<br />

fac<strong>il</strong>mente preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e <strong>il</strong> comportamento degli agenti economici e favoriscono gli<br />

investimenti, attraverso la riduzione dei costi <strong>di</strong> transazione e <strong>del</strong>l’incertezza: «social<br />

capital does not remove the uncertainty, but it may create mutual knowledge about<br />

how agents w<strong>il</strong>l respond to <strong>di</strong>fferent states. It may also serve as an enforcement<br />

mechanism to ensure that these expectations about mutual behavior are in fact<br />

realized. This reduces contracting costs» (Grootaert 1998, p. 4) 46 . La <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong><br />

capitale sociale produce questi effetti sia a livello micro, migliorando <strong>il</strong> funzionamento<br />

dei mercati attraverso i comportamenti fiduciari e cooperativi, sia a livello macroeconomico,<br />

incidendo sul quadro istituzionale e normativo e sull’attività <strong>del</strong>le<br />

istituzioni politiche.<br />

Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> capitale sociale rientra a pieno titolo nel processo <strong>di</strong> crescita<br />

economica, come le altre forme <strong>di</strong> capitale. Tuttavia, come <strong>il</strong> capitale umano, <strong>non</strong> è<br />

soltanto un input <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> crescita, ma rappresenta anche <strong>il</strong> suo prodotto,<br />

l’output, in quanto «many people would agree that a rich network of civic associations<br />

and a well-functioning set of government institutions are worth having, independent of<br />

their effect on future economic growth. Human and social capital thus share the<br />

46 Si veda anche Downward, Pawlowski e Rasciutte (2011) e Garofolo e Sabatini (2008).<br />

65


attribute that they are simultaneously a consumption good and an investment»<br />

(Grootaert 1998, p. 8), con la <strong>di</strong>fferenza che <strong>il</strong> capitale umano può essere acquisito<br />

dall’in<strong>di</strong>viduo in<strong>di</strong>pendentemente dalle azione degli altri; al contrario, è impossib<strong>il</strong>e<br />

stab<strong>il</strong>ire <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà relativi al capitale sociale che, per definizione, può essere<br />

prodotto e consumato solo da un gruppo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che scelgono <strong>di</strong> cooperare. Per<br />

questo motivo, alcuni autori considerano <strong>il</strong> capitale sociale un bene pubblico<br />

(Grootaert 1998), altri lo considerano un bene <strong>di</strong> club 47 o un bene relazionale<br />

(Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011).<br />

Il carattere opaco <strong>di</strong> concetti come fiducia e capitale sociale e la loro parziale<br />

sovrapposizione, spinge gli stu<strong>di</strong>osi che rientrano nel cosiddetto approccio “empirico”<br />

a misurare <strong>il</strong> capitale sociale con in<strong>di</strong>catori <strong>del</strong>la fiducia, stab<strong>il</strong>endo a priori una<br />

relazione positiva tra i due concetti. In particolare, tale letteratura sancisce, a priori, la<br />

relazione tra fiducia e tipologia <strong>di</strong> associazione: le associazioni come i sindacati, le<br />

organizzazioni professionali e i partiti politici sono chiuse rispetto alle altre reti che si<br />

sv<strong>il</strong>uppano al loro esterno e tendono a perseguire interessi particolari e <strong>di</strong> gruppo,<br />

riducendo <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong>la fiducia; mentre, associazioni più informali, definite Putnamtype<br />

(Downward, Pawlowski e Rasciutte 2011), come le organizzazioni giovan<strong>il</strong>i o<br />

religiose e le associazioni artistiche e culturali, esercitano un impatto positivo sulla<br />

fiducia.<br />

Altri autori (Knack e Keefer 1997) mettono in relazione la fiducia <strong>non</strong> solo con<br />

<strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> associazioni, ma soprattutto con l’intensità <strong>del</strong>le relazioni, misurate dalla<br />

frequenza <strong>del</strong>le attività associative. Ut<strong>il</strong>izzando i dati ricavati dalla World Val-ues<br />

Surveys relativi ad un campione <strong>di</strong> 29 economie <strong>di</strong> mercato, Knack e Keefer<br />

costruiscono un in<strong>di</strong>catore <strong>del</strong>la fiducia generalizzata (TRUST) 48 e un in<strong>di</strong>catore<br />

relativo alla forza <strong>del</strong>le norms of civic cooperation (CIVIC). Il primo si riferisce alla<br />

percentuale <strong>di</strong> persone che si aspettano comportamenti cooperativi da parte degli altri<br />

in un gioco <strong>del</strong> tipo D<strong>il</strong>emma <strong>del</strong> prigioniero; <strong>il</strong> secondo riflette la volontà <strong>del</strong> singolo<br />

47 Appartengono a questa categoria quei beni parzialmente esclu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> cui go<strong>di</strong>mento da parte <strong>di</strong> un agente <strong>non</strong><br />

esclude <strong>il</strong> consumo da parte <strong>di</strong> altri agenti solo fino ad un certo punto.<br />

48 Costruito sulla base <strong>del</strong>le risposte alla seguente domanda:«Generally speaking, would you say that most<br />

people can be trusted, or that you can't be too careful in dealing with people?».<br />

66


soggetto <strong>di</strong> cooperare con gli altri per risolvere un problema collettivo e per questo è<br />

identificato con <strong>il</strong> termine trustworthiness, che può essere tradotto con affidab<strong>il</strong>ità o<br />

essere degni <strong>di</strong> fiducia. Dall’analisi <strong>del</strong>le regressioni stimate, i due autori concludono<br />

che, sebbene le associazioni esercitino un impatto forte sulla performance economica,<br />

l’effetto <strong>del</strong>la fiducia e <strong>del</strong>le norme <strong>di</strong> cooperazione, misurate dalla variab<strong>il</strong>e CIVIC, è<br />

maggiore. Contrad<strong>di</strong>cendo in parte <strong>il</strong> pensiero <strong>di</strong> Putnam (Putnam, Leonar<strong>di</strong> e Nanetti<br />

1993), gli autori trovano che la partecipazione ad una associazione <strong>non</strong> è<br />

significativamente correlata alla fiducia, alle norme civiche e alla crescita economica,<br />

quin<strong>di</strong> deducono che un governo con l’obiettivo <strong>di</strong> rafforzare la fiducia interpersonale<br />

dei propri citta<strong>di</strong>ni, <strong>non</strong> dovrebbe puntare esclusivamente sulla promozione <strong>del</strong>le<br />

associazioni, poiché l’appartenenza ad una associazione <strong>non</strong> è <strong>di</strong>rettamente correlata<br />

né alla crescita economica né alla fiducia. Infine, dai loro dati risulta che la relazione<br />

fiducia-crescita economica è più forte nei Paesi più poveri e attribuiscono questa<br />

<strong>di</strong>fferenza al minore sv<strong>il</strong>uppo dei mercati finanziari, all’incertezza relativa ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />

proprietà e all’assenza <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> enforcement dei contratti. Questi fattori sono<br />

definiti come sostituti formali <strong>del</strong>la fiducia interpersonale generalizzata e, laddove<br />

sono assenti, la fiducia può avere un effetto maggiore sulla crescita economica.<br />

Dalla letteratura analizzata in questo paragrafo, emerge che la fiducia<br />

generalizzata ha un impatto positivo sul capitale sociale e che <strong>il</strong> capitale sociale <strong>di</strong> tipo<br />

bridging e linking aumenta la fiducia <strong>di</strong>ffusa e la performance economica <strong>di</strong> una<br />

comunità. Secondo Garofolo e Sabatini (2008), le associazioni volontarie, che<br />

producono <strong>il</strong> linking social capital, funzionano come «scuole <strong>di</strong> democrazia», che<br />

fac<strong>il</strong>itano la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la fiducia e <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> nell’ambiente sociale<br />

circostante. Inoltre, appartenere a un’associazione rende più frequenti le interazioni<br />

sociali, più fac<strong>il</strong>e la creazione <strong>di</strong> legami fiduciari e può stimolare l’adozione <strong>di</strong><br />

comportamenti cooperativi anche al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>l’associazione, incidendo sul<br />

funzionamento dei mercati e, a livello aggregato, sulla performance <strong>del</strong> sistema<br />

economico.<br />

Sim<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> bridging social capital, ovvero la fiducia generalizzata verso<br />

persone sconosciute o appartenenti a gruppi tra loro <strong>di</strong>fferenti, è importante per la<br />

67


crescita <strong>di</strong> un sistema economico basato sul mercato e i contratti. Il valore <strong>del</strong> capitale<br />

sociale bridging, in relazione al benessere degli in<strong>di</strong>vidui, è riconosciuto anche dalle<br />

Organizzazioni Internazionali e, in particolare, l’OECD assegna molta importanza a<br />

tale concetto, in assenza <strong>del</strong> quale, legami più stretti, <strong>di</strong> tipo bon<strong>di</strong>ng tra persone tra<br />

loro omogenee, possono spingere alla ricerca degli interessi particolari <strong>del</strong> gruppo e<br />

determinare la chiusura verso l’esterno. Per cui, tali gruppi sarebbero caratterizzati da<br />

forti legami fiduciari ed elevata cooperazione verso l’interno <strong>del</strong> gruppo, riservando<br />

bassi livelli <strong>di</strong> fiducia e cooperazione all’esterno e limitando l’inclusione sociale<br />

(OECD 2001).<br />

Infine, dai mo<strong>del</strong>li proposti è possib<strong>il</strong>e ricavare importanti implicazioni<br />

normative e <strong>di</strong> policy per favorire l’accumulazione e contrastare l’erosione <strong>del</strong>la<br />

fiducia e <strong>del</strong> capitale sociale. Sv<strong>il</strong>uppare nuovi strumenti <strong>di</strong> policy è importante perché<br />

le istituzioni, i contratti o le norme che si basano sul presupposto che le persone<br />

agiscano come l’homo oeconomicus, così come descritto dalle ipotesi <strong>del</strong>la teoria<br />

standard, possono essere controproducenti, in quanto possono eliminare realtà <strong>non</strong><br />

economiche ma relazionali, come l’autostima, l’approvazione sociale, le motivazioni<br />

intrinseche, i comportamenti pro-sociali, la fiducia e la <strong>reciprocità</strong>, incidendo<br />

negativamente sulla dotazione <strong>di</strong> capitale sociale e, in questo modo, anche sulla<br />

crescita economica.<br />

L’insieme dei mo<strong>del</strong>li proposti, supportato dai dati degli esperimenti in<br />

laboratorio e dai dati “empirici” <strong>del</strong>le numerose indagini statistiche, <strong>non</strong> hanno ancora<br />

prodotto una vera e propria teoria che possa spiegare completamente i comportamenti<br />

pro-sociali e sostituire in questo modo la teoria economica <strong>del</strong>la scelta razionale.<br />

Tuttavia, questa grande mole <strong>di</strong> dati ha evidenziato una serie <strong>di</strong> regolarità empiriche<br />

che contribuisce ad arricchire <strong>il</strong> mo<strong>del</strong>lo antropologico <strong>del</strong>la teoria economica,<br />

<strong>di</strong>mostrando che le persone si comportano in maniera meno opportunistica rispetto a<br />

quanto preveda la teoria standard.<br />

68


Capitolo 3<br />

Caratteristiche operative <strong>del</strong>le Banche <strong>del</strong> Tempo<br />

3.1 Nascita e <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le Banche <strong>del</strong> Tempo<br />

Le prime esperienze <strong>di</strong> Time banking sono nate negli Stati Uniti da un'idea<br />

<strong>del</strong>l’avvocato Edgar Cahn. L'unità <strong>di</strong> conto ut<strong>il</strong>izzata è chiamata Time Dollar e <strong>il</strong><br />

sistema <strong>di</strong> service cre<strong>di</strong>ts, cre<strong>di</strong>ti che danno <strong>di</strong>ritto a servizi, si basa sul principio<br />

<strong>del</strong>l'uguaglianza <strong>del</strong>le prestazioni effettuate e scambiate, per cui un'ora è scambiata<br />

sempre con un'altra ora a prescindere dalla tipologia <strong>del</strong> servizio fornito. Dagli anni '80<br />

<strong>del</strong> secolo scorso, sono nate numerose banche <strong>del</strong> tempo in Canada, Australia e Nuova<br />

Zelanda, in Europa (Ingh<strong>il</strong>terra, Francia 49 , Spagna e recentemente in Svezia)<br />

contemporaneamente alla <strong>di</strong>ffusione e allo sv<strong>il</strong>uppo dei LETS e <strong>di</strong> altri sistemi <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>.<br />

In Italia, la prima banca <strong>del</strong> tempo è nata a Parma nel 1991 da un'idea <strong>del</strong>la<br />

segretaria generale <strong>del</strong>la U<strong>il</strong> Pensionati locale, ispirata dalla esperienza dei LETS in<br />

Canada. La banca <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> Parma “Il mio tempo per i tuoi bisogni” è ancora oggi<br />

funzionante ed è considerata la “madre” <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo italiane. A questa ha<br />

fatto seguito la banca <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> Sant'Arcangelo <strong>di</strong> Romagna (Rimini), nata all'inizio<br />

<strong>del</strong> 1995 grazie all'impegno <strong>del</strong> Sindaco, <strong>non</strong>ché Presidente <strong>del</strong>la Commissione pari<br />

opportunità. Alla fine <strong>del</strong> 1995 erano nate altre due banche <strong>del</strong> tempo: a Ivrea<br />

all'interno <strong>del</strong>la associazione “Casa <strong>del</strong>le donne” e a Padova grazie ad una<br />

convenzione tra <strong>il</strong> Comune e la cooperativa “Domani Donna”. Tali esperienze hanno<br />

attirato l'attenzione dei me<strong>di</strong>a e <strong>il</strong> centro “Il citta<strong>di</strong>no ritrovato” ha organizzato, a<br />

Bologna, una prima conferenza che ha notevolmente contribuito alla loro <strong>di</strong>ffusione.<br />

Sempre nel 1995, è nato l'osservatorio nazionale <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo<br />

49 Ad esempio, in Francia nascono <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> (reseaux associatif d'echanges)<br />

come i Systeme d'Echanges Local (Sel) sim<strong>il</strong>i al mo<strong>del</strong>lo LETS e <strong>il</strong> sistema Troc Temps (baratto <strong>di</strong> tempo)<br />

sim<strong>il</strong>e alle banche <strong>del</strong> tempo italiane (Amorevole, Colombo e Grisen<strong>di</strong> 1996).<br />

69


“Tempomat 50 ”, che contava una ventina <strong>di</strong> banche <strong>del</strong> tempo sul territorio nazionale<br />

nel 1996 e ottanta l'anno successivo (Galeotti 2005) 51 . Le donne si sono mostrate più<br />

attente alle tematiche temporali e alla conc<strong>il</strong>iazione dei tempi <strong>di</strong> vita, per questo <strong>il</strong> loro<br />

ruolo è stato decisivo, tanto che in questa prima fase soltanto loro erano ammesse a<br />

scambiare, solo in seguito le banche <strong>del</strong> tempo si sono aperte a tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />

interessati e quin<strong>di</strong> anche agli uomini 52 . Nel corso degli anni successivi sono state<br />

attivate banche <strong>del</strong> tempo su quasi tutto <strong>il</strong> territorio nazionale, con una netta<br />

prevalenza <strong>del</strong> Nord e <strong>del</strong> Centro, in particolare in Lombar<strong>di</strong>a e Piemonte (Fig. 3.1).<br />

Inoltre, sono nati coor<strong>di</strong>namenti sia a livello provinciale che regionale e, nel 2007, una<br />

Associazione Nazionale con funzioni <strong>di</strong> monitoraggio e <strong>di</strong> sostegno alle singole<br />

banche <strong>del</strong> tempo.<br />

Fig. 3.1 Distribuzione percentuale per macro area geografica <strong>del</strong>le 209 BdT censite<br />

Fonte: elaborazione dai dati <strong>del</strong>l’Ass. Nazionale BdT 53<br />

Nel corso <strong>di</strong> questa storia ventennale, le banche <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> hanno<br />

mo<strong>di</strong>ficato in modo sostanziale la loro struttura organizzativa o i principi che regolano<br />

50 http://www.tempomat.it<br />

51 Per approfon<strong>di</strong>re la storia <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo italiane si veda Amorevole, Colombo e Grisen<strong>di</strong> (1996).<br />

52 Un dato interessante è che, sebbene esistano banche <strong>del</strong> tempo formate da sole donne, <strong>non</strong> ne esiste alcuna<br />

formata da soli uomini.<br />

53 http://www.associazionenazionalebdt.it/dove-siamo.html<br />

70


gli scambi e sono rimaste fe<strong>del</strong>i al mo<strong>del</strong>lo che le ha ispirate.<br />

Fig. 3.2 Distribuzione per Regione <strong>del</strong>le 209 BdT censite<br />

Fonte: elaborazione dai dati <strong>del</strong>l’Ass. Nazionale BdT<br />

3.2 Elementi costitutivi e funzionamento<br />

Una banca <strong>del</strong> tempo può essere definita come un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong> <strong>di</strong> servizi <strong>non</strong> professionali a carattere occasionale. Il tempo necessario alla<br />

fornitura <strong>del</strong> servizio, espresso in ore o frazioni <strong>di</strong> ora 54 , rappresenta l'unità <strong>di</strong> misura<br />

per contab<strong>il</strong>izzare gli scambi e, fin dall'inizio, le banche <strong>del</strong> tempo hanno adottato <strong>il</strong><br />

principio <strong>del</strong>la parità <strong>di</strong> tutte le prestazioni scambiate: un'ora <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio equivale<br />

a un'ora <strong>di</strong> lezioni <strong>di</strong> informatica o ad un'ora impiegata facendo compagnia ad una<br />

persona anziana. In estrema sintesi, una banca <strong>del</strong> tempo funziona nel modo seguente:<br />

54 Nella maggior parte dei casi si considera solo la “mezz'ora” e <strong>non</strong> frazioni ad essa inferiori.<br />

71


<strong>il</strong> socio A “paga” un'ora al socio B in cambio <strong>di</strong> un'ora <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio, la banca <strong>del</strong><br />

tempo accre<strong>di</strong>ta un'ora sul conto <strong>di</strong> B e addebita un'ora su quello <strong>di</strong> A. Il socio B può<br />

quin<strong>di</strong> spendere un'ora chiedendo in cambio un servizio a tutti i soci e <strong>non</strong><br />

necessariamente al socio A; ad esempio, chiederà un'ora <strong>di</strong> lezioni <strong>di</strong> informatica al<br />

socio C. La banca <strong>del</strong> tempo provvederà ad addebitare un'ora sul conto <strong>di</strong> B e ad<br />

accre<strong>di</strong>tarla su quello <strong>di</strong> C.<br />

Fig. 3.3 Schema <strong>del</strong> funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo<br />

In questo modo, <strong>il</strong> totale dei cre<strong>di</strong>ti è sempre uguale al totale dei debiti<br />

all’interno <strong>del</strong> sistema.<br />

La scelta <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare l'ora come unità <strong>di</strong> conto deriva dall'idea che tutti hanno<br />

tempo e capacità che possono essere richiesti dagli altri soci e, quin<strong>di</strong>, possono essere<br />

scambiati in un'ottica <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta. Tale scelta si accompagna ad un principio<br />

<strong>di</strong> uguaglianza tra le capacità e le competenze dei partecipanti, per cui <strong>il</strong> tempo, l'ora,<br />

72


ha la funzione <strong>di</strong> conservare e trasmettere agli altri soci le informazioni quantitative<br />

relative allo <strong>scambio</strong>: chi ha scambiato cosa, e in cambio <strong>di</strong> quanto tempo. Adottando<br />

questi principi, le banche <strong>del</strong> tempo si <strong>di</strong>fferenziano da altri sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong><br />

<strong>monetario</strong>, ad esempio dai LETS, e dal mercato, che prevede una retribuzione<br />

monetaria per i servizi forniti, ma anche dalla re<strong>di</strong>stribuzione attuata da un apparato<br />

statale centrale e dal volontariato.<br />

Al momento <strong>del</strong>la sua iscrizione ad una banca <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> nuovo socio<br />

comunica alla segreteria i servizi che ha intenzione <strong>di</strong> offrire e <strong>di</strong> richiedere agli altri<br />

soci, quin<strong>di</strong> apre un conto corrente all'interno <strong>del</strong> quale sono contab<strong>il</strong>izzati i cre<strong>di</strong>ti e i<br />

debiti. Fino a quando <strong>il</strong> nuovo socio <strong>non</strong> inizia a scambiare <strong>il</strong> conto è pari a zero. Non<br />

esistono interessi, né attivi né passivi, ma, in genere, le varie banche fissano un limite<br />

ai debiti e ai cre<strong>di</strong>ti che è possib<strong>il</strong>e accumulare. In molti casi, la banca impone ai soci<br />

la regola <strong>del</strong> pareggio <strong>del</strong> b<strong>il</strong>ancio: è la stessa banca, in particolare attraverso la figura<br />

<strong>del</strong> coor<strong>di</strong>natore, che si attiva nei confronti dei soci che hanno accumulato un debito<br />

eccessivo, affinché partecipino più attivamente agli scambi, riducendo così <strong>il</strong> proprio<br />

debito con l’intero sistema. Allo stesso modo, la banca si attiva nei confronti dei soci<br />

che accumulano un cre<strong>di</strong>to eccessivo: ai soci <strong>non</strong> è richiesto soltanto <strong>di</strong> offrire le<br />

proprie prestazioni senza chiedere nulla in cambio, poiché la banca è ispirata a un<br />

principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta, i soci dovrebbero imparare a riconoscere i propri<br />

bisogni e quin<strong>di</strong> scambiare attivamente <strong>il</strong> proprio tempo per sod<strong>di</strong>sfarli grazie alle<br />

competenze degli altri partecipanti. In questo senso, un cre<strong>di</strong>to eccessivo, così come<br />

un debito eccessivo, rappresenta una sorta <strong>di</strong> “fallimento” per la banca e, spesso, i<br />

cre<strong>di</strong>ti in eccesso sono donati al Fondo Ore. Quest’ultimo rappresenta un importante<br />

strumento operativo, sul quale sono accre<strong>di</strong>tate:<br />

le ore dovute ai soci che partecipano alla gestione (segreteria, organizzazione <strong>di</strong><br />

incontri, ecc.) e alla promozione <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong> tempo;<br />

le ore dei conti chiusi perché i soci lasciano la banca, sia le ore a debito che a<br />

cre<strong>di</strong>to;<br />

le ore relative a prestazioni <strong>di</strong> gruppo, ad esempio <strong>il</strong> socio A de<strong>di</strong>ca un'ora <strong>di</strong><br />

73


lezione <strong>di</strong> inglese ai soci B e C, sui conti <strong>di</strong> B e C è addebitata un'ora ciascuno,<br />

mentre sul conto <strong>di</strong> A è accre<strong>di</strong>tata solo un'ora e l'altra è accre<strong>di</strong>tata sul Fondo<br />

Ore.<br />

Spesso le banche stipulano una forma specifica <strong>di</strong> assicurazione, al fine <strong>di</strong><br />

tutelare i soci da eventuali danni causati durante la fornitura dei servizi, danni che<br />

possono riguardare se stessi, gli altri o le cose. In questi casi, i costi sono coperti<br />

dall'ente promotore (spesso è <strong>il</strong> Comune o altre associazioni), oppure <strong>di</strong>rettamente<br />

dalla banca attraverso quote in denaro pagate dai soci, <strong>di</strong> solito al momento<br />

<strong>del</strong>l'iscrizione e successivamente con cadenza annuale.<br />

3.2.1 I servizi scambiati<br />

Comp<strong>il</strong>are un elenco completo dei servizi scambiati è molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e, in quanto<br />

questi <strong>di</strong>pendono sostanzialmente dalle capacità e dalla fantasia dei partecipanti.<br />

Tuttavia, è importante sottolineare che la banca applica due regole fondamentali a<br />

questo proposito: i servizi scambiati <strong>non</strong> devono avere attinenza con la professione dei<br />

soci e devono avere carattere <strong>di</strong> prestazione occasionale. Oltre alle motivazioni fiscali,<br />

la scelta è giustificata dall'idea, propria <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>la gran parte dei<br />

sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>, per cui tutti hanno capacità (anche <strong>di</strong>verse da quelle<br />

professionali) e tutti possono avere bisogno <strong>del</strong>le competenze degli altri. I servizi<br />

scambiati possono essere raggruppati in tre macro categorie:<br />

aiuto nella soluzione <strong>di</strong> problemi pratici (pulizie domestiche, piccole<br />

riparazioni, giar<strong>di</strong>naggio, aiuto per un trasloco, ecc.);<br />

servizi <strong>di</strong> informazione, formazione e consulenza (lezioni <strong>di</strong> lingua,<br />

informatica, ecc.);<br />

servizi <strong>di</strong> relazione (compagnia, cura dei bambini o degli anziani,<br />

accompagnamento, ecc.).<br />

74


I servizi che rientrano nella terza categoria presentano una più marcata<br />

«propensione alla relazionalità sottostante gli scambi, relazionalità che è, in questo<br />

<strong>caso</strong>, l'unica ragione <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> stesso» (Galeotti 2005, p. 89). Questo <strong>non</strong> vuol<br />

<strong>di</strong>re che la componente <strong>di</strong> relazionalità e socializzazione sia completamente assente<br />

nelle prime due categorie, ma, mentre nelle prime due tale componente <strong>non</strong> è<br />

necessaria, nella terza è intrinseca. Le attività <strong>di</strong> cura <strong>non</strong> soltanto rappresentano una<br />

<strong>del</strong>le tipologie <strong>di</strong> servizi più scambiati, ma sono anche la tipologia <strong>di</strong> servizi verso i<br />

quali appare più forte <strong>il</strong> riferimento <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo per una serie <strong>di</strong> motivi.<br />

Innanzitutto, le banche presentano in genere una quota maggiore <strong>di</strong> soci donne 55 , che,<br />

tipicamente, si occupano <strong>di</strong> tali attività all'interno <strong>del</strong>la famiglia. É <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e inquadrare<br />

tali attività all'interno <strong>del</strong>la <strong>di</strong>cotomia tempo <strong>di</strong> lavoro/tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro, in quanto<br />

si tratta <strong>di</strong> «un lavoro nascosto, <strong>non</strong> valorizzato, faticoso ma anche gratificante»<br />

(Amorevole, Colombo e Grisen<strong>di</strong> 1996, p. 15) e che incide in maniera profonda sulla<br />

qualità percepita <strong>del</strong>la vita. Uno degli scopi <strong>del</strong>le banche è proprio quello <strong>di</strong><br />

valorizzare questo lavoro attraverso lo <strong>scambio</strong> e sottraendosi «alla logica ossessiva<br />

<strong>del</strong>le regole <strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong>la produzione anche dando valore ad esperienze <strong>di</strong> lavoro<br />

<strong>di</strong> cura e avendo interesse per la micro organizzazione <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana come<br />

senso per l'esistenza» (Ibidem, p. 16). Quin<strong>di</strong> lo <strong>scambio</strong> dei servizi tra i soci aiuta a<br />

migliorare la gestione <strong>del</strong> proprio tempo e, in particolare, <strong>del</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alla cura.<br />

Tuttavia, alcuni servizi <strong>di</strong> cura richiedono competenze professionali e rientrano tra i<br />

<strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni, per questo devono essere forniti dalle istituzioni preposte.<br />

Alcune banche <strong>del</strong> tempo attivano forme particolari <strong>di</strong> scambi, ad esempio con<br />

le amministrazioni, con altre associazioni e con altre banche <strong>del</strong> tempo, con la<br />

comunità (<strong>il</strong> quartiere o <strong>il</strong> Comune) che ospita la banca, oppure scambi <strong>di</strong> gruppo e<br />

scambi fam<strong>il</strong>iari. Le modalità in cui avvengono questi scambi e la loro<br />

contab<strong>il</strong>izzazione sono <strong>di</strong>sciplinati dal Regolamento adottato da ogni banca. Infine,<br />

alcune banche prevedono anche lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni. É <strong>il</strong> <strong>caso</strong>, ad esempio, <strong>del</strong>la <strong>Banca</strong><br />

55 Galeotti (2005) r<strong>il</strong>eva che, nelle 122 banche <strong>del</strong> tempo analizzate, in me<strong>di</strong>a <strong>il</strong> 73,5 % dei soci è <strong>di</strong> sesso<br />

femmin<strong>il</strong>e.<br />

75


<strong>del</strong> tempo <strong>del</strong> Quartiere Savena (Bologna), all'interno <strong>del</strong>la quale è possib<strong>il</strong>e scambiare<br />

oggetti contro tempo e, in tal <strong>caso</strong>, <strong>il</strong> valore è deciso attraverso la contrattazione tra le<br />

due parti. Amorevole (1999) riporta che la valutazione degli oggetti scambiati tende a<br />

<strong>di</strong>scostarsi da quella <strong>di</strong> mercato e ad attestarsi su valori bassi. In ogni <strong>caso</strong>, la maggior<br />

parte <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo tende a scoraggiare o a vietare espressamente lo <strong>scambio</strong><br />

<strong>di</strong> oggetti.<br />

Per quanto riguarda quelle prestazioni che richiedono l'acquisto <strong>di</strong> determinati<br />

beni, ad esempio la preparazione <strong>di</strong> una torta richiede l'acquisto degli ingre<strong>di</strong>enti, la<br />

maggior parte <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo prevede che sia <strong>il</strong> socio che richiede la<br />

prestazione a pagare tali beni “interme<strong>di</strong>”: se <strong>il</strong> socio A chiede al socio B un'ora <strong>del</strong><br />

suo tempo per preparare una torta, <strong>il</strong> socio A compra gli ingre<strong>di</strong>enti necessari in un<br />

negozio pagando in moneta ufficiale e “paga” un’ora al socio B per la preparazione<br />

<strong>del</strong>la torta.<br />

3.2.2 Gli Strumenti <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

Ogni banca <strong>del</strong> tempo comp<strong>il</strong>a, in formato cartaceo e/o elettronico, un elenco<br />

<strong>del</strong>le prestazioni offerte e richieste e un elenco dei partecipanti con i loro dati e <strong>il</strong> loro<br />

estratto conto, al fine <strong>di</strong> garantire la trasparenza <strong>del</strong> sistema. I soci possono quin<strong>di</strong><br />

contattare la segreteria <strong>del</strong>la banca esprimendo le loro necessità e aspettare che questa<br />

li metta in contatto con i soci che forniscono <strong>il</strong> servizio desiderato, oppure, come<br />

accade più spesso, possono contattare <strong>di</strong>rettamente un altro socio partendo dall'elenco<br />

dei servizi offerti. Dopo aver usufruito <strong>del</strong> servizio, <strong>il</strong> socio richiedente comp<strong>il</strong>a un<br />

assegno, <strong>del</strong> tutto sim<strong>il</strong>e a quelli bancari, in<strong>di</strong>cando <strong>il</strong> socio che lo ha fornito, <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong><br />

servizio e le ore necessarie alla sua fornitura. Tali assegni sono consegnati alla<br />

segreteria <strong>del</strong>la banca che si occupa <strong>del</strong>la loro contab<strong>il</strong>izzazione.<br />

76


Fig. 3.4 Esempio <strong>di</strong> assegno<br />

Fonte: Amorevole (1999)<br />

Alcune banche hanno adottano anche altri sistemi, ad esempio si può<br />

comunicare uno <strong>scambio</strong> alla segreteria tramite telefono, fax o e-ma<strong>il</strong>. Grazie allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> software open - source, spesso creati dai soci, oggi la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

banche registra elettronicamente le operazioni <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> e <strong>non</strong> più in formato<br />

cartaceo. In Em<strong>il</strong>ia Romagna, la Regione, attraverso l'Assessorato <strong>del</strong>le politiche<br />

sociali e fam<strong>il</strong>iari, ha sv<strong>il</strong>uppato un software che le banche <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong> territorio<br />

regionale ut<strong>il</strong>izzano per la contab<strong>il</strong>izzazione degli scambi.<br />

3.2.3 La struttura organizzativa<br />

Il nucleo iniziale <strong>di</strong> promotori può appartenere ad un ente locale come <strong>il</strong><br />

Comune, oppure ad un'associazione <strong>del</strong> Terzo settore o, semplicemente, può essere<br />

formato da citta<strong>di</strong>ni che progettano autonomamente un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi.<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo adotta la forma giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> associazione e,<br />

come ogni associazione, deve dotarsi <strong>di</strong> un organismo che si occupi<br />

<strong>del</strong>l'amministrazione generale e i cui membri siano votati dai soci. I compiti principali<br />

<strong>del</strong> gruppo <strong>di</strong> amministrazione riguardano:<br />

redazione <strong>del</strong> bollettino o <strong>del</strong>la newsletter con le offerte e le richieste <strong>di</strong><br />

prestazioni,<br />

contab<strong>il</strong>ità e gestione <strong>del</strong>la segreteria e dei beni <strong>del</strong>l'associazione, in particolare<br />

<strong>del</strong> Fondo comune in ore,<br />

77


organizzazione <strong>del</strong>le riunioni perio<strong>di</strong>che,<br />

<strong>di</strong>vulgazione e pubblicità <strong>del</strong>le attività e dei principi ispiratori <strong>del</strong>la banca.<br />

Una figura centrale per <strong>il</strong> buon funzionamento <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong> tempo è quella<br />

<strong>del</strong> coor<strong>di</strong>natore. Solitamente, è la persona più motivata e spesso è anche uno dei soci<br />

fondatori. La sua figura è importante soprattutto nella fase iniziale <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong><br />

tempo poiché si occupa <strong>del</strong>la programmazione <strong>del</strong>le attività, <strong>di</strong> rappresentare la banca<br />

all'esterno e, in generale, si pone come obiettivo quello <strong>di</strong> creare un gruppo unito e<br />

coeso. La figura <strong>del</strong> coor<strong>di</strong>natore è <strong>del</strong>icata in quanto può capitare che, essendo <strong>il</strong><br />

socio più motivato e più attivo, accentri su <strong>di</strong> sé la maggior parte <strong>del</strong>le attività, con <strong>il</strong><br />

rischio che la banca <strong>del</strong> tempo chiuda qualora, per qualsiasi ragione, <strong>il</strong> coor<strong>di</strong>natore<br />

abbandoni l'associazione.<br />

Inoltre, le banche <strong>del</strong> tempo che assumono la forma giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> associazione si<br />

dotano <strong>di</strong> un Atto costitutivo e <strong>di</strong> uno Statuto. Come previsto dal Co<strong>di</strong>ce civ<strong>il</strong>e, lo<br />

Statuto deve in<strong>di</strong>viduare chiaramente gli scopi e le norme interne <strong>del</strong>l'associazione. Le<br />

banche <strong>del</strong> tempo adottano anche un Regolamento interno, dal carattere più pratico<br />

rispetto ai due documenti precedenti, che definisce con precisione come funziona la<br />

banca, quali strumenti e quali regole adotta per contab<strong>il</strong>izzare gli scambi, <strong>il</strong> rapporto<br />

con un eventuale ente promotore, le regole <strong>di</strong> gestione <strong>del</strong> Fondo Ore comune; in<br />

generale, <strong>il</strong> Regolamento serve a risolvere le controversie che potrebbero nascere tra i<br />

soci.<br />

Per quanto le banche <strong>del</strong> tempo italiane siano molto eterogenee, è possib<strong>il</strong>e<br />

classificarle innanzitutto in base al rapporto con le istituzioni e a tale proposito si può<br />

<strong>di</strong>stinguere tra un mo<strong>del</strong>lo “<strong>di</strong>pendente” e uno “in<strong>di</strong>pendente” (Capizzi 2000). Al<br />

primo gruppo appartengono le banche istituite da Comuni, sindacati, Centri per le<br />

famiglie e quelle nate all'interno <strong>di</strong> associazioni, ma comunque sovvenzionate da enti<br />

pubblici. In tal <strong>caso</strong>, lo schema <strong>di</strong> Figura 3.3 può essere mo<strong>di</strong>ficato nel modo seguente:<br />

78


Fig. 3.5 Funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo e rapporto con gli enti locali<br />

Al secondo gruppo appartengono quelle banche che scelgono <strong>di</strong> <strong>non</strong> avere<br />

rapporti con le istituzioni e <strong>di</strong> coprire le spese <strong>di</strong> gestione (affitto dei locali, computer,<br />

fax, eventuale assicurazione per i soci, etc.) in altro modo, spesso richiedendo ai soci<br />

una quota <strong>di</strong> iscrizione in denaro.<br />

La <strong>di</strong>stinzione è importante perché <strong>il</strong> rapporto con le istituzioni può produrre<br />

vantaggi, in termini soprattutto <strong>di</strong> supporto strumentale, ma anche svantaggi, in<br />

particolare in termini <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autonomia. La <strong>di</strong>stinzione è inoltre r<strong>il</strong>evante dal<br />

momento che, in altri Paesi, i sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> nascono quasi sempre<br />

come esperienze dal basso e, in generale, <strong>non</strong> cercano l'appoggio <strong>del</strong>le istituzioni; in<br />

Italia, al contrario, le banche <strong>del</strong> tempo “<strong>di</strong>pendenti” sono numerose: un'indagine <strong>del</strong>la<br />

Provincia <strong>di</strong> Bologna <strong>del</strong> 1997 ha censito 24 banche <strong>del</strong> tempo, <strong>del</strong>le quali 14 risultano<br />

create o promosse da istituzioni locali (Capizzi 2000). Sulla base <strong>del</strong>le risposte dei soci<br />

intervistati, Capizzi mette in luce <strong>di</strong>fferenze tra i due gruppi, relative soprattutto alle<br />

finalità <strong>del</strong>la banca. Le banche <strong>del</strong> tempo “<strong>di</strong>pendenti” tendono a presentarsi come<br />

luoghi <strong>di</strong> socializzazione e <strong>di</strong> mutuo aiuto, ma soprattutto come luoghi <strong>di</strong> assistenza e<br />

le istituzioni vedono tale rapporto nell'ottica <strong>di</strong> una più corretta gestione dei tempi<br />

urbani e <strong>di</strong> sostegno a determinate classi sociali. Tuttavia, le banche <strong>del</strong> tempo<br />

appartenenti a questa categoria puntano a riba<strong>di</strong>re la propria in<strong>di</strong>pendenza e autonomia<br />

per mezzo <strong>di</strong> convenzioni, stipulate con le istituzioni, che prevedono la restituzione <strong>del</strong><br />

79


supporto attraverso tempo e servizi de<strong>di</strong>cati alla comunità.<br />

Fig. 3.6 BdT “<strong>di</strong>pendenti” e “in<strong>di</strong>pendenti” a Bologna<br />

Fonte: Capizzi (2000)<br />

Le banche “in<strong>di</strong>pendenti” sono più vicine al mo<strong>del</strong>lo dei LETS <strong>del</strong> mondo<br />

anglosassone, in quanto mirano a creare un «sistema economico locale alternativo a<br />

quello economico globale <strong>di</strong> tipo convenzionale» (Capizzi 2000, p. 179): puntano ad<br />

attivare un circuito <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi e competenze che si fon<strong>di</strong> sulle relazioni tra<br />

le persone. Quin<strong>di</strong>, mentre le prime si presentano come centri <strong>di</strong> assistenza e «un<br />

antidoto alla solitu<strong>di</strong>ne», le seconde si presentano come organizzazioni nate dal basso<br />

e autogestite, portatrici <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso più marcatamente economico e autonomo.<br />

Infine, alcune <strong>di</strong>fferenze riguardano le caratteristiche dei partecipanti. Sia nelle<br />

banche “<strong>di</strong>pendenti” che “in<strong>di</strong>pendenti” predominano le donne. Tuttavia, le banche <strong>del</strong><br />

tempo appartenenti al secondo gruppo mostrano un'età me<strong>di</strong>a dei soci inferiore, una<br />

minore presenza <strong>di</strong> casalinghe e pensionati e una maggiore presenza <strong>di</strong> occupati, in<br />

particolare liberi professionisti, <strong>di</strong>rigenti, commercianti. Le banche <strong>del</strong> tempo<br />

“in<strong>di</strong>pendenti” attirano maggiormente quelle «persone che sono in piena attività<br />

lavorativa e che, dunque, hanno presumib<strong>il</strong>mente meno tempo libero a <strong>di</strong>sposizione<br />

rispetto ai pensionati e alle casalinghe <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo “<strong>di</strong>pendente”» (Ivi).<br />

80


Un'altra possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>stinzione è quella tra banche <strong>del</strong> tempo “territoriali” e<br />

banche <strong>del</strong> tempo “tematiche”. Nel primo gruppo rientrano quelle banche che fanno<br />

riferimento ad una specifica comunità all'interno <strong>di</strong> un piccolo comune o <strong>di</strong> un<br />

quartiere <strong>di</strong> una grande città. Al secondo gruppo appartengono quelle banche che<br />

nascono a favore <strong>di</strong> soggetti particolari, come le giovani madri o gli studenti. Ad<br />

esempio, quelle nate all'interno <strong>del</strong>le scuole come la “<strong>Banca</strong> <strong>del</strong> tempo per ragazzi” <strong>di</strong><br />

V<strong>il</strong>lafranca d'Asti (Amorevole 1999) e la banca <strong>del</strong> tempo “Gocce Temporali”, attivata<br />

dall'Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Parma nel marzo 2010 56 .<br />

3.3 Aspetti economici e giuri<strong>di</strong>ci <strong>del</strong>l’allocazione <strong>del</strong> tempo<br />

e <strong>del</strong>l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>del</strong> tempo come unità <strong>di</strong> conto<br />

3.3.1 La cultura occidentale <strong>del</strong> tempo<br />

La società occidentale contemporanea è caratterizzata da una particolare visione<br />

<strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> vita degli in<strong>di</strong>vidui che affonda le sue ra<strong>di</strong>ci nella<br />

Rivoluzione industriale. A partire dalla nascita e dalla grande <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> lavoro in<br />

fabbrica e <strong>del</strong>la classe operaia, <strong>il</strong> tempo ha acquisito una <strong>di</strong>mensione sempre più<br />

importante nella vita degli in<strong>di</strong>vidui e la <strong>di</strong>stinzione tra tempo <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro<br />

è <strong>di</strong>ventata la visione dominante <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso, <strong>non</strong> solo economico, riguardo al tempo.<br />

L'analisi sociologica <strong>del</strong> tempo tende ad evidenziare due <strong>di</strong>mensioni principali. La<br />

prima <strong>di</strong>mensione è quantitativa: <strong>il</strong> tempo è oggettivamente misurab<strong>il</strong>e e <strong>di</strong>visib<strong>il</strong>e in<br />

maniera sempre più precisa e rigorosa. Da questa deriva la seconda <strong>di</strong>mensione che è<br />

legata al concetto <strong>di</strong> efficienza e velocità e può essere riassunta nella famosa<br />

espressione, attribuita a Benjamin Franklin, “<strong>il</strong> tempo è denaro”. Quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> tempo, per<br />

essere impiegato in maniera efficiente, deve essere regolarizzato e pianificato in<br />

maniera razionale. Fino a pochi anni fa, l'intero tempo <strong>di</strong> vita degli in<strong>di</strong>vidui era<br />

scan<strong>di</strong>to in maniera precisa e standar<strong>di</strong>zzata: formazione, attività lavorativa,<br />

56 http://www.<strong>di</strong>s-ab<strong>il</strong>e.unipr.it/contenuto.php?id=33<br />

81


pensionamento. L'introduzione <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> flessib<strong>il</strong>ità ha messo in crisi questa<br />

ripartizione. La flessib<strong>il</strong>ità <strong>non</strong> riguarda soltanto <strong>il</strong> mondo <strong>del</strong> lavoro e <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong><br />

lavoro, dove spesso è si<strong>non</strong>imo <strong>di</strong> precarietà, ma più in generale ha a che fare con «la<br />

possib<strong>il</strong>ità offerta a ciascun soggetto <strong>di</strong> scegliere e variare a proprio piacimento le<br />

norme e le pratiche rispetto ai ritmi collettivi prevalenti» (Galeotti 2005, p. 24).<br />

Nell’in<strong>di</strong>viduo moderno occidentale convivono due tendenze opposte: da un lato la<br />

spinta verso la standar<strong>di</strong>zzazione <strong>del</strong> tempo, dall'altro le riven<strong>di</strong>cazioni in<strong>di</strong>viduali per<br />

una più libera auto-gestione <strong>del</strong> proprio tempo, sia <strong>di</strong> lavoro che <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro.<br />

3.3.2 L’allocazione <strong>del</strong> tempo nella teoria economica<br />

Il tempo ha suscitato l'interesse <strong>di</strong> f<strong>il</strong>osofi, sociologi e antropologi, ma<br />

probab<strong>il</strong>mente sono stati gli economisti a influire in maniera più decisiva sull'attuale<br />

concezione sociale <strong>del</strong> tempo.<br />

Nella seconda metà <strong>del</strong> XIX secolo si afferma in economia la Scuola<br />

marginalista che abbandona la teoria classica <strong>del</strong> valore-lavoro, sostituendola con la<br />

teoria <strong>del</strong>l'ut<strong>il</strong>ità (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010). Uno dei suoi fondatori, Léon<br />

Walras introduce <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> rareté «per cui beni e servizi ut<strong>il</strong>i sono<br />

quantitativamente limitati» (Antonelli et al. 2003, p. 19): quanto più un bene è raro,<br />

tanto più elevato è <strong>il</strong> suo valore. L'idea <strong>del</strong>la scarsità ha, ancora oggi, una notevole<br />

influenza sul pensiero economico.<br />

Il tempo è una risorsa scarsa in quanto caratterizzata da vincoli oggettivi: un<br />

giorno è composto da 24 ore, una settimana da 168 ore, un anno da 8760 ore. Di<br />

conseguenza <strong>il</strong> tempo ha in sé un valore molto elevato. Questo è vero per gli<br />

economisti, ma è altrettanto vero che l'idea <strong>di</strong> scarsità <strong>del</strong> tempo è molto ra<strong>di</strong>cata<br />

nell'attuale società. Una prova è l'ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> espressioni come “<strong>non</strong> ho mai<br />

tempo” oppure “nei ritagli <strong>di</strong> tempo”, a testimoniare <strong>il</strong> valore attribuito al tempo e<br />

l'importanza <strong>di</strong> una sua allocazione efficiente anche nella vita quoti<strong>di</strong>ana. Tuttavia, <strong>il</strong><br />

tempo <strong>non</strong> è più scarso nella nostra società rispetto al passato, in quanto <strong>il</strong> vincolo<br />

temporale oggettivo <strong>non</strong> si è mo<strong>di</strong>ficato (una giornata dura sempre 24 ore). Al<br />

82


contrario, <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato al lavoro, negli ultimi anni, è <strong>di</strong>minuito ed è invece<br />

aumentata la produttività <strong>del</strong> lavoro, determinando un aumento costante <strong>del</strong> costo<br />

opportunità <strong>del</strong> nostro tempo, per cui «<strong>non</strong> dovremmo dunque <strong>di</strong>re che <strong>non</strong> abbiamo<br />

tempo o che abbiamo “meno tempo <strong>di</strong> un tempo” ma, più precisamente, che <strong>il</strong> nostro<br />

tempo costa moltissimo, molto <strong>di</strong> più rispetto ad alcuni decenni fa» (Becchetti 2007, p.<br />

24).<br />

Il <strong>di</strong>scorso economico mainstream si concentra sulle scelte in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> chi<br />

sceglie <strong>di</strong> partecipare al mercato <strong>del</strong> lavoro “vendendo” <strong>il</strong> proprio tempo in cambio <strong>di</strong><br />

un salario, ovvero sulle scelte <strong>di</strong> allocazione <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e tra tempo <strong>di</strong> lavoro<br />

e <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro da parte degli in<strong>di</strong>vidui.<br />

Nel breve periodo, cioè senza considerare gli investimenti in capitale umano e<br />

quin<strong>di</strong> tenendo costante <strong>il</strong> saggio <strong>di</strong> salario 57 , l'in<strong>di</strong>viduo deve decidere:<br />

quali e quanti beni acquistare sul mercato,<br />

quali e quanti servizi offrire nel mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Quin<strong>di</strong>, gli in<strong>di</strong>vidui decidono <strong>il</strong> proprio livello <strong>di</strong> consumo e stab<strong>il</strong>iscono<br />

l'allocazione efficiente <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e tra tempo <strong>di</strong> lavoro e tempo libero<br />

(leisure in inglese). Poiché la quantità <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e è limitata, decidere <strong>di</strong><br />

de<strong>di</strong>care un'ora in più al lavoro comporta una uguale riduzione <strong>del</strong> tempo libero, ma<br />

anche un aumento dei beni che è possib<strong>il</strong>e consumare grazie al salario più elevato;<br />

viceversa, se <strong>il</strong> soggetto decide <strong>di</strong> ridurre <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato al lavoro. Nella teoria<br />

<strong>del</strong>l'offerta <strong>di</strong> lavoro, <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> costo opportunità riveste una importanza<br />

fondamentale: scegliendo <strong>di</strong> compiere una determinata attività, anche priva <strong>di</strong> costi<br />

<strong>di</strong>retti, <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e compierne un'altra, che potrebbe comportare un guadagno<br />

maggiore al quale si è costretti a rinunciare, generando così dei costi in<strong>di</strong>retti.<br />

L'in<strong>di</strong>viduo ha come obiettivo la massimizzazione <strong>del</strong>la propria funzione <strong>di</strong><br />

ut<strong>il</strong>ità, dati <strong>il</strong> vincolo <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio e <strong>il</strong> vincolo temporale. L'ut<strong>il</strong>ità aumenta sia con un<br />

maggiore consumo <strong>di</strong> beni, sia con la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> maggiore tempo libero. Nel<br />

57 In questa sintetica esposizione <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>l'offerta <strong>di</strong> lavoro, <strong>il</strong> red<strong>di</strong>to <strong>non</strong> da lavoro è costante e pari a 0.<br />

83


mo<strong>del</strong>lo, l'in<strong>di</strong>viduo stab<strong>il</strong>isce l'ammontare <strong>di</strong> ore da de<strong>di</strong>care al tempo <strong>di</strong> lavoro e al<br />

tempo libero sulla base <strong>del</strong> valore che attribuisce al tempo e <strong>del</strong> valore <strong>di</strong> mercato <strong>del</strong><br />

tempo. Graficamente:<br />

Fig. 3.7 Offerta in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> lavoro<br />

In corrispondenza <strong>del</strong> punto t2, l'in<strong>di</strong>viduo decide <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care tutto <strong>il</strong> proprio<br />

tempo al tempo libero e, poiché <strong>il</strong> red<strong>di</strong>to <strong>non</strong> da lavoro è pari a 0, <strong>non</strong> percepisce<br />

salario e <strong>non</strong> può acquistare beni sul mercato; al contrario, se l'in<strong>di</strong>viduo decide <strong>di</strong><br />

de<strong>di</strong>care tutto <strong>il</strong> proprio tempo al lavoro può acquistare una quantità <strong>di</strong> beni pari a c2,<br />

che rappresenta la quantità massima acquistab<strong>il</strong>e dati i vincoli <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio e <strong>di</strong> tempo. Il<br />

mo<strong>del</strong>lo è in equ<strong>il</strong>ibrio nel punto E, punto in cui è possib<strong>il</strong>e acquistare una quantità <strong>di</strong><br />

beni pari a c1 e de<strong>di</strong>care al lavoro una quantità <strong>di</strong> tempo pari a t2 - t1 (t1 - 0<br />

rappresenta <strong>il</strong> tempo libero). L'equ<strong>il</strong>ibrio è dato dall'intersezione <strong>del</strong> vincolo <strong>di</strong><br />

b<strong>il</strong>ancio (la retta c2 t2) e <strong>del</strong>la curva <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità più elevata che è possib<strong>il</strong>e raggiungere<br />

(U1). La pendenza <strong>del</strong>la curva <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza corrisponde graficamente al saggio<br />

marginale <strong>di</strong> sostituzione che può essere interpretato come una sorta <strong>di</strong> saggio <strong>di</strong><br />

salario fam<strong>il</strong>iare «ovvero come <strong>il</strong> valore attribuito al tempo dalla famiglia» (Antonelli<br />

et al. 2003, p. 263). Quin<strong>di</strong>, l'equ<strong>il</strong>ibrio corrisponde all'intersezione <strong>del</strong> saggio<br />

fam<strong>il</strong>iare e <strong>del</strong> vincolo <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio e, poiché la pendenza <strong>del</strong> vincolo <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio è pari<br />

84


al salario <strong>di</strong> mercato, nel punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>il</strong> salario <strong>di</strong> mercato e quello fam<strong>il</strong>iare<br />

coincidono: <strong>il</strong> valore che la famiglia e <strong>il</strong> mercato attribuiscono al tempo è identico.<br />

La teoria è interessata all'ammontare <strong>di</strong> ore che l'in<strong>di</strong>viduo decide <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care al<br />

lavoro e a come questa quantità è legata a variazioni <strong>del</strong> salario (o <strong>del</strong> red<strong>di</strong>to <strong>non</strong> da<br />

lavoro). Tali variazioni producono due effetti, che prendono <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> effetto red<strong>di</strong>to<br />

ed effetto sostituzione: <strong>il</strong> primo prevede che un aumento <strong>del</strong> salario «rende l'in<strong>di</strong>viduo<br />

più ricco, tanto da consentirgli <strong>di</strong> acquistare più tempo libero» (Antonelli et al. 2003,<br />

p. 271) e ridurre le ore lavorate; al contrario; l'effetto <strong>di</strong> sostituzione prevede che, a<br />

fronte <strong>di</strong> un aumento <strong>di</strong> salario, <strong>il</strong> tempo libero <strong>di</strong>venta relativamente più caro e quin<strong>di</strong><br />

l'in<strong>di</strong>viduo aumenta le ore de<strong>di</strong>cate al lavoro 58 . Tuttavia, la teoria <strong>non</strong> è in grado <strong>di</strong><br />

prevedere l'effetto che un aumento o una <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> salario producono sulla<br />

quantità <strong>di</strong> ore offerte nel mercato <strong>del</strong> lavoro, poiché i due effetti si muovono in<br />

<strong>di</strong>rezioni opposte e una possib<strong>il</strong>e soluzione può essere in<strong>di</strong>viduata soltanto grazie alla<br />

ricerca empirica. In generale, la gran parte degli economisti sostiene che «per i singoli<br />

lavoratori adulti che lavorano in paesi economicamente progre<strong>di</strong>ti e <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> un<br />

impiego a tempo pieno» (Ivi), le ore <strong>di</strong> lavoro offerte crescono al crescere <strong>del</strong> salario<br />

ma, superata una certa soglia <strong>di</strong> salario, tende a prevalere l'effetto <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e quin<strong>di</strong><br />

gli in<strong>di</strong>vidui riducono le ore offerte sul mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

L'analisi <strong>del</strong>le scelte <strong>di</strong> allocazione <strong>del</strong> tempo è stata raffinata dall'economista<br />

statunitense Gary Becker, <strong>il</strong> quale ha dato inizio al f<strong>il</strong>one <strong>di</strong> ricerca detto “economia<br />

<strong>del</strong>la famiglia” 59 che, nel corso degli anni successivi, ha prodotto numerosi mo<strong>del</strong>li<br />

sulle scelte <strong>di</strong> allocazione <strong>del</strong> tempo da parte <strong>del</strong>le famiglie, tenendo in considerazione<br />

variab<strong>il</strong>i in<strong>di</strong>viduali e istituzionali 60 .<br />

Nel suo articolo <strong>del</strong> 1965 A theory of the allocation of time, l'autore parte dalla<br />

constatazione che, nell'epoca moderna, <strong>il</strong> tempo <strong>non</strong> <strong>di</strong> lavoro è quantitativamente<br />

superiore al tempo <strong>di</strong> lavoro: «even a work week of fourteen hours a day for six days<br />

58 I due effetti producono questi risultati se <strong>il</strong> tempo libero è considerato un bene normale; nel <strong>caso</strong> in cui <strong>il</strong><br />

tempo libero sia considerato un bene inferiore, cioè un bene la cui domanda <strong>di</strong>minuisce all'aumentare <strong>del</strong><br />

red<strong>di</strong>to, un aumento <strong>di</strong> salario produrrà un aumento <strong>del</strong>le ore lavorate.<br />

59 Si veda anche Becker (1981) nel quale l'autore introduce <strong>il</strong> fattore “altruismo” all'interno <strong>del</strong>le scelte <strong>del</strong>la<br />

famiglia e in particolare all’interno <strong>del</strong> rapporto genitori e figli.<br />

60 Per una sintetica descrizione <strong>di</strong> tale letteratura si veda Addabbo, Caiumi e Maccagnan (2011); per l'analisi<br />

<strong>del</strong>le scelte <strong>di</strong> allocazione <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong>le famiglie in Italia si veda anche Istat (2011).<br />

85


st<strong>il</strong>l leaves half the total time for sleeping, eating and other activities» (Becker 1965,<br />

p. 493), quin<strong>di</strong> «l’allocazione efficiente <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> <strong>di</strong> lavoro può avere<br />

conseguenze molto più r<strong>il</strong>evanti sul benessere economico, in<strong>di</strong>viduale e collettivo, <strong>di</strong><br />

quella relativa al tempo <strong>di</strong> lavoro» (Antonelli 2003, p. 80). Nella teoria generale<br />

<strong>del</strong>l'allocazione <strong>del</strong> tempo, l'agente rappresentativo è la famiglia definita come una<br />

organizzazione che «nasce intenzionalmente sulla base <strong>del</strong>le opportunità consentite<br />

dall'insieme dei vincoli, istituzionali ed economici, e nello sforzo <strong>di</strong> realizzare i propri<br />

fini ed offre una struttura all'agire e alle relazioni tra in<strong>di</strong>vidui» (Antonelli 2003, p.<br />

70). Oltre ad essere una unità <strong>di</strong> consumo, che massimizza la sua ut<strong>il</strong>ità vendendo <strong>il</strong><br />

proprio tempo nel mondo <strong>del</strong> lavoro per acquistare beni <strong>di</strong> mercato, la famiglia è anche<br />

una unità produttiva, poiché molti beni che essa acquista sul mercato <strong>non</strong> sono<br />

imme<strong>di</strong>atamente consumab<strong>il</strong>i, ma devono essere trasformati in “beni <strong>di</strong> base” 61 ,<br />

attraverso un processo <strong>di</strong> produzione che necessita tempo, sforzi e l'applicazione <strong>di</strong><br />

conoscenze specifiche. La famiglia combina <strong>il</strong> proprio tempo <strong>non</strong> <strong>di</strong> lavoro e i beni <strong>di</strong><br />

mercato, in base alla funzione <strong>di</strong> produzione domestica, con lo scopo <strong>di</strong> massimizzare<br />

la propria funzione <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità, dato <strong>il</strong> vincolo <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio (Becker 1965). La produzione<br />

<strong>di</strong> “beni <strong>di</strong> base” comporta dei costi <strong>di</strong>retti e un certo costo opportunità dato dal salario<br />

al quale si rinuncia e che rappresenta <strong>il</strong> costo in<strong>di</strong>retto; la <strong>di</strong>stinzione tra costi <strong>di</strong>retti e<br />

in<strong>di</strong>retti equivale a quella tra attività orientate al lavoro e al consumo e a quella tra<br />

tempo <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro. Di conseguenza, «<strong>il</strong> costo pieno <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong><br />

produzione domestica è dato dalla somma <strong>del</strong> prezzo <strong>di</strong> mercato dei beni e servizi in<br />

esse ut<strong>il</strong>izzati (costo <strong>di</strong>retto) e <strong>del</strong> costo opportunità <strong>del</strong> tempo in esse impiegato (costo<br />

in<strong>di</strong>retto)» (Antonelli 2003, p. 70).<br />

Dal un punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>la teoria economica, la famiglia decide <strong>il</strong> livello <strong>di</strong><br />

consumo <strong>di</strong> beni e l'allocazione <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e: quando <strong>di</strong>minuisce <strong>il</strong> rapporto<br />

tra costi <strong>di</strong>retti e costi in<strong>di</strong>retti, <strong>di</strong>minuisce la convenienza a produrre determinati beni<br />

e servizi all'interno <strong>del</strong>la famiglia e aumenta la convenienza a produrli in un contesto<br />

<strong>di</strong> mercato. Tali decisioni, operate dalle unità fam<strong>il</strong>iari, possono avere effetti sulla<br />

<strong>di</strong>namica demografica e sulla struttura <strong>del</strong>la famiglia, mo<strong>di</strong>ficando i ruoli dei suoi<br />

61 Ad esempio: andare a teatro, dormire, prendersi cura dei figli e degli anziani.<br />

86


componenti e, in tal senso, la famiglia «si rivela come un soggetto molto significativo<br />

<strong>del</strong> cambiamento istituzionale» (Ivi). La teoria generale <strong>di</strong> Becker spiega come<br />

l'aumento <strong>del</strong> salario femmin<strong>il</strong>e rappresenta un aumento dei costi in<strong>di</strong>retti e, quin<strong>di</strong>,<br />

spinge le madri ad entrare nel mondo <strong>del</strong> lavoro, de<strong>di</strong>cando meno tempo alla cura dei<br />

figli e affidandosi a servizi professionali acquistati sul mercato: ad esempio, de<strong>di</strong>cando<br />

meno tempo a cucinare ed ut<strong>il</strong>izzando cibi precotti o l’insalata già lavata e imbustata,<br />

cioè ut<strong>il</strong>izzando tecnologie time saving. Inoltre, in molti casi è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong>stinguere <strong>il</strong><br />

lavoro dal tempo libero inteso come leisure (svago). Non tutte le attività che hanno un<br />

elevato costo opportunità, cioè richiedono tempo e la rinuncia a una certa parte <strong>di</strong><br />

salario, possono essere considerate leisure; ad esempio, attività come la cura dei figli o<br />

andare dal barbiere (Becker 1965, p. 504). Come sottolinea lo stesso Becker, in alcuni<br />

casi <strong>non</strong> è semplice neppure <strong>di</strong>stinguere <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> lavoro dal tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro: <strong>il</strong><br />

pendolarismo o un pranzo d'affari sono citati da Becker come esempi <strong>di</strong> attività<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i da inquadrare in “lavoro puro” o “consumo puro” e per questo sono definite<br />

productive consumption.<br />

Becker analizza anche altri casi, supportati da numerosi dati empirici, che<br />

confermano la sua teoria generale. La <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>le ore lavorative e <strong>il</strong><br />

conseguente aumento <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> <strong>di</strong> lavoro per gli abitanti dei paesi più avanzati<br />

lascerebbero pensare che <strong>il</strong> tempo libero sia una risorsa relativamente più abbondante.<br />

Tuttavia, nota Becker, gli americano tendono a sprecare cibo e altri beni in misura<br />

maggiore rispetto ai paesi meno avanzati, contemporaneamente sono più attenti alla<br />

gestione <strong>del</strong> tempo rispetto al passato e cercano in molti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> risparmiare tempo. La<br />

spiegazione <strong>di</strong> questo comportamento paradossale si trova nelle <strong>di</strong>fferenze dei costi<br />

relativi: in America, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri Paesi più poveri, <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> mercato <strong>del</strong><br />

tempo è maggiore rispetto al prezzo dei beni, «the tendency to be economical about<br />

time and lavish about goods may be no paradox, but in part simply a reaction to a<br />

<strong>di</strong>fference in relative costs» (Becker 1965, p. 514). Un ruolo fondamentale, in questo<br />

processo che porta cambiamenti nella struttura dei costi relativi, è giocato<br />

dall'evoluzione tecnologica che, soprattutto negli ultimi decenni, ha aumentano la<br />

produttività <strong>del</strong> lavoro e ridotto le ore ad esso de<strong>di</strong>cate. Per Becker, questo processo è<br />

87


compensato da un aumento <strong>del</strong>la produttività <strong>del</strong> tempo de<strong>di</strong>cato al consumo, come la<br />

<strong>di</strong>ffusione dei rasoi e <strong>del</strong>la abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> radersi a casa risparmiando <strong>il</strong> tempo altrimenti<br />

speso per andare dal barbiere e mettersi in coda con gli altri clienti.<br />

Il contributo <strong>del</strong>la teoria sv<strong>il</strong>uppata da Becker consiste nel considerare la<br />

famiglia come unità produttiva e <strong>non</strong> solo <strong>di</strong> consumo, introducendo la categoria dei<br />

“beni <strong>di</strong> base” e sottolineando l'importanza <strong>del</strong> tempo nella loro produzione. Dalla<br />

teoria beckeriana e dai numerosi stu<strong>di</strong> e ricerche empiriche sulle scelte <strong>di</strong> allocazione<br />

<strong>del</strong> tempo da parte <strong>del</strong>le famiglie é possib<strong>il</strong>e ricavare numerose implicazioni <strong>di</strong> policy,<br />

con un particolare riferimento alle politiche <strong>di</strong> gestione dei tempi urbani.<br />

Anche altri f<strong>il</strong>oni <strong>di</strong> ricerca economica sono interessati al tema <strong>del</strong>l'allocazione<br />

<strong>del</strong> tempo, ad esempio l'economia relazionale e le ricerche sulla felicità <strong>di</strong>chiarata.<br />

Entrambi questi f<strong>il</strong>oni sono d'accordo con la teoria beckeriana su due punti:<br />

coloro che vivono nei Paesi industrializzati sembrano essere sempre più ricchi<br />

<strong>di</strong> denaro e contemporaneamente sempre più poveri <strong>di</strong> tempo, perché «<strong>il</strong> nostro<br />

tempo costa moltissimo, molto <strong>di</strong> più rispetto solo ad alcuni decenni fa»<br />

(Becchetti 2007, p. 24),<br />

la tecnologia ha aumentato la produttività <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> lavoro, ma anche <strong>del</strong><br />

tempo de<strong>di</strong>cato al consumo.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi autori, come Becchetti, <strong>di</strong>stinguono <strong>il</strong> tempo libero in: tempo<br />

de<strong>di</strong>cato al relax in<strong>di</strong>viduale, tempo de<strong>di</strong>cato alle incombenze e tempo de<strong>di</strong>cato alle<br />

relazioni. Il progresso tecnologico ha aumentato le nostre possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> godere <strong>del</strong><br />

tempo libero, sia quantitativamente accrescendo le occasioni <strong>di</strong> svago, sia<br />

qualitativamente aumentando la produttività <strong>del</strong> tempo libero. Il tempo de<strong>di</strong>cato alle<br />

relazioni con gli altri sembra aver subito l'influenza <strong>del</strong> cambiamento tecnologico in<br />

misura minore rispetto alle altre due <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong> tempo libero, anche oggi costruire<br />

e mantenere una rete <strong>di</strong> relazioni richiede un certo “investimento” <strong>di</strong> tempo. Infatti,<br />

88


alcuni autori considerano le relazioni affettive o amicali come «beni ardui 62 », cioè<br />

«beni la cui fruizione richiede preliminarmente un certo sforzo, la fatica <strong>di</strong> un<br />

investimento <strong>di</strong> energie e la generazione <strong>di</strong> un “abito” virtuoso attraverso la<br />

riproduzione <strong>di</strong> comportamenti» (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010, p. 397), ma che<br />

esercitano una notevole influenza sul benessere e sulla felicità <strong>di</strong>chiarata <strong>del</strong>le persone.<br />

Fig. 3.8 Tempo speso in relazioni informali 63<br />

Fonte Becchetti (2007)<br />

L'aumento <strong>del</strong>la produttività <strong>del</strong> tempo de<strong>di</strong>cato prime due <strong>di</strong>mensioni, svago<br />

in<strong>di</strong>viduale e incombenze, può produrre una sorta <strong>di</strong> effetto <strong>di</strong> spiazzamento nei<br />

confronti <strong>del</strong>la terza: ad esempio la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> guardare una partita in televisione<br />

può spingere a <strong>non</strong> andare allo sta<strong>di</strong>o, con la <strong>di</strong>fferenza fondamentale che nel primo<br />

<strong>caso</strong> si guarda la televisione da soli, mentre nel secondo <strong>caso</strong> si svolge una attività<br />

insieme ad altre persone 64 . Tali stu<strong>di</strong> tendono ad evidenziare <strong>il</strong> pericolo che l'aumento<br />

<strong>del</strong>la scarsità <strong>del</strong> tempo si traduca in un impoverimento relazionale.<br />

62 Altri esempi <strong>di</strong> beni ardui possono essere <strong>il</strong> successo scolastico o nel mondo lavorativo, ma anche una<br />

passeggiata in montagna.<br />

63 Tale in<strong>di</strong>ce è costruito con la me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le risposte sulla frequenza <strong>del</strong> tempo trascorso con: fam<strong>il</strong>iari, colleghi<br />

fuori dall'orario <strong>di</strong> lavoro, gruppi religiosi, amici. Alle quattro possib<strong>il</strong>i risposte ad ogni domanda (mai,<br />

alcune volte all’anno, alcune volte al mese, ogni settimana) è assegnato un valore crescente da 1 a 4<br />

(Becchetti 2007).<br />

64 Sul rapporto tra televisione, felicità e beni relazionali si veda Bruni e Stanca (2005).<br />

89


3.3.3 Il riconoscimento giuri<strong>di</strong>co <strong>del</strong> valore <strong>del</strong> tempo in Italia<br />

L'importanza <strong>del</strong>la <strong>di</strong>mensione qualitativa <strong>del</strong> tempo, come fattore che incide<br />

significativamente sulla qualità <strong>del</strong>la vita degli in<strong>di</strong>vidui, è stata riconosciuta dal<br />

legislatore nazionale italiano nel 1990 con la legge n. 142 sull'or<strong>di</strong>namento <strong>del</strong>le<br />

Autonomie locali 65 . In particolare, l'articolo 36 in<strong>di</strong>ca i compiti <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la<br />

Provincia e <strong>del</strong> Sindaco riguardo alla regolazione dei tempi <strong>del</strong>le città. Il Sindaco è<br />

tenuto<br />

nell'ambito <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sciplina regionale e sulla base degli in<strong>di</strong>rizzi espressi dal<br />

consiglio comunale a coor<strong>di</strong>nare gli orari degli esercizi commerciali, dei<br />

servizi pubblici, <strong>non</strong>ché gli orari <strong>di</strong> apertura al pubblico degli uffici periferici<br />

<strong>del</strong>le amministrazioni pubbliche, al fine <strong>di</strong> armonizzare l'esplicazione dei<br />

servizi alle esigenze complessive e generali degli utenti .<br />

Nel 2000 è stata emanata la legge n. 53, detta legge Turco dal nome <strong>del</strong>l'allora<br />

Ministro <strong>del</strong>la Solidarietà Sociale, recante «Disposizioni per <strong>il</strong> sostegno <strong>del</strong>la<br />

maternità e <strong>del</strong>la paternità, per <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla cura e alla formazione e per <strong>il</strong><br />

coor<strong>di</strong>namento dei tempi <strong>del</strong>le città». Il Capo VII <strong>di</strong>sciplina la gestione dei tempi <strong>del</strong>le<br />

città: Regioni e Comuni possono istituire comitati tecnici, composti da esperti in<br />

materia <strong>di</strong> progettazione urbana, <strong>di</strong> analisi sociale, <strong>di</strong> comunicazione sociale e <strong>di</strong><br />

gestione organizzativa, con compiti consultivi in relazione al coor<strong>di</strong>namento degli<br />

orari <strong>del</strong>le città e per la valutazione degli effetti sulle comunità locali dei Piani<br />

territoriali degli orari. Nell'elaborazione <strong>di</strong> tali Piani, devono tenere conto degli effetti<br />

sul traffico, sull'inquinamento e sulla qualità <strong>del</strong>la vita citta<strong>di</strong>na; inoltre, devono<br />

coor<strong>di</strong>nare gli orari <strong>di</strong> lavoro pubblici e privati, gli orari <strong>di</strong> apertura al pubblico dei<br />

servizi pubblici e privati, degli uffici periferici <strong>del</strong>le amministrazioni pubbliche, <strong>del</strong>le<br />

attività commerciali, <strong>non</strong>ché <strong>del</strong>le istituzioni formative, culturali e <strong>del</strong> tempo libero.<br />

65 Pubblicata in Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 135 <strong>del</strong> 12-6-1990 e <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e on line all'in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://www.comune.campobasso.it/istituzionale/struttura/legge142.htm<br />

90


Lo strumento principale <strong>di</strong> attuazione dei principi contenuti nella legge 53/2000 66 è<br />

rappresentato, oltre che dal Piano territoriale degli orari, dalle banche <strong>del</strong> tempo.<br />

L'articolo 27 è de<strong>di</strong>cato specificatamente a queste associazioni:<br />

1. Per favorire lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> vicinato, per fac<strong>il</strong>itare l'ut<strong>il</strong>izzo dei servizi<br />

<strong>del</strong>la città e <strong>il</strong> rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l'estensione<br />

<strong>del</strong>la solidarietà nelle comunità locali e per incentivare le iniziative <strong>di</strong> singoli e<br />

gruppi <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare<br />

parte <strong>del</strong> proprio tempo per impieghi <strong>di</strong> reciproca solidarietà e interesse, gli enti<br />

locali possono sostenere e promuovere la costituzione <strong>di</strong> associazioni denominate<br />

«banche dei tempi».<br />

2. Gli enti locali, per favorire e sostenere le banche dei tempi, possono <strong>di</strong>sporre a<br />

loro favore l'ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> locali e <strong>di</strong> servizi e organizzare attività <strong>di</strong> promozione,<br />

formazione e informazione. Possono altresì aderire alle banche dei tempi e<br />

stipulare con esse accor<strong>di</strong> che prevedano scambi <strong>di</strong> tempo da destinare a<br />

prestazioni <strong>di</strong> mutuo aiuto a favore <strong>di</strong> singoli citta<strong>di</strong>ni o <strong>del</strong>la comunità locale. Tali<br />

prestazioni devono essere compatib<strong>il</strong>i con gli scopi statutari <strong>del</strong>le banche dei tempi<br />

e <strong>non</strong> devono costituire modalità <strong>di</strong> esercizio <strong>del</strong>le attività istituzionali degli enti<br />

locali [corsivo aggiunto].<br />

Inoltre, la legge prevede che, secondo l'art. 22 comma 2, le regioni<br />

pre<strong>di</strong>spongano:<br />

incentivi finanziari per i comuni [...] ai fini <strong>del</strong>la pre<strong>di</strong>sposizione e <strong>del</strong>l'attuazione<br />

dei piani territoriali degli orari <strong>di</strong> cui all'articolo 24 e <strong>del</strong>la costituzione <strong>del</strong>le<br />

banche dei tempi <strong>di</strong> cui all'articolo 27.<br />

Nonostante la richiesta <strong>del</strong>l'Associazione Nazionale Banche <strong>del</strong> Tempo <strong>di</strong> un<br />

maggior riconoscimento normativo a livello nazionale ancora <strong>non</strong> sia stata sod<strong>di</strong>sfatta,<br />

la legge Turco mette in evidenza alcuni dei punti principali relativi al rapporto tra le<br />

banche <strong>del</strong> tempo e le istituzioni locali per una migliore gestione dei tempi urbani:<br />

66 Disponib<strong>il</strong>e on line all’in<strong>di</strong>rizzo: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/00053l.htm<br />

91


afforzamento <strong>del</strong>le reti <strong>di</strong> mutuo aiuto a livello locale,<br />

promozione <strong>del</strong>l'uso <strong>del</strong> tempo per fini <strong>di</strong> solidarietà sociale,<br />

possib<strong>il</strong>ità per gli enti locali <strong>di</strong> stipulare convenzioni e accor<strong>di</strong> con le banche<br />

<strong>del</strong> tempo.<br />

La <strong>di</strong>sciplina <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo è inserita all'interno <strong>del</strong>le politiche per <strong>il</strong><br />

sostegno <strong>del</strong>la maternità e <strong>del</strong>la paternità, per i conge<strong>di</strong> e la flessib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l'orario <strong>di</strong><br />

lavoro, per <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla cura e alla formazione e per <strong>il</strong> coor<strong>di</strong>namento dei tempi <strong>del</strong>le<br />

città. Quin<strong>di</strong>, è inserita nell'ottica generale <strong>di</strong> una legge che punta a migliorare la<br />

qualità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le famiglie attraverso una più corretta gestione <strong>del</strong> loro tempo <strong>di</strong><br />

lavoro e <strong>di</strong> <strong>non</strong>-lavoro, comprendendo con quest'ultimo <strong>il</strong> tempo libero, <strong>il</strong> tempo<br />

de<strong>di</strong>cato alla formazione, <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> relazione, e introducendo «elementi <strong>di</strong><br />

flessib<strong>il</strong>ità nella gestione <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana, anche alla luce <strong>del</strong>la tendenza alla<br />

mo<strong>di</strong>ficazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong>la famiglia e dei mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> vita» (Galeotti 2005, p.<br />

95).<br />

3.3.4 Il tempo <strong>non</strong> è denaro<br />

Alla luce <strong>del</strong>la teoria proposta da Becker, è più fac<strong>il</strong>e comprendere perché le<br />

banche <strong>del</strong> tempo italiane siano nate soprattutto grazie agli sforzi e all'impegno <strong>del</strong>le<br />

donne, le quali devono sostenere «<strong>il</strong> peso sia <strong>del</strong> lavoro per <strong>il</strong> mercato sia <strong>di</strong> quello <strong>di</strong><br />

cura, in un contesto organizzato con orari <strong>non</strong> idonei alla mutata realtà sociale»<br />

(Galeotti 2005, p. 90), soprattutto in relazione all'ingresso <strong>del</strong>le donne nel mondo <strong>del</strong><br />

lavoro e ai cambiamenti nella struttura <strong>del</strong>le famiglie 67 . Non è un <strong>caso</strong>, quin<strong>di</strong>, che<br />

proprio le donne siano «portatrici <strong>del</strong>l'esigenza <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>scutere l'organizzazione dei<br />

tempi <strong>di</strong> vita» (Ivi). Il tempo <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> relazione che le donne de<strong>di</strong>cano alla famiglia<br />

<strong>non</strong> è considerato produttivo, cioè tempo <strong>di</strong> lavoro, ma <strong>non</strong> può nemmeno essere<br />

67 Si veda Istat (2011).<br />

92


considerato tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong>-lavoro, soltanto in quanto <strong>non</strong> è retribuito e <strong>non</strong> sempre<br />

rientra nelle statistiche ufficiali. La nascita <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo è legata<br />

all'insod<strong>di</strong>sfazione nei confronti <strong>del</strong>la semplice <strong>di</strong>cotomia tempo <strong>di</strong> lavoro e <strong>non</strong>lavoro,<br />

propria <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>l'offerta in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> lavoro, la quale <strong>non</strong> si preoccupa<br />

<strong>di</strong> definire qualitativamente <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro né l'impatto che può esercitare sul<br />

benessere <strong>del</strong>l' in<strong>di</strong>viduo o <strong>del</strong>la famiglia. Gli scambi attivati all'interno <strong>di</strong> una banca<br />

<strong>del</strong> tempo permettono alle donne <strong>di</strong> allocare meglio <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e, fornendo loro<br />

un aiuto materiale. Tuttavia, un aspetto forse più importante e che incide sulla qualità<br />

percepita <strong>del</strong> benessere, è la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> restituire <strong>di</strong>gnità a quelle attività solitamente<br />

fornite gratuitamente dalle donne all'interno <strong>del</strong>la famiglia, <strong>non</strong> senza un certo sforzo e<br />

l'impiego <strong>di</strong> una determinata quantità <strong>di</strong> tempo.<br />

All'interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> tempo assume un significato antitetico<br />

rispetto al <strong>di</strong>scorso economico dominante, attraverso la con<strong>di</strong>visione <strong>del</strong> proprio tempo<br />

e in un'ottica <strong>di</strong> mutuo-aiuto. Il valore dei servizi scambiati <strong>non</strong> è definito in base alla<br />

tipologia <strong>di</strong> servizio o in seguito a una contrattazione tra le due parti, ma soltanto sulla<br />

base <strong>del</strong> tempo necessario alla sua fornitura, da questo deriva che i servizi scambiati<br />

sono uguali: un'ora <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio equivale a un'ora <strong>di</strong> lezioni <strong>di</strong> informatica. In<br />

questo modo banca <strong>del</strong> tempo pone <strong>il</strong> problema <strong>del</strong>la identificazione <strong>del</strong> valore dei<br />

servizi al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong>la logica <strong>di</strong> domanda e offerta, <strong>di</strong>fferenziandosi allo<br />

stesso tempo anche da quei sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> che definiscono <strong>il</strong> valore<br />

<strong>del</strong>l'unità <strong>di</strong> misura ut<strong>il</strong>izzata in base alla parità con la moneta ufficiale, come i Wir<br />

rispetto al franco svizzero, oppure in base al salario orario me<strong>di</strong>o, come gli Ithaca<br />

Hours (Greco 2001): una “ora <strong>di</strong> Ithaca” <strong>non</strong> corrisponde necessariamente ad una<br />

prestazione <strong>del</strong>la durata <strong>di</strong> un'ora, ma corrisponde a 10 dollari (<strong>il</strong> valore <strong>del</strong> salario<br />

me<strong>di</strong>o), quin<strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzando questa moneta è possib<strong>il</strong>e scambiare anche beni e <strong>non</strong> solo<br />

servizi. Inoltre, nei primi anni <strong>di</strong> funzionamento <strong>del</strong> sistema Wir, ad esempio, erano<br />

ammesse a scambiare soltanto piccole e me<strong>di</strong>e imprese, cioè soltanto chi produceva<br />

beni e poteva scambiarli nel circuito ut<strong>il</strong>izzando i Wir per sopperire alla carenza <strong>di</strong><br />

moneta ufficiale, mentre <strong>non</strong> erano ammessi i <strong>di</strong>soccupati. Al contrario, le banche <strong>del</strong><br />

tempo partono dal presupposto che tutti possono avere tempo da de<strong>di</strong>care agli altri e<br />

93


hanno capacità che possono offrire per sod<strong>di</strong>sfare alcuni bisogni degli altri<br />

partecipanti. In questo senso <strong>il</strong> tempo <strong>non</strong> è un bene scarso, anche se soggetto a dei<br />

limiti oggettivi derivanti dal fatto che un giorno è composto da 24 ore. Il tempo viene<br />

valorizzato attraverso lo <strong>scambio</strong> e <strong>non</strong> può essere considerato né tempo <strong>di</strong> lavoro, né<br />

<strong>di</strong> <strong>non</strong>-lavoro, piuttosto può essere definito tempo <strong>di</strong> relazione, cioè <strong>il</strong> tempo che<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi de<strong>di</strong>ca alla propria rete <strong>di</strong> relazioni, al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>le relazioni<br />

affettive/fam<strong>il</strong>iari e <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> mercato.<br />

Per la società contemporanea e nella trattazione economica, <strong>il</strong> tempo è la risorsa<br />

scarsa per eccellenza. Per i soci <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo, invece, <strong>il</strong> tempo è una risorsa<br />

<strong>del</strong>la quale tutti <strong>di</strong>spongono e che per questo scambiano tra loro, una volta stab<strong>il</strong>ita<br />

l'uguaglianza dei servizi forniti. In questo modo, i partecipanti creano un sistema <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> “egualitario”, nel senso che le ore scambiate hanno lo stesso valore per tutti i<br />

soci. Per questo alcune banche <strong>del</strong> tempo sconsigliano o vietano esplicitamente <strong>di</strong><br />

scambiare beni; oppure proibiscono <strong>di</strong> fornire come prestazione la propria attività<br />

lavorativa, <strong>non</strong> solo per evitare eventuali problemi fiscali e legali, ma soprattutto<br />

perché si pongono in posizione antitetica rispetto al mercato e alla semplice <strong>di</strong>cotomia<br />

tempo <strong>di</strong> lavoro/tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong>-lavoro, puntando al riconoscimento <strong>del</strong>le competenze e<br />

capacità in<strong>di</strong>viduali al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> mercato, ma all'interno <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> relazioni tra<br />

persone.<br />

La teoria <strong>del</strong>l'allocazione <strong>del</strong> tempo e <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> costo opportunità da soli<br />

<strong>non</strong> bastano a spiegare <strong>il</strong> funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo. In parte possono<br />

essere ut<strong>il</strong>i per spiegare la maggiore partecipazione <strong>di</strong> alcune tipologie <strong>di</strong> soci e la loro<br />

maggiore propensione a scambiare <strong>il</strong> proprio tempo. In particolare, può spiegare la<br />

partecipazione <strong>del</strong>le donne, soprattutto <strong>del</strong>le casalinghe 68 , perché tipicamente<br />

impegnate nella maggior parte <strong>di</strong> quelle attività, come i servizi <strong>di</strong> cura, che possono<br />

essere definite “beni <strong>di</strong> base” fam<strong>il</strong>iari, adottando la terminologia beckeriana; inoltre le<br />

donne, insieme ai pensionati 69 , fronteggiano un costo opportunità <strong>del</strong> proprio tempo<br />

inferiore rispetto ad altre categorie. Non spiega la scarsa partecipazione dei <strong>di</strong>soccupati<br />

68 Tra i soci <strong>del</strong>le 122 banche <strong>del</strong> tempo analizzate da Galeotti (2005) le casalinghe rappresentano <strong>il</strong> 18,9%.<br />

69 I pensionati rappresentano <strong>il</strong> 30,5 % (Idem).<br />

94


che, in teoria, fronteggiano un costo opportunità <strong>del</strong> proprio tempo basso, o comunque<br />

inferiore a chi lavora, ma che, secondo i dati <strong>di</strong> Galeotti (2005), rappresentano solo <strong>il</strong><br />

2% dei soci <strong>del</strong>le 122 banche <strong>del</strong> tempo analizzate. Gli occupati sono molto più<br />

numerosi: gli impiegati sono la classe più rappresentata con <strong>il</strong> 21,2 %, seguiti dagli<br />

operai (5,7%), dai <strong>di</strong>rigenti (4,6%), dai liberi professionisti (4,2%), dagli artigiani e<br />

commercianti (3,8%). La categoria dei <strong>di</strong>soccupati è più rappresentata in altri sistemi<br />

<strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong>, come i LETS <strong>del</strong> mondo anglosassone, che si pongono<br />

obiettivi più economici che sociali e relazionali, puntando alla creazione <strong>di</strong> posti <strong>di</strong><br />

lavoro in zone economicamente arretrate e caratterizzate da elevati tassi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>soccupazione 70 .<br />

Fig. 3.9 Le professioni dei soci<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

70 Si veda la voce de<strong>di</strong>cata ai LETS all'interno <strong>del</strong>la Guida alle monete comunitarie <strong>di</strong> Lietaer e Hallsmith,<br />

<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e on line all'in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://www.complementarycurrency.org/ccLibrary/lietaer%20trad%20magius%20%20guida%20alle%20mon<br />

ete%20comunitarie.pdf<br />

95


La teoria <strong>del</strong>l'offerta in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> lavoro, anche nella versione più raffinata<br />

proposta da Becker e dagli stu<strong>di</strong> successivi sull'allocazione <strong>del</strong> tempo, <strong>non</strong> può<br />

spiegare da sola le motivazioni che sottostanno a questo particolare sistema <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> 71 . Il motivo principale consiste nel carattere innovativo <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> tempo<br />

proposto da questo tipo <strong>di</strong> associazioni: <strong>il</strong> tempo <strong>non</strong> è considerato una risorsa scarsa,<br />

ma una risorsa <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per tutti e che i soci scambiano tra loro in un'ottica <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong> e mutualità. In questo senso, lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> tempo che attivano tali banche<br />

si avvicina al triplice movimento analizzato da Marcel Mauss a proposito <strong>del</strong> dono. Per<br />

l’antropologo e sociologo francese, l'atto donativo si caratterizza attraverso tre<br />

momenti tra loro <strong>di</strong>stinti ma profondamente collegati: dare, ricevere e restituire (o<br />

reciprocare). Lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> tempo può essere definito anche come “dono <strong>di</strong> tempo” tra<br />

i soci, i quali ut<strong>il</strong>izzano la banca <strong>del</strong> tempo per la contab<strong>il</strong>ità e quin<strong>di</strong> per garantire la<br />

<strong>reciprocità</strong> tra tutti i soci e la trasparenza <strong>del</strong>l'intero sistema. Questa visione innovativa<br />

<strong>del</strong> tempo può avere un impatto molto forte sulla società occidentale caratterizzata<br />

dalla mancanza <strong>di</strong> tempo e dalla pressione che la scarsità <strong>di</strong> tempo esercita sulle<br />

relazioni tra le persone. L'aumento costante <strong>del</strong> costo opportunità <strong>del</strong> tempo tende a<br />

“spiazzare” l'investimento <strong>del</strong> tempo nelle relazioni e nei servizi <strong>di</strong> cura, che sono beni<br />

frag<strong>il</strong>i, ardui:<br />

Più aumentano le nostre <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità economiche, più <strong>il</strong> prezzo relativo <strong>del</strong> tempo<br />

rispetto al denaro aumenta, ovvero <strong>il</strong> vincolo più importante <strong>di</strong>venta quello<br />

temporale e <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong>venta più prezioso <strong>del</strong> denaro. Non a <strong>caso</strong> nelle società<br />

ricche <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> tempo tende a essere sempre più sostituito dal dono <strong>di</strong> denaro man<br />

mano che <strong>il</strong> red<strong>di</strong>to in<strong>di</strong>viduale cresce (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010, p. 23).<br />

Nella nostra società <strong>il</strong> tempo è denaro, ma «<strong>il</strong> denaro è molto meno caro <strong>del</strong><br />

tempo» (Becchetti 2007, p. 29). Con l'espressione “dono <strong>di</strong> tempo” gli autori fanno<br />

riferimento alla partecipazione ad attività <strong>di</strong> volontariato ed evidenziano la tendenza,<br />

71 D'altronde, lo stesso Becker è chiaro su questo punto: <strong>non</strong> ha senso cercare una risposta puramente<br />

economicistica per spiegare le motivazioni e i principi che stanno alla base <strong>del</strong>le relazioni fam<strong>il</strong>iari, piuttosto<br />

è interessato all'analisi <strong>del</strong>la «sua <strong>di</strong>mensione e struttura in rapporto alla sua funzione economica e alla<br />

<strong>di</strong>namica demografica» (Antonelli 2003, p. 69).<br />

96


per livelli crescenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, a sostituire tale partecipazione con le donazioni in<br />

denaro. Nel <strong>caso</strong> <strong>di</strong> banca <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> tempo <strong>non</strong> assume la forma <strong>del</strong> dono<br />

puro, come nel volontariato, piuttosto si ispira alla teoria <strong>del</strong> dono <strong>di</strong> Mauss e al<br />

concetto <strong>di</strong> dono come strumento che permette la creazione <strong>di</strong> un legame.<br />

Quin<strong>di</strong>, banca <strong>del</strong> tempo può essere definita come un sistema che incoraggia<br />

l'investimento in tempo <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> relazione, attraverso un nuovo modo <strong>di</strong> intendere<br />

lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> servizi.<br />

In questo paragrafo sono state analizzate le principali caratteristiche <strong>del</strong><br />

funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo e la particolare concezione <strong>del</strong> tempo portata<br />

avanti da questo tipo <strong>di</strong> associazioni. Il paragrafo successivo analizza altre due<br />

categorie fondamentali per la piena comprensione <strong>del</strong> fenomeno: la <strong>reciprocità</strong> e la<br />

fiducia, entrambe espressioni <strong>di</strong> un modo particolare <strong>di</strong> concepire gli scambi e le<br />

relazioni tra le persone.<br />

3.4 Reciprocità in <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo<br />

Il concetto <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> in Polanyi, in quanto forma <strong>di</strong> integrazione economica<br />

fondata su scambi simmetrici tra persone o piccoli gruppi, descrive in maniera efficace<br />

<strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> scambi alla base <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo. La simmetria è assicurata dai<br />

due principi fondamentali che definiscono le modalità operative <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong><br />

tempo:<br />

1. contab<strong>il</strong>izzazione degli scambi in ore in base al tempo necessario alla loro<br />

fornitura;<br />

2. parità e sostanziale uguaglianza dei servizi scambiati, per cui un'ora <strong>di</strong> lezione<br />

<strong>di</strong> inglese equivale ad un'ora <strong>di</strong> compagnia ad un socio anziano o ad un'ora <strong>di</strong><br />

giar<strong>di</strong>naggio, ecc..<br />

La <strong>reciprocità</strong> all'interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo è quin<strong>di</strong> simmetrica,<br />

97


incon<strong>di</strong>zionata e in<strong>di</strong>retta o “<strong>non</strong> imme<strong>di</strong>ata” (Galeotti 2005, p. 92), nel senso che se <strong>il</strong><br />

socio A paga un'ora al socio B per un servizio, <strong>il</strong> socio B può spendere questo cre<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> un'ora richiedendo un servizio ad uno qualsiasi dei soci e <strong>non</strong> necessariamente al<br />

socio A (nel <strong>caso</strong> in cui B richieda un servizio ad A, si può parlare <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong><br />

<strong>di</strong>retta) 72 . Inoltre, la <strong>reciprocità</strong> è <strong>non</strong> imme<strong>di</strong>ata perché <strong>il</strong> saldo contab<strong>il</strong>e dei<br />

partecipanti <strong>non</strong> è calcolato in maniera <strong>di</strong>retta tra loro, ma tra ogni socio e l'intero<br />

sistema. Le altre regole operative che impongono <strong>il</strong> pareggio <strong>del</strong> b<strong>il</strong>ancio e la<br />

fissazione <strong>di</strong> un tetto massimo <strong>di</strong> debiti e cre<strong>di</strong>ti che è possib<strong>il</strong>e accumulare,<br />

contribuiscono a garantire la <strong>reciprocità</strong> e la simmetria <strong>del</strong> sistema. Chi <strong>non</strong> ricambia<br />

le prestazioni che ha ricevuto, o chi offre molti servizi senza chiederne in cambio, <strong>non</strong><br />

partecipa attivamente al mantenimento <strong>del</strong> circuito <strong>di</strong> relazioni paritarie e <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong>, accumulando rispettivamente un debito e un cre<strong>di</strong>to eccessivo nei<br />

confronti <strong>del</strong> sistema. L’obiettivo <strong>del</strong> mantenimento <strong>del</strong>la simmetria e <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong><br />

attraverso gli scambi sembra con<strong>di</strong>viso dai soci. A tale proposito, Galeotti (2005, p.<br />

94) riporta una regola <strong>non</strong> scritta, comune a <strong>di</strong>verse banche <strong>del</strong> tempo, secondo la<br />

quale i partecipanti dovrebbero chiedere le prestazioni ai soci maggiormente indebitati<br />

in modo da aiutarli a pareggiare <strong>il</strong> proprio conto mettendoli nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poter<br />

reciprocare.<br />

La definizione <strong>del</strong> principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> aiuta a comprendere meglio <strong>il</strong><br />

funzionamento <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo attraverso <strong>il</strong> confronto con le altre due forme <strong>di</strong><br />

integrazione in<strong>di</strong>viduate da Polanyi:<br />

lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti all'interno <strong>di</strong> un mercato regolatore dei prezzi,<br />

la ri<strong>di</strong>stribuzione operata da un apparato centrale.<br />

Gli scambi attivati dai soci presentano <strong>di</strong>fferenze anche rispetto ai trasferimenti<br />

<strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> denaro e <strong>di</strong> risorse tipici <strong>del</strong> volontariato e <strong>del</strong>la famiglia, che pure sono<br />

72 La <strong>reciprocità</strong> è incon<strong>di</strong>zionata, nel senso che se <strong>il</strong> socio A ricevere un’ora dal socio B può spendere questo<br />

cre<strong>di</strong>to con uno qualsiasi degli altri soci; tuttavia, la <strong>reciprocità</strong> in una banca <strong>del</strong> tempo presenta la<br />

caratteristica <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zionalità degli scambi, nel senso, in<strong>di</strong>cato da Pelligra (2007) e descritto nel capitolo<br />

2.2, <strong>di</strong> scambi attuati da soggetti che considerano anche le azioni, le motivazioni e le aspettative degli altri<br />

attori.<br />

98


inseriti da Polanyi nella forma <strong>di</strong> integrazione che poggia sul principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>.<br />

La principale <strong>di</strong>fferenza rispetto agli scambi attivati in una banca <strong>del</strong> tempo è<br />

rappresentata dalla loro uni<strong>di</strong>rezionalità.<br />

3.4.1 Differenze con <strong>il</strong> mercato<br />

Per Karl Polanyi, nel saggio già citato, mercato e <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> sempre<br />

coincidono. Infatti, <strong>il</strong> mercato è solo quello regolatore dei prezzi attraverso le curve <strong>di</strong><br />

domanda e <strong>di</strong> offerta; inoltre i prezzi dei beni e servizi scambiati nel mercato sono<br />

espressi in moneta. Scambi e moneta accompagnano l'umanità da moltissimo tempo,<br />

invece <strong>il</strong> mercato regolatore dei prezzi è una invenzione più recente. Lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong><br />

equivalenti all’interno <strong>di</strong> un mercato regolatore dei prezzi presenta notevoli <strong>di</strong>fferenze<br />

rispetto a un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>del</strong> tipo banca <strong>del</strong> tempo.<br />

Il mercato, in quanto istituzione che regola i prezzi, dà luogo a scambi <strong>di</strong><br />

mercato, <strong>di</strong>versi dal dono o dallo <strong>scambio</strong> amministrato che sono propri <strong>del</strong>le altre due<br />

forme <strong>di</strong> integrazione. Lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> mercato è definito anche <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti<br />

ed è reso possib<strong>il</strong>e dall'uso <strong>del</strong>la moneta, che rende quantificab<strong>il</strong>e e comparab<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

valore dei beni e servizi scambiati. La moneta consente un tipo <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong>verso dal<br />

baratto che richiede la doppia coincidenza dei bisogni <strong>di</strong> due soggetti, ognuno dei quali<br />

deve possedere un bene che l’altro desidera e deve avere interesse a scambiarlo con ciò<br />

che è posseduto dall’altro soggetto: affinché avvenga <strong>il</strong> baratto entrambi devono<br />

pensare <strong>di</strong> ottenere un guadagno dallo <strong>scambio</strong>. Introducendo la moneta nello <strong>scambio</strong><br />

le due parti hanno sempre un vantaggio a scambiare beni e servizi contro la moneta.<br />

Al contrario, le banche <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> ut<strong>il</strong>izzano la moneta come unità <strong>di</strong> conto<br />

e contab<strong>il</strong>izzano gli scambi ut<strong>il</strong>izzando le ore o le frazioni <strong>di</strong> ora necessarie alla<br />

produzione <strong>del</strong> servizio scambiato. Inoltre, nel loro Statuto sanciscono la parità dei<br />

servizi scambiati <strong>il</strong> cui valore è dato solo dal tempo. In questo modo, <strong>il</strong> valore dei<br />

servizi scambiati è sempre uguale: un’ora <strong>di</strong> lezione <strong>di</strong> inglese equivale ad un’ora<br />

fornita per qualsiasi altro servizio. Non per questo è corretto parlare <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong><br />

equivalenti, dal momento che l'equivalenza <strong>del</strong> valore dei servizi è sancita all'interno<br />

99


<strong>del</strong>lo Statuto e per forza <strong>di</strong> cose accettata da tutti i membri, mentre nel mercato è data<br />

dal prezzo derivante dall’interazione <strong>di</strong> domanda e offerta <strong>di</strong> quel servizio ed espresso<br />

in termini monetari. Eventuali variazioni <strong>del</strong>la domanda o <strong>del</strong>l’offerta lasciano<br />

inalterato <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> un servizio: nel <strong>caso</strong> in cui le socie e i soci che hanno bisogno <strong>di</strong><br />

un servizio decidano <strong>di</strong> rivolgersi ad uno solo tra tutti coloro che lo offrono, <strong>il</strong> valore<br />

<strong>di</strong> quel servizio, misurato in tempo necessario alla sua fornitura, <strong>non</strong> si mo<strong>di</strong>fica 73 .<br />

Come scrive Capizzi (2001, p. 180), «<strong>il</strong> valore <strong>di</strong> un servizio è infatti determinato<br />

esclusivamente in base al tempo che si è impiegato a fornirlo, e <strong>non</strong> può essere,<br />

dunque, oggetto <strong>di</strong> contrattazione né, <strong>di</strong> conseguenza, motivo <strong>di</strong> guadagno»<br />

economico. Quin<strong>di</strong>, le banche <strong>del</strong> tempo si pongono al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> mercato, in base a<br />

scelte precise che riguardano le modalità <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> stesso: <strong>il</strong> mercato regolatore<br />

dei prezzi si basa sulla moneta e sulle fluttuazioni <strong>di</strong> domanda e offerta; in una banca<br />

<strong>del</strong> tempo invece l'elenco <strong>del</strong>le offerte e <strong>del</strong>le richieste serve solo a far incontrare i<br />

bisogni dei partecipanti, ma <strong>il</strong> valore dei servizi scambiati è sempre uguale e la<br />

“moneta” ut<strong>il</strong>izzata per contab<strong>il</strong>izzare gli scambi è una unità <strong>di</strong> conto espressa in ore<br />

che ha un valore costante ed è uguale per tutti, a prescindere dai servizi forniti. La<br />

<strong>di</strong>fferenza fondamentale <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo rispetto allo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti<br />

all'interno <strong>del</strong> mercato è che, nel primo <strong>caso</strong>, <strong>il</strong> principio regolatore degli scambi è<br />

quello <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta e simmetrica tra i partecipanti agli scambi, nel<br />

secondo <strong>caso</strong>, i prezzi dei beni e servizi scambiati sono espressi in moneta e variano a<br />

seconda <strong>del</strong>le fluttuazioni <strong>di</strong> domanda e offerta che, in un mercato <strong>di</strong> concorrenza<br />

perfetta, si incontrano spontaneamente.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista, <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> detto LETS 74<br />

presenta una notevole <strong>di</strong>fferenza rispetto alle banche <strong>del</strong> tempo. All’interno dei LETS,<br />

i partecipanti possono scambiare beni, oltre ai servizi, e possono contrattare <strong>il</strong> prezzo.<br />

Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> sistema dei LETS presenta le caratteristiche <strong>del</strong> mercato regolatore dei<br />

prezzi descritte da Polanyi e si <strong>di</strong>fferenzia rispetto all’economia ufficiale soltanto per<br />

73 Anche se <strong>il</strong> verificarsi <strong>di</strong> una situazione <strong>del</strong> genere <strong>non</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>il</strong> valore <strong>del</strong>le ore scambiate, in questi casi le<br />

banche <strong>del</strong> tempo intervengono, in particolare attraverso la figura <strong>del</strong> coor<strong>di</strong>natore, affinché tutti partecipino<br />

attivamente agli scambi e per evitare che alcuni soci siano esclusi.<br />

74 Descritti nel capitolo 1.<br />

100


l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> una unità <strong>di</strong> conto <strong>di</strong>fferente. Al contrario, in una banca <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> c’è<br />

spazio per la contrattazione tra due soci.<br />

3.4.2 Differenze con lo Stato<br />

Un sistema economico si definisce ri<strong>di</strong>stributivo in presenza <strong>di</strong> un apparato<br />

centrale che raccoglie le risorse tramite le tasse e le ri<strong>di</strong>stribuisce tra i citta<strong>di</strong>ni. Tale<br />

forma <strong>di</strong> integrazione economica si basa su uno <strong>scambio</strong> centralizzato e amministrato<br />

che richiede l’esistenza <strong>di</strong> un apparato centrale. Nel <strong>caso</strong> <strong>di</strong> banca <strong>del</strong> tempo esiste un<br />

organismo centrale, rappresentato dalla segreteria, che però nasce con finalità e<br />

strumenti completamenti <strong>di</strong>versi dalla ri<strong>di</strong>stribuzione. Il suo compito principale è<br />

mantenere la contab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> sistema, ovvero conservare la “traccia” degli scambi<br />

intercorsi tra i soci. Inoltre, può intervenire per fac<strong>il</strong>itare gli scambi, mettendo in<br />

comunicazione <strong>il</strong> socio che richiede un servizio con <strong>il</strong> socio che lo offre, senza tuttavia<br />

mo<strong>di</strong>ficare <strong>il</strong> valore dei servizi scambiati. Uno dei suoi obiettivi primari è <strong>il</strong><br />

mantenimento dei flussi <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>: ad esempio la segreteria interviene affinché i<br />

soci con cre<strong>di</strong>ti in eccesso chiedano dei servizi o i soci in una situazione <strong>di</strong> debito<br />

eccessivo trovino un servizio da offrire. Lo scopo <strong>non</strong> è la ri<strong>di</strong>stribuzione, ma far<br />

partecipare tutti allo <strong>scambio</strong>, mantenendo la <strong>reciprocità</strong> <strong>del</strong> sistema.<br />

Oltre ad evidenziare le <strong>di</strong>fferenze tra banca <strong>del</strong> tempo e un tipo <strong>di</strong> economia<br />

amministrata dal centro, è importante analizzare i rapporti che le banche <strong>del</strong> tempo<br />

possono instaurare con le istituzioni, soprattutto alla luce <strong>del</strong>la crescente importanza<br />

assegnata alla definizione <strong>di</strong> corrette politiche <strong>di</strong> gestione dei tempi urbani e dei tempi<br />

<strong>di</strong> vita in generale. Ad oggi, la cooperazione tra banche <strong>del</strong> tempo e enti locali si<br />

limita, in genere, alla fornitura <strong>di</strong> capitale strumentale e alla attivazione <strong>di</strong> progetti<br />

specifici, da parte per lo più <strong>di</strong> Comuni e Province. Le banche <strong>del</strong> tempo, per<br />

sottolineare e mantenere la propria autonomia, “pagano” <strong>il</strong> supporto ricevuto dagli enti<br />

locali attraverso servizi forniti alla collettività e contab<strong>il</strong>izzati in ore: ad esempio <strong>il</strong><br />

prolungamento <strong>del</strong>l'orario <strong>di</strong> apertura dei parchi comunali durante l'estate o progetti<br />

culturali. Il Comune, con la stipulazione <strong>di</strong> una convenzione, <strong>di</strong>venta socio <strong>del</strong>la banca<br />

101


<strong>del</strong> tempo e apre un proprio conto sul quale sono registrate le ore ricevute in cambio<br />

<strong>del</strong> supporto strumentale e operativo fornito alla banca. Tuttavia, è importante<br />

sottolineare che le stesse banche <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> devono sostituire <strong>il</strong> Comune o in<br />

generale gli enti pubblici nella prestazione <strong>di</strong> determinati servizi che rispondono a<br />

<strong>di</strong>ritti fondamentali dei citta<strong>di</strong>ni. Ad esempio, <strong>il</strong> servizio <strong>di</strong> assistenza domic<strong>il</strong>iare agli<br />

anziani deve essere fornito da personale professionale qualificato e, in questo, <strong>il</strong><br />

Comune <strong>non</strong> può essere sostituito da una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

3.4.3 Differenze con <strong>il</strong> Terzo settore e <strong>il</strong> volontariato<br />

In generale, le banche <strong>del</strong> tempo tendono proporsi come associazioni<br />

profondamente <strong>di</strong>verse da quelle che compongono <strong>il</strong> cosiddetto Terzo settore. Ad<br />

esempio, Galeotti (2005, p. 94) riporta un estratto dal volantino <strong>del</strong>la <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> tempo<br />

<strong>di</strong> Collegno (To):«Non si tratta <strong>di</strong> volontariato ma <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>le<br />

attività attraverso un patto <strong>di</strong> reciproca responsab<strong>il</strong>ità tra i soci» [corsivo aggiunto].<br />

Tuttavia, proprio riguardo a questo aspetto esiste una certa ambiguità, che può nascere<br />

da una scarsa conoscenza <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>le loro finalità da parte degli<br />

enti locali che legiferano in tema <strong>di</strong> gestione dei tempi urbani e <strong>di</strong> servizi socioassistenziali<br />

in generale. La legge regionale 23/1999 <strong>del</strong>la Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

definisce le banche <strong>del</strong> tempo associazioni <strong>di</strong> solidarietà fam<strong>il</strong>iare che sono «poste in<br />

relazione con soggetti e con famiglie in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bisogno». Tale definizione<br />

snatura i principi che stanno alla base <strong>del</strong> sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> stesso, accostando le<br />

banche <strong>del</strong> tempo alle associazioni <strong>di</strong> solidarietà fam<strong>il</strong>iare. Sebbene le banche <strong>del</strong><br />

tempo possano rappresentare un ut<strong>il</strong>e strumento per la gestione dei tempi in una<br />

famiglia e sebbene prevedano forme <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> fam<strong>il</strong>iare, l’unità <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> una<br />

banca <strong>del</strong> tempo è la singola persona e <strong>non</strong> la famiglia.<br />

Le banche <strong>del</strong> tempo si prefiggono obiettivi <strong>di</strong>versi dai servizi assistenziali. In<br />

tal senso, i promotori e gli organizzatori <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo sembrano essere<br />

persone fortemente motivate e con una conoscenza <strong>di</strong>retta <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> volontariato<br />

102


per cui sono in grado <strong>di</strong> riconoscerne le <strong>di</strong>fferenze rispetto ad una banca <strong>del</strong> tempo 75 .<br />

Tuttavia lamentano una <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> tipo culturale: spiegare e far comprendere ai soci<br />

le <strong>di</strong>fferenze con <strong>il</strong> volontariato 76 . Infatti, spesso i soci tendono a fornire prestazioni<br />

più che a richiederne 77 . Cioè tendono a percepire la banca <strong>del</strong> tempo come un’attività<br />

<strong>di</strong> volontariato e <strong>non</strong> un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>, quin<strong>di</strong> trovano <strong>di</strong>fficoltà a chiedere<br />

servizi e offrono più ore <strong>di</strong> quante ne spendano all’interno <strong>del</strong> sistema. Tali soggetti<br />

possono essere definiti altruisti, poiché tendono a “dare” al sistema più <strong>di</strong> quanto<br />

prendono o, ut<strong>il</strong>izzando la terminologia e i mo<strong>del</strong>li descritti nel capitolo 2, perché la<br />

loro ut<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>pende dall’aumento <strong>del</strong> benessere <strong>del</strong> socio che riceve <strong>il</strong> servizio, ma con<br />

<strong>il</strong> loro comportamento <strong>non</strong> contribuiscono al mantenimento <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> e <strong>del</strong>la<br />

simmetria <strong>del</strong> sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>, perché, <strong>non</strong> chiedendo servizi agli altri soci, <strong>non</strong> li<br />

mettono in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poter reciprocare e in questo modo danneggiano la simmetria<br />

<strong>del</strong> sistema. Proprio per evitare tali comportamenti le banche <strong>del</strong> tempo adottano i due<br />

principi fondamentali già citati: l’obbligo <strong>di</strong> pareggio <strong>del</strong> conto per tutti i soci e la<br />

fissazione <strong>di</strong> un tetto massimo dei cre<strong>di</strong>ti e debiti che è possib<strong>il</strong>e accumulare.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze tra le banche <strong>del</strong> tempo e <strong>il</strong> mondo <strong>del</strong> volontariato riguardano le<br />

motivazioni che sono alla base <strong>del</strong>la fornitura dei servizi: le banche <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong><br />

sono associazioni che forniscono aiuto a soggetti in particolari con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bisogno,<br />

ma sono associazioni basate sullo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi tra persone dotate <strong>di</strong>:<br />

bisogni che <strong>non</strong> vogliono o <strong>non</strong> possono sod<strong>di</strong>sfare tramite <strong>il</strong> mercato o la rete<br />

<strong>del</strong>le relazioni affettive e amicali,<br />

75<br />

La sociologa Galeotti (2005) ha intervistato soci che svolgono un ruolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento o <strong>di</strong><br />

amministrazione all'interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale e l’80% ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong><br />

svolgere o aver svolto attività <strong>di</strong> volontariato in altre associazioni.<br />

76 Secondo i dati <strong>di</strong> Galeotti (2005), soltanto <strong>il</strong> 6,8% degli intervistati afferma che <strong>non</strong> esiste alcuna <strong>di</strong>fferenza tra<br />

<strong>il</strong> volontariato e una banca <strong>del</strong> tempo, per <strong>il</strong> 13,7% la <strong>di</strong>fferenza è poca, mentre per <strong>il</strong> 45% la <strong>di</strong>fferenza è<br />

notevole e per <strong>il</strong> 32,5% la <strong>di</strong>fferenza è ra<strong>di</strong>cale.<br />

77 Sempre secondo Galeotti (2005), alla domanda «Quali sono, a suo parere, i punti <strong>di</strong> debolezza <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong><br />

tempo?», <strong>il</strong> 31,5% degli intervistati ha risposto: incapacità <strong>di</strong> chiedere (le altre possib<strong>il</strong>i risposte sono:<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ampliamento e <strong>di</strong> coinvolgimento 18,5%; <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong><br />

tempo 22,2%; <strong>di</strong>ffidenza 22,2%; mancanza <strong>di</strong> tempo 4,5%; problemi logistici ed economici 17,6%;<br />

altro2,8%).<br />

103


capacità e tempo da scambiare con gli altri partecipanti secondo <strong>il</strong> principio<br />

<strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>.<br />

Nel <strong>caso</strong> <strong>del</strong> volontariato, esiste un certa un<strong>il</strong>ateralità dei servizi forniti: da una<br />

parte c'è una persona che ha un bisogno che <strong>non</strong> è in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare, dall'altra c'è<br />

<strong>il</strong> volontario che ha la capacità, la volontà e <strong>il</strong> tempo per aiutare <strong>il</strong> bisognoso senza<br />

ricevere apparentemente nulla in cambio. In realtà, i volontari affermano spesso <strong>di</strong><br />

ricevere, in termini <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione personale e <strong>non</strong> <strong>di</strong> retribuzione monetaria, molto<br />

più <strong>di</strong> quanto offrono. Numerosi contributi analizzano la r<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong>le<br />

motivazioni intrinseche dei lavoratori nel volontariato e nelle imprese for profit,<br />

sottolineandone gli effetti sia sulla performance economica che sulla qualità percepita<br />

<strong>del</strong>la vita 78 . Queste analisi recenti puntano ad ampliare la prospettiva <strong>del</strong>la teoria<br />

economica standard che <strong>non</strong> riesce a spiegare <strong>il</strong> paradosso <strong>del</strong> volontariato, a causa<br />

<strong>del</strong>le ipotesi che introduce sul comportamento <strong>del</strong> singolo agente economico,<br />

soprattutto l’idea <strong>di</strong> un agente economico orientato solo verso l’auto-interesse<br />

materiale.<br />

Lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi in una banca <strong>del</strong> tempo è fondato sul principio <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong>, tuttavia <strong>non</strong> presenta tale uni<strong>di</strong>rezionalità. La <strong>di</strong>fferenza può essere<br />

in<strong>di</strong>viduata nel <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> che ispira i trasferimenti nel mondo <strong>del</strong><br />

volontariato e in quello <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo. Il volontario può essere definito un<br />

soggetto altruista, <strong>il</strong> cui benessere <strong>di</strong>pende <strong>non</strong> solo dalla retribuzione monetaria, ma<br />

anche da fattori immateriali e psicologici: la sua funzione <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità incorpora anche <strong>il</strong><br />

benessere <strong>di</strong> chi riceve l’aiuto, per cui, se la sod<strong>di</strong>sfazione psicologica supera <strong>il</strong> costo<br />

<strong>del</strong> mancato o <strong>del</strong>lo scarso guadagno <strong>monetario</strong>, <strong>il</strong> risultato finale sarà comunque<br />

positivo. In una banca <strong>del</strong> tempo opera un <strong>di</strong>verso principio <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>. Al fine <strong>del</strong><br />

mantenimento <strong>del</strong> sistema, i soci <strong>non</strong> devono necessariamente essere soggetti altruisti,<br />

anzi <strong>il</strong> socio che offre molto al sistema senza chiedere nulla in cambio <strong>non</strong> agisce<br />

78 Per una analisi <strong>del</strong>l’offerta <strong>di</strong> lavoro che prende in considerazione le motivazioni estrinseche/intrinseche si<br />

veda Becchetti (2007) oppure Becchetti, Bruni e Zamagni (2010); per approfon<strong>di</strong>re <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong>le motivazioni<br />

intrinseche ed estrinseche si veda Frey (2008).<br />

104


secondo i principi <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, simmetria ed equivalenza che sono alla base <strong>di</strong> una<br />

banca <strong>del</strong> tempo. Le <strong>di</strong>fferenze relative alla vocazione e alle motivazioni dei soggetti<br />

<strong>non</strong> consentono <strong>di</strong> inserire le banche <strong>del</strong> tempo all’interno <strong>del</strong> Terzo settore senza<br />

stravolgerne gli obiettivi e i principi fondamentali.<br />

3.4.4 Differenze con i trasferimenti all'interno <strong>del</strong>la famiglia<br />

Karl Polanyi, nel saggio già citato, afferma che la funzione <strong>di</strong> integrazione<br />

economica basata sulla <strong>reciprocità</strong> è tipica <strong>del</strong>la famiglia oltre che dei piccoli gruppi e<br />

<strong>del</strong>le società primitive. I trasferimenti <strong>di</strong> risorse e <strong>di</strong> tempo all’interno <strong>di</strong> una famiglia<br />

presentano, come evidenziato per <strong>il</strong> mondo <strong>del</strong> volontariato, un certo grado <strong>di</strong><br />

uni<strong>di</strong>rezionalità: i genitori svolgono <strong>il</strong> lavoro <strong>di</strong> cura dei figli volontariamente e senza<br />

ricevere alcuna remunerazione materiale o monetaria. Tuttavia, come per <strong>il</strong> volontario,<br />

i genitori ottengono per i loro sforzi <strong>del</strong>le ricompense <strong>di</strong> natura immateriale e<br />

psicologica, in quanto le loro azioni sono dettate da motivazioni intrinseche, ovvero<br />

dall’amore verso i figli. Questi trasferimenti presentano caratteristiche molto <strong>di</strong>verse<br />

dagli scambi <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo, anche se entrambi sono retti dal<br />

principio <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>. I genitori possono essere definiti altruisti, come i volontari.<br />

I loro sforzi sono ripagati dall’amore dei figli, cioè le ricompense sono soprattutto <strong>di</strong><br />

carattere psicologico; al contrario alla base degli scambi tra i soci <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong><br />

tempo <strong>non</strong> c'è l’altruismo puro, ma la volontà <strong>di</strong> attivare un circuito <strong>di</strong> mutuo-aiuto,<br />

fondato sulla <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta e simmetrica tra tutti i partecipanti. Le relazioni <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> attivate tra i soci presentano maggiori somiglianze ai rapporti <strong>di</strong> buon vicinato<br />

e alle relazioni amicali che alle relazioni affettive che si sv<strong>il</strong>uppano all'interno <strong>del</strong>la<br />

famiglia.<br />

Come evidenziato a proposito <strong>del</strong>le associazioni <strong>di</strong> solidarietà fam<strong>il</strong>iare, le<br />

banche <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> hanno come interlocutore principale la famiglia, ma sempre la<br />

singola persona. Inoltre, presentano caratteristiche tali che rendono la logica <strong>di</strong> fondo<br />

che domina i due tipi <strong>di</strong> trasferimenti e le motivazioni degli attori molto <strong>di</strong>verse. Le<br />

banche <strong>del</strong> tempo costituiscono uno strumento che può aiutare le famiglie nella<br />

105


gestione <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana e dei tempi <strong>di</strong> vita, possono fornire un sostegno<br />

materiale mirato a consentire l’accesso a determinati servizi, quando <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e o<br />

<strong>non</strong> si vuole acquistarli sul mercato (servizi professionali) o ricorrere alle reti amicali e<br />

affettive. Le banche <strong>del</strong> tempo possono incidere sul benessere dei partecipanti anche<br />

attraverso una collaborazione con gli enti locali, nella definizione <strong>del</strong>le politiche per la<br />

conc<strong>il</strong>iazione dei tempi urbani. I servizi scambiati rientrano spesso tra i servizi<br />

solitamente prodotti all'interno <strong>del</strong>la famiglia o dalle organizzazioni <strong>di</strong> volontariato, ad<br />

esempio servizi <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> compagnia agli anziani e ai bambini. Per questi motivi, le<br />

banche <strong>del</strong> tempo possono rappresentare un ut<strong>il</strong>e strumento per le famiglie italiane ed<br />

in particolare per le madri che hanno <strong>di</strong>fficoltà a conc<strong>il</strong>iare tempo <strong>di</strong> lavoro, tempo <strong>di</strong><br />

cura e tempo <strong>di</strong> relazione, a causa <strong>del</strong>la crescente scarsità <strong>di</strong> tempo e dei cambiamenti<br />

nella struttura <strong>del</strong>la famiglia.<br />

Nel suo Rapporto annuale La situazione <strong>del</strong> Paese nel 2010, l’Istat de<strong>di</strong>ca un<br />

intero capitolo al «Sovraccarico <strong>di</strong> lavoro fam<strong>il</strong>iare <strong>del</strong>le donne», sottolineando una<br />

forte asimmetria dei ruoli all’interno <strong>del</strong>le coppie italiane e un maggiore carico <strong>di</strong><br />

lavoro domestico, <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> relazione per le donne rispetto agli uomini. Ad esempio,<br />

aumenta, rispetto al passato, <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato dalle donne alla cura dei figli. Le madri,<br />

soprattutto al Sud, incontrano i maggiori problemi nella gestione <strong>del</strong> proprio tempo e<br />

spesso sono costrette a ridurre <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato al lavoro retribuito e al lavoro<br />

domestico per avere più tempo da de<strong>di</strong>care ai figli. Un carico ancora più pesante grava<br />

sulle <strong>non</strong>ne italiane che «<strong>non</strong> vanno mai in pensione» (Istat 2011, p. 161) e si<br />

prendono cura dei figli, anche una volta adulti, e dei nipoti. Le donne rappresentano<br />

ancora «<strong>il</strong> p<strong>il</strong>astro <strong>del</strong>la rete <strong>di</strong> aiuto informale» (Ibidem, p. 164); <strong>non</strong>ostante <strong>di</strong>fficoltà<br />

strutturali che colpiscono la rete, in particolare l’aumento <strong>del</strong>le persone bisognose <strong>di</strong><br />

cure in ogni famiglia e la <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per fornire tali cure, la<br />

famiglia rappresenta «un sostegno fondamentale per superare le <strong>di</strong>fficoltà quoti<strong>di</strong>ane e<br />

le fasi <strong>di</strong> vita caratterizzate da una maggiore vulnerab<strong>il</strong>ità» (Ivi).<br />

Sia i trasferimenti che avvengono nel mondo <strong>del</strong> volontariato e all'interno <strong>del</strong>la<br />

famiglia, sia gli scambi in una banca <strong>del</strong> tempo, rientrano nella forma <strong>di</strong> integrazione<br />

106


definita <strong>reciprocità</strong> da Karl Polanyi. L’esistenza <strong>di</strong> chiare e profonde <strong>di</strong>fferenze<br />

impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> considerare <strong>il</strong> sistema <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo come una organizzazione<br />

<strong>del</strong> Terzo settore o <strong>di</strong> considerare gli scambi che avvengono al suo interno sim<strong>il</strong>i ai<br />

trasferimenti <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> risorse all'interno <strong>di</strong> una famiglia. Alla luce <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze<br />

evidenziate, le banche <strong>del</strong> tempo possono essere collocate in maniera più corretta a<br />

metà strada tra <strong>il</strong> Terzo settore e le reti primarie e informali che compongo <strong>il</strong> Quarto<br />

settore, come i rapporti <strong>di</strong> vicinato.<br />

Forma <strong>di</strong> integrazione Principio regolatore <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> tempo<br />

Mercato<br />

Contratto e <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> Assenza <strong>di</strong> contrattazione<br />

equivalenti all'interno<br />

<strong>di</strong> un mercato<br />

regolatore dei prezzi<br />

Stato<br />

Apparato centrale che Assenza <strong>di</strong> un apparato<br />

ri<strong>di</strong>stribuisce le risorse centrale che ri<strong>di</strong>stribuisce le<br />

risorse<br />

Volontariato e trasferimenti<br />

all’interno <strong>del</strong>la famiglia<br />

Un<strong>il</strong>ateralità e dono<br />

“puro”<br />

Reciprocità e simmetria degli<br />

scambi<br />

Tabella 3.1 Principi <strong>di</strong> integrazione economica e <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo<br />

La <strong>reciprocità</strong> in una banca <strong>del</strong> tempo prevede trasferimenti <strong>di</strong> servizi <strong>non</strong><br />

professionali tra loro in<strong>di</strong>pendenti e liberi. Tutti i trasferimenti sono me<strong>di</strong>ati dalla<br />

segreteria che li contab<strong>il</strong>izza in ore, o frazioni <strong>di</strong> ora, e tutti i soci sono legati da una<br />

relazione <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> attraverso la segreteria: chi riceve un’ora <strong>non</strong> deve restituire<br />

necessariamente allo stesso socio, ma può restituire ad uno qualsiasi dei soci, per cui i<br />

trasferimenti sono tra loro in<strong>di</strong>pendenti. I servizi scambiati hanno tutti lo stesso valore<br />

dato dal tempo necessario alla loro fornitura. Il valore <strong>non</strong> è stab<strong>il</strong>ito da variazioni<br />

nella domanda o nell’offerta, né è dato dal costo opportunità che ogni socio assegna al<br />

proprio tempo. Le ore scambiate tra i soci sono uno strumento che rafforza le relazioni<br />

107


attraverso <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> tempo in una ottica <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze evidenziate rispetto al volontariato e ai trasferimenti un<strong>il</strong>aterali<br />

all'interno <strong>del</strong>la famiglia aiutano a comprendere perché i partecipanti ad una banca <strong>del</strong><br />

tempo <strong>non</strong> debbano essere necessariamente persone altruiste: la molla che spinge a<br />

scambiare <strong>non</strong> è l’altruismo <strong>del</strong> singolo in<strong>di</strong>viduo, ma la volontà <strong>di</strong> attivare un circuito<br />

<strong>di</strong> mutuo-aiuto e <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta. Le <strong>di</strong>fferenze tra <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong><br />

adottato dalle banche <strong>del</strong> tempo e i trasferimenti tipici <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> volontariato<br />

possono essere spiegate per mezzo <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong> dono <strong>di</strong> Marcel Mauss. Nel suo<br />

Saggio sul dono (1924), l’antropologo francese afferma che <strong>il</strong> dono “puro”, cioè quello<br />

totalmente <strong>di</strong>sinteressato, ha un ruolo marginale nelle società e può rappresentare uno<br />

strumento <strong>di</strong> dominio da parte <strong>di</strong> chi dona nei confronti <strong>di</strong> chi riceve, ma <strong>non</strong> è nella<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poter contraccambiare <strong>il</strong> dono ricevuto. Il vero dono è l’atto donativo<br />

che si inserisce in una struttura composta da tre fasi: dare, ricevere e restituire in<br />

maniera adeguata, tutti e tre vissuti come obblighi. Il dono, articolato in questi tre<br />

momenti, <strong>di</strong>venta uno strumento per creare legami fondati sulla <strong>reciprocità</strong> e<br />

contribuisce a definire i rapporti sociali, per questo è un “fatto sociale totale” per<br />

Mauss: <strong>il</strong> valore materiale <strong>del</strong>l'oggetto donato, accettato e restituito è meno importante<br />

<strong>del</strong>la relazione che serve a stab<strong>il</strong>ire. Allo stesso modo, in una banca <strong>del</strong> tempo gli<br />

scambi <strong>di</strong> servizi sono uno strumento per creare relazioni tra i soci. Ogni socio è<br />

inserito in un sistema <strong>di</strong> trasferimenti incentrato sulla <strong>reciprocità</strong> e sulla simmetria,<br />

ottenute grazie all’alternarsi dei tre momenti in<strong>di</strong>cati da Mauss. Come <strong>il</strong> dono, i<br />

trasferimenti sono liberi, nel senso che sono in<strong>di</strong>pendenti l’uno dall’altro, per cui, così<br />

come esiste <strong>il</strong> rischio che un soggetto decida <strong>di</strong> <strong>non</strong> ricambiare un dono ricevuto, allo<br />

stesso modo un socio <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo può decidere <strong>di</strong> <strong>non</strong> reciprocare, cioè <strong>di</strong><br />

<strong>non</strong> offrire servizi e anche <strong>di</strong> lasciare la banca una volta raggiunto <strong>il</strong> tetto massimo <strong>di</strong><br />

debiti che è possib<strong>il</strong>e accumulare.<br />

Questo è <strong>il</strong> comportamento che avrebbe un agente economico totalmente auto<br />

interessato che ragiona secondo <strong>il</strong> meccanismo <strong>del</strong>la backward induction: se l’agente<br />

pensa che tutti gli altri si comporteranno in modo opportunistico, accumulando <strong>il</strong><br />

massimo dei debiti e poi uscendo dal sistema, allora deciderà <strong>di</strong> <strong>non</strong> partecipare agli<br />

108


scambi. Anche in una banca <strong>del</strong> tempo, come in ogni altra transazione, esiste <strong>il</strong> rischio<br />

che uno dei partecipanti adotti strategie opportunistiche, ottenendo però un risultato<br />

inferiore rispetto ai comportamenti cooperativi, come descritto nel capitolo 2. In una<br />

banca <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> risultato (materiale) superiore che le strategie cooperative<br />

consentono <strong>di</strong> raggiungere rispetto ai comportamenti egoistici, è rappresentato<br />

sostanzialmente dalla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> poter continuare a scambiare <strong>il</strong> proprio tempo e,<br />

quin<strong>di</strong>, dalla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> ottenere altri servizi senza acquistarli sul mercato.<br />

Il dono, inteso come strumento che crea un legame tra due soggetti, continua ad<br />

essere un fatto sociale totale anche nelle società attuali. L’interesse recente <strong>di</strong> molti<br />

sociologi e antropologi, come <strong>il</strong> Movimento Anti-Ut<strong>il</strong>itarista nelle Scienze Sociali<br />

(M.A.U.S.S.), punta ad ampliare le ipotesi che sono alla base <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> homo<br />

oeconomicus e si concentra sul rapporto tra dono e <strong>scambio</strong> nella società attuale, nella<br />

quale lo <strong>scambio</strong> sembra avere sempre un carattere strumentale, per cui <strong>il</strong> vero dono è<br />

solo quello puro, totalmente gratuito «ma allo stesso tempo [la società attuale] ritiene<br />

che la gratuità <strong>non</strong> esiste e <strong>non</strong> possa esistere» (Galeotti 2005, p. 48).<br />

<strong>Banca</strong> <strong>del</strong> tempo propone un modo innovativo <strong>di</strong> scambiare servizi <strong>non</strong><br />

professionali attraverso la stessa logica <strong>del</strong> dare, ricevere e restituire in maniera<br />

adeguata che è propria <strong>del</strong>la teoria antropologica e sociologica <strong>del</strong> dono. Il<br />

volontariato è una forma <strong>di</strong> dono puro, gratuito, perché <strong>il</strong> volontario dona <strong>il</strong> proprio<br />

tempo e le proprie risorse a chi ha bisognoso senza ricevere apparentemente nulla in<br />

cambio; sim<strong>il</strong>mente in una famiglia i genitori donano le risorse e <strong>il</strong> proprio tempo ai<br />

figli senza ricevere ricompense materiali o monetarie. Tali comportamenti sono propri<br />

<strong>di</strong> un soggetto altruista, <strong>il</strong> quale incorpora <strong>il</strong> benessere degli altri agenti nella propria<br />

funzione <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>ità: <strong>il</strong> volontario incorpora <strong>il</strong> benessere <strong>di</strong> chi è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> bisogno<br />

e un genitore quello dei propri figli. Nelle banche <strong>del</strong> tempo, gli scambi tra i<br />

partecipanti <strong>non</strong> sono mai uni<strong>di</strong>rezionali, ma prevedono sempre la restituzione e quin<strong>di</strong><br />

<strong>il</strong> mantenimento <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> <strong>del</strong> singolo socio verso <strong>il</strong> sistema. Anche <strong>il</strong> socio <strong>di</strong><br />

una banca <strong>del</strong> tempo che offre molti servizi senza chiederne in cambio può essere<br />

considerato un altruista puro, che fa <strong>di</strong>pendere <strong>il</strong> proprio comportamento dal benessere<br />

materiale degli altri soci. Quin<strong>di</strong>, la teoria <strong>del</strong>l’altruismo può spiegare solo in parte <strong>il</strong><br />

109


funzionamento <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

Anche la teoria <strong>del</strong>l’avversione alle <strong>di</strong>suguaglianze può essere applicata a banca<br />

dal tempo: un socio avverso alle <strong>di</strong>suguaglianze può decidere <strong>di</strong> cooperare, cioè<br />

partecipare al mantenimento <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> e <strong>del</strong>la simmetria <strong>del</strong> sistema, con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> ridurre le <strong>di</strong>fferenze tra <strong>il</strong> proprio benessere e quello degli altri.<br />

Inoltre, è interessante notare che anche i due fattori alla base <strong>del</strong>la spiegazione<br />

standard dei comportamenti cooperativi, ovvero ripetizione e reputazione, possono in<br />

parte spiegare perché i soci <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo partecipano agli scambi e <strong>non</strong><br />

adottano comportamenti opportunistici: chiedendo servizi agli altri soci fino a<br />

raggiungere <strong>il</strong> limite massimo <strong>di</strong> debito e poi abbandonando la banca. Un tale<br />

comportamento è razionale perché consente <strong>di</strong> ottenere un guadagno personale<br />

materiale (i servizi che <strong>il</strong> socio ha ottenuto e <strong>non</strong> ha reciprocato). Tuttavia, tale<br />

comportamento è meno razionale se <strong>il</strong> socio vuole ottenere una quantità <strong>di</strong> servizi<br />

superiore al limite <strong>di</strong> debito che è possib<strong>il</strong>e accumulare, cioè vuole continuare a<br />

scambiare in futuro. Allo stesso modo, cooperare reciprocando i servizi che ha<br />

acquistato offrendo le sue capacità al sistema, è razionale se <strong>il</strong> socio considera anche i<br />

fattori reputazionali e, in particolare, associa un elevato costo psicologico<br />

all’abbandono <strong>del</strong> sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> una volta raggiunto <strong>il</strong> limite <strong>di</strong> debito.<br />

Altruismo, avversione alle <strong>di</strong>suguaglianze, ripetizione e reputazione rientrano<br />

tra i mo<strong>del</strong>li e le teorie forward looking, concentrate esclusivamente sugli aspetti<br />

<strong>di</strong>stributivi dei pay-off (outcome-based) dei giochi e, in generale, <strong>del</strong>le interazioni,<br />

tralasciando le intenzioni e le preferenze dei soggetti.<br />

Al contrario, la partecipazione agli scambi in una banca <strong>del</strong> tempo può essere<br />

spiegata con l’emergere <strong>di</strong> preferenze <strong>di</strong> gruppo e, quin<strong>di</strong>, con <strong>il</strong> mo<strong>del</strong>lo werationality<br />

o team-thinking (Gui e Sugden 2005). Un socio <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo può<br />

essere considerato un team-thinker se <strong>il</strong> suo comportamento è dettato dalle preferenze<br />

<strong>di</strong> gruppo. In tal <strong>caso</strong>, la cooperazione, cioè la partecipazione attiva al sistema, è<br />

razionale e punta a raggiungere gli obiettivi con<strong>di</strong>visi dal gruppo: le strategie adottate<br />

dal singolo socio, pur rimanendo in<strong>di</strong>viduali, perdono la caratteristica <strong>del</strong>la<br />

strumentalità.<br />

110


Invece, <strong>il</strong> socio che agisce ispirato dalla norma <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> tende verso <strong>il</strong><br />

pareggio <strong>del</strong> proprio conto e gli scambi da lui attivati presentano le caratteristiche <strong>del</strong>la<br />

con<strong>di</strong>zionalità, in quanto <strong>il</strong> suo comportamento <strong>di</strong>pende anche da quello degli altri soci<br />

(Pelligra 2007), <strong>del</strong>l’equivalenza dei servizi espressa in ore e sancita nello Statuto<br />

<strong>del</strong>la banca, <strong>del</strong>la libertà, infatti ogni socio è libero <strong>di</strong> reciprocare o meno gli scambi,<br />

nel rispetto dei limiti <strong>di</strong> debito che è possib<strong>il</strong>e accumulare e che <strong>il</strong> socio accetta<br />

entrando in una banca <strong>del</strong> tempo. La <strong>di</strong>fferenza tra i cre<strong>di</strong>ti, o i debiti, accumulati e <strong>il</strong><br />

pareggio <strong>del</strong> proprio conto può rappresentare una misura <strong>del</strong>la aderenza <strong>del</strong> socio alla<br />

norma <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>: se <strong>il</strong> socio A accumula un debito eccessivo, cioè chiede più <strong>di</strong><br />

quanto offre al sistema, può essere considerato un soggetto egoista e auto interessato;<br />

viceversa, se <strong>il</strong> socio A accumula cre<strong>di</strong>ti in eccesso può essere considerato altruista. I<br />

limiti <strong>di</strong> debiti e cre<strong>di</strong>ti che è possib<strong>il</strong>e accumulare rappresentano i due poli estremi<br />

dove è possib<strong>il</strong>e collocare, rispettivamente, un soggetto egoista e un altruista puro;<br />

mentre <strong>il</strong> socio che mantiene <strong>il</strong> proprio conto in pareggio, cioè <strong>il</strong> cui conto è pari o<br />

vicino allo zero, partecipa al sistema rispettando i principi <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e simmetria.<br />

Inoltre, <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> che opera in una banca <strong>del</strong> tempo è <strong>di</strong>fferente dal concetto<br />

<strong>di</strong> reciprocating fairness espresso da Rabin (1993). Infatti, se <strong>il</strong> socio A si comportasse<br />

come previsto dal mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Rabin, dovrebbe scambiare solo con i soggetti che<br />

scambiano con lui, mentre dovrebbe “punire” i soggetti che <strong>non</strong> scambiano con lui<br />

evitando a sua volta <strong>di</strong> scambiare tempo con loro.<br />

Le teorie procedurali <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> e <strong>del</strong> team-thinking consentono <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re l’analisi <strong>del</strong>le motivazioni dei soci. Tali teorie economiche hanno in<br />

comune con la teoria antropologica <strong>del</strong> dono le caratteristiche <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionalità,<br />

equivalenza (materiale o simbolica), libertà, ma soprattutto un certo grado <strong>di</strong><br />

relazionalità. Nella teoria <strong>di</strong> Mauss <strong>il</strong> dono è uno strumento per la creazione <strong>di</strong> legami;<br />

le teorie economiche sulla <strong>reciprocità</strong> arrivano ad una conclusione sim<strong>il</strong>e e<br />

sottolineano come la relazionalità sia la caratteristica che <strong>di</strong>fferenzia le teorie <strong>del</strong>la<br />

<strong>reciprocità</strong> dagli altri mo<strong>del</strong>li.<br />

L’analisi <strong>di</strong> banca <strong>del</strong> tempo sulla base <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong> dono e <strong>del</strong>le più recenti<br />

teorie economiche sulla <strong>reciprocità</strong> consente, da un lato, <strong>di</strong> evidenziare le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

111


tale sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> rispetto al volontariato e al dono puro, dall’altro, <strong>di</strong> collocare<br />

le banche <strong>del</strong> tempo a metà strada tra <strong>il</strong> Terzo settore e le reti relazionali e amicali a<br />

carattere informale che compongo <strong>il</strong> Quarto settore.<br />

3.5 Ruolo <strong>del</strong>la fiducia in una <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> Tempo<br />

Una banca <strong>del</strong> tempo è un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> <strong>di</strong> servizi <strong>non</strong><br />

professionali a carattere occasionale, fondato sulla <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta e simmetrica<br />

tra i soci. Tale sistema può funzionare solo in presenza <strong>di</strong> forti legami fiduciari tra i<br />

partecipanti. Inoltre, <strong>il</strong> funzionamento stesso <strong>del</strong> sistema tende a rafforzare i legami<br />

attraverso la ripetizione degli scambi nel tempo.<br />

Fig. 3.10 Importanza assegnata alla fiducia all’interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

I soci che hanno risposto al questionario <strong>di</strong> Galeotti (2005) assegnano una<br />

elevata importanza alla fiducia e solo per <strong>il</strong> 17% <strong>di</strong> loro la fiducia <strong>non</strong> è fondamentale<br />

in una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

Uno dei motivi per cui la fiducia è un fattore così r<strong>il</strong>evante è costituito dalla<br />

112


particolare tipologia <strong>di</strong> servizi scambiati, che richiedono l’esistenza <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong><br />

fiducia tra chi offre e chi riceve. Ad esempio, se <strong>il</strong> socio A chiede a B <strong>di</strong> innaffiare le<br />

sue piante durante le vacanze, <strong>il</strong> primo dovrà lasciare le chiavi <strong>del</strong>la sua casa al<br />

secondo e questo, naturalmente, richiede una notevole dose <strong>di</strong> fiducia da parte <strong>di</strong> A nei<br />

confronti <strong>di</strong> B, oppure, detto in altri termini, è necessario che B sia ritenuto affidab<strong>il</strong>e<br />

(trustworthy) da A. Al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong> tempo, <strong>il</strong> socio A potrebbe rivolgere la<br />

stessa richiesta ad un parente o ad un amico con <strong>il</strong> quale esiste già tale rapporto<br />

fiduciario. Un esempio sim<strong>il</strong>e è quello <strong>del</strong>la cura dei bambini o degli anziani: affidare i<br />

propri figli al socio B, richiede che <strong>il</strong> socio A nutra un certo grado <strong>di</strong> fiducia nei suoi<br />

confronti. Lo stesso grado <strong>di</strong> fiducia può essere garantita dal rapporto <strong>di</strong> natura<br />

affettiva e amicale, oppure da un contratto nel <strong>caso</strong> in cui <strong>il</strong> socio A decida <strong>di</strong><br />

rivolgersi ai servizi <strong>di</strong> un babysitter professionale o ad un as<strong>il</strong>o: all’interno <strong>del</strong> mercato<br />

è <strong>il</strong> contratto a garantire la professionalità <strong>del</strong> servizio e l’affidab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> chi lo<br />

fornisce 79 . Infatti, alla domanda «Quando è importante la fiducia?», <strong>il</strong> 17,3% dei soci<br />

intervistati da Galeotti (2005) risponde che la fiducia è importante in relazione alla<br />

tipologia <strong>del</strong> servizio fornito e per <strong>il</strong> 21,4% è necessaria per garantire la qualità dei<br />

servizi.<br />

La fiducia può nascere, oltre che dalla ripetizione degli scambi, dalla<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> determinati valori, in particolare <strong>di</strong> quelli relativi al tempo e allo<br />

<strong>scambio</strong>. Per questi motivi le banche organizzano spesso momenti <strong>di</strong> convivialità e <strong>di</strong><br />

attività collettive (cene sociali, mercatini, ecc.), con l’obiettivo <strong>di</strong> far conoscere i soci e<br />

rafforzare le relazioni fiduciarie e <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>. Altri strumenti adottati dalle banche<br />

<strong>del</strong> tempo per rafforzare i legami fiduciari sono: la presentazione dei nuovi soci al<br />

gruppo, i colloqui <strong>di</strong> selezione per entrare in una banca, la conoscenza <strong>di</strong> qualcuno già<br />

socio per entrare in una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

Infatti, un altro fattore che genera fiducia è la conoscenza dei soci, importante<br />

per entrare in una banca <strong>del</strong> tempo 80 , ma soprattutto per permanere nella banca 81 e per<br />

79 I contratti e i relativi meccanismi <strong>di</strong> enforcement, insieme a mercati finanziati sv<strong>il</strong>uppati e <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà<br />

ben definiti, sono definiti sostituti formali <strong>del</strong>la fiducia interpersonale generalizzata da Knack e Keefer<br />

(1997).<br />

80 La conoscenza <strong>di</strong> un socio per entrare in una banca <strong>del</strong> tempo è «Per niente importante» per <strong>il</strong> 20,9% e «poco<br />

113


attivare le relazioni <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> 82 . Dai dati raccolti, Galeotti deduce che al momento<br />

<strong>del</strong>l'ingresso nella banca <strong>del</strong> tempo possono essere ut<strong>il</strong>i la presentazione <strong>del</strong> nuovo<br />

socio da parte <strong>di</strong> un conoscente che è già socio, o anche un colloquio <strong>di</strong> selezione con<br />

<strong>il</strong> coor<strong>di</strong>natore <strong>del</strong>la banca, con lo scopo <strong>di</strong> creare <strong>il</strong> legame fiduciario iniziale, ma la<br />

fiducia «<strong>non</strong> deve essere garantita formalmente o burocraticamente, attraverso forme<br />

selettive formalizzate» (Galeotti 2005, p. 187); la fiducia si sv<strong>il</strong>uppa e si rafforza con<br />

l'aumentare <strong>del</strong>la partecipazione agli scambi e con la creazione <strong>di</strong> relazioni<br />

interpersonali.<br />

Fig. 3.11 Importanza <strong>del</strong>la fiducia per attivare gli scambi 83<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

I soci intervistati da Galeotti (2005) ripongono molta fiducia nei fam<strong>il</strong>iari,<br />

infatti solo 1,8% afferma <strong>di</strong> fidarsi poco dei parenti. Inoltre, <strong>il</strong> 66,7% e 33,3% <strong>di</strong>chiara<br />

<strong>di</strong> fidarsi abbastanza e molto <strong>del</strong>le persone a loro più vicine, in pratica nessuno degli<br />

intervistati afferma <strong>di</strong> <strong>non</strong> fidarsi dei conoscenti. Al contrario, la fiducia che gli<br />

importante» per <strong>il</strong> 18,2%, mentre la maggioranza degli intervistati, <strong>il</strong> 60,9%, ritiene che sia «abbastanza» o<br />

«molto importante». Quin<strong>di</strong>, per <strong>il</strong> 38% circa degli intervistati sembrerebbe più fac<strong>il</strong>e accordare fiducia anche<br />

a persone esterne alla banca <strong>del</strong> tempo.<br />

81 «Molto importante» per <strong>il</strong> 33% e a«abbastanza importante» per <strong>il</strong> 45% degli intervistati.<br />

82 Per <strong>il</strong> 45,9% è «abbastanza importante» e per <strong>il</strong> 41,4% è »molto importante».<br />

83 Il grafico mostra le percentuali <strong>del</strong>le quattro possib<strong>il</strong>i risposte (molto, abbastanza, poco, per niente) alla<br />

seguente domanda:«Quanto è importante, per Lei, avere fiducia nella persona cui chiede un servizio?».<br />

114


intervistati <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> riporre negli estranei è più bassa, infatti solo lo 0,9% presenta<br />

un in<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>la fiducia verso gli estranei alto, mentre per <strong>il</strong> 64,5% e <strong>il</strong> 34,5% si attesta<br />

su un livello rispettivamente me<strong>di</strong>o e basso.<br />

Un aspetto importante è legato alla stipulazione <strong>del</strong>le assicurazioni, che in<br />

alcune banche sono obbligatorie. L’assicurazione serve a tutelare i soci da eventuali<br />

danni a se stesso, agli altri o a cose, durante la fornitura <strong>di</strong> un servizio. Non tutte le<br />

banche sono favorevoli a tali assicurazioni, infatti, come scrive Amorevole (1999, p.<br />

104) «se ci facciamo male a casa <strong>di</strong> un amico <strong>non</strong> gli facciamo causa, perché appunto<br />

<strong>non</strong> si tratta <strong>di</strong> prestazioni professionali, ma <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong> mutuo-aiuto reciproco<br />

fondato sulla fiducia». Quin<strong>di</strong>, per alcune banche e per alcuni soci, l’uso <strong>di</strong> questo<br />

strumento può snaturare la relazione che si crea tra chi fornisce e chi riceve <strong>il</strong> servizio,<br />

facendola somigliare a una relazione eccessivamente “contrattualizzata”, tipica <strong>del</strong><br />

mercato e <strong>non</strong> dei rapporti amicali né <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo: se esiste un rapporto <strong>di</strong><br />

fiducia tra i soci, i contratti <strong>non</strong> servono, anzi possono danneggiare la relazione stessa.<br />

Becchetti a proposito <strong>del</strong>lo “<strong>scambio</strong> dei doni” e <strong>del</strong>le relazioni tra lavoratore e datore<br />

<strong>di</strong> lavoro, afferma che «un'eccessiva contrattualizzazione dei rapporti rischia <strong>di</strong><br />

spiazzare la fiducia interpersonale. Con le persone <strong>di</strong> cui ci fi<strong>di</strong>amo o con cui abbiamo<br />

relazioni strette <strong>non</strong> scriviamo contratti, perché la definizione pe<strong>di</strong>ssequa <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti,<br />

doveri, obblighi e controprestazioni messa su carta verrebbe percepita come una palese<br />

mancanza <strong>di</strong> fiducia» (2007, p. 65). Un atto <strong>di</strong> fiducia è un dono, nel senso che<br />

rappresenta un comportamento che va oltre quanto espressamente previsto dal<br />

contratto, inoltre <strong>il</strong> dono è “contagioso” nel senso che spinge a ricambiare, ma se lo<br />

<strong>scambio</strong> è percepito, da una <strong>del</strong>le due parti, come asimmetrico allora «la fiducia viene<br />

ritirata e <strong>il</strong> meccanismo si inceppa» (Ivi).<br />

Infine, una <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong>la fiducia molto importante per <strong>il</strong> singolo è quella<br />

<strong>del</strong>l’autostima 84 . La partecipazione ad una banca <strong>del</strong> tempo, attraverso la riscoperta e <strong>il</strong><br />

riconoscimento da parte degli altri soci <strong>del</strong>le proprie capacità e conoscenze, può<br />

esercitare un effetto positivo su questa <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale <strong>del</strong>la fiducia e sul<br />

84 Galeotti (2005, p. 60) la ricollega alla fiducia in se stessi evidenziandone l’importanza relativamente alle<br />

«modalità in cui l’essere umano sv<strong>il</strong>uppa un’aspettativa fiduciaria positiva nei propri confronti e <strong>di</strong> come<br />

questa influenzi le capacità <strong>di</strong> nutrire fiducia verso gli altri in<strong>di</strong>vidui» (p.60).<br />

115


enessere <strong>del</strong>la persona.<br />

Dai dati raccolti da Galeotti, è possib<strong>il</strong>e affermare che la fiducia in una banca<br />

<strong>del</strong> tempo è in larga parte fondata sulla conoscenza dei soci e sulla ripetizione degli<br />

scambi. Da questi due aspetti possono emergere fattori legati alla reputazione, che<br />

spiegano l’insorgere e <strong>il</strong> rafforzarsi dei legami fiduciari tra i partecipanti.<br />

Un agente economico, razionale e orientato al raggiungimento <strong>del</strong> proprio<br />

interesse personale, potrebbe ragionare nel modo seguente al momento <strong>del</strong> suo<br />

ingresso in una banca <strong>del</strong> tempo: chiede prestazioni agli altri soci fino ad accumulare <strong>il</strong><br />

massimo <strong>di</strong> debito possib<strong>il</strong>e, quin<strong>di</strong> abbandona la banca senza reciprocare, attraverso<br />

la fornitura <strong>di</strong> servizi agli altri soci per pareggiare <strong>il</strong> proprio conto, prima <strong>di</strong> lasciare<br />

l’associazione. Inoltre, tale agente potrebbe pensare che anche gli altri soci si<br />

comportino da opportunisti, perciò è tentato <strong>di</strong> sfruttare al massimo ciò che può<br />

ottenere e abbandonare la banca. Infatti, la maggior parte <strong>del</strong>le banche adottano la<br />

regola in base alla quale i soci, prima <strong>di</strong> lasciare la banca, devono pareggiare <strong>il</strong> proprio<br />

conto, ma, in pratica, <strong>non</strong> è possib<strong>il</strong>e sanzionare chi trasgre<strong>di</strong>sce. Quin<strong>di</strong>, secondo la<br />

teoria standard, prevale <strong>il</strong> meccanismo detto backward induction e una banca <strong>del</strong><br />

tempo è destinata a fallire in breve tempo. Tuttavia, poiché gli scambi in una banca <strong>del</strong><br />

tempo sono ripetuti nel tempo un numero indefinito <strong>di</strong> volte, una possib<strong>il</strong>e spiegazione<br />

<strong>del</strong>l’esistenza <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo può essere trovata nei fattori reputazionali legati<br />

alla ripetizione, che la teoria economica dominante ut<strong>il</strong>izza per spiegare l’insorgere <strong>di</strong><br />

comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong> o dalla fiducia e per spiegare i comportamenti<br />

pro-sociali in genere quando i soggetti sanno che dovranno interagire un numero<br />

indefinito <strong>di</strong> volte. Quin<strong>di</strong>, la spiegazione <strong>del</strong>la teoria standard si basa sull’idea che i<br />

soci scambiano servizi per mantenere in vita <strong>il</strong> sistema e ottenere vantaggi (personali)<br />

materiali in futuro.<br />

Tuttavia, la fiducia <strong>non</strong> si regge solo sulla reputazione e può essere spiegata<br />

facendo ricorso ai recenti sv<strong>il</strong>uppi <strong>del</strong>le scienze economiche che prendono <strong>il</strong> nome <strong>di</strong><br />

teorie intention-based, in particolare <strong>il</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la razionalità <strong>di</strong> gruppo, o werationality<br />

(Gui e Sugden 2005), e la teoria <strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria (Pelligra 2006,<br />

2007 e 2010), che pongono una maggiore attenzione sui fattori relazionali rispetto a<br />

116


quelli reputazionali.<br />

Come già sottolineato a proposito <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>, i partecipanti ad una banca<br />

<strong>del</strong> tempo possono considerare se stessi come parte <strong>di</strong> un gruppo, <strong>di</strong> un team, quin<strong>di</strong><br />

può emergere un tipo particolare <strong>di</strong> razionalità definito we-rationality, o team-thinking,<br />

che <strong>non</strong> è fondata sulle preferenze <strong>del</strong> singolo socio, ma sulle preferenze <strong>del</strong> gruppo,<br />

ovvero <strong>del</strong>l’insieme dei partecipanti. L’obiettivo <strong>del</strong>l’insieme dei soci <strong>non</strong> è l’ut<strong>il</strong>ità<br />

in<strong>di</strong>viduale, ma quella <strong>del</strong> gruppo e, quin<strong>di</strong>, è razionale cooperare e adottare<br />

comportamenti fiduciari e <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong>, avendo come obiettivo con<strong>di</strong>viso <strong>il</strong><br />

mantenimento <strong>del</strong>le relazioni simmetriche <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>.<br />

Una possib<strong>il</strong>e spiegazione può basarsi anche sul concetto <strong>di</strong> trust<br />

responsiveness (Pelligra 2006, 2007 e 2010). Partecipare attivamente agli scambi,<br />

fornendo e chiedendo servizi, equivale a inviare un “segnale” <strong>di</strong> fiducia nei confronti<br />

degli altri partecipanti. Nella teoria <strong>di</strong> Pelligra, la fiducia è un incentivo relazionale che<br />

spinge, chi ne è investito e quin<strong>di</strong> è ritenuto affidab<strong>il</strong>e, ad adottare a sua volta<br />

comportamenti fiduciari. Il socio A riceve un servizio da B, “paga” un’ora al socio B e<br />

<strong>il</strong> suo conto è in debito <strong>di</strong> un’ora. Il socio A ha ottenuto un servizio e ha risparmiato <strong>il</strong><br />

denaro che avrebbe speso se si fosse rivolto al mercato per ottenere lo stesso servizio.<br />

Se <strong>il</strong> socio A è un agente economico auto interessato, <strong>non</strong> avrebbe alcun incentivo a<br />

reciprocare, fornendo a sua volta un servizio <strong>di</strong> un’ora per pareggiare <strong>il</strong> proprio conto,<br />

ma, se tutti i soci ragionassero in questo modo, la banca fallirebbe.<br />

Secondo la teoria <strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria, <strong>il</strong> socio A reciproca e fornisce un<br />

servizio al socio C, perché la fiducia che <strong>il</strong> socio B ha riposto in lui, fornendogli un<br />

servizio ed accettando come pagamento un’«ora» invece <strong>del</strong> denaro, svolge la<br />

funzione <strong>di</strong> «incentivo relazionale», che spinge A ad adottare comportamenti fiduciari<br />

e ispirati <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> per confermare le aspettative <strong>di</strong> B riguardo alla sua<br />

affidab<strong>il</strong>ità. In tal senso, l’ora <strong>non</strong> è soltanto la traccia <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> intercorso tra i<br />

due soci, ma è anche una misura <strong>del</strong>la fiducia che B ripone in A. In altre parole,<br />

rappresenta una misura <strong>del</strong>l’affidab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> A, <strong>il</strong> quale <strong>non</strong> adotta un comportamento<br />

opportunistico, cioè <strong>non</strong> lascia la banca subito dopo aver ottenuto <strong>il</strong> servizio e <strong>il</strong><br />

relativo risparmio <strong>di</strong> denaro, ma fornisce a sua volta un servizio confermando le<br />

117


aspettative <strong>di</strong> B circa la sua affidab<strong>il</strong>ità. Le teorie <strong>del</strong>la razionalità <strong>di</strong> gruppo e <strong>del</strong>la<br />

rispondenza fiduciaria, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quelle basate sull’altruismo e sulla reputazione,<br />

sono centrate sull’importanza <strong>del</strong>le intenzioni, <strong>del</strong>le aspettative e <strong>del</strong>la relazionalità<br />

che rivestono un ruolo centrale nei rapporti tra i soci <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo.<br />

Reciprocità e fiducia rappresentano, dunque, gli elementi <strong>di</strong>stintivi degli scambi<br />

all’interno <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo. Entrambi sono necessari perché gli scambi siano<br />

attivati e rafforzati dalla ripetizione, che rappresenta un continuo investimento sulla<br />

fiducia nei confronti degli altri partecipanti.<br />

Tutti i soci, alternandosi nel ruolo <strong>di</strong> fornitore e beneficiario <strong>di</strong> un servizio,<br />

contribuiscono alla creazione, al rafforzamento e alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> relazioni <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> basate sulla <strong>reciprocità</strong> in<strong>di</strong>retta, che aumentano la fiducia e la soli<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le<br />

reti <strong>di</strong> prossimità sociale. Il rafforzamento <strong>del</strong>la fiducia all’interno <strong>del</strong> gruppo dei soci<br />

produce capitale sociale <strong>di</strong> bon<strong>di</strong>ng. Questa forma <strong>di</strong> capitale sociale, spesso connotata<br />

negativamente, rappresenta un rischio reale <strong>di</strong> eccessiva chiusura per le banche <strong>del</strong><br />

tempo. Inoltre, <strong>il</strong> rafforzamento <strong>del</strong> capitale sociale <strong>di</strong> tipo bon<strong>di</strong>ng può avere l'effetto<br />

<strong>di</strong> far venire meno la necessità <strong>di</strong> contab<strong>il</strong>izzare gli scambi, dal momento che i legami<br />

tra i soci possono raggiungere un livello tale da rendere la contab<strong>il</strong>izzazione inut<strong>il</strong>e e<br />

in un certo senso “fasti<strong>di</strong>osa”: se i soci cominciano a percepirsi come amici o come<br />

una famiglia, esiste <strong>il</strong> rischio che i servizi siano scambiati sulla base soltanto<br />

<strong>del</strong>l'amicizia e, gli amici o i fam<strong>il</strong>iari, <strong>non</strong> contab<strong>il</strong>izzano i favori che scambiano<br />

reciprocamente. Quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> bon<strong>di</strong>ng social capital può spingere i soci a scambiare sulla<br />

base <strong>di</strong> una relazione amicale o affettiva e <strong>non</strong> sulla base <strong>del</strong>l'appartenenza ad un<br />

circuito <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> simmetrico <strong>di</strong> servizi.<br />

Tuttavia, le banche <strong>del</strong> tempo possono produrre anche <strong>il</strong> capitale sociale <strong>di</strong> tipo<br />

bridging, infatti i membri <strong>non</strong> sono tra loro perfettamente omogenei. Sebbene alcune<br />

categorie <strong>di</strong> soci siano predominanti, come le donne e gli anziani, esistono <strong>di</strong>fferenze<br />

riguardo all’età, all’estrazione sociale, alla professione, al livello <strong>di</strong> istruzione,<br />

all’orientamento politico e al grado <strong>di</strong> coinvolgimento all’interno <strong>del</strong>la banca. Quin<strong>di</strong>,<br />

mettendo in relazione persone con esperienze <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>verse, le banche <strong>del</strong> tempo<br />

fac<strong>il</strong>itano la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le informazioni e <strong>del</strong>la fiducia.<br />

118


Infine, i soci considerano le banche <strong>del</strong> tempo come strumenti che possono<br />

incidere sul benessere <strong>del</strong>le comunità in cui operano: un quartiere <strong>di</strong> una grande città o<br />

un piccolo comune. Per questo, le banche <strong>del</strong> tempo cercano <strong>di</strong> rivolgere la produzione<br />

<strong>di</strong> legami fiduciari anche all’esterno <strong>del</strong> gruppo, attraverso la collaborazione con gli<br />

Enti locali (Comuni e Province in particolare). Quin<strong>di</strong>, possono produrre capitale<br />

sociale <strong>di</strong> tipo linking attraverso le relazioni che si creano tra i soci <strong>di</strong> una banca e <strong>il</strong><br />

loro quartiere o piccolo comune.<br />

Fig. 3.12 Impatto sulla comunità <strong>di</strong> riferimento<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

Le reti fiduciarie attivate da una banca <strong>del</strong> tempo possono produrre capitale<br />

sociale <strong>di</strong> tipo bon<strong>di</strong>ng, bridging e linking. Consentono <strong>di</strong> evitare la chiusura <strong>del</strong><br />

primo, e influiscono positivamente sul secondo, incidendo sui «legami orizzontali<br />

all’interno <strong>di</strong> gruppi eterogenei <strong>di</strong> persone» (Sabatini, 2008, p. 4). Inoltre, trattandosi<br />

<strong>di</strong> associazioni che collaborano con gli Enti locali fornendo servizi alle loro comunità<br />

<strong>di</strong> riferimento (quartiere o piccolo comune), possono produrre anche capitale sociale <strong>di</strong><br />

tipo linking. Attraverso la produzione <strong>di</strong> bridging e linking social capital, le banche <strong>del</strong><br />

119


tempo possono favorire processi <strong>di</strong> inclusione sociale.<br />

Quin<strong>di</strong>, le banche <strong>del</strong> tempo possono svolgere un ruolo chiave in una società<br />

caratterizzata da un progressivo indebolimento <strong>del</strong>la coesione sociale e da una<br />

crescente povertà relazionale (Becchetti 2007) e, in particolare, in alcuni contesti come<br />

le periferie urbane o in risposta a momenti <strong>di</strong> crisi. Ad esempio, la banca <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong><br />

Christchurch (Nuova Zelanda) ha aiutato la popolazione locale, dopo <strong>il</strong> devastante<br />

terremoto <strong>del</strong> 2011, attraverso la fornitura <strong>di</strong> supporto materiale, strumentale e<br />

psicologico (Jefferies 2011).<br />

Tale ruolo è <strong>di</strong> fondamentale importanza anche in Italia. Secondo <strong>il</strong> Rapporto<br />

La situazione <strong>del</strong> Paese nel 2010, uno dei punti <strong>di</strong> forza <strong>del</strong>la società italiana è la<br />

presenza <strong>di</strong> una rete informale <strong>di</strong> sostegno molto forte, che ha protetto le famiglie dalla<br />

crisi e dalle mo<strong>di</strong>fiche socio demografiche profonde che incidono su «la capacità <strong>di</strong><br />

sostegno e <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> tenuta» <strong>di</strong> tale rete (Istat, 2011, p. 176). Il rapporto sottolinea che<br />

la fiducia all’interno <strong>del</strong>la famiglia è ancora forte e sostiene la rete <strong>di</strong> aiuto informale;<br />

quello che manca, soprattutto alle donne, è <strong>il</strong> tempo da de<strong>di</strong>care ad essa. Secondo i dati<br />

<strong>del</strong> World Values Survey, la fiducia degli italiani nella famiglia è molto forte e in linea<br />

con altri Paesi.<br />

120


Fig. 3.13 Fiducia nelle famiglia 85<br />

Fonte World Values Stu<strong>di</strong>es<br />

Tuttavia, negli ultimi anni, l’aumento dei fam<strong>il</strong>iari che hanno bisogno <strong>di</strong> aiuto si<br />

è tradotto in un aumento <strong>del</strong> carico <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> cura <strong>del</strong>le donne, le quali nel frattempo<br />

lavorano più che in passato. L’Istat r<strong>il</strong>eva una forte asimmetria <strong>di</strong> genere, a sfavore<br />

<strong>del</strong>le donne italiane, riguardo sia al tempo <strong>di</strong> cura de<strong>di</strong>cato alla famiglia che a quello<br />

de<strong>di</strong>cato alle reti informali. Inoltre, nell’ultimo decennio sono cambiate le tipologie <strong>di</strong><br />

aiuto <strong>del</strong>la rete informale, in particolare aumenta <strong>il</strong> sostegno <strong>di</strong> tipo economico a<br />

scapito <strong>del</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alla cura: <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> denaro sostituisce <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> tempo<br />

(Becchetti 2007; Becchetti, Bruni e Zamagni 2010). Infatti, <strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alla cura<br />

degli adulti tende a <strong>di</strong>minuire, sostituito da servizi professionali (colf, badanti) e solo<br />

in piccola parte dai servizi pubblici, mentre aumentano le ore de<strong>di</strong>cate alla cura degli<br />

adulti da parte <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> volontariato. Emergono forti <strong>di</strong>fferenze tra <strong>il</strong> Nord e <strong>il</strong><br />

Sud relative alla carenza <strong>di</strong> servizi nel Mezzogiorno e alle <strong>di</strong>fficoltà, nelle aree più<br />

povere e depresse, <strong>di</strong> sostenere la spesa per i servizi professionali. L’aumento <strong>del</strong>le<br />

richieste <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> cura al pubblico e al mercato (servizi professionali), testimonia<br />

l’esistenza <strong>di</strong> bisogni e <strong>di</strong> necessità che le reti informali da sole <strong>non</strong> riescono più a<br />

sod<strong>di</strong>sfare adeguatamente. Infine, soggetti più vulnerab<strong>il</strong>i, secondo l’Istat, sono gli<br />

anziani che vivono al Sud «risentendo degli effetti congiunti <strong>del</strong>la crisi <strong>del</strong>la rete <strong>di</strong><br />

aiuti informali, <strong>del</strong>la riduzione <strong>del</strong>la spesa sociale e <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ricorrere ai<br />

servizi a pagamento, in un contesto <strong>di</strong> scarse risorse a <strong>di</strong>sposizione» (Istat 2011, p.<br />

190).<br />

Le politiche <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione dei tempi <strong>di</strong> vita e <strong>il</strong> sostegno pubblico alle<br />

famiglie <strong>di</strong>ventano sempre più necessari, poiché possono migliorare aspetti che<br />

incidono significativamente sul benessere in<strong>di</strong>viduale e fam<strong>il</strong>iare. Il sistema <strong>del</strong>le<br />

banche <strong>del</strong> tempo può intervenire positivamente in tale situazione <strong>di</strong> crisi, rafforzando<br />

85 Il grafico mostra le percentuali <strong>del</strong>la risposta «Trust them completely» alla domanda «How much do You trust<br />

Your fam<strong>il</strong>y?». Le altre tre possib<strong>il</strong>i risposte sono: «Trust them somewhat. Do not trust them very much. Do<br />

not trust them at all». I Paesi considerate sono: Canada [2006], Francia [2006], Germania [2006], Gran<br />

Bretagna [2006], Italia [2005], Norvegia [2007], Spagna [2007], Svezia [2006], Stati Uniti d’America [2006].<br />

121


la rete <strong>di</strong> aiuti informali e mob<strong>il</strong>itando nuove risorse materiali e relazionali.<br />

122


Capitolo 4<br />

Economia relazionale e <strong>Banca</strong> <strong>del</strong> tempo<br />

4.1 Produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali<br />

Hirschleifer (1978) in<strong>di</strong>ca, come uno dei principali limiti <strong>del</strong>la scienza<br />

economica tra<strong>di</strong>zionale, l’attenzione quasi esclusiva alle relazioni “uomo-cose”,<br />

tralasciando quelle “uomo-uomo” e affidandole alla indagine da parte <strong>di</strong> altre<br />

<strong>di</strong>scipline. Focalizzandosi sulle relazioni “uomo-cose”, l’economia standard considera<br />

l’uomo, l’agente economico, come un produttore e consumatore <strong>di</strong> cose privo <strong>di</strong><br />

legami con gli altri, ad eccezione <strong>del</strong>le relazioni che prendono la forma <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong><br />

mercato.<br />

Le teorie <strong>del</strong>l’economia relazionale e l’analisi dei processi <strong>di</strong> produzione e<br />

consumo <strong>di</strong> beni relazionali puntano a colmare questa lacuna, ponendo l’accento sulla<br />

r<strong>il</strong>evanza <strong>del</strong>le relazioni interpersonali, sia in rapporto alla performance economica che<br />

al benessere e alla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata <strong>del</strong>le persone coinvolte nelle<br />

relazioni. Alcuni autori ritengono necessaria l’analisi dei beni relazionali, perché la<br />

<strong>di</strong>stinzione tra sfera economica e sfera <strong>non</strong>-economica è artificiale e le relazioni<br />

interpersonali esercitano un effetto sulla sfera economica; viceversa, le scelte<br />

economiche strategiche degli agenti influenzano le relazioni interpersonali, sia<br />

all’interno <strong>del</strong>la sfera economica che all'interno <strong>del</strong>la sfera <strong>non</strong>-economica. Infine, le<br />

relazioni interpersonali, sia che si svolgano all’interno <strong>del</strong>la sfera economica che in<br />

quella <strong>non</strong>-economica, esercitano un impatto sul benessere sia in<strong>di</strong>viduale che sociale<br />

(Gui 1996; Bruni e Stanca 2005; Gui e Sugden 2005).<br />

Un altro approccio analizza <strong>il</strong> rapporto <strong>di</strong> causalità tra investimento in tempo <strong>di</strong><br />

relazione e sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010;<br />

Becchetti, Pelloni e Rossetti 2008; Becchetti, Trovato e Londono Bedoya 2009). Uno<br />

dei problemi <strong>di</strong> tale approccio consiste nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care con chiarezza la<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> nesso causale: se è <strong>il</strong> maggiore investimento in relazioni che aumenta la<br />

123


felicità e <strong>il</strong> benessere, oppure se in<strong>di</strong>vidui più felici tendono ad investire maggiormente<br />

nelle relazioni; tuttavia «gli stu<strong>di</strong> sembrano concludere sulla significatività <strong>di</strong> entrambi<br />

i nessi <strong>di</strong> causalità» (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010, p. 384).<br />

Una <strong>del</strong>le prime definizioni <strong>di</strong> bene relazionale è stata proposta da Uhlaner<br />

(1989). Per la stu<strong>di</strong>osa americana, i beni relazionali <strong>non</strong> possono essere posseduti da<br />

un singolo in<strong>di</strong>viduo, ma, per definizione, <strong>di</strong>pendono dalle interazioni con gli altri e i<br />

benefici che si possono ricavare da essi sono con<strong>di</strong>visi tra coloro che prendono parte<br />

all’interazione. Sono <strong>di</strong>versi dai beni privati, che possono essere consumati anche da<br />

un singolo agente, e dai beni pubblici, i quali possono essere consumati da tutti gli<br />

agenti, senza rivalità e problemi <strong>di</strong> esclu<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità. Ad esempio, <strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> una torta<br />

presenta la caratteristica <strong>del</strong>la rivalità, ma, se due agenti consumano la torta insieme,<br />

producono e consumano un bene relazionale e <strong>il</strong> piacere (social pleasure) che ricavano<br />

dal consumare la torta insieme può essere maggiore <strong>del</strong> piacere in<strong>di</strong>viduale. Nel <strong>caso</strong><br />

dei beni relazionali, <strong>il</strong> consumo collettivo produce benefici e la congestione <strong>non</strong> riduce<br />

la possib<strong>il</strong>ità in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> consumare <strong>il</strong> bene, al contrario, può aumentare l’ut<strong>il</strong>ità<br />

<strong>del</strong>le persone coinvolte: «thus, a baseball game is more exciting when the park is full»<br />

(Uhlaner 1989, p. 255) 86 . Inoltre, la produzione e <strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> beni relazionali sono<br />

caratterizzati dalla <strong>reciprocità</strong>, poiché entrambe le attività <strong>di</strong>pendono dalle preferenze<br />

<strong>di</strong> tutte le persone coinvolte (Uhlaner 1989).<br />

I beni relazionali possono essere intesi come «intangible capital assets that<br />

inhere in enduring interpersonal relationships and provide both intrinsic and<br />

instrumental benefits» (Gui 1996, p. 270) e le attività <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> tali<br />

beni come «a process that combines in<strong>di</strong>vidual contributions into the creation of<br />

peculiar outputs of a communicative/affective nature» (Gui 2000, p. 152). Alcuni<br />

esempi classici, proposti da Gui, sono: l'“atmosfera” che si crea tra i clienti <strong>di</strong> un<br />

barbiere in attesa <strong>del</strong> proprio turno o le conversazioni durante una pausa in un incontro<br />

d'affari. L'aggettivo relazionale <strong>non</strong> dovrebbe essere ut<strong>il</strong>izzato con riferimento a queste<br />

attività per <strong>il</strong> solo fatto che implicano interazioni tra persone, ma dovrebbe essere<br />

86 Uhlaner considera i beni relazionali come un sottoinsieme dei beni pubblici locali, perché rientrano nella<br />

funzione obiettivo <strong>di</strong> due o più agenti; tuttavia, <strong>non</strong> tutti i beni pubblici sono beni relazionali. Inoltre, la<br />

congestione ha un effetto negativo sul consumo dei beni pubblici, ma può <strong>non</strong> sui beni relazionali.<br />

124


iferito soltanto alla parte comunicativa/affettiva <strong>del</strong>le interazioni, anche se, tale<br />

componente, esercita una influenza sulla performance economica e sul risultato <strong>del</strong>le<br />

attività, soprattutto per quanto riguarda i servizi <strong>di</strong> cura. In tal senso, i servizi <strong>di</strong> cura<br />

<strong>non</strong> producono beni relazionali soltanto perché implicano una relazione tra chi<br />

fornisce <strong>il</strong> servizio e chi ne beneficia: la produzione <strong>di</strong> beni o mali relazionali 87 <strong>non</strong> va<br />

confusa con la fornitura <strong>del</strong> servizio, ma è legata alla componente<br />

comunicativa/affettiva <strong>del</strong>la relazione.<br />

Una caratteristica <strong>di</strong>stintiva <strong>di</strong> questa categoria <strong>di</strong> beni riguarda la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stinguere l’attività <strong>di</strong> produzione da quella <strong>di</strong> consumo, poiché, in genere, le due<br />

attività sono simultanee e messe in pratica dagli stessi soggetti. Tuttavia, è possib<strong>il</strong>e<br />

considerare tali beni come <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> un processo produttivo 88 perché: «on the one<br />

hand, that personal interaction generates intangible entities that <strong>di</strong>d not exist before,<br />

and on the other that the interactans play the role of co-producers» (Ivi). I beni<br />

relazionali <strong>non</strong> sono preesistenti rispetto alla relazione, ma sono creati durante una<br />

interazione e, coloro che prendono parte all’interazione, partecipano alla produzione <strong>di</strong><br />

questi beni.<br />

Da un lato, <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali è<br />

intenzionale, nel senso che tali beni <strong>non</strong> possono essere acquistati nel mercato, <strong>non</strong><br />

sono contrattab<strong>il</strong>i, né imposti dalla politica, ma <strong>di</strong>pendono dalle scelte <strong>di</strong> chi partecipa<br />

alla relazione (Kolm 2000); dall’altro, in molti casi i beni in questione sono prodotti e<br />

consumati come sottoprodotto <strong>di</strong> altre attività economiche, all’interno <strong>di</strong> interazioni<br />

che hanno altri obiettivi (Gui e Sugden 2005). Alcuni esempi proposti da Gui, sono <strong>il</strong><br />

sorriso <strong>del</strong> barman oppure la sincerità <strong>del</strong>l’infermiera. In questi esempi, la fornitura <strong>di</strong><br />

un servizio può essere accompagnata dallo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> una relazione interpersonale<br />

che, attraverso la produzione e <strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> beni relazionali, influenza l’interazione<br />

sia nella sua <strong>di</strong>mensione economica e strumentale, che in quella prettamente<br />

87 L'espressione “beni relazionali” (in inglese relational goods) <strong>non</strong> in<strong>di</strong>ca necessariamente relazioni positive,<br />

piacevoli. Infatti, esistono anche “mali relazionali” (relational bads) oppure «negative interpersonal<br />

exchange» (Gui 2000, p. 143).<br />

88 Gui sottolinea che, ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> beni relazionali, è possib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire un parallelo<br />

con la funzione <strong>di</strong> produzione fam<strong>il</strong>iare e <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> “basic commo<strong>di</strong>ties” introdotti da Becker (1965),<br />

ovvero quei beni che, acquistati sul mercato, <strong>non</strong> sono <strong>di</strong>rettamente consumab<strong>il</strong>i, ma devono prima essere<br />

trasformati dalla famiglia attraverso l'ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> tempo e lavoro (Gui 2000, p. 152, nota 29).<br />

125


elazionale.<br />

In alcuni casi, l’analisi economica associa i beni relazionali al concetto <strong>di</strong><br />

esternalità. Gui (2005), imposta un paragone tra i beni relazionali, come sottoprodotto<br />

<strong>di</strong> relazioni interpersonali economiche e <strong>non</strong>-economiche, e le esternalità, come<br />

sottoprodotto <strong>di</strong> attività economiche intraprese con altri obiettivi: ad esempio, la<br />

maggiore sod<strong>di</strong>sfazione che deriva dal partecipare ad un evento sportivo se lo sta<strong>di</strong>o è<br />

pieno. Mentre, per Garofolo e Sabatini, le esternalità, positive o negative, sono sempre<br />

associate alla produzione e al consumo <strong>di</strong> beni relazionali, in quanto «la misura <strong>del</strong><br />

loro go<strong>di</strong>mento <strong>non</strong> <strong>di</strong>pende: esclusivamente dal comportamento in<strong>di</strong>viduale, bensì<br />

anche da quello altrui» (2008, p. 66, nota 15) e dalla percezione <strong>del</strong>le intenzioni degli<br />

altri.<br />

Gui propone «a shift from the exchange paraga<strong>di</strong>gm to the broader concept of<br />

an “encounter”» (2000, p. 141), un concetto dal significato più ampio <strong>di</strong> transazione o<br />

<strong>scambio</strong>. L’obiettivo <strong>del</strong>l’autore è mettere in luce che gli aspetti interpersonali <strong>del</strong>le<br />

interazioni economiche hanno un valore strumentale e uno intrinseco. Gli «incontri»,<br />

come interazioni “faccia a faccia”, sono dei processi produttivi (peculiar productive<br />

process) che generano intangib<strong>il</strong>e entities 89 , ovvero entità relazionali intangib<strong>il</strong>i, che<br />

rappresentano l’output <strong>di</strong> tale processo produttivo e che sono strettamente legate alle<br />

caratteristiche personali e alle intenzioni degli agenti coinvolti nelle interazioni. Non si<br />

tratta <strong>di</strong> beni che esistono prima <strong>del</strong>la relazione e sono scambiati nel suo svolgimento,<br />

al contrario, i beni relazionali sono <strong>il</strong> risultato <strong>del</strong> processo produttivo, sono l’output<br />

<strong>del</strong>l’«incontro».<br />

Il consumo <strong>di</strong> beni relazionali è l’altro output <strong>del</strong> processo produttivo, in quanto<br />

i beni relazionali sono consumati nel corso <strong>del</strong>le interazioni. L’attività <strong>di</strong> consumo dei<br />

beni relazionali <strong>di</strong>pende in maniera cruciale dalle personalità dei soggetti che<br />

interagiscono, per cui le caratteristiche <strong>di</strong> natura comunicativa/affettiva <strong>del</strong> consumo<br />

sono per forza soggettive. Quin<strong>di</strong>, Gui (Gui e Sugden 2005) definisce «incontro» <strong>il</strong><br />

processo produttivo, mentre in<strong>di</strong>ca con l’espressione «bene relazionale» sia <strong>il</strong> consumo<br />

<strong>di</strong> output <strong>di</strong> natura comunicativa/affettiva, sia <strong>il</strong> capitale relazionale, che può essere<br />

89 Gui rimanda al concetto <strong>di</strong> intangib<strong>il</strong>e relation-specific capital (Becker 1975).<br />

126


accumulato e influenzare, positivamente o negativamente, gli «incontri» futuri. La<br />

funzione principale <strong>di</strong> questa forma <strong>di</strong> capitale, in un «incontro», è quella <strong>di</strong> ridurre i<br />

costi <strong>di</strong> transazione e fac<strong>il</strong>itare le relazioni.<br />

L'autore in<strong>di</strong>vidua quattro classi <strong>di</strong> input che rientrano nella produzione <strong>di</strong> beni<br />

relazionali (Gui 2000). Le infrastrutture fisiche che veicolano le informazioni, le<br />

risorse in<strong>di</strong>viduali <strong>del</strong>le persone coinvolte (come <strong>il</strong> tempo o la dotazione in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong><br />

capitale umano) e le “ab<strong>il</strong>ità relazionali” relational sk<strong>il</strong>ls, cioè la capacità <strong>di</strong> interagire<br />

con gli altri con successo. Nel processo <strong>di</strong> produzione rientrano anche asset<br />

relazionali, costituiti dalle informazioni relative ai precedenti «incontri», dal mutual<br />

understan<strong>di</strong>ng tra le persone che interagiscono, dall’“atmosfera” creata, per esempio,<br />

dal barbiere o in un ristorante, che influenza la produzione e <strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> beni<br />

relazionali, ma anche la fornitura <strong>del</strong> servizio e quin<strong>di</strong> la parte strumentale <strong>del</strong>la<br />

interazione. Tali asset sono per lo più intangib<strong>il</strong>i e <strong>di</strong> natura comunicativa/affettiva, ma<br />

possono essere anche costituiti da informazioni. Producono sia benefici relazionali che<br />

vantaggi economici, in particolare attraverso la riduzione dei costi <strong>di</strong> transazione e<br />

<strong>del</strong>l’incertezza riguardo al comportamento degli altri partecipanti (Kolm 2000). Infine,<br />

<strong>non</strong> sono immutab<strong>il</strong>i, ma sono continuamente mo<strong>di</strong>ficati dallo svolgimento<br />

<strong>del</strong>l’interazione, per cui due «incontri» successivi presentano asset <strong>di</strong>fferenti.<br />

Infine, Gui (2000) r<strong>il</strong>eva l’esistenza <strong>di</strong> una certa somiglianza dei beni<br />

relazionali con <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> capitale sociale, perché entrambi fac<strong>il</strong>itano l’azione<br />

collettiva all’interno <strong>di</strong> un gruppo caratterizzato da fiducia e affidab<strong>il</strong>ità. Tuttavia,<br />

esistono due importanti <strong>di</strong>fferenze. Il capitale sociale è un concetto più ampio che,<br />

come descritto nel capitolo 2, incorpora anche le norme civiche che possono <strong>non</strong><br />

prevedere l’interazione <strong>di</strong> due soggetti, ad esempio, la norma che prescrive <strong>di</strong> <strong>non</strong><br />

buttare carte in strada <strong>non</strong> prevede necessariamente l’interazione <strong>di</strong> due soggetti.<br />

Inoltre, <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> capitale sociale, in genere, tende a concentrarsi sul livello<br />

in<strong>di</strong>viduale o collettivo, mentre la nozione <strong>di</strong> beni relazionali si concentra sul livello<br />

interpersonale <strong>del</strong>le relazioni.<br />

4.2 Crescita economica e impoverimento relazionale<br />

127


L’analisi <strong>del</strong>le relazioni interpersonali, negli ultimi anni, si è concentra sul<br />

rapporto tra investimento in tempo <strong>di</strong> relazione e felicità o sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita<br />

<strong>di</strong>chiarata. I presupposti <strong>di</strong> tale approccio sono costituiti dal cosiddetto paradosso <strong>di</strong><br />

Easterlin, dal nome <strong>del</strong>l’economista che, nel 1974, per primo ha evidenziato la<br />

correlazione negativa tra red<strong>di</strong>to e felicità: a livelli crescenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to è associata una<br />

riduzione <strong>del</strong>la felicità <strong>di</strong>chiarata. Inoltre, tale approccio si basa sulla crescente mole <strong>di</strong><br />

dati, relativi alla r<strong>il</strong>evanza economica <strong>del</strong>le relazioni interpersonali, <strong>del</strong> tempo investito<br />

in relazioni e <strong>del</strong>la felicità, raccolti tramite indagini statistiche come <strong>il</strong> già citato World<br />

Values Surveys. La relazione negativa riscontrata da Easterlin è paradossale, in quanto,<br />

la teoria economica standard prevede che un aumento <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to si traduca quasi<br />

automaticamente in un aumento <strong>del</strong>la felicità e in una progressiva riduzione <strong>del</strong> tempo<br />

<strong>di</strong> lavoro, con un conseguente aumento <strong>del</strong> tempo libero (Pugno 2007).<br />

Un gruppo <strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i spiegazioni <strong>del</strong> paradosso fa riferimento a fattori <strong>di</strong><br />

natura psicologica.<br />

La teoria <strong>del</strong>la personalità fa <strong>di</strong>pendere la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata dai<br />

tratti personali (genetici) e dalla <strong>di</strong>sposizione in<strong>di</strong>viduali verso la felicità o l’infelicità.<br />

La teoria <strong>del</strong>l’adattamento ritiene che l’aumento <strong>del</strong> red<strong>di</strong>to abbia un effetto positivo<br />

solo temporaneo su benessere e felicità, a causa <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> adattamento alle nuove<br />

con<strong>di</strong>zioni e <strong>del</strong>lo spostamento verso l’alto <strong>del</strong> livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to che si desidera<br />

raggiungere (Becchetti 2007; Pugno 2007). In entrambi, i casi lo spazio per l’analisi<br />

economica per la definizione <strong>di</strong> adeguati strumenti <strong>di</strong> policy è limitato. Easterlin<br />

spiega <strong>il</strong> paradosso facendo ricorso alle aspettative sul consumo futuro 90 , proponendo<br />

un mo<strong>del</strong>lo sim<strong>il</strong>e a quello <strong>del</strong>l’adattamento. Un’altra spiegazione si basa sul red<strong>di</strong>to<br />

relativo, cioè le persone reali <strong>non</strong> guardano al loro red<strong>di</strong>to in valore assoluto, ma al<br />

red<strong>di</strong>to relativo <strong>del</strong> proprio gruppo <strong>di</strong> riferimento. Secondo tale teoria, <strong>il</strong> red<strong>di</strong>to e <strong>il</strong><br />

consumo <strong>di</strong> una persona rappresentano <strong>il</strong> livello <strong>di</strong> riferimento per gli altri e, quin<strong>di</strong>,<br />

producono esternalità nei loro consumi, in particolare per quanto riguarda <strong>il</strong> consumo<br />

90 Questa spiegazione è spesso in<strong>di</strong>cata con l’espressione «tappeto rullante <strong>di</strong> tipo edonico (hedonic treadm<strong>il</strong>l),<br />

secondo cui le persone corrono attirate dalle loro aspirazioni, ma l’adattamento fa scorrere <strong>il</strong> tappeto sotto i loro<br />

pie<strong>di</strong>, con <strong>il</strong> risultato che <strong>non</strong> vanno avanti» (Pugno 2007, p. 33).<br />

128


<strong>di</strong> beni “ostentativi” o “posizionali”, cioè quei beni che in<strong>di</strong>cano una certa posizione<br />

nella società (Hirsch 1976), inoltre, poiché producono esternalità, lasciano un certo<br />

spazio <strong>di</strong> manovra per l’implementazione <strong>di</strong> politiche mirate a migliorare <strong>il</strong> benessere.<br />

Queste spiegazioni <strong>del</strong> paradosso sono concentrate sul livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to o <strong>di</strong><br />

consumo. Pugno (2007) in<strong>di</strong>vidua altre possib<strong>il</strong>i spiegazioni basate sulle relazioni<br />

sociali e interpersonali: per livelli crescenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, l’impoverimento <strong>del</strong>la vita<br />

relazionale esercita un’influenza negativa sulla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita e sulla felicità. La<br />

ricerca empirica in psicologia mostra una bassa correlazione tra felicità e red<strong>di</strong>to e una<br />

forte correlazione tra felicità e relazioni primarie, con la famiglia o <strong>il</strong> partner. Tale<br />

relazione è stata ampliata dai sociologi fino a comprendere le relazioni interpersonali<br />

in genere, per cui «l’associazionismo, la fiducia, la partecipazione alla vita civ<strong>il</strong>e e a<br />

quella democratica hanno effetti benefici sul benessere <strong>del</strong>le persone» (Pugno 2007, p.<br />

38). Anche gli economisti confermano che la qualità <strong>del</strong>le relazioni e la fiducia<br />

attraversano, nelle società avanzate, una fase <strong>di</strong> declino e impoverimento che influenza<br />

<strong>il</strong> benessere <strong>del</strong>le persone (Putnam 2005; Becchetti 2007).<br />

Una prima spiegazione è quella <strong>del</strong>le esternalità causate dalla produzione <strong>di</strong><br />

determinati beni <strong>di</strong> consumo sulle relazioni sociali (Polanyi 1944; Hirsch 1976). Lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo e la crescita economica causano <strong>il</strong> deterioramento <strong>di</strong> quelle istituzioni<br />

tra<strong>di</strong>zionali che «provvedevano <strong>di</strong> fatto al coor<strong>di</strong>namento degli in<strong>di</strong>vidui nell’ut<strong>il</strong>izzo<br />

<strong>del</strong>le risorse libere, come quelle naturali e sociali» (Pugno 2007, p. 38), tale processo<br />

determina un fallimento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e <strong>il</strong> deterioramento <strong>del</strong> capitale sociale,<br />

spingendo gli in<strong>di</strong>vidui a cercare dei sostituti nei beni <strong>di</strong> mercato. Hirsch afferma che<br />

<strong>il</strong> processo <strong>di</strong> crescita economica rende <strong>il</strong> tempo in<strong>di</strong>viduale sempre più pressante e<br />

costoso, inducendo le persone a de<strong>di</strong>carsi in misura maggiore ad attività time-saving,<br />

attività a bassa intensità <strong>di</strong> tempo come <strong>il</strong> consumo privato <strong>di</strong> beni, e a trascurare<br />

attività time-intensive come le relazioni interpersonali o la partecipazione sociale. La<br />

crescita economica può condurre ad una vera e propria trappola <strong>del</strong>la povertà,<br />

caratterizzata da crescenti livelli <strong>di</strong> benessere materiale e livelli <strong>di</strong> relazionalità<br />

decrescenti, causando una <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> benessere generale <strong>del</strong>le persone.<br />

129


Il rischio <strong>del</strong>l’impoverimento sociale <strong>del</strong>le economie avanzate mette in<br />

evidenza la doppia <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> rapporto causale tra capitale sociale e crescita<br />

economica: <strong>il</strong> capitale sociale rafforza <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> crescita economica, ma la crescita<br />

economica può influenzare negativamente l’accumulazione <strong>di</strong> capitale sociale. In<br />

sostanza, l’aumento <strong>del</strong>la produzione dei beni privati <strong>di</strong> consumo, che accompagna <strong>il</strong><br />

processo <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo economico, rende <strong>il</strong> tempo da de<strong>di</strong>care al loro go<strong>di</strong>mento più<br />

scarso e, quin<strong>di</strong>, più costoso, generando un aumento <strong>del</strong>l’intensità temporale <strong>del</strong><br />

consumo e, contemporaneamente, riducendo la relazionalità.<br />

Fig. 4.1 Felicità e tempo speso in relazioni 91<br />

Fonte: Becchetti, Bruni e Zamagni (2010)<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> relazione e partecipazione sociale sono ad alta<br />

intensità <strong>di</strong> tempo e sono quin<strong>di</strong> molto costose, ma «la percezione <strong>del</strong> tempo speso nei<br />

rapporti sociali come un costo è essa stessa un prodotto <strong>di</strong> questo processo <strong>di</strong><br />

91 Il grafico è ottenuto dai dati <strong>del</strong> World Values Survey (1999 - 2001), incrociando le risposte relative alla felicità<br />

con un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tempo relazionale, costruito a partire dalla me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le risposte date alle domande sulla<br />

frequenza <strong>del</strong> tempo trascorso con: fam<strong>il</strong>iari, colleghi fuori dall'orario <strong>di</strong> lavoro, gruppi religiosi, amici. Per<br />

ogni domanda sono possib<strong>il</strong>i quattro risposte, alle quali gli autori assegnano un valore crescente da 0 a 3.<br />

Basso: da 0 a 1; me<strong>di</strong>o: da 1 a 2; alto: da 2 a 3.<br />

130


privatizzazione <strong>del</strong>l’opulenza. L’effetto e quello <strong>di</strong> ridurre la quantità <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong><br />

contatto sociale» (Hirsch 1976, 88). L’impoverimento relazionale è legato ad una<br />

allocazione insufficiente <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> risorse relazionali, che spinge le persone a<br />

cercare beni sostituti <strong>di</strong> tipo time-saving, fac<strong>il</strong>mente reperib<strong>il</strong>i nel mercato. Tale<br />

processo influisce negativamente sulle relazioni interpersonali e sul capitale sociale,<br />

causando una riduzione <strong>del</strong>la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong> vita.<br />

Gli approcci descritti sopra concentrano l’attenzione sulla particolare natura<br />

<strong>del</strong>le relazioni interpersonali e sulla loro influenza sul benessere in<strong>di</strong>viduale. Il grafico<br />

<strong>di</strong> Fig. 4.1 mostra che <strong>il</strong> gruppo degli intervistati con un elevato in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tempo<br />

relazionale, coloro che investono <strong>di</strong> più in relazioni, è formato da una maggiore<br />

percentuale <strong>di</strong> persone che si <strong>di</strong>chiarano «molto felice» e una minore percentuale <strong>di</strong><br />

persone che si <strong>di</strong>chiarano «<strong>non</strong> molto felice» e «per nulla felice».<br />

Scitovsky (1976) <strong>di</strong>stingue i beni in due categorie: comfort goods e stimulation<br />

goods. I primi sono caratterizzati da un beneficio imme<strong>di</strong>ato, ma da una ut<strong>il</strong>ità<br />

marginale decrescente che porta rapidamente <strong>il</strong> consumatore a stancarsi <strong>di</strong> quel bene e<br />

cercare un sostituto. I beni che rientrano nel secondo gruppo, come i beni culturali,<br />

presentano generalmente una ut<strong>il</strong>ità marginale crescente. Le persone tendono a<br />

sostituire i beni <strong>del</strong> secondo tipo con i beni <strong>di</strong> comfort, i quali presentano un costo<br />

minore e sono fac<strong>il</strong>mente reperib<strong>il</strong>i sul mercato 92 .<br />

La <strong>di</strong>stinzione proposta da Scitovsky è stata recentemente ripresa da Bruni e<br />

Stanca (2005) ed applicata alla televisione, considerando i beni relazionali come<br />

stimulation goods. Per gli autori, è importante una migliore comprensione <strong>del</strong>la<br />

relazione tra interazioni sociali <strong>non</strong> strumentali e benessere. Nella loro analisi, la<br />

televisione causa un impoverimento relazionale perché fornisce un tipo <strong>di</strong> relazionalità<br />

“artificiale” e a basso costo, che <strong>non</strong> necessita sforzi e si sostituisce, in molti casi, alle<br />

reali interazioni interpersonali, producendo uno spiazzamento nella produzione e nel<br />

consumo <strong>di</strong> beni relazionali 93 . A partire dei dati <strong>del</strong> World Values Survey, i due autori<br />

92 Al contrario, i beni definiti stimulation goods possono essere paragonati ai «beni ardui», introdotti nel<br />

paragrafo 3.3.2 a proposito <strong>del</strong>le relazioni affettive e amicali che necessitano <strong>di</strong> un certo sforzo e<br />

<strong>del</strong>l’investimento <strong>di</strong> un certo ammontare <strong>di</strong> tempo.<br />

93 «People tend to watch talk-shows and reality-shows as if these were part of their own social life and to talk<br />

131


in<strong>di</strong>viduano sia una relazione positiva tra gli in<strong>di</strong>catori relativi alla produzione e al<br />

consumo <strong>di</strong> beni relazionali 94 e la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata, sia una relazione<br />

negativa tra <strong>il</strong> tempo trascorso guardando la televisione e le attività relazionali. Il<br />

lavoro <strong>di</strong> Bruni e Stanca fornisce una ulteriore prova <strong>del</strong>la <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> tempo<br />

de<strong>di</strong>cato alle relazioni interpersonali, in quelle sfere tipicamente <strong>non</strong> <strong>di</strong> mercato come<br />

la famiglia e la società civ<strong>il</strong>e. Il tempo de<strong>di</strong>cato alla produzione e al consumo <strong>di</strong> beni<br />

relazionali <strong>di</strong>minuisce perché <strong>il</strong> costo opportunità <strong>del</strong> tempo aumenta costantemente<br />

nelle società avanzate e le persone si rifugiano nel consumo <strong>di</strong> beni sostituti, come la<br />

televisione.<br />

La teoria economica relazionale contribuisce a spiegare <strong>il</strong> paradosso <strong>del</strong><br />

rapporto tra red<strong>di</strong>to e felicità come un eccessivo consumo <strong>di</strong> beni materiali e un ridotto<br />

investimento in tempo <strong>di</strong> relazione, che rappresenta una <strong>del</strong>le determinanti <strong>del</strong>la<br />

sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata. Il progresso e la crescita economica producono società<br />

più ricche e con più elevati livelli <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, ma caratterizzate da livelli insufficienti <strong>di</strong><br />

produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali, determinando un effetto netto negativo sulla<br />

sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita e sulla felicità <strong>del</strong>le persone.<br />

4.3 Scambio <strong>di</strong> tempo e beni relazionali<br />

Gli scambi <strong>di</strong> servizi in una banca <strong>del</strong> tempo rispettano <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>la<br />

<strong>reciprocità</strong> simmetrica e in<strong>di</strong>retta, che presuppone l’esistenza <strong>di</strong> legami fiduciari tra i<br />

partecipanti e l’adozione <strong>di</strong> comportamenti affidab<strong>il</strong>i. Quin<strong>di</strong>, gli scambi tra i soci<br />

presentano una componente relazionale molto forte. Questo è evidente per alcune<br />

tipologie <strong>di</strong> servizi, ad esempio i servizi <strong>di</strong> compagnia e <strong>di</strong> accompagnamento; mentre,<br />

nel <strong>caso</strong> <strong>di</strong> altre tipologie <strong>di</strong> servizi che presentano una componente strumentale più<br />

forte, lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> una relazione interpersonale <strong>non</strong> strumentale <strong>di</strong>pende dalle<br />

about TV people as if they had an actual relationship with them. In short, television provides inexpensive and<br />

effortless artificial relationality that is commonly and increasingly used as a substitute for interpersonal<br />

relationships» (Bruni e Stanca 2005, p. 9).<br />

94 I fattori relazionali sono misurati con la partecipazione ad attività <strong>di</strong> volontariato <strong>di</strong> vario tipo e con <strong>il</strong> tempo<br />

speso in relazioni con parenti, amici, colleghi <strong>di</strong> lavoro, altre persone in chiesa o associazioni sportive.<br />

132


caratteristiche dei soci, dalle loro motivazioni e dai relational assets.<br />

Alcuni dei servizi scambiati tra i soci presentano una componente relazionale<br />

intrinseca: se <strong>il</strong> socio A offre un’ora <strong>di</strong> compagnia al socio B, che è una persona<br />

anziana, è molto probab<strong>il</strong>e che i due producano e contemporaneamente consumino un<br />

bene relazionale. Tuttavia, <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali può<br />

essere <strong>il</strong> sottoprodotto <strong>di</strong> uno <strong>scambio</strong> che avviene sulla base <strong>di</strong> obiettivi strumentali,<br />

ut<strong>il</strong>izzando la terminologia <strong>di</strong> Gui (2000), lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> servizi in una<br />

banca <strong>del</strong> tempo è un «incontro». Gli obiettivi <strong>di</strong> natura strumentale che spingono i<br />

soci a scambiare in una banca <strong>del</strong> tempo piuttosto che all’interno <strong>del</strong> mercato, possono<br />

essere la necessità <strong>di</strong> risparmiare denaro, <strong>di</strong> risolvere piccoli problemi pratici, <strong>di</strong><br />

gestire meglio <strong>il</strong> proprio tempo. In questi casi, la produzione <strong>di</strong> beni relazionali <strong>non</strong> è<br />

l’obiettivo principale dei due soci che scambiano, ma è <strong>il</strong> sottoprodotto <strong>di</strong> una<br />

relazione economica strumentale.<br />

Il 44% degli intervistati nell’indagine condotta da Galeotti (2005) considera la<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> creare nuove relazioni uno dei “punti <strong>di</strong> forza” 95 <strong>di</strong> banca <strong>del</strong> tempo,<br />

seguito dalla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> partecipare alla vita <strong>del</strong>la propria comunità (28,4%). Le<br />

altre risposte relative ai “punti <strong>di</strong> forza” riguardano: la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> esprimere le<br />

proprie attitu<strong>di</strong>ni (23,9%) la parità degli scambi (23,9%), la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> adottare<br />

comportamenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong> (21,1%), l’altruismo (20,2%) e la risoluzione<br />

<strong>di</strong> problemi pratici (17,4%).<br />

95 La domanda posta nel questionario è la seguente:«Quali sono, a suo parere, i punti <strong>di</strong> forza <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong><br />

tempo?» (Galeotti 2005).<br />

133


Fig. 4.2 “Punti <strong>di</strong> forza” <strong>di</strong> BdT<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

I soci assegnano grande importanza alla sfera relazionale e alla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

incidere maggiormente sulla vita <strong>del</strong> proprio quartiere o piccolo comune. Una certa<br />

r<strong>il</strong>evanza è assegnata agli aspetti legati alla parità degli scambi e alla <strong>reciprocità</strong>. Un<br />

dato interessante è che <strong>il</strong> 20,2% degli intervistati considera “punti <strong>di</strong> forza” l’altruismo<br />

e <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> aiutare gli altri: tale dato è in linea con quanto sostenuto nel paragrafo<br />

3.3.4 riguardo alle <strong>di</strong>fficoltà nel far comprendere ai soci le <strong>di</strong>fferenze tra una banca <strong>del</strong><br />

tempo e un’associazione <strong>di</strong> volontariato e riguardo alle <strong>di</strong>fferenti strutture<br />

motivazionali che sottostanno ad un comportamento ispirato dalla <strong>reciprocità</strong> e uno<br />

ispirato dall’altruismo nel paragrafo 2.2. Non meno importanti sono gli aspetti legati<br />

all’autostima e alla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> valorizzare le proprie capacità. Le risposte con le<br />

percentuali più basse sono relative ad un atteggiamento <strong>di</strong> tipo strumentale: <strong>il</strong> 17,4%<br />

ritiene che <strong>il</strong> principale “punto <strong>di</strong> forza” sia rappresentato dalla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> risolvere<br />

problemi quoti<strong>di</strong>ani.<br />

Secondo la teoria relazionale, la produzione e <strong>il</strong> consumo <strong>di</strong> beni relazionali<br />

134


sono <strong>il</strong> sottoprodotto <strong>di</strong> relazioni economiche che, in genere, hanno un obiettivo<br />

<strong>di</strong>verso dalla creazione <strong>di</strong> una relazione interpersonale. Anche lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> servizi in<br />

una banca <strong>del</strong> tempo presenta sia un lato strumentale, <strong>il</strong> risparmio <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> denaro<br />

e la qualità <strong>del</strong> servizio scambiato, sia un lato relazionale, legato alla sfera<br />

comunicativa/affettiva <strong>del</strong>la interazione tra due soci e, quin<strong>di</strong>, al processo <strong>di</strong><br />

produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali. La <strong>di</strong>fferenza è che <strong>il</strong> significato attribuito<br />

dai soci allo <strong>scambio</strong> e al tempo funziona come un incentivo relazionale, che assegna<br />

un peso maggiore alla componente relazionale <strong>del</strong>l’interazione. In tal senso, la banca<br />

può essere considerata un asset relazionale (Gui 2000) che rientra nel processo <strong>di</strong><br />

produzione dei beni relazionali 96 , in quanto fornisce l’infrastruttura fisica per veicolare<br />

le informazioni relative ai soci (la sede <strong>del</strong>la banca, <strong>il</strong> giornale con le offerte e le<br />

richieste dei soci), organizza momenti collettivi, aiuta i soci ad organizzare <strong>il</strong> proprio<br />

tempo, migliora le loro capacità e valorizza i talenti, crea una particolare “atmosfera”<br />

tra i soci che fac<strong>il</strong>ita la circolazione <strong>del</strong>le informazioni e la mutua comprensione.<br />

Un aspetto centrale in una banca <strong>del</strong> tempo è legato ad una migliore allocazione<br />

<strong>del</strong> tempo e alla valorizzazione <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> relazione. Tale sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> fa<br />

aumentare <strong>il</strong> tempo che i soci investono in relazioni sia all’interno <strong>del</strong> gruppo dei<br />

partecipanti che nella loro comunità. Inoltre, i soci evitano <strong>di</strong> rivolgersi al mercato per<br />

sod<strong>di</strong>sfare determinati bisogni e, quin<strong>di</strong>, <strong>non</strong> soffrono <strong>del</strong>le esternalità negative causate<br />

dalla produzione <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> consumo e dalle attività time-saving.<br />

Un altro fattore che incide sulla qualità <strong>del</strong>le relazioni interpersonali e degli<br />

investimenti in tempo <strong>di</strong> relazione è rappresentato dalle <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong><br />

tempo.<br />

96 Altri asset riguardano le caratteristiche dei singoli soci, ad esempio <strong>il</strong> capitale umano e <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e per<br />

ognuno <strong>di</strong> loro, ma anche le loro motivazioni e attitu<strong>di</strong>ni.<br />

135


Fig. 4.3 Dimensioni <strong>del</strong>le BdT 97<br />

Fonte: Galeotti (2005)<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le banche si concentra nella fascia me<strong>di</strong>a, con un numero<br />

<strong>di</strong> soci che va da 21 a 40. Nelle banche <strong>del</strong> tempo piccole, <strong>il</strong> 3,5% <strong>del</strong> totale, <strong>il</strong><br />

principale problema riguarda la ridotta quantità <strong>di</strong> servizi offerti. Al contrario, per le<br />

banche gran<strong>di</strong> (7%) la maggiore <strong>di</strong>fficoltà può riguardare la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong><br />

e dei comportamenti fiduciari tra un numero più elevato <strong>di</strong> persone, con minori<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> conoscersi e interagire ripetutamente. Le <strong>di</strong>mensioni ridotte comportano<br />

un minor numero <strong>di</strong> scambi e <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> eccessiva chiusura <strong>del</strong> gruppo dei<br />

partecipanti 98 ; al contrario, le banche <strong>del</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori presentano una<br />

maggiore eterogeneità dei servizi offerti, ma i soci possono incontrare maggiori<br />

<strong>di</strong>fficoltà ad instaurare relazioni interpersonali <strong>non</strong> strumentali durature.<br />

Unendo i risultati relativi ai benefici relazionali prodotti dalle banche <strong>del</strong> tempo<br />

alla letteratura sul crow<strong>di</strong>ng-out motivazionale, è possib<strong>il</strong>e ricavare alcune in<strong>di</strong>cazioni<br />

<strong>di</strong> policy. L’effetto <strong>di</strong> «spiazzamento» <strong>del</strong>le motivazioni intrinseche si verifica quando<br />

97 La banche <strong>del</strong> tempo piccole sono quella da 0 a 10 soci, me<strong>di</strong>o piccole da 11 a 20, me<strong>di</strong>e da 21 a 40, me<strong>di</strong>o<br />

gran<strong>di</strong> da 41 a 100, gran<strong>di</strong> oltre 100.<br />

98 In tal <strong>caso</strong>, una banca <strong>del</strong> tempo può produrre capitale sociale <strong>di</strong> tipo bon<strong>di</strong>ng che può esercitare un effetto<br />

negativo sulle relazioni tra i soci e la loro comunità.<br />

136


si introducono ricompense e incentivi <strong>di</strong> natura materiale ed estrinseca, ad esempio<br />

incentivi monetari, all’interno <strong>di</strong> attività caratterizzate da forti motivazioni intrinseche.<br />

Frey (1997) raccoglie numerosi dati empirici che mostrano l’esistenza <strong>di</strong> questo<br />

fenomeno nelle relazioni fam<strong>il</strong>iari, nel mondo <strong>del</strong> lavoro e nelle politiche ambientali.<br />

Ad esempio, un incentivo materiale in denaro può avere un effetto negativo sulla<br />

performance <strong>del</strong> lavoratore volontario, che è fortemente motivato, attraverso lo<br />

«spiazzamento» <strong>del</strong>le motivazioni intrinseche. Inoltre, Frey sostiene che, dopo aver<br />

introdotto un incentivo <strong>monetario</strong>, è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e eliminarlo senza danneggiare <strong>il</strong> benessere<br />

<strong>del</strong> volontario. La letteratura sulle motivazioni intrinseche pone al centro<br />

<strong>del</strong>l’attenzione le motivazioni e i fattori relazionali, producendo nuovi strumenti <strong>di</strong><br />

policy che mirano a sostenere le motivazioni intrinseche e le componenti relazionali, in<br />

ambiti economicamente r<strong>il</strong>evanti come le relazioni tra <strong>di</strong>pendenti e manager.<br />

Le banche <strong>del</strong> tempo possono essere strumento <strong>di</strong> quelle politiche che mirano a<br />

rafforzare la coesione sociale e la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le relazioni personali. Mentre altri<br />

strumenti <strong>di</strong> policy, basati sull’imposizione o sugli incentivi materiali, possono<br />

«spiazzare» le motivazioni intrinseche <strong>del</strong>le persone, un sistema <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> basato<br />

sulla <strong>reciprocità</strong>, sulla fiducia e su continui investimenti in tempo <strong>di</strong> relazione, fac<strong>il</strong>ita<br />

<strong>il</strong> processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali, esercitando un potenziale<br />

effetto positivo sulla felicità e sulla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata dei soci.<br />

137


Conclusioni<br />

L’analisi <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo italiane è stata inserita sia all’interno <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>scorso teorico e pratico sulle monete complementari, sia all’interno <strong>del</strong> <strong>di</strong>battito<br />

economico relativo ai comportamenti pro-sociali e cooperativi ispirati dalla <strong>reciprocità</strong><br />

e dalla fiducia, che punta ad allargare le ipotesi <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo antropologico alla base<br />

<strong>del</strong>la teoria economica standard, fondata sull’idea <strong>di</strong> un agente rappresentativo,<br />

guidato esclusivamente dall’obiettivo <strong>del</strong>la massimizzazione <strong>del</strong>la propria ut<strong>il</strong>ità<br />

in<strong>di</strong>viduale. Il principale punto <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> questa analisi è rappresentato dall’approccio<br />

inter<strong>di</strong>sciplinare, che fonde economia, sociologia e antropologia, ut<strong>il</strong>izzando concetti<br />

presi dalla teoria dei giochi e dalla teoria economica relazionale, con <strong>il</strong> supporto dei<br />

dati degli esperimenti <strong>di</strong> laboratorio, <strong>di</strong> indagini statistiche nazionali e internazionali e<br />

i dati relativi alle banche <strong>del</strong> tempo italiane.<br />

L’analisi preliminare <strong>del</strong>la letteratura sui sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>non</strong> <strong>monetario</strong> è<br />

stata ut<strong>il</strong>izzata per inserire le banche <strong>del</strong> tempo nel <strong>di</strong>battito attorno alle monete<br />

complementari e sono stati evidenziati i principali vantaggi economici, sociali e<br />

ambientali, che possono derivare dall’adozione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> beni e servizi<br />

che <strong>non</strong> adoperano la moneta convenzionale.<br />

Una banca <strong>del</strong> tempo si basa sullo <strong>scambio</strong> simmetrico <strong>di</strong> servizi <strong>non</strong><br />

professionali. Il valore degli scambi che intercorrono tra i soci è misurato in “ore” ed è<br />

pari alla durata <strong>del</strong> servizio fornito, a prescindere dalla tipologia, per cui tutti i servizi<br />

sono uguali: un’«ora» <strong>di</strong> lezione <strong>di</strong> inglese è uguale a un’«ora» de<strong>di</strong>cata alla<br />

compagnia a un socio anziano o a un’«ora» de<strong>di</strong>cata alle attività amministrative e<br />

organizzative <strong>del</strong>la banca stessa. Ogni socio, al momento <strong>del</strong>l’adesione ad una banca,<br />

apre un conto sul quale sono registrate le ore corrispondenti ai servizi che offre<br />

(cre<strong>di</strong>ti) e che chiede (debiti) agli altri soci. I soci adoperano degli assegni che poi<br />

consegnano alla segreteria, oppure comunicano telefonicamente o telematicamente alla<br />

segreteria i debiti e i cre<strong>di</strong>ti da registrare: se <strong>il</strong> socio A paga un’ora al socio B, la<br />

moneta necessaria alla transazione è creata dal socio A nel momento in cui la<br />

138


Segreteria registra lo <strong>scambio</strong>, per cui la moneta è essenzialmente costituita da una<br />

scrittura contab<strong>il</strong>e.<br />

Il principio fondamentale sul quale si base <strong>il</strong> funzionamento <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong><br />

<strong>scambio</strong> <strong>di</strong> questo tipo è la <strong>reciprocità</strong> simmetrica tra ognuno dei soci e <strong>il</strong> sistema nel<br />

suo insieme. In una banca <strong>del</strong> tempo gli scambi reciproci presentano la caratteristica<br />

<strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zionalità, perché <strong>il</strong> comportamento <strong>di</strong> ognuno dei soci <strong>di</strong>pende anche dalle<br />

scelte, dalle motivazioni e dalle aspettative degli altri. Inoltre, gli scambi sono tra loro<br />

equivalenti, perché <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> tutte le tipologie <strong>di</strong> servizi scambiati è misurato<br />

ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> tempo, che all’interno <strong>del</strong>la banca ha lo stesso valore per tutti; inoltre,<br />

l’equivalenza corrisponde alla simmetria, in<strong>di</strong>cata da Polanyi come la caratteristica<br />

tipica dei trasferimenti ispirati dalla <strong>reciprocità</strong> (1957) e intesa nel senso <strong>di</strong><br />

adeguatezza <strong>del</strong> comportamento reciprocante. Infine, i trasferimenti sono liberi, nel<br />

senso che esiste la possib<strong>il</strong>ità che uno dei soci decida <strong>di</strong> <strong>non</strong> reciprocare. La libertà<br />

implica che i comportamenti cooperativi siano percepiti dal soggetto come consapevoli<br />

e liberi: solo in questo <strong>caso</strong> potranno attivarsi risposte reciprocanti.<br />

Per spiegare gli scambi, la <strong>reciprocità</strong> è stata analizzata anche alla luce <strong>del</strong>la<br />

teoria <strong>del</strong> dono elaborata da Mauss (1924), incentrata sulla capacità <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong><br />

doni <strong>di</strong> creare legami, attraverso l’alternarsi <strong>di</strong> tre momenti: dare, ricevere e restituire,<br />

posti alla base degli scambi <strong>di</strong> tempo, o dei “doni” <strong>di</strong> tempo, tra i soci <strong>di</strong> una banca.<br />

Le teorie economiche procedurali e intention-based (Pelligra 2007), pur <strong>non</strong><br />

arrivando ad una definizione univoca <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>, riconoscono che la relazionalità<br />

è la caratteristica che <strong>di</strong>fferenzia le teorie <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> dagli altri mo<strong>del</strong>li, basati<br />

sull’altruismo puro o sull’avversione alle <strong>di</strong>suguaglianze. Tali teorie spiegano la<br />

<strong>reciprocità</strong> concentrandosi sulla sua capacità <strong>di</strong> creare relazioni interpersonali e<br />

stimolare l’adozione <strong>di</strong> comportamenti cooperativi, sottolineando l’importanza <strong>del</strong>la<br />

simmetria e <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zionalità dei trasferimenti, ed evidenziando la possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> preferenze <strong>di</strong> gruppo e <strong>di</strong> una razionalità <strong>di</strong> gruppo che spinge i soci <strong>di</strong> una<br />

banca <strong>del</strong> tempo a puntare alla massimizzazione <strong>del</strong>l’ut<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l’intero sistema e <strong>non</strong><br />

alla ricerca <strong>del</strong> proprio interesse materiale. Applicando tali teorie agli scambi<br />

all’interno <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo, è possib<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduare le caratteristiche che li<br />

139


<strong>di</strong>fferenziano dall’agire strumentale tipico <strong>del</strong>lo <strong>scambio</strong> <strong>di</strong> equivalenti in un mercato<br />

regolatore dei prezzi e le <strong>di</strong>fferenze rispetto ai trasferimenti <strong>di</strong> risorse in un’economica<br />

amministrata dal centro. Inoltre, è possib<strong>il</strong>e mettere in evidenza le <strong>di</strong>fferenze rispetto<br />

ai trasferimenti tra i membri <strong>di</strong> una famiglia e quelli all’interno <strong>del</strong> volontariato, che<br />

pure rientrano nel principio <strong>di</strong> integrazione economica che Polanyi chiama <strong>reciprocità</strong>.<br />

Tuttavia, <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> che opera tra i soci <strong>di</strong> una banca <strong>del</strong> tempo <strong>non</strong> può<br />

essere spiegata con le teorie <strong>del</strong>l’altruismo, al contrario, <strong>il</strong> comportamento <strong>di</strong> un socio<br />

altruista, cioè che fornisce più servizi <strong>di</strong> quanti ne chieda agli altri soci, <strong>non</strong> rispetta le<br />

caratteristiche <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>. In tal senso, un socio realmente ispirato dalla<br />

<strong>reciprocità</strong> tende verso <strong>il</strong> pareggio <strong>del</strong> proprio conto: offre servizi agli altri, ma al<br />

tempo stesso è capace <strong>di</strong> identificare i propri bisogni e chiedere servizi agli altri soci,<br />

mettendoli nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poter reciprocare.<br />

Una volta definito <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> che opera in una banca <strong>del</strong> tempo, è<br />

possib<strong>il</strong>e collocare tali associazioni a metà strada tra <strong>il</strong> Terzo settore e le reti<br />

relazionali e amicali a carattere informale che compongo <strong>il</strong> Quarto settore (Galeotti<br />

2005).<br />

L’analisi <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong> è stata approfon<strong>di</strong>ta introducendo alcuni mo<strong>del</strong>li che<br />

spiegano la fiducia e l’affidab<strong>il</strong>ità. Tali concetti sono indagati per mezzo <strong>di</strong> “giochi”<br />

sperimentali condotti in laboratorio e indagini statistiche relative all’importanza<br />

assegnata alla fiducia e al livello <strong>di</strong> fiducia verso i fam<strong>il</strong>iari, gli amici e gli estranei. Sia<br />

l’approccio «sperimentale» che quello «empirico» riconoscono che le persone si<br />

comportano in maniera affidab<strong>il</strong>e, <strong>non</strong> opportunistica, e sono <strong>di</strong>sposte a fidarsi<br />

reciprocamente. Una <strong>del</strong>le teorie recenti che spiega meglio gli scambi in una banca <strong>del</strong><br />

tempo è la teoria <strong>del</strong>la rispondenza fiduciaria, incentrata sulla fiducia e l’affidab<strong>il</strong>ità<br />

(Pelligra 2007). Una banca <strong>del</strong> tempo fac<strong>il</strong>ita l’adozione <strong>di</strong> comportamenti affidab<strong>il</strong>i<br />

<strong>non</strong> solo attraverso la ripetizione degli scambi, ma soprattutto attraverso l’aspettativa<br />

reciproca <strong>di</strong> un tale comportamento tra i soci che scambiano. All’opposto, un<br />

comportamento <strong>di</strong> tipo opportunistico è quello <strong>del</strong> socio che chiede servizi agli altri e,<br />

una volta raggiunto <strong>il</strong> limite massimo <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> debito consentito dalla banca, decide <strong>di</strong><br />

lasciare l’associazione senza prima aver reciprocato le ore ricevute. In tal <strong>caso</strong>, <strong>il</strong> socio<br />

140


opportunista ottiene un guadagno materiale dato dai servizi <strong>di</strong> cui ha beneficiato e<br />

dalla moneta convenzionale, gli euro, che ha risparmiato.<br />

Partecipando agli scambi in una banca <strong>del</strong> tempo i soci sv<strong>il</strong>uppano una rete <strong>di</strong><br />

relazioni fondate sulla fiducia e sull’aspettativa <strong>di</strong> comportamenti affidab<strong>il</strong>i. La<br />

fiducia, insieme alla <strong>reciprocità</strong>, consente <strong>di</strong> spiegare perché i soci chiedono<br />

determinanti servizi all’interno <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> questo tipo, piuttosto che rivolgersi al<br />

mercato o alla propria rete affettiva e amicale. La fiducia rappresenta una <strong>di</strong>mensione<br />

fondamentale per comprendere tali scambi; inoltre, tende a rafforzarsi con la<br />

ripetizione degli scambi nel tempo, poiché ogni <strong>scambio</strong> è un incentivo ad adottare<br />

comportamenti affidab<strong>il</strong>i.<br />

Incentivando le relazioni fiduciarie tra i soci e stimolando alla partecipazione<br />

alla vita <strong>del</strong>la propria comunità, le banche <strong>del</strong> tempo possono produrre capitale sociale<br />

<strong>di</strong> tipo bridging e linking. Le banche <strong>del</strong> tempo mettono in relazione persone <strong>di</strong>verse<br />

per età, grado <strong>di</strong> istruzione, professione, impegno sociale, orientamenti politici,<br />

fac<strong>il</strong>itando la <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le informazioni e <strong>del</strong>la fiducia all’interno <strong>di</strong> un gruppo<br />

eterogeneo <strong>di</strong> soci, producendo capitale sociale <strong>di</strong> tipo bridging. Inoltre, i soci<br />

considerano le banche <strong>del</strong> tempo come strumenti che possono incidere sul benessere<br />

<strong>del</strong>le comunità in cui operano, <strong>di</strong> solito <strong>il</strong> quartiere <strong>di</strong> una grande città o un piccolo<br />

comune. Per questo, le banche <strong>del</strong> tempo cercano <strong>di</strong> rivolgere la produzione <strong>di</strong><br />

relazioni <strong>di</strong> <strong>reciprocità</strong> e legami fiduciari anche all’esterno <strong>del</strong> gruppo, ad esempio<br />

attraverso la collaborazione con gli Enti locali (Comuni e Province in particolare).<br />

Quin<strong>di</strong>, trattandosi <strong>di</strong> associazioni che cercano <strong>di</strong> incidere, positivamente, sulla loro<br />

comunità <strong>di</strong> riferimento, possono produrre anche capitale sociale <strong>di</strong> tipo linking.<br />

Inoltre, una banca <strong>del</strong> tempo è contrad<strong>di</strong>stinta da una particolare visione <strong>del</strong><br />

tempo e soprattutto <strong>del</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alle relazioni interpersonali. Tale visione è<br />

antitetica rispetto a quella <strong>del</strong>le società avanzate e a quella propria <strong>del</strong>la teoria<br />

economica dominante, che considera <strong>il</strong> tempo la risorsa scarsa per eccellenza ed è<br />

centrata sulla <strong>di</strong>cotomia tempo <strong>di</strong> lavoro e tempo <strong>di</strong> <strong>non</strong> lavoro. La partecipazione agli<br />

scambi consente ai soci <strong>di</strong> migliorare l’allocazione <strong>del</strong> loro tempo e valorizzare <strong>il</strong><br />

tempo de<strong>di</strong>cato alla cura e alle relazioni, schiacciato dalla pressione che la scarsità <strong>di</strong><br />

141


tempo esercita sulle relazioni interpersonali. La teoria economica relazionale spiega gli<br />

scambi come investimenti in tempo <strong>di</strong> relazione e permette <strong>di</strong> definire una banca <strong>del</strong><br />

tempo come un asset relazionale (Gui 2000), che fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> produzione e<br />

consumo <strong>di</strong> beni relazionali. Il tempo, scambiato volontariamente e reciprocamente tra<br />

i partecipanti, può essere definito un bene relazionale, <strong>non</strong> solo perché contribuisce a<br />

creare relazioni interpersonali, ma soprattutto perché può essere prodotto e consumato<br />

soltanto attraverso le relazioni <strong>di</strong> <strong>scambio</strong>. Il processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni<br />

relazionali può essere <strong>il</strong> sottoprodotto <strong>di</strong> interazioni e <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong> natura strumentale,<br />

<strong>non</strong> soltanto <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> attività evidentemente relazionali, pensate per rafforzare le<br />

relazioni tra i soci: come cene <strong>di</strong> gruppo o la presentazione dei nuovi aderenti.<br />

Dall’analisi <strong>del</strong>la <strong>reciprocità</strong>, <strong>del</strong>la fiducia e <strong>del</strong> tempo come investimento<br />

relazionale, è possib<strong>il</strong>e ricavare alcune considerazione relative alle potenzialità <strong>del</strong>le<br />

banche <strong>del</strong> tempo come strumenti per contrastare <strong>il</strong> progressivo indebolimento<br />

relazionale che caratterizza le società avanzate (Becchetti, Bruni e Zamagni 2010).<br />

Preoccupazioni riguardo alle <strong>di</strong>fficoltà nella gestione <strong>del</strong> proprio tempo, in particolare<br />

<strong>il</strong> tempo de<strong>di</strong>cato alla cura e alle relazioni, sono state recentemente sollevate anche<br />

dall’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Statistica (Istat 2011). I dubbi <strong>del</strong>l’Istat circa la capacità <strong>di</strong><br />

tenuta <strong>del</strong>la rete <strong>di</strong> sostegno informale in Italia riguardano soprattutto le donne, e in<br />

particolare le donne con figli che vivono nel Meri<strong>di</strong>one, e gli anziani, che<br />

rappresentano le due categorie maggiormente presenti nelle banche <strong>del</strong> tempo italiane.<br />

In questo contesto, sono necessarie sia le politiche <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iazione dei tempi urbani<br />

che <strong>il</strong> sostegno pubblico alle famiglie.<br />

Tuttavia, <strong>il</strong> sistema <strong>del</strong>le banche <strong>del</strong> tempo può intervenire positivamente in tale<br />

situazione <strong>di</strong> crisi, rafforzando la rete <strong>di</strong> aiuti informali e mob<strong>il</strong>itando nuove risorse<br />

materiali e relazionali. Le banche <strong>del</strong> tempo possono essere definite come un sistema<br />

<strong>di</strong> <strong>scambio</strong> che, attraverso la <strong>reciprocità</strong>, la fiducia e continui investimenti in tempo <strong>di</strong><br />

relazione, fac<strong>il</strong>ita <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> produzione e consumo <strong>di</strong> beni relazionali, esercitando<br />

un potenziale effetto positivo sulla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>chiarata dei soci. In tal<br />

senso, una banca <strong>del</strong> tempo è stata definita come un asset relazionale (Gui 2000).<br />

Le istituzioni e gli enti locali intenzionati ad adottare politiche volte al<br />

142


afforzamento <strong>del</strong>la coesione sociale e alla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le relazioni interpersonali<br />

attraverso la conc<strong>il</strong>iazione dei tempi urbani, possono approfon<strong>di</strong>re e rafforzare <strong>il</strong><br />

rapporto con le banche <strong>del</strong> tempo, andando oltre <strong>il</strong> semplice riconoscimento giuri<strong>di</strong>co<br />

e riconoscendo la loro significatività economica, la loro capacità <strong>di</strong> valorizzare <strong>il</strong><br />

tempo e <strong>di</strong> fac<strong>il</strong>itare la creazione <strong>di</strong> relazioni interpersonali basate sulla <strong>reciprocità</strong> e<br />

sulla fiducia. Adottare politiche basate sugli incentivi o l’imposizione, in ambiti<br />

personali come la gestione <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>le relazioni, può produrre l’effetto opposto,<br />

«spiazzando» le motivazioni intrinseche in<strong>di</strong>viduali. Al contrario, attraverso le banche<br />

<strong>del</strong> tempo, fondate sulla <strong>reciprocità</strong> e sulla fiducia, gli enti locali possono ideare<br />

politiche per la conc<strong>il</strong>iazione dei tempi <strong>del</strong>la città innovative, puntando alla<br />

valorizzazione <strong>del</strong> tempo in<strong>di</strong>viduale e <strong>del</strong>le relazioni interpersonali. Inoltre, le banche<br />

<strong>del</strong> tempo incidono sul benessere dei soci, ma puntano anche ad espandere le reti <strong>di</strong><br />

<strong>reciprocità</strong> e fiducia al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> gruppo dei partecipanti, con effetti positivi sulle<br />

comunità in cui operano attraverso la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> comportamenti cooperativi e prosociali<br />

e la produzione <strong>di</strong> capitale sociale <strong>di</strong> tipo linking.<br />

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