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MARTEDÌ 2 OTTOBRE 2012 IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE “ Il riordino degli enti locali è un disegno che andrà completato dal nuovo Parlamento, serve un cambiamento DELRIO (Anci): «Il federalismo non diventi la riproduzione in chiave regionale dei difetti dello Stato accentratore» Da 6 a 4 Tutto fermo La Provincia di Barletta-Andria-Trani sarà accorpata a Foggia. Lecce dovrebbe restare autonoma. Taranto e Brindisi invece si fonderanno Da 5 a 3 Vibo Valentia confluirà nella Provincia di Catanzaro. Crotone andrebbe accorpata (con Catanzaro oppure con Cosenza). Resta la Provincia di Reggio Calabria IL DISEGNO DEL MINISTRO Il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi (Imagoeconomica) Non esiste nessuna ipotesi di riordino anche perché il 28 ottobre si va al voto Da 8 a 4 L’ipotesi è il ritorno alle 4 Province storiche: Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano Da 2 a 1 Sul tappeto l’ipotesi di accorpare le due uniche Province: Isernia e Campobasso FORMIGONI, governatore della Lombardia: «Venti Regioni sono troppe, le macroregioni sono più forti nel promuovere investimenti» Stefano Grassi · ROMA «LA LOTTA agli sprechi è il primo obiettivo delle Province italiane». Ha proprio ragione il presidente dell’Unione province italiane, Giuseppe Castiglione. Salvo che non sempre avviene così. Basti citare il caso emblematico della Provincia di Reggio Calabria, una delle più indebitate d’Italia, che il giorno dopo il varo della manovra lacrime e sangue di Monti, stanziava 120 mila euro per un pianoforte a coda. Follia? No, un’ordinaria storia di Provincia. PERCHÉ 2.000 chilometri più a Nord, e 2.000 metri più in alto, se ne spendevano 2.400 per un torneo di beach volley. A Bolzano. Ad Agrigento, invece, il presidente pensava al verde, di casa sua, e si faceva piantare 40 palme a spese dell’ente. Ma in genere si tratta di spese ben più ordinarie, come i 73.500 euro per l’ufficio di rappresentanza a Roma della provincia di Bergamo o i 12.000 per un tavolo in vetro e acciaio di Treviso. A Venezia, dovendocambiare il lampadario, non potevano rivolgersi che agli artigiani di Murano: ci son voluti 9 mila euro. Napoli spende, banalmente, di noleggio auto, 250 mila euro l’anno e finanzia, non si sa perché, la casa editrice I PRIMOPIANO sei con 15 mila euro per un Annuario dei giornalisti. Padova riesce a pagare uno stemma 34 mila euro. Mentre Palermo taglia le spese postali ma dà indennità non dovute per centinaia di milioni a 12 dirigenti. E Prato, che in passato ha finanziato lo studio dei pipistrelli con tanto di bat-detector da 61 mila euro, nei mesi scorsi ha nominato per chiamata diretta un nuovo direttore generale: 200 mila euro per un biennio. Rieti invece, preferisce affidarsi alle consulenze ester- ne: 827.481 euro l’anno, oltre 500 euro per abitante. C’è poi il capitolo convegni, corsi e consulenze. A Treviso una discussione sul federalismo è costata 10 mila euro. Modena ha speso 15.750 euro per una consulenza sulla pesca. Mentre Carbonia-Iglesias, uno dei territori più poveri d’Italia, spende 100 mila euro l’anno per la comunicazione, Messina ha la passione delle consulenze legali: oltre 100 incarichi negli ultimi mesi: 3 milioni e 800 mila di parcelle. Infine, i rimborsi. E qui l’astrono- 5 APPELLO firmato da 35 sindaci per salvare la Provincia di Siena: «Più danni al territorio che risparmi» GLI SCANDALI DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI Dalla pesca al conto in pasticceria Lo spreco unisce Nord e Sud • mica nota spese di 177 mila euro pagata a Treviso sbiadisce di fronte alla gestione dell’ex presidente della provincia di Firenze Matteo Renzi che tra il 2005 e il 2009 s’è letteralmente mangiato 20 milioni di euro. Tutto documentato, per carità, con migliaia di scontrini e ricevute: ristoranti, trattorie, taverne e bar. Conti singoli che a volte superano i mille euro, come quello del 31 ottobre 2007 di 1.300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze. Ragazzi la scorpacciata, ma poi che mal di pancia... I NUMERI 11,6 MILIARDI Il costo totale della macchina delle Province 94,7 MILIONI Il costo delle indennità degli amministratori delle Province
• 6 PRIMOPIANO IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE MARTEDÌ 2 OTTOBRE 2012 Costidellapolitica LA CARTINA DELLA REGIONE SIMILE A QUELLA DI 200 ANNI FA Province, la Storia si ripete L’Emilia torna ai tempi dei Ducati Alessandro Goldoni · BOLOGNA IL TANTO auspicato taglio delle Province sta per divenire realtà. L’Emilia Romagna farà un salto in avanti anzi, indietro, di circa 200 anni, quando, dopo il Congresso di Vienna, la nostra attuale Regione era divisa nei ducati di Parma e Piacenza, di Modena e Reggio e comprendeva Bologna che però, insieme a Ferrara, faceva parte del vasto Stato della Chiesa, con Roma capitale. LA SIMILITUDINE con il passato è tuttaltro che campata in aria. Ma andiamo con ordine. Era da anni che nei palazzi della politica si parlava di riordinare e accorpare le Province (moltiplicatesi a dismisura negli ultimi 20 anni in tutta Italia), ma le resistenze delle piccole grandi caste locali hanno sempre ostacolato le buone intenzioni. Fino a quando sui costi ormai insostenibili delle amministrazioni è intervenuta la mannaia della spending review governa- Giancarlo Mazzuca · ANCONA QUANDO una parola dice tutto. Le Marche si chiamano così perché ‘mark’ in tedesco significa ‘confine’. Nella storia tutti hanno avuto una grande difficoltà a circoscriverne il territorio e alla fine le hanno chiamate le Marche, unica regione al plurale di un’identità geografica tuttora indefinita. Figurarsi ora, con il riordino delle Province imposto dal governo, che impresa titanica riuscire a ridurne il numero e a trovare l’intesa fra tutti. E’ SUCCESSO così che alla riunione del Cal, l’organismo che ha il compito di proporre a Regioni e governo una proposta condivisa, le Marche sono andate di nuovo in pezzi. Così Macerata ha finito con il prevalere su Ascoli e Fermo (la cui Provincia è stata istituita nel 2004), con Pesaro ed Ancona, tiva e i tempi biblici della politica hanno subìto un’accelerazione ‘orbitale’ in tutt’Italia. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna è di ieri l’approvazione di un ordine del giorno del Cal (Comitato delle autonomie locali) che prevede il taglio delle Provin- LA DECISONE DEL CAL Insieme Piacenza e Parma, Reggio e Modena. Ferrara e Bologna sole, Romagna unita ce dalle 9 attuali a quattro. In pratica, dopo il riassetto, nasceranno le Province di ‘Piacenza e Parma’ di ‘Reggio e Modena’, Ferrara rimane così com’è oggi, mentre Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna si uniscono nella ‘Provincia di Romagna’ e Bologna diventa ‘città metropolitana’. LA PROPOSTA è stata votata quasi all’unanimità dal Cal, un organismo composto da 22 membri di diritto (presidenti delle Province, sindaci dei Comuni capoluogo e dei Comuni con più di 50mila abitanti) e da 22 membri elettivi (sindaci di Comuni non capoluogo fino a 50mila abitanti, di cui la metà appartenenti a Comuni montani). Unica astensione, quella del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Non hanno invece votato le presidenti delle Province di Bologna, Beatrice Draghetti, di Reggio Emilia, Sonia Masini, insieme a due Comuni del reggiano e al sindaco di Sassuolo, Luca Caselli. Naturalmente la trasformazione non avverrà con un colpo di bacchetta magica. La proposta passa già salve e dentro i parametri, che sono rimaste a guardare. Praticamente bocciata la super provincia picena che Macerata non tollerava. Ora sul tavolo della Regione Marche arriverà una composizione a 4 province mentre il governo, attraverso i paletti fissati, ne ora in Regione, che dovrà deliberare il proprio parere in assemblea legislativa entro il 23 ottobre. Poi il governo dovrà vagliare il tutto in Conferenza Stato Regioni prima dell’approvazione in Parlamento. A Roma, comunque promettono di chiudere la partita entro l’anno. INTANTO, il futuro terremoto geografico amministrativo produce le prime reazioni. Tra le più entusiastiche quella di Giancarlo Mazzuca, forlivese, deputato Pdl, da sempre fautore di una Romagna autonoma. «La Provincia unica di Romagna — dice — potrà avere un suo riconoscimento amministrativo senza essere preceduta dal solito trattino». Scettica invece Sonia Masini: «Si creano Province molto eterogenee tra loro, associandole in modo forzoso e anacronistico». Certo i problemi da risolvere saranno tanti. Non ultimo quello delle targhe automobilistiche. Ma dal governo rassicurano: si circolerà con targa doppia e chi ha la vecchia se la tiene. Sonia Masini prevede solo 3. Cosa farà la Regione? Probabilmente recepirà la decisione del Cal e starà a vedere cosa accadrà a Roma. DI SEGNO controverso le dichiarazioni dei tre presidenti coinvolti. Il vincitore Antonio Pettinari, IL SINDACO DI REGGIO, GRAZIANO DELRIO «La provincia dell’Emilia è un progetto più ambizioso che mi auguro possa essere realizzato in futuro» MACERATA RESTA, ASCOLI E FERMO SARANNO INSIEME COME PRIMA DEL 2004 ‘Amarcord’ anche nelle Marche BOTTA E RISPOSTA Antonio Pettinari (a sinistra) e Fabrizio Cesetti Macerata, ha detto: «Non è la vittoria di una provincia sull’altra ma una decisione assunta a larghissima maggioranza che premia la ragionevolezza e il buon senso». Il presidente fermano Fabrizio Cesetti minaccia un ricorso al Tar: «L’eventuale approvazione di una ipotesi di riordino contra-legem esporrebbe la deliberazione a una sicura impugnativa con conseguente probabile annullamento quanto meno per violazione di legge e possibile conseguente responsabilità degli stessi componenti». IL PRESIDENTE Piero Celani da Ascoli. «Era un voto scontato. C’era un asse Ancona-Pesaro-Macerata già in piedi da tempo. Noi abbiamo chiesto l’astensione di quelle Province che non erano interessate, lasciando discutere la faccenda a Fermo Ascoli e Macerata, ma non ci hanno ascoltato. A quel punto allora si doveva discutere anche dell’ipotesi a due province. Comunque l’esito di oggi lascia il tempo che trova; difficilmente la Regione accoglierà questa proposta perché non è in linea con la legge». Martino Martellini
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