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SEMPLICEMENTE ANDREA… - Comune di Parma

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guardarmi intorno, tutto scuro, capivo <strong>di</strong> essere incastrato in quello<br />

che restava dell’auto, pensai <strong>di</strong> essere tutto intero, nulla mi doleva.<br />

In lacrime mi trascinai fuori dalla carcassa, mi sdraiai sul terreno<br />

umido a guardare il cielo. Vedevo il carro dell’orsa maggiore, quin<strong>di</strong><br />

ero vivo, ahimè! Il mio secondo tentativo era fallito.<br />

- Ragazzo, non capisco la motivazione <strong>di</strong> un gesto così eclatante?<br />

Avevi tutto, ogni vita è degna <strong>di</strong> essere vissuta. Inoltre, hai<br />

sempre delle scelte, nel tuo caso potevi prendere <strong>di</strong>verse strade.<br />

Ricorda che la strada per la felicità è la più tortuosa.<br />

- Hai perfettamente ragione! O forse no! Certo avevo tutto, sì, beni<br />

materiali… amici ed una ragazza. Non lo so, il problema ero io,<br />

con le mie turbe, non stavo bene in nessun posto, con nessuna<br />

persona e soprattutto con me stesso. Avevo perso la fiducia nella<br />

vita… cosa ci dovevo fare?<br />

- Ma proprio farla finita?<br />

- Quando ti prende lo sconforto ti senti solo, devi riuscire a rialzarti<br />

da solo, come ho fatto tante volte in passato, ma in quel<br />

momento nel mio negozio la forza era finita.<br />

Dopo aver stu<strong>di</strong>ato per circa un’ora la situazione astronomica dai<br />

boschi Pontremolesi, decisi <strong>di</strong> chiamare qualcuno per un passaggio,<br />

dovevo tornare in città. Non avendo sotto mano il numero dei taxi,<br />

optai per la Polizia Stradale. Fisicamente mi sentivo in forma, ma<br />

quando gli agenti <strong>di</strong> polizia mi videro non la pensarono esattamente<br />

così: - A cocco, ma che sei uscito da una trincea!<br />

Mi guardai nello specchietto retrovisore della pantera, e vi<strong>di</strong> un esile<br />

corpo ricoperto da un mix <strong>di</strong> colori, che andavano dal marrone terra,<br />

al verde sterpaglia al più preoccupante rosso sangue. Era<br />

necessario un pulivapor e un buon sarto per sistemare la situazione.<br />

Arrivato al pronto soccorso mi fecero accomodare su una se<strong>di</strong>a con<br />

le ruote in simil pelle, e mi posteggiarono in sala d’aspetto.<br />

L’ambiente era affollato, asettico, la sofferenza galleggiava nell’aria.<br />

Ero stanco, lasciatemi dormire!<br />

A volte ritornano: i miei pensieri, la mia tristezza, la voglia <strong>di</strong> farla<br />

finita, <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> scena dalla porta <strong>di</strong> servizio. Mangiavo la vita<br />

senza sentirne il sapore.<br />

Il mio viso stava iniziando a rigarsi <strong>di</strong> calde lacrime, quando sentii<br />

una fitta nella schiena. Dovevo essermi rotto almeno una vertebra,<br />

del resto sembrava strano, essermela cavata solo con qualche<br />

graffio.<br />

Sentii una grassa risata e una voce: Ce l’hai l’assicurazione?<br />

Con una manovra da barcaiolo girai la se<strong>di</strong>a, una ragazza sorridente<br />

con un vistoso cerotto in fronte, mi aveva tamponato, senza parole,<br />

restai privo <strong>di</strong> titolo.<br />

- Assicurazione? No, per questo mi serve il tuo nome e numero.<br />

- Elena, 328 5454258, call me when you want.<br />

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