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Il barista, non avrei mai immaginato <strong>di</strong> vedermi <strong>di</strong>etro un bancone,<br />
non fu facile imparare il mestiere. Visto dall’altro lato del banco,<br />
sembra tutto facile e <strong>di</strong>vertente, ma <strong>di</strong>eci ore al giorno in pie<strong>di</strong><br />
passate a fare caffè, <strong>di</strong>ventavano interminabili.<br />
Avevo perso il tempo, non portavo più l’orologio, le mie giornate<br />
erano scan<strong>di</strong>te, come per i conta<strong>di</strong>ni dal sole, si lavorava dall’alba al<br />
tramonto e la sera a letto <strong>di</strong>strutto. Stavo ritrovando me stesso,<br />
lavoravo finalmente per me e non per la lei <strong>di</strong> turno. Dovevo<br />
imparare a stare bene da solo, e quella solitu<strong>di</strong>ne mi stava<br />
insegnando <strong>di</strong> più sulla vita, <strong>di</strong> un bravo psicoterapeuta.<br />
Iniziavo ad assomigliare ad un arabo, barba lunga, i pochi capelli si<br />
erano allungati e complici i raggi solari ero sempre più scuro. Vestivo<br />
solo <strong>di</strong> bianco, forse un retaggio del camice <strong>di</strong> Monica.<br />
Diego, il mio capo, si stupì della mia “bravura”, non riusciva a<br />
credere che un colletto bianco fosse così in gamba. Infatti, non lo<br />
ero, a volte <strong>di</strong>menticava la mia precedente occupazione: il<br />
pubblicitario. Pure bravo, sapevo vendere <strong>di</strong> tutto: anche le pale per<br />
la neve ad agosto.<br />
Mi concesse una domenica <strong>di</strong> festa, decisi <strong>di</strong> fare la via dell’amore:<br />
la passeggiata costiera che da Rio Maggiore porta a Monterosso al<br />
Mare. Scorci <strong>di</strong> natura e mare da volare via… ed infatti…<br />
Respirando le onde nebulizzate, arrivai ammirando il paesaggio fino<br />
a Vernazza, il sentiero era pianeggiante e piastrellato. Le mie<br />
ciabatte infra<strong>di</strong>to si erano comportate egregiamente durante tutto il<br />
percorso. Il cielo era terso, ed i raggi solari cercavano <strong>di</strong> farsi spazio<br />
nei peli della mia barba, avevo sempre più l’aspetto “del barbone”,<br />
ma questo nuovo look, mi faceva sentire in pace, non dovevo più<br />
piacere a nessuno, neanche a me stesso. Era un mese da quando<br />
ero arrivato a Deiva, che non mi guardavo allo specchio. I risultati si<br />
vedevano, eccome! Nessuno mi notava, e chi mi osservava lo<br />
faceva schifato. Per questo mi sentivo in pace.<br />
Da Vernazza le piastrelle finivano ai pie<strong>di</strong> del bosco, per <strong>di</strong>ventare<br />
un sentiero impervio <strong>di</strong> montagna, avevo ancora una volta fatto i<br />
conti senza l’oste, avrei dovuto affrontare la scalata in ciabatte.<br />
Il sentiero era a strapiombo sulla scogliera, sarebbe bastato un piede<br />
in fallo e avrei fatto una brutta fine. Ma cosa mi sarebbe potuto<br />
accadere, ero nato con la camicia! Sentii il piede sinistro rigido, non<br />
riuscivo più a sollevarlo, u<strong>di</strong>i uno strappo. Il "montanaro“ alle mie<br />
spalle mi aveva pestato la battuta della ciabatta, che sotto la<br />
pressione della mia camminata si era rotta, facendomi calciare<br />
violentemente un pallone immaginario. Persi aderenza con la terra,<br />
cad<strong>di</strong> naturalmente giù per il <strong>di</strong>rupo. Ricordo solo <strong>di</strong> essermi<br />
svegliato per un attimo, complice il rumore delle eliche,<br />
sull’elisoccorso.<br />
- Andrea, finalmente siamo giunti alla fine, ma non capisco…<br />
- Mi <strong>di</strong>spiace deluderti ancora una volta, ma questo è l’inizio, da<br />
quella caduta è cambiata la mia vita, anche se solo per poco.<br />
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