Alter Ego pdf - LietoColle
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avvezzo allo stile alla garçone. Non può rinunciarci. Lei si adatta sulla questione<br />
abbigliamento. Così generosa e indubitabile, esce dalla stanza. Si mira e si rimira<br />
nello specchio del corridoio, quello in cui si era vista prima. L’abitudine, stretta<br />
intorno al suo collo con nodo largo, è ancora lì, catturata anche se non più visibile;<br />
certa come una caffettiera preparata per il giorno dopo e posta sul fornello, che<br />
svetta nel buio di una casa, che dorme e non guarda, per poi cominciare a<br />
proiettare ombre riconoscibili, solo dopo le 6.30 del mattino, allorché ci si alza in un<br />
inizio qualsiasi, e il fornello dell’attesa prende piano l’odore che deve. Quell’odore è<br />
sempre una specie di scommessa. Massimo tre tazze. Zucchero: due cucchiaini<br />
smezzati. Le imposte da aprire. Tutto quello che elimina l’insonnia e riempie il<br />
risveglio.<br />
Senza difese e senza desiderio di averne, tutte le idee più nude e nuove passano<br />
per lo stesso filtro. Ogni giorno. A parte le cravatte appena comprate, sembra che<br />
tutto avvenga per caso. Ma non è per caso che avviene.<br />
Dietro la tenda lei intravede una strada. Nuova. Lucida. Lunga e senza arrivo. Le<br />
insegne dei negozi sono colorate ma identiche: un panettiere non è distinguibile da<br />
un ferramenta, se ad osservare è un forestiero. Bene. La fa sentire congrua, ma<br />
larga e visionaria, l’ipotizzarsi abitante solida di luoghi che non conosce. Accende la<br />
tv mentre aspetta il marito e cerca i canali internazionali con il telecomando.<br />
Dal bagno il richiamo di lui è umido. Parla come dentro un’asciugamani, eppure<br />
vuole farsi sentire con chiarezza. Ci tiene, quindi spiana le vocali del discorso. Sa<br />
che farsi sentire, dopo, è importante. Che farsi sentire, argina, controlla, dirige.<br />
Conferma. Le immagini che ha appena diretto, sono ancora dietro i suoi occhi,<br />
contaminano lenzuola vecchie e nuove. Seminano cloni. Figli e potere, giocano a<br />
palla, lanci lunghi, scarti brevi, errori scusabili, mentre lui si asciuga la pelle della<br />
faccia che pare già più spessa. Massaggiarsela con amichevoli pizzicotti, allontana la<br />
paura di non aver le risposte adatte al cambiamento. L’idea dell’amore a cui pensa<br />
in quel momento è come una luce in uno specchio: non si può guardare, né farne<br />
istantanee, ma lo consola. Gli dà ragione.<br />
- Però il nodo che hai fatto alla cravatta era troppo stretto; sai che mi piacciono più<br />
dandy quando si tratta di te.<br />
- Non lo so fare.<br />
- Sono dieci anni almeno!<br />
- Be’?Non lo so fare.<br />
- Non era male l’idea della Stylenew, no? Del complotto. Bello, no? ti piaceva così<br />
misterioso?era misterioso abbastanza? forse con qualche dettaglio in più? che dici?<br />
- Non puoi farmela più facile la prossima volta, ché ogni volta devo star lì, a<br />
scervellarmi…<br />
- Quando la prossima?<br />
- Non so, tipo sabato?<br />
- Siamo a pranzo da tua madre.<br />
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