Alter Ego pdf - LietoColle
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un’accozzaglia di esperienze che non<br />
hanno un ordine loro: è questo doppio<br />
gesto di fare e disfare che mi sembra<br />
molto legato all’umano».<br />
Fare e disfare: così nasce l’idea di<br />
raccontare l’aurora dell’automobile,<br />
attraverso la descrizione delle prime<br />
folli corse tra campagne e città e dei<br />
pionieri protagonisti della follia, tutti<br />
coloro che vi scommisero<br />
È in seguito alla “storia sbagliata” del<br />
padre Libero, insieme alle esperienze<br />
vissute nella prima parte della sua<br />
vicenda, che il protagonista Ultimo<br />
Parri riesce a rendere concreto il suo<br />
caos, trasformando in curve e rettilinei<br />
visioni ed emozioni provate, come il<br />
collo di una donna pervaso di luce o la<br />
fronte di un padre disperato, momenti<br />
che rappresentano il succo della vita di<br />
Ultimo, perché per lui “la gente vive<br />
per anni e anni, ma in realtà è solo in<br />
una piccola parte di quegli anni che<br />
vive davvero, e cioè negli anni in cui<br />
riesce a fare ciò per cui è nata. Allora,<br />
lì, è felice. Il resto del tempo è tempo<br />
che passa ad aspettare o a ricordare.”<br />
Ultimo è nato per costruire la prima<br />
pista per sole auto, idea che affascina<br />
molto l’autore dell’opera, alla perenne<br />
ricerca di “una buona storia”, come fa<br />
dire al protagonista di “Novecento”.<br />
In questo caso, però, la storia rischia di<br />
perdere il ritmo meravigliato e intimo<br />
con cui comincia, a causa di scelte<br />
narrative come quella del capitolo<br />
“Elizaveta”, in cui la giovane russa<br />
tiene un diario dell’esperienza<br />
americana e, soprattutto “1947.<br />
Sinnington, Inghilterra.” nel quale<br />
Baricco si serve del disturbato<br />
monologo interiore dell’ “uomo<br />
bambino”, il fratellastro autistico di<br />
Ultimo, per avvertire i lettori<br />
dell’agognato acquisto del terreno dove<br />
sarà realizzato il circuito.<br />
A sostegno della tesi sul caos, poi, nel<br />
“Memoriale di Caporetto”, è<br />
rispolverata una storia , la disfatta avvenuta<br />
per mancata comunicazione e per la<br />
voglia dei soldati di finirla lì: un<br />
capitolo lungo, costruito forse con una<br />
punta di ruffianeria, che si fa leggere<br />
con difficoltà.<br />
Grazie allo stile di Baricco, comunque,<br />
questo mosaico di angolazioni<br />
permette al lettore di sentirsi coinvolto<br />
e di apprendere o desumere gli eventi,<br />
ma non facilita l’affezione né la<br />
disaffezione ai personaggi, rendendoli<br />
quasi anonimi e comunque perituri di<br />
fronte al tempo, che non consacrerà il<br />
romanzo. Questo dovrebbe dispiacere<br />
all’ego dell’autore, se si considera che<br />
il concetto fondante dei suoi ultimi libri,<br />
come Antonio Moresco fa notare, sta in<br />
quel senso della fine, quell’angoscia di<br />
andarsene senza lasciare tracce che<br />
induce a compiere gesta tese a dare un<br />
senso all’esistenza.<br />
Poco male comunque, se il concetto<br />
non incide, perché l’autore resta molto<br />
amato e, come egli stesso scrive,<br />
riprendendo una famosa frase<br />
dell’istrionico Alfred Hitchcock, si<br />
consolerà sbirciando l’estratto conto.<br />
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