09.06.2013 Views

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat

ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA ... - agregat

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>ALMA</strong> <strong>MATER</strong> <strong>STU<strong>DI</strong>ORUM</strong> - <strong>UNIVERSITÀ</strong> <strong>DI</strong> <strong>BOLOGNA</strong><br />

SEDE <strong>DI</strong> FORLÌ<br />

SCUOLA SUPERIORE <strong>DI</strong> LINGUE MODERNE<br />

PER INTERPRETI E TRADUTTORI<br />

CORSO <strong>DI</strong> LAUREA IN TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE<br />

TESI <strong>DI</strong> LAUREA<br />

in<br />

Traduzione dall’Italiano all’Inglese<br />

Politiche traduttive all’interno dei Film Festival<br />

Human Rigths Nights<br />

Sottotitolare un festival<br />

CAN<strong>DI</strong>DATO: RELATORE<br />

Sara Berretta Prof. Christopher Rundle<br />

____________________________<br />

Anno Accademico 2003/2004<br />

Sessione I<br />

CORRELATRICE<br />

Prof.ssa Raffaella Baccolini


Ai miei genitori, a Christian e a Saro


Ringraziamenti<br />

Per prima cosa, ringrazio il professor Rundle, per avermi fatto fare esattamente<br />

ciò che volevo, per la sua fiducia nelle cose, nelle idee, nelle persone, in me.<br />

Perché al Lumiére quando c’era lui, ci sentivamo in una “botte de fero”,<br />

perché ci ha sempre presentato come se fossimo delle vere professioniste. Perché ci<br />

offriva l’aperitivo, i caffè, i consigli.<br />

Ringrazio la professoressa Baccolini, per la gentilezza, la disponibilità, le idee,<br />

per avermi seguita in questo progetto, avermi fatto conoscere Alice Walker, e<br />

soprattutto per l’amore che mette in quello che fa. Che si sente.<br />

Ringrazio i professori che hanno creduto in me, anche quando non lo facevo<br />

io, grazie professor Garwood.<br />

Il laboratorio di terminologia, che mi ha ospitato e accolto quando il mio computer<br />

ha deciso, a dieci giorni dalla consegna, che non era più il caso. Grazie professor<br />

Bertaccini!<br />

Ringrazio Isabella della Cineteca, Selvaggia e Luca dell’Indian Film Festival<br />

(siete i miei preferiti!), Antonella del Genova Film Festival, Pio per le indagini con<br />

gli anziani della Biennale, tutti i direttori che mi hanno gentilmente dedicato il loro<br />

tempo e le loro riflessioni.<br />

Grazie a mia madre, di roccia e di zucchero, per l’amore, i consigli, per tutti<br />

questi anni, per aver aspettato. Ti voglio bene.<br />

Grazie a mio papà, che mi insegna la dolcezza, e la generosità. Non so se<br />

imparo, ma il tuo cuore è il mio esempio. Perché ha avuto pazienza, perché si<br />

commuove quando vede i film, perché io una persona così non l’ho mai conosciuta.<br />

A Christian, fratello, dott.ing., per le telefonate, le risate, la complicità e<br />

l’appoggio, ti adoro, sei la mia ancora!<br />

Margherita, per tutto, e soprattutto per avermi fatto la spesa, sistemato la casa,<br />

messo la connettivina, prestato il computer, letto la tesi, salvato la tesi, piaciuta la<br />

tesi (donna intelligente), perché è una bellissima persona.


Milena, mia terza correlatrice, generosa come il sole. Non cambiare mai.<br />

Samantha, perché è la positività, per il suo entusiasmo e gli incoraggiamenti, e<br />

perché quando penso a lei, penso che il mondo è pieno di belle persone. Sara, perché<br />

ci capiamo al volo, perché abbiamo tenuto duro insieme, e perché in momenti di<br />

sfiducia cosmica, mi ricordava che, in fondo, anche quelli ”sono bei momenti”.<br />

Davide, il mio correttore di bozze, che ama il doppiaggio, ma gli voglio bene<br />

lo stesso. Daz, per la bellissima amicizia, i passaggi, e la poesia.<br />

Adriana e Lori, perché è stato un meraviglioso primo anno, che porterò sempre<br />

nel cuore. Le sorelle Minelli, tutte, per tutte le risate e l’affetto che ci lega.<br />

E poi ringrazio Saro, che si laurea con me. Perché ha fatto le tre di notte per<br />

sistemarmi i dialoghi di Holy Cross, mentre io dormivo. Per tutto quello che ha fatto<br />

e che fa, per come è, perché c’è sempre, perché non ha mai smesso di sorprendermi,<br />

né di farmi ridere, perché è il mio cuore.


Indice<br />

Indice .................................................................................................................... 5<br />

Indice delle figure ............................................................................................... 8<br />

Introduzione ........................................................................................................ 9<br />

Capitolo I Tradurre il cinema......................................................................... 11<br />

1.1 Tradurre il cinema...................................................................................................... 11<br />

1.2 Il doppiaggio............................................................................................................... 12<br />

1.3 I sottotitoli ................................................................................................................... 13<br />

1.4 Interpretazione simultanea......................................................................................... 17<br />

1.5 Il cinema, la voce dell’altro........................................................................................ 19<br />

1.6 Il cinema dei Film festival, l’arte tutelata. ................................................................ 22<br />

Capitolo II Politiche traduttive dei film festival........................................... 25<br />

2.1 Cos’è un film festival .................................................................................................. 25<br />

2.2 I film festival in Italia.................................................................................................. 27<br />

2.3 Obiettivi e criteri della ricerca................................................................................... 30<br />

2.4 L’intervista .................................................................................................................. 32<br />

2.5 Questionario Film Festival ........................................................................................ 34<br />

2.6 La scelta dell’interpretazione simultanea.................................................................. 38<br />

2.6.1 Schermi d’amore, Verona. .................................................................................... 38<br />

2.6.2 Genova Film Festival ............................................................................................ 42<br />

2.6.3 Festival dei Popoli, Firenze................................................................................... 45<br />

2.7 La scelta del sottotitolaggio ....................................................................................... 47<br />

2.7.1 Mostra del Cinema di Venezia.............................................................................. 47<br />

2.7.2 Panafricana, Roma................................................................................................. 50<br />

2.7.3 River to River Indian Film Festival, Firenze........................................................ 54


2.7.4 Festival del Cinema europeo, Lecce.....................................................................57<br />

2.7.5 Human Rights Nights Film Festival, Cineteca di Bologna..................................60<br />

2.8 Conclusioni interviste .................................................................................................62<br />

Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights .........................65<br />

3.1 Human Rights Nights Film Festival...........................................................................66<br />

3.2 Lo stage .......................................................................................................................67<br />

3.2.1 Fasi di lavoro..........................................................................................................69<br />

3.2.2 I sottotitoli ..............................................................................................................71<br />

3.3 I film del festival..........................................................................................................72<br />

3.3.1 Holy Cross..............................................................................................................73<br />

3.3.2 Pinochet Children ..................................................................................................75<br />

3.4 L’importanza del genere.............................................................................................75<br />

3.5 Elementi culturali........................................................................................................79<br />

3.6 Uso dei pivot titles.......................................................................................................82<br />

3.7 Bilancio: tradurre per un festival...............................................................................85<br />

Conclusioni ........................................................................................................87<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE A Trascrizione delle interviste...............................................92<br />

Schermi d’Amore......................................................................................................................92<br />

Genova Film Festival.............................................................................................................101<br />

Festival dei Popoli, Firenze...................................................................................................107<br />

Biennale di Venezia................................................................................................................114<br />

Panafricana, Roma.................................................................................................................121<br />

Indian Film Festival, Firenze ................................................................................................127<br />

Human Rights Nights, Cineteca di Bologna .........................................................................137<br />

Microcinema, Perugia............................................................................................................143<br />

Ombre Elettriche. ...................................................................................................................161<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE B Sottotitoli italiani numerati con originale a fronte .......170


Bibliografia ......................................................................................................235<br />

Abstract............................................................................................................241<br />

Resumen...........................................................................................................243


Indice delle figure<br />

Figura 1: Locandina dell’edizione 2004 de Schermi d’Amore...................................38<br />

Figura 2: Locandina dell’edizione 2004 de Genova Film Festival............................42<br />

Figura 3: Locandina dell’edizione 2002 de Festival dei popoli .................................45<br />

Figura 4: Locandina dell’edizione 2003 de la Biennale di Venezia ...........................47<br />

Figura 5: Locandina dell’edizione 2004 de African Film Festival.............................50<br />

Figura 6: Web page dell’edizione 2001 de River to River, Indian Film Festival......54<br />

Figura 7 Locandina di un film di Bollywood..............................................................56<br />

Figura 8: Locandina dell’edizione 2004 de Festival del Cinema Europeo................57<br />

Figura 9: Locandina dell’edizione 2004 de Human Rights Nights ............................60<br />

Figura 10: locandina dell’edizione 2004 di Human Rights Nights. ...........................66<br />

Figura 11: Holy Cross - Mark Brozel..........................................................................74


Introduzione<br />

Quando si parla di cinema, non di rado si sente parlare di racconto, di storia, a<br />

volte di “discorso in immagini” (Metz, 1989: 89). Ma, se il cinema è un racconto,<br />

qual è la voce del narratore? Se il narratore parla una lingua che non conosciamo, chi<br />

e come ci racconterà le sue parole?<br />

Lo farà il traduttore.<br />

Il come, è quanto cercheremo di scoprire in questa tesi.<br />

Questo studio indaga uno degli ambiti della trasposizione linguistica,<br />

fenomeno antico quanto il cinema, che come il cinema si evolve, cambia, assume<br />

forme nuove, ma continua sempre a narrarci una storia, a farci “capire le parole”.<br />

Con questa tesi si vuole analizzare in particolare, la traduzione all’interno dei<br />

film festival, cercando di comprendere al meglio un contesto in cui, essendo tutte le<br />

opere presentate in lingua originale, ed essendoci quindi la necessità di rendere<br />

queste opere fruibili al pubblico, la traduzione gioca un ruolo fondamentale.<br />

Cercheremo di conoscere da vicino questo specifico ambito, della traduzione<br />

multimediale, e ne esamineremo le caratteristiche, le problematiche e le dinamiche<br />

presenti al fine di approfondire un settore particolarmente stimolante per un<br />

traduttore, nello specifico, per un traduttore multimediale.<br />

Nel primo capitolo esamineremo le principali forme di trasposizione<br />

linguistica con cui si traduce il cinema, le diverse caratteristiche di queste tecniche e<br />

il modo in cui lo spettatore fruisce del film attraverso tali tecniche. Passeremo poi a<br />

considerare un cinema molto particolare, quello mostrato ai film festival, luogo di<br />

promozione e diffusione di opere dal grande valore artistico e culturale.<br />

Nel secondo capitolo, attraverso una serie di interviste a direttori ed<br />

organizzatori di film festival, scelti in modo da essere un gruppo quanto più<br />

eterogeneo e rappresentativo, con criteri che verranno illustrati, cercheremo di capire<br />

in che modo le condizioni e le dinamiche presenti in questi contesti condizionino la<br />

traduzione, sia per quel che riguarda la scelta di chi, direttore artistico o


organizzatore, decide quale sistema di traduzione adottare, sia per quel che riguarda<br />

il lavoro stesso del traduttore, sia esso interprete o sottotitolatore.<br />

Lo studio è stato realizzato su un corpus limitato a otto interviste. Si presenta<br />

esclusivamente come parte del sempre più ricco filone dei “case studies”. Il suo<br />

valore non sta nel rappresentare un'indagine con risultati statisticamente significativi,<br />

ma piuttosto nell'evidenziare il modo in cui, anche considerando un ristretto numero<br />

di casi, si possano riscontrare delle differenze, che a noi paiono importanti e che<br />

possono rappresentare alcuni interessanti spunti di riflessione.<br />

Nel terzo capitolo passeremo ad analizzare un film festival più nello specifico:<br />

Human Rights Nights Film Festival.<br />

Partendo da un’esperienza personale come traduttrice all’interno del festival, si<br />

analizzerà il lavoro svolto come sottotitolatrice e le caratteristiche specifiche di<br />

questo contesto che hanno ispirato questa ricerca e che hanno suggerito le riflessioni<br />

oggetto di questa tesi.<br />

In appendice sono riportate la lista dialoghi originali di uno dei film<br />

sottotitolati per il festival, Holy Cross, di M.Brozel, e la trascrizione delle interviste<br />

fatte ai direttori dei film festival.


Capitolo I Tradurre il cinema 11<br />

1.1 Tradurre il cinema<br />

Capitolo I<br />

Tradurre il cinema<br />

Il vocabolario del cineasta riflette<br />

il suo modo di pensare il cinema.<br />

Noel Burch 1<br />

Il cinema è, usando le parole di Metz (1989: 89), un “discorso in immagini”,<br />

definizione che descrive perfettamente la natura del racconto cinematografico:<br />

immagini, e parole. Immagini in movimento, e suoni. Ovvero, un fenomeno<br />

semiotico complesso: un testo composito, costituito da un insieme di elementi<br />

verbali e non verbali. Un testo audio/visivo. Ma non è stato sempre così,<br />

audio/visivo lo è diventato davvero a partire dagli anni trenta, con il passaggio dal<br />

cinema muto a quello sonoro.<br />

È negli anni trenta, che il cinema inizia a parlare. Con la comparsa della parola<br />

nel mezzo cinematografico, nasce anche l’esigenza di rendere tale parola fruibile a<br />

tutti. I modi per farlo, sono diversi.<br />

In un primo momento si ricorre al remake, ovvero alla registrazione dello<br />

stesso film in più versioni linguistiche, con tanti attori quante sono le lingue, o con<br />

gli stessi attori che girano la stessa pellicola in più lingue (celebre il caso di Stan<br />

Laurel e Oliver Hardy che avevano dato una personalissima impronta alla lingua<br />

italiana, cosa talmente apprezzata dal pubblico, da costringere i doppiatori, subentrati<br />

in un secondo momento, a mantenere quel particolare accento). In seguito, grazie<br />

alla comparsa del doppiaggio e dei sottotitoli, si abbandona questa pratica che, oltre<br />

a non garantire eccellenti risultati sotto il profilo artistico, si rivela onerosa in termini<br />

sia di tempo che di denaro (Quargnolo 1996: 19-23).<br />

1 Burch, N. (1980) Praxis du cinéma, Gallimard, Paris 1969, tr.it. di C. Bragaglia, Prassi del Cinema,<br />

Pratiche, Parma, 1980.


Capitolo I Tradurre il cinema 12<br />

Oggi il doppiaggio e i sottotitoli sono le forme di trasposizione linguistica con<br />

cui si continua a tradurre il cinema. In alcuni casi, come i film festival, a queste due<br />

tecniche si affianca l’interpretazione simultanea.<br />

Nel presente capitolo si illustreranno tali forme di traduzione, considerandone<br />

brevemente gli aspetti tecnici e accennando ai fattori che hanno contribuito alla<br />

diffusione dei diversi sistemi nei diversi Paesi, ma ponendo anche l’accento sul<br />

modo in cui, attraverso le diverse tecniche, lo spettatore di un film straniero entra in<br />

contatto con una cultura diversa dalla propria.<br />

Non va dimenticato infatti che il cinema deve essere inteso come veicolo di<br />

cultura. Conoscere una lingua e la cultura ad essa legata, significa possedere uno<br />

strumento in più per interpretare il mondo. Una traduzione che rispetti la cultura<br />

dell’altro, permette allo spettatore di un film straniero di accostarsi a tale cultura, e di<br />

arricchire il proprio mondo con l’esperienza di un mondo altro.<br />

1.2 Il doppiaggio<br />

Il doppiaggio è il sistema di traduzione filmica che, in Europa, è adottato in<br />

Austria, Italia, Francia Germania, Spagna e Svizzera; mentre si ricorre al<br />

sottotitolaggio in Belgio, per la parte nederlandese, Cipro, Danimarca, Finlandia,<br />

Grecia, Norvegia, Olanda, Portogallo, regno Unito e Svezia (Lukyen 1991: 31).<br />

È uno dei procedimenti cinematografici più discussi e controversi dai critici e<br />

teorici della settima arte. Sin dalla sua comparsa, che risale al 1930, ha suscitato<br />

vivaci polemiche. La critica ha sempre guardato con ostilità a questa tecnica,<br />

considerandola “un rito sacrilego”(Renoir in Galassi 1996: 3-9), un falso o, nel<br />

migliore dei casi, un male necessario. 2<br />

I sostenitori del doppiaggio d’altro canto affermano che questa tecnica<br />

incontra il favore del pubblico 3 (non considerando tuttavia che il pubblico non ha<br />

mai avuto scelta), che avrebbe sempre mostrato di preferirlo al sottotitolo, ritenuto<br />

2<br />

Alberto Castellano (1996:22), La questione doppiaggio, AIDAC, Associazione Italiana<br />

Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi, Roma.<br />

3<br />

Paolinelli, M. “La traduzione odiata” in R. Baccolini, R.M. Bollettieri Bosinelli, L. Gavioli, a<br />

cura di (1994). 151-157


Capitolo I Tradurre il cinema 13<br />

troppo faticoso. Sull’ipotesi che questa preferenza derivi da una semplice questione<br />

d’abitudine sono stati condotti studi (Lukyen 1987:61; Lukyen 1991:111), che<br />

dimostrano che nei paesi in cui vi è un largo uso dei sottotitoli, il pubblico preferisce<br />

il sottotitolo. Viceversa, nei paesi che adottano il doppiaggio come sistema<br />

principale, lo spettatore è a favore del doppiaggio. Sembra probabile che si preferisca<br />

quindi ciò a cui si è abituati.<br />

È una procedura che richiede tempi e costi maggiori rispetto al sottotitolaggio<br />

e alla traduzione simultanea. Differenze comprensibili se si considera che si tratta di<br />

un processo che vede coinvolte più figure professionali: il traduttore, che fornisce la<br />

traduzione del dialogo originale del film all’adattatore o dialoghista, il quale adatta la<br />

traduzione, e rielabora il testo tenendo conto di aspetti quali la sincronizzazione<br />

labiale e la corrispondenza tra immagini e contenuti. Il testo così elaborato finisce in<br />

sala doppiaggio, dove il direttore di doppiaggio assegna le parti, e dove gli attori<br />

prestano la loro voce ai volti sullo schermo. A questo punto intervengono i tecnici<br />

che, occupandosi del mixage sonoro (musica ed effetti), danno vita al testo definitivo<br />

del film doppiato (Galassi 1996: 3-9).<br />

1.3 I sottotitoli<br />

Contrariamente a quanto avviene nel doppiaggio, nel sottotitolaggio vi è di<br />

solito una persona che si occupa dell’intero lavoro, anche se non vi è una regola<br />

precisa. Tale lavoro si articola in più fasi: trascrizione del testo, laddove non si ha la<br />

possibilità di accedere ad una lista dialoghi, temporizzazione, ovvero la<br />

sincronizzazione dei turni di parola del dialogo filmico, traduzione, adattamento e<br />

realizzazione dei sottotitoli e, a seconda del sistema usato e del contesto per cui è<br />

concepito il sottotitolo, lancio manuale del sottotitolo, con esecuzione in sala o dalla<br />

cabina proiezione, prassi diffusa all’interno dei film festival, o impressione su copia,<br />

destinata solitamente al mercato della grossa distribuzione (DVD, canali satellitari e<br />

cinema). In quest’ultimo caso, vi sono altre figure professionali che si occupano<br />

della fase di stampa su pellicola.<br />

La meta verso la quale si deve tendere quando si titola è quella di agevolare la<br />

comprensione del film o del programma per il pubblico. Quindi ogni sforzo deve


Capitolo I Tradurre il cinema 14<br />

essere impiegato affinché si realizzino tutte le condizioni che stanno alla base della<br />

comprensione. Vi sono accorgimenti di carattere tecnico come per esempio scegliere<br />

un font chiaro e leggibile e che al tempo stesso distragga il meno possibile dalla<br />

visione delle immagini. Oppure fare in modo che, pur mantenendo la posizione<br />

classica dei sottotitoli e cioè alla base dello schermo, le righe di testo non coprano la<br />

bocca di chi sta parlando 4<br />

In ogni caso se si è obbligati a scegliere cosa tradurre ed inserire nel<br />

sottotitolo, è necessario selezionare le frasi più significative per lo sviluppo della<br />

storia. Va considerato infatti che in un film interagiscono codici verbali con codici<br />

non verbali, e che il dialogo è solo uno degli elementi di un’opera filmica, il cui<br />

ritmo si basa su tutto un’insieme di fattori, che accompagnano il dialogo.<br />

Henrik Gottlieb ha scritto a questo proposito che una completa traduzione del<br />

dialogo all’interno di un film sia raramente la scelta migliore (non desirable),<br />

essendo la struttura narrativa di un film già molto ridondante da un punto di vista<br />

intersemiotico. Egli sostiene tra l’altro che, in una traduzione di questo genere, una<br />

“…slight condensation will enhance rather than impair the effectiveness of the<br />

intended message” (1998:247).<br />

Taylor (2003: 191-207) sottolinea come il codice semiotico venga in aiuto<br />

dello spettatore nella fruizione del film, spettatore che ricostruisce il significato<br />

grazie anche a un insieme di aspetti che esulano dal parlato. Avvalora questa<br />

considerazione l’esperimento dell’Università degli studi di Trieste, citato da Taylor<br />

in cui è stato mostrato a due gruppi di studenti, un primo gruppo con una buona<br />

conoscenza della lingua inglese, e un secondo gruppo che invece non conosceva la<br />

lingua, un film, con il supporto di minimum subtitles, e maximum subtitles. Questi<br />

ultimi fornivano maggiori informazioni rispetto agli altri, e ci si aspettava quindi che<br />

venissero preferiti, quantomeno dagli studenti che non conoscevano la lingua.<br />

Invece, contrariamente alle aspettative, la maggioranza degli studenti di entrambi i<br />

4 Questo problema non si pone quando i sottotitoli vengono posti in un pannello separato posto sotto lo<br />

schermo, prassi che, come vedremo più avanti, è quella solitamente usata dai film festival.


Capitolo I Tradurre il cinema 15<br />

gruppi, hanno mostrato di preferire la versione con minimum subtitles, inferendo il<br />

significato da altri fattori. 5<br />

I maximum subtitles a quanto pare, ostacolavano la fruizione del film perché<br />

richiedevano troppa attenzione e troppo tempo nella lettura.<br />

Ciò che suggerisce questo esperimento è che, anche quando il film viene<br />

proiettato in una lingua che non si conosce, non sembra necessario avere tutte le<br />

informazioni per decifrarne il contenuto; sembra piuttosto prevalere l’idea secondo<br />

cui il sottotitolo troppo dettagliato ostacoli una serena visione, e si evince quindi che<br />

è sufficiente avere un sottotitolo che funga da supporto, e che comunichi l’elemento<br />

principale, piuttosto che proporre una traduzione pedissequa di tutte le parole.<br />

Non va dimenticato inoltre che il sottotitolaggio prevede, oltre alla traduzione<br />

da una lingua di partenza a una di arrivo, anche il trasferimento da due sistemi<br />

linguistici diversi, da quello parlato a quello scritto (De Linde 1999: 1). Gottlieb<br />

(1994) ha chiamato questo tipo di traduzione diagonal translation in quanto “<br />

‘jaywalks’ from source-language speech to target-language writing”. Benché nel<br />

passaggio da codice orale a codice scritto, si debba tenere conto delle convenzioni<br />

della lingua formale scritta e si debbano eliminare quindi tutti quei tratti del parlato<br />

spontaneo, quali ad esempio false partenze, esitazioni, proposizioni incomplete e<br />

grammaticalmente inaccettabili, sovrapposizione di turni, si deve sempre tener conto<br />

che i sottotitoli sono una rappresentazione del dialogo parlato, ragion per cui<br />

dovrebbero conservare “an oral flavour” (De Linde 1999:27). Una riduzione testuale<br />

è comunque obbligatoria al fine di soddisfare le condizioni tecniche del cinema e la<br />

capacità di lettura del pubblico. In particolare, i sottotitoli devono sottostare a rigide<br />

restrizioni spazio-temporali, come sottolinea Gottlieb riferendosi al sottotitolaggio<br />

per la televisione:<br />

5 ibid.<br />

1)The size of a television screen (in combination with the minimum letter-size<br />

legible to the average viewer) limits the number of characters to about 35 to a row,<br />

with a maximum of two rows (Space factor).<br />

2) The reading speed of the average viewer is considered slower than the talking


Capitolo I Tradurre il cinema 16<br />

speed of the person to be subtitled (Time factor).<br />

(Gottlieb, 1997: 73)<br />

Nel caso dei sottotitoli per il cinema, si ritiene che possano restare sullo<br />

schermo per un lasso di tempo inferiore rispetto a quelli per la TV, essendo proiettati<br />

su un grande schermo, risultano maggiormente leggibili. Occorre precisare però, che<br />

le norme di permanenza variano a seconda del pubblico, in quanto un pubblico<br />

giovane o avvezzo alle versioni sottotitolate necessita di minor tempo per completare<br />

la lettura dei sottotitoli.<br />

Ad ogni modo, si suggerisce di rispettare una media di 2 secondi per ogni riga,<br />

e di attenersi alla cosiddetta “regola di discrezione”(Becquemont, 1996: 146)<br />

secondo la quale non si devono superare le due righe di testo, che sono da ritenersi<br />

preferibili in quanto, come scrive Rundle (2000: 173), i sottotitoli concentrati in due<br />

righe, quindi in verticale, invece che disposti su di una sola, consentono di passare<br />

più facilmente dall'immagine al testo e viceversa. Questo vale per i sottotitoli<br />

proiettati in un pannello al di sotto dello schermo; se il sottotitolo è stampato su<br />

pellicola invece, a volte può ritenersi preferibile usare una riga sola, per non<br />

interferire troppo con l’immagine, soprattutto in corrispondenza con i primi piani<br />

degli attori. Per quanto riguarda la lunghezza del sottotitolo, è buona norma<br />

mantenersi fra i 30 e i 40 caratteri per riga. Va detto comunque che non esistono<br />

rigide norme per la presentazione dei sottotitoli e comunque non sono condivise da<br />

tutti, ci si affida alle consuetudini e a prassi ormai consolidate, che però possono<br />

cambiare a seconda che il materiale audiovisivo debba essere presentato ad un<br />

festival cinematografico, in rassegne circuitanti, in televisione o sotto forma di<br />

presentazione aziendale. 6<br />

6 Per ulteriori considerazioni su tale tecnica si rimanda al terzo capitolo, in cui analizzeremo da<br />

vicino il processo di sottotitolaggio in occasione del lavoro svolto come sottotitolatrice all’interno di<br />

Human Rights Nights Film Festival.


Capitolo I Tradurre il cinema 17<br />

1.4 Interpretazione simultanea<br />

L’impiego dell’interpretazione simultanea al cinema si limita, quasi<br />

esclusivamente, alle occasioni di festival cinematografici. Può accadere che tale<br />

servizio venga richiesto da cineteche, le quali però negli ultimi anni sembrano aver<br />

abbandonato questa pratica a favore dei sottotitoli, realizzati a volte dalle cineteche<br />

stesse, che si dotano dei mezzi necessari per poter sottotitolare i film in<br />

programmazione, emancipandosi in questo modo anche dalle agenzie di<br />

sottotitolaggio, come nel caso della Cineteca di Bologna. 7<br />

L’interprete che traduce un film lavora generalmente in una cabina<br />

insonorizzata posizionata in fondo alla sala. Se il lavoro è per una cineteca, può<br />

capitare che lavori in una cabina vicino alla sala proiezione. Il pubblico in sala può<br />

scegliere di ascoltare la sua traduzione servendosi di apposite cuffie che vengono<br />

distribuite all'entrata.<br />

Solitamente l’interprete ha la possibilità di visionare il film da tradurre, tramite<br />

una proiezione che preceda quella per il pubblico o una videocassetta. Spesso ha a<br />

disposizione anche una lista dialoghi in anticipo 8 . Queste quantomeno sarebbero le<br />

condizioni ottimali. Può accadere infatti che l’interprete entri in cabina senza una<br />

previa visione del film o senza alcuna informazione sul contenuto del testo filmico, e<br />

lavori “al buio”.<br />

La preparazione del film si rivela fondamentale per l’interprete, che ha modo<br />

di conoscere meglio le tematiche del film, risolvere eventuali problemi linguistici<br />

legati alla presenza di linguaggi settoriali, gergali, usi idiomatici, a riferimenti socio-<br />

culturali o ad altre forme di parlato spontaneo di cui il cinema è ricco. Senza una<br />

opportuna preparazione, l’interprete si scontra con un linguaggio, quello<br />

cinematografico, che “copre tutta la naturale complessità della lingua parlata”<br />

(Giambagli 1991: 61-72), un linguaggio in cui, oltre agli aspetti già citati, è presente<br />

un’imprevedibilità, e una sfaccettatura di registro, che raramente si trovano, con i<br />

dovuti distinguo, in contesti congressuali, nei quali si arriva in linea di massima a<br />

7 Cfr. Intervista Cineteca di Bologna, appendice A.<br />

8 L’interpretazione può essere fatta dalla lingua originale in cui il film è girato o dai sottotitoli,<br />

che possono accompagnare un film girato in una lingua conosciuta dall’interprete, quanto sconosciuta.<br />

In quest’ultimo caso l’interprete farà affidamento unicamente sui sottotitoli.


Capitolo I Tradurre il cinema 18<br />

prevedere la struttura, la sintassi e il lessico del linguaggio adoperato, senza contare<br />

poi i micro-linguaggi settoriali che si sviluppano nelle singole discipline, come nel<br />

caso della convegnistica medica. 9<br />

Va inoltre considerato che, se in un congresso internazionale, l’’interprete può<br />

eventualmente correggersi o riformulare, nell’interpretazione simultanea di un film<br />

(ISF), questi evita di farlo, sia per mancanza di tempo, sia, soprattutto, perché<br />

correzioni e modifiche interromperebbero il ritmo narrativo del film, e verrebbero<br />

percepite come innaturali dallo spettatore.<br />

Nell’ISF, l’interprete traduce gli elementi verbali, i dialoghi e, nel caso siano<br />

funzionali alla comprensione del film, le canzoni, mentre rimangono inalterati gli<br />

elementi non verbali. La voce dell’interprete si sovrappone alla voce degli attori,<br />

cercando di rispettare il turno di parola degli attori, senza avere però il vincolo della<br />

sincronizzazione labiale. 10 Su quale sia il tono più adeguato in questo specifico<br />

contesto, ci sono posizioni contrastanti: Viezzi (1990: 84-86) è a favore di un tono<br />

partecipativo, in cui si percepisca, attraverso moduli espressivi di prosodia, tono e<br />

ritmo, il coinvolgimento dell’interprete, diversamente da Snelling (1990:14-16) che<br />

suggerisce invece un approccio minimalista, meno partecipe. Si concorda comunque<br />

sul fatto che il compito dell’interprete non sia recitare, quanto permettere la fruizione<br />

del film ad un pubblico che non ne conosce la lingua.<br />

Diversamente dai tempi di lavoro di un’interpretazione simultanea di<br />

conferenza, durante la quale gli interpreti in cabina per ogni lingua sono, in genere,<br />

due perché il lavoro viene alternato ogni 20-30 min. circa per permettere di sostenere<br />

la quantità ma soprattutto per assicurare una buona qualità di lavoro, nel caso di<br />

un'interpretazione simultanea di un film, l'interprete lavora, nella maggior parte dei<br />

casi, da solo. Per una media di due ore circa sostituisce le voci di tutti personaggi del<br />

film senza alcuna sosta o al massimo, se previsto, con un intervallo fra primo e<br />

secondo tempo. La scelta di far eseguire tutta la interpretazione simultanea del film<br />

da un unico interprete è per assicurare una certa continuità e coerenza di traduzione,<br />

ma spesso per ridurre i costi, dal momento che un altro interprete implicherebbe una<br />

9 (ibid.)<br />

10 Molto simile al doppiaggio presente nell’Europa dell’Est, in Polonia per esempio, dove vi è<br />

una voce che si sovrappone a quella degli attori, senza il vincolo della sincronizzazione labiale.


Capitolo I Tradurre il cinema 19<br />

doppia retribuzione. L’ascoltatore inoltre, che già avverte come elemento di disturbo<br />

la voce dell’interprete durante il film in lingua originale, sarebbe ulteriormente<br />

infastidito da un improvviso cambio di intonazione, timbro, scelte lessicali di<br />

traduzione nonché da tutto ciò che implicherebbe una nuova voce (Labriola 2002:<br />

44-49).<br />

1.5 Il cinema, la voce dell’altro<br />

Le tre tecniche appena descritte sono quelle che vengono utilizzate per tradurre<br />

il cinema. Abbiamo visto le diverse modalità di impiego e le principali differenze<br />

tecniche. Passeremo ora a discutere il modo in cui queste tecniche permettono allo<br />

spettatore di entrare in contatto con un’altra cultura nella visione di un film straniero.<br />

Un interessante articolo di Martine (1991: 606-613) mette in luce come le<br />

ragioni dell’impiego dei sottotitoli o del doppiaggio non siano unicamente di natura<br />

economica. Infatti, se il costo inferiore del sottotitolaggio ne ha favorito l’uso nei<br />

paesi più piccoli e con minori risorse finanziarie, la presenza di una forma di<br />

traduzione rispetto all'altra può anche essere rintracciata nella politica linguistica dei<br />

vari paesi o in questioni storiche e culturali. Questa disposizione ministeriale italiana,<br />

del 1930, può aiutarci a capire:<br />

Il Ministero dell’Interno ha disposto che da oggi non venga accordato il nullaosta alla<br />

rappresentazione di pellicole cinematografiche che contengano del parlato in lingua<br />

straniera sia pure in misura minima. Di conseguenza, tutti indistintamente i film sonori,<br />

ad approvazione ottenuta, porteranno sul visto la condizione della soppressione di ogni<br />

scena dialogata o comunque parlata in lingua straniera.<br />

(Mussolini in Quargnolo 1996:19-23)<br />

Così recitava un provvedimento del 22 ottobre 1930; quando l’allora Ministro<br />

dell’Interno era Benito Mussolini. La proibizione derivava dalla “ferma volontà dello<br />

Stato di impedire che il cinema nazionale si mutasse in un diffusore e propagatore di<br />

lingue straniere.” 11<br />

11 ibid.


Capitolo I Tradurre il cinema 20<br />

Danan sottolinea come, se si considera la situazione dell'Europa occidentale<br />

negli anni 30 si può osservare che in tre dei quattro paesi in cui più massiccio era, ed<br />

è ancor oggi, il ricorso al doppiaggio, Francia, Spagna, Germania e Italia, i regimi<br />

dell'epoca si servirono del cinema per influenzare le masse, attraverso una rigida<br />

organizzazione dell'industria cinematografica nazionale che fece ricorso al<br />

doppiaggio come strumento di promozione della lingua, quindi dell'identità<br />

nazionale. In Italia Mussolini vietò l'ingresso di film non doppiati, al fine di poter<br />

controllare il materiale che proveniva dall'estero e di adattarlo alle necessità<br />

propagandistiche del suo regime. Il doppiaggio consentiva di coprire la voce<br />

dell’altro, facendogli parlare la propria lingua, con l’obiettivo di nascondere<br />

l’esistenza di un’altra cultura, un altro pensiero, un altro modo di essere.<br />

Gambier riflette sul fatto che queste caratteristiche si possano ancora ritrovare<br />

in alcune forme di traduzione del mezzo audiovisivo, come il doppiaggio appunto, il<br />

voice over, il remake, modalità di trasposizione linguistica in cui la voce dell’altro<br />

viene coperta, sostituita, e dove di conseguenza scompare quell’elemento che ne<br />

indica la diversità, e ci ricorda che ci troviamo di fronte a qualcosa altro da noi,<br />

ovvero un’altra lingua.<br />

But then, aren’t certain types of screen translation (dubbing, voice over, remakes) in<br />

fact instruments of the protectionist use of culture, violating ethical principles to some<br />

extent by erasing traces of the other – including his/her voice, his/her speech?<br />

(Gambier 2003:179)<br />

Se il doppiaggio, almeno in Italia, viene incoraggiato in quanto permette di<br />

nascondere, mascherare “il parlato straniero”, non si può dire altrettanto del voice<br />

over o del remake, della traduzione simultanea (che includo in quanto anche in<br />

questo caso viene coperta la banda sonora originale), figlie di un’esigenza di<br />

comunicazione, di traduzione, più che di politiche protezionistiche. 12 Si ricorre a tali<br />

tecniche per rendere il prodotto fruibile a tutti, e sicuramente l’obiettivo non è quello<br />

della “soppressione di ogni scena dialogata o comunque parlata in lingua<br />

12 L’interpretazione simultanea è tra l’altro un fondamentale strumento di democrazia linguistica: in<br />

contesti quali il Parlamento Europeo, se non esistesse tale tecnica, sarebbe difficile dare voce a molte<br />

lingue “minori”, nel senso di meno parlate.


Capitolo I Tradurre il cinema 21<br />

straniera”. 13 Tuttavia, pur non essendoci l’intenzione, se ne produce però l’effetto, il<br />

risultato, che è quello di non riuscire a percepire un’altra voce, un’altra lingua, che<br />

sia diversa dalla nostra.<br />

Sul fatto che la lingua sia veicolo di cultura si è scritto a sufficienza per poter<br />

dare ormai questo concetto per assodato. Il linguaggio è uno dei fattori principali di<br />

identità culturale, riflette cambiamenti socio-culturali ed è portatore di valori<br />

culturali.<br />

According to the Sapir-Whorf hypothesis, language is culture, and those who “inhabit”<br />

different languages might be said to inhabit different worlds.<br />

(Shochat and Stam 1985:36)<br />

Ma, se è vero che la lingua è portatrice di valori culturali, non si rischia di<br />

perdere traccia di questi valori ricorrendo alle forme di traduzione citate?<br />

Guardando la cosa da questo punto di vista, i sottotitoli sembrerebbero essere<br />

la forma di trasposizione linguistica che meglio tutela l’identità della cultura di<br />

partenza. E’ quanto sostiene tra l’altro Taylor, in “In defence of the word: Subtitles<br />

as conveyors of meaning and guardians of culture”, in cui l’autore difende il valore<br />

della parola, sotto forma di sottotitoli, come mezzo attraverso cui il pubblico può<br />

cogliere anche le differenze culturali più marcate.<br />

Neutralizzare tali differenze, rendere il testo completamente familiare significa<br />

sicuramente un minore sforzo per lo spettatore, ma significa anche non permettere<br />

allo stesso spettatore il confronto con il diverso, con l’altro da sé, con una nuova<br />

dimensione culturale. Un atteggiamento traduttivo che addomestichi il testo a favore<br />

della cultura d’arrivo, rischia di cancellare un importante aspetto del film, fonte di<br />

conoscenza e di arricchimento per lo spettatore, nonché parte del fascino del film<br />

stesso. Certo, ci si trova di fronte a una scelta, la stessa che si pone al traduttore<br />

letterario:<br />

O il traduttore lascia il più possibile in pace lo scrittore e gli muove incontro il lettore, o<br />

lascia il più possibile in pace il lettore e gli muove incontro lo scrittore.<br />

(Schleiermacher 1993 [1813]:53)<br />

13 Mussolini in Quargnolo (1996:19-23).


Capitolo I Tradurre il cinema 22<br />

Si tratta di scegliere tra un atteggiamento target-oriented o source-oriented, di<br />

ricorrere alle domesticating o foreignising strategies discusse da Venuti (1995:99-<br />

147), per cui traducendo si operano scelte che privilegiano rispettivamente la cultura<br />

di arrivo piuttosto che quella di partenza, spingendosi in certi casi fino all’illusione<br />

che il testo di partenza non esista, o non sia diverso da quanto conosciamo.<br />

Un concetto che non è molto distante da ciò che in marketing viene definito<br />

come “localizzazione del prodotto”, secondo cui un prodotto adattato ad una precisa<br />

lingua, cultura e costume favorisce l’accettazione del prodotto stesso, e fa registrare<br />

vendite più alte.<br />

Considerazioni da cui non è scevro il cinema commerciale, in cui vi sono<br />

grandi case distributrici che vogliono vendere il prodotto film, in cui la prima<br />

preoccupazione è il botteghino, il ritorno economico, e dove l’atteggiamento target-<br />

oriented non riguarda tanto il traduttore, ma è una decisione presa ancor prima del<br />

suo intervento, a monte, da chi produce, distribuisce, e spesso guarda al film non<br />

tanto come ad una forma d’arte, quanto piuttosto come merce, più o meno vendibile.<br />

1.6 Il cinema dei Film festival, l’arte tutelata.<br />

Il concetto di film come forma d’arte è invece prioritario per i film festival. Il<br />

film festival fa dell’arte la sua ragion d’essere. Lontano dalle dinamiche puramente<br />

commerciali della grande distribuzione, nel festival non vi è alcuna intenzione di<br />

vendere il “prodotto film”, mancano i grossi produttori, mancano le grandi case di<br />

distribuzione 14 , e, nella quasi totalità dei casi, l’unica considerazione di carattere<br />

economico è la sopravvivenza.<br />

È proprio nei festival che trovano spazio tutte quelle cinematografie che,<br />

nonostante il loro valore artistico e culturale, non riescono ad avere visibilità presso<br />

il grande pubblico, tutti quei lavori che, non avendo i mezzi economici per accedere<br />

14 Queste considerazioni non sono applicabili alla Mostra del Cinema di Venezia, che però rappresenta<br />

un caso a sé nel panorama italiano, popolato invece da piccoli festival con poche risorse, come avremo<br />

modo di vedere nel prossimo capitolo.


Capitolo I Tradurre il cinema 23<br />

alla grande distribuzione, rischierebbero di rimanere completamente sconosciuti,<br />

opere di difficilissimo accesso, che il festival raccoglie, mostra, tutela.<br />

L’ obiettivo di un film festival quindi, che crede in ciò che fa, è mostrare, far<br />

conoscere, diffondere arte. Nelle sue molteplici forme, sempre in ambito<br />

cinematografico chiaramente, che siano cortometraggi, documentari, generi<br />

narrativi, il festival crede nella necessità di creare uno spazio in cui l’arte è protetta,<br />

al riparo da alterazioni o manipolazioni di chi, produttore o distributore, cerca di<br />

confezionare un bel pacchetto che gli assicuri gli incassi al botteghino. Interventi e<br />

malizie cui accenna anche Galassi, dialoghista e membro AIDAC, 15 il quale,<br />

parlando della traduzione di opere audiovisive, sostiene:<br />

Il terzo funerale è quello dell’autore. Se la paternità dell’opera audiovisiva originale -<br />

con buona pace dei superstiti della morte stagione dell’Idealismo- è la risultante di una<br />

moltitudine di contributi - spesso anche conflittuali - di carattere letterario, produttivo,<br />

commerciale, tecnico e registico, lo stesso vale per la versione tradotta.(***) Gli autori<br />

della traduzione multimediale operano a cavallo tra le culture di appartenenza dello<br />

spettatore/versione originale e dello spettatore/versione d’arrivo. A tutelare gli interessi<br />

di quest’ultimo provvede - o presume di provvedere - innanzitutto il committente. Il<br />

quale tuttavia è liberissimo di mescolare le carte in tavola, magari destinando il film o il<br />

telefilm ad una fascia di palinsesto diversa da quella per il quale era stato<br />

originariamente prodotto, scritto, girato e montato. Ecco allora che la strategia traduttiva<br />

subisce una prima, significativa modificazione, in modo da piegare la versione d’arrivo<br />

alle necessità – e competenze- interpretative del nuovo coautore/spettatore. Come si<br />

vede, la stanza del traduttore multimediale è affollata da coinquilini segreti.<br />

(Galassi 2000:204)<br />

Se effettivamente in un contesto quale quello del “cinema mercato”, c’è il<br />

rischio che il prodotto audiovisivo venga manipolato, modificato, ad uso e consumo<br />

di una massa, troppe volte ritenuta incapace di giudicare, qual è la situazione invece<br />

nei festival, “luoghi” in cui sono le regole dell’arte, e non quelle del mercato, gli<br />

unici criteri? In contesti in cui si vuole promuovere cultura, in cui per vocazione si è<br />

15 Associazione Italiana Dialoghisti e Adattatori Cinetelevisivi. Galassi è stato anche direttore di<br />

cinema d’essai a Milano, aiuto regista e sceneggiatore, e si è specializzato, come dialoghista, in<br />

cinema d’autore.


Capitolo I Tradurre il cinema 24<br />

meno vincolati a considerazioni di carattere commerciale, in cui la ragione del<br />

denaro dovrebbe piegarsi a quella dell’arte, come vengono operate certe scelte?<br />

Nel momento in cui si vuole tutelare l’arte/l’integrità artistica di un’opera si è<br />

consapevoli dell’importanza che ha la traduzione dell’opera stessa, a prescindere dal<br />

sistema utilizzato? E riguardo a questo, si opta per una tecnica piuttosto che l’altra,<br />

in modo consapevole, perché si ritiene che una forma sia più appropriata di un’altra,<br />

è qualcosa su cui si riflette, o avviene in modo casuale o per considerazioni di altra<br />

natura?<br />

E ancora, il festival, che dà voce a chi –autore, paese, cinematografia-<br />

normalmente non ha voce, è consapevole del valore della lingua come strumento di<br />

diffusione di un’altra cultura? E nel compiere determinate scelte, c’è la<br />

consapevolezza di gestire un film di un’altra cultura, che parla un’altra lingua, e che<br />

questo può rappresentare un valore importante, soprattutto laddove c’è un pubblico<br />

presumibilmente ricettivo di fronte alle altre culture, che non si accontenta del<br />

cinema di evasione e cerca nell’esperienza cinematografica anche un arricchimento<br />

culturale?<br />

Questi sono solo alcuni dei punti che tocca la nostra ricerca: con la presente<br />

tesi si cerca di indagare su quali siano i criteri, quanta la consapevolezza, dietro la<br />

scelta di un sistema di trasposizione linguistica piuttosto che un altro. E lo si fa là<br />

dove l’arte è più protetta, dove gli interessi in gioco sono forse di altra natura, in un<br />

contesto, il film festival, in cui, come abbiamo detto, ci si aspetta di vedere le ragioni<br />

commerciali piegate alla tutela dell’espressione artistica, e dove non sono le grandi<br />

case distributrici a decidere, e l’unico obiettivo sembra essere quello di comunicare<br />

arte, e cultura.<br />

In un contesto in cui, essendoci meno condizionamenti e meno figure intorno<br />

ad un film, è più facile risalire al processo a monte, al momento e al perché di una<br />

decisione in un senso o nell’altro, un luogo insomma, in cui “la stanza degli inquilini<br />

è meno affollata” (Galassi, 2000: 204).<br />

Questi sono solo alcuni dei punti che affronteremo nel prossimo capitolo, in<br />

cui si cercherà di capire, attraverso le interviste fatte ai direttori di alcuni film<br />

festival, in che modo viene gestita la traduzione all’interno di questi eventi.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 25<br />

Capitolo II<br />

Politiche traduttive dei film festival<br />

2.1 Cos’è un film festival<br />

Prima di affrontare la nostra ricerca, sarà bene cercare di capire esattamente<br />

che cosa è un film festival, e che tipo di cinema venga proiettato, e quindi tradotto, in<br />

un modo o nell’altro, in un film festival.<br />

Come anticipato nel precedente capitolo, il film festival ha come obiettivo<br />

quello di favorire la conoscenza e la diffusione di opere e cinematografie che<br />

raramente riescono a trovare spazio e visibilità presso il grande pubblico, nonostante<br />

il loro valore artistico e culturale: cinematografie che trovano difficile distribuzione<br />

perché povere di mezzi economici come il cinema africano, o dei paesi dell’Europa<br />

dell’Est, solo per citarne alcuni, o perché, come nel caso del cinema indipendente,<br />

cercano di agire in autonomia dalle leggi di mercato, insomma tutte quelle<br />

espressioni artistiche di grande valore che non dispongono, per scelta o per sorte,<br />

delle risorse finanziarie dei grossi canali di distribuzione.<br />

In paesi in cui l'offerta del mercato cinematografico è modesta e rivolta quasi<br />

esclusivamente alla produzione hollywoodiana, i film festival hanno il merito di far<br />

conoscere agli appassionati tutta una serie di cinematografie, di firme di autori che,<br />

altrimenti non si sarebbero mai visti.<br />

Le scelte dei film festival si rivelano spesso felici e anticipatrici: autori oggi<br />

considerati maestri come Andrzej Wajda e Eric Rohmer, come Wim Wenders o<br />

Carlos Saura, o David Lynch, solo per fare qualche nome, sono stati segnalati da<br />

film festival minori quando quand'erano ancora pressoché sconosciuti.<br />

Nati come fenomeni di nicchia, i film festival sono oggi vetrine sempre più<br />

numerose e frequentate. Pur continuando a richiamare un pubblico di cinefili, critici<br />

e addetti ai lavori, si aprono sempre di più al grande pubblico, che mostra di<br />

apprezzare l’ampia e variegata offerta culturale caratteristica di tali eventi.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 26<br />

Esistono diverse tipologie di film festival: alcuni rivolti alla promozione e<br />

diffusione di opere nazionali. Altri in cui trovano spazio cinematografie<br />

internazionali, con una selezione di opere provenienti da tutto il mondo, oppure da<br />

un’area geografica in particolare, come nel caso del cinema Latino Americano<br />

piuttosto che Africano, Russo, Francese, Indiano, ecc. Altri ancora prescindono dal<br />

luogo di provenienza del film e mirano alla diffusione di un formato filmico in<br />

particolare, come il cortometraggio o il documentario. Vi sono film festival in cui le<br />

opere selezionate affrontano una tematica precisa (i diritti umani, film sulla<br />

montagna, cinema per ragazzi, cinema e teatro). Altri invece interamente dedicati ad<br />

un genere narrativo: il noir, il melodramma, il film di fantascienza. In tutti i casi, la<br />

proiezione del film avviene sempre in lingua originale, con “servizio di traduzione in<br />

cuffia” 16 o con sottotitoli.<br />

Quasi tutti i film festival presentano sezioni competitive: le opere selezionate<br />

partecipano ad un concorso con relativi premi e giuria. Essendo spesso i festival<br />

impegnati nella scoperta di nuovi talenti o nel sostegno a giovani registi emergenti,<br />

non è raro che i premi consistano in denaro, pellicola, contratti, e che rappresentino<br />

per un cineasta poco conosciuto un’effettiva possibilità, non solo di far emergere il<br />

proprio lavoro, ma di contare su mezzi concreti per continuare a svolgerlo. Al<br />

concorso vengono in genere affiancate retrospettive monografiche, rassegne che<br />

riguardano un regista o una cinematografia in particolare, piuttosto che intere sezioni<br />

dedicate al cinema sperimentale, alla danza filmata, al teatro nel cinema, solo per<br />

citare qualche esempio. Spesso vi sono tutta una serie di eventi e appuntamenti a<br />

latere del festival: incontri, seminari con registi noti o altre figure professionali del<br />

settore, mostre fotografiche, conferenze o altre attività legate per comunanza di temi<br />

e/o d’intenti al festival.<br />

Comune denominatore dei film festival sono le difficoltà economiche.<br />

Guardando alla situazione italiana, ad eccezione di Venezia, evento di grande<br />

importanza e grandi mezzi, e di qualche festival come quello di Torino, su cui la<br />

regione Piemonte continua a investire, tutti gli altri festival possono contare su<br />

budget piuttosto ridotti. Diventano fondamentali in questi casi l'apporto degli<br />

16 “Traduzione in cuffia” è l’espressione solitamente usata dai festival per indicare la simultanea.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 27<br />

sponsor pubblici e privati, e l'entusiasmo di molti giovani amanti del cinema che<br />

lavorano spesso con compensi risibili, se non inesistenti. Le difficoltà economiche<br />

comunque non incidono sulla qualità dei lavori presentati, cui i festival sono molto<br />

attenti, essendo la qualità la loro raison d’être.<br />

Va detto però che in questi anni, mostre e festival si sono moltiplicati a ritmi<br />

sorprendenti, non sempre mostrando uguale sapienza nelle scelte culturali; alcuni<br />

festival, legati ad occasioni pretestuose e mode effimere, sono nel frattempo<br />

scomparsi. Altri invece continuano a resistere grazie appunto all’entusiasmo e<br />

all’abnegazione di tutti coloro che, enti, associazioni culturali e semplici buoni<br />

volontari, credono nella necessità di questi spazi.<br />

Contenitori di idee, vetrine ideali per scoprire dove nascono le tendenze, per<br />

tastare il polso alla creatività futura, i festival sono spesso un osservatorio<br />

privilegiato, in cui si ha la possibilità di scoprire le possibili strade del cinema<br />

prossimo venturo. In un mercato che si ostina a ignorare, forse perché ne sottovaluta<br />

la richiesta, opere di contenuti, di qualità, concetti erroneamente associati ad un<br />

cinema noioso o poco digeribile, lontani dall’omologazione e dall’appiattimento<br />

dell’attuale offerta cinematografica, il festival si pone come luogo della promozione<br />

di un cinema altro, come “intermediario tra culture e linguaggi cinematografici<br />

diversi: un luogo in cui la diversità e lo scambio diventano fonte di arricchimento<br />

culturale”. 17<br />

2.2 I film festival in Italia<br />

In Italia esistono più o meno 100 film festival 18 , di cui sessanta circa sono<br />

festival internazionali, ovvero presentano opere provenienti da altri paesi del mondo.<br />

È difficile fare una stima esatta del numero, in quanto, come abbiamo detto<br />

precedentemente, continuano a nascere e a chiudersi manifestazioni a ritmi<br />

impressionanti. 19<br />

17<br />

Festival del Cinema Europeo di Lecce. www.eurocinefestival.org<br />

18<br />

www.tamtamcinema.it<br />

19<br />

Motivo per cui tra l’altro, Film Festival Show (M. Cesareo, ed. Cinetecnica), l’unico volume che<br />

aveva tentato di effettuare una sorta di censimento dei festival, è uscito di produzione.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 28<br />

Il festival più noto, nonché il primo ad apparire sulla scena italiana, è la Mostra<br />

del Cinema di Venezia. Nasce nel 1932, storica edizione cui prende parte come<br />

membro del Comitato d’Onore Louis Lumière. Attira subito l’attenzione della<br />

stampa internazionale: giornali di New York, San Francisco e Chicago si<br />

meravigliano del fatto che “a Venezia si mostrino i film senza alcuna censura 20 ,<br />

senza limitazione di metraggio né obbligo di traduzione e che gli espositori<br />

presentino semplicemente i loro film migliori nelle versioni originali” 21 . Fino al<br />

1935 la Mostra si chiama “Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”.<br />

Seguono gli anni del fascismo, il boom economico, con i film americani e il realismo<br />

italiano, fino al 1968, anno della contestazione. Le manifestazioni del “maggio<br />

francese” portano ad una chiusura anticipata del festival di Cannes. Lo stesso clima<br />

si respira a Venezia, dove si protesta contro la Mostra come istituzione. Per dieci<br />

anni verrà abolita l’assegnazione dei premi, che riprenderà nel 1978.<br />

Quella del 2004 è la sessantaduesima edizione. Dal lido sono passati i nomi<br />

più celebri della cinematografia mondiale. Tuttavia, nonostante il prestigio, oggi la<br />

Mostra di Venezia sembra aver perso, a detta di altri direttori di Film Festival, “la<br />

sua “mission”, 22 quella vocazione al cinema di qualità che l’aveva segnata sin dal<br />

suo inizio e che rimane uno degli elementi distintivi del Film Festival come evento.<br />

Oggi si rimprovera a Venezia il fatto di esser diventata una sorta di mostra-mercato,<br />

una vetrina per distributori, più che voce del cinema come forma d’arte.<br />

La Mostra diVenezia è solo uno dei moltissimi festival presenti in Italia.<br />

20 Tanto stupore va attribuito al fatto che, come abbiamo visto nel precedente capitolo, in Italia dal<br />

1932 era stata vietata la proiezione di film in lingua originale. (Cfr.1.5) I cinematografi furono costretti<br />

a seguire tale imposizione, e alcuni, che non potevano permettersi di pagare per il doppiaggio, si<br />

videro costretti a chiudere. La censura fascista però si preoccupò principalmente della proiezione su<br />

larga scala, risparmiando invece il cinema per l’élite (Rundle 2001). Risparmiò anche la Mostra di<br />

Venezia, che riuscì a proiettare i film in versione originale perché ritenuta dal regime importante<br />

strumento di promozione del cinema italiano all’estero. Sarà Mussolini stesso ad inaugurare la prima<br />

Mostra del Cinema di Venezia, il festival che avrebbe contribuito al prestigio della cultura italiana nel<br />

mondo, portando a girare in Italia registi come Max Ophuls, Abel Gance, Jean Epstein. Proprio per<br />

attirare giornalisti ed autori stranieri si proiettarono i film in lingua originale, che però dovevano essere<br />

selezionati in Italia. Si dovrà aspettare fino al 1956 perché i paesi partecipanti possano presentare al<br />

festival film selezionati da loro. (Mazzocchi, “Il cinema, grancassa del regime fascista.”)<br />

21 www.mostradelcinemadivenezia.com<br />

22 Intervista Genova film Festival, vedi appendice A.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 29<br />

Passeremo ora ad elencare quali sono le principali manifestazioni<br />

cinematografiche italiane, guardando al tipo di cinema proposto e fornendo alcuni<br />

dati su tempi e luoghi delle stesse.<br />

Tra i festival di cinema internazionale, in Italia abbiamo l’Alpe Adria film<br />

festival che si svolge a gennaio a Trieste, e raccoglie film provenienti dai paesi<br />

dell’Europa dell’Est, il Festival del Cinema Africano, a marzo a Milano e ad aprile a<br />

Roma, il Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, a ottobre, il Far East<br />

Film Festival di Udine ad aprile, dedicato al cinema popolare asiatico, con opere<br />

provenienti da Cina, Giappone, Corea del Sud, Giappone, Tailandia, Filippine,<br />

l’Indian Film Festival di Firenze a dicembre, vetrina del cinema indiano<br />

indipendente, festival su cui torneremo più avanti in questo capitolo.<br />

Si occupano di cinema italiano invece Il Bianco Film Festival di Perugia, e<br />

Visioni Italiane, a Bologna, particolarmente attente alle scuole nazionali di cinema.<br />

Esistono festival interamente dedicati al cortometraggio, come Short in Venice,<br />

Circuito Off, che si svolge a Venezia, a maggio, il Festival del Cortometraggio di<br />

Siena, novembre, o ancora il Corto Imola Festival, a dicembre. Altri sul videoclip<br />

come il Roma Videoclip di marzo, o sul documentario, come il Festival dei Popoli<br />

che si tiene a Firenze, nel mese di dicembre.<br />

Per quanto riguarda i festival che coprono una specifica area tematica,<br />

abbiamo Human Rights Nights Film Festival che si svolge a Bologna e Forlì nel<br />

mese di marzo, Montagna esplorazione a Trento nel mese di maggio, Schermi<br />

d’amore a Verona in aprile, il Giffoni Film Festival a luglio, che non riguarda tanto<br />

un argomento specifico, quanto un pubblico specifico, che è quello dei ragazzi.<br />

I giovani, non come pubblico, ma come autori, sono i protagonisti di un<br />

festival tra i più importanti, sia a livello nazionale che internazionale, che è il Torino<br />

film festival–Cinema Giovani. Si svolge ogni anno a novembre e ospita sezioni<br />

dedicate al lungometraggio e al cortometraggio internazionali, oltre a sezioni non<br />

competitive per la produzione italiana.<br />

Il Future Film Festival, a Bologna, a gennaio, guarda invece alle nuove<br />

tecnologie del cinema d’animazione. Al genere noir è dedicato il Noir in festival,<br />

che nasce nel 1991 a Viareggio, per poi trasferirsi nel 1993 a Courmayer.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 30<br />

Il Cinema Ritrovato, altro festival bolognese, permette di riscoprire la bellezza<br />

del cinema muto delle origini, con una serie di proiezioni cui si accompagnano<br />

esecuzioni musicali dal vivo.<br />

Questi sono solo alcuni dei molti festival presenti in Italia. Avremo modo ora<br />

di guardarne qualcuno più da vicino, attraverso le interviste che sono state fatte per la<br />

nostra ricerca e che illustreremo nei seguenti paragrafi.<br />

2.3 Obiettivi e criteri della ricerca<br />

In un contesto come quello del film festival, in cui come abbiamo visto, i film<br />

vengono sempre presentati in lingua originale, la traduzione gioca un ruolo<br />

fondamentale. Attraverso una serie di interviste a direttori, organizzatori, traduttori di<br />

film festival, condotte tutte di persona, ad eccezione del Festival del Cinema<br />

Europeo di Lecce, intervista avvenuta telefonicamente, si è tentato di indagare sul<br />

modo in cui viene gestita la traduzione in questo contesto specifico, sia essa<br />

interpretazione simultanea o sottotitolaggio.<br />

Lo studio è stato realizzato su un campione limitato a otto interviste. Si<br />

presenta esclusivamente come parte del sempre più ricco filone dei “case studies”. Il<br />

suo valore non sta nel rappresentare un'indagine con risultati statisticamente<br />

significativi, ma piuttosto nell'evidenziare il modo in cui, anche considerando un<br />

ristretto numero di casi, si possano riscontrare delle differenze, che a noi paiono<br />

importanti e che possono rappresentare alcuni interessanti spunti di riflessione.<br />

Abbiamo tentato di capire perché i festival ricorrono ad un sistema piuttosto<br />

che ad un altro, quali sono i criteri che muovono certe scelte e i fattori che incidono<br />

sull’ impiego di una tecnica o dell’altra. Si discuteranno gli aspetti positivi e i limiti<br />

che hanno le due diverse forme di traduzione in questo contesto specifico, sia per<br />

quel che riguarda l’organizzazione del festival, sia per quanto riguarda la fruizione<br />

del film da parte dello spettatore. Inoltre guarderemo al modo in cui lavora un<br />

traduttore, interprete o sottotitolatore, in un film festival.<br />

Si cercherà di capire inoltre se, in un luogo in cui si concepisce il film come<br />

opera d’arte e si vuole presumibilmente tutelare l’integrità artistica di questo, si è


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 31<br />

consapevoli dell’importanza che ha la traduzione dell’opera stessa, a prescindere dal<br />

sistema utilizzato.<br />

E se la scelta di questo sistema obbedisca ad un’etica o filosofia di traduzione,<br />

ovvero perché si ritiene che un sistema rispetti l’integrità dell’opera più di un altro, o<br />

se sia invece una scelta imputabile ad altri fattori: al caso, (perché si propongono<br />

agenzie di sottotitolaggio, piuttosto che interpreti); se si segue la prassi, ovvero ci si<br />

limita a fare ciò che fanno gli altri festival o se dipenda unicamente da un fattore di<br />

costi.<br />

Si è tentato di comprendere se, nell’operare certe scelte c’è una certa<br />

consapevolezza o sensibilità nei confronti della lingua, come veicolo di cultura, e se<br />

anche in questo caso si ritenga una tecnica più appropriata dell’altra.<br />

Abbiamo cercato di verificare se a seconda di alcune variabili, come la<br />

tipologia di festival, il pubblico 23 cui il festival si rivolge e le risorse economiche di<br />

cui dispone, si ottenevano risposte diverse. A questo scopo, sono stati scelti per la<br />

nostra intervista festival che avessero delle caratteristiche ben precise, che ci<br />

potessero permettere di capire se e come cambia il modo di gestire la traduzione a<br />

seconda del festival scelto.<br />

Chiaramente, prima di selezionare i festival, si è fatta un’indagine, (attraverso<br />

Internet, la biblioteca della Cineteca del comune di Bologna, nonché attraverso<br />

alcune telefonate ai festival stessi), per capire quale festival potesse avere le<br />

caratteristiche che cercavamo, in modo da creare un campione che fosse il più<br />

rappresentativo possibile, e che ci potesse dare un’ampia panoramica sul modo in cui<br />

viene gestita la traduzione all’interno di questo specifico contesto.<br />

Abbiamo quindi scelto festival che promuovessero una cinematografia e la<br />

cultura di un determinato paese (Indian Film Festival e African Film Festival)<br />

23 Elvira De Mayo, titolare dell’agenzia di sottotitolaggio cinetelevisivo Ombre Elettriche,, sostiene: “<br />

Sta cominciando una richiesta, c’è una grossa richiesta almeno da parte dei giovani, perché le persone<br />

più grandi non vogliono leggere i sottotitoli. Io ho notato che i giovani sono estremamente abituati ad<br />

un particolare uso della televisione. Il loro occhio è abituato allo scorrere delle immagini, anche a ritmi<br />

veloci. Le scritte che appaiono sullo schermo non gli danno nessun fastidio. Mentre c’è una forte<br />

preclusione dei più grandi che non riescono a vedere il film a leggerlo, hanno bisogno di creare<br />

un’abitudine che ancora non possiedono. Io ho sentito gente anche molto colta che ha difficoltà, non<br />

ce la fa, legge e non vede il film. Invece ho notato che i giovani non hanno alcuna preclusione. ”<br />

(intervista condotta da Francesco Diella 17/12/2002 Cfr. Ombre Elettriche, appendice A).


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 32<br />

piuttosto che un determinato genere filmico (Festival dei Popoli, sul documentario),<br />

un genere narrativo (Schermi d’Amore, sul melodramma), o che fossero legati ad<br />

una tematica precisa (Human Rights Nights, e ancora Verona Schermi d’Amore);<br />

siamo stati attenti a includere festival che si rivolgessero a pubblici diversi, e quindi<br />

abbiamo incluso la Mostra del Cinema di Venezia, con un pubblico settoriale, di<br />

critici, giornalisti, registi, produttori, insomma di addetti ai lavori, la Cineteca di<br />

Bologna, frequentata da molti studenti, soprattutto studenti di cinema (il DAMS e la<br />

facoltà di Scienze della Comunicazione si trovano tra l’altro nello stesso complesso<br />

edilizio della Cineteca), docenti, cinefili e amanti del cinema in generale, e festival in<br />

cui ci si rivolge ad un pubblico più ampio, più eterogeneo, come nel caso del Genova<br />

Film Festival o di Verona Schermi d’Amore. Abbiamo infine considerato festival<br />

che disponessero di grandi mezzi, come la Mostra del Cinema di Venezia, festival<br />

con limitate, ma esistenti risorse economiche (come gran parte dei festival italiani),e<br />

come in particolare l’Indian Film Festival, Human Rights Nights, Schermi d’Amore,<br />

e festival molto piccoli, con limitatissime risorse economiche, come Panafricana,<br />

African Film Festival, che sopravvive soprattutto grazie al fatto che nessuna delle<br />

persone che vi lavorano percepisce un onorario.<br />

I<br />

2.4 L’intervista<br />

All’interno della nostra analisi il momento dell’intervista ha occupato un ruolo<br />

rilevante; dal momento che un’intervista è uno strumento, un mezzo per arrivare<br />

all’acquisizione di nozioni che riteniamo importanti, occorre concepire il<br />

questionario da sottoporre in modo tale che lo strumento sia di immediato utilizzo e i<br />

risultati ottenuti siano i maggiori possibili.<br />

In breve presentiamo i criteri seguiti nell’ideazione dell’intervista, allo scopo<br />

di chiarire la tipologia delle domande e giustificare l’intero questionario nell’ambito<br />

di questa ricerca.<br />

Abbiamo pensato un numero ed una varietà di domande in modo che le<br />

risposte fossero in grado di abbracciare tutto il terreno su cui intendiamo muoverci,<br />

toccare tutti i punti ai quali abbiamo accennato finora. Non ritenendo corretto<br />

ricavare nozioni per deduzione da risposte che solo sfiorano l’argomento in


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 33<br />

questione, abbiamo formulato domande specifiche per ogni singolo punto da<br />

analizzare. Alcune domande erano già state utilizzate nel corso delle interviste alle<br />

agenzie di sottotitolaggio all’interno del progetto di ricerca del prof. Rundle; a<br />

queste, relative al sottotitolaggio, sono state aggiunte altre domande che<br />

riguardavano più da vicino il contesto specifico del film festival, elemento centrale<br />

della nostra ricerca.<br />

Le domande inerenti la nascita, la storia e gli obiettivi del festival, se pur<br />

sembrino esulare dal tema centrale della ricerca, in realtà hanno una loro ragione<br />

d’essere: il motivo per cui nasce un festival, come cambia, gli scopi con cui nasce e<br />

quelli che fa propri nel tempo, la scelta del pubblico al quale intende rivolgersi,<br />

l’attenzione verso un determinato genere, o una cultura, o un periodo storico, sono<br />

questi fattori che a nostro parere potevano incidere in qualche modo sulla scelta delle<br />

tecniche di traduzione.<br />

Le domande che riguardano le caratteristiche di un buon lavoro di<br />

sottotitolaggio o una buona interpretazione sono state formulate per cercare di<br />

comprendere se e in che modo il direttore/direttrice del festival o chi per lui/lei<br />

verifica la qualità del prodotto che compra. Per quanto non linguisti, e quindi<br />

sicuramente meno padroni della materia, per quanto alcuni giudizi possano far<br />

sorridere o storcere il naso, ci pare comunque importante conoscere le risposte di chi<br />

usufruisce del nostro servizio, sia come struttura che organizza il festival per cui<br />

siamo chiamati a tradurre, sia come spettatori, essendo anche i direttori del film<br />

festival “consumatori” e spettatori di ciò che traduciamo.<br />

Altro scopo della domanda è far riflettere il committente sulle difficoltà che<br />

comporta un lavoro di traduzione, a prescindere dal sistema scelto, e sui diversi<br />

fattori che concorrono a fare di una traduzione una buona traduzione. Ci è sembrato<br />

importante inserire questa domanda perché, essendo venuti a conoscenza, attraverso<br />

la nostra indagine, del fatto che in molti festival si ricorre a non professionisti, si è<br />

avuto il sospetto che non si comprendesse appieno l’importanza e la delicatezza di<br />

un intervento di traduzione. Vedremo a fine capitolo se si è avuto l’esito sperato.<br />

Per finire, diamo conto della presenza di alcune domande simili, apparenti<br />

ripetizioni degli stessi concetti.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 34<br />

L’intervistato, in quanto padrone dell’argomento e, per quanto interessato,<br />

sempre meno attento e presente dell’intervistatore, tende a dare per scontate alcune<br />

nozioni, può non offrire la garanzia di aver detto tutto quanto l’intervistatore ritiene<br />

necessario; e d’altra parte chi pone le domande non ha la possibilità di verificare che<br />

la risposta sia esauriente.<br />

Ripetere le stesse domande, in termini differenti, magari intervallate da altre,<br />

consente di ritornare sull’argomento e dà all’intervistato la possibilità di ricordare,<br />

riorganizzare un discorso che in un primo momento potrebbe aver solo<br />

improvvisato, allargare il discorso, insomma, fornire ulteriori informazioni.<br />

Abbiamo effettivamente riscontrato buoni risultati, ottenendo, alle stesse domande<br />

formulate in modo diverso, risposte diverse, e, nel complesso, un numero di nozioni<br />

maggiore, più dati da elaborare ai fini della ricerca.<br />

Oggetto del prossimo paragrafo sarà la presentazione del questionario che ha<br />

guidato le interviste; seguirà quindi una panoramica sulle scelte effettuate dai festival<br />

presi in esame.<br />

Rimandiamo alla fine del capitolo le conclusioni tratte dalla presente analisi e<br />

le nostre riflessioni e considerazioni personali.<br />

2.5 Questionario Film Festival<br />

PARTE A<br />

1. Quando è nato […] film festival, e come?<br />

2. Quali sono gli obiettivi, o gli scopi di questo film festival in particolare?<br />

3. Usate interpretazione simultanea o sottotitoli? Perché?<br />

4. Se si usano entrambi, in che percentuale simultanea e in che percentuale<br />

sottotitoli?<br />

5. E’ sempre stato così? Da quanto tempo usate l’interpretazione simultanea o i<br />

sottotitoli?


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 35<br />

6. Se si è passati da interpreti a sottotitoli quali sono state le conseguenze di<br />

questa scelta? (x es. in termini organizzativi)<br />

7. Si prevedono cambiamenti per il futuro? Se sì, perché.<br />

8. Avendo un budget più alto, si farebbe altra scelta?<br />

9. Quali sono, a suo avviso, i vantaggi e gli svantaggi della traduzione<br />

simultanea? E dei sottotitoli?<br />

10. Dal punto di vista organizzativo, che differenze ci sono?<br />

11. Qual è, secondo lei, la differenza nel vedere un film sottotitolato e uno in<br />

cuffia?<br />

PARTE B<br />

1. Potrebbe indicarci i festival più importanti, e la loro scelta a riguardo, se la<br />

conosce?<br />

2. Perché secondo lei, i festival decidono di usare un servizio piuttosto che un<br />

altro?<br />

3. Può indicare, in maniera approssimativa, o in percentuale, la differenza di<br />

costi tra i due servizi?<br />

4. Quanto incide la voce traduzione nei costi di un festival? (percentuale)<br />

PARTE C<br />

Politiche di traduzione:<br />

1. La diffusione di un altra cultura o un altro cinema (documentario, corti, ecc.)<br />

rientra tra obiettivi del festival?


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 36<br />

2. Pensa che la scelta di un sistema di traduzione piuttosto che un altro<br />

(interpretazione simultanea; sottotitoli, voice over) possa incidere sulla<br />

promozione di un’altra/o cultura/cinema?<br />

3. In che modo? Quale delle diverse tecniche ritiene più adatta a questo scopo?<br />

4. Può indicare cosa è, a suo avviso, o all’interno di questo festival, prioritario<br />

tra questi aspetti, e in che ordine:<br />

a. Preservare il film e l’integrità di questo come opera d’arte.<br />

b. Diffusione di un’altra cultura.<br />

c. Fruibilità del film<br />

5. Il pubblico di un film festival ha delle caratteristiche particolari?<br />

6. Si pensa al target previsto nella scelta di un sistema di traduzione, piuttosto<br />

che un altro?<br />

PARTE D<br />

Sottotitoli:<br />

1. A suo avviso, qual è la funzione di un sottotitolo in un film?<br />

2. A suo avviso, che cosa determina la qualità di un sottotitolo?<br />

3. In che modo giudica la qualità del prodotto che compra?<br />

4. Quanto pensa siano importanti in un lavoro di sottotitolaggio i seguenti<br />

aspetti?<br />

a) fedeltà linguistica<br />

b) nitidezza e leggibilità dei caratteri<br />

c) precisione nel lancio dei titoli<br />

d) capacità di sintesi


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 37<br />

5. Se si ha in mente un target, un pubblico preciso (più esigente?), questo incide<br />

sulla qualità del sottotitolo o del servizio di traduzione in cuffia?<br />

6. In che modo? (+ o – informazione, per esempio)<br />

7. Avete direttive per i vostri traduttori?Se le aveste, che cosa indichereste loro?<br />

Interpretazione simultanea:<br />

1. A suo avviso, che cosa determina la qualità di una ISF ?<br />

2. In che modo giudica la qualità del servizio?<br />

3. Cosa pensa sia importante in una ISF tra i seguenti aspetti?<br />

PARTE E<br />

a) completezza dialoghi<br />

b) tono espressivo<br />

c) voce gradevole<br />

d) scorrevolezza<br />

e) fedeltà linguistica<br />

f) capacità di sintesi<br />

Sottotitolatori e Interpreti:<br />

1. Come vengono contattati e selezionati i sottotitolatori o gli interpreti?<br />

2. Quando ricorrono a professionisti e quando a studenti?<br />

3. (Problemi di budget o si ritiene che il lavoro possa essere svolto bene anche<br />

da non professionisti?)<br />

4. Cosa deve avere/fare un buon sottotitolatore o un buon interprete?<br />

5. Le condizioni di lavoro: tempi di consegna, retribuzione (approssimativa).


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 38<br />

2.6 La scelta dell’interpretazione simultanea.<br />

2.6.1 Schermi d’amore, Verona.<br />

Per il festival Schermi d’Amore è stato intervistato il direttore artistico, Paolo<br />

Romano.<br />

Schermi d’amore nasce nel 1996, sulla scia della Settimana Cinematografica<br />

Internazionale, manifestazione presente a Verona dal 1970, in cui ogni anno<br />

venivano presentate opere provenienti da un’area geografica specifica, (il cinema<br />

spagnolo nel 1979, piuttosto che il cinema tedesco nel 1989 o il cinema russo nel<br />

1994). In seguito al moltiplicarsi di eventi cinematografici analoghi, come l’Alpe<br />

Adria Film Festival di Trieste sul cinema dell’Europa dell’Est o la Settimana<br />

Francese di Firenze, si decide di abbandonare la rassegna monografica, per<br />

concentrarsi invece su un genere narrativo, il melodramma, che ben si sposa con una<br />

città come Verona, legata al melodramma musicale per la presenza dell’Arena, e<br />

famosa in tutto il mondo come patria di Romeo e Giulietta.<br />

Figura 1: Locandina dell’edizione 2004 de Schermi d’Amore


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 39<br />

I film presentati al festival provengono da tutto il mondo, unico legame<br />

l’amore. Vengono proiettati in lingua originale, “con servizio di traduzione in<br />

cuffia”. Nel corso dell’intervista il direttore ci ha detto che la sua preferenza in realtà<br />

andrebbe al sottotitolaggio stampato su pellicola, il quale a suo avviso, rende più<br />

immediato il processo di lettura. Non potendo ricorrere a questo servizio, per gli alti<br />

costi e per la difficoltà di ottenere le pellicole con l’anticipo necessario, il festival da<br />

sempre si avvale dell’interpretazione simultanea. Al di là delle considerazioni<br />

economiche, il sottotitolaggio elettronico comporterebbe difficoltà di altro genere,<br />

quali la poca affidabilità del servizio: il direttore ci ha detto di aver assistito a<br />

proiezioni di altri festival, alcuni importanti come Venezia e Torino, e di aver visto<br />

film in cui mancavano sottotitoli anche per 10-20 minuti. Tale mancanza, come<br />

vedremo nel prossimo capitolo, è generalmente dovuta al fatto che la copia che viene<br />

mandata al film festival, e che questo consegna al sottotitolatore o interprete perché<br />

ne prepari la traduzione, non sempre è uguale alla copia che viene proiettata in sala,<br />

per ragioni di formato diverso (digitale piuttosto che VHS) o perché montata in<br />

modo o tempi diversi a seconda del contesto cui sono destinate (copia per la TV e<br />

copia per il cinema, per esempio). Può accadere che la copia per la proiezione in sala<br />

arrivi all’ultimo momento e che non si abbia il tempo di controllare eventuali<br />

differenze o di apportare modifiche alla traduzione, scoprendo l’amara sorpresa in<br />

sala, nel corso della proiezione. Chiaramente in questi casi, se il sistema adottato è il<br />

sottotitolaggio, può verificarsi quanto è accaduto a Venezia e Torino. Questo rischio<br />

sicuramente non si corre con la simultanea, in cui la presenza e la prontezza<br />

dell’interprete garantisce la continuità della produzione. Il direttore mette in luce<br />

altri vantaggi legati all’interpretazione simultanea: contrariamente alle agenzie di<br />

sottotitolaggio, che richiedono una copia del film e relativa lista dialoghi con largo<br />

anticipo, l’interprete è in grado di preparare il film in mezza giornata. Questi almeno<br />

sono i tempi delle interpreti che lavorano a Verona. Quando gli si chiede se per<br />

l’interpretazione si rivolgono a professionisti o a studenti, prassi diffusa all’interno<br />

dei film festival, ci comunica che in un primo momento si è rivolto a delle<br />

“traduttrici locali, non professioniste”, che hanno escluso per motivi di “scarsa<br />

professionalità”. Si sono quindi rivolti a interpreti professioniste, che si occupano<br />

prevalentemente di traduzione per il cinema, e di cui il direttore si dichiara


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 40<br />

estremamente soddisfatto. Sottolinea come apprezzi la professionalità delle<br />

interpreti, che lavorano con il festival ormai dal 1999 e come sia nato un rapporto di<br />

fiducia tale per cui ”C’è la garanzia che nessun film rimarrà scoperto” 24 . Aggiunge<br />

che le traduttrici precedenti, essendo del posto, consentivano al festival di evitare<br />

spese di alloggio necessarie invece per le altre interpreti, ma che preferisce pagare di<br />

più perché “ Ci teniamo che la traduzione sia fatta in un certo modo”, e perché le<br />

interpreti professioniste avrebbero “un linguaggio, una scorrevolezza, che è difficile<br />

trovare in chi non lo fa abitualmente”.<br />

Noi ci siamo abituati bene: diamo per scontato la scorrevolezza, l’intonazione, ed è vero<br />

che se cambi, ti rendi conto che sono aspetti importanti. Le altre avevano un’incertezza,<br />

una mancanza di scorrevolezza, fondamentale per rendere credibile il lavoro. (***) La<br />

traduzione simultanea è già qualcosa che parte in difetto, diciamo, rispetto al film<br />

doppiato. Quindi deve essere fatto bene, perché se è fatto male, aggravi ulteriormente<br />

quello che è già un handicap di partenza. Già hai una voce sola che rappresenta tutti i<br />

personaggi, quindi dopo qualche minuto devi entrare nella storia e crederci, e non è<br />

facile. È proprio il fatto che sia scorrevole, che abbia una certa intonazione, e<br />

partecipazione da parte delle simultaneiste, che aiuta ad entrare nella storia dei<br />

personaggi. 25<br />

Per quanto riguarda le finalità, il festival veronese ha, a differenza di altri,<br />

l’obiettivo prioritario di richiamare al cinema il cittadino comune; Schermi d’Amore<br />

si rivolge ad un pubblico diverso, più adulto, e cerca di attrarre prevalentemente il<br />

cittadino veronese o di città limitrofe, evitando di circoscrivere la rassegna al solito<br />

pubblico festivaliero di critici, giornalisti, autori.<br />

L’obiettivo è riportare tanto pubblico al cinema. Sicuramente è un festival che lavora<br />

per il pubblico. Non molti festival lavorano per il pubblico. Se guardiamo alla<br />

tradizione, ci sono festival che puntavano molto su addetti ai lavori. Soprattutto negli<br />

anni ’80, ho frequentato parecchi festival in cui gli addetti ai lavori rappresentavano il<br />

70% del pubblico presente in sala, con 30% di pubblico pagante. 26<br />

24 Cfr. intervista Verona Film Festival, Appendice A.<br />

25 ibid.<br />

26 ibid.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 41<br />

Un approccio diverso, motivato essenzialmente da un budget ridotto che non<br />

permette al festival di ospitare registi, critici o giornalisti, ma anche dalla volontà di<br />

trasformare il festival in una “festa per il pubblico”.<br />

Il pubblico di Schermi d’Amore, come abbiamo detto, è prevalentemente un<br />

pubblico di persone adulte: “Molti consideravano il tema del festival più adatto alle<br />

mamme, alle zie, o alle nonne, prendendo Schermi d’Amore come un contenitore di<br />

film sentimentali poco attuali.” Aggiunge che negli ultimi anni le cose iniziano a<br />

cambiare. Il festival inizia a richiamare anche lo studente, lo spettatore più giovane,<br />

che inizia a vedere come il tema del melodramma, dell’amore, sia in realtà un filtro<br />

per arrivare ad autori importanti, come Bertolucci o Visconti, o ad altre<br />

cinematografie. Tuttavia questo non modifica il progetto iniziale, che è quello di<br />

rivolgersi ad un grande numero di spettatori.<br />

A nostro parere, la scelta di essere un evento a forte carattere divulgativo, con<br />

un pubblico adulto, poco avvezzo alla lettura del sottotitolo, potrebbe aver<br />

influenzato la scelta di ricorrere all’interpretazione simultanea. In un festival come<br />

questo, in cui il pubblico è l’aspetto prioritario, per cui si tenta di andargli incontro in<br />

misura maggiore rispetto ad altri film festival più “di settore”, la simultanea potrebbe<br />

essere percepita come uno strumento meno faticoso per uno spettatore abituato al<br />

film doppiato, abituato ad una percezione più uditiva, che non visiva. La simultanea<br />

accompagna lo spettatore nella fruizione di film in lingua originale, ricreando una<br />

situazione che si potrebbe ritenere più familiare per chi, come nel caso dello<br />

spettatore medio del festival veronese, conosce più il cinema doppiato che non<br />

sottotitolato. In altre parole, il passaggio da doppiaggio a simultanea è meno<br />

“traumatico” per lo spettatore medio, rispetto a quello da doppiaggio a sottotitoli.<br />

Consapevole però del fatto che si può formare lo spettatore, il direttore<br />

organizza proiezioni a cadenza settimanale, “I martedì del cinema”, in cui vengono<br />

mostrati film in versione originale, con sottotitoli. Non esclude tra l’altro di poter<br />

passare in futuro al sottotitolaggio anche per Schermi d’Amore, a condizione però<br />

che questa scelta non comporti costi maggiori rispetto alla simultanea. Il passaggio al<br />

sottotitolo sembra un cambiamento ipotizzabile anche perché tra il pubblico del<br />

festival ci sono ora anche persone più giovani, studenti, che hanno una maggiore<br />

conoscenza delle lingue straniere, “per cui spesso in sala tolgono le cuffie”.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 42<br />

2.6.2 Genova Film Festival<br />

Essere legati al territorio, valorizzarlo, non significa comunque vocazione al locale.<br />

Significa, soprattutto, avere consapevolezza della propria identità culturale,<br />

consapevolezza che è diventata, progressivamente, una sorta di trampolino di lancio,<br />

per andare alla scoperta di nuovi orizzonti cinematografici, e potenziare quella che è<br />

inclinazione naturale di un festival a diventare sensibile osservatorio dei mutamenti<br />

che avvengono all'interno di un mondo e di un linguaggio in continua<br />

trasformazione come quello audiovisivo. Senza radici non esistono punti di vista.<br />

Sono i punti di vista che fanno la differenza.<br />

(Cristiano Palozzi, Antonella Sica, catalogo Genova film festival, edizione 2003).<br />

È’ stata intervistata Antonella Sica, direttrice artistica del festival.<br />

Il Genova Film Festival nasce nel 1998, come concorso per cortometraggi. A<br />

partire dal secondo anno viene inclusa la sezione “Oltre il confine”, che presenta<br />

retrospettive dedicate al cinema internazionale: monografie dedicate ogni anno ad un<br />

paese diverso, antologie nazionali che raccolgono le migliori opere del paese scelto,<br />

con una particolare attenzione alla produzione cinematografica di momenti storico-<br />

politici di particolare interesse, come nel caso dell’edizione 2000 del festival, in cui<br />

sono stati presentati film bulgari realizzati negli anni successivi al crollo del muro di<br />

Berlino, per tentare di capire attraverso le opere selezionate il modo in cui si era<br />

modificato il cinema bulgaro dopo il 1989. È stata poi la volta del cinema ungherese<br />

(2001), norvegese (2002), irlandese (2003), per arrivare all’edizione 2004 con il<br />

cinema sudafricano. “La caratteristica principale del festival è quella di mostrare la<br />

cultura di un popolo o di un’altra nazione, la sua storia, attraverso il cinema.” 27<br />

Figura 2: Locandina dell’edizione 2004 de Genova Film Festival<br />

27 Intervista Genova Film Festival, Cfr. appendice A.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 43<br />

Un'altra delle funzioni più importanti dei film festival è quella di rappresentare<br />

e valorizzare la cultura cinematografica del territorio, diventandone vitale punto di<br />

riferimento. In questa ottica vanno lette tante scelte all'interno del festival, come nei<br />

premi ai giovani registi emergenti o nei premi ai registi liguri.<br />

I film della sezione “Oltre il confine” vengono presentati in lingua originale e<br />

il sistema di traduzione scelto è l’interpretazione simultanea, della quale si servono<br />

sin dalla prima edizione.<br />

Nel corso dell’intervista, Antonella Sica, direttrice artistica del festival insieme<br />

a Cristiano Palozzi, ci dice che in realtà la sua preferenza va al sottotitolaggio, ma<br />

che i costi troppo alti del servizio rendono impossibile questa soluzione. “Purtroppo.<br />

E dico purtroppo perché secondo me il sonoro è parte importante del film, tanto<br />

quanto le immagini”. 28 Aggiunge che, in qualità di professionista, di amatore (sia<br />

Sica che Palozzi sono filmmaker) considera il sottotitolo il sistema di traduzione<br />

migliore. Aggiunge però che, contrariamente alle sue aspettative, ha scoperto,<br />

attraverso una propria indagine condotta su amici, collaboratori e spettatori del<br />

festival, che questa preferenza non è condivisa da tutti. Al contrario, in molti si<br />

dichiarano a favore dell’interpretazione simultanea, in quanto permette di “guardare<br />

l’immagine e vedere il film senza la fatica di dover leggere”. Sottolinea che, se<br />

queste affermazioni sono condivisibili per alcuni film, non lo sono per altri, quali<br />

“La Tragédie de Carmele” di Peter Brook, in programma per l’edizione 2004: ” È<br />

un’opera, c’è gente che canta. Uno è costretto a sentire uno che parla, mentre<br />

dovrebbe sentire il canto, godere anche della musica, e in questo caso il rapporto tra<br />

sonoro e immagine non è più 50 e 50, il rapporto è 30 e 70.” 29<br />

Il sottotitolo d’altro canto è impensabile, secondo la direttrice, per i suoi costi<br />

eccessivi. Il problema principale non sarebbe solo il costo del servizio in sé, quanto<br />

la difficoltà di poter fissare un tetto massimo di spesa, a causa delle troppe variabili<br />

in gioco: le agenzie di sottotitolaggio chiedono tariffe diverse a seconda di quando il<br />

film viene consegnato e a seconda della presenza o meno di una lista dialoghi, tutti<br />

aspetti che sfuggono al controllo della direttrice, che non può prevedere esattamente<br />

28 ibid.<br />

29 ibid.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 44<br />

tempi e modalità di consegna dei film e di eventuali liste dialoghi, in quanto sono<br />

condizioni che non dipendono esclusivamente da lei, che pure chiede tutto a tempo<br />

debito, ma soprattutto dalla disponibilità di chi manda il film. Le richieste delle<br />

agenzie sono comprensibili: la mancanza del copione comporta la trascrizione<br />

dell’intero film e, come avremo modo di discutere nel terzo capitolo, è una<br />

procedura lunga e suscettibile di errori. La direttrice sostiene però che il fatto di non<br />

poter fissare un prezzo, di non poter sapere in anticipo quale spesa comporterà la<br />

traduzione, è un ostacolo enorme, ed è il motivo principale per cui non si ricorre al<br />

sottotitolaggio. “Con i sottotitoli non esistono tariffe.”<br />

L’interpretazione da questo punto di vista sarebbe più flessibile.”Con gli<br />

interpreti se ho una cifra, dico che ho questa cifra e a loro va bene, perché è uno che<br />

non lo fa di mestiere”. Nonostante il costo inferiore dell’interpretazione simultanea<br />

rispetto al sottotitolaggio sia a questo punto un dato oggettivo, va tenuto presente che<br />

tanta flessibilità nelle tariffe è imputabile anche al fatto che in questo festival, così<br />

come in altri (African Film Festival a Roma e a Milano) non si ricorre ad interpreti<br />

professionisti, ma a docenti di lingua inglese, studenti, o, come nel caso di una delle<br />

interpreti per l’edizione 2004, amici madrelingua. “L’anno scorso ci siamo messi<br />

d’accordo con una società italo-britannica. Credo li abbiano pagati come quando<br />

facevano lezione.”<br />

Sebbene l’impiego dell’ interpretazione simultanea sia dovuto essenzialmente<br />

a ragioni di costi e si ritenga il sottotitolo più adeguato alla traduzione di un film, la<br />

direttrice aggiunge che ci sono anche altri problemi legati a tale tecnica, come il<br />

rischio che i sottotitoli siano mal sincronizzati o che manchino dallo schermo anche<br />

per sei o sette battute, per poi ricomparire all’improvviso, situazioni che si sono<br />

verificate all’African Film Festival di Milano e che si rivelano particolarmente<br />

fastidiose per lo spettatore.<br />

Infine, Sica ribadisce:<br />

Ho scoperto che la gente non ama leggere. Sono i cinefili che amano il sottotitolo. La<br />

gente si spaventa quando vede il sottotitolo. I nostri spettatori, a differenza di altri<br />

festival, sono il 10% di cinefili. Gli altri sono persone normali. Sono gente che viene<br />

per curiosità, perché vuole scoprire altre cose. Gente normale che poi non va a Torino a


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 45<br />

novembre. Sono gli abitanti di questa città. Quelli che vengono da fuori, i cinefili, sono<br />

rari. Perché comunque la realtà territoriale è anche quella.<br />

Quest’ ultima affermazione parrebbe confermare che, come in Schermi<br />

d’Amore, laddove il pubblico è più eterogeneo, meno settoriale, meno di nicchia, la<br />

simultanea venga accolta con più favore rispetto ad altri tipi di festival rivolti ad un<br />

pubblico di addetti ai lavori.<br />

2.6.3 Festival dei Popoli, Firenze.<br />

del festival.<br />

Per il Festival dei Popoli è stato intervistato Mario Simondi, direttore artistico<br />

Il Festival dei Popoli si svolge a Firenze nel mese di novembre. È un festival<br />

che promuove un particolare genere cinematografico: il documentario.<br />

Figura 3: Locandina dell’edizione 2002 de Festival dei popoli<br />

La prima edizione del festival risale al 1959, su iniziativa di un gruppo di<br />

studiosi di etnologia, che decidono di istituire un festival in cui presentare opere che<br />

riguardano le cosiddette società primitive. Negli anni il festival si evolve, così come<br />

si evolve il documentario: il direttore del festival, Mario Simondi, ci racconta che<br />

all’evoluzione del genere documentario contribuisce in maniera significativa<br />

l’introduzione di nuovi strumenti quali la camera leggera, il sonoro in sincrono, che<br />

non modificano il genere solo da un punto di vista tecnico, ma, facilitando le riprese,<br />

consentono anche un allargamento tematico.<br />

Il festival si divide in sezioni tematiche. Nell’edizione 2003 le sezioni erano: Il<br />

presente documentato, Filmare la musica; Filmare il teatro; Cinema e Arte;


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 46<br />

Fotografia, cinema, video: i tanti media dell’inchiesta; Benvenuti in Europa: la<br />

Polonia. Le opere presentate sono sia italiane che straniere e partecipano<br />

rispettivamente al concorso italiano e internazionale. Quasi tutti i documentari<br />

vengono tradotti con interpretazione simultanea (un 90% stima il direttore), salvo in<br />

alcuni casi, come la serata conclusiva o per alcuni lavori presentai fuori Firenze.<br />

Anche in questo caso, la scelta è dovuta ad una ragione di costi: la simultanea<br />

costerebbe un terzo in meno rispetto al sottotitolaggio. Una differenza non enorme,<br />

secondo il direttore, che però diventa significativa, se si considera che i titoli<br />

presentati al festival sono circa 100. Il grande numero di film sarebbe secondo<br />

Simondi il motivo per cui anche festival importanti come Berlino e<br />

Locarno 30 ricorrono alla simultanea. Oltre ad una maggiore spesa, con il<br />

sottotitolaggio in questi eventi ci sarebbero delle difficoltà di tipo organizzativo: la<br />

necessità di far arrivare le copie con largo anticipo e di reperire le liste dialoghi<br />

diventa particolarmente problematico quando i film sono molti. Inoltre andrebbero<br />

controllate eventuali differenze tra la copia consegnata ai sottotitolatori e quelle<br />

destinate alla proiezione in sala, e anche questo aspetto, in festival con un così alto<br />

numero di titoli, diventa difficile da gestire. La simultanea chiaramente non presenta<br />

queste difficoltà, si consegna il materiale e non ci si deve occupare di questi fattori.<br />

Anche in questo caso, delegando tutto all’interprete, si rende necessaria una totale<br />

fiducia, che il direttore dichiara di avere nei confronti dell’equipe che lavora con<br />

loro, la stessa da 20 anni, e la stessa che opera al festival di Locarno.<br />

Al di là di queste considerazioni, il sottotitolaggio è secondo il direttore, il<br />

sistema più corretto per tradurre un’opera straniera, pur presentando alcuni problemi,<br />

come il fatto che lo spettatore, dovendo leggere, perde parte dell’immagine, o che a<br />

causa della breve durata del sottotitolo sullo schermo, si faccia fatica a finire di<br />

leggere la frase. D’altro canto con i sottotitoli si evita “l’appiattimento” che il<br />

direttore riscontra con la simultanea, dovuto a suo parere alla voce unica che traduce<br />

voci diverse, maschili o femminili che siano. I sottotitoli sarebbero inoltre per<br />

Simondi il modo migliore per promuovere il documentario, genere cinematografico<br />

che risente particolarmente della traduzione in cuffia: “ Con la simultanea nel<br />

30 Il festival di Locarno, come vedremo più avanti, deve anche far fronte alla richiesta di traduzioni in<br />

più lingue, rivolgendosi al pubblico della Svizzera tedesca, francese e italiana.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 47<br />

documentario si soffre ancora di più. Essendo il documentario istituzionalmente il<br />

cinema più legato alla realtà, qualsiasi intervento deformativo di questa realtà va a<br />

incidere in maniera importante anche sulla comprensione del documentario<br />

stesso.” 31<br />

2.7 La scelta del sottotitolaggio<br />

2.7.1 Mostra del Cinema di Venezia<br />

Per la Mostra del Cinema, abbiamo parlato con Pio Villanacci, sottotitolatore e<br />

coordinatore del servizio di sottotitolaggio al festival.<br />

Figura 4: Locandina dell’edizione 2003 de la Biennale di Venezia<br />

La Mostra del Cinema di Venezia è la manifestazione cinematografica italiana<br />

più conosciuta all’estero. Abbiamo già detto che, a causa dei mezzi di cui dispone,<br />

31 Cfr. Intervista Festival dei Popoli, appendice A.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 48<br />

del grande richiamo di pubblico che la contraddistingue, tra cui anche grandi case<br />

distributrici, produttori, e nomi importanti dello star-system nostrano e non, Venezia<br />

rappresenta un caso se non isolato, quantomeno raro sul territorio italiano.<br />

Considerata da alcuni solo una vetrina scintillante, un evento mondano, più<br />

che un festival vero e proprio, in quanto mancherebbe di quell’attenzione nei<br />

confronti di quelle espressioni artistiche significative, nuove, importanti, ma prive di<br />

risorse economiche, presente invece negli altri festival. Durante l’intervista, Pio<br />

Villanacci sostiene che effettivamente al festival di Venezia, contrariamente a quanto<br />

avviene in quelli più piccoli, vanno anche i film destinati ad una distribuzione ampia,<br />

capillare, ma che c’è comunque un’attenzione particolare anche nei confronti del<br />

cinema che non ha potere di distribuzione, come il cinema dell’Est, del Sud, di tutte<br />

quelle opere che hanno bisogno di essere valorizzate, pena l’anonimato.<br />

Villanacci è stato traduttore per l’agenzia Classic Titles, alla quale il festival si<br />

rivolge per il sottotitolaggio dei film. Entrato a contatto con il festival di Venezia<br />

come sottotitolatore, ha poi deciso di abbandonare il lavoro all’agenzia, ed è entrato<br />

a far parte dello staff del festival. Da un anno lavora all’organizzazione del festival,<br />

occupandosi di coordinare gli operatori che lanciano i sottotitoli durante la<br />

proiezione nei giorni del festival in sala.<br />

Già il fatto che ci sia una figura creata apposta per questo ruolo ci dà un’idea<br />

delle dimensioni dell’evento e mette in luce la prima differenza con gli altri festival,<br />

in cui è il sottotitolatore ad occuparsi di tutto.<br />

Villanacci ci spiega che Venezia usa sia sottotitoli che simultanea, nel<br />

seguente modo: i film devono arrivare a Venezia avendo già i sottotitoli in inglese,<br />

stampati su pellicola (questo vale anche per i film italiani), a quel punto si<br />

provvederà al sottotitolaggio in italiano, (per i film non italiani chiaramente) che<br />

verrà proiettato su uno schermo separato, tramite videoproiezione o con un display<br />

elettronico a led. Nei giorni del festival si deve arrivare ad avere tutte le pellicole con<br />

sottotitoli sia in inglese che in italiano. Essendoci però anche un pubblico francese in<br />

sala, si rende necessario fornire una traduzione anche in questa lingua. È a questo<br />

punto che interviene l’interpretazione simultanea: per non appesantire l’immagine<br />

con altri sottotitoli si fornisce per il pubblico francofono il servizio di traduzione in<br />

cuffia. Villanacci ci dice di aver visto, in qualche occasione, film con i sottotitoli in


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 49<br />

tre lingue: “Il film non si godeva più, perché era tutto un insieme di segni, che non<br />

erano stati certamente pensati dal regista. Anche un po’ un tradimento al regista, o a<br />

quella che era la sua intenzione.”<br />

Per quanto riguarda il pubblico, Villanacci sostiene che, a suo parere, nel 90%<br />

dei casi, il pubblico di un festival, sia quello formato da professionisti e tecnici del<br />

settore, sia quello più generico, degli amanti del cinema, apprezza il sottotitolo, e la<br />

possibilità che si ha con questa tecnica di fruire il film nella sua lingua originale,<br />

sentendo la voce dell’attore o dell’attrice in scena. Gli si è chiesto se conoscere il<br />

pubblico per cui realizzava i sottotitoli condizionava in qualche modo il suo lavoro, e<br />

ha risposto che prescindeva da un pubblico in particolare, cercando di fornire una<br />

traduzione che fosse la più completa possibile e che permettesse al pubblico di fruire<br />

del film al meglio. Perché questo accada vanno seguiti alcuni criteri: la traduzione<br />

deve tener conto della velocità del dialogo, in quanto il tempo di cui si dispone per<br />

fare un sottotitolo incide in modo importante sul tipo di traduzione possibile. Si deve<br />

operare poi una selezione del testo: il traduttore deve essere in grado di capire quali<br />

sono gli elementi eliminabili e quelli che invece giocano un ruolo chiave ai fini della<br />

comprensione del testo. 32 Villanacci ritiene che questo sia un aspetto fondamentale<br />

del sottotitolaggio e che sia ciò che distingue un buon traduttore da uno mediocre.<br />

Vanno poi gestiti attentamente alcuni aspetti come la sincronizzazione e l’editing,<br />

ovvero la divisione del testo sottotitolato che, a suo avviso, andrebbe frazionato in<br />

due righe di uguale lunghezza invece che in un’unica riga, per evitare all’occhio uno<br />

sforzo ulteriore.<br />

Villanacci aggiunge poi che si potrebbe dire, a titolo provocatorio, che il<br />

sottotitolaggio in realtà non è una traduzione, quanto “un servizio che si fa alla<br />

32 Tale processo di selezione non è molto distante da quello operato nel corso di un’interpretazione<br />

simultanea, tecnica che condivide con il sottotitolaggio anche il fatto di dover sottostare a vincoli<br />

temporali, nonché altri aspetti: “ Bisogna essere coscienti che quella dei sottotitoli è una realtà in<br />

divenire che non ha nulla a che fare con la traduzione scritta o letteraria. Non si occupa del linguaggio<br />

“normale”ma di quello parlato. Quando assumo collaboratori noto che coloro che sono interpreti di<br />

simultanea, rispetto ai traduttori apprendono con maggiore rapidità perché sono abituati al linguaggio<br />

parlato. Il traduttore tradizionale invece non è abituato a modificare eccessivamente la traduzione di un<br />

testo scritto né ad utilizzare la varietà orale della lingua. Per cui quella per il sottotitolaggio è una<br />

traduzione che ha molto in comune con l’interpretazione proprio per quanto riguarda il linguaggio<br />

parlato. (***) Le qualità dell’interprete sono necessarie per la resa del linguaggio parlato che spesso<br />

chi ha esperienza nella traduzione scritta non riesce a rispettare, modificando eccessivamente le frasi.”<br />

Elvira De Mayo, Cfr. Intervista Ombre Elettriche, appendice A.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 50<br />

comprensione del pubblico”. Un servizio che ha una dignità di traduzione, ma che si<br />

differenzia profondamente da una traduzione letteraria. Mostra comunque di<br />

preferire questo tipo di traduzione, pur con i suoi limiti, all’interpretazione<br />

simultanea, che considera un elemento di disturbo molto forte. “Prende il respiro di<br />

chi guarda il film, perché chiaramente va a incidere sull’espressività dell’opera.”<br />

Ritiene che, nei festival in cui si utilizza la simultanea, la scelta dipenda dal<br />

costo inferiore della simultanea e dalla tipologia di pubblico: un pubblico più<br />

specializzato, come quello di Venezia, preferisce il sottotitolo, e lo considera segno<br />

di qualità, mentre un pubblico più generico, più ampio, vede il sottotitolo come<br />

qualcosa di più faticoso, ostico. Infine aggiunge: ”Chiaramente durante un festival, e<br />

soprattutto un festival internazionale che ha dei mezzi, ci devono essere i sottotitoli.”<br />

2.7.2 Panafricana, Roma<br />

Noi cerchiamo di fare il massimo anche se le risorse sono poche.<br />

Però manteniamo un certo rigore anche nella povertà.<br />

(Caterina Panicucci, organizzatrice di African Film Festival.)<br />

È stata intervistata Caterina Panicucci, organizzatrice del festival.<br />

Figura 5: Locandina dell’edizione 2004 de African Film Festival<br />

L’African Film Festival si svolge a Roma in aprile. Segue l’omonimo festival<br />

di Milano, in cui vengono presentati i film che verranno proiettati poi anche a Roma.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 51<br />

A differenza di Milano, il festival romano non ha un concorso. Milano è un festival<br />

che raccoglie in media 60 titoli, e, al fine di ridurre i costi, ricorre al sottotitolaggio<br />

solo per i film in concorso, ritenuti più importanti, e alla simultanea per i film fuori<br />

concorso. Roma mostra solo parte delle opere che passano per Milano; tra queste ci<br />

sono anche i lavori fuori concorso, che quindi non sono stati sottotitolati.<br />

Nasce nel 2000, in seguito all’organizzazione di una rassegna cinematografica<br />

“Risate dell’altro mondo”, in cui veniva mostrata una selezione di commedie e film<br />

brillanti provenienti non solo dall’Africa, ma anche dall’Asia, Oceania e America<br />

Latina che venivano spesso reperite nell’archivio di un’organizzazione, il COE,<br />

responsabile dell’organizzazione del festival milanese. Grazie a questo contatto,<br />

nasce l’African Film Festival di Roma, che sfrutta il passaggio dei film a Milano, per<br />

proiettarli poi a Roma, immediatamente dopo il festival milanese.<br />

In realtà vorrebbero emanciparsi dal “festival madre”, quello milanese<br />

appunto, in quanto questa dipendenza impedirebbe loro di gestire i tempi e la<br />

programmazione in modo autonomo, e sarebbe causa di ritardi. Il festival milanese<br />

avrebbe poi fatto una scelta che loro non condividono, ovvero quella di ampliare il<br />

concorso a cinematografie di altri paesi, varcando i confini dell’Africa per aprirsi<br />

anche ad America Latina e Asia. Una scelta dalla quale il festival romano prende le<br />

distanze, sostenendo invece di voler andare nella direzione opposta, cercando di<br />

caratterizzare il loro festival in modo anche più evidente.<br />

Per quanto il pubblico di Panafricana sia comunque un pubblico di settore,<br />

formato prevalentemente da studiosi di cinema africano o da persone con uno<br />

spiccato interesse per la comunità africana, nelle intenzioni degli organizzatori c’è il<br />

desdiderio di rivolgersi ad un pubblico standard e di dare ai film africani una dignità<br />

di prodotto cinematografico a tutti gli effetti, non meno di altri, con una propria<br />

dignità. Tra gli altri obiettivi del festival c’è... diventare oltre ad un evento di cinema<br />

altro, anche un momento d’incontro per le comunità africane presenti sul territorio<br />

romano. Un desiderio difficile da realizzare, in quanto spesso la persona africana che<br />

vive a Roma “ha altri tipi di problemi cui pensare”, ma che testimonia la volontà del<br />

festival di richiamare l’attenzione su una cultura così ricca e importante qual è quella<br />

africana.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 52<br />

Per quanto riguarda il sistema di traduzione scelto, Panafricana ricorre al<br />

sottotitolaggio rivolgendosi ad un’agenzia, Microcinema di Perugia, che è la stessa<br />

che realizza i sottotitoli per il festival di Milano. Questo avviene da tre anni: nelle<br />

prime due edizioni del festival erano gli organizzatori stessi, che provengono da<br />

studi relativi al cinema, scienze politiche o scienze della comunicazione, con<br />

l’eccezione di qualche traduttore, a fornire un servizio di traduzione simultanea<br />

improvvisandosi interpreti. L’interpretazione simultanea anche in questo caso è stata<br />

la scelta obbligata, in quanto sin dall’inizio l’intenzione era quella di sottotitolare le<br />

pellicole. Panicucci ci racconta che, una volta visti i preventivi di un’agenzia di<br />

sottotitolaggio, si sono visti costretti, nonostante le lamentele del pubblico, ad<br />

impiegare il sistema della simultanea. Restando comunque fermamente convinti<br />

della necessità si sottotitolare i film, per il desiderio di far passare la cultura africana<br />

anche attraverso le diverse lingue locali che abitano l’Africa, decidono di passare al<br />

sottotitolaggio, nonostante la spesa maggiore che questa scelta comporta, e tentano<br />

di “limitare il danno”, occupandosi della traduzione dei dialoghi, in modo da dover<br />

pagare all’agenzia solo le spese relative alla realizzazione dei sottotitoli. Spese che<br />

fanno fatica a sostenere anche adesso, tanto che stanno pensando di imparare loro<br />

stessi a fare i sottotitoli. Occupandosi già delle traduzioni, la realizzazione dei<br />

sottotitoli viene vista come il passo successivo, il naturale evolversi del processo, e<br />

l’acquisizione di un personale patrimonio che li renderebbe indipendenti dalle<br />

agenzie anche in altre occasioni al di là del festival, come la proiezione di pellicole<br />

africane una tantum. Tale passaggio non sarebbe poi così insolito, visto che altri<br />

festival 33 (Batik -Microcinema, e Trieste Underlight) hanno seguito questo percorso.<br />

Questa rimane per ora una questione aperta, che non incontra l’appoggio di<br />

tutti i membri dell’associazione in quanto verrebbe vista come un ulteriore peso per<br />

persone che già si occupano di tutto per mantenere in piedi un festival, per la cui<br />

organizzazione non percepiscono nessun onorario, che rimane vivo grazie alla forte<br />

motivazione di chi vi partecipa e alla convinzione della necessità di far conoscere<br />

film “che passano in Italia solo in questa occasione. Pochissimi vengono distribuiti,<br />

33 Da Batik Film Festival è nata l’agenzia di sottotitolaggio Microcinema. (Cfr. Intervista Ilaria<br />

Ciccioni, appendice A), dal festival Alpe Adria di Trieste, l’agenzia Underlight. (intervista condotta da


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 53<br />

forse un l’anno e neanche tutti gli anni”, ma che meritano di essere visti perché<br />

“sono capolavori, che solo noi abbiamo la fortuna di vedere, noi, e chi ci viene a<br />

trovare.”<br />

Laura Angelucci, 1-12-03, e dal Florence Film festival, l’agenzia Classic Titles (intervista condotta da<br />

Margherita Beltrame, 18-12-03). Entrambe su www.subtitleproject.net


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 54<br />

2.7.3 River to River Indian Film Festival, Firenze<br />

Per l’Indian Film Festival, sono stati intervistati Selvaggia Velo e Luca<br />

Marziali, direttori artistici del festival.<br />

Figura 6: Web page dell’edizione 2001 de River to River, Indian Film Festival<br />

River to River, Indian Film Festival è l’unico festival in Europa totalmente<br />

dedicato al cinema indiano indipendente e di qualità. Si svolge a Firenze, nel mese di<br />

dicembre. E’ organizzato dall’associazione culturale senza scopo di lucro, BDJ<br />

Media, 34 che si occupa di mostre, manifestazioni ed eventi multimediali.<br />

Velo e Marziali ci raccontano che il festival nasce in seguito a “Bollywood<br />

Colors”, 35 una mostra organizzata nel 1998 sui manifesti dipinti del cinema di<br />

Bombay e su una serie di montaggi di film popolari indiani. In seguito al successo<br />

ottenuto con la mostra iniziano a pensare ad un modo per far conoscere una<br />

cinematografia così ricca e significativa come quella indiana, che ha una identità ben<br />

34 BDJ sta per Belle de Jour, in omaggio al film del regista francese L.Buñuel.<br />

35 “Bollywood, ovvero il cinema made in Bombay con uno star-system di tipo hollywoodiano, è<br />

un’industria cinematografica capace di penetrare i mercati di due continenti, Asia e Africa, con una<br />

produzione media di novecento pellicole all’anno, divi famosissimi, vere e proprie leggende viventi<br />

per il pubblico indiano, file di spettatori alle casse dei cinema ed incassi strepitosi. Fondamentale in<br />

ogni pellicola di Bollywood è il ruolo delle star, che non solo recitano il copione, ma improvvisano e<br />

dialogano con il pubblico, mescolando registri e generi, e passando al canto e alla danza all'interno di<br />

una stessa sequenza. Quella della cinematografia indiana è una estetica singolarissima che miscela<br />

drammi, amori contrastati, faide familiari, combattimenti, danza, musica e canzoni, realizzando una<br />

straordinaria armonia cromatica nelle inquadrature e un ritmo narrativo rocambolesco e<br />

appassionante”. (www.cinetecadibologna.it)


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 55<br />

precisa, oltre che una sorprendente vicinanza di temi con il cinema italiano. Si<br />

rendono conto che non esiste nessun festival sul cinema indiano, e decidono di dar<br />

vita a questo progetto. Con l’obiettivo di presentare, attraverso un cinema<br />

indipendente e di qualità, un’immagine dell’India che sia diversa da quella<br />

tradizionale di terra di misticismo, spezie e massaggi, proposta in genere dal cinema<br />

commerciale. Si impegnano a promuovere autori normalmente esclusi dai circuiti<br />

tradizionali, per far conoscere, attraverso la cinematografia “un pianeta che è,<br />

secondo noi, lo specchio delle contraddizioni del mondo moderno.” 36<br />

Si vuole, da un lato “sdoganare un’idea dell’India che non sia quella canonica,<br />

che è normalmente l’idea che uno ha prima di andarci e, a volte, anche quando<br />

ritorna. Dall’altro, utilizzare quest’idea della modernità, o dell’arretratezza, che passa<br />

attraverso il cinema, che è secondo noi, grandissimo strumento di conoscenza.” 37<br />

L’India che vogliono far conoscere è anche quella dei colori, dei profumi, che<br />

tutti abbiamo in mente, ma è soprattutto quella terra abitata da un miliardo di<br />

persone, che parlano diciotto lingue diverse, tutte ugualmente meritevoli di essere<br />

sentite. Per il suono ,“meraviglioso”, del bengali, per la dolcezza del tamil, per<br />

l’estetica del segno dell’hindi. Perché sono lingue a pieno titolo, come le altre, non<br />

meno importanti di un’inglese o di un francese, e come tali vanno parlate e sentite,<br />

perché “è giusto togliersi da quest’idea eurocentrica che abbiamo”. 38<br />

Questa attenzione nei confronti della lingua è anche quello che spinge i due<br />

direttori a scegliere sin dall’inizio il sottotitolo, ancor prima di sapere quanto costa, a<br />

prescindere, perché “è giusto far sentire il film hindi in hindi. (***) Noi abbiamo<br />

visto che qualcuno esce dal cinema avendo nelle orecchie un suono, che può essere<br />

quello del bengalese, e capisce che il bengali è diverso dall’hindi, che hanno due<br />

suoni diversi,e che ci sono due diversi livelli di narrazione ”. 39<br />

Velo e Marziali hanno scoperto che al pubblico piaceva l’hindi, attraverso una<br />

singolare iniziativa, le “Bollywood Sundays”, che era stata pensata per capire se<br />

c’era a Firenze un pubblico indiano che andava al cinema, e che quindi sarebbe<br />

36 Cfr. Intervista Indian Film Festival, appendice A.<br />

37 ibid.<br />

38 ibid.<br />

39 ibid.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 56<br />

potuto andare al festival: ogni domenica pomeriggio in una sala cinematografica di<br />

Firenze, in una zona in cui vi è una forte presenza della comunità indiana, hanno<br />

proiettato film di Bollywood (che in India hanno un successo strepitoso) in versione<br />

originale con sottotitoli, senza pubblicizzare troppo l’evento, limitandosi a fornire<br />

informazioni minime sugli attori protagonisti, vere e proprie star in India, per vedere<br />

appunto se, proiettando film di questo tipo, era possibile coinvolgere il pubblico<br />

indiano. Si è verificato un fenomeno curioso: non ha avuto alcun successo con la<br />

comunità indiana presente a Firenze, che riesce ad avere i film di Bollywood<br />

“piratati”in DVD, e preferisce vederli a casa con la famiglia piuttosto che al cinema<br />

sul grande schermo, ma in compenso si è creata una piccola comunità di “fedeli”, in<br />

prevalenza anglofoni, che hanno detto a Velo e Marziali che andavano a vedere i<br />

film perché avevano scoperto che a loro piaceva l’hindi.<br />

Figura 7 Locandina di un film di Bollywood<br />

I direttori si dichiarano convinti infatti dell’importanza che abbia poter sentire<br />

un film in lingua originale e non riescono a capire il perché alcuni festival ricorrano<br />

all’interpretazione simultanea che, a loro parere, danneggia la fruizione di un film, e<br />

ne rallenta il ritmo, fungendo da filtro, mettendo in risalto solo il dialogo, con la<br />

conseguenza che si perdono altri elementi importanti dell’opera. Sostengono tra<br />

l’altro che la simultanea incide negativamente sulla formazione dello spettatore,<br />

perché crea una sorta di pigrizia nello spettatore stesso, il quale aspetta passivamente<br />

l’informazione da parte dell’interprete, senza provare ad entrare davvero nel film.<br />

“E poi, se le persone capiscono la differenza del linguaggio, quello secondo<br />

noi è un piccolo traguardo raggiunto. Se lo spettatore capisce la differenza tra il tamil


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 57<br />

e il bengali, anche solo a livello d’orecchio, per noi è un risultato. È una questione di<br />

ritmo.” 40<br />

2.7.4 Festival del Cinema europeo, Lecce<br />

festival.<br />

L’intervista è stata fatta a Alberto La Monica, direttore organizzativo del<br />

Figura 8: Locandina dell’edizione 2004 de Festival del Cinema Europeo<br />

Il Festival del Cinema Europeo si svolge a Lecce nel mese di aprile. Raccoglie<br />

opere provenienti da diversi paesi europei. Ha una durata di otto giorni e si articola<br />

in diverse sezioni, tra le quali: il Concorso Europeo di lungometraggio, Omaggi,<br />

retrospettive ed eventi speciali. I film vengono sottoposti al giudizio di una giuria la<br />

quale assegna al miglior film l’Ulivo d’oro di 5000 euro.<br />

Il festival nasce nel 2000, i film vengono proiettati in lingua originale.<br />

Utilizzano il sottotitolaggio dal 2002, dopo aver iniziato con l’interpretazione<br />

simultanea. La Monica spiega di aver abbandonato la simultanea perché, a suo<br />

avviso, i sottotitoli permetterebbero una migliore fruizione del film da parte dello<br />

spettatore. Trova che le cuffie rappresentino un elemento di disturbo, sarebbero<br />

fastidiose da portare e non le trova adeguate alla fruizione di un film. L’aspetto che<br />

più di ogni altro ostacolerebbe una visione piacevole del film sarebbe la voce<br />

40 ibid


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 58<br />

monotòno. “Per quanto possa essere brava l’interprete, la voce rimane comunque<br />

monotòno. Difficile dare un’interpretazione del film, per quanto brava.”<br />

Come abbiamo visto nel primo capitolo, 41 sicuramente non spetta all’interprete<br />

recitare, e si sa che un eccessivo grado di partecipazione potrebbe non dare l’esito<br />

voluto e rivelarsi fuori luogo. Il direttore sostiene però che questo aspetto è proprio<br />

ciò che toglie credibilità al film e allontana lo spettatore dalla possibilità di<br />

immedesimarsi a pieno. Aggiunge tra l’altro che con il passaggio dalla simultanea al<br />

sottotitolaggio, vi è stata una grande soddisfazione degli spettatori, ed un incremento<br />

notevole di pubblico.<br />

L’interpretazione simultanea si è rivelata problematica anche sotto il profilo<br />

organizzativo: si deve prevedere un servizio per la consegna delle cuffie e il ritiro dei<br />

documenti, e trovare lo spazio per sistemare la cabina in sala, aspetto che ha creato<br />

non poche difficoltà in passato. “Una volta abbiamo dovuto smontare due sedie”. 42<br />

A tutto questo, si va ad aggiungere il costo maggiore dell’interpretazione simultanea<br />

rispetto ai sottotitoli: nel passaggio da una tecnica all’altra, c’è stato per il festival un<br />

notevole risparmio. Questo è un’affermazione singolare: sarebbe l’unico caso tra<br />

quelli conosciuti, in cui il costo della simultanea si rivela superiore al sottotitolaggio,<br />

che è di solito quello che comporta spese maggiori. Tra l’altro l’agenzia che si<br />

occupa dei sottotitoli per il festival di Lecce è Dialoghi di Luce, agenzia di Firenze,<br />

che applica tariffe simili a quelle di altre agenzie che sono state intervistate, 43 ad<br />

eccezione di Microcinema, agenzia di Perugia, che ha deciso di venire incontro ai<br />

piccoli festival con poche disponibilità, applicando prezzi molto competitivi. 44 È stato<br />

quindi chiesto al direttore se la decisione di passare al sottotitolaggio è stata<br />

determinata dal prezzo inferiore del servizio e se, a parità di costi, sarebbe tornato<br />

alla simultanea. Ci è stato risposto che, nonostante l’enorme importanza che hanno le<br />

spese in un festival con mezzi limitati, il minore costo del sottotitolo in questo caso è<br />

41 Cfr. Cap.1.4<br />

42 Cfr. Intervista Festival del Cinema Europeo, Appendice A.<br />

43 E’ in corso un progetto di ricerca sotto la direzione del prof. Rundle sul sottotitolaggio in Italia, cui<br />

hanno preso parte diversi studenti, fra cui la sottoscritta, che hanno realizzato numerose interviste ad<br />

agenzie di sottotitolaggio.<br />

44 Cfr. intervista condotta da Ilaria Ciccioni a Microcinema, Appendice B.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 59<br />

stato solo un valore aggiunto ad un sistema che ritiene essere il migliore per la<br />

fruizione di un film.<br />

Secondo il direttore, il sottotitolo permette al pubblico di cogliere il film nella<br />

sua interezza, lasciando inalterato l’elemento sonoro che inevitabilmente viene<br />

coperto con la simultanea, e che è parte fondamentale di un film. Con il sottotitolo,<br />

lo spettatore ha la possibilità di ascoltare la lingua originale, il che tra l’altro,<br />

aggiunge il direttore, faciliterebbe l’apprendimento di una lingua straniera, motivo di<br />

interesse dei più giovani. Con il sottotitolo lo spettatore “legge e percepisce, si ha<br />

una percezione immediata, impossibile con la simultanea.”<br />

Gli viene chiesto se queste considerazioni nascono dal desiderio di dare allo<br />

spettatore la possibilità di entrare in contatto con un’altra cultura. Il direttore ritiene<br />

che comunque “questo aspetto del cinema veicolo di cultura non è così importante”.<br />

Un’affermazione quantomeno sorprendente se si pensa che, alla domanda riguardo<br />

eventuali scopi o obiettivi del festival, la seconda del nostro questionario, ci era stato<br />

risposto che l’obiettivo principale è quello di porsi come intermediario tra due<br />

culture, e ancora più sorprendente, se si legge la frase con cui viene descritto il<br />

festival sul sito ufficiale: “Il festival del cinema Europeo di Lecce si pone come<br />

intermediario fra culture e linguaggi cinematografici diversi: in un’epoca in cui<br />

molto si discute di globalizzazione, la diversità e lo scambio diventano fonte di<br />

arricchimento culturale.” 45<br />

45 www.europecinefestival.org


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 60<br />

2.7.5 Human Rights Nights Film Festival, Cineteca di Bologna<br />

È stato intervistato Andrea Morini, direttore del Lumiére di Bologna.<br />

Figura 9: Locandina dell’edizione 2004 de Human Rights Nights<br />

La Cineteca di Bologna proietta film in versione originale sia per la<br />

programmazione quotidiana sia per i film festival che organizza ciclicamente. Tra<br />

questi, i più importanti sono il Future Film Festival, che si svolge a gennaio, sulle<br />

nuove tecnologie del cinema d’animazione, e Human Rights Night, a marzo, festival<br />

su cui torneremo ampiamente nel terzo capitolo. La Cineteca nasce nel 1972 e sin<br />

dai primi anni decide di proiettare i film in lingua originale. 46<br />

La traduzione dei film è quindi una questione che affronta da molto tempo, e<br />

che inizialmente è stata risolta con l’ausilio dell’interpretazione simultanea. In<br />

seguito, precisamente a partire dal 1996, si è gradualmente passati al sottotitolaggio,<br />

che veniva destinato alle proiezioni più importanti, fino a che, dal 2000, si è<br />

definitivamente passati ai sottotitoli.<br />

Avendo una programmazione quotidiana, si è cercato di creare un proprio<br />

sistema, che permettesse di evitare il ricorso ad agenzie esterne, fattore che avrebbe<br />

comportato una spesa enorme, data appunto l’esigenza quotidiana di realizzazione<br />

dei sottotitoli. Tra i primi in Italia, hanno deciso di proiettare i sottotitoli tramite un<br />

videoproiettore, su un pannello separato posto al di sotto dello schermo. Il lancio dei<br />

46 Quando possibile, in quanto il reperimento di vecchie pellicole in versione originale non è cosa<br />

facile.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 61<br />

sottotitoli viene eseguito manualmente dal sottotitolatore, dalla cabina di proiezione<br />

(tecnica che guarderemo più approfonditamente nel terzo capitolo).<br />

Nell’intervista il direttore del Lumiére ci ha spiegato che si è optato per il<br />

sottotitolaggio in quanto si riteneva la simultanea troppo invasiva. “ C’era una voce<br />

straniante all’orecchio, che mi disturbava”. 47 Ha aggiunto di aver raccolto le opinioni<br />

del pubblico, che mostrava di non gradire questo sistema proprio per questo motivo.<br />

Morini ritiene il sottotitolo più adeguato alla traduzione di un film, in quanto più<br />

asettico, più neutro, permetterebbe inoltre di percepire il dialogo originale, cosa non<br />

possibile con la simultanea che “finisce per sovrapporsi in quanto voce al dialogo del<br />

film”.<br />

Sostiene che nella simultanea l’interprete “rischia di tradurre tutto. Invece a<br />

volte è importante saper asciugare il dialogo, riconducendolo all’essenzialità, proprio<br />

per ridurre al minimo l’intervento su un film.” L’immediatezza della simultanea non<br />

permetterebbe, secondo Morini, di asciugare e di restituire al meglio la traduzione<br />

nella forma sintetica. Sostiene che anche il sottotitolo deve essere discreto e non<br />

invasivo, per consentire allo spettatore di fruire del film senza una presenza<br />

disturbante. A questo fine, un buon sottotitolo deve suggerire e non imporre, deve<br />

essere consultato a partire da un’esigenza dello spettatore e non imporsi esso stesso<br />

come elemento primario.<br />

Il sottotitolo avrebbe poi un altro vantaggio: nel caso lo spettatore conoscesse<br />

mediamente la lingua del film, ovvero non abbastanza da non aver bisogno di nessun<br />

supporto linguistico, ma sufficientemente da seguire grosso modo il filo del film,<br />

"può decidere di ricorrere al sottotitolo per quel 20% o 30% di film che non<br />

capisce.”<br />

Il sottotitolaggio d’altro canto pone dei problemi di natura organizzativa,<br />

perché il materiale deve arrivare con un certo anticipo, in quanto deve consentire non<br />

soltanto la traduzione, ma il confronto tra la copia che arriva per prima, su cui si fa il<br />

lavoro di sottotitolaggio, e quella che andrà in sala proiezione. Come abbiamo già<br />

spiegato, le due versioni possono presentare delle differenze (cfr.2.5.2), che, se non<br />

vi è un controllo previo, possono essere amaramente scoperte proprio durante la<br />

47 Cfr. intervista Cineteca, appendice A.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 62<br />

proiezione per il pubblico, che rischia di vedere sparire i sottotitoli dello schermo per<br />

intere sezioni di dialogo. Un’interprete sicuramente ha il vantaggio di poter risolvere<br />

la situazione non lasciando il pubblico sprovvisto di una traduzione.<br />

Per quanto riguarda le differenze in termini di costi, è l’interpretazione il<br />

sistema più vantaggioso sotto questo profilo, perché prevede che venga retribuita la<br />

persona solo per la durata della prestazione. Nonostante il costo superiore, la<br />

Cineteca comunque preferisce ricorrere al sottotitolo, che considera anche l’unico<br />

mezzo possibile per vedere film d’autore.<br />

Inizialmente il sottotitolaggio era riservato solo agli eventi più importanti, in<br />

seguito è stata esteso alla quotidianità della programmazione, sostituendo del tutto<br />

l’interpretazione simultanea, e rimanendo quindi l’unica tecnica utilizzata per<br />

tradurre i film stranieri.<br />

2.8 Conclusioni interviste<br />

Delle tre tecniche descritte nel primo capitolo, solo due vengono utilizzate dai<br />

film festival: il sottotitolaggio e l’interpretazione. Il doppiaggio viene escluso<br />

chiaramente per ragioni di costi, (i film festival come abbiamo visto, hanno in genere<br />

budget limitati), per mancanza di tempo, visto che è la procedura che richiede tempi<br />

più lunghi, ma soprattutto per una personale preferenza dei direttori di film festival, i<br />

quali,in tutte le interviste ci hanno detto che, anche disponendo di maggiori risorse,<br />

non utilizzerebbero comunque il doppiaggio. La loro scelta non sembra dipendere<br />

unicamente dal fatto che, come generalmente si sostiene, ai festival vi è l’obbligo<br />

della versione originale per permettere che vengano giudicate le qualità tecniche del<br />

film o il film nella sua interezza, quanto dall’opinione che i film, in particolare quelli<br />

proiettati ai film festival, meritino quando possibile, di essere fruiti in lingua<br />

originale. Per inciso, anche con l’interpretazione simultanea si copre la banda sonora<br />

originale, ma c’è comunque la possibilità di decidere, non utilizzando le cuffie, di<br />

vedere i film in versione originale, scelta che sarebbe impossibile con il doppiaggio.<br />

Per quanto riguarda l’opzione sottotitolaggio/interpretazione, che è poi quella<br />

centrale ai fini della nostra ricerca, dalle interviste emerge una chiara preferenza per


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 63<br />

il sottotitolaggio: tutti i direttori intervistati, hanno affermato di preferire il<br />

sottotitolaggio; anche i responsabili dei tre festival che si servono della simultanea,<br />

sottolineano come il ricorso a tale tecnica sia più che altro una scelta obbligata,<br />

dettata dai costi inferiori del servizio, e anche da una più facile organizzazione<br />

dell’evento festival: con il sottotitolaggio sarebbe indispensabile avere con un più<br />

largo anticipo film e lista dialoghi da consegnare ai traduttori, sempre che questa si<br />

possa ottenere. Queste condizioni si rivelano particolarmente problematiche poi,<br />

quando il festival, come nel caso del Festival dei Popoli, raccoglie un grande numero<br />

di opere. Vorrei far notare poi che due dei tre Festival in cui si adotta<br />

l’interpretazione, Schermi d’amore, di Verona, e Genova Film Festival, sono<br />

manifestazioni che si rivolgono ad un pubblico più ampio, pubblico notoriamente<br />

scettico di fronte alla presunta (per chi, come in Italia, non è abituato) “fatica” del<br />

sottotitolaggio. Nei festival più orientati al grande pubblico o ad un pubblico di non<br />

addetti ai lavori si potrebbe ipotizzare che la simultanea venga vista come<br />

un’approccio più soft rispetto al sottotitolo, forse perché più vicina al doppiato cui lo<br />

spettatore che solitamente non frequenta i festival è abituato. Si è invece molto più<br />

intransigenti laddove lo spettatore è un critico, un esperto del settore, un giornalista,<br />

dove insomma vi è un pubblico di addetti ai lavori, che vedono nel sottotitolo un<br />

indice di qualità del film, nonché condizione essenziale per la fruizione dello stesso.<br />

I problemi principali che si avrebbero con la simultanea sarebbero la presenza di una<br />

voce monocorde, straniante, che non permette allo spettatore di entrare nel film.<br />

Per quanto riguarda la consapevolezza della centralità del fattore lingua nella<br />

promozione di una determinata cultura, questa pare essere più forte in contesti<br />

“cultural specific”, quali Panafricana e l’Indian Film Festival. Soprattutto<br />

quest’ultimo mostra una particolare attenzione e un’enorme sensibilità nei confronti<br />

della lingua parlata nei film che mostra, girati soprattutto, ma non solo, in hindi.<br />

I due direttori del festival sono convinti dell’esigenza di far percepire al loro<br />

pubblico il suono originale del film, che trasmetterebbe delle emozioni importanti, le<br />

stesse che i due direttori provano nei loro viaggi in India, in cui, sottoposti a svariate<br />

sollecitazioni linguistiche, varie quante le contraddizioni e la popolazione di questa<br />

terra, riescono a cogliere, nonostante non comprendano la lingua, il suono<br />

meraviglioso del bengali o la bellezza dell’hindi, per esempio.


Capitolo II Politiche traduttive dei film festival 64<br />

Evidentemente non sposano la tesi di Lecuona (1994: 279) che sostiene che se uno<br />

spettatore vede un film in una lingua che non conosce, questa può agire da<br />

“verdadero ruido que impide la comunicación”, un rumore quindi, un fastidio<br />

insomma. Tra l’altro, l’esito che hanno avuto le Bollywood Sundays che,<br />

ricordiamo, sono proiezioni in hindi con sottotitoli, frequentate da un pubblico che<br />

andava lì proprio perché, come hanno dichiarato, amante del suono di questa lingua<br />

che pure non comprendevano, dimostrerebbe esattamente il contrario.<br />

Festival come l’Indian, African, o strutture quali la Cineteca, ricorrono al<br />

sottotitolaggio, più oneroso in termini di tempo e denaro, facendo scelte anche<br />

diifficili da un punto di vista economico, pur di dare allo spettatore la possibilità di<br />

sentire il film nella lingua originale, possibilità che vedono appunto soddisfatta dal<br />

sottotitolaggio.<br />

Si è visto insomma che, pur essendo il sottotitolo il sistema che incontra la<br />

preferenza di tutti i direttori dei festival, ci sono anche altri fattori, oltre ai costi, , di<br />

pubblico, relative all’organizzazione o al cinema che si promuove, che incidono non<br />

tanto o non solo sulla scelta di un sistema di traduzione piuttosto che un altro, quanto<br />

sulla convinzione della necessità questa scelta.<br />

Questo conferma una delle ipotesi che hanno guidato la progettazione del nostro<br />

questionario, e cioè che più fattori, oltre ai costi e alla coscienza dei direttori,<br />

possono condizionare la scelta di una forma di traduzione.<br />

.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 65<br />

Capitolo III<br />

Il festival sottotitolato<br />

Human Rights Nights<br />

Le interviste illustrate nel precedente capitolo ci hanno permesso di capire<br />

quali sono le politiche di alcuni film festival e quali i criteri per cui si operano<br />

determinate scelte. Si è cercato di capire, attraverso le opinioni dei direttori dei film<br />

festival, quali sono le esigenze in ambito traduttivo, quali sono le difficoltà, le<br />

dinamiche presenti in questi particolari eventi. Un’ulteriore approfondimento e una<br />

migliore comprensione del modo in cui viene gestita la traduzione in questo<br />

specifico contesto, sono stati possibili grazie ad una personale esperienza come<br />

sottotitolatrice all’interno di un film festival, esperienza che verrà illustrata nel<br />

seguente capitolo.<br />

La realizzazione dei sottotitoli è avvenuta nell’ambito del film festival Human<br />

Rights Nights, edizione 2004, svoltasi a Bologna dal 22 marzo all’8 aprile 2004 e a<br />

Forlì dal 26 marzo al 2 aprile 2004. La SSLMIT ha collaborato alla manifestazione<br />

fornendo le traduzioni delle opere presentate, e occupandosi dell’intero processo del<br />

sottotitolaggio di queste ultime, dalla fase iniziale di traduzione, alla fase finale di<br />

digitazione ed esecuzione in sala.<br />

L’intero lavoro di sottotitolaggio dei film del festival è stato infatti affidato ad<br />

un gruppo di studentesse che hanno preso parte ad uno stage presso la Cineteca del<br />

Comune di Bologna, promotrice del festival e responsabile della sua organizzazione.<br />

Poiché la creazione dei sottotitoli è avvenuta in un contesto specifico, quale<br />

quello del festival, che, come abbiamo detto, presenta condizioni e problematiche<br />

particolari, prima di passare all’analisi del lavoro di sottotitolaggio, riteniamo<br />

opportuno presentare il contesto nel quale i sottotitoli sono stati effettuati.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 66<br />

3.1 Human Rights Nights Film Festival<br />

Figura 10: locandina dell’edizione 2004 di Human Rights Nights.<br />

Il festival cinematografico Human Rights Nights nasce nel 2001 da una<br />

collaborazione tra la Cineteca di Bologna e il Center for Constitutional Studies and<br />

Democratic Development (Johns Hopkins University / Facoltà di Giurisprudenza,<br />

Università di Bologna). Quella a cui si è collaborato, all’interno dello stage, è la<br />

quarta edizione. Il festival prevede una settimana circa di incontri, conferenze e<br />

proiezioni a Bologna sul tema dei diritti umani e, da due anni a questa parte, prevede<br />

anche tre serate di proiezioni a Forlì, durante le quali viene proiettata una selezione<br />

dei film già presentati a Bologna.<br />

L’obiettivo della manifestazione, è quello di documentare, e di rendere visibili,<br />

attraverso una selezione di opere cinematografiche, sia di taglio documentaristico<br />

che di fiction, i conflitti e le tragedie ancora presenti in molte zone del mondo.<br />

Attraverso il cinema, straordinario veicolo di comunicazione e di denuncia, si indaga<br />

sul fenomeno della violazione dei diritti dell’uomo. Vengono proposte al pubblico<br />

opere che rappresentano i teatri del sopruso e della violenza, mostrando piccoli guerrieri<br />

minorenni già veterani delle armi, piuttosto che corpi di donne che diventano campi di


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 67<br />

battaglia e di scontro di civiltà, o qualsiasi altro contesto in cui venga offesa, violata o<br />

negata la dignità umana. 48<br />

Molti dei film si riferiscono a questioni irrisolte di genocidi ed uccisioni di<br />

massa per repressioni politiche o conflitti civili, e provengono da diverse zone del<br />

mondo, da paesi ricchi e non: dalla Cambogia al Ruanda, dalla Birmania ad Haiti,<br />

fino all’Europa o gli Stati Uniti.<br />

3.2 Lo stage<br />

La Cineteca del Comune di Bologna ha proposto che i film del festival<br />

venissero tradotti e sottotitolati dalla SSLMIT, offrendo a questo fine uno stage ad<br />

un gruppo di studenti, della durata di due mesi e mezzo circa. Il professore Chris<br />

Rundle si è occupato di trovare le persone interessate a svolgere il tipo di lavoro<br />

proposto, rivolgendosi ad un gruppo di laureandi che, per motivi di studio e di<br />

ricerca, avevano già una qualche familiarità con il sottotitolaggio. 49<br />

Sei laureande, tra cui la sottoscritta, hanno dato la propria disponibilità, e si è<br />

formato così il team di traduttrici per la quarta edizione di Human Rights Nights.<br />

Lo stage si proponeva di fornire una formazione specifica nel terreno della<br />

traduzione e sottotitolazione di opere audiovisive, offrendo al contempo una<br />

opportunità di applicazione delle nozioni acquisite nel corso della formazione<br />

universitaria. Sono state previste due fasi principali: una prima fase di formazione<br />

professionale, in cui sarebbe stato spiegato il modus operandi della Cineteca, dal<br />

software utilizzato per i sottotitoli a considerazioni di carattere più generico riguardo<br />

il lavoro dei traduttori per la Cineteca, ed una successiva di lavoro effettivo, che<br />

consisteva nella realizzazione dei sottotitoli.<br />

Nel corso del primo incontro, che si è svolto il 26 gennaio 2004, Andrea<br />

Morini, direttore del Lumiére, ci ha presentato il progetto, e ha illustrato lo scopo e i<br />

48<br />

Human Rights Nights Film Festival, catalogo, Giulia Grassilli, Anjuli Nunn, a cura di, edizione<br />

2004.<br />

49<br />

Tutte le partecipanti allo stage seguono il progetto di ricerca sul sottotitolaggio cui si è fatto cenno<br />

nel precedente capitolo (Cfr. nota 39), che prevede oltre alle interviste citate ad agenzie di<br />

sottotitolaggio, la frequenza di tutorial ed esercitazioni pratiche con un software didattico messo a<br />

disposizione dalla Scuola.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 68<br />

tempi in cui si sarebbe svolto il tutto. Il secondo incontro è stato con un traduttore<br />

della Cineteca, il quale ci ha parlato delle modalità di lavoro, delle problematiche<br />

che comporta un lavoro di traduzione di questo tipo, per una struttura quale la<br />

Cineteca, o per un evento quale il Festival dei Diritti Umani. Problematiche che<br />

avremo modo di discutere più avanti. Ai primi due incontri introduttivi, ne è seguito<br />

un terzo in cui ci è stato mostrato il software da usare (Power Point) e sono stati<br />

assegnati i film da sottotitolare. E’ stato richiesto il lavoro di sottotitolaggio per 18<br />

opere, tra documentari, corto e lungometraggi.<br />

Ad ogni partecipante sono stati consegnati dai tre ai quattro film, in formato<br />

VHS. Nessuno dei film aveva una lista dialoghi, eccezion fatta per Holy Cross, di<br />

Mark Brozel. Tutte le copie erano in versione originale, alcune con sottotitoli in<br />

inglese (pivot titles), altre senza alcun sottotitolo. Per tutti i film veniva richiesta la<br />

sottotitolazione in italiano.<br />

Nonostante fosse prevista una verifica del nostro lavoro da parte del personale<br />

della Cineteca, e un monitoraggio a distanza per analizzare eventuali problemi<br />

d’interpretazione, il lavoro è stato più che altro individuale, il che, se da un lato è<br />

stato visto come una chiara dimostrazione di fiducia da parte della Cineteca nei<br />

confronti delle nostre competenze, ha anche comportato alcuni timori: il<br />

sottotitolaggio di un film infatti pone il traduttore di fronte ad importanti scelte di<br />

selezione e di eliminazione del testo, 50 che si rivelano fondamentali per la<br />

comprensione del film, al punto che Villanacci, il sottotitolatore del festival di<br />

Venezia, sostiene che “è da lì che si vede se uno è un buon traduttore, oppure no.” 51<br />

Per quanto riguarda i tempi di consegna, ci è stato chiesto di rispettare<br />

un’unica condizione: che fossero pronti per il festival. In seguito, la Cineteca ha<br />

pensato di aggiungere una supervisione finale ai lavori, che è stata affidata ad una<br />

delle loro traduttrici. Per consentire la supervisione, è stato necessario consegnare i<br />

50 “It is important to understand the choices available to the subtitler and the effects produced by<br />

different subtitling decisions.” (Kovacic 1996: 298)<br />

51 “ (…) in un film, quando i dialoghi sono serrati, c’è più di una persona che parla, ho bisogno di fare<br />

dei tagli, anche consistenti. I tagli che io faccio sono solo di mia discrezione. Cioè, io traduttore decido<br />

che cos’è che posso tagliare, che cos’è che deve assolutamente esserci, qual è la parola chiave della<br />

frase, ecc. Queste sono le scelte di un traduttore di sottotitoli. È da lì che si vede se uno è un buon<br />

traduttore oppure no.” Cfr. Intervista Mostra del Cinema di Venezia, appendice A.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 69<br />

film pronti prima della scadenza che si era fissata, e questo ha creato alcuni<br />

problemi.<br />

3.2.1 Fasi di lavoro<br />

Il processo di traduzione si è articolato nelle seguenti fasi: prima di tutto c’è<br />

stata la visione del film da tradurre, cui ha fatto seguito la ricerca di materiale e di<br />

documentazione relativa ai rispettivi film, e alle situazioni che questi descrivevano.<br />

La seconda fase, quella della trascrizione, è avvenuta in modi diversi: la<br />

discriminante è stata la presenza o meno sulla copia di altri sottotitoli, i pivot titles,<br />

da cui noi avremmo dovuto fare la nostra traduzione, tecnica che pone particolari tipi<br />

di problemi, che analizzeremo più avanti.<br />

A new potential source of errors in the world of subtitling is found in the increasing use<br />

of pivot translation, defined as translations produced not from the original, but from an<br />

existing translation in another language.”<br />

Gottlieb(1997: 127)<br />

Per i film senza pivot titles, c’è stata una prima fase di trascrizione dei dialoghi<br />

del film; per i film con pivot titles invece, si è passati direttamente alla trascrizione di<br />

questi ultimi, o, in alcuni casi, direttamente alla traduzione in italiano. Chiaramente<br />

le due situazioni richiedono tempi ben diversi. La trascrizione dei dialoghi è la fase<br />

più lunga dell’intero processo di sottotitolaggio, e può presentare problemi di<br />

comprensione linguistica da cui la versione già sottotitolata è pressoché esente. 52<br />

52 Proprio per questi motivi, tra l’altro, le agenzie di sottotitolaggio intervistate, (per il progetto di<br />

ricerca di cui si è parlato, Cfr. nota 39), chiedono ai committenti dal 30 al 50 per cento in più per un<br />

film da trascrivere interamente rispetto ad un film con una lista dialoghi disponibile. Benché la cosa<br />

possa apparire ovvia agli occhi di un traduttore, non si può dire altrettanto dei direttori di alcuni film<br />

festival intervistati, che si dichiarano sorpresi di tanta differenza in termini di costi, per i due<br />

servizi.(Cfr.intervista Genova Film Festival, appendice A). Nella maggior parte dei film festival,<br />

soprattutto in quelli minori, accade sovente che i film arrivino all’ultimo minuto, e che solo allora ci si<br />

renda conto che, nonostante le richieste, il film non presenta alcuna lista dialoghi o dei sottotitoli. Per<br />

cui, se lo si vuole sottotitolare, si rende necessaria una trascrizione e, di conseguenza una spesa<br />

ulteriore, non prevista. Proprio il fatto che non si possa fissare in anticipo un budget, che si presentino<br />

spese extra all’ultimo minuto, porta i festival che dispongono di minore elasticità da un punto di vista<br />

economico, a rinunciare al sottotitolaggio. Questo discorso non vale per i film festival più noti,<br />

diventati ormai importanti vetrine per i distributori, eventi che richiamano l’attenzione dei media,<br />

come Cannes e Venezia, che possono permettersi di imporre le loro regole: in entrambi i festival infatti<br />

è obbligatorio che vengano presentati i film già sottotitolati su pellicola rispettivamente in francese e<br />

italiano, pena l’esclusione dal concorso.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 70<br />

Una volta ultimata l’eventuale trascrizione, si è passati allo spotting, ovvero la<br />

determinazione dei tempi di entrata e uscita dei sottotitoli, rispettando la sincronia tra<br />

suoni e parole. Si è quindi passati alla fase di traduzione-adattamento 53 dei dialoghi o<br />

dei sottotitoli già presenti sulla copia (per il 90% dei casi in lingua inglese), verso<br />

l’italiano.<br />

A questo punto, verificati i tempi, scritti i sottotitoli italiani nelle singole<br />

diapositive, il passaggio seguente dovrebbe essere quello di verificare eventuali<br />

differenze tra la copia del film su cui si è lavorato a casa (generalmente in formato<br />

VHS), e quella che verrà proiettata in sala (spesso in formato digitale). A questo<br />

scopo si ricorre al “Telecinema”, ovvero una proiezione di prova in sala con la copia<br />

del film che verrà utilizzata per il festival. Può accadere che le due versioni non<br />

sempre coincidano: questo può dipendere dal fatto che le due copie sono state<br />

montate diversamente perchè destinate a contesti differenti (la copia per la TV<br />

piuttosto che quella per il cinema, o per il film festival). Tuttavia, a causa dei tempi<br />

ristretti, si possono avere difficoltà ad organizzare tale proiezione di prova, perché<br />

bisogna contattare per tempo il proiezionista, che si occupa di mandare il film in<br />

sala, e verificare che ci sia la sala disponibile, e anche in questo caso, essendo la<br />

Cineteca una struttura che fa programmazione quotidiana, la cosa può non risultare<br />

facilissima. È comunque un passaggio fondamentale, perché, come abbiamo visto<br />

nel precedente capitolo, la mancata verifica delle due copie può portare poi alla<br />

mancanza di sottotitoli per intere sezioni del film (fenomeno che purtroppo si è<br />

verificato con tre dei film presentati al festival, che appunto non erano stati<br />

precedentemente visionati).<br />

La fase finale è quella della digitazione vera e propria, ovvero del lancio del<br />

titolo in sala, durante la proiezione del film. Dall’interno di una cabina, accanto alla<br />

sala proiezione, si digita direttamente sulla tastiera di un computer, e il sottotitolo<br />

appare direttamente sullo schermo in sala, più precisamente su un pannello al di<br />

Il passaggio della trascrizione dei dialoghi inoltre, sempre all’interno delle agenzie, che probabilmente<br />

hanno più risorse di un festival, viene di solito affidato ad un madrelingua, che passa poi la lista<br />

dialoghi al traduttore. Sistema sicuramente meno suscettibile di errori e soprattutto, molto più veloce,<br />

ma che comporta maggiori costi, dovendo impiegare due persone piuttosto che una sola.<br />

53 Come abbiamo visto nel primo capitolo, è necessario che il sottotitolo permanga sullo schermo<br />

almeno quattro secondi, 53 tempo ritenuto sufficiente perché lo spettatore possa leggerlo.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 71<br />

sotto dello schermo. Questo per quanto riguarda Bologna; per le proiezioni a Forlì si<br />

è adottato un sistema differente, lo stesso che viene usato quando c’è una necessità di<br />

trasportare l’attrezzatura, ad esempio per rassegne circuitanti: si utilizza un display<br />

smontabile in 3 parti ed un PC portatile, e si lanciano i sottotitoli dalla cabina di<br />

proiezione o dalla prima fila.<br />

Nelle sale messe a disposizione a Forlì, in cui non vi era alcuna cabina di<br />

proiezione, si è dovuto optare per il lancio dalla prima fila; non essendoci tra l’altro<br />

il display posizionato al di sotto dello schermo i sottotitoli sono stati proiettati<br />

direttamente sullo schermo stesso, a destra però, e non in posizione centrale come è<br />

prassi. Sistema senz’altro funzionale, ma decisamente meno raffinato e agevole: i<br />

sottotitoli sono infatti meno leggibili, perché molto più piccoli, e la lettura più<br />

faticosa, in quanto l’occhio, per leggere il sottotitolo, sposta l’attenzione dal centro<br />

dello schermo alla destra di questo, compiendo una “ginnastica” che appesantisce in<br />

modo sensibile la fruizione del film.<br />

3.2.2 I sottotitoli<br />

Come abbiamo già detto nel primo capitolo, non vi è un’unica regola sui<br />

parametri di lunghezza e dimensione del carattere, che possono variare, due righe<br />

invece di tre, dai 30 ai 40 caratteri in media. Per quanto riguarda la Cineteca, ci è<br />

stato chiesto di usare il carattere Arial, grandezza 24, con 34 caratteri per riga, e un<br />

sottotitolo che non superasse le due righe.<br />

Anche sulla divisione del testo nelle due righe ci sono prassi differenti: per<br />

esempio la Cineteca chiede che la prima riga del sottotitolo sia più breve della<br />

seconda, in modo tale da creare una sorta di “struttura a piramide”, sempre per<br />

affaticare l’occhio il meno possibile, a Venezia invece la prassi è quella di dividere il<br />

sottotitolo in due righe di pari lunghezza. 54<br />

La punteggiatura utilizzata è quella comune a normali testi scritti non formali,<br />

compresi punti di domanda ed esclamativi sebbene non ne sia stato fatto un uso<br />

eccessivo. Nei punti di maggiore enfasi verbale abbiamo ritenuto indispensabile<br />

inserirli perché il sottotitolo deve mantenere un certo “sapore di orale” (De Linde,


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 72<br />

1990: 9-26), che a nostro parere deve essere rispecchiato anche nella punteggiatura,<br />

altrimenti si rischia di proporre dei testi innaturali che rallentano la lettura.<br />

L'uso dei puntini di sospensione è stato applicato sia ai casi in cui un discorso<br />

veniva interrotto sia per indicare che la frase avrebbe continuato nel sottotitolo<br />

seguente.<br />

I sottotitoli dei film e dei documentari di Human Rights Nights sono stati<br />

realizzati su Power Point. Vengono proiettati su un pannello posto al di sotto dello<br />

schermo fisso, come nella gran maggioranza dei film festival. In occasione di<br />

rassegne circuitanti, (come nel caso delle proiezioni a Forlì), la Cineteca del Comune<br />

di Bologna utilizza un display smontabile in 3 parti ed un PC portatile.<br />

3.3 I film del festival<br />

A differenza di altri film festival che presentano cinematografie di un’unica<br />

area geografica, o dei festival il cui obiettivo è quello di divulgare un genere (il<br />

corto, piuttosto che il documentario, per esempio), Human Rights Nights raccoglie<br />

opere diverse sia per provenienza geografica, sia per il genere cinematografico cui<br />

appartengono: i lavori presentati, come abbiamo anticipato nel primo paragrafo, sono<br />

sia fiction che documentari. E proprio questa eterogeneità si è rivelata uno degli<br />

aspetti più interessanti del lavoro di traduzione, in quanto ha messo noi traduttrici di<br />

fronte a tipologie testuali diverse, e di conseguenza di fronte a esigenze e a<br />

problematiche che richiedevano strategie traduttive diverse.<br />

I film sottotitolati dalla sottoscritta sono:<br />

• Holy Cross (Regno Unito/2003) di Mark Brozel (100’)<br />

lungometraggio.<br />

• Pinochet Children (Germania/2002) di Paula Rodriguez (83’),<br />

documentario.<br />

• Terror’s Children (USA/2003) di Sharmeen Obaid (45’),<br />

documentario.<br />

54 Cfr. Intervista Mostra del Cinema di Venezia, appendice A.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 73<br />

Benché siano stati sottotitolate tre opere, ci concentreremo principalmente su,<br />

Holy Cross e Pinochet Children, accennando solo brevemente al terzo film, in<br />

quanto queste sono le opere che hanno presentato particolari problematiche nel corso<br />

del lavoro di sottotitolaggio, e che meglio ci aiutano a capire le diverse difficoltà cui<br />

va incontro il traduttore e le diverse strategie traduttive cui può far ricorso per<br />

risolverle.<br />

Nei seguenti paragrafi illustreremo le diverse caratteristiche dei film e il modo<br />

in cui queste hanno inciso sul lavoro di traduzione.<br />

3.3.1 Holy Cross<br />

Scioccanti immagini di bambine sconvolte e terrorizzate, circondate dalla<br />

polizia con scudi da sommossa, folle arrabbiate che lanciano ingiurie, contro di loro,<br />

mentre tentano di raggiungere la scuola elementare Holy Cross di Belfast: queste<br />

immagini hanno dominato i media inglesi nel Settembre 2001.<br />

Holy Cross di Mark Brozel, è un film di fiction che rielabora la vicenda della<br />

scuola cattolica di Belfast, Holy Cross, finita sotto gli occhi di tutto il mondo per le<br />

bambine cattoliche costrette a raggiungerla protette dai blindati, sotto sputi e sassi<br />

lanciati dai protestanti. Brozel ripercorre quanto accaduto, attraverso la storia di due<br />

famiglie coinvolte nei disordini del 2001 sulla Ardoyne Road a Belfast, dove era<br />

sorta appunto la disputa sui diritti di attraversamento, per qualche centinaio di metri,<br />

dell’area per maggioranza protestante di Glenbryn da parte di alunne dell’area<br />

cattolica Ardoyne di Belfast nord, per raggiungere la scuola elementare Holy Cross.<br />

Il regista osserva la vicenda dal punto di vista di due famiglie, una protestante<br />

ed una cattolica, con le case confinanti, entrambe in attesa di un muro a separarle una<br />

volta per tutte, per risolvere la questione. Ognuno ha le sue ragioni, e ognuno<br />

sbaglia, intrappolati in un odio che ha radici antichissime e, proprio per questo,<br />

difficili da estirpare.<br />

” This was an important story that attracted world attention. Many of the problems and<br />

issues facing these communities reflect issues facing the wider community in Northern<br />

Ireland. The story is about fear, identity, community, territory, trust and enmity in a<br />

polarised society where politics and community relations have failed.”<br />

Robert Cooper, produttore.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 74<br />

Figura 11: Holy Cross - Mark Brozel.<br />

Il film tenta di andare al di là della collera e dei fatti di cronaca per<br />

approfondire le emozioni, motivazioni ed azioni delle persone coinvolte. È stato<br />

definito un “dramma di finzione intrecciato ad eventi reali”, sia perché porta in scena<br />

una storia realmente accaduta, sia perché nel farlo si serve anche di filmati Tv<br />

autentici mandati in onda in quei giorni dai notiziari inglesi e irlandesi, motivo per<br />

cui Holy Cross è stato a volte definito un “docu-drama”.<br />

La regia è di Mark Brozel, il quale, commentando sulla prospettiva del suo<br />

film, esprime così i suoi intenti: “Le notizie tendono a raccontare i fatti in bianco e<br />

nero. A un primo livello va bene perché ci raccontano cosa sta succedendo, ma col<br />

tempo questo ci desensibilizza al dolore e alle esperienze degli individui coinvolti.<br />

Quello che un film come Holy Cross può fare è dare alla gente un forte legame<br />

emotivo con quello che le persone attualmente stanno attraversando.” 55<br />

55 Human Rights Nights Film Festival, catalogo, a cura di Giulia Grassilli, Anjuli Nunn, edizione 2004.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 75<br />

Holy cross ha vinto i premi FIPA D’Ors: miglior commedia, miglior attrice,<br />

migliore sceneggiatura per la categoria dramma, al Festival Internazionale di<br />

Programmi Audiovisivi di Biarritz 2004.<br />

Mark Brozel ha curato la regia della serie TV Table 12 (2001) e dei film A Rap<br />

at the door e Mange Tout (1999). Il film è stato coprodotto dalla BBC.<br />

3.3.2 Pinochet Children<br />

“Pinochet children, volver a vernos”, di Paula Rodriguez è un documentario<br />

che racconta l’esperienza della dittatura cilena con gli occhi di chi quell’esperienza<br />

ha iniziato a viverla da bambino.<br />

Alejandro Goic aveva sedici anni, Enrique Paris dodici e Carolina Tohà otto,<br />

quando il generale Pinochet prese il potere in Cile l’11 settembre 1973. Durante il<br />

golpe Alejandro e Carolina persero i loro padri, e tutti e tre persero la loro innocenza<br />

e gioventù. Negli anni ottanta diventarono tutti e tre studenti leader, per poi prendere<br />

strade diverse con la fine della dittatura.<br />

Con ragionate e commoventi interviste e una ricca sequenza documentata, Pinochet<br />

children è un film degno di attenzione che in modo unico presenta il corso della vita di<br />

tre persone confrontandoli sullo sfondo dello sviluppo socio-politico del loro Paese. 56<br />

Paula Rodriguez è nata nel 1963 a Santiago del Cile. Ha studiato architettura<br />

all’Accademia di Arti di Berlino prima di entrare nel programma di direzione della<br />

German Academy di Film e Televisione (dffb). Tra i suoi film: Der<br />

purzelbaum,(1987), The Border(1990), Soll Töten (1991), Jene Welte, diese (1993),<br />

Theo (1995), Ay Santiago (1996), First steps (1998) e Pinochet Children (2002).<br />

3.4 L’importanza del genere.<br />

I film sottotitolati appartengono a generi filmici diversi: Holy Cross è un film<br />

di fiction, Pinochet Children un documentario, così come Terror’s Children. Queste<br />

56 ibid..


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 76<br />

differenze si sono riflettute anche nell’approccio traduttivo nei confronti di queste<br />

opere, richiedendo strategie e scelte diverse.<br />

Come già notava Mangani, 57 la conoscenza del genere di prodotto audiovisivo<br />

da sottotitolare si rivela elemento indispensabile per orientare il lavoro del traduttore.<br />

Sapere a quale genere appartiene l'opera aiuta senz'altro farsi un'idea sull'audience<br />

alla quale verrà indirizzata la traduzione e quindi contribuisce a determinare la scelta<br />

dello stile e del registro da adottare, ma anche per la scelta dei metodi di adattamento<br />

della traduzione in forma di sottotitoli.<br />

Tra gli altri, De Linde (1999) e Kovačič (1995) sottolineano la necessità della<br />

conoscenza del genere per assicurare la qualità dei sottotitoli. Kovačič sostiene che<br />

la strategia da applicare per la risoluzione di problemi legati alla creazione di<br />

sottotitoli dipende prima di tutto dal tipo di programma e dall'audience prevista, De<br />

Linde infine afferma che nessuna delle pratiche di traduzione dei prodotti<br />

multimediali è eminentemente linguistica e che, per capire il processo di<br />

integrazione dei sottotitoli con il film, ossia della pellicola o traccia digitale con la<br />

struttura schematica del prodotto, bisogna avere una “basic appreciation of the film<br />

medium”.<br />

Le caratteristiche del genere da qui l'opera appartiene sono una buona<br />

indicazione di lavoro, perché l’appartenenza ad un genere o ad un altro comporta sì<br />

l’utilizzo di tecniche e montaggi diversi, ma riguarda anche gli obiettivi che l’opera<br />

si pone e gli strumenti utili al fine di perseguire tali obiettivi.<br />

L’avventura è sia in ciò che si va a guardare e filmare sia nel modo in cui lo si fa; la non<br />

fiction è quel tipo di cinema che si oppone alla fiction in quanto costituisce sullo<br />

schermo un universo “manipolato” pur sempre, e inevitabilmente, ma che conserva o<br />

pretende di conservare un legame diretto con la realtà riprodotta, stabilendo con lo<br />

spettatore un patto che gli fa dire: “È Vero, oltre che verosimile, e ci credo; mentre lo<br />

spettatore della fiction dice piuttosto: “Non è vero, benché verosimile, tuttavia ci<br />

credo.”<br />

Aprà (1997:7)<br />

57 Mangani; I.” Il sottotitolaggio del documentario “in my own skin”, living as an arab in<br />

america.”2002, tesi non pubblicata, SSLMIT, Università degli studi di Bologna, Forlì.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 77<br />

In un documentario, per esempio si ricorre spesso all’intervista, strumento<br />

importante che ci consente di leggere la realtà nelle sue molteplici forme, quelle dei<br />

punti di vista, degli occhi altrui. Il rapporto tra l’intervistatore e l’intervistato, la<br />

modalità con cui si conduce l’intervista diventano quindi elementi fondamentali,<br />

filtro e canale delle emozioni dell’altro.<br />

Castellani (2002:105) spiega che esistono varie metodologie con cui si<br />

conducono le interviste all’interno dei documentari, il cui impiego è dovuto allo<br />

scopo che si ha e al risultato che si vuole ottenere.<br />

Un autore che voglia dare un taglio psicosociologico al suo documentario,<br />

ricorrerà ad un’intervista in cui si cerca di ottenere le risposte immediate<br />

dell’intervistato, facendo leva sulla spontaneità della situazione, con tutto ciò che<br />

questo comporta, sia a livello di sceneggiatura, che sarà quanto più vicina alla realtà<br />

e povera di artifici cinematografici, sia a livello del parlato, che in quanto spontaneo<br />

appunto, presenterà per esempio false partenze, ripetizioni, frasi interrotte. Di<br />

converso, un documentario-inchiesta che mira a ricostruire una determinata<br />

situazione storica, avrà diverse indicazioni di sceneggiatura e un ritmo più lento, a<br />

partire anche dall’eloquio degli intervistati, da cui non si cerca di ottenere una<br />

reazione a caldo, incalzandoli magari con domande veloci, che esigono risposte<br />

veloci, tutt’altro: si vuole evocare qualcosa di lontano, scavare nei ricordi, e questo<br />

inevitabilmente implica un altro tipo di approccio.<br />

Dei film sottotitolati Pinochet Children presentava appunto i tratti appena<br />

descritti. I tre protagonisti tornano con la mente agli anni della dittatura di Pinochet,<br />

raccontando in che modo tale situazione ha influenzato la loro vita. Il ritmo del<br />

dialogo era quindi lento, c’erano lunghe pause, e poche ripetizioni o frasi interrotte.<br />

Questo ha facilitato molto il lavoro di sottotitolaggio, perché ha consentito di<br />

apportare meno tagli al testo, in quanto si doveva sottostare a vincoli temporali meno<br />

rigidi, ed è stato d’aiuto anche nella fase di lancio dei sottotitoli in sala.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 78<br />

La differenza salta agli occhi facendo un confronto con Holy Cross, che è<br />

invece un film di fiction, 58 e come tale, impiega dialoghi che, per quanto<br />

precedentemente scritti, sono comunque pensati per riprodurre una situazione di<br />

verosimiglianza con la realtà 59 . Se nei dialoghi di Holy Cross mancavano quegli<br />

aspetti che contraddistinguono il parlato spontaneo appena citati (ripetizioni, false<br />

partenze, esitazioni, intercalari), abbondavano invece altri elementi quali un ritmo<br />

molto serrato negli scambi tra gli attori, con una velocità di emissione abbastanza<br />

alta e la condensazione di molte parole in pochi secondi.<br />

Nel sottotitolaggio di Holy Cross quindi, una delle principali difficoltà è stata<br />

quella di realizzare dei sottotitoli che non alterassero il ritmo serrato dei dialoghi, che<br />

rimanessero sullo schermo abbastanza a lungo da essere letti, ma la cui lettura non<br />

impedisse allo spettatore di percepire il ritmo, l’intensità emotiva di certi passaggi, o<br />

di seguire il climax narrativo. Si è cercato di non perdere il ritmo linguistico di<br />

partenza. Altre difficoltà sono nate dal fatto che Holy Cross, a differenza diPinochet<br />

Children, era ricco di espressioni gergali, di turpiloquio. Dialoghi di questo tipo<br />

erano assenti invece in un documentario come Pinochet Children, il che ha<br />

consentito di muoversi con più facilità , proprio perché si aveva meno timore di<br />

spezzare il ritmo.<br />

In Holy Cross inoltre ci si è trovati spesso a riflettere su alcune scelte traduttive<br />

piuttosto delicate a causa del tema trattato. Ma questo è un aspetto che valuteremo<br />

nel prossimo paragrafo.<br />

58 Benché sia stato definito un docu-drama, per quanto nei rapporti con la realtà i confini tra film<br />

documentario e film di finzione siano molto più labili di quanto si tenda comunemente a credere e a<br />

dare per scontato, per cui tracciare una linea di confine netta tra fiction e non fiction non è sempre<br />

facile, Holy Cross rimane comunque un film di fiction, con attori, un copione, una sceneggiatura, un<br />

montaggio, che ricreano una situazione reale, non sono la situazione reale.<br />

. Tracciare una linea di confine netta tra fiction e non fiction è sempre<br />

59 Il famoso scritto per essere detto come se non fosse stato scritto.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 79<br />

3.5 Elementi culturali<br />

Where... a play, film or series attempts to portray life in a particular country, the<br />

language of that country is an essential part of that cultural experience and it should be<br />

preserved: in such cases subtitling might be the more appropriate form of language<br />

transfer. (Luykens et al 1991:130)<br />

La traduzione del dialogo filmico in sottotitoli non consiste solo in una<br />

trasposizione linguistica della lingua di partenza a quella di arrivo, bensì nel tentativo<br />

di riuscire a trasmettere tratti culturali propri di una determinata area linguistica ad<br />

un pubblico italiano.<br />

Nel caso del film Holy Cross, l’area linguistica è quella di Belfast, Irlanda del<br />

Nord, terra che da secoli è teatro di scontri religiosi, politici e sociali tra protestanti e<br />

cattolici.<br />

Holy Cross racconta di questa tensione, ancora forte, e lo fa dal punto di vista<br />

di una famiglia protestante e di una cattolica. Più volte dai dialoghi del film emerge<br />

non solo l’odio, ma anche l’antichità di questo odio. 60 Alcuni insulti, che i protestanti<br />

60 Scavare nella storia del conflitto anglo-irlandese significa compiere un cammino a ritroso che<br />

ripercorra le tappe d’un processo di liberazione nazionale durato settecento anni.<br />

Un elemento centrale per comprendere il conflitto anglo-irlandese è la questione religiosa, che<br />

diventerà decisiva soprattutto con l’avvicinarsi dell’Inghilterra al protestantesimo, sorto nella prima<br />

metà del Cinquecento e forte nelle aree settentrionali europee.<br />

“Il dominio diretto degli Inglesi sull’Irlanda ebbe inizio con i Tudor (secolo XVI), decisi ad introdurre<br />

nel paese il protestantesimo in luogo del cattolicesimo, e continuò con gli Stuart e con Cromwell. Le<br />

terre irlandesi furono confiscate e assegnate a coloro che simpatizzavano per gli Inglesi o a protestanti<br />

"trapiantati", come gli Scozzesi che Giacomo I fece trasferire nell’Ulster. Nonostante la concessione di<br />

un Parlamento indipendente, nel 1782, ottenuta grazie all’attività del leader protestante Henry Grattan,<br />

l’insoddisfazione degli Irlandesi non si placò. Nel 1798, Wolfe Tone e i suoi Irlandesi Uniti si<br />

ribellarono contro il dominio inglese. Quale conseguenza diretta della rivolta di Tone – repressa<br />

brutalmente – l’Inghilterra e l’Irlanda furono unificate nel 1800. A metà dell’Ottocento vi fu una<br />

grande carestia che costrinse molti Irlandesi ad emigrare, soprattutto verso gli USA. Dopo la grande<br />

carestia, il malcontento irlandese verso Londra si faceva sempre più acceso. Ormai gli Irlandesi<br />

volevano l’autonomia come primo passo verso la totale indipendenza. Nel 1861 nacque il partito<br />

nazionalista Sinn Fein e poco dopo si organizzò l’IRA (Irish Republican Army), un esercito segreto di<br />

liberazione che iniziò la guerriglia contro le truppe britanniche.Dopo molti rinvii, il governo britannico<br />

accettò nel 1914 l’introduzione della Home Rule, l’autonomia. Ma la sua attuazione fu spostata alla<br />

fine della guerra, appena iniziata. D’altra parte, la provincia settentrionale dell’Ulster, a maggioranza<br />

protestante, rifiutò la Home Rule e, sotto la guida di Edward Carson, si dichiarò pronta a combatterla<br />

anche con le armi. Ormai erano gli irlandesi a non accontentarsi: il movimento indipendentista riprese<br />

nuovo vigore, anche col ricorso al terrorismo, soprattutto a motivo dell' Ulster, e non si sarebbe sopito<br />

nemmeno con la nascita della repubblica nel 1922 (Ira). Tuttavia la virulenza della "questione<br />

irlandese" quale grave problema di politica interna britannica si venne attenuando e, per quanto grave,<br />

finì per essere circoscritta all'Ulster e ai rapporti internazionali tra Regno unito e Eire, divenendo una


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 80<br />

rivolgono ai cattolici, rimandano ad un conflitto vecchio di secoli, e proprio per<br />

questo, sono stati particolarmente difficili da rendere in italiano, per le implicazioni<br />

sociali, religiose e politiche che in essi vi erano.<br />

Gli insulti di cui parlo sono “Fenians, Taigs”, e “Provies”. Vediamo perché.<br />

I Fenians, o feniani erano i membri della Fenian Brotherhood, associazione<br />

rivoluzionaria irlandese fondata nel 1858 a Chicago da John O’Mahony con lo scopo<br />

di liberare l’Irlanda dal dominio inglese e costituire una repubblica indipendente.<br />

Diffusasi tra gli emigrati irlandesi, in prevalenza cattolici, negli Usa e attiva fino alla<br />

prima guerra mondiale, l’associazione fu responsabile di cospirazioni e attentati<br />

terroristici in Irlanda e Inghilterra. 61<br />

Oggi Fenians è il termine che viene usato dai protestanti, in modo spregiativo,<br />

per indicare gli irlandesi di religione cattolica. Stessa valenza ha Taigs, che viene da<br />

Tadgh, la forma gaelica di Teddy, nome comune tra i cattolici irlandesi, sia del Nord<br />

che del Sud. 62<br />

Provies invece deriva da provos, ovvero provisional IRA, ovvero membro dell’IRA,<br />

Irish Republican Army (Cfr.nota 58), ed in particolare di quel Movimento che viene<br />

costituito dai Repubblicani irlandesi nel 1970, che si distacca dal Movimento<br />

“Ufficale”, da cui il nome di “Provvisori”, per arrivare al distacco dell’Inghilterra per<br />

mezzo della violenza. l’IRA, è stata responsabile di attentati terroristici sanguinosi<br />

non solo contro obiettivi militari ma anche nelle città inglesi, compreso il centro di<br />

Londra. Dare ad un cattolico del “provie”, quindi, vorrebbe dire dargli del terrorista.<br />

Come si è visto, la divisione protestanti-cattolici, è una questione<br />

estremamente complessa, e già difficile da comprendere in prima persona, pur<br />

pesante eredità soprattutto per quest'ultimo. Nel quadro dei sommovimenti mondiali del Sessantotto,<br />

anche i cattolici dell'Irlanda del nord ripresero l'iniziativa indipendentista, caricata di forti tinte sociali,<br />

alla quale la Gran Bretagna rispose con un rincrudimento dell'occupazione e della repressione militari.<br />

L'Ira riprese nei decenni seguenti a scatenare attentati terroristici sanguinosi non solo contro obiettivi<br />

militari ma anche nelle città inglesi, compreso il centro di Londra, mentre il governo conservatore<br />

britannico continuava stancamente le trattative con l'Eire per una soluzione concordata alla<br />

ghettizzazione dei cattolici dell'Ulster; la maggioranza degli irlandesi disapprovava il terrorismo<br />

dell'Ira e ne temeva le ripercussioni sul territorio della repubblica. Nel 1994 lo Sinn Fein decise di<br />

avviare delle trattative con il governo britannico per la soluzione pacifica del conflitto, che si realizzò<br />

effettivamente nell'aprile 1998. (G. Petrillo, “La questione irlandese”, www.regnounito.net)<br />

61 (“Dizionario di storia” www.pbm.storia.it)<br />

62 Coles, R. (1980) “Ulster Children: Waiting for the prince of peace”, www.theatlantic.com


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 81<br />

avendo cercato di documentarsi il più possibile, lo diventa ancora di più nel<br />

momento in cui lo si vuole far comprendere, in poche battute, ad un’audience, che<br />

presumibilmente, non ne ha una conoscenza profonda. Pur tenendo presente un<br />

pubblico, come quello della Cineteca, e in particolare di questo festival, che<br />

immaginiamo avere un livello di istruzione e cultura generale medio alto.<br />

Concordiamo pienamente con quanto sostiene Taylor (2000-2), parlando di<br />

traduzioni di testi ricchi di riferimenti culturali specifici di una determinata<br />

comunità:“ The act of subtitling in these circumstances carries a heavy burden of<br />

responsibility, in terms of transferring semantic, pragmatic, and cultural content.”<br />

Ma vediamo quali sono stati i passaggi del film più difficili da risolvere e le<br />

strategie adottate:<br />

Es. 1<br />

[10:02:45]<br />

Fenians! Taigs!<br />

Es.2<br />

[10:29:42]<br />

Testo originale Sottotitolo italiano No.<br />

Oi! You! What the hell are you<br />

doing here, you Provie bastard?<br />

Papisti! Sporchi cattolici! 88<br />

Che diavolo ci fai qui,<br />

Ira bastardo?<br />

Trattandosi di riferimenti culturali specifici, che non hanno nel contesto<br />

italiano un aspetto equivalente, ci si è trovati di fronte, come si è detto, a notevoli<br />

difficoltà, e si sono adottate due strategie differenti: nella prima, nonostante esista in<br />

italiano il termine Feniani, si è deciso di non ricorrere a questo termine, e di<br />

trasmettere invece ciò che si celava dietro l’uso di questa parola, avvicinandosi al<br />

fruitore dell’opera (il già discusso approccio target-oriented), cercando di fare<br />

quanto raccomanda Gottlieb (1994: 265): “ Give the target audience the experience<br />

they would have if they already knew the foreign language”, e, come suggerisce<br />

Taylor (2000-2) “if they already understood the source culture”.<br />

642


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 82<br />

Si è quindi deciso di ricorrere a qualcosa che fosse più familiare, e quindi di<br />

più chiara comprensione per un lettore italiano, senza tradire l’intenzione dell’autore.<br />

Si è dato all’insulto una connotazione prettamente religiosa, anche se abbiamo visto<br />

che non si tratta solo di questo, scegliendo di tradurre con “Sporchi cattolici”, e<br />

includendo in questo insulto anche “Taigs”, in seguito, su suggerimento della<br />

traduttrice che si occupava delle revisioni del lavoro, si è inserito “papisti”. Una<br />

scelta opinabile certo, come tutte le scelte traduttive, in quanto non è questo che<br />

indica la parola Feniani, ma che effettivamente riesce, mantenendo una chiara<br />

componente religiosa, a trasmettere quell’idea di odio antico, di un sentimento<br />

atavico, che ha radici profonde, un sentimento che riguarda un differente credo<br />

religioso, ma che non si esaurisce in esso, e che ci sembrava importante far percepire<br />

allo spettatore.<br />

Diversa la soluzione adottata per “Provies” che è stato tradotto con IRA,<br />

intendendo membro dell’IRA, che è ciò a cui “provie” fa riferimento, e che rimanda<br />

ad un movimento, l’IRA appunto, molto più conosciuto rispetto ai “Feniani”, per cui<br />

non è stato necesario allontanarsi troppo dal testo di partenza perché questo risultasse<br />

comprensibile allo spettatore italiano.<br />

3.6 Uso dei pivot titles<br />

“The choices made in translation are never as secure as those made by the author,<br />

because we are not writing our own material.”<br />

Gregory Rabassa, 63 translator.<br />

Dei film che si sono sottotitolati per il festival, Holy Cross, era l’unico che non<br />

presentava pivot titles, contrariamente a Pinochet Children e Terror’s Children, che<br />

avevano entrambi i sottotitoli in inglese<br />

L’uso dei pivot titles è una prassi piuttosto diffusa, soprattutto nel caso di film<br />

girati in lingue meno conosciute. Come spiega Ivarsson (1998:103), è facile che nel<br />

63 Gregory Rabassa, “No Two Snowflakes are Alike: Translation as Metaphor”, in The craft of<br />

translation, pg. 1-12 (8).


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 83<br />

passaggio dalle “exotic languages” 64 alla lingua di destinazione, quasi sempre<br />

l’inglese, si ricorra a traduttori non professionisti, e che di conseguenza le traduzioni<br />

non siano sempre affidabili. Tradurre da sottotitoli già esistenti può incidere sulla<br />

qualità del lavoro di traduzione, possono infatti verificarsi: ripetizione degli errori<br />

presenti nei pivot titles, trasferimento di elementi legati alla cultura dei pivot titles,<br />

ma non nella cultura d’arrivo, ed una diversa suddivisione dei sottotitoli. (Gottlieb<br />

1997:128-129). Questo ultimo problema si è verificato effettivamente durante la<br />

realizzazione dei sottotitoli per Pinochet Children, film cileno sottotitolato in<br />

inglese. I sottotitoli inglesi in qualche passaggio dividevano la frase in punti diversi<br />

rispetto al parlato del film, quando non invertivano addirittura.<br />

Ci si è potuti rendere conto di questo fenomeno, grazie al fatto che,<br />

contrariamente a quanto avviene di solito, in questo caso i pivot titles non erano stati<br />

fatti su una lingua “esotica”, ma su un film in lingua spagnola, lingua che si conosce<br />

per motivi di studio e che quindi ci ha permesso di rilevare la discrepanza dialogo-<br />

testo. Su un film in una lingua sconosciuta, come nel caso del documentario Terror’s<br />

Children, di Sharmeen Obaid, interamente girato in arabo, tale verifica non è stata<br />

possibile, e ci si è dovuti affidare unicamente al testo inglese dei pivot titles.<br />

Per quanto riguarda Pinochet Children, invece, oltre ad avere la possibilità di<br />

verificare il testo di partenza, si è stati condizionati nelle scelte traduttive anche dal<br />

fatto che lo spagnolo è una lingua vicina all’italiano e, come tale, può essere, se non<br />

perfettamente compresa dallo spettatore, quantomeno recepita, almeno più dell’arabo<br />

per esempio, e di conseguenza il traduttore e le scelte che questi opera sono<br />

decisamente più visibili. Vediamo due di queste scelte:<br />

Es.1<br />

Testo originale Sottotitoli inglesi Sottotitoli italiani No.<br />

[00:25:35]<br />

Es otra noche mas..<br />

[00:25:41]<br />

..de caminar<br />

64 (ibid.)<br />

Once again walking Un’altra notte ancora... 194<br />

through the night ...a camminare 195


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 84<br />

Va premesso che la traduttrice che supervisiona il lavoro ha suggerito di<br />

seguire, ove possibile, il sottotitolo già presente sulla pellicola, per non creare<br />

confusione nello spettatore, che legge due titoli diversi. Chiaramente, per i motivi<br />

sopra indicati, con lo spagnolo si corre un’altro rischio: ovvero che lo spettatore<br />

senta una cosa, e ne legga un’altra.<br />

In questo primo caso, essendo il punto da tradurre una canzone, ci si è trovati<br />

di fronte ad un testo ben articolato, che si è protratto per alcuni secondi, (6 tra il<br />

primo sottotitolo al secondo), e chiaramente percettibile all’orecchio italiano, e si è<br />

quindi deciso di “tradire” il sottotitolo inglese, e rispettare invece la struttura di<br />

partenza.<br />

Vediamo invece come si è operato nel seguente punto:<br />

Es.2<br />

[00:45:22]<br />

Los que habían<br />

apoyado la dictadura,<br />

[00:45:25]<br />

funcionarios,<br />

consejeros, ministros,<br />

[00:45:29]<br />

redactan una nueva<br />

constitución para el<br />

general.<br />

[00:45:34]<br />

Reconvertido en<br />

presidente<br />

democratico<br />

[00 :45 :36]<br />

Pinochet entra en la<br />

moneda.<br />

Right wing civilians,<br />

bureaucrats, advisers and<br />

ministers<br />

who had joined the<br />

dictatorship<br />

draft a new constitution<br />

for the general<br />

Pinochet enters the<br />

Moneda,<br />

transformed into a<br />

democratic president.<br />

Civili di destra , funzionari,<br />

consiglieri, ministri<br />

che avevano sostenuto la<br />

dittatura sin dall’inizio,<br />

scrivono una nuova<br />

costituzione per il generale.<br />

Pinochet entra nella<br />

Moneda,<br />

come presidente<br />

democratico.<br />

330<br />

331<br />

332<br />

333<br />

334


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 85<br />

Qui invece ci si è attenuti al consiglio della traduttrice, e si è rispettata la<br />

divisione inglese, diversa dallo spagnolo, anche perché qui, a differenza del punto<br />

precedente, il ritmo era più serrato, e tra l’altro la frase era più lunga, divisa in 5<br />

sottotitoli, e quindi era anche più probabile che l’occhio dello spettatore cadesse<br />

sulle due traduzioni, e che notasse questa mancata corrispondenza, disturbando o<br />

interrompendo in qualche modo la fruizione del film, che, come sappiamo, deve<br />

essere resa più agevole dal sottotitolo, che, a detta di Morini deve appunto “essere<br />

discreto, non invasivo. Deve suggerire e non imporre, deve essere consultato a<br />

partire da un’esigenza dello spettatore e non imporsi esso stesso all’attenzione come<br />

elemento primario”. 65<br />

Se la presenza di pivot titles può limitare la libertà del traduttore, e rivelarsi a<br />

volte addirittura un ostacolo, va anche detto che permette di accorciare notevolmente<br />

i tempi di realizzazione dei sottotitoli in tutti quei casi in cui manca una lista<br />

dialoghi. Come suggerisce Josephine Dries (1995:29), la mancanza di una corretta<br />

sceneggiatura obbliga il traduttore ad occuparsi egli stesso della trascrizione dei<br />

dialoghi, prolungando in tal modo i tempi di sottotitolazione, e rischiando tra l’altro<br />

di commettere errori di comprensione.<br />

3.7 Bilancio: tradurre per un festival<br />

Questa esperienza ha permesso di comprendere meglio il lavoro del traduttore<br />

per un festival. Abbiamo conosciuto una reale situazione di lavoro, con reali tempi di<br />

consegna, reali difficoltà ed altrettanto reali gratificazioni.<br />

Ci si è trovati a lavorare con diverse opere, sia per quanto riguarda il formato,<br />

che la provenienza. Questo ci ha posto, come traduttrici, di fronte a difficoltà di varia<br />

natura, che hanno richiesto differenti scelte e strategie. Si è reso necessario anche un<br />

discreto lavoro di documentazione, ma questo forse è stato proprio uno degli aspetti<br />

più stimolanti: tanta varietà ci ha permesso di conoscere meglio situazioni, luoghi, e<br />

popoli lontani da noi.


Capitolo III Il festival sottotitolato Human Rights Nights 86<br />

Si è compreso che tradurre per un festival richiede, oltre a ciò che è previsto<br />

per ogni tipo di traduzione (padronanza della propria lingua e della lingua di lavoro,<br />

capacità di tradurre, capacità di reperire materiale e terminologia), anche altre<br />

competenze: sviluppare un senso del tempo e del ritmo propri della scrittura per i<br />

media, saper lavorare con tempi ristretti, a causa di materiale che arriva all’ultimo<br />

minuto o a causa di improvvisi cambiamenti di programma, imparare a gestire<br />

situazioni di emergenza, come sottotitoli che mancano nel momento stesso del lancio<br />

in sala, e che bisogna recuperare senza perdere la calma, si deve imparare a lavorare<br />

e a negoziare con altre figure (proiezionisti, tecnici, distributori, direttori del festival,<br />

registi, quando si ha la fortuna), e infine, imparare a valutare il proprio lavoro, in<br />

modo da poter prendere decisioni rapide, e assumersi la responsabilità del proprio<br />

lavoro, perché è vero quanto dice Kovacic (1996: 298). “subtitling makes it<br />

particularly obvious that translation is a decision-making procedure.”<br />

D’altro canto, avere la responsabilità del proprio film, che si segue dall’inizio<br />

alla fine, è un aspetto gratificante, perché si sente che quel film ci appartiene. E<br />

inoltre, trovandoci in un festival, evento che come abbiamo visto, fa dell’arte la sua<br />

vocazione, si tratta in genere di film di una certa bellezza, su cui si sente di avere<br />

anche la fortuna di poter lavorare. Cosa che non è detto capiti sempre a chi lavora<br />

nella grande distribuzione, in cui spesso ci si trova a tradurre reality-show, o tv<br />

spazzatura, che, se può inizialmente divertire, può darsi che alla lunga pesi. 66<br />

Va anche detto che lavorare per i festival, e tradurre quindi film che hanno un<br />

certo contenuto, è un privilegio che, male comune a ciò che è legato alla cultura, ha<br />

spesso un prezzo, che è quello di lavorare per pochi soldi, e molto stress. Sebbene il<br />

nostro lavoro come traduttrici rientrasse in uno stage, e quindi non fosse prevista<br />

alcuna remunerazione, si è capito, attraverso l’intervista fatta ad Andrea Morini,<br />

responsabile della Cineteca, che le cose non cambiano poi molto in una situazione di<br />

lavoro reale.<br />

A mio parere, per lavorare in un film festival, il primo, e forse il più<br />

importante dei requisiti che deve avere un traduttore, è l’amore per il cinema.<br />

65 Cfr. Intervista Cineteca di Bologna, appendice A.<br />

66 Cfr. Intervista Thalia Multimedia, condotta dalla sottoscritta, su www.subtitleproject.net


Conclusioni 87<br />

Conclusioni<br />

Con la presente tesi si è voluto approfondire lo studio di uno dei possibili settori di<br />

attività del traduttore, vale a dire la traduzione multimediale, per un contesto<br />

specifico quale i film festival. La nostra ricerca ci ha permesso di conoscere da<br />

vicino questo settore, sia attraverso la personale esperienza come sottotitolatrice per<br />

lo Human Rights Nights di Bologna, sia attraverso una serie di interviste ai direttori<br />

di alcuni film festival, avendo in questo modo un quadro di quelle che sono le<br />

esigenze e le problematiche di queste manifestazioni.<br />

Le principali considerazioni che possiamo trarre dall’indagine svolta<br />

riguardano, per quel che concerne l’esperienza come sottotitolatrice, in primis le<br />

peculiarità del processo di sottotitolazione: abbiamo visto come nel sottotitolaggio<br />

di un’opera occorra prestare particolare attenzione ai vincoli spazio-temporali a cui i<br />

sottotitoli sono soggetti, e in base ai quali si prediligono determinate scelte traduttive<br />

piuttosto che altre. Ciò che infatti contraddistingue la tecnica del sottotitolaggio dalle<br />

altre forme di traduzione scritta è proprio il criterio di scelta, mediante il quale si<br />

decide quali informazioni tralasciare e quali trasmettere nella lingua d’arrivo. Tale<br />

operazione è dettata dalla natura stessa dei sottotitoli, il cui scopo è sempre e<br />

comunque quello di accompagnare le immagini limitandosi a condensare i dialoghi<br />

per ragioni di leggibilità.<br />

È emerso inoltre che una buona lista dialoghi influisce positivamente sul<br />

risultato finale, riducendo il margine di errore e accorciando i tempi di elaborazione,<br />

abbiamo visto che opere differenti in termini di genere filmico o di provenienza<br />

geografica comportano strategie traduttive diverse, che la presenza o meno di<br />

sottotitoli già presenti sulla pellicola può essere a volte un ostacolo alla libertà del<br />

traduttore e che non sempre “subtitles produced for one country or culture cannot be<br />

equally acceptable for all the others” ( Kovacic, 1999: 381).<br />

Il fatto che il lavoro di sottotitolaggio sia stato svolto per un pubblico reale, in<br />

un contesto reale, ha permesso di conoscere più approfonditamente tale settore e le<br />

problematiche che si presentano ad un traduttore che vi lavori.


Conclusioni 88<br />

Si è visto che i festival presuppongono una buona dose di freddezza, per<br />

gestire materiale consegnato all’ultimo minuto e/o eventuali problemi tecnici dovuti<br />

appunto alla difficoltà di organizzazione e di mancanza di tempi, caratteristiche<br />

presenti in ogni festival, e quindi, proprio per queste particolari condizioni,<br />

indispensabile si rivela la motivazione e l’amore da parte del traduttore per ciò che si<br />

traduce, motivazioni non difficili da trovare vista la bellezza/il valore delle opere che<br />

un festival generalmente mostra.<br />

Passando ora alla ricerca che si è fatta attraverso le interviste ai direttori dei<br />

film festival, per capire in che modo si gestisce la traduzione all’interno di questi<br />

eventi, e per comprendere con quali criteri e quanta consapevolezza vengono operate<br />

certe scelte, queste sono le considerazioni che abbiamo fatto.<br />

Si è visto che la scelta di un sistema piuttosto che un altro dipende prima di<br />

tutto dai costi, che in generale sono inferiori nell’interpretazione simultanea, perché,<br />

come dice Morini: “essendo simultanea dura, come prestazione, quanto la durata del<br />

film, invece per i sottotitoli ci vuole più tempo.” (Cfr.appendice A).<br />

Si è visto che nei festival con un alto numero di film, come nel caso del<br />

Festival dei Popoli per esempio, avere un servizio di sottotitolaggio può essere<br />

problematico da un punto di vista organizzativo, perché richiede l’arrivo del<br />

materiale da tradurre con un certo anticipo, superiore a quello richiesto per la<br />

simultanea. A questo si aggiunge che nel sottotitolaggio, la presenza o meno di una<br />

lista dialoghi incide in modo significativo sulle tariffe richieste ai festival, per una<br />

ragione più che comprensibile, per quanto detto prima. Tuttavia, avendo spesso i<br />

festival, quelli più piccoli, il problema di non poter prevedere se e quando arriverà la<br />

lista dialoghi, si ritrovano a non poter prevedere con esattezza quanto spenderanno<br />

per la traduzione, e questo si è rivelato un grosso ostacolo per un festival come<br />

quello di Genova.<br />

Sembra anche probabile che la “traduzione in cuffia” sia più accettata nelle<br />

manifestazioni rivolte ad un pubblico più eterogeneo, meno di settore, come quelle<br />

di Genova e Verona. Cosa che non accade invece quando vi è un pubblico di critici,<br />

giornalisti, autori, cinefili, insomma di addetti ai lavori e appassionati di cinema, che<br />

vedono nel sottotitolo l’unica soluzione possibile alla fruizione di un film straniero,<br />

nonché segno di qualità del festival stesso, come nel caso di Venezia e Bologna, per


Conclusioni 89<br />

esempio. Anche se l’incremento di pubblico che ha ottenuto il Festival del Cinema<br />

Europeo di Lecce, nel passaggio dall’interpretazione ai sottotitoli suggerisce che<br />

anche un pubblico non di settore, come quello di questo festival appunto, preferisce<br />

il sottotitolo.<br />

Fondamentalmente abbiamo visto che i sottotitoli richiedono al festival più<br />

tempo, più organizzazione, e soprattutto più soldi.<br />

Ma è emerso anche che, nonostante questi svantaggi, nonostante il prezzo più<br />

alto si riveli un grosso problema per festival che non dispongono di grossi mezzi,<br />

come per i festival promossi dalla Cineteca di Bologna, l’Indian Film Festival di<br />

Firenze, l’African film festival di Roma, il sottotitolaggio rimane comunque per<br />

questi festival, la scelta da fare. Una scelta etica, una precisa politica di traduzione<br />

che mira al rispetto dell’integrità dell’opera e, soprattutto nel caso dell’Indian Film<br />

Festival, della lingua in cui l’opera è girata, veicolo non solo di importanti valori<br />

culturali, ma anche di emozioni autentiche. Un approccio questo che si discosta da<br />

chi, come Lecuona (1994: 279) sostiene che se uno spettatore vede un film in una<br />

lingua che non conosce, questa può rappresentare per lo stesso spettatore un<br />

“verdadero ruido que impide la comunicación”. E che ci fa pensare che non siamo<br />

gli unici a credere che:<br />

L’opera cinematografica esprime alcunché in un certo modo: cambiando il modo<br />

cambia anche la sostanza del messaggio.<br />

Gianfranco Bettetini (1978: 23)<br />

Un’ultima conclusione che vorremmo fare, riguarda non tanto i risultati<br />

ottenuti ai fini della nostra teoria quanto una considerazione sul tipo di lavoro svolto,<br />

e sul suo possibile utilizzo in ambiti diversi.<br />

Con la ricerca che abbiamo svolto è stato possibile mettere in contatto due<br />

settori, quello dei film festival, e quello del traduttore. Sono due settori che<br />

normalmente convivono e collaborano: il traduttore, in qualità di sottotitolatore o di<br />

interprete è infatti una presenza fissa di un festival. Tuttavia, si è avuta la percezione,<br />

il sospetto, che, dato il non indifferente numero di traduttori improvvisati in queste<br />

manifestazioni, quello del traduttore, fosse un ruolo non pienamente compreso, se


Conclusioni 90<br />

non sottovalutato, e che altrettanto sottovalutato fosse ciò che c’è dietro una<br />

traduzione.<br />

Queste interviste non hanno dato solo a noi la possibilità di capire quali sono le<br />

esigenze e le motivazioni, anche profonde, di chi, in futuro, potrebbe essere nostro<br />

datore di lavoro, atteggiamento che può rivelarsi ottimo strumento per sapere come e<br />

a chi proporre la nostra professionalità, ma hanno rappresentato un momento di<br />

scambio e di riflessione anche per loro, che, perché non linguisti, perché presi da<br />

mille impegni relativi all’organizzazione e alla gestione di un festival, non è detto<br />

che si fermino a riflettere sulla natura e l’importanza della traduzione nel loro<br />

ambito, che pur dovrebbe interessarli, visto che ci convivono.<br />

Noi sicuramente abbiamo imparato dalle loro risposte perché, per quanto come<br />

abbiamo detto non siano linguisti, per quanto alcuni giudizi possano far sorridere o<br />

storcere il naso, sono comunque le risposte di chi usufruisce del nostro servizio, sia<br />

come struttura che organizza il festival per cui siamo chiamati a tradurre, sia come<br />

spettatori, essendo anche i direttori del film festival i primi “consumatori” e<br />

spettatori del film tradotto.<br />

Ma, se il loro punto di vista può essere utile per noi, lo è, e lo è stato, anche il<br />

nostro per loro: essere lì presenti con le nostre domande, che testimoniano l’interesse<br />

non solo verso la loro opinione, ma verso ciò che andiamo a tradurre, ha reso più<br />

visibile la nostra figura, la nostra formazione, rendendo in questo modo più visibile il<br />

delicato processo che c'è dietro la traduzione, e i molteplici fattori che<br />

contribuiscono ad una buona traduzione, aspetti che possono apparire scontati agli<br />

occhi di un traduttore, ma non lo sono agli occhi altrui.<br />

Anche quando abbiamo riscontrato una certa mancanza di conoscenza della<br />

nostra figura professionale, c’e sempre stata, questo è importante, una forte<br />

attenzione, un desiderio di sopperire a questa mancanza di informazioni, al punto che<br />

ci è stato chiesto più volte di ricevere sia i dati di questa ricerca, sia quelli relativi al<br />

progetto del prof. Rundle, sia, in generale, le pubblicazioni della nostra scuola<br />

relative alla materia. Siamo stati invitati da tutti, e in particolare dal direttore di<br />

Schermi d’Amore, a “fare pubblicistica, perché non c’è abbastanza pubblicistica su<br />

queste cose.” Affermazione che ci ha fatto riflettere, in quanto sappiamo che in realtà<br />

molto è stato scritto sull’argomento, ma forse si potrebbe integrare, ad un’approccio


Conclusioni 91<br />

di tipo accademico, conditio sine qua non di chiunque voglia intraprendere questo<br />

lavoro, anche un approccio di tipo meno accademico, più divulgativo, che permetta<br />

loro di conoscerci, e possa dare visibilità ad un lavoro che spesso, come abbiamo<br />

detto, si ha l'impressione venga sottovalutato o considerato come un semplice,<br />

meccanico passaggio da una lingua all’altra.<br />

Con questa ricerca abbiamo tentato non solo di “andare verso il mercato”, ma<br />

di far sì che anche il mercato venisse da noi: con questi contatti è stato possibile<br />

contribuire alla conoscenza della nostra funzione, dell’esistenza di una formazione<br />

specifica per questo tipo di lavoro, alla valorizzazione insomma della nostra figura<br />

quale ponte tra culture, non semplice dizionario. Concetti, questi, chiari a chi esercita<br />

la nostra professione ma ancora lontani dall’essere recepiti comunemente.<br />

Pensiamo inoltre che sia un peccato che si occupino della traduzione persone<br />

che fanno tutt’altro, che traducono ai festival solo per “tirar su due soldi”, quando ce<br />

ne sono altre che non solo hanno studiato per questo, ma amano fare questo.<br />

Anche perché crediamo che la preparazione paghi, come si è visto per<br />

esempio al festival di Verona, in cui, notata la differenza tra le interpreti<br />

professioniste e le non professioniste, non si è esitato a pagare di più in cambio di un<br />

servizio migliore.<br />

Tuttavia, se pensiamo che nel momento in cui questa tesi si sta concludendo, è<br />

arrivata alla sottoscritta la richiesta di occuparsi dell’interpretazione simultanea di<br />

alcuni film al Genova Film Festival, che solitamente ricorre a studenti o amici<br />

madrelingua, vuol dire forse che, anche solo con questa ricerca, si è riusciti in<br />

qualche modo a far passare il messaggio, e questo, come traduttrice è per me un<br />

importante traguardo, se non una vittoria.


Appendice A Trascrizione delle interviste 92<br />

Schermi d’Amore<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE A<br />

Trascrizione delle interviste<br />

Intervista a Paolo Romano, direttore artistico del festival.<br />

Com'è nato il festival?<br />

Il festival nasce nel 1996, sulla scia di un'altra manifestazione, che era presente qui a<br />

Verona dal 1970. Si chiamava settimana cinematografica internazionale. Una rassegna<br />

monografica dedicata a film provenienti da diversi paesi; ogni anno una diversa monografia,<br />

con 1012 pellicole recenti prodotte negli ultimi quattro o cinque anni, accompagnata da una<br />

retrospettiva spesso di un autore di quel paese. Nel 1995 questa rassegna entra un po' in<br />

crisi, da un lato perché i paesi erano esauriti, diciamo, erano state presentate le<br />

cinematografie più importanti. Dall'altro perché in Italia molti festival si erano specializzati<br />

in pellicole provenienti da vari paesi, quindi c'era una cinematografia francese a Firenze, per<br />

esempio, poi il cinema dei paesi dell'Europa dell'est a Trieste, con la Alpe Adria cinema. Poi<br />

ancora il cinema del sud-est asiatico con delle monografie molto importanti, e così via. Ci fu<br />

un cambio di rotta, quindi il festival nasce da questa proposta di dedicare al melodramma e<br />

al film sentimentale delle sezioni come il concorso, il panorama, le retrospettive<br />

monografiche, una serie di sezioni che poi si sono via via arricchite di anno in anno e<br />

diversificate. Il tema in parte è legato all'idea e alla tradizione di Verona come città legata al<br />

melodramma musicale con l'arena da un lato, Romeo e Giulietta dall'altro. Quindi abbiamo<br />

preso spunto da questi due elementi per creare questo tipo di manifestazione abbastanza<br />

unica diciamo. C'è un festival dedicato al film d'amore in Belgio però non al melodramma,<br />

più al film sentimentale che al film d'amore, in senso molto ampio però. In questo trovano<br />

posto in maniera anche abbastanza disinvolta tantissime pellicole. Noi abbiamo cercato fino<br />

ad oggi di restare legati all'idea del melodramma comunque.<br />

Questo festival ha degli obiettivi?<br />

Un festival che lavora per il pubblico ha l'obiettivo di riportare il pubblico al cinema.<br />

Non molti festival lavorano per il pubblico. Se guardiamo un po' alla tradizione, ci sono<br />

festival che puntavano molto agli addetti ai lavori, soprattutto negli anni 80, ho frequentato


parecchi festival in cui gli addetti ai lavori rappresentavano il 70% del pubblico presente in<br />

sala e il 30% era pubblico pagante. Ed sono festival importanti come Salsomaggiore, che<br />

oggi non esiste più, o anche Bergamo film meeting, festival di un certo successo, però<br />

puntano su un pubblico di giornalisti, critici, addetti ai lavori e critici di cineforum. Noi<br />

invece siamo stati via via costretti a puntare sempre di più sul pubblico locale e di città<br />

limitrofe. Perché il budget è molto ridotto, soprattutto nelle ultime 23 edizioni, quindi non<br />

possiamo ospitare tantissimi giornalisti o registi. Abbiamo lavorato molto sul pubblico.<br />

Quindi questo è sicuramente un festival per il pubblico. Secondo obiettivo è quello, di anno<br />

in anno, di riscoprire il melodramma filtrato attraverso cinematografie diverse: rassegne con<br />

il melodramma spagnolo, il melodramma statunitense o inglese, africano, e via via. Ci<br />

piacerebbe continuare su questa strada. Scoprire ad esempio il melodramma coreano, o<br />

iraniano. Quest'anno abbiamo avuto un non piccolo assaggio di questa cinematografia che<br />

non si direbbe portata per il melodramma, e invece potrebbe essere una scoperta. Quindi<br />

lavorare per il pubblico, lavorare molto sui film, poco sull'aspetto più mondano del festival,<br />

ovvero avere molti ospiti più o meno famosi, per avere un ritorno d'immagine attraverso<br />

l'ospitalità. Questo per necessità non possiamo farlo e non è tra i nostri obiettivi. Che sia<br />

anche una festa per il pubblico. Come tutte le città piccole e medie, ormai circondate da<br />

multi sala, la programmazione è abbastanza omologata. Noi abbiamo una tradizione di<br />

cineforum molto forte, ma ormai si proiettano film commerciali. C'è qualche realtà che si<br />

occupa di recupero dei classici, o di sperimentazioni, qui a Verona ma sono pochi.<br />

Quest'anno c'è stata una sezione: amore non fiction, dedicata al documentario<br />

sperimentale, che ha avuto un certo riscontro di pubblico, devo dire. E poi l'altro obiettivo<br />

che abbiamo è sopravvivere.<br />

Il festival è prodotto tra virgolette e finanziato quasi interamente, dal comune di<br />

Verona e dall'assessorato alla cultura con il contributo del ministero, provincia e sponsor<br />

privati. Però è soprattutto l'amministrazione comunale a finanziarlo.<br />

Dò per scontato che il film sia visto in lingua originale, nel nostro caso con la<br />

traduzione simultanea per varie ragioni. Perché quando abbiamo iniziato la simultanea era la<br />

meno costosa, esisteva proprio come tradizione. Oggi a distanza di otto anni, si intravedono<br />

anche altre possibilità. Come il sottotitolaggio elettronico, non su copie ma sul display. Fino<br />

a qualche anno fa esisteva ma era ancora molto costoso. Avevamo fatto di tentativi, degli<br />

esperimenti nel 97 con Firenze. Però era molto costoso e devo dire anche con qualche<br />

pecca, qualche difetto tecnico per esempio avevamo sperimentato una serata in cui erano<br />

93


saltati due computer; una volta saltati i computer non c'è più possibilità. Questo, sempre per<br />

mia esperienza devo dire che accade ancora in altri festival. Il fatto che saltino interi<br />

dialoghi è successo a Torino per esempio. Ad un certo punto manca il sottotitolo e prima di<br />

recuperarlo si può andare avanti anche un quarto d'ora. Non so il motivo ma so il risultato.<br />

A me è capitato al festival di Torino, al festival di Torino capita spesso.<br />

Il problema con la soft Titles per esempio era che loro volevano vedere il tele cinema<br />

prima e bisognava dare loro la versione giusta. Accade spesso infatti che le copie non<br />

corrispondano. Io ricordo una retrospettiva sul cinema egiziano a Torino tre anni fa che è<br />

stata disastrosa proprio perché i sottotitoli saltavano in continuazione. E queste copie erano<br />

senza sottotitoli perché provenivano da un archivio del Cairo, erano in versione originale e<br />

una volta saltati i sottotitoli arrivederci. Comunque il sottotitolo inglese lo puoi seguire e<br />

puoi seguire delle parole nella versione inglese ma con il film egiziani. Noi abbiamo sempre<br />

usato la traduzione simultanea. Il pubblico è sempre molto diviso, c'è chi preferisce il<br />

sottotitolo, chi la traduzione in cuffia o, chi il film doppiato addirittura. Come tipo di<br />

pubblico credo che la maggior parte siano orientati verso i sottotitoli. Io personalmente si.<br />

Ormai mi sono abituato e mi trovo bene con il sottotitolo. Meglio su copia. Poi dipende. A<br />

volte sono faticosi, devi essere allenato, soprattutto se la distanza è notevole, a volte i<br />

sottotitoli sono veramente difficili da leggere. Lì si può ovviare, si cerca un posto più vicino,<br />

l'importante è che continua a scorrere.<br />

Quindi i motivi per cui avete scelto la traduzione simultanea sono i limiti dei<br />

sottotitoli e i costi<br />

Si a parità di costi opterei per il sottotitolo, anche se devo dire che la sala in cui<br />

proiettiamo non si presta tanto il sottotitolo, perché è una sala molto grande. Poi c'è un po' il<br />

problema che lo spazio sotto lo schermo è pochissimo, quindi non lo so. Però, in linea di<br />

massima, sarei per il sottotitolo.<br />

Se dovesse indicare priorità tra preservare il film, fruibilità del film, diffusione di<br />

altra cultura<br />

Preservare il film, perché ho un po' questa mentalità. Però sto anche cambiando negli<br />

ultimi anni. Devo dire che far vedere cinematografie diverse, credo che sia anche più<br />

importante oggi. Ho sempre la tendenza a preservare il film, però come priorità direi che è<br />

diffondere altre cinematografie. Secondo, poi il pubblico di un film festival, e del nostro in<br />

particolare ha delle caratteristiche, direi che è cambiato rispetto all'inizio, rispetto al progetto<br />

iniziale, direi che oggi c'è una componente di pubblico giovane, tra i 18 e i 26, molto forte.<br />

94


Cosa che forse nei primi due anni era più difficile. Forse per il tipo di comunicazione. Molti<br />

consideravano il tema del festival più adatto alle mamme, le zie o alle nonne, chessò,<br />

prendendo schermi d'amore come un contenitore di film sentimentali poco attuali, invece un<br />

poco alla volta si sono avvicinati perché hanno capito che questo era solo un filtro per<br />

accedere ad autori importanti, come Bertolucci o Visconti o cinematografie mai viste in<br />

Italia, poco conosciute. Il melodramma era solo una chiave di lettura del cinema. E quindi<br />

direi sicuramente i giovani, senza perdere però anche altre fasce di pubblico. Ad esempio<br />

per il cinema italiano, quindi non tradotto, abbiamo pubblico anche di fascia<br />

ultrasessantenne, tranquillamente, che sono proprio appassionati di cinema italiano classico.<br />

Per cui vengono a vedere volentieri le proiezioni della fascia pomeridiana o preserale.<br />

Quando scegliete il vostro sistema di traduzione pensate al vostro pubblico ovvero vi<br />

condiziona il tipo di pubblico nella scelta di traduzione?<br />

Si noi teniamo sempre conto del pubblico. Abbiamo visto che i giovani usano poco le<br />

cuffie perché ormai sanno quasi tutti l'inglese. Gli universitari, gli studenti, tendono a non<br />

usare le cuffie perché sanno l'inglese. L'inglese sta diventando una lingua abbastanza<br />

diffusa. Penso che il nostro pubblico complessivamente sia portato a vedere il film in lingua<br />

originale con i sottotitoli, anche se poi domenica scorsa quando abbiamo chiuso il festival<br />

con un errore di programmazione, non dovuto all'organizzazione, abbiamo proiettato un<br />

film che era già doppiato. Molti hanno accolto con felicità questa cosa. C'è stato un<br />

mormorio in sala, perché tutti erano già pronti con le cuffie, e invece il film era già<br />

doppiato. Io credo invece che con il film doppiato si perde una percentuale importante di<br />

come il film è stato concepito. In linea di massima sono contrario al doppiaggio. Sappiamo<br />

però che in Italia c'è questa tradizione, anche di alta professionalità del doppiaggio, perché<br />

forse abbiamo i migliori doppiatori del mondo. Quindi è rimasta e fa fatica a trovar posto<br />

una visione alternativa, come troviamo in altre situazioni, in altri paesi, come la Francia<br />

dove anche il grosso film è si doppiato, ma lo puoi vedere in altre sale con i sottotitoli. Poi<br />

tutti film di qualità, e tutte le retrospettive passano con i sottotitoli. Questo anche in Spagna.<br />

La Germania è molto simile a noi tende a doppiare tutto. Sarebbe giusta questa seconda<br />

possibilità, di vedere il film sottotitolato.<br />

Che differenza c'è tra un fruitore di film doppiato e sottotitolato?<br />

Sicuramente di cultura e di abitudine. Però bisogna sempre avere una base di<br />

passione, di cultura. Allora li c'è chi deve vincere la pigrizia un attimo. Quello che ho<br />

notato, è che si perde l'impatto emotivo. A volte vedere a un festival un film in versione<br />

95


originale con sottotitolo, poi rivederlo in sala doppiato dopo qualche mese, sembra un film<br />

diverso, questo l’ho scoperto proprio frequentando i festival. Anche film che risultano molto<br />

divertenti in originale, perdono qualcosa, rivisti doppiati. Per esempio Woody Allen l’ho<br />

visto in originale e adesso che lo vedo doppiato non ci riesco. Se l’ho già visto in versione<br />

originale, la seconda volta mi diverto meno.<br />

E la differenza tra sottotitoli e traduzione in cuffia?<br />

Ci sono pregi e difetti per lo spettatore. Il limite più grosso della cuffia è la monotonia<br />

dell'unica voce. Il gioco in realtà sarebbe quello di tenere al minimo il volume della cuffia, e<br />

riuscire anche ad ascoltare l'originale. Il fatto che una sola persona, con una sola voce,<br />

riassume tutti i personaggi, questo è un limite enorme, per quanto spesso siano molto<br />

accurati. Soprattutto rispetto a 10 - 15 anni fa. Io ricordo traduzioni, per ammissione stessa<br />

delle interpreti e di simultanea, fatte direttamente, senza lista dialoghi. Anche perché negli<br />

anni 70 o 80 le videocassette non c'erano ancora. Quindi o trovavi le liste dialoghi, ma visto<br />

che non esistevano per il film classici, loro producevano direttamente. E quindi veniva fuori<br />

una traduzione molto approssimativa, che dava giusto un'idea. Invece con la videocassetta e<br />

la lista dialoghi, devo dire che sono traduzioni anche molto sentite.<br />

Riuscite a dare la lista dialoghi e la videocassetta alle vostre interpreti?<br />

Sono rarissimi i casi in cui non abbiamo liste dialoghi. Forse uno all'anno. Però<br />

magari c'era il sottotitolo, e quindi si riusciva a seguire.<br />

Quanto tempo prima viene dato ad un interprete il film?<br />

Noi iniziamo a darglieli un mese, 20 giorni, a volte anche 10 giorni prima. So che<br />

ormai hanno uno standard, sono professioniste che lavorano da tantissimi anni ai festival<br />

principali italiani. Più o meno hanno anche uno standard di ore e di preparazione, e in mezza<br />

giornata lo preparano, spesso lo preparano anche qui. Sanno che in genere servono 3 -4 ore.<br />

Quali vantaggi offre la simultanea?<br />

Rispetto al sottotitolo con la simultanea non c'è il rischio che saltino la traduzione.<br />

Quindi si mantiene la continuità nella produzione. E poi per molte persone risulta fastidioso<br />

passare continuamente dall'immagine al sottotitolo. Perché anche con il sottotitolo stampato<br />

sulla pellicola, è un allenamento. Le prime volte si fa fatica. Comunque con le simultaneiste<br />

che abbiamo noi c'è una garanzia assoluta, siamo sicuri che non rimane nulla di scoperto.<br />

C'è la certezza che viene coperto tutto il lavoro. E’ un po' più complicato perché bisogna<br />

consegnare le cuffie, ritirare le cuffie. Questa parte della distribuzione delle cuffia è noiosa,<br />

però per i sottotitoli volevano con largo anticipo le liste dialoghi. È per noi è difficile averle<br />

96


e quindi anche per i nostri costi è troppo. So che a Torino fino a qualche anno fa<br />

alternavano, adesso invece usano le interpreti solo per le conferenze stampa o per le tavole<br />

rotonde, ma il film viene sottotitolato. L'orientamento credo che sia verso il sottotitolo. C'è<br />

questa tendenza. Loro lavorano molto anche in tavole rotonde, in conferenze. Una parte di<br />

lavoro ci sarà sempre, forse andrà scomparendo questa parte di lavoro, legata al film. Credo<br />

anche che i registi, produttori e distributori dei film che presentiamo al concorso<br />

preferirebbero usare il sottotitolo.<br />

Vi hanno mai espresso chiaramente o è una vostra impressione?<br />

In qualche caso l'hanno chiesto espressamente. Soprattutto perché credo che all'estero<br />

non esista più, o esista poco. Anche perché lì si possono permettere dei sottotitoli con dei<br />

costi più limitati, arrivano alla parità di costi.<br />

La differenza di costi?<br />

Per un sottotitolaggio fino all'anno scorso, non parliamo del doppio ma, 60 i sottotitoli<br />

e 40 la simultanea, fino a qualche anno fa era esattamente il doppio. Adesso sono più bassi.<br />

Non so come lavorino, però ci sono aziende che si sono fatte sentire anche da noi. Dipende<br />

anche dal numero di proiezioni, e dai film proiettati. Noi abbiamo sempre proiettato tanti<br />

film. Se uno ha 40 firme da proiettare è già diverso. Noi abbiamo proiettato fino a 140 film<br />

in passato. E questo ha dei costi. A parte questa indigestione di corti, medio metraggi,<br />

documentari, la maggior parte durava dal quarto d'ora ai 10 min.<br />

Quanto incide la traduzione all'interno di un festival?<br />

Credo che incida più o meno per 1/5. L'impianto, le cuffie, le simultaneiste, direi 1/5<br />

del festival va alla traduzione.<br />

Quali sono gli aspetti più importanti nella traduzione simultanea, il modo in cui<br />

giudicate e il lavoro che comprate.<br />

Se il tono dell’interprete è troppo monocorde, annoia. È importante che ci sia una<br />

voce gradevole, la completezza dei dialoghi. Essendo professioniste non hanno incertezza<br />

nella voce, sono molto scorrevoli, sono sempre preparate, sicure. Certi film hanno bisogno<br />

di sintesi, se devi tradurre Rohmer ci sono un alcuni aspetti, si perde. Però anche con i<br />

sottotitoli si perde, perché i sottotitoli sono un gran lavoro di sintesi. Ci sono sottotitoli fatti<br />

bene, e altri mediocri.<br />

Cosa determina un buon sottotitolo?.<br />

97


Dev'essere aderente e corrispondente al senso del dialogo, però deve anche avere<br />

questa grande capacità di sintesi. Dipende anche dal tipo di dialogo. A volte c'è un dialogo<br />

che si può sintetizzare, perché ci sono elementi non sostanziali, altri dialoghi invece sono<br />

importanti e alcuni passaggi andrebbero specificati, soprattutto nella scelta dei termini.<br />

Avete trovato dei termini poco adeguati in qualche occasione?<br />

Si sicuramente, a volte anche a Venezia in qualche festival importante, perché fuori<br />

luogo, fuori contesto, o come errore di traduzione, ascoltando, conoscendo un po' la lingua e<br />

il termine, notavo degli errori. Una cosa che a me dà fastidio sono gli errori di battitura.<br />

Perché a volte sono fatti in maniera frettolosa, e gli errori di battitura rallentano, se continui<br />

a leggere e sei allenato comunque riesci ad immergerti nel film, e nel momento in cui trovi<br />

un errore ti distrai. A volte capita, perché a volte sono fatti in fretta, perché il film è stato<br />

inserito all'ultimo minuto, comunque sicuramente a Cannes, e a Venezia sono di altissimo<br />

livello. A volte a Torino, forse perché è il più grosso festival italiano dopo Venezia, li trovo<br />

un po'approssimativi ed è difficile vedere un film per intero senza che saltino. Quasi sempre<br />

accade. Accade spesso a Torino. Poi uno si arrangia. Però ci sono altre qualità del festival,<br />

come la qualità delle copie. A Torino c'è una qualità molto alta. La traduzione è firmata nei<br />

festival più importanti<br />

A chi vi rivolgete per le interpretazioni?<br />

Noi non siamo partiti con queste interpreti. Abbiamo un gruppo di interpreti che<br />

lavora con noi dal 1999. I primi anni abbiamo utilizzato anche delle traduttrici locali, che<br />

poi abbiamo escluso perché secondo noi avevano una scarsa professionalità. Purtroppo,<br />

perché a noi avrebbe fatto comodo per ovvi motivi economici. Con una persona che abita<br />

qui, si risparmia. Però ci teniamo che la traduzione sia fatta in un certo modo. Erano persone<br />

che non lavoravano solo nel cinema, si occupavano anche di convegni, soprattutto di<br />

convegni, il cinema era solo una piccola parte. Invece questo gruppo di persone, che è ormai<br />

fisso, si occupa prevalentemente di cinema. E una di loro si occupa anche di doppiaggio<br />

televisivo, probabilmente faranno anche qualche lavoro nei convegni. Però, credo che il 70 -<br />

80% del loro lavoro ruoti intorno al cinema, questo per noi è, ed è stata una garanzia. La<br />

differenza sicuramente c'è. Perché hanno un linguaggio, e una scorrevolezza, che sono<br />

difficili da trovare in chi non lo fa abitualmente. Poi noi ci siamo anche abituati bene.<br />

Perché diamo per scontato la scorrevolezza, l'intonazione, ed è vero che se cambi, ti rendi<br />

conto subito che sono aspetti importanti. Le altre avevano un'incertezza, una mancanza di<br />

scorrevolezza, fondamentale per rendere credibile il lavoro. Credo che l'esperienza sia<br />

98


importantissima in questo lavoro, loro erano senza esperienza. Queste ragazze hanno avuto<br />

la fortuna, la forza fisica di seguire questo settore. Si spostano in continuazione, vanno da<br />

una città all'altra, hanno più festival in contemporanea. Per cui è anche molto difficile, però<br />

questo le ha aiutate ad essere più professionali di altre. Loro sono molto brave traducono,<br />

qualsiasi cosa, senza battere ciglio. Almeno questo è quello che si sente. Ci fidiamo. La<br />

traduzione simultanea è già qualcosa che parte in difetto, diciamo, rispetto al film doppiato.<br />

Quindi deve essere fatto bene, perché se è fatto male aggravi ulteriormente quello che è già<br />

l’handicap di partenza. Già hai una voce sola che rappresenta tutti personaggi, quindi dopo<br />

qualche minuto devi entrare nella storia e crederci, e non è facile. Proprio il fatto che siano<br />

scorrevoli, che abbiano una certa intonazione, e partecipazione da parte della simultaneiste,<br />

che aiuta ad entrare nella storia dei personaggi.<br />

Avete in mente di cambiare sistema?<br />

Sì, potrebbe essere il sottotitolaggio prima o poi. Dipende anche da cosa preferisce il<br />

pubblico. A parità di costo si. Però a parità di costo. Per i sottotitoli bisogna avere la sala<br />

giusta, con lo schermo un po' alto, perché ci deve stare il display. Non come a Torino, dove<br />

è molto stretto. Era largo, era il doppio rispetto Torino. Quindi erano molto leggibili, e devo<br />

dire che mi sono trovato abbastanza bene per quel tipo di sottotitoli. Però c'erano pochi film.<br />

Avevano 15 o 20 film e con quel numero si può fare. Può essere che in futuro ci sia spazio<br />

per i sottotitoli anche qui da noi. Il problema per esempio con i film orientali, è che a volte<br />

hanno il sottotitolo cantonese rispetto al cinese o viceversa e il sottotitolo inglese e poi<br />

bisogna avere anche il sottotitolo italiano. Un conto è avere la copia pulita, e questo capita<br />

raramente. Spesso il film se non è inglese, ha già il sottotitolo in francese, in inglese, in<br />

spagnolo. E allora sulla copia pulita un solo sottotitolo, ti svia poco, ma se hai il doppio<br />

sottotitolo, e magari anche fuori sincrono, devi guardare l'immagine, saltare un sottotitolo,<br />

leggere quello sotto. E lo trovo faticoso. Certo ci si abitua, perché è una questione di<br />

abitudine. Ma se il festival è un momento privilegiato, fai un po' fatica in pochi giorni ad<br />

abituarti. Dovrebbe essere ripetuto anche durante l'anno. Noi cerchiamo con una rassegna<br />

che organizziamo durante l'anno. Proiettiamo tutte le settimane, o cerchiamo di proiettare,<br />

film in lingua originale con i sottotitoli. Sono dei cicli appositamente sottotitolati e sono<br />

pellicole con il sottotitolo sulla copia.<br />

E come mai, qual è l'obiettivo?<br />

Quello di formare il pubblico. Poi oggi con sky, con la TV satellitare, e i film<br />

sottotitolati che sono tantissimi, i più giovani sono abituati. Una persona che vede il film<br />

99


doppiato da una vita fa fatica a passare al sottotitolo. Credo che la traduzione simultanea sia<br />

più soft per loro, anche se fanno comunque molta fatica perché magari mettono il volume<br />

troppo alto, ci fanno impazzire, vedi persone che entrano, escono. Ci sono persone che non<br />

sopportano i sottotitoli, se sono persone che non frequentano i festival, e a meno che non<br />

abbiano una predisposizione per le lingue, preferiscono il doppiaggio. Spesso il sottotitolo<br />

lo si usa anche per sentire la lingua, per imparare. Però lo spettatore italiano normale ama il<br />

doppiaggio. Da spettatore devo dire che il sottotitolo su copia è quello che preferisco. Gli<br />

altri sistemi hanno dei vantaggi e degli svantaggi, ma lì dipende.<br />

Manca pubblicistica su queste cose, sarebbe interessante, con tutti i libri che escono,<br />

sapere qualcosa anche su questo punto, sarebbe bello che uscisse qualcosa di divulgativo,<br />

anche nelle librerie, perché non esistono testi sull'argomento, sarebbe interessante<br />

soprattutto per gli addetti ai lavori. Continuano ad uscire monografie su registi, attori,<br />

sceneggiatori, sarebbe interessante per noi avere testi su questo, secondo me è un aspetto<br />

importante del film, come viene tradotto, i vantaggi e gli svantaggi di un sistema o dell'altro.<br />

Saremmo interessati a sapere se viene pubblicato qualcosa, ci piacerebbe sapere qualcosa<br />

sugli altri film festival, sulle agenzie. Un altro problema della simultanea, è che senti il<br />

volume e la voce dalle altre cuffie, anche se tu non vuoi usare la cuffia. Tecnicamente è un<br />

limite il fatto che qualcosa passi. E poi un limite è che quando utilizzi la cuffia, devi<br />

abbassare il sonoro del film.<br />

100


Genova Film Festival<br />

Intervista a Antonella Sica, direttrice artistica del festival.<br />

Quando è nato il film festival di Genova?<br />

Il Genova film festival è nato nel 1998. Il nucleo principale era un concorso di<br />

cortometraggi con l'obiettivo di ampliamento che è stato poi raggiunto negli anni successivi.<br />

Questo festival è nato per colmare un vuoto nella regione Liguria, dove non esisteva un un<br />

punto di riferimento annuale, vivo, che presentasse sezioni competitive e che creasse dei<br />

legami con il resto d'Italia e con l'Europa, che è l'obiettivo futuro soprattutto per le sezioni<br />

competitive.<br />

Già dal secondo anno, abbiamo cominciato a lavorare su retrospettive dedicate al<br />

cinema internazionale. La particolarità della nostra sezione “Oltre il confine”, che è poi<br />

quella che fino a oggi si è occupata di divulgare “Cinema altro”, è quella di lavorare su<br />

monografie di nazione, non retrospettive di autori, ma antologie nazionali, soprattutto<br />

lavorando su un determinato periodo di anni. Per esempio abbiamo lavorato sulla Bulgaria<br />

dopo l'89, su come si è modificato il cinema bulgaro dopo la caduta del muro di Berlino,<br />

quindi sempre con un occhio alla storia, alla cultura, all'industria. Quindi, diciamo, la nostra<br />

caratteristica principale è quella di mostrare la cultura di un popolo, la sua storia, attraverso<br />

il cinema.<br />

Fino ad adesso abbiamo affrontato film bulgari, poi norvegesi, poi il cinema lappone,<br />

ungherese, irlandese, e quest'anno faremo il cinema sudafricano. Ma non solo, perché<br />

abbiamo anche una piccola retrospettiva dedicata al lavoro di Peter Brook per cui<br />

presenteremo i film tratti dalle sue opere teatrali, in una sezione che si chiama “Interferenze:<br />

lo schermo è la scena”, e che lavora proprio sulle relazioni fra cinema e teatro. Ovviamente,<br />

se è possibile e quando è possibile, compatibilmente con il nostro budget, presentiamo il<br />

film in lingua originale. Noi presentiamo sempre i film in lingua originale. Dico quando è<br />

possibile, perché a volte se la pellicola va rigenerata sono spese modeste, ma se va<br />

ristampata invece il festival non ha il budget adeguato per fare una ristampa che costa<br />

diversi milioni. Ci sono sempre dei limiti, dati dall'investimento delle istituzioni locali in<br />

questi eventi culturali. Quindi a seconda dell'interesse che la Liguria stessa ha per il festival,<br />

riusciamo a crescere ed a essere progettuali. Gli sponsor sono sempre una questione relativa.<br />

Se fai un festival molto ristretto come argomento, come può essere “Schermi d'amore” a<br />

Verona, hai la possibilità di avere delle sponsorizzazioni maggiori rispetto ai festival<br />

101


generalisti. Anche perché fanno un lavoro importante sul territorio, però obiettivamente, dal<br />

punto di vista promozionale, va detto che non hanno la forza, e la debolezza, di un festival<br />

tematico.<br />

Quali obiettivi si pone il festival?<br />

Il primo obiettivo è quello di raccogliere tutto questo fermento che c'è in Liguria<br />

rispetto alla settima arte. Ci sono tantissimi cineclub, tantissime persone che girano<br />

cortometraggi, che vorrebbero fare del cinema. Soltanto quest’anno sono arrivate 60 opere<br />

da nuovi autori, ragazzi, che vogliono fare del cinema e sono tantissimi per una regione così<br />

piccola. Il primo scopo è stata un'opera di divulgazione della cultura cinematografica in<br />

generale. Noi siamo appassionati, non siamo critici, siamo filmmaker; non nasciamo critici<br />

cinematografici per cui il nostro occhio è fondamentale, il nostro atteggiamento è diverso.<br />

Noi lavoriamo molto sulla promozione dei giovani autori, anche quando facciamo<br />

retrospettive dedicate alle altre nazioni lavoriamo spesso e volentieri sui nuovi autori,<br />

cerchiamo di tenere i contatti e di metterli in contatto. Per esempio l'anno prossimo<br />

lavoreremo con la Corsica. Faremo degli scambi fra giovani autori corsi e giovani autori<br />

liguri, e cercheremo di produrre un film con uno scambio. Quindi i giovani liguri in Corsica<br />

e i giovani corsi in Liguria per lavorare su piccoli documentari che poi diventeranno un<br />

film. Questo è un approccio molto più concreto, più verso la produzione. Comunque<br />

abbiamo un comitato di garanti in cui c’è Claudio G. Fava, Oreste de Fornari, Piero Pruzzo.<br />

Fava è il nostro presidente, Vazzoler insegna letteratura teatrale italiana al Dams di Imperia<br />

e si occupa della sezione teatro all’Università di Genova. È abbastanza composita come<br />

manifestazione. Noi usiamo la simultanea e oserei dire purtroppo. Perché secondo me il<br />

sonoro è una parte importante del film, tanto quanto le immagini. Quindi preferisco<br />

senz'altro il sottotitolo, e io che sono un professionista, un amatore, preferisco leggere il<br />

sottotitolo, anche perché sono allenata. E questo è importante perché ho intervistato un po'<br />

di persone, e ho scoperto che la maggior parte delle persone preferisce la simultanea, e ciò<br />

mi ha scioccato. Ma non persone qualunque, ho parlato con Vazzoler e mi ha detto “no, per<br />

favore, non fare i sottotitoli perché mi affatica leggerli, mi tengo la cuffia un po'scostata, ma<br />

almeno non devo leggere il sottotitolo e guardo le immagini”. In effetti per alcuni film può<br />

avere un senso. Però, per esempio, la Tragédie de Carmèle di Peter Brook, io mi sono posta<br />

il problema, cosa faccio? Faccio la simultanea su un film basato su un'opera? C'è gente che<br />

canta. È quindi uno è costretto a sentire uno che parla, mentre dovrebbe sentire il canto,<br />

godere anche della musica, e in questo caso non è più 50 e 50. Il rapporto in questo caso tra<br />

sonoro e immagini è 30 e 70, non lo so è un problema aperto. E anche per l’Amleto.<br />

102


Tendenzialmente non faremo un pienone, però quelli che vengono sono interessati a<br />

vederlo. Mi chiedo: sono interessati a sentire anche la recitazione degli attori e l'impronta di<br />

Peter Brook, non a sentire una voce nelle orecchie. Però il problema qual’è: i copioni non ci<br />

sono, le cassette non te le danno. Per l’Amleto ad esempio i diritti ce l’ha la BBC, ci ha<br />

chiesto per la cassetta, una cassetta, non una pellicola, e i diritti, 250 sterline.<br />

Il problema di avere i sottotitoli?.<br />

È un grosso problema quello dei sottotitoli. A volte quando sono sincronizzati male, e<br />

mi è capitato di vedere per esempio il festival del cinema africano a Milano una film mal<br />

sincronizzato e alla fine è anche peggio. Non ti sforzi di capire. Tu già non ti stai sforzando<br />

di capire, Ti perdi 6-7 battute, ti incavoli, guardi la postazione e poi magari i titoli arrivano<br />

tutti di botto, non capisci più niente. Comunque l'unico problema è questo: chi fa i sottotitoli<br />

vuole il copione. Ma non è che il copione c'è sempre. I sudafricani li ho chiesti tutti<br />

comunque per aiutare loro. Io ho tutte le cassette, ed è una cosa meravigliosa. Però siccome<br />

giustamente a volte ci sono dei problemi, magari l’audio in cabina non va bene, è sempre<br />

meglio avere il copione di scorta. Nonostante siano film nuovi, avere questi copioni non è<br />

facile, su 15 alla fine ne sono arrivati cinque. Inoltre se fai i sottotitoli, i prezzi aumentano in<br />

maniera vertiginosa se non hai il copione. La Napis, per sbobbinare, voleva il 50% in più.<br />

La Micro Cinema a seconda di quando gli consegno il copione mi aumenta il prezzo. Allora<br />

basta. Il problema è che non posso fare affidamento su un budget unico. Se io ho un certo<br />

budget per fare i sottotitoli e comunque ci sono delle variabili su cui io non posso agire e il<br />

preventivo mi raddoppia, allora il sottotitolo lo scarto automaticamente perché non ce la<br />

faccio a farlo e poi dovrebbe essere assolutamente più economico, quantomeno su un<br />

numero grande di film. Probabilmente la tecnologia deve migliorare. Se la tecnologia<br />

migliora, i sottotitoli costeranno meno e tutti si potranno permettere di usarli. Voglio dire se,<br />

per esempio, si potesse saltare la battitura, se veramente esistessero dei programmi in grado<br />

di registrare la voce di un traduttore...<br />

Dovrebbe essere un lavoro di 3-4 ore per un traduttore esperto. Per un festival si<br />

consideri che, per un film di un'ora e mezza, mi costa alla fine 750 €, più la replica, ogni<br />

replica ci vuole una persona che sia li a sincronizzare, come fai?. Il budget dei festival non è<br />

che sono molto alti. Anche Milano fa il concorso sottotitolato, tutto il resto in simultanea.<br />

Con l'interpretazione non ho un listino. Mi metto d'accordo con gli interpreti per una<br />

cifra che per noi è accettabile. L'anno scorso ci eravamo messi d'accordo con l’associazione<br />

italo-britannica che ci faceva la simulatanea, e credo che li abbiano pagati come quando<br />

103


facevano lezione. Pochissimo, non fanno neanche simultanea loro, l'hanno fatta per il<br />

festival. D'altronde l'alternativa era di non poterla fare. Al festival di Milano ci sono studenti<br />

anche lì.<br />

Con i sottotitoli non esistono tariffe. Con gli interpreti, se io ho una cifra, io gli dico<br />

ho questa cifra qua, mi dice va bene. Perché se è uno che non lo fa di mestiere, insegna,<br />

comunque sono tanti soldi, non sono pochi, e in una settimana magari guadagna quello che<br />

guadagna in un mese e mezzo. Capisci, quindi è chiaro che per lei è conveniente. E poi è un<br />

rapporto singolo con l'interprete.<br />

Alle volte succedono delle cose inenarrabili. Il festival è peggio che produrre un film.<br />

Finché i film non li hanno montati sulla macchina, io non so che cosa può succedere. Ci<br />

sono talmente tante incognite e tante variabili, per cui quando si può risparmiare,<br />

ovviamente cerchi di risparmiare. Perché, per quanto tu possa essere preciso, se io ti faccio<br />

vedere le quantità di mail, di lettere, con i registi del Sudafrica, ancora non ho la certezza del<br />

materiale, non so se i film me li danno in cassetta se me li danno in pellicola, non posso fare<br />

la programmazione. Ed è inutile, non c'è niente da fare. L'ho detto anche al console. Tranne<br />

che con i bulgari, persone efficientissime, sono rimasta sconvolta. Non avevano neanche<br />

una scheda in inglese, ma sono stati super-efficienti. Evidentemente avevano voglia di<br />

promuovere. Per il resto ho sempre avuto problemi. Con i norvegesi non ne parliamo. Erano<br />

sempre a portare i bambini in piscina, lavorano 2 ore al giorno. Qualunque cosa fai fuori<br />

dall’Italia devi avere un pacco di soldi per farla. E siccome il cinema non è purtroppo<br />

considerato arte, non è considerato evento in sé, a meno che non sia Cannes, Venezia. Ma il<br />

festival in sé non è considerato un evento, perché noi siamo abituati a mettere la cassetta in<br />

casa, e a vederci il film, e per il teorema della replicabilità dell'arte, ogni volta che io posso<br />

accedere a questo film, non ho voglia di spendere io, come istituzione, 3 milioni per un film.<br />

Invece a me costa 3 milioni fra farlo venire, pagare i diritti (540€ solo per una volta). Non so<br />

se mi spiego, quindi alla fine comincia l'avventura e non puoi neanche fare un preventivo.<br />

E poi ho scoperto che la gente non ama leggere. Sono i cinefili che amano il<br />

sottotitolo. La gente si spaventa quando vede il sottotitolo. Io non me l'aspettavo. Noi<br />

abbiamo avuto 15.000 spettatori, però i nostri spettatori, a differenza di altri festival, sono,<br />

metti 10% di cinefili. Gli altri sono persone normali. Gli altri sono gente che viene per<br />

curiosità, perché vuole scoprire altre cose. Perché ha scoperto che i cortometraggi sono<br />

belli, sono divertenti, gli piace la competizione. Gli piace il cinema olandese. Signore che<br />

sono curiose di capire com’è la cultura lappone. Ragazzi del liceo. Gente normale, non è<br />

104


gente che poi va a Torino a novembre. Sono gli abitanti di questa città. Quelli che vengono<br />

da fuori, i cinefili sono rari. Perché comunque la realtà territoriale è anche quella. Quindi se<br />

io ho metà dei miei spettatori, gente che è curiosa, che vuol vedere, scopro che questi il<br />

sottotitolo non lo amano. Non lo vivono in maniera così festosa come noi. L'anno scorso<br />

avremmo fatto solo una cosa sottotitolata. Un sottotitolo che non mi è piaciuto molto perché<br />

non hanno sistemato bene il posto. Devi fare un sopralluogo e vedere come sistemare al<br />

meglio lo schermo sotto. La gente non vedeva bene, doveva sforzarsi. La gente non mi era<br />

parsa particolarmente entusiasta. Certo il sottotitolo ti toglie tanti problemi organizzativi,<br />

perché comunque non c'è il problema di stare attenta le cuffie, di verificare che le cuffie<br />

siano sempre cariche. L'anno scorso qualcuno ha pensato bene di portarsi a casa le cuffie,<br />

quindi noi abbiamo pagato 250€ al noleggiatore. Comunque considera che c’è il costo del<br />

noleggio delle cuffie e di una cabina anche se a volte ti fanno uno sconto. Se io ho una<br />

cabina e so che se non la pigli tu, rimane magazzino, ma io il prezzo te lo dimezzo. È quello<br />

il discorso.<br />

Se avesse un budget più alto?<br />

Io farei il sottotitolo comunque. Proprio per una questione mia. Lo preferirei, perché<br />

penso che è meglio. Penso che la gente si possa abituare al sottotitolo. Io non me l'aspettavo,<br />

pensavo che tutti dovessero preferire sottotitolo. Invece parlando con queste persone, ho<br />

visto che preferiscono la simultanea. Oltretutto non è che ti fanno lo sconto perché è un film<br />

di novanta minuti ma con quattro battute, sono novanta minuti e basta. Poi l’ospitalità,<br />

l’alloggio, il vitto, capisci che non se ne esce più. Solo chi ha a un budget elevato. Solo<br />

Torino può permetterselo con grande tranquillità.<br />

Sto parlando dei festival veri, non Venezia che è una vetrina per i riflettori. I festival<br />

veri sono altri. E il festival di Torino, il festival dei popoli, quelli che hanno una mission<br />

vera, e hanno una città alle spalle e una regione che li sostiene, e che investe, li è diverso.<br />

Poi loro si lamenteranno sicuramente, perché si lamentano tutti. Però loro fanno un festival<br />

in una multisala, hanno le navette, tutti i film sono sottotitolati, tranne in alcune circostanze<br />

in cui usano la simultanea. Per esempio per il cinema egiziano, o dove è difficile avere la<br />

cassetta o il copione e devi metterti d'accordo con qualcuno che ti faccia la simultanea<br />

perché non hai la possibilità di avere il materiale prima.<br />

Ma quindi agli interpreti può capitare di dover fare i film “in diretta”?<br />

In genere no, però può succedere. Di qualcuno succederà perché, per esempio,<br />

l’Amleto non me lo danno, mi arriva il betacam la settimana prima, e io devo farmi fare un<br />

105


costosissimo riversamento e poi darlo agli interpreti. Di altri non ho niente, a volte devo<br />

ordinare i DVD fuori dall’Italia....<br />

106


Festival dei Popoli, Firenze<br />

Intervista a Mario Simondi, direttore artistico del festival.<br />

In Italia il film normalmente è doppiato, e secondo me non è del tutto corretto, però<br />

insomma per ora le cose stanno così.<br />

Lei non è d'accordo con il doppiaggio?<br />

Io vedo molto poco volentieri il film doppiato. È anche vero che il doppiaggio italiano<br />

è arrivato a dei livelli sicuramente molto alti. Però, io tra il vedere i fratelli Marx in versione<br />

originale e vederli doppiati, preferisco ovviamente la versione originale. A Parigi per<br />

esempio c'è la possibilità, o almeno c'era fino a poco tempo fa; mi capita di andare a Parigi,<br />

vado sempre strettamente per lavoro, per cui ho poco tempo di occuparmi di altre cose, ma<br />

fino a poco tempo fa, c'era la possibilità di vedere la versione originale sottotitolata in<br />

francese, e dopo di che la versione anche doppiata. C'era la possibilità di scegliere, e questo<br />

secondo me è la soluzione migliore, più corretta.<br />

Secondo lei qual è la differenza tra chi fruisce di un'opera doppiata a e chi invece<br />

vede un'opera sottotitolata?<br />

Io mi immagino, perché è un'ipotesi, che lo spettatore che vuol vedere la versione<br />

originale è uno spettatore particolarmente esigente.<br />

Perché cambia l'accento, lo stesso modo di porgere la frase ha una sua importanza. Io<br />

mi ricordo per esempio che c'era più di un attore americano doppiato dalla stessa voce. Uno<br />

era Gregory Peck, un altro era Cary Grant. Già questo creava confusione, uno si chiedeva:”<br />

ma chi è, Cary Grant o Gregory Peck?” sicché, anche questo, non è che fosse granché<br />

corretto. Però mi rendo conto anche, allo stesso tempo che il grosso del pubblico si era<br />

talmente abituato al doppiaggio, che una cosa diversa lo metterebbe un po’ in imbarazzo,<br />

credo.<br />

Noi personalmente come festival dei popoli, fino ad ora, abbiamo al 90% utilizzato la<br />

traduzione simultanea in cuffia, e al 10% il sottotitolaggio elettronico, col display sotto lo<br />

schermo.<br />

L'abbiamo utilizzato in pochi casi, perché anzitutto c'è una questione di budget, una<br />

questione di costi. La traduzione simultanea in cuffia viene a costare un po’ meno rispetto al<br />

sottotitolaggio elettronico.<br />

prezzi?<br />

Mi può dire che in maniera approssimativa o in percentuale qual è la differenza di<br />

107


Non posso dirlo che in percentuale. Diciamo che il sottotitolaggio elettronico costa un<br />

terzo di più, grosso modo. Non è una differenza enorme, però, su 100 titoli che noi<br />

presentiamo, diventa una differenza consistente.<br />

Avete 100 titoli?<br />

L'altro anno erano anche di più, mai insomma una media di 100 titoli. Già questo poi<br />

comporta difficoltà, perché il sottotitolaggio elettronico ha bisogno di avere la copia per<br />

tempo. Non è così semplice. Finora abbiamo dato la preferenza alla traduzione simultanea.<br />

Voi avete sempre usato la traduzione simultanea quindi?<br />

Salvo che per situazioni particolari, tipo la serata conclusiva. Su pochi film: la sezione<br />

“filmare il teatro”, che si tiene prevalentemente a Prato; lì abbiamo utilizzato il<br />

sottotitolaggio elettronico.<br />

Perché sono situazioni più importanti?<br />

Da una parte si, perché la serata conclusiva è una serata particolare, quindi il pubblico<br />

probabilmente gradisce di più il sottotitolaggio elettronico. Perché ricevere la voce in cuffia<br />

non è particolarmente piacevole secondo me, anche perché è una voce unica e dinanzi al<br />

dialogo… c'è una sorta di appiattimento in sostanza. Un appiattimento che il sottotitolaggio<br />

elettronico evita.<br />

simultanea.<br />

Prima mi accennava ad alcune differenze a livello organizzativo tra i sottotitoli e la<br />

Ci sono altre differenze sempre da questo punto di vista tra un festival sottotitolato e<br />

un festival con la traduzione simultanea?<br />

Con i sottotitoli bisogna avere le copie prima. Tenga presente che anche grossi<br />

festival usano spesso e volentieri la simultanea. Berlino per esempio utilizza la simultanea,<br />

il Cinéma du Réel a Parigi, che noi consideriamo nostro cugino, anche il festival di Parigi<br />

presenta documentari come li presentiamo noi, e anche loro si servono della simultanea in<br />

cuffia. Hanno provato un anno, solamente un anno il sottotitolaggio elettronico, ma poi sono<br />

ritornati alla simultanea in cuffia.<br />

Sa perché?<br />

Io credo per le ragioni di cui le parlavo prima. I nostri festival presentano troppi film,<br />

troppi titoli per potere tranquillamente affrontare questo tipo di soluzione. E poi ci sono<br />

anche i costi e questa non è una cosa indifferente.<br />

Prevede di cambiare per il futuro?<br />

108


Io sarei favorevole in linea di principio con il sottotitolaggio elettronico, però<br />

bisognerebbe disporre di un budget consistente, più consistente. Dall'altra bisognerebbe<br />

riuscire a risolvere questo problema della quantità di titoli presentati e quindi della difficoltà<br />

per un servizio di questo tipo, la sottotitolazione elettronica, di affrontare questa situazione<br />

in modo valido, efficiente.<br />

del genere?<br />

Lei parla di situazioni di emergenza, di film che arrivano all'ultimo momento, cose<br />

Sì, perché può capitare questo. Purtroppo può capitare anche questo.<br />

Quindi avendo un budget più alto lei pensa che farebbe un'altra scelta?<br />

Si penso di sì, con un budget più alto cercheremmo di stare più attenti anche all'arrivo<br />

delle copie. E poi in caso estremo c'è sempre la possibilità della simultanea, anche fatta<br />

all'ultimo momento. La nostra equipe è una equipe di ottimo livello, sono gli stessi interpreti<br />

che lavorano per il festival di Locarno. Anche all'ultimo momento possono risolvere una<br />

situazione di emergenza, anche senza un testo di riferimento, perché sono veramente molto<br />

bravi.<br />

I vantaggi e gli svantaggi della simultanea in cuffia e dei sottotitoli? non vorrei<br />

farla ripetere, ma se le vengono in mente altri aspetti…<br />

Ma il sottotitolo presenta lo svantaggio che lo sguardo per forza di cose è portato<br />

verso il basso, addirittura al di sotto dell'immagine proiettata sullo schermo, e quindi in<br />

qualche modo lo spettatore perde qualcosa dell'immagine stessa, non se la gusta in maniera<br />

piena. Sicuramente il vantaggio è che la cuffia dà sempre un po' noia, per quanto sia<br />

perfezionata, è sempre un oggetto che infastidisce in qualche modo. Così come infastidisce<br />

la voce unica che va a tradurre anche i dialoghi, quindi voci diverse, la voce maschile, la<br />

voce femminile. Viene tutto un po' appiattito secondo me. Quindi alla fine forse io<br />

preferisco il sottotitolaggio elettronico. La soluzione ideale non esiste, perché ripeto, anche<br />

sottotitolaggio elettronico presenta qualche difetto, però tra i due, io preferirei questo.<br />

Preferirebbe quindi un sottotitolo sulla pellicola?<br />

Certamente, quella è la soluzione più corretta. Il sottotitolaggio sulla pellicola è<br />

sicuramente la cosa migliore. Perché il display va sotto l'immagine.<br />

La voce traduzione, nei costi di un festival quanto incide?<br />

Direi 1/10, grosso modo.<br />

109


Ha detto che nel festival avete anche film sottotitolati. lei come determina la qualità<br />

di un sottotitolo?<br />

Ci sono due inconvenienti. Qualche volta il sottotitolo non è chiaramente leggibile,<br />

per un difetto che non so bene a cosa imputare, ma non ha la necessaria nettezza. L'altro<br />

difetto è che scorre troppo veloce. I sottotitoli si succedono in maniera talmente rapida che<br />

anche sapendo abbastanza bene, come nel mio caso, l'inglese e il francese, faccio fatica a<br />

finire di leggere il sottotitolo. Perché si presenta per un tempo troppo breve sull'immagine, e<br />

quindi bisogna anche che il sottotitolo in alcuni casi riesca a riassumere in maniera efficace,<br />

quanto viene detto dalla voce fuori campo o dai dialoghi, in modo da permettere una<br />

permanenza del sottotitolo sull'immagine sufficiente alla comprensione.<br />

Secondo lei il pubblico di un film festival ha delle caratteristiche particolari?<br />

Dipende anche dai festival. Il livello culturale di chi fa un festival come il nostro, è un<br />

livello culturale medio alto. Ora poi il nostro è veramente particolare, perché il nostro<br />

accento è anche sul linguaggio cinematografico, e quindi sul cinema in generale, però è<br />

anche vero che spesso prevale anche l'interesse dello spettatore verso il tema che è trattato<br />

dal documentario. Noi ci accorgiamo che quando diamo un documentario che tratta un tema<br />

di grande attualità, l'afflusso è maggiore rispetto ad un documentario che magari è sì un<br />

cinema d'autore, però il pubblico non lo percepisce con lo stesso interesse. Questo però<br />

ripeto, è un festival un po' particolare. In altri festival prevalgono altri criteri: quello del<br />

regista, quello dell’attore, dell'attrice. Noi presentiamo i documentari, quindi nei<br />

documentari non ci sono né attori né attrici, anche i registi non possono essere così<br />

conosciuti come sono i registi che operano nel campo della fiction. Quindi la nostra è<br />

proprio una cosa un po'particolare.<br />

Secondo lei si pensa al target nei festival quando si sceglie un sistema di traduzione<br />

piuttosto che un altro?<br />

Francamente sono solo ragioni di budget, pensiamo solo a questo tipo di problema.<br />

Avete direttive per i vostri traduttori, o i vostri interpreti?<br />

Ma io, in alcuni casi, conoscendo il programma, segnalo le difficoltà di un testo,<br />

quando ci sono, difficoltà a livello di pronuncia, perché magari è un americano molto vicino<br />

allo studente, per cui ci sono dei problemi. Per cui in quel caso segnalo la difficoltà. Al di là<br />

di questo, no.<br />

Chiedo sempre che la voce del traduttore sia una voce italiana. Perché sennò<br />

porterebbe confusione, una voce con un accento e una pronuncia nettamente italiane. Una<br />

110


volta per esempio è capitato di tradurre dal russo, e ha prodotto una madrelingua russa che<br />

da tempo vive in Italia, ma che ha mantenuto un accento fortemente straniero, e questo può<br />

disturbare, per forza di cose.<br />

Come è nato il festival?<br />

Nasce nel 59, per iniziativa di studiosi di etnologia. Difatti la prima impronta del<br />

festival è un'impronta fortemente etnografica. Il film presentati riguardavano le cosiddette<br />

società primitive. Nasce così il festival dei popoli. Poi è cambiato perché il festival dei<br />

popoli è cambiato moltissimo. Si è evoluto, perché si è evoluto il documentario. Il<br />

documentario negli ultimi 40 anni presenta molti cambiamenti rispetto agli anni che vedono<br />

nascere il festival dei popoli. C'è stato il cinema “verità di mezzo”, tutta questa introduzione<br />

di strumenti diversi che hanno permesso… la camera leggera, il sonoro in sincrono, etc. che<br />

hanno permesso un avvicinamento alla realtà molto più semplice, molto più facile, e quindi<br />

un allargamento tematico che in parte è anche conseguenza di questi nuovi strumenti.<br />

Il festival si pone degli obiettivi?<br />

In questo momento gli obiettivi del festival non sono più soltanto legati<br />

all'organizzazione di una rassegna annuale, che rimane comunque il momento di maggiore<br />

evidenza dell'associazione festival dei popoli. Noi ormai lavoriamo tutto l'anno, perché<br />

abbiamo un archivio, che ci consente di organizzare proiezioni all'interno di scuole medie<br />

superiori, ma soprattutto adesso con l'Università, con delle facoltà anche al di fuori di<br />

Firenze. Per esempio abbiamo lavorato con l'Università di Salerno, di Modena, con l’Istituto<br />

Orientale di Napoli. Quindi ci sono state molte occasioni di lavorare direi sulla base del<br />

nostro archivio, che è un archivio ricchissimo, perché ha 9000 titoli, che è un archivio<br />

chiaramente specializzato nel campo del documentario, ma che in effetti conta anche<br />

qualche fiction.<br />

L'altro obiettivo che ci siamo posti e che ci stiamo ponendo è quello della formazione.<br />

Noi vogliamo formare i giovani che intendono diventare documentalisti. Abbiamo già avuto<br />

un progetto europeo che aveva per titolo “il reale in cantiere”. L’abbiamo portato avanti in<br />

collaborazioni con le istituzioni europee, con il cinema Lumière di Marsiglia, come<br />

l'Università di Aix en Provence, e con il dipartimento di arti visive dell'Università di<br />

Edimburgo. È stato un grosso successo, e abbiamo deciso di continuare. Quest'anno<br />

continuiamo con un altro progetto, “Doc ut des”, che è un progetto in collaborazione con<br />

un'agenzia di formazione di Pistoia, che ci consente di continuare a perseguire questo<br />

111


obiettivo per noi fondamentale. Un festival che intende promuovere il documentario deve<br />

anche occuparsi della formazione.<br />

È un festival internazionale…<br />

Sì, è un festival internazionale, per di più siamo inseriti da tempo nel coordinamento<br />

europeo dei festival di cinema. Siamo membri, giuridicamente tra l'altro il coordinamento si<br />

è formato a Firenze nel 1994 nel corso di non ricordo quale edizione fosse, e siamo stati nel<br />

consiglio di amministrazione per quattro anni. Poi c'è una sorta di rotazione, in modo da<br />

permettere a tutti i festival piano piano di partecipare anche alle sfere alte del<br />

coordinamento, e insomma questo per noi è stato importante perché ci ha consentito di<br />

allargare la rete di collaborazione e di conoscenze che già avevamo a livello europeo, ma<br />

non solo europeo. Con il coordinamento abbiamo realizzato anche dei progetti importanti,<br />

dei progetti tematici, ad esempio la sfida della realtà e “metropolized”, che sono due<br />

progetti che hanno a che vedere con una sorta di realismo che sarebbe emerso in questi<br />

ultimi anni del cinema europeo, e l'altro con i problemi che riguardano invece la città, cioè<br />

come il cinema si è occupato dei problemi della città.<br />

C'è tra gli obiettivi del festival è quello di promuovere altre culture/cinema<br />

altro/cinematografie di altri paesi?<br />

C'è l'obiettivo di promuovere un cinema altro, che è il documentario, che è un cinema<br />

che ha pochissime possibilità di trovare una diffusione, per cui stiamo trovando e abbiamo<br />

trovato alleanze, per esempio con alcune sale cinematografiche. Cerchiamo di incrementare<br />

la distribuzione, non soltanto quindi attraverso le Università o le scuole medie superiori, ma<br />

riguarda proprio le sale cinematografiche.<br />

Secondo lei nella scelta di un sistema di traduzione, sottotitoli o simultanea, può in<br />

qualche modo incidere sulla promozione di un altro cinema<br />

Sì sicuramente. Secondo me il sottotitolaggio in italiano di un documentario straniero<br />

è il modo migliore di promuovere questo tipo di film e anche quello più corretto rispetto alla<br />

simultanea.<br />

Perché nel documentario si soffre ancora di più: essendo il documentario<br />

istituzionalmente il cinema più legato alla realtà, qualsiasi intervento deformativo di questa<br />

realtà va ad incidere in maniera importante sulla comprensione anche del documentario<br />

stesso.<br />

Come giudica una buona interpretazione simultanea?<br />

112


E’ importante tradurre la canzone, a meno che si dimostra uno sfondo sonoro e basta,<br />

ma nel documentario spesso la canzone è immessa nel documentario in quanto c'è anche un<br />

elemento verbale importante. È importante che tutti gli elementi verbali siano comprensibili<br />

al pubblico tutto questo con il limite che si diceva prima, ovvero di una traduzione<br />

abbastanza sintetica non proprio parola per parola, perché questo l'arredo è inutile.<br />

L'importante è che il pubblico segua gli elementi essenziali della parte verbale del film. Una<br />

voce gradevole e un buon tono espressivo possono aiutare<br />

Voi vi rivolgete professionisti?<br />

Lavorano al festival da vent'anni, con alcune persone che sono cambiate, però direi<br />

che il nucleo fondamentale è rimasto stabile nel tempo.<br />

Quanto tempo prima viene consegnato il materiale alle interpreti?<br />

Direi un mesetto prima. Con le videocassette ovviamente, non con la versione che poi<br />

viene effettivamente mostrata.<br />

Ci sono a volte delle differenze tra le due versioni?<br />

Si a volte si. Perché sono due formati diversi, la prima che ci arriva è una<br />

videocassetta, la seconda, quella che viene mostrata al pubblico, può essere una pellicola o<br />

un beta. Può capitare che a volte ci siano delle differenze<br />

Che vengono risolte sul momento, immagino.<br />

Sì certo.<br />

113


Biennale di Venezia<br />

Intervista a Pio Villanacci, traduttore per la Mostra del Cinema di Venezia<br />

Io ho partecipato alla mostra del cinema di Venezia tramite Classic Titles, gli anni<br />

scorsi. Questo è il primo anno che lavoro internamente al festival. Negli ultimi tre anni ho<br />

lavorato con la Classic Titles per realizzare i sottotitoli della mostra del cinema di Venezia,<br />

facendo un lavoro di preparazione in ufficio ed un lavoro di logistica e coordinamento degli<br />

operatori che sincronizzano i sottotitoli durante la proiezione nei giorni del festival.<br />

Qua è tutto sottotitolato?<br />

Ci sono alcune traduzioni simultanee, che però riguardano lingue diverse dall'italiano<br />

e dall'inglese. Ci sono delle traduzioni simultanea per il francese più che altro; i film in<br />

inglese arrivano sottotitolati su pellicola. La distinzione base è fra i sottotitoli laser su<br />

pellicola e i sottotitoli esterni alla pellicola, video proiettati o con display elettronico a led.<br />

Quindi a Venezia i film arrivano, quelli originali inglesi con sottotitoli in italiano su<br />

pellicola, quelli in lingua italiana in originale con i sottotitoli in inglese su pellicola. Tutti gli<br />

altri, cioè le lingue che non sono né italiano ne inglese, arrivano di solito sottotitolati in<br />

inglese oppure in italiano su pellicola, e il sottotitolaggio elettronico o video proiettato,<br />

copre la lingua che non è sulla pellicola. Per esempio, io ho un film americano con i<br />

sottotitoli in italiano sulla pellicola. Sono a posto, cioè mi copre la lingua inglese e la lingua<br />

italiana. Ho un film italiano, che è sottotitolato in inglese su pellicola, e anche questo è a<br />

posto. Ho un film cinese che ha i sottotitoli in inglese sulla pellicola, allora il sottotitolaggio<br />

elettronico o video proiettato copre l'altra lingua che è l'italiano, ecc. Ci sono poi film che<br />

per motivi di tempi sono senza sottotitoli, cioè sono stati finiti all'ultimo momento o non è<br />

stato possibile fare il sottotitolo al laser, allora in quel caso lì, tipo un film inglese che non<br />

ha sottotitoli in italiano su pellicola, interviene il sottotitolaggio elettronico o video<br />

proiettato. Quindi tutte queste sono le casistiche possibili. Ce ne sono altre, ma queste sono<br />

le più importanti.<br />

Perché viene usata l’interpretazione simulatanea per il francese?<br />

Perché sarebbe avere altre lingue sui sottotitoli. Perché già due lingue come sottotitoli<br />

sono tante, averne un'altra diventerebbe... non più un film, è un'altra cosa. Il sottotitolo è un<br />

servizio, non è una traduzione. Io non sono tanto d'accordo ma si potrebbe dire come<br />

provocazione anche questo, cioè non sono una traduzione, ma è un servizio che si fa alla<br />

comprensione per il pubblico. In realtà fare i sottotitoli è fare traduzione che si differenzia in<br />

114


maniera profonda da una produzione letteraria o da una traduzione poetica su carta o su<br />

testo. È una traduzione diversa, che secondo me ha una dignità di traduzione, e che però non<br />

deve andare a disturbare troppo quella che è invece la visione del film. Ci sono dei film, per<br />

esempio, cioè mi è capitato di vedere dei film, soprattutto dall'Asia, che avevano due lingue<br />

su pellicola ovvero erano sottotitolato in due lingue su pellicola, e in più avevano un'altra<br />

lingua di sottotitoli esterni. E il film non si godeva più, perché era tutto un insieme di segni,<br />

che non erano certamente stati pensati dal regista. È anche un po' un tradimento al regista, o<br />

a quella che era la sua intenzione.<br />

Secondo te come è un buon sottotitolo, che caratteristiche deve avere?<br />

Secondo me è ci sono molte caratteristiche cui deve sottostare. Prima di tutto per<br />

quanto possibile, la traduzione deve essere vicino all’originale, non può essere letterale, ma<br />

non può nemmeno essere libera.<br />

In che senso?<br />

Il problema dei sottotitoli è il tempo, ovvero il tempo di lettura che il sottotitolo deve<br />

avere per essere fruibile. Se io faccio un sottotitolo che mi compare per 2 secondi, se è un<br />

ciao, o un va bene può andare, ma se è una frase, ho bisogno di avere un maggior tempo di<br />

lettura, per fare in modo che lo spazio che sono costretto a usare spostando l'occhio<br />

dall'immagine al sottotitolo, intendo spazio di tempo, deve essere sufficiente, altrimenti il<br />

sottotitolo va perso. Cioè faccio un sottotitolo che non viene eletto.<br />

Il tempo medio è 4 secondi?<br />

Si, anche se c'è chi lo tira a 3 secondi o 2 secondi e mezzo. Ti ripeto, anche la<br />

lunghezza del sottotitolo è una variabile che influisce su questo. Quindi il tempo influisce<br />

sul tipo di traduzione che io posso fare. Se ho un narratore che ha un ritmo di espressione<br />

tranquillo, come a volte succede in alcuni documentari, o in alcuni film dove c'era la voce<br />

fuori campo del narratore che con tranquillità dice le sue cose, gli posso fare una buona<br />

traduzione rispettando quasi completamente alla lettera la lingua originale, perché ho il<br />

tempo per farlo. È comunque diversa dalla traduzione che io farei se avessi un testo scritto,<br />

però li ho possibilità di sfoggiare la mia bravura e fare una traduzione per esteso. Quando<br />

invece i dialoghi sono serrati, c'è più di una persona che parla, ho bisogno di fare dei tagli,<br />

anche consistenti. I tagli che faccio sono a mia discrezione. Cioè, io traduttore decido che<br />

cos'è che posso tagliare, che cos'è che deve assolutamente esserci, qual è la parola chiave<br />

della frase, eccetera, eccetera. Queste sono le scelte del traduttore di sottotitoli. E da lì si<br />

vede se uno è un buon traduttore, oppure no. Perché se elimina la parola chiave, e mette il<br />

115


esto, non consente di capire quello che in realtà in quella scena era importante capire. Poi<br />

c'è tutto un discorso sull'editing, cioè su la divisione visiva delle parole nel sottotitolo: la<br />

punteggiatura, la ripetizione, anzi la mancata ripetizione di cose superflue, il cambio<br />

personaggio. Questo è importante quando in un sottotitolo ci sono due persone che parlano,<br />

è una cosa banale, ma ci vuole un simbolo, il classico “-“ che si mette all'inizio, per far<br />

capire che il dialogo è stato fra due persone. Ritornando al primo punto, cioè la divisione<br />

delle parole, è una cosa importante anche quella perché dipende dal tipo di sottotitolaggio,<br />

però in genere si usa un sottotitolo formato da due righe. C'è chi invece usa una riga sola<br />

molto lunga. Io sono favorevole alle due line meno lunghe sempre per un problema di<br />

ginnastica del bulbo oculare che è costretto a fare un movimento molto largo, quando invece<br />

è meglio avere un sottotitolo corto rispetto al centro dell'immagine che, se possibile, abbia<br />

anche la stessa quantità di testo sia sulla prima che sulla seconda linea. Questa è una cosa<br />

che si fa durante la traduzione, o durante la revisione della traduzione. Cioè si controlla che<br />

il testo sulla prima linea sia, per quanto possibile, lo stesso che è sulla seconda linea.<br />

Chiaramente la divisione deve essere fatta secondo un certo criterio. La divisione che io<br />

faccio tra la prima e la seconda linea deve rendere conto ovviamente della grammatica, della<br />

sintassi. Cioè, se io ho una frase lunga e sono costretto a metterla su due line, sarebbe<br />

importante non spezzarla tipo il nome sopra e l'aggettivo sotto, ma spezzarla a fine frase, o<br />

in un punto dove non si sente a livello grammaticale un'interruzione. Come dei versi. Finire<br />

la prima riga con una e, può andare bene in alcuni casi, in altri è meglio metterla sotto. Poi<br />

dipende anche dalla tonalità, dal tipo di discorso che si fa. Comunque è una buona norma<br />

cercare di spezzare la frase in un modo naturale, rispetto alla sintassi e alla grammatica.<br />

Quindi tu hai iniziato con la Clasiic Titles, poi sei venuto qui?<br />

Diciamo che ho maturato l'esperienza con loro, con i sottotitoli e anche in ufficio con<br />

relazioni di diverso tipo con i distributori, i produttori eccetera. Adesso faccio cose diverse,<br />

mi occupo anche di sottotitoli, ma faccio una cosa più legata alla programmazione della<br />

mostra. Faccio il lavoro di segreteria che aiuta poi la commissione a fare la selezione dei<br />

film<br />

Hai lavorato anche in altri contesti oltre i film festival?<br />

La Classic Titles lavorava quasi esclusivamente con i festival, a volte lavorava con<br />

eventi tipo proiezioni uniche di qualche firma. C'è anche una parte che si occupa di<br />

sottotitoli per DVD.<br />

Secondo te il pubblico di un festival ha delle caratteristiche particolari?<br />

116


Assolutamente si, è un pubblico abituato al sottotitolo. E direi che il pubblico di un<br />

festival, quello professionale, quello appassionato, sia quello fatto da giornalisti, tecnici del<br />

settore, sia quello fatto da un pubblico generico, ma particolarmente appassionato al cinema,<br />

di solito, almeno nel 90% dei casi apprezza il sottotitolo. Nel senso che apprezza di fruire<br />

della lingua originale, cioè della voce originale dell'attore o dell'attrice in scena.<br />

Quando facevi sottotitoli, ti condizionava in qualche modo sapere a che tipo di<br />

pubblico ti rivolgevi?<br />

Non fa distinzione, non pensi a chi vedrà il film, tu cerchi di dare il massimo per far sì<br />

che la traduzione sia più completa possibile, e la più fruibile possibile, con i canoni di cui ti<br />

parlavo prima. Una buona traduzione tiene conto della velocità del dialogo, e quindi da<br />

quello si decide che tipo di completezza può avere.<br />

Se dovessi dare una priorità a questi aspetti?<br />

Se fossero tutti al massimo, il prodotto sarebbe ottimo. Per quanto riguarda la<br />

completezza, non la vedo come basilare. Io posso anche sopprimere una parte del dialogo,<br />

ma questo non mi leva, non mi allontana da una fedeltà linguistica, se io decido bene, se<br />

decido di sopprimere una parte che è ininfluente. Dato che io ho la possibilità di ascoltare la<br />

voce originale, questo mi dà delle libertà e il dovere di eliminare cose superflue, per una<br />

maggiore fruibilità del film in sè. Sarebbe un cattivo servizio tradurre tutto quello che viene<br />

detto per filo e per segno perché sono costretto a leggere delle cose che poi in realtà non mi<br />

danno maggiore godibilità. La sincronizzazione è molto importante, è una cosa<br />

estremamente delicata, da fare con precisione assoluta. Non sempre ci si riesce, per motivi<br />

vari. La precisione del momento di entrata del sottotitolo mi garantisce poi una qualità<br />

buona della traduzione. L'informazione non deve essere minima, però le cose superflue è<br />

bene eliminarle. Cosa si intende per superfluo poi è un discorso anche piuttosto complicato,<br />

però sul dialogo, si capiscono le cose che possono anche non essere tradotte, perché si<br />

capiscono dall'espressività della voce originale. Quindi non ho bisogno di tradurre una cosa<br />

che chiunque vedendo pronunciare tale cosa può capire, non c’è bisogno di tradurre le<br />

esclamazioni, o di tutta una serie di cose simili. Si possono omettere, anzi se si omettono in<br />

modo giusto, chi vede un film gode di più. Invece se uno pedissequamente fa una<br />

trascrizione di tutto quello che viene detto, secondo me non fa una buona cosa.<br />

Ti è capitato di sentire un film tradotto con interpretazione simultanea?<br />

Si<br />

e secondo te che vantaggio che svantaggi presenta?<br />

117


Allora io sono assolutamente parziale in questa cosa, e quindi ti dico che la traduzione<br />

simultanea è una soluzione che si può usare se non c'è altro modo, se non si può fare in altro<br />

modo, allora va bene anche la simultanea. Mi viene da dire, quasi quasi preferirei vedermi<br />

un film senza traduzione che con la simultanea. Questo senza nulla togliere alla bravura di<br />

molti traduttori simultanei e anche al lavoro duro che fanno, perché è veramente duro fare<br />

una simultanea. E’ vero che il sottotitolo disturba l'occhio, e la cosa migliore sarebbe vedere<br />

tutti i film in lingua originale senza sottotitoli. Però sapere tutte le lingue del mondo non è<br />

possibile. Quindi è sempre un compromesso che si fa, il sottotitolo è un compromesso, per<br />

la comprensione si mette il sottotitolo. Quindi è un disturbo alla vista, però è un disturbo<br />

secondo me non così grave. Il disturbo che si ha con la simultanea all'orecchio, è un disturbo<br />

che secondo me, prende il respiro di chi guarda il film perché chiaramente va a incidere<br />

sull’espressività dell'opera, perché il traduttore simultaneo non può occuparsi della<br />

traduzione e del tono. È solo, quindi non può fare le voci, chiaro. È ovvio, però è un limite<br />

enorme, e come situazione sarebbe meglio farne a meno insomma, ecco. Però, nel caso in<br />

cui non ci sono i sottotitoli, e il film è in una lingua conosciuta da pochi o non conosciuta, la<br />

traduzione simultanea è comunque un servizio degno di rispetto. Chiaramente durante un<br />

festival, e soprattutto un festival internazionale che ha dei mezzi, ci devono essere i<br />

sottotitoli.<br />

Quindi secondo te perché alcuni festival usano ancora la simultanea?<br />

Per motivi di budget, perché la simultanea costa meno. Poi, ci può essere anche<br />

qualche direttore di festival che pensa che la simultanea sia migliore dei sottotitoli, ma non<br />

credo, provate a intervistarli. Non credo, per l'esperienza che ho, non c'è nessuno che<br />

preferisca la simultanea. A Locarno, qualcuno mi diceva che siccome lì c'è un problema di<br />

molte lingue, perché Locarno deve tenere conto della Svizzera di lingua italiana, della<br />

Svizzera di lingua tedesca o di lingua francese, allora lì avevano un problema di come fare<br />

con tutte queste lingue, e allora li forse per non scontentare nessuno, hanno deciso di fare la<br />

simultanea, però di questo non ho esperienza diretta, è quello che ho sentito dire.<br />

La differenza sostanziale può essere questa: per un pubblico specializzato, come ti<br />

dicevo prima, sicuramente il sottotitolo è la scelta che viene operata. Per un pubblico invece<br />

più ampio, più commerciale, chiamiamolo così, può darsi che, anzi sicuramente, il<br />

sottotitolo è una cosa che dà fastidio. Quando vedono il sottotitolo dicono, andiamo in<br />

pizzeria, andiamo da un'altra parte. Il pubblico specializzato questo non lo fa, perché si sa la<br />

qualità che si ha con il sottotitolo, è quello che vogliono insomma.<br />

118


Per quanto riguarda gli obiettivi di questo festival, ti posso parlare di quest'anno,<br />

perché con il cambiamento del direttore ci sono tante cose che cambiano, tanti cambiamenti<br />

... è scoprire un po'quello che non ha visibilità facile, sia come opere prime, sia anche come<br />

retrospettive, sia come scelta generale di selezione. È chiaro che poi ci sono anche i film che<br />

avranno una distribuzione più ampia, più capillare con le grosse case, però c'è anche<br />

un'attenzione particolare a quello che non ha potere a livello economico di distribuzione.<br />

Quindi il cinema del sud, il cinema dell'estero, non oserei la parola alternativo, però cose<br />

che hanno bisogno che qualcuno le valorizzi perché altrimenti non vengono conosciute. E<br />

per questo obiettivo... essendo Venezia una cosa per un pubblico specializzato, il sottotitolo<br />

continua a essere la scelta giusta, anche se probabilmente ci sarebbe la volontà di allargare<br />

questo, ovvero le sale che fanno i film in lingua originale, per esempio, ci sono delle sale<br />

che iniziano a fare questa cosa, con i film ...<br />

Intendi dire di estenderlo ad un contesto non festivaliero?<br />

...si i film che fanno nelle sale della città. Adesso si inizia a estenderlo nelle sale che<br />

fanno programmazione quotidiana, nelle città. Per esempio a Firenze c'era questo cinema<br />

che faceva cose proprio commerciali, film di cassetta, e un giorno la settimana li<br />

riproponeva in lingua originale. Di solito poi questa cosa non ha molto seguito, perché ha un<br />

costo, soprattutto di reperimento della pellicola in lingua originale, e un iter molto più<br />

impegnativo rispetto alla programmazione solita dei film doppiati. C'è un po'questa<br />

tendenza adesso.<br />

Secondo te perché?<br />

Perché un po' il pubblico che vuole il sottotitolo non è più solo quello specializzato,<br />

ma è anche quello che, per esempio, parla più di una lingua. Che non parla solo la lingua<br />

madre, ma anche l'inglese o il francese, e allora apprezza la visione di un film in lingua<br />

originale, e la richiede anche. È comunque sempre una minoranza, però rispetto a prima, è<br />

in crescita. Magari sono persone che viaggiano, che vogliono fruire di un prodotto più<br />

vicino possibile all’originale.<br />

Secondo te il sottotitolaggio sta prendendo piede rispetto al passato?<br />

Questa è un po' una scommessa, perché la rivoluzione che si avrà di qui a 10 anni o<br />

cinque anni nelle sale cinematografiche, è che spariranno le pellicole e si avranno film in<br />

digitale. Probabilmente il sottotitolo andrà avanti, però non su pellicola, io immagino.<br />

Questa è una mia previsione, che non ha fondamenti, però ho questa sensazione. Non so<br />

119


come si evolverà la cosa, però sicuramente ci saranno dei grossi cambiamenti, più che altro<br />

per le tecnologie che cambiano.<br />

A Venezia si usa lo schermo separato per i sottotitoli?<br />

L'anno scorso si sono usati sottotitoli sia con il display a led, sia con la video<br />

proiezione. Mentre invece a Cannes solo video proiezione.<br />

Si rivolgono ad agenzie?<br />

Si, sia Cannes che Venezia si rivolgono sempre a terzi, perché è una cosa troppo<br />

specifica. Questi festival non fanno mai sottotitoli<br />

120


Panafricana, Roma<br />

Intervista a Caterina Panicucci, organizzatrice del festival.<br />

Come nasce il festival?<br />

Il nostro festival è nato quattro anni fa. Avevamo già realizzato una prima rassegna di<br />

cinema che si chiamava “risate dell'altro mondo”, una selezione di commedie e film<br />

brillanti. Non solo dall'Africa, ma dall'Asia, America Latina e Oceania. Ed è lì che è nato<br />

questo contatto con il COE, che in Italia per il cinema africano è il maggior distributore,<br />

perché ha un archivio di film che aggiornano continuamente. Normalmente sono film che<br />

passano dal loro festival, e vanno a formare questo archivio. Non è enorme, però è un buon<br />

serbatoio. Da questo contatto, loro organizzano il festival a Milano dal 1990. Il COE è<br />

un'organizzazione cattolica, che organizza questo festival di spirito missionario: per far<br />

conoscere il cinema con questo approccio. Noi diamo un altro approccio a queste tematiche,<br />

però questa collaborazione, pur nella diversità, si è sviluppata nel tempo in modo<br />

abbastanza interessante. Questo è il quarto anno. Abbiamo cominciato a portare a Roma una<br />

parte del festival che è a Milano. Da noi non c'è un premio, il premio è a Milano. Noi<br />

organizziamo il festival subito dopo Milano, in modo da sfruttare il passaggio dei film che<br />

passano solo in quell'occasione in Italia. Pochissimi vengono distribuiti, uno all'anno, e<br />

neanche tutti gli anni vengono distribuiti in Italia. Quindi abbiamo cominciato con grosse<br />

difficoltà, soprattutto di tipo economico. Ed è qui che nasce la questione del sottotitolaggio,<br />

perché i primi due anni siccome non avevamo i soldi per fare sottotitolaggio elettronico,<br />

anche considerando che prima lo faceva Milano, che si appoggiava ad una ditta apposta.<br />

Noi non avevamo nemmeno i soldi per prendere il film già tradotti e portarli qua.<br />

Il film in concorso vengono tradotti. Il servizio è appaltato ad un'agenzia di<br />

sottotitolaggio. Loro usano entrambe le tecniche sottotitolaggio ed interpretazione<br />

simultanea, perché è un festival molto ampio, passano più di 60 film.<br />

Il sottotitolaggio migliore è l'applicazione del pannello sotto lo schermo. Quando non<br />

è possibile si fa la proiezione sulla parte bassa dello schermo, ma la cosa migliore è non<br />

inquinare l'immagine. I film migliori sono quelli che non hanno alcun sottotitolo, ma sono i<br />

più difficili da reperire.<br />

Ovviamente se ci sono già i sottotitoli, si perde la qualità della proiezione perché ci<br />

sono più scritte, però magari guadagni perché hai un'altra lingua, e magari c'è un francese<br />

che capisce il film. Non siamo esteti. Quest'anno a Milano hanno fatto una scelta che noi<br />

121


non abbiamo seguito, hanno aperto il festival ad altre cinematografie. Il concorso quest'anno<br />

non era soltanto per il cinema africano, ma riguardava anche l’Asia e l'America Latina. Noi<br />

invece ci siamo ancora più caratterizzati, e abbiamo dato un nome a questo festival<br />

particolare “Panafricano”. L'idea è quella di continuare a lavorare su questo, e anche<br />

renderci più indipendenti da Milano, sino a ad organizzare un vero e proprio festival a Roma<br />

con il film in concorso.<br />

Ovviamente i film in concorso erano meno, erano quattro su 10, i film fuori concorso<br />

erano tradotti in simultanea, perché Milano sottotitola soltanto i film in concorso, e quindi<br />

tutti quelli fuori concorso sono stati tradotti da noi, abbiamo mandato alla micro cinema le<br />

liste dialoghi, e loro hanno fatto i sottotitoli. Siamo un gruppo di persone fortemente<br />

motivati a fare questo festival, ma il guadagno è zero. Noi cerchiamo di fare il massimo<br />

anche se le risorse sono poche. Però manteniamo un certo rigore anche nella povertà.<br />

Secondo te il pubblico di un film festival ha delle caratteristiche particolari?<br />

Si. Per il nostro festival ce l'ha, c'è un pubblico che segue il festival ogni anno, però in<br />

generale sono persone che hanno uno spiccato interesse per la cultura africana. È difficile<br />

che una persona che non abbia nessuna relazione con queste tematiche si venga a vedere il<br />

cinema africano. Certi nostri amici, i nostri parenti. Però è un festival di settore, ha un<br />

pubblico di settore. Sono persone che lavorano nel cinema. A Milano il festival dura da 14<br />

anni, e quindi c’è già un pubblico molto più ampio. Però ora sta anche perdendo la sua<br />

caratterizzazione, e diventa anche un festival più generico. Già in Africa ci sono tantissime<br />

cinematografie, un conto è la produzione egiziana un conto sono altre produzioni. Quindi<br />

non ha senso disperdersi ulteriormente. A Milano hanno tre sale, molti sono cortometraggi,<br />

video, che mandano in lingua originale senza alcuna traduzione.<br />

Nella scelta di un sistema di traduzione pensi ad un pubblico ipotetico?<br />

Per noi il pubblico di riferimento è il pubblico che va al cinema. Noi ci poniamo il<br />

problema che la persona che va al cinema non sa nessuna lingua, nulla di cinema africano. Il<br />

pubblico standard. Noi a questa cosa ci teniamo molto. Perché il discorso di produzione<br />

culturale non è tanto l'idea di far passare il film basta, ma di dare una certa dignità. Quindi<br />

cerchiamo di dare un prodotto che abbia dignità, in modo che questi film abbiano la dignità<br />

che meritano. Alcuni sono dei capolavori che solo noi abbiamo la fortuna di vedere e chi ci<br />

viene a trovare. E quindi non pensiamo ad un pubblico di settore. Molto spesso poi si<br />

verifica, però noi comunque nella progettazione pensiamo ad un pubblico comune.<br />

Comunque quello che cerchiamo di fare con il festival è anche coinvolgere le comunità di<br />

122


immigrati, e abbiamo avuto qualche risultato, per renderlo anche un momento di incontro. Il<br />

festival come luogo di incontro tra le comunità africane presenti a Roma. Diamo pacchi di<br />

biglietti omaggio a molte società, abbiamo lavorato con hotel Africa a Tiburtina. Solo per<br />

riuscire ad entrare là dentro è difficile. Comunque questo è molto difficile perché ci sono<br />

altri problemi per loro. Questo è un lavoro che abbiamo sempre fatto e che vogliamo fare<br />

meglio. Vogliamo che il festival sia un momento di incontro tra le varie culture presenti qua,<br />

sempre africane.<br />

sottotitoli?<br />

E’ cambiato qualcosa in termini organizzativi nel passaggio dalla simultanea ai<br />

Il nostro problema principale è il fatto che siamo ancorati a Milano, sono i ritardi da<br />

Milano. Noi abbiamo dei ritardi molto grossi, e questo ci penalizza un sacco. Perché<br />

abbiamo margine di manovra molto stretto, e poi dobbiamo lavorare con i loro tempi, quindi<br />

tutto dipende da loro. È per questo che stiamo cercando di proporre degli eventi<br />

indipendenti all'interno di questo contenitore.<br />

Dal punto di vista organizzativo, c'è stato un passaggio dall'interpretazione simultanea<br />

ai sottotitoli. Non ci cambia moltissimo per quanto riguarda i tempi, perché compriamo i<br />

sottotitoli da Milano. Siccome Microcinema va Milano, tutti i film che loro traducono per<br />

Milano, poi li riportano qua. Noi in più quest'anno, proprio per questo problema che i film<br />

africani in concorso erano pochi, gli abbiamo mandato le liste dialoghi di tre film che loro<br />

poi hanno adattato. Questo comporta che le cassette dei film devono arrivarci almeno 10<br />

giorni prima. Per avere il tempo noi di tradurli, e loro di adattarli per i sottotitolaggio.<br />

Dipende dal film. Per tradurre un film africano, con i sottotitoli, ci puoi mettere dalle<br />

3 ore, per il film più semplice, alle 10-12 ore per un lungometraggio di un’ora e mezzo,<br />

dipende dalla complessità del film. Se poi il film non ha i sottotitoli, allora ci puoi mettere<br />

anche settimane.<br />

In quel caso a chi vi rivolgete?<br />

La maggior parte di noi qui conosce più lingue, in più ci sono molti volontari. Usiamo<br />

un po’ le risorse che abbiamo. Tra i volontari che ci sono qua, ci sono madrelingua francesi<br />

o inglesi, abbiamo anche dei traduttori tra le persone che fanno parte dell'associazione.<br />

Anche interpreti, che lo fanno proprio di professione. C'era una nostra socia che all’epoca<br />

lavorava come interprete per il Ministero delle Finanze. Un anno tutti i suoi colleghi ci<br />

hanno aiutato a fare tutte le traduzioni.<br />

Se i film sono nelle lingue locali, hanno già dei sottotitoli in francese o inglese?<br />

123


Sì.<br />

Non partite mai dalle lingue locali?<br />

No. Però quando è in sudafricano senza sottotitoli, è come se fosse in una lingua<br />

locale. Non è molto diverso. E’ meglio se è una lingua locale con i sottotitoli. Anche se<br />

perdi un sacco, perché i sottotitoli in francese o in inglese, quando vengono fatti da una<br />

lingua locale, sono molto sintetici, sono tagliati con l'accetta. In più, fai la traduzione in<br />

italiano, quindi si perde parecchio. La cosa migliore è quando i film sono parlati in francese,<br />

ovviamente con un francese molto forte, un francese locale, e sono sottotitolati in inglese. Lì<br />

si riesce molto facilmente a ricostruire tutto il significato. Il più verosimile possibile. A volte<br />

c'è la lista dialoghi, ovviamente con la lista dialoghi è molto più facile. Ma non è una cosa<br />

che accade sempre. Prima quando li sottotitolavamo tutti, facevamo un pianto greco, che<br />

alla fine qualcuno ce la mandava. Quando hai 12 o 13 film da sottotitolare tutti, alcuni senza<br />

sottotitoli, comincia a diventare dura. Adesso abbiamo tre film, piuttosto che passare mezza<br />

giornata al telefono, fai prima a farli.<br />

Pensa che una volta abbiamo fatto la traduzione italiana da un film, che è passato a<br />

Milano in concorso, e che a Milano era stato sottotitolato dalla Soft Titles. Pensa che la<br />

moglie del regista era italiana, c'ha chiesto la nostra versione, che secondo lei era meglio di<br />

quella della Soft Titles.<br />

Quanto incide la voce traduzione nei costi di un festival?<br />

Per il nostro, calcola che questo festival costa circa 12.000€. Su questa cifra a 2.500<br />

vanno per i sottotitoli. Dipende dagli anni, noi paghiamo tra i 2000 e i 2500.<br />

I 12.000€ sono costi vivi: il cinema, la pubblicità. In questo non è compreso nessun<br />

tipo di onorario per le persone che ci lavorano. Perché quasi nessuno percepisce niente.<br />

Sono tutte persone che lavorano nell’associazione, abbiamo due direttori artistici, che sono<br />

due ragazzi che insegnano cinema all'università, dottorati in cinema africano. Quindi lo<br />

fanno gratis. L'ufficio stampa lo facciamo noi. Io mi occupo dell'organizzazione, poi ci sono<br />

i due direttori artistici, e poi c'è un ragazzo che si occupa della comunicazione. Poi c'è una<br />

marea di gente che ci dà una mano, senza la quale questo festival non esisterebbe.<br />

Secondo te qual è la funzione di un sottotitolo?<br />

Far comprendere il messaggio del film.<br />

Secondo te come deve essere un buon sottotitolo?<br />

124


Un sottotitolo non deve tradurre alla lettera, ma deve restituire il senso. I bravi<br />

traduttori riadattano. L'importante è che il significato sia il più fedele possibile. Anche le<br />

sfumature sono importanti. Bisogna stare attenti con i sottotitoli a non perdere quelle<br />

sfumature, che fanno la differenza, che colorano in qualche modo il dialogo. Molto spesso<br />

sono tagliate ad accettate.<br />

Quando facevi sottotitoli, pensavi ad un target?<br />

In che senso?<br />

Pensavi se il tuo pubblico era abituato alla lettura, o meno, o conoscono quello di<br />

cui sto parlando, ti condizionava in qualche modo? Ti chiedevi se conosceva la realtà<br />

africana e quindi potevi dare un certo tipo di informazioni o cercavi di essere il più<br />

divulgativa possibile?<br />

Si, questo è un elemento molto importante, anche rispetto ad una terminologia che<br />

non tutti possono conoscere. A volte, nelle fasi iniziali del film, quando escono fuori degli<br />

elementi che possono non essere immediatamente chiari, e che poi magari vengono ripetuti<br />

all'interno del dialogo. In certi casi aggiungi un inciso che spiega, una volta sola, in modo<br />

che la gente possa seguire il film e capirlo. Si tenta di farlo, senza alterare, Però non sempre,<br />

solo alcune volte.<br />

Io comunque parto dal presupposto che è un pubblico che non conosce la realtà<br />

africana, che magari non sa nemmeno dov'è l'Africa, che viene a vedere un film africano,<br />

ma per vedere un film qualsiasi. D'altra parte anche nel doppiaggio ogni tanto ti ritrovi<br />

queste cose esplicative.<br />

Una cosa interessante alla quale stavamo pensando è di fare noi stessi i sottotitoli,<br />

tanto c'è un grado di autarchia troppo elevato. Abbiamo pensato di fare noi sottotitoli, tanto<br />

ormai con le traduzioni siamo rodati. Solo che già facciamo tutto, se ci mettiamo pure fare<br />

sottotitoli. Ci sono pareri contrari. Io sono dell'opinione però, che se uno lo sa fare da solo,<br />

può agire in qualsiasi situazione. Saperlo fare non guasta.<br />

Tra l'altro conosciamo anche molte persone, sarebbe abbastanza facile trovare dei<br />

sistemi di proiezione, o capire come farlo, perché ormai con la tecnologia e i video<br />

proiettori, è abbastanza facile. Certo, se si può arrivare a farla bene, ci metti un po' ti devi<br />

caricare di un altro peso organizzativo, che risolve la questione economica, ma noi stiamo<br />

cercando di andare in un'altra direzione. Stiamo cercando di accreditare il festival,<br />

soprattutto qui, a livello locale. E quindi in qualche modo, gravarci anche di quest'altro<br />

125


compito, questo va in controtendenza. Però secondo me può sempre risultare utile.<br />

Microcinema alla fine nasce dal festival Batik. È la prima cosa che ti viene in mente, intanto<br />

inizia risparmiare, a fare questo, quello e quell'altro. E alla fine per esempio adesso la<br />

Microcinema sottotitola mezza Italia. È un passaggio abbastanza automatico, dopo 3 o 4<br />

anni che lo fai, ti viene in mente. Noi non vorremmo farlo per fornire servizi ad altri, però<br />

sarebbe un patrimonio nostro: se una volta vuoi fare una proiezione, e hai due lire, ti fai<br />

arrivare il film, la fai, e non stai qui a pensare che devi spendere un sacco di soldi. Sarebbe<br />

buono, ma vedremo.<br />

Nel momento in cui avete deciso per il sistema di traduzione lo avete fatto perché<br />

volevate che si sentisse la lingua, o avete pensato al sistema più fruibile.<br />

Il discorso è proprio quello, con la simultanea non senti niente. Non solo la lingua, ma<br />

anche la drammaturgia del film. Noi abbiamo iniziato convinti di fare la sottotitolazione,<br />

perché volevamo che si sentisse la lingua. Poi purtroppo quando la Soft Titles, che faceva i<br />

sottotitoli al festival di Milano, c'ha mandato un preventivo siamo stati costretti a fare in un<br />

altro modo. Però era una decisione che avevamo preso all'inizio.<br />

Siamo riusciti a farlo solo dopo il terzo anno, ma non piaceva la simultanea. Eravamo<br />

solo costretti. La gente veniva a lamentarsi, noi dicevamo sì hai ragione, ma purtroppo non<br />

possiamo fare altrimenti.<br />

126


Indian Film Festival, Firenze<br />

Intervista a Luca Marziali e Selvaggia Velo, direttori artistici del festival.<br />

Quando è nato l’Indian Film Festival e come?<br />

Selvaggia: Nel 2001 c’è stata la prima edizione. Nel 1998 c’è stata la mostra su<br />

Bollywood, Bollywood Colors. Poi ci siamo resi conto che ancora non c’era nessun festival<br />

di cinema solo indiano all’epoca. Ora c’è a Los Angeles. Quindi abbiamo pensato di fare<br />

noi un festival di cinema solo indiano. Nel 2000 ci abbiamo provato, abbiamo trovato le<br />

risorse, e così è nato. L’anno successivo è nato a Los Angeles, ma in Europa ci siamo solo<br />

noi.<br />

Luca: Il cinema indiano secondo noi aveva una sua identità, e una vicinanza di temi,<br />

una comunanza in maniera particolare col cinema italiano…<br />

Quante persone lavorano per il festival, tra fissi e collaboratori?<br />

S.: Noi due siamo i fissi, poi questa è un’associazione culturale senza scopo di lucro.<br />

Con scopo di pareggio, noi non siamo ancora arrivati al pareggio. Le persone che lavorano<br />

qui sono tutti volontari, stagisti. Noi siamo qui in maniera permanente, ma quando si<br />

avvicina il festival abbiamo stagisti dell’Università di Firenze, del Progias, che fa sempre<br />

parte dell’Università di Firenze, o dei collaboratori volontari. Però gli studenti devono fare<br />

un tot di ore, così…prima di Pasqua c’è stato un ragazzo, c’è stata anche una ragazza di<br />

Parigi, adesso stiamo vedendo altre due persone. Quando siamo a pienissimo regime, a un<br />

mese e mezzo dalla cosa, siamo dieci, grosso modo, perché ci sono molte cose da fare.<br />

L.: durante l’anno siamo noi, e un ragazzo che fa la grafica, e un web master. Quattro<br />

cinque durante l’anno. In India c’è un sistema preciso per i festival, su internet, vogliono le<br />

cose fatte in un certo modo.<br />

Quali sono gli obiettivi del festival?<br />

L.: Gli obiettivi sono quelli di comunicare un cinema che è normalmente escluso dai<br />

circuiti tradizionali, come un veicolo e come strumento di dimostrazione di costume. In<br />

genere, il film indiano è sempre quello che da un po’ di colore ad una manifestazione.<br />

Questo è per l’idea che abbiamo dell’India, l’India è la patria del misticismo, delle spezie,<br />

dei profumi…<br />

S.: …del cibo!<br />

L.: …certo, del cibo, dei sari. In realtà l’India è un pianeta, con un miliardo di<br />

persone, vengono parlate 18 lingue.<br />

127


S.: Tuttora siamo i soli in Europa, però siamo ancora piccoli, non siamo conosciuti<br />

ancora in tutta Europa; in India sicuramente più che in Italia; li si sono stupiti perché<br />

facciamo un festival solo sull’India! Vorremmo che diventasse il festival di cinema in<br />

Europa, dove chi vuole vedere, comprare, vendere, distribuire, o fare qualcosa relazionato al<br />

cinema indiano, facesse riferimento a noi, venisse da noi. Per ora ancora…però questo è<br />

quello che vorremmo.<br />

L: Per tornare alla domanda su quello che il festival vuole fare, è far conoscere<br />

attraverso la cinematografia, un pianeta che è, secondo noi, lo specchio delle contraddizioni<br />

del mondo moderno. Quindi, da un lato quello di sdoganare un'idea dell'India che non sia<br />

quella canonica, che è normalmente l’idea che uno ha prima di andarci, e a volte anche<br />

quando ritorna.<br />

Dall'altro, utilizzare quest'idea della modernità che passa attraverso il cinema, o<br />

dell’arretratezza, che secondo noi è un grandissimo strumento di conoscenza. Il cinema<br />

indiano è sempre espressione di un paese di un miliardo di abitanti dà uno specchio<br />

abbastanza ampio di quello che succede nel mondo.<br />

lingua?<br />

Pensa che il festival abbia un ruolo nel diffondere la cultura anche attraverso la<br />

S: Si, anche perché in ogni Stato dell'India o in ogni regione c’è una lingua diversa. Ci<br />

sono i film in bengalese, i film del Kerala, e in ogni posto c'è un modo di girare, una storia,<br />

ecc., e quindi c'è anche una lingua diversa. Per cui è anche importante per noi, che usiamo il<br />

cliccaggio elettronico durante il festival.<br />

Voi usate sottotitoli ?<br />

S.: assolutamente si perché non è possibile altrimenti, a parte che in qualsiasi festival<br />

li fanno e poi non è possibile fare diversamente.<br />

Ci sono anche festival che usano gli interpreti.<br />

S.: Noi invece usiamo i sottotitoli perché ci pare molto importante che il pubblico<br />

possa, anche se non che si capisce niente, ascoltare il suono della lingua originale.<br />

L.: Secondo noi la lingua aiuta, ma è anche un grosso ostacolo. Perché diciamo è<br />

mentalmente meno commestibile, in realtà l'hindi è molto più facile del tedesco, almeno a<br />

quanto ci dicono i nostri amici che lo sanno parlare. Però pone subito un ostacolo, perché<br />

sentire lingue come l'hindi, o il mandarino…inizialmente possono provocare un rifiuto, in<br />

realtà il pubblico del festival è appassionato, e quindi anche se non lo capisce, va ad<br />

ascoltarlo. Noi abbiamo appena fatto un test di sei settimane, abbiamo proiettato la<br />

128


domenica pomeriggio alle tre, a un orario un po’ sfigato, perché era l'unico che ci<br />

permettevano, abbiamo provato a mandare film di Bollywood, veri Bollywood. Di 3 ore, in<br />

lingua originale con sottotitoli in inglese. E alla fine misteriosamente, senza fare alcuna<br />

pubblicità, senza alcuna promozione soltanto mandando alcune informazioni… Si<br />

chiamavano Bollywood Sundays. Davamo soltanto alcune informazioni basilari, col nome<br />

degli attori e basta, non mettevamo neanche quello dei registi perché il nome dei registi non<br />

interessa. Usavamo foglietti come questi, che noi adesso usiamo come post-it. Volevamo<br />

vedere cosa succedeva, era proprio un test. E misteriosamente si è formata una vera<br />

comunità, di una cinquantina di persone che a rotazione venivano a vedersi questi film. Il<br />

che vuol dire, li abbiamo anche intervistati, c'erano ovviamente tutti gli anglofoni per forza,<br />

qualche indiano, ma misteriosamente erano pochi. Molte persone venivano e a loro faceva<br />

piacere sentire l'hindi, gli faceva piacere sentire la lingua originale anche se ovviamente non<br />

capivano nulla. Abbiamo scoperto che a loro piaceva l'hindi . E abbiamo scoperto<br />

misteriosamente che gli indiani che sono a Firenze, e che noi in parte conosciamo, non<br />

vengono a vedere i nostri film perché loro si procurano i loro film piratati, perché hanno<br />

amici che registrano il film direttamente dalla sala cinematografica. Riprendono il film con<br />

una piccola camera digitale...<br />

S.: ...e mettono due film su un DVD. Hanno i loro film che gli arrivano sottobanco da<br />

Roma, hanno due film con uno solo, se lo guarda tutta la famiglia, quindi non ci vengono al<br />

cinema.<br />

L.: Anche se i nostri biglietti costano solo quattro euro. La cosa più eclatante e che<br />

loro hanno interesse per il film, sono voracissimi consumatori, ma non hanno<br />

quest'approccio diciamo, vagamente estetico. Per cui non sono interessati a vederlo sul<br />

grande schermo, per noi vederlo sul grande schermo invece è un'altra cosa. A loro non<br />

interessa, per un indiano l’importante è vedere il film.<br />

Quindi non sono tra i vostri spettatori?<br />

S.: No, assolutamente e al festival poi ancora meno. Il festival non proietta film di<br />

Bollywood e quindi loro non vengono anche se quest'anno vogliamo inserire almeno un<br />

buon Bollywood, per far capire la differenza. Comunque loro chiamano i nostri i film non<br />

Bollywood, art movies, oppure art films, a meno che non sia per esempio un indiano che fa<br />

l'attore, allora è interessato a questi film.<br />

Li trovano troppo noiosi, troppo sofisticati, per cui anche al festival non è che<br />

abbiamo pubblico indiano.<br />

129


Qual era l'obiettivo di questo test?<br />

S.: L'obiettivo di queste Bollywood Sundays era quello di vedere come reagisce il<br />

pubblico. Noi pensavamo che sarebbe stato pieno di indiani: si fa il film che a loro piace, il<br />

filmone di Bollywood. Quello che abbiamo scoperto invece la seconda e la terza domenica,<br />

nonostante il cinema sia messo in un luogo in cui ci sono molti negozi indiani, abbiamo<br />

visto che loro preferiscono guardarselo a casa, che non importa nulla di vedere il film sul<br />

grande schermo. Preferiscono stare a casa con la famiglia, mangiare bene guardarsi il film<br />

nonostante poi nel nostro Bollywood Sundays ci fosse un banchetto con del cibo indiano.<br />

Abbiamo capito che c'erano molti più anglosassoni, il che va bene lo stesso, però abbiamo<br />

capito che gli indiani non vengono a vedere i nostri film.<br />

Quindi avete cercato di capire chi è il vostro pubblico anche nell’ottica del festival?<br />

S.: Sì chiaramente. Il festival va molto bene ha un suo pubblico. Gll indiani amano<br />

Bollywood, considerano questi film troppo noiosi troppo sofisticati.<br />

Voi avete pensato al vostro pubblico nel momento di scegliere un sistema di<br />

traduzione?<br />

S.: Sì sì certamente è stata una scelta consapevole. Noi usiamo il cliccaggio<br />

elettronico. C’è uno che in diretta clicca. Di solito i nostri film arrivano già sottotitolati in<br />

inglese, con un supporto in inglese, anche perché altrimenti non si saprebbe come tradurli.<br />

Iniziano però a circolare anche il film già in inglese.<br />

Film del vostro festival?<br />

S.: Sì film del nostro festival. Inizia a diffondersi questa prassi perché chiaramente è<br />

un modo per per uscire dall'India, per sdoganare il proprio cinema. E c'è una cosa molto<br />

buffa: siccome gli indiani parlano inglese con il loro accento, loro stessi quando ci sono<br />

delle parti in cui non si capisce chiaramente ciò che stanno dicendo, si autosottotitolano.<br />

Parlano in inglese e nei punti più difficili si sottotitolano anche sull'inglese stesso.<br />

Se doveste indicare delle priorità?<br />

S.: Sicuramente prima di tutto viene la diffusione di un'altra cultura, poi c'è<br />

chiaramente la fruibilità del film. Anche nel modo di selezionare il film, abbiamo imparato<br />

che non si può sempre scegliere il film, anzi che non si deve sceglierlo per il proprio gusto<br />

personale. Consideriamo anche ciò che può andare bene per il nostro pubblico, o cosa può<br />

non andar bene. Perché non è detto che un film che piace a me possa piacere anche al<br />

pubblico, non bisogna assolutamente scegliere con questo criterio. Per cui assolutamente<br />

bisogna pensare al pubblico.<br />

130


Il pubblico del vostro festival ha delle caratteristiche particolari?<br />

S.: La prima edizione del nostro festival aveva l'entrata gratis, quindi era anche una<br />

specie di anarchia totale, che era anche molto divertente. Il secondo anno abbiamo messo un<br />

biglietto con un ingresso simbolico. Il terzo anno lo abbiamo fatto a palazzo Pitti per cui è<br />

evidente che entravano anche le persone di un certo tipo. Molte persone del primo anno<br />

continuano a venire, il primo anno il pubblico era molto diverso rispetto ad adesso, era una<br />

cosa molto carina molto divertente, a gratis. Quando è stato a palazzo Pitti , visto che era<br />

anche un luogo molto bello da vedere, molto bello in sé, ci veniva anche la signora bene.<br />

Era anche una cosa un po' mondana. Dopodiché si è fatta una promozione seria e si è<br />

cercato di creare un festival diverso, si fa pagare il biglietto. Certo quella signora bene<br />

continua venire, abbiamo acquistato anche una fascia di pubblico che nella prima edizione<br />

magari non c'era, ci sono studenti di cinema, gente di altri festival, giornalisti, critici.<br />

Persone che organizzano altri festival e curiosi, un po' di tutto, abbiamo anche molti<br />

studenti. Ci siamo tolti da quella connotazione di festival divertente e basta, che era il primo<br />

anno. In quei cinque giorni di festival cerchiamo di dare la dimensione dei colori degli odori<br />

che fanno parte dell'India di cui parlavamo prima, cerchiamo di fornire sempre altre cose e<br />

di dare colore anche attraverso il cibo nei banchetti. Molte persone vengono anche solo per<br />

mangiare e non sono interessati ai film. L'agente se lo aspetta il cibo, accompagna, aiuta.<br />

Avete pensato al target previsto nella scelta del vostro sistema di traduzione o è<br />

stata una scelta indipendente da questo?<br />

S.: Noi abbiamo deciso di usare i sottotitolaggio in modo che si potesse trasmettere la<br />

lingua. Abbiamo pensato che ci piace che il nostro pubblico, qualunque esso sia, con o<br />

senza istruzione, abbia la possibilità di ascoltare le lingua originale del film. Noi l'abbiamo<br />

fatta fin dalla prima edizione. Ci piace che il nostro pubblico possa avere la possibilità di<br />

ascoltare la versione originale del film a prescindere dal suo background culturale. I nostri<br />

film arrivano sottotitolati in inglese, perché noi lo chiediamo. La copia per la selezione è in<br />

VHS e deve avere sottotitoli in inglese. Dopodiché quando decidi di prendere il film, glielo<br />

comunichi, e allora ti mandano il formato per la proiezione. Noi proiettiamo in pellicola.<br />

Loro certo non lo sottotitolano solo per noi ma per farlo uscire dall'India. Tutti i loro film<br />

sono sottotitolati in inglese.<br />

Se ci fosse qualcuno che può tradurre dall’hindi, preferireste avere la copia<br />

senza sottotitoli?<br />

131


L.: Il problema comunque sarebbe avere la copia senza sottotitoli, perché loro<br />

sottotitolano sempre già in inglese.<br />

S.:Comunque non lo so se vorrei la copia senza sottotitoli, perché abbiamo anche un<br />

pubblico di anglosassoni.<br />

L.: Per me non è un difetto, anzi.<br />

S.: Ci dovremo pensare bene. Sicuramente mantenendo i sottotitoli in inglese, e<br />

avendo qualcuno che traduce dalla lingua originale all'italiano, invece che dall’inglese, c’è<br />

un passaggio in meno. Sicuramente qualcuno c'è, ma il costo è molto alto. C'è una<br />

giornalista e storica del cinema indiano che lavora con noi, indiana, e lei fa i sottotitoli per<br />

film indiani che devono uscire sul mercato europeo, ma lei dice che fa fatica, che sbaglia<br />

anche tre o quattro volte. Un'altra cosa bella dei sottotitoli, è che loro sono spesso vestiti di<br />

bianco e che fanno i sottotitoli bianchi: quindi succede che non si capisce niente. Poi si auto<br />

sottotitolano, e un'altra cosa che fanno è che saltano delle parti intere di dialoghi.<br />

S.: Le persone che lavorano con noi sono molto brave. Ci troviamo molto bene con le<br />

persone che fanno i sottotitoli per noi. Non riusciamo a capire l’hindi, però i sottotitoli<br />

italiani che loro fanno riescono a rendere molto bene la traduzione dall'inglese. E anche a<br />

mantenere, come saprai bene anche tu, non solo la traduzione della frase, ma anche lo<br />

spirito del film. L'importante è che rimanga il senso.<br />

Quanto incide la traduzione nei costi di un festival?<br />

S.: Abbastanza sull'intero festival, incide un buon 15%. D'altra parte è una cosa che va<br />

fatta, e va fatta bene. Non puoi assolutamente accontentarti. Pensiamo che qualunque sia il<br />

budget, i sottotitoli siano importantissimi e quindi si debba scegliere il meglio. Non puoi per<br />

risparmiare prendere uno meno bravo, perché i sottotitoli sono importantissimi, ci vuole il<br />

massimo, ci vogliono dei professionisti. Non vuol dire prendere quello più caro, ma puntare<br />

sulla qualità e cercare.<br />

Voi vi rivolgete ad agenzie?<br />

S.: E’ un’associazione, loro lavorano anche all'estero: per Friburgo, per il festival dei<br />

popoli. Si chiama “Dialoghi di Luce”.<br />

Com’è un buon sottotitolo secondo voi?<br />

L.: Il sottotitolo deve rispecchiare la qualità o l'insufficienza del parlato.<br />

S.: Non deve essere una mera traduzione.<br />

132


L.: Non credo che esiste in natura i sottotitolo ideale: sarebbe quello che esce a<br />

restituire fedelmente il parlato sullo schermo.<br />

S.: Sicuramente la fedeltà della trasposizione linguistica è la cosa più importante. Così<br />

come è necessario che i caratteri siano nitidi e leggibili, è come vedere un film a fuoco o<br />

non a fuoco. Si dà per scontato la precisione del lancio del titolo, e la nitidezza dei caratteri.<br />

L.: La cosa più importante è fruire il film. Anche se è un festival indiano, un prodotto<br />

specialistico, è comunque un festival di cinema. Quindi noi ci rivolgiamo ad un pubblico<br />

standard. Il film deve passare, dev'essere comunicativo di per sé, indipendentemente dal<br />

fatto che io abbia più o meno notizie sull'India. Noi riceviamo spesso proposte da agenzie di<br />

sottotitolaggio, ci facciamo mandare i preventivi, e valutiamo. Però noi ci troviamo bene<br />

con loro, è nato anche un rapporto umano che aiuta anche durante il festival. Quello che<br />

incide molto quando sono fuori Firenze è anche pagare la trasferta. Comunque noi ci<br />

troviamo molto bene con le persone con cui lavoriamo.<br />

Cosa deve avere un buon sottotitolatore ?<br />

L.: Secondo me deve avere passione per la qualità, e passione per il cinema, deve<br />

capire se un termine è funzionale alla scena o al film, deve amare il cinema. Deve anche<br />

capire se quella frase merita di essere tradotta in un certo modo piuttosto che in un altro.<br />

Deve avere una misura e un senso del ritmo, una discrezione. Un sottotitolatore può<br />

contribuire al successo del film o rovinarlo. Una traduzione sciatta lo rovina. C'era una<br />

compagnia a Firenze che reclutava ragazze dell'Università sottopagandole, o pagandole<br />

pochissimo. Adesso non so come è uno studente, però senza formazione, mi sembra un<br />

po'strano e poi è una forma di sfruttamento. Sicuramente non sei neanche motivato a<br />

lavorare. Voi dovreste tutelare il vostro lavoro, dovreste dire: appoggiatevi a chi volete, ma<br />

sia qualcuno che ha studiato per fare questo. Il prezzo di un film è circa 700-750 euro,<br />

dipende dalla lunghezza del film.<br />

Quali sono i tempi di consegna?<br />

S.: Noi chiediamo la selezione un mese o un mese e mezzo prima. Via via che si<br />

decidono i film, li diamo subito ai sottotitolatori in modo che loro inizino a lavorarci. Più o<br />

meno un mese o un mese e mezzo. È evidente che non gli si può dare due settimane prima.<br />

Per quanto riguarda il pagamento, essendo in buoni rapporti è più facile. Perché uno dei<br />

nostri sponsor è il ministero. Il ministero che paga a consuntivo. Quindi quando hai già<br />

pagato tutti, e quindi anticipi. Per fortuna questi dei sottotitoli li paghiamo quando ci paga il<br />

ministero. Proprio perché siamo in ottimi rapporti.<br />

133


Da chi è finanziato il festival?<br />

L.: Il ministero, la Cassa di Risparmio di Firenze e questi soldi sono sempre dati dopo,<br />

purtroppo. Poi c'è anche una serie di piccoli sponsor locali, però i soldi della cultura sono<br />

sempre una cosa drammatica. Non sappiamo mai quanto ci daranno e quando ce lo daranno.<br />

E purtroppo una delle forme di salvaguardia è, per un festival, pagare appena hai i soldi.<br />

I vostri traduttori hanno la lista dialoghi?<br />

S.: Noi la chiediamo, nel 70% dei casi ce la danno. A volte dicono di sì, e poi non ci<br />

arriva però spesso ci arriva.<br />

Quali sono i vantaggi e svantaggi del sottotitolaggio e, se avete avuto modo di<br />

assistere a un film con la traduzione in cuffia?<br />

S.: Si io l'ho visto. Una ragazza che faceva i sottotitoli e con noi faceva la simultanea.<br />

L'abbiamo vista anche al festival dei popoli. A me toglie molto. Anche perché mi arriva<br />

direttamente nell'orecchio. Secondo me danneggia la fruizione del film. Ancora prima di<br />

valutare i costi abbiamo decisamente optato per il sottotitolaggio. Secondo me con la<br />

simultanea c'è un rallentamento del ritmo del film, perché il dialogo diventa l'unica parte<br />

che senti, perdendo altri elementi, a meno che tu non riesca ad avere un doppiaggio in<br />

cuffia. Allora è diverso. La simultanea ti isola, è un filtro. Inoltre con il sottotitolo puoi<br />

decidere di non leggere. Secondo me la simultanea influisce negativamente anche sulla<br />

formazione dello spettatore. Noi abbiamo visto che nel corso delle edizioni, dal primo<br />

festival a questo, che è il quarto, c'è stata come una trasformazione dello spettatore. Lo<br />

spettatore un po'si forma, e secondo me lo spettatore che si abitua alla simultanea, si adagia<br />

sul fatto di ricevere un'informazione che a lui sembra sempre puntuale, ma che in realtà non<br />

lo è. E quindi è meno attento al film, sta in una posizione più passiva rispetto al classico<br />

spettatore di festival abituato il sottotitolo, che invece si pone in maniera diversa rispetto al<br />

film.<br />

Quindi secondo voi perché alcuni festival usano la simultanea?<br />

L.: Secondo me ci sono una di ragioni. Magari il festival attraverso la simultanea<br />

cerca di dare un servizio apparentemente più lussuoso per lo spettatore. Perché la simultanea<br />

viene ancora vista, fortunatamente da sempre meno persone, come un servizio migliore. Il<br />

sottotitolo viene in seconda battuta. Fortunatamente non tutti la pensano così, però questa è<br />

una delle ragioni. L'altra è che il sottotitolo richiede un'attenzione maggiore da parte di chi<br />

organizza il festival, perché devi farti mandare la lista dialoghi, devi stare attento che la tua<br />

cassetta sia la stessa che poi viene mandata alla fine, e che sia uguale alla pellicola, devi<br />

134


stare attento ai tempi, mentre invece con la simultanea non hai tutti questi problemi, dai le<br />

cassette alle interpreti e ci pensano loro. Il terzo motivo credo che sia legato a quando c'è<br />

stato un po' un boom della simultanea, credo che fosse una decina di anni fa. Lì era lo<br />

spettatore stesso, in qualche forma, a richiedere la traduzione simultanea perché c'è<br />

l'opinione che il sottotitolo danneggi il film, che danneggi lo spettatore perché sta tutto il<br />

tempo con la testa in giù a guardare il sottotitolo e non si vede il film. Perché effettivamente<br />

anche se io so l’inglese o il francese, e c'è il sottotitolo, comunque lo leggi, ti viene di<br />

leggerlo, non riesci a non leggerlo. Nella sua accezione idealistica, se il sottotitolo è fatto<br />

bene, in qualche misura da un valore aggiunto al film. C'è anche la soddisfazione, il<br />

godimento della spettatore, non so se questo è una cosa solo mia, che risiede proprio nel<br />

vedere il sottotitolo anche se tu capisci la lingua, nel vedere come è stato tradotto. Come è<br />

stato trasformato quello che viene detto, se fatto bene aggiunge piacere al film, altrimenti<br />

aggiunge fastidio. Una visione ideale di un film festival è un sottotitolo ben fatto, che da un<br />

valore aggiunto al film. Il doppiaggio allo stesso modo della simultanea, impigrisce lo<br />

spettatore, secondo me. Dal test che abbiamo fatto quelle domeniche, abbiamo visto che c'è<br />

una domanda forte, che alla gente piaceva vedere il film in lingua originale.<br />

S.: Secondo noi è giusto far sentire il film hindi in hindi, anche per toglierci da questa<br />

idea eurocentrica che abbiamo. L’hindi è una lingua che viene parlata, e nel nostro caso<br />

assume a pieno titolo lo stesso valore dell'italiano o del francese. È una lingua straniera e<br />

come tale la si parla. Però è una lingua a pieno titolo, non è che perché è una lingua difficile,<br />

non è una lingua a pieno titolo. Serve in qualche maniera a sprovincializzare il festival.<br />

Quello che vogliamo fare noi è liberarci di tutti quegli spettatori che pensano che l'India sia<br />

un posto dove vai a fare i massaggi, una cosa lontana, troppo irraggiungibile, e a capire che<br />

l’hindi è una lingua a pieno titolo come può esserlo l'inglese. Non c'è nessuna gerarchia,<br />

anche se è vero che l'inglese è parlatissimo. Noi vorremmo che passasse che l’hindi è una<br />

lingua come le altre, tra l'altro il bengalese ha un suono meraviglioso. È una lingua<br />

cortissima, e ha un suono molto bello. È bellissima anche da vedere scritta, c'è anche<br />

un'estetica del segno. C'è anche un interesse nostro a valorizzare, per quello che è possibile,<br />

le lingue che vengono parlate in India, e l’hindi soprattutto. Noi vogliamo far passare le<br />

lingue che vengono parlate in India. È una valorizzazione trasversale, non è che ci mettiamo<br />

a insegnare o che..però abbiamo visto che qualcuno esce dal cinema avendo nelle orecchio<br />

un suono, che può essere quello del Bengalese, e capisce che il bengali è diverso dall’hindi,<br />

che hanno due suoni diversi e che ci sono due livelli di narrazione diversi. Spesso fanno gli<br />

interventi in hindi, perchè ci sono delle schegge.. poi anche le parolacce se le dicono in<br />

135


hindi, è più divertente tra l'altro. È come dirla in fiorentino piuttosto che in italiano, suona<br />

meglio. E quindi le persone capiscono la differenza del linguaggio e, secondo noi, questo è<br />

un piccolo traguardo raggiunto.Se lo spettatore capisce la differenza tra il tamil e il bengali,<br />

anche solo a livello d'orecchio, per noi è un risultato. È una questione di ritmo.<br />

Queste considerazioni sono nate nel corso del festival, o ci avevate pensato già<br />

prima di organizzare il festival?<br />

S.: La scelta del sottotitolaggio è nata a monte, l'avevamo deciso, senza neanche<br />

chiedere un preventivo. Siamo andati diretti verso quella strada, fin dall'inizio. Forse per te<br />

questo tipo di considerazioni sono naturali, sei formata in questo senso.<br />

Nel corso delle edizioni del festival avete visto come reagiva il pubblico?<br />

S.: Si infatti abbiamo visto come reagiva il pubblico e anche come reagiamo noi.<br />

Andando in India, veniamo sottoposti a sollecitazioni linguistiche continue, sentiamo altre<br />

lingue diverse oltre alla lingua nazionale. E quindi ci siamo abituati lì a modi diversi di<br />

leggere e di guardare, il fatto di ascoltare anche un tassista che parla ...La nostra esperienza<br />

di viaggiatori in India in qualche modo si trasferisce nel lavoro che facciamo, cerchiamo di<br />

far passare alcune delle nostre sensazioni, delle nostre percezioni al pubblico attraverso il<br />

nostro lavoro.<br />

136


Human Rights Nights, Cineteca di Bologna<br />

Intervista ad Andrea Morini, direttore del Lumiére.<br />

Alla Cineteca si usano i sottotitoli o l’interpretazione?<br />

I sottotitoli, prima avevamo la simultanea, ma l’abbiamo abbandonata.<br />

Perché?<br />

A mio avviso, anche se poi io raccoglievo le opinioni del pubblico, era troppo<br />

invasiva. C'era una voce straniante all'orecchio, che mi disturbava. E poi, da che mondo è<br />

mondo, mi verrebbe da dire, nei festival si usa il sottotitolo, per tradurre un film, e non una<br />

traduzione simultanea, proprio perché il sottotitolo è più asettico, è più neutro, si può<br />

leggere o non leggere. La traduzione invece la devi avere all'orecchio, e necessariamente la<br />

traduzione finisce per sovrapporsi in quanto voce al dialogo del film. E poi c'è anche il<br />

rischio nella traduzione simultanea che l'interprete in tempo reale non riesca a sintetizzare<br />

bene e a rendere l'essenziale. Magari nella foga del proprio intervento può essere portato a<br />

tradurre tutto, invece a volte è importante saper asciugare il dialogo, riconducendolo<br />

all'essenzialità, proprio per ridurre al minimo l'intervento su un film. Tutte cose che<br />

richiedono una mediazione temporale, cioè un attimo di meditazione, tutte cose che non<br />

riescono forse essere applicate all'istante, per come invece la traduzione dovrebbe<br />

procedere. Quindi ci sono due ordini di problemi. Un primo ordine di carattere invasivo,<br />

questa voce estranea, e un secondo problema, legato al fatto che l'immediatezza della<br />

traduzione non consente di asciugare e quindi di restituire al meglio una traduzione nella<br />

forma sintetica.<br />

E quindi il sottotitolo è diventata la prassi insomma. Poi ci sono problemi di altro tipo<br />

nel sottotitolaggio, perché occorre comunque ricevere il materiale prima per confrontarlo,<br />

con la versione finale. Ci sono sempre delle differenze, e poi occorre fare un lavoro di<br />

scrittura che sia in grado di rispettare il rapporto che il pubblico ha col film. Il sottotitolo<br />

non deve sovrapporsi a questo rapporto, ma dovrebbe mettersi a fianco, cioè lo spettatore<br />

dovrebbe poter fruire naturalmente del film, l'ideale è che lo spettatore fruisca del film senza<br />

una presenza disturbante. Quindi il sottotitolo deve essere discreto e non invasivo. Deve<br />

suggerire e non imporre, deve essere consultato a partire da un'esigenza dello spettatore e<br />

non imporsi esso stesso all'attenzione come elemento primario.<br />

137


In questo modo ha anticipato una mia domanda riguardo la qualità di un<br />

sottotitolo…<br />

Secondo me il sottotitolo deve essere discreto e deve essere un supporto, perché la<br />

lettura sottrae attenzione allo sguardo del film, comunque, perché la lettura inevitabilmente<br />

sottrae una percentuale dell'attenzione dello spettatore all'immagine, quindi al film…..<br />

perché la lettura deve essere visualizzata in quanto tale, quindi più si legge, meno si guarda<br />

il film, meno si legge, più si guarda e si percepisce il film. Conseguentemente il sottotitolo<br />

deve essere il più discreto possibile, la sua funzione consiste nel piegarsi a ciò che lo<br />

spettatore… a ciò di cui lo spettatore ha bisogno per comprendere il film. Si presuppone<br />

ovviamente che ci si rivolga ad uno spettatore che non conosca la lingua, ma ugualmente si<br />

deve essere abili nel sintetizzare il dialogo (soprattutto quando questo dialogo è a più voci)<br />

nella maniera più opportuna, in modo da restituire la dinamica della scena, senza sottrarre<br />

molto tempo alla visione diretta dell'immagine, ecco.<br />

Voi avete in mente un pubblico particolare? Il pubblico della cineteca è lo stesso<br />

pubblico del festival?<br />

Noi abbiamo adottato un sistema molto semplice: non distinguiamo più, ma diciamo<br />

quand'è doppiato, quand'è sottotitolato soltanto per dare un'informazione in più al pubblico,<br />

ma non distinguiamo più. Per noi il potenziale commerciale di un film, non cambia sulla<br />

base di una versione doppiata o di una versione sottotitolata. Non so se è chiaro il discorso,<br />

il mercato cinematografico italiano ha tradizionalmente sofferto di questo fatto: cioè se noi<br />

diciamo che un film doppiato ha il potenziale commerciale di 100, lo stesso film<br />

sottotitolata ha il potenziale commerciale di cinque o di 10, questo è il rapporto. Ebbene noi<br />

cerchiamo di fare in modo che il potenziale commerciale del film sia invariato, sia che il<br />

film venga proposto nella versione doppiata, sia che venga proposto nella versione<br />

sottotitolata. Cerchiamo di rendere comunque naturale la fruizione di un film sottotitolato.<br />

Semmai ci si dovrebbe chiedere a quale tipo di film giova maggiormente un sottotitolo. E lì<br />

la discussione è aperta. C'è chi sostiene che in linea generale il sottotitolo giovi comunque a<br />

tutti i film, perché in termini assoluti e in termini generali è meglio vedere un film nella<br />

versione sottotitolata piuttosto che doppiata. Io non sono di questo parere, nel senso che<br />

dico: dipende dai film e dipende dalle circostanze. Capisco che in linea generale sarebbe<br />

meglio dare le due possibilità, però il doppiaggio è pensato per essere un'operazione<br />

commerciale, un'operazione di puro intrattenimento, il fatto che sia doppiato è innegabile<br />

che rende più piacevole la visione, a meno che non sia uno spettatore di lingua nel qual caso<br />

138


il discorso cambia, ma è indubbio che un film di Jim Carrey venga visto dallo spettatore<br />

preferibilmente in italiano perché viene visto per ridere, non per sentire le gag del comico<br />

nella versione originale, anche se quella è ancora una cosa diversa.<br />

È anche molto meno impegnativo, per lo spettatore…ci si rilassa<br />

Esatto, esatto ascoltare e vedere le immagine farsi trasportare dalle immagine allo<br />

spettacolo, eccetera. Mentre invece vedere un film di Kiarostami in italiano è un po'strano.<br />

Primo perché a vedere un film di Kiarostami non ci si va per rilassarsi. Vedere un film<br />

iraniano con personaggi iraniani che parlano in italiano, lascia un po' perplessi. In quel caso,<br />

secondo me, la versione originale diventa fondamentale. Per me quel film, quel tipo di film<br />

non può che essere visto in quel modo. Come dire, è l'essenza stessa di quel determinato<br />

film ma presuppone il rispetto della versione linguistica originale. La quale dimensione<br />

linguistica non è più soltanto una traccia sonora, ma è parte stessa del film. Non potrei<br />

concepire di vedere un film cinese, un film africano, comunque un film d'autore in una<br />

lingua che non sia la propria.<br />

Da quando avete iniziato usare il sottotitolaggio?<br />

In via sporadica dal 96, in via sempre più continuativa dal 1999- 2000 mi sembra.<br />

Quindi fino a quando avete avuto la traduzione simultanea?<br />

Io anche prima in altre esperienze prima del Lumière Ho iniziato ad avere rapporti<br />

con i traduttori simultanei già negli anni 70, poi dall'85 abbiamo avuto una relazione stabile<br />

con una nostra bravissima interprete che lavora ancora con noi. E poi da quando i<br />

simultaneisti sono stati come dire, accantonati, si sono riciclati nel sottotitolaggio. Si sono<br />

convertiti al sottotitolo.<br />

E il fatto di rispettare il film o l'integrità linguistica di questo, fa parte di questa<br />

scelta? Viene usata questa traduzione per questo preciso motivo?<br />

Certo sicuramente. Con la traduzione simultanea si prende l'apparecchio, ma non si<br />

coglie nulla. Mentre io certo non posso dire di conoscere bene la lingua inglese o francese,<br />

quando vedo un film inglese o francese con i sottotitoli in italiano ricorro a quel 10, 20% di<br />

lingua che conosco. Mi risolve molti problemi e il 70% lo capisco da solo, mentre per il<br />

restante 30% mi aiuto con i sottotitoli e lo faccio attraverso la lettura, insomma sopportabile.<br />

Per cui esco dalla visione del film non frastornato dal fatto di aver dovuto sentire qualche<br />

altra cosa nè di aver dovuto leggere disperatamente.<br />

I sottotitoli per un film offrono sbocchi di lavoro per mercati più ricchi come il DVD<br />

per esempio. Il DVD ha rivoluzionato il sottotitolo perché i DVD può essere fatto e fruito in<br />

139


15 combinazioni linguistiche, e quindi il lavoro si moltiplica per 15 volte e ciascuna delle<br />

tre versioni ha 5 sottotitoli. Sono organizzazioni internazionali, quindi pagano bene.<br />

Il mercato povero, invece, è quello dei festival. Il film arriva 2 giorni prima, bene che<br />

vada, e voi avete due giorni, avete 6 ore, per sottotitolare un film. E conseguentemente in 6<br />

ore si riesce a risparmiare in termini di tempo e quindi quando avete così poco tempo<br />

nell’avere la lista sottotitoli neanche la lista dialoghi perché poi ci vorrebbe la lista dialoghi<br />

finale non la lista dialoghi iniziale. Le liste dialoghi prevista sulla versione finale del film,<br />

qualcosa non è così immediata. Il testo base che può dare qualche certezza è appunto la lista<br />

dei sottotitoli perché viene fatta dal distributore internazionale quando il film è già finito.<br />

Una io vissuto sulla mia pelle durante la proiezione.<br />

Secondo lei può disturbare il pubblico in sala il fatto che in alcune scene ci siano<br />

dei sottotitoli magari in inglese e non quelli italiani?<br />

Si credo di sì. È sempre una mia personale percezione e il confronto che ho col<br />

pubblico. In realtà l'ideale sarebbe a mio avviso che quando c'è il sottotitolo, che ci fosse<br />

soltanto un dialogo originale e un sottotitolo italiano che a quel punto viene sincronizzato<br />

con i dialoghi. Quando invece come capita sempre più spesso e inevitabilmente, le copie<br />

disponibili sono quelle campione, è come se si trattasse una partita di farmaci: mando dei<br />

farmaci a un consorzio farmaceutico argentino perché decida quale preferisce. Bene io<br />

mando il campione. Quelle che circolano sono pellicole campione, sono quelle che vengono<br />

fatte vedere al solo scopo di promuoverne la vendita successiva, conseguentemente sono<br />

pellicole pensate per la visione professionale, o semi professionale. E non la versione per la<br />

proiezione definitiva. Conseguentemente diventa sempre più difficile avere la versione<br />

definitiva perché spesso la vendita non è effettuata, e ci sono sempre più spesso queste<br />

versioni professionali. A mio avviso la cosa migliore sarebbe sincronizzare il sottotitolo<br />

italiano con i sottotitoli della pellicola. Perché a me capita di seguire involontariamente<br />

anche il sottotitolo del film e non è giusto che io leggo una volta in italiano, una volta in<br />

francese, se vedo che non coincide, insomma. Quando la sincronia è perfetta sono elementi<br />

in meno di disturbo.<br />

Non è esente da problemi questo sistema, siamo assolutamente lontani dal fatto che il<br />

traduttore abbia rispettato tutte le condizioni di sintesi e di fedeltà al testo che sarebbero<br />

necessarie. Questo è il primo problema. Il secondo è che ci sono solo 6 h di tempo, e in 6 h<br />

c'è poco da fare. In quel caso per la verità si potrebbe chiedere del materiale prima. Perché<br />

una videocassetta e un elenco di sottotitoli, ovvero una copia della cassetta con i sottotitoli<br />

140


su film si può avere nel 90% dei casi. Il vero problema in questi casi sono le referenze. La<br />

referenza è fondamentale che sia verificata con una persona madre lingua. Non si può<br />

tradurre, che so io, un termine tipo camera, camera in inglese, la cinepresa. Mentre invece<br />

un traduttore che non sappia perfettamente un termine di cultura generale, che non sappia<br />

esattamente la differenza che c'è tra cinepresa e telecamera, potrebbe pensare che siccome<br />

oggi la tecnologia più popolare è quella del video, lo traduce con telecamera. Mentre invece<br />

è cinepresa che è un altro strumento. Queste sono referenze storiche politiche, geografiche.<br />

E queste sono sempre molto importanti da rispettare, perché spesso sono elementi molto<br />

importanti per la comprensione del film. Allora in questo caso, l’interprete deve in qualche<br />

modo, a mio avviso, documentarsi e ricorrere ad una competenza specifica, relativamente<br />

all'area in questione.<br />

I sottotitolatori della cineteca sono un gruppo fisso?<br />

Il gruppo non è fisso,. Perché il compenso non è faraonico. E allora si chiamano<br />

ragazzi di buona volontà, nel senso che abbiamo, non dico una galassia, perché una galassia<br />

è eccessivamente grande, ma abbiamo un gruppo di sottotitolatori che è molto dinamico,<br />

perché ci sono continuamente delle entrate e delle uscite. Ovviamente quando la persona<br />

trova la sua strada, dopo un po'è evidente che ci salutiamo con reciproca soddisfazione, non<br />

possiamo pretendere che stia all'interno del gruppo. Quindi c'è una sorta di laboratorio<br />

apprendistato, e questo è quello che succede con i nostri interpreti sino a che non se ne<br />

vanno. Questo non vuol dire che non siamo intransigenti sulla qualità, ma siamo altrettanto<br />

intransigenti sulla modestia del compenso. Ma accettate queste condizioni da entrambe le<br />

parti, riconosciamo alle persone il diritto di lasciarci se si trovano di fronte a prospettive più<br />

allettanti. Più che a professionisti ci si rivolge a studenti, l'80% del nostro spasso è formato<br />

da vostre colleghe, da persone come voi che cercano la loro strada ma nel frattempo hanno<br />

bisogno di un po' di lavoro. Tendenzialmente siamo abbandonati. Diciamo che tranne un<br />

caso disperato, di cui non faccio il nome, abbiamo sempre avuto molta soddisfazione da<br />

persone neolaureate, o comunque uscite da un corso di perfezionamentoo da una scuola<br />

come la vostra. È chiaro che la prestazione non è uguale a quella del festival di Cannes, ma<br />

anche i compensi non sono uguali, e quindi, una mano lava l'altra. Però a volte è complicato.<br />

Il lavoro è duro, e ci vuole una conoscenza della lingua piuttosto approfondita.<br />

Ci vuole anche una dote di freddezza a prescindere anche dalla conoscenza della<br />

lingua. Spesso, non spessissimo, ma neppure tanto raramente, dobbiamo sottotitolare un<br />

film, per esempio in una lingua poco conosciuta, il ceco. E noi abbiamo a disposizione<br />

141


soltanto una versione in italiano. Quindi l'interprete deve fare i sottotitoli non conoscendo la<br />

lingua del film ma vedendo la versione italiana e digitando e sincronizzando sulla base della<br />

comprensione del film stesso. A volte succede questo dal giapponese, per esempio con i<br />

film di Kurosawa.<br />

La traduzione simultanea in generale ha dei costi inferiori, perché essendo simultanea<br />

dura, come prestazione, quanto la durata del film, invece per i sottotitoli ci vuole più tempo.<br />

E li fai un calcolo in rapporto al tempo che si prevede di impiegare per sottotitolare. una<br />

dote di istinto, molto spesso assorbendo ritardi indipendenti dalla loro volontà, a<br />

confrontarsi con versioni di cui non sanno assolutamente nulla. Si può preparare prima, però<br />

una buona percentuale della riuscita dell'intervento sta nella capacità della persona di<br />

adattarsi alla situazione.<br />

142


Microcinema, Perugia<br />

Intervista condotta da Ilaria Ciccioni ad Alessandro Riccini Ricci e Alina Rosini.<br />

Intervistatrice: Quando e come è nata l’azienda?<br />

Alessandro: nel ‘97 è nata la prima manifestazione, la prima edizione della<br />

manifestazione Batik Film festival, vi ho portato dei materiali tanto per farvi vedere di che<br />

cosa si tratta e nella prima edizione abbiamo fatto uso di Power Point in maniera artigianale,<br />

dalla seconda edizione in poi ci sono state delle…abbiamo utilizzato questo programma<br />

dedicato al servizio di sottotitolazione che poi, nel corso del tempo, è stato raffinato in base<br />

alle indicazioni che venivano dalla pratica. A un certo punto si sono create due attività: una<br />

no–profit che è stata…che è quella appunto dell’attività culturale legata alla manifestazione<br />

Batik film festival, che viene seguita dall’associazione culturale “Zero in condotta” che<br />

quindi ha continuato a fare la sua attività, mentre invece, per la parte della sottotitolazione<br />

abbiamo scelto una forma che fosse a quel punto un po’ più consona al tipo di attività che<br />

stava diventando commerciale, che prima è stata s.n.c. , una società s.n.c. che poi si è<br />

trasformata in s.a.s. e poi adesso è diventata una cooperativa. Inizialmente il nome era anche<br />

della…sia della associazione che della società “Zero in condotta”, che poi si è trasformata,<br />

quando è diventata cooperativa, dopo essere stata s.n.c. e s.a.s. .in “Microcinema” , che poi<br />

è anche il nome del sito eccetera eccetera. Per cui diciamo in questo passaggio i tempi sono<br />

stati: dal ‘97 al 2000 siamo stati una associazione culturale, nel 2000 è stata creata la società<br />

che nel 2003 è diventata cooperativa, questo diciamo è il percorso. Questo percorso appunto<br />

è andato di pari passo con il fatto che il servizio che noi fornivamo a noi stessi, poi è<br />

diventato un servizio prestato ad altri e poi è diventata un’attività di tipo lavorativo nel senso<br />

più , cioè la fornitura di un servizio a terzi. Questo qua diciamo ha comportato…e quindi<br />

abbiamo separato le due attività e quindi abbiamo in qualche modo iniziato a verificare a<br />

parte quelli che erano i contatti iniziali avuti con ospiti della manifestazione, abbiamo<br />

iniziato a cercare di capire quale potesse essere il mercato in sostanza. Ora tieni conto che la<br />

nascita del tutto è stata determinata da che cosa? Innanzitutto dalla difficoltà di far fronte a<br />

quelli che erano i costi che allora ci venivano, che avremmo dovuto sostenere allora per fare<br />

questo tipo di servizio, quindi insomma innanzitutto il nostro tipo di target a cui abbiamo<br />

fatto riferimento doveva essere, erano manifestazioni che potessero avere problemi di<br />

budget simili ai nostri in sostanza, quindi diciamo la…e questo diciamo poi era dettato dal<br />

fatto che volevamo individuare delle manifestazioni, dei festival, perché noi facciamo in<br />

questo caso un servizio in sala, non solo che fossero simili a noi in quanto a problemi di<br />

143


udget eccetera, ma anche perchè diciamo, in quel momento, il tipo di servizio che noi<br />

potevamo offrire chiaramente non era indicato per festival più grandi con un tot numero di<br />

sale un tot numero di film, quindi sarebbe stata un’offerta probabilmente poco adeguata,<br />

poco seria quindi siamo partiti da manifestazione medio piccole che potessero essere più<br />

alla nostra portata e che quindi potessero rispondere a quelle che erano le nostre capacità e<br />

che diciamo avessero i nostri stessi problemi. Per cui abbiamo iniziato da situazioni che<br />

andavano da un numero di film più limitato da quattro o cinque titoli, magari una sola sala e<br />

invece adesso si è complicata un po’ la vicenda perché si arriva a lavorare anche in tre sale<br />

con circa cinquanta, sessanta titoli in programmazione, parlo tendenzialmente di<br />

lungometraggi, perché poi magari il numero può anche salire con cortometraggi e adesso<br />

copriamo da quelle che erano alcune, due o tre esperienze iniziali che sono state fatte,<br />

adesso copriamo una buona fetta di quello che è il mercato dei festival medio-piccoli.<br />

Intervistatrice: Vi occupate solo di festival quindi?<br />

Alessandro: in questo momento di festival però diciamo che l’attività è in evoluzione<br />

perché noi adesso appunto stiamo, ci stiamo dotando di strumentazioni per passare ad un<br />

servizio non solo in sala, legato alle manifestazioni, ma anche su video, su nastro, su DVD<br />

quindi su altri vari supporti multimediali nonché potenzialmente per televisione eccetera<br />

eccetera , questo però è un settore che stiamo sviluppando adesso sul quale abbiamo avuto<br />

anche delle proposte alle quali non potevamo in questo momento dare una risposta non<br />

avendo sperimentato in nessun modo questo tipo di servizio, però ecco adesso stiamo<br />

lavorando perché si possa fare anche questo tipo di lavoro, perché chiaramente ad un certo<br />

punto bisogna considerare anche quello che potrebbe essere lo sviluppo del mercato in sala,<br />

dei festival eccetera e quindi ad un certo punto bisogna anche integrarlo con lo sviluppo di<br />

nuovi settori, di nuove aree sulle quali lavorare. Che cosa è successo? Ora, quindi, nel corso<br />

di questi anni soprattutto negli ultimi due anni c’è stato un buon incremento del tipo di…nel<br />

numero…nella quantità dei lavori che ci sono stati commissionati per cui abbiamo un buon<br />

numero di festival, diciamo come dire il nostro target è abbastanza alla fine diversificato<br />

perché va dai festival più tradizionali, quindi organizzati una volta l’anno, ad istituzioni che<br />

sono per esempio università, che sono…<br />

Intervistatrice: Cineteche…?<br />

Alessandro: Che sono anche cineteche anche se le cineteche stanno sviluppando<br />

alcune dei sistemi propri, residenti, per cui diciamo che sono meno interessate, siamo<br />

subentrati per esempio in certe situazioni in cui eravamo in rete con alcune manifestazioni,<br />

144


festival che poi mandavano in circuitazione dei pacchetti di film e il nostro servizio<br />

diventava, avendo dei costi ridotti perché in parte erano già stati coperti, già stati coperti da<br />

manifestazioni e festival quindi abbassavamo i costi, avendo già il sistema per loro<br />

significava comunque dei costi più bassi; e quindi diciamo a delle situazioni che sono<br />

l’università oppure delle ditte che sono per esempio la “Buenavista”, la “Disney”, che fa<br />

delle anteprime, non organizza festival ma ci chiede di fare servizio in sala quando il film<br />

che viene presentato, viene presentato in lingua per esempio. Oppure diciamo un altro dei<br />

settori che …in possibile sviluppo è anche…abbiamo già fatto un’esperienza e forse ce ne<br />

saranno altre legate per esempio al teatro che ha delle problematiche leggermente diverse sia<br />

nella gestione dello spazio…<br />

Intervistatrice: Per opere o cosa?<br />

Alessandro: Abbiamo avuto delle richieste diciamo che sono state fatte per musical,<br />

in spazi diciamo abbastanza consistenti che però non si sono mai concretizzate, però sì<br />

diciamo che potrebbe essere anche questo un tipo di sviluppo possibile, che però diciamo<br />

questo dei musical abbiamo avuto un paio di contatti che però non si sono concretizzati<br />

mentre invece nel teatro abbiamo già fatto un’esperienza e ce ne potrebbero essere delle<br />

altre, ci sono appunto la gestione della sala in maniera diversa, comporta una serie di altre<br />

problematiche e che comunque adesso esistono delle degli spettacoli in lingua che vanno in<br />

tourné e alcuni teatri organizzano delle rassegne e questo è quindi un ulteriore sviluppo<br />

oltre a quello della sala cinematografica o del cinema; ora mangio…..<br />

Intervistatrice: Prego….<br />

Intervistatrice: Quanti siete in azienda, quanti sono i collaboratori?<br />

Alessandro: Indefinibile…nel senso che…<br />

Intervistatrice: Beh ci saranno dei fissi?<br />

Alessandro: Allora diciamo: la cooperativa è costituita da tre soci: due si occupano,<br />

che saremmo io e lei (Alina) direttamente di questa parte dei sottotitoli e poi c’è un<br />

associato che non è esattamente socio…socio in compartecipazione sul ramo… perché poi<br />

la cooperativa fa anche altre attività, su questo specifico settore c’è l’associato che è lui,<br />

Andrea, dopo di che a seconda delle commissioni che vengono fatte c’è un numero di<br />

persone che prestano la loro opera in base alle commissioni, è chiaro che nel tempo si sono<br />

strutturati dei rapporti con alcune di queste persone che sono magari appunto più consolidati<br />

perché hanno acquisito esperienze, altre sono persone diciamo chiamiamole….che stanno<br />

facendo le prime esperienze, stanno facendo…o stanno acquisendo quella autonomia per<br />

145


andare a fare il servizio da sole oppure lavorano in un team, in un gruppo quando andiamo<br />

in missione in dei festival in cui c’è la richiesta di maggiori operatori e quindi insomma<br />

sono persone di maggiore esperienza che formano…<br />

Andrea: Ovviamente ci sono livelli diversi perché comunque il lavoro che parte<br />

prima dei festival, delle manifestazioni, è il lavoro di traduzione, in seguito al lavoro di<br />

traduzione c’è un secondo livello in sala: il lavoro di cliccaggio vero e proprio perché<br />

comunque noi seguiamo direttamente i film, noi abbiamo un programma che ci permette di<br />

seguire con un computer quella che è la lista dei sottotitoli abbiamo evidenziato il<br />

sottotitolo che viene proiettato al momento, e quindi piuttosto che effettuare delle pre-<br />

registrazioni, che sarebbero comunque possibili con il programma, preferiamo una volta<br />

tradotto il film riguardarlo e seguirlo in diretta quindi praticamente con la freccettina del<br />

computer letteralmente seguendo l’audio lo mandiamo noi, quindi ci sono state delle<br />

occasioni, dei periodi di concentrazione particolare che era indispensabile avere persone che<br />

traducessero a casa, mentre invece ora c’è un certo numero più allargato che è in grado di<br />

seguire anche fino in sala, un numero più ristretto che è in grado di gestire il tutto ed essere<br />

quindi più indipendente in una situazione di festival o di proiezione in sala quindi diciamo<br />

che è in evoluzione anche l’insieme dei collaboratori e comunque la speranza è che il<br />

lavoro vada ad aumentare e quindi le persone che hanno interesse a fare questa cosa…<br />

Alina : …e a svilupparla comunque… la cosa è in crescita…<br />

Alessandro: Il lavoro non copre comunque…cioè è un po’ discontinuo nel corso<br />

dell’anno perché esistono dei periodi di maggiore concentrazione e dei periodi dove c’è<br />

quasi un vuoto, per esempio adesso fino a…<br />

Alina: …Marzo<br />

Alessandro: Beh febbraio, fine febbraio iniziano le prime cose, per cui diciamo è un<br />

momento di vuoto però dopo, più o meno con intensità maggiore o minore a seconda, beh è<br />

chiaro che qualche anno, con alcuni festival consolidi un rapporto con altri magari può<br />

capitare che entrino ed escano diciamo dal tuo portafoglio, diciamo così e quindi<br />

chiaramente possono esserci delle variazioni, però diciamo che tendenzialmente ci sono dei<br />

periodi di maggior lavoro, di concentrazione che impone anche la necessità di avere più<br />

persone che siano in grado di avere anche un’autonomia e di andare in tournè, in missione<br />

seguendo le manifestazioni; in più, molti festival incominciano a fare una sorta di<br />

circuitazione di questi film, per cui per esempio il festival del cinema africano fa i suoi film<br />

prima a Milano poi li passa a Roma quindi allora devi costruire dei percorsi e dei team che<br />

146


poi si dividono per cui c’è una pianificazione di questo lavoro che in alcuni periodi va fatta<br />

con una certa attenzione per riuscire a gestire anche più situazioni in contemporanea perché<br />

noi abbiamo avuto delle situazioni in cui eravamo in più città in contemporanea con lavori<br />

più o meno grossi e quindi anche un lavoro di coordinamento che va sviluppato e affinato<br />

col tempo capendo quelli che sono i problemi, i punti deboli e quelli di forza del nostro<br />

lavoro ecco quindi cercare di migliorarli.<br />

Intervistatrice: La cooperativa che poi è rimasta lavora in un altro ambito? Che<br />

cosa fa? Organizza manifestazioni…?<br />

Alessandro: Sì diciamo sempre sullo sviluppo dell’attività che noi facevamo con<br />

l’associazione, per esempio, in questa città c’è stato dato in gestione uno spazio estivo,<br />

un’arena estiva che si chiama “I giardini del frontone” ha 1100 posti, è uno spazio<br />

abbastanza grande e di questo spazio curiamo la gestione, l’organizzazione, la<br />

programmazione estiva. Inizialmente era l’attività preponderante anche come volume<br />

d’affari, adesso diciamo si è parificata e quella dei sottotitoli è diventata l’attività, potrebbe<br />

diventare l’attività preponderante rispetto magari a questa qua della gestione di questo<br />

spazio.<br />

Intervistatrice: Operate principalmente in Italia o avete clienti anche all’estero?<br />

Alessandro: Abbiamo avuto una proposta dalla Svizzera, la Svizzera italiana per delle<br />

,una manifestazione cinematografica di cartoni animati ma per adesso diciamo abbiamo di<br />

fatto ….<br />

Alina: …Comunque dalla Svizzera italiana.<br />

Intervistatrice: Avete parlato anche della Disney….<br />

Andrea: Era comunque per sottotitoli in italiano.<br />

Alessandro: Noi adesso facciamo dalla lingua all’italiano…<br />

Intervistatrice: Non fate dunque sottotitoli nella lingua straniera?<br />

Alessandro: Beh lo sviluppo…<br />

Andrea: E’ capitato pochissimo, è capitato qualche volta ma…, beh considera che<br />

comunque probabilmente anche uno dei motivi che ci ha permesso di trovare dei lavori nel<br />

giro di breve tempo perché considera che in qualsiasi tipo di festival dove arriva la pellicola<br />

internazionale se c’è una copia sottotitolata è sottotitolata in inglese se non in inglese in<br />

francese…la traduzione italiana…<br />

147<br />

Alessandro: In alcuni casi alcuni festival con esigenze particolari che hanno un


pubblico internazionale, quindi stampa internazionale ci è stato chiesto, quando il film era in<br />

italiano e non aveva il sottotitolo inglese sulla pellicola, di farlo in inglese, quindi sono<br />

capitate di queste cose quindi probabilmente….<br />

Andrea: Però in linea di massima sono lavori che vengono fatti già su pellicola di<br />

solito anche la pellicola italiana che poi ha aspirazioni a girare i festival internazionali ha<br />

una copia, di solito la distribuzione ha una copia…<br />

Alessandro: E qui per esempio invece lo sviluppo su video dovrebbe prevedere anche<br />

questo, cioè nel momento in cui a livello di promozione, di presentazione di materiale in<br />

vari festival per i film italiani è importante presentare videocassette, materiale con il<br />

sottotitolo inglese o francese a seconda comunque per esempio in questo tipo di sviluppo è<br />

previsto anche questo altro tipo di servizio che viene dato attraverso la traduzione di tipo<br />

differente, diciamo che per adesso essendo stato il mercato prevalentemente interno<br />

insomma è stato questo il servizio, è chiaro che in uno sviluppo possibile di festival come<br />

quello di Locarno si complica ulteriormente perché lì non solo viene chiesta la traduzione in<br />

italiano ma anche in inglese e francese e quindi questo potrebbe complicare ulteriormente<br />

però è un problema che per il momento non abbiamo….<br />

Alina: Però effettivamente al festival di Locarno fanno sottototitolazioni non in<br />

inglese, francese…<br />

Alessandro: Fanno anche in altre lingue in base ai quattro cantoni…<br />

Intervistatrice: C’è un rapporto con chi vi commissiona il lavoro? C’è un rapporto<br />

con l’autore?<br />

Alessandro: secondo me un aspetto vincente….cioè noi abbiamo trovato per esempio<br />

nel rapporto sia con le istituzioni, sia con i registi e gli autori di film, una delle chiavi che ci<br />

hanno permesso di acquisire delle manifestazioni perché con alcuni di questi festival il<br />

rapporto che c’era con le ditte, quelle che tradizionalmente hanno, avevano tutto il mercato,<br />

era molto informale, molto rigido, impostato sui dei vincoli contrattuali molto…quindi con<br />

alcune manifestazioni per esempio è stato determinante andare incontro a quelle che erano<br />

le esigenze specifiche per esempio in alcune manifestazioni noi abbiamo fatto dei lavori in<br />

corsa, venivano presentati dei problemi dei film che dovevano arrivare con una versione con<br />

sottotitolo su pellicola non sono arrivati, erano film importanti per la manifestazione quindi<br />

anche se eravamo a manifestazione iniziata è stato fatto; andando incontro a quelle che<br />

erano le esigenze, sono state fatte delle riprese in sala con handy -cam è stato riportato<br />

con…insomma tutto un lavoro che altri non si sarebbero, non avrebbero fatto, anche perché<br />

148


questo significa lavorare in condizioni particolari, estreme e possono risentirne anche la<br />

traduzione ed il lavoro che tu fai, quindi la gente poi non sa magari che il lavoro è stato fatto<br />

in un certo tipo di condizioni quindi chi poi mette il nome siamo noi, tra l’altro, tra parentesi<br />

in un caso era capitato che, lei (Alina) traduce dal russo, che per fare una traduzione<br />

direttamente dalla versione originale e non dal sottotitolo in inglese perché era molto<br />

impreciso, la nostra traduzione quindi fosse diversa da quella in inglese e per il pubblico in<br />

sala che guardava e magari confrontava l’italiano con quella in inglese sembrava imprecisa<br />

la nostra che invece era fatta meglio; poi per esempio….<br />

Alina: Nelle traduzioni succede sempre…così …<br />

Intervistatrice: Sì ,sì lo so…<br />

Alessandro: Poi per esempio un altro tratto caratteristico è stato che noi abbiamo<br />

rapporti direttamente per le manifestazioni che organizziamo, per la parte come dire<br />

contenutistica, quindi a partire dalle relazioni che creiamo a partire magari da Batik film<br />

festival che è la manifestazione, abbiamo anche dei rapporti personali con i direttori di altre<br />

manifestazioni, quindi insomma frequentiamo, conosciamo, abbiamo rapporti con queste<br />

altre persone; abbiamo degli interessi che non sono solamente sul servizio ma anche sui<br />

contenuti, quindi ad esempio con alcuni festival c’è una certa sintonia, con degli scambi,<br />

delle collaborazioni e questo crea diciamo probabilmente un rapporto diverso che secondo<br />

me facilita…<br />

Intervistatrice: Ma quindi i clienti hanno voce in capitolo anche sul prodotto?<br />

Alessandro: Sul prodotto…diciamo sulla valutazione, della valutazione finale…<br />

Intervistatrice: Solo sul prodotto finale quindi?<br />

Alessandro: Per esempio loro (Andrea, Alina) che sono più a diretto contatto con gli<br />

autori, i registi insomma c’è anche un lavoro di….<br />

Alina: Capita spesso di avere contatti anche con il regista, perché spesso e volentieri,<br />

ecco anche per la questione delle traduzione di lingue impossibili abbiamo sottotitoli in<br />

inglese a loro volta tradotti da traduzioni, quindi capite bene che il lavoro si può complicare<br />

e quindi per la stesura finale abbiamo un contatto con il regista per capire meglio la<br />

situazione.<br />

Andrea: Considera che in questo tipo di lavoro praticamente appunto la traduzione<br />

viene fatta con una videocassetta e delle liste dialoghi, molto spesso già ci sono differenze<br />

tra la videocassetta e la lista dialoghi, quindi ti trovi…molto spesso è difficile tramite il<br />

festival o i contatti del festival accertarsi quale sarà la copia che verrà poi proiettata e quindi<br />

149


spesso diventa fondamentale proprio andare a ricercare il regista o comunque anche un<br />

attore o comunque chiunque sia presente o contattabile che possa aiutare.<br />

Alina: Spesso arriva senza sottotitoli e senza lista dialoghi quindi ti devi affidare a…<br />

Intervistatrice: Alla trascrizione del film.<br />

Alina: Sì e quindi ti devi affidare….<br />

Alessandro: Spesso la copia che tu hai diciamo in proiezione è difforme, non ha i<br />

sottotitoli, insomma ci sono tutta una serie di variabili e di imprevisti…<br />

Alina: Sì, spesso la copia 35mm, insomma la copia che verrà proiettata è diversa dalla<br />

VHS, questo accade spessissimo, poi tra l’altro per quello che riguarda la traduzione, capite<br />

bene che la traduzione fatta da VHS l’audio che è quello che è…è dura.<br />

Andrea: Gli imprevisti che si creano sono tantissimi in questo senso quindi anche<br />

quello che diceva lui prima, il fatto che comunque esista un tipo di contatto più approfondito<br />

con i responsabili dei testi, con gli operatori comunque porta anche a risolvere meglio<br />

queste cose perché appunto immaginati una organizzazione fatta a livelli, dove chi traduce<br />

non è lo stesso che segue il film in sala, chi poi tiene i contatti non è al momento del festival<br />

presente, a quel punto si creano delle distanze che sono probabilmente difficilmente<br />

risolvibili.<br />

Alessandro: Tra l’altro noi forniamo a seconda delle richieste dei festival un tipo di<br />

traduzione diversa, cioè nel senso: la Buenavista ci ha commissionato per un film la<br />

traduzione dal cinese –cantonese, altri festival, anche per questioni di cose, ti chiedono la<br />

traduzione del film in cinese-cantonese dal sottotitolo in inglese che è stato messo là; quindi<br />

anche in base a questo chiaramente è più o meno complesso tutto il lavoro…<br />

preferite?<br />

Intervistatrice: Quindi voi fate uso di sottotitoli pre-esistenti in un’altra lingua, lo<br />

Alessandro: Sottotitoli in un’altra lingua in che senso?<br />

Intervistatrice: nel senso dal cinese far riferimento ai sottotitoli in inglese è una<br />

situazione che capita spesso?<br />

Alessandro: Sì, sì, sì…<br />

Intervistatrice: Si lavora meglio?<br />

Alina: Dipende. No.<br />

Andrea: No. Considera che in molti dei festival in cui lavoriamo ci sono film<br />

orientali, arabi, ora ti rendi sempre comunque conto che il sottotitolo di solito inglese, poi<br />

150


magari per il festival africano alcune cose sottotitolate in francese, sono fatti molto male,<br />

sono molto riduttivi. Con l’inglese è tipico che senti una lingua appunto araba o orientale<br />

parlare tantissimo e vedere la stessa frase, che te sai comunque che è una traduzione limitata<br />

la tua perché è già, già proviene da una traduzione approssimativa, mentre invece tradurre<br />

da lingue come l’inlgese ti permette di giostrare tutto molto meglio specialmente se (?) ma<br />

comunque ti da la possibilità di giostrare tutto quanto, la lunghezza dei sottotitolo, le<br />

espressioni che usi, il tempo a seconda di come è parlato, fai un lavoro molto più completo.<br />

Alessandro: Dipende anche dalle esigenze del cliente: cioè a volte hai 60 titoli per<br />

organizzare un lavoro di questo tipo dalla versione originale con certe lingue diventa<br />

complesso; comporta dei costi, dipende anche se, tieni conto ci sono dei festival meno<br />

attenti a quella che è tutto il servizio, altri invece che per vari motivi sono molto più attenti,<br />

molto più precisi, ti controllano molto di più quindi hai anche una diversità di…<br />

Intervistatrice: Che cosa determina la qualità?<br />

Alessandro: Ci sono diverse cose, vari aspetti.<br />

Alina: La traduzione ovviamente, perché deve essere una traduzione fluida, e nei<br />

tempi cioè lo spettatore deve avere il tempo di leggere di capire la frase tradotta con<br />

ovviamente un supporto visivo quindi …<br />

Andrea: E’ un tipo molto particolare di traduzione perché poi a seconda ad esempio<br />

del ritmo, di quante persone parlano nel film a quale velocità parlano te devi trovare un<br />

compromesso tra la lunghezza del sottotitolo che logicamente non può essere troppo lungo,<br />

la velocità con la quale mandi il sottotitolo, perché lo spettatore deve avere il tempo di<br />

leggerla…<br />

Alina: E di capirla.<br />

Andrea: E di capirla ma allo stesso tempo…<br />

Alina: Deve guardare il film.<br />

Andrea: Non puoi permetterti di tagliare delle parti importanti che vengono dette,<br />

non ti puoi permettere, per sintetizzare, di troncare semplicemente, anche perché ecco…<br />

Alina: E devi fare anche delle scelte perché a volte in un film in cui si parla<br />

effettivamente troppo, bisogna fare delle scelte, sì , dover a volte anche tagliare delle cose,<br />

perché effettivamente è impossibile riportare tutto.<br />

basta…<br />

Andrea: E certo. Altrimenti lo spettatore dovrebbe stare con lo sguardo lì e leggere e<br />

151


Alina: E non guardare il film; Quindi è un po’ la sincronia tra le due cose.<br />

Intervistatrice: quindi non c’è una cosa che prevale?<br />

Alina: Non esistono regole, è altamente soggettivo.<br />

Intervistatrice: Sta alla sensibilità del traduttore….<br />

Alina: Sì.<br />

Alessandro: Diciamo una cosa che non abbiamo detto e che secondo me invece è<br />

stata fondamentale e cioè che il mercato prima di noi, e questo vorrei che venisse ben<br />

registrato, prima di noi ditte come la Soft Titles e le altre, c’era la Diva e altre, cioè le<br />

aziende a cui abbiamo fatto riferimento noi in passato, fornivano un servizio che era il<br />

servizio di sottotitolazione elettronica, cioè tramite display luminoso a led rossi, con i pallini<br />

che viene in alcuni casi ancora utilizzato; cosa è successo, che chiaramente noi abbiamo<br />

chiesto sia i preventivi loro sia per avere questo tipo di servizio, questo tipo di servizio ha<br />

dei costi molto alti come proprio attrezzature, come hardware, come software eccetera; noi<br />

abbiamo fatto uno sviluppo in questo senso che ci ha permesso di contenere i costi ed<br />

aumentare la qualità del sottotitolo che è stato determinato dalla scelta di fare un software<br />

nostro dedicato a questo tipo di programma che era interfacciabile da computer a<br />

videoproiettore quindi noi videoproiettiamo il sottotitolo in uno schermo aggiuntivo o se<br />

possibile sullo schermo stesso del cinema con però una qualità totalmente diversa perché<br />

noi possiamo scegliere tra delle scritte bianche su nero, massimo due righe, tot numero di<br />

battute a riga, grandezze, le grandezze cioè noi possiamo adattare il nostro servizio alla<br />

sala, quindi la grandezza dei caratteri, la scelta del carattere, la grandezza dello schermo, e<br />

possiamo …la leggibilità è notevolmente superiore, e quindi un elemento che ha<br />

determinato è stato questa scelta di questa soluzione ci ha permesso di tagliare dei costi con<br />

tutte le attrezzature e poi il servizio in sala risultava di grande qualità, che cosa è successo?<br />

E’ successo che noi con questo sistema abbiamo sottratto quote di mercato ad aziende tipo<br />

la Diva, che poi è scomparsa ed è stata sostituita altre ditte, ma anche per problemi loro non<br />

solo per noi, la Soft Titles ha avuto, ha perso dei lavori su cui siamo subentrati noi e ha<br />

adottato da quest’anno al Festival di Venezia e al festival di Torino, il sistema nostro però<br />

con dei limiti…questo…. (si mostra preoccupato perché sto registrando)<br />

Intervistatrice: Non si preoccupi, rimarrà tra noi….<br />

Alessandro: No dei limiti evidenti sulla qualità. Noi abbiamo degli schermi che<br />

vanno dai due metri ai quattro metri e possiamo allargare le sale con delle cornici, abbiamo<br />

la possibilità di gestire i caratteri, i tempi eccetera, abbiamo un solo computer, loro girano<br />

152


con due computer, molto più macchinoso….non hanno la possibilità di ingrandire i caratteri<br />

eccetera, per cui in sale molto grandi da 1400 posti a Venezia c’era un sottotitolo che noi<br />

avremmo fatto quattro volte più grande loro lo hanno fatto piccolissimo.<br />

Alina: Era illeggibile.<br />

Alessandro: Un sistema che non è stabile perché a loro è saltato più volte sia a Torino<br />

che a Venezia il programma e per cui diciamo, a livello qualitativo, si sono adeguati a quelle<br />

che erano le nuove esigenze, si sono abbassati i prezzi del mercato di molto, anche per<br />

effetto dei nostri prezzi più bassi eccetera eccetera, quindi diciamo che non hanno saputo<br />

fornire fino a questo momento un servizio adeguato.<br />

Alina: Si andrà in concorrenza diretta.<br />

Alessandro: Un’altra ditta che uscì, che praticamente è la prosecuzione della Diva<br />

che era questa ditta precedente che faceva un po’ il target nostro, anche lei ha adottato<br />

questo sistema però anche lì i parametri di qualità del programma, della luminosità dei<br />

proiettori che utilizzi per avere nitidezza a sufficienza non ci è sembrata adeguata; tipo per<br />

esempio al festival di Pesaro, dove non abbiamo lavorato, c’era lo schermo sotto che era<br />

grande quanto tutto lo…cioè sono brutti anche a vedersi certi allestimenti, era tutto pixelato<br />

perché la qualità del proiettore era scadente per cui diciamo questa versatilità del<br />

programma per me è stato anche l’elemento fondamentale, cioè un buon biglietto da visita.<br />

Alina: La qualità del supporto su cui proietti, gli schermi che abbiamo fatto fare<br />

appositamente solo per noi, l’adattabilità per pubblico, per esempio devi abituare il bambino<br />

a leggere il sottotitolo per cui il sottotitolo è parecchio più grande per facilitare la lettura e<br />

queste cose. Dipende anche dal pubblico, un pubblico di giovani non è abituato ai<br />

sottotitoli…<br />

Andrea: Gli anziani ancora meno.<br />

Alina: Oppure un pubblico festivaliero sai già che è abituato a vedere il film in lingua<br />

originale e ad avere un rapporto con il sottotitolo e quindi vedere e leggere.<br />

Andrea: Dai per scontato che per in un certo pubblico, per quel che riguarda le lingue<br />

europee comunque, ci sarà una buona parte che conosce le lingue e quindi il sottotitolo<br />

diventa un aiuto…<br />

Intervistatrice: Un integrare…<br />

Andrea: In alcuni casi quindi…<br />

153<br />

Alessandro: Anche se questi sono i più critici…(si riferisce al pubblico festivaliero,


al pubblico che conosce le lingue)<br />

Andrea: Sì, praticamente tutti i commenti: hanno detto questo…invece con altri tipi<br />

di pubblico ci vuole un supporto più didattico, quindi anche il linguaggio che usi, la lentezza<br />

con cui li mandi sono tutte….probabilmente perché in Italia non c’è mai stata l’abitudine a l<br />

sottotitolo…<br />

Alina: Ci vuole un’educazione anche a quello.<br />

Intervistatrice: Secondo voi perché, quale è la motivazione del perché il sottotitolo<br />

no si usa più di tanto?<br />

Andrea: Perché il fascismo non è mai crollato. Beh ora ti insegnano le lingue alle<br />

elementari però considera che in paesi come l’Olanda, che è poi l’esempio per eccellenza,<br />

dove comunque i bambini di dieci anni già sanno oltre all’Olandese, il tedesco, l’inglese e il<br />

francese, a quel punto è normale che i film siano sottotitolati e che il sottotitolo sia un aiuto<br />

perché il grosso del film almeno in lingue europee lo capisci, in Italia, forse è qualcosa che è<br />

un po’ in divenire perché effettivamente ora si insegnano le lingue nelle scuole, si<br />

insegnano ai bambini che poi è un modo fondamentale per…c’è un po’ probabilmente una<br />

inversione di tendenza però il doppiaggio…<br />

Alina: Anche perché abbiamo una grandissima scuola di doppiaggio.<br />

Andrea: Purtroppo.<br />

Alessandro: Ci sono anche delle esperienze strane perché noi abbiamo fatto<br />

l’anteprima di un Film di (?) e quindi abbiamo fatto la traduzione tra l’altro direttamente dal<br />

persiano eccetera e l’abbiamo presentato in sala con lui e lui ha detto: “Beh preferivo la<br />

versione doppiata in italiano perché così la gente guarda solamente direttamente<br />

l’immagine”…, mentre invece altre volte, quando eravamo più giovani, avevamo fatto dei<br />

festival dove c’erano dei film di un Israeliano doppiati e non è che gli fosse piaciuta molto<br />

questa cosa.<br />

Alina: I film doppiati, per chi abituato a vederli in lingua originale, sono tutta un’altra<br />

cosa. Un altro film.<br />

Intervistatrice: …i rumori, l’atmosfera….<br />

Alina: Sì, le voci….<br />

Andrea: Se ci pensi il ruolo che ha la voce nella recitazione, te lo tagli, ci metti<br />

un’altra voce, poi per quanto puoi creare una scuola con i migliori, le migliori<br />

interpretazioni, però comunque quando hai cinque o sei attori con la stessa voce…perché<br />

154


comunque Harrison Ford, Al Pacino eccetera erano tutti Amendola, sai che è quello, però<br />

comunque il pubblico italiano è immedesimato in questo cioè per un pubblico italiano<br />

vedere un film in lingua originale con i sottotitoli per la maggior parte è stranissimo, è una<br />

cosa che non farebbe mai, l’idea di leggere…<br />

Alina: Adesso che è morto Amendola…<br />

Intervistatrice (rispondendo ad Andrea): …è uno shock.<br />

Alessandro: Comunque va bene così per noi perché chiaramente…festival di<br />

Rotterdam in Olanda è senza sottotitoli, senza servizio di sottotitolazione perchè è in inglese<br />

direttamente o con sottotitoli in inglese quindi non c’è niente…solo qualche raro film che è<br />

solamente in olandese, ad esempio là non avremmo mercato quindi dobbiamo ringraziare.<br />

Intervistatrice: Anche noi ringraziamo l’ignoranza dell’italiano medio per ciò che<br />

riguarda le lingue.<br />

Alessandro: Anche il fatto che noi ci occupiamo anche di contenuti da qualche<br />

garanzia in più sulla qualità della traduzione per chi ci commissiona, insomma noi siamo<br />

persone che girano per i festival, sappiamo quali sono le problematiche, ci interessiamo di<br />

cinema…<br />

Alina: Ci piace il cinema.<br />

Alessandro: probabilmente non è solo il semplice servizio che forniamo ma anche un<br />

coinvolgimento…<br />

Intervistatrice: Ma anche il fatto di adattare il sottotitolo al pubblico non credo sia<br />

una cosa scontata.<br />

Alessandro: No, no. Noi abbiamo avuto esperienze lavorative dai ragazzi delle scuole<br />

medie a salire.<br />

Andrea: Considera ad esempio uno dei particolare del tradurre in italiano che poi con<br />

il doppiaggio se ci fai caso tutto quello che è la traduzione di linguaggio scurrile o<br />

comunque di basso livello, in italiano nel doppiaggio c’è una standardizzazione che è di<br />

termini di milanese, mentre invece se hai la possibilità di svolgere il lavoro te e di andare in<br />

festival in posti differenti, comunque dovunque vai ci sono dei modi di dire diversi; quindi<br />

fare un festival a Napoli e farlo a Milano devi dire, invece di usare le parole standard che<br />

vengono usate nel doppiaggio adatti anche al posto in cui lo fai, comunque puoi usare<br />

termini, perché poi la traduzione alla fine è quello insomma…<br />

Alina: Ti diverti più te e si diverte più il pubblico.<br />

155


Andrea: Molto meno serio delle voci appunto del ragazzetto americano o della<br />

vecchia americana o del teen ager che nel doppiaggio sono comunque quelle, anche se<br />

cambiano doppiatori senti finto, cioè se hai un po’ di orecchio puoi, ci puoi mandare cento<br />

film di seguito, al primo secondo sappiamo se è un film doppiato o se è un film in lingua<br />

originale, cioè se è un film italiano o se è un film doppiato in italiano, c’è proprio<br />

un’impronta che se sai insomma come è il film in lingua originale ti stona; se devi vedere<br />

un film doppiato….<br />

Intervistatrice: Ora qualche domanda sul processo di produzione del sottotitolo,<br />

quali sono le varie fasi, come si procede?<br />

Alina: Vuoi dire dal contatto….?<br />

Intervistatrice: Dall’inizio alla fine.<br />

Alessandro: Beh prima c’è una fase…come dire…noi abbiamo fatto prima<br />

un’indagine per capire tutti quelle che erano le manifestazioni, i festival, che operavano in<br />

Italia e che potevano essere il nostro terreno d’azione, dopo di che abbiamo prodotto dei<br />

materiali di presentazione sul nostro servizio che potessero poi supportare un’azione di<br />

contatto telefonico e poi di incontro, nel quale, nei quali materiali veniva spiegato tutti i vari<br />

passaggi, il tipo di servizio che offrivamo, tutto quello di cui avevamo bisogno, quello che<br />

potevamo offrire, le modalità eccetera; dopo di che, per la parte di contatto, si lavora, beh<br />

molto di telefono, in questo caso, nel caso in cui lavoriamo in sede per prendere i contatti<br />

con le varie manifestazioni, i responsabili di organizzazione, i direttori dei festival quando<br />

abbiamo dei contatti diretti, e ,se possibile, preferiamo sempre andare ad un incontro<br />

direttamente che di solito è sempre….diciamo quando non riusciamo ad avere un incontro è<br />

un po’ difficile che poi si sblocchi la situazione, per cui…oppure diciamo si comincia<br />

proprio con le manifestazioni, i festival, quelli diventano proprio luoghi di incontro, di<br />

lavoro, di contatti, di relazioni, che poi diventano, anche attraverso le buone esperienze che<br />

abbiamo avuto in certe manifestazioni, anche un passaparola, la presentazione di altre<br />

manifestazioni fatte, il nostro biglietto da visita; nel frattempo, c’è stato anche tutto il lavoro<br />

di preparazione, di settaggio, di quello che sono le attrezzature, i materiali, intanto nel<br />

frattempo per essere poi pronti nel momento in cui si concretizzano i vari lavori, che ci ha<br />

portato quindi ad avere un parco macchine così sia di livello di software che di hardware<br />

che abbiamo poi acquisito nel corso del tempo e sul quale facciamo anche degli<br />

aggiornamenti, adesso per esempio con lo sviluppo del (?) col sottotitolo sul video, su<br />

…eccetera ci sono tutta una serie di problematiche, di macchine, di software che bisogna<br />

156


valutare, stiamo valutando; e così analogamente, per esempio anche per il sottotitolo in sala<br />

ci sono una successiva evoluzione di macchine che….per noi per esempio avere dei<br />

proiettori con certe caratteristiche, cioè una volta che si arriva ad avere uno sviluppo<br />

tecnologico che ci porta ad avere dei proiettori con certe caratteristiche, per noi significa<br />

offrire un lavoro di maggiore qualità e quindi c’è anche un lavoro così di controllo di tutto<br />

quello così….<br />

Intervistatrice: Ma proprio il processo di produzione del sottotitolo in sé, come<br />

avviene? Arriva il film e...quali sono i tempi?<br />

diciamo …<br />

Alessandro: Questo è molto variabile.<br />

Alina: Il tempo di tradurre.<br />

Intervistatrice: Ci saranno varie fasi no? Si vede il film…<br />

Alina: Sì, la visione, poi si passa alla traduzione poi all’adattamento e alla prima<br />

Andrea: Le varie fasi sono, diciamo in una situazione ideale, ottimale, te hai: una<br />

videocassetta e una lista dialoghi e quindi…<br />

Alina: …e che combacino.<br />

Andrea: …e che combacino, se combaciano è il massimo, la situazione ottimale.<br />

Volendo puoi guardarlo una volta prima ma puoi anche partire a tradurlo direttamente e<br />

considera che un film di un ora e mezza…in media più meno in una giornata, in sette, otto<br />

ore lo traduci. Diciamo un film di un’ora e mezzo parlato lentamente…<br />

Alina: Dipende da che si tratta, se si tratta di un documentario se si tratta di<br />

fiction…dipende in realtà.<br />

Andrea: In termini medi comunque diciamo che un film di fiction di un’ora e mezzo<br />

in quelle sette ore riesci a tradurlo, dopo di che la traduzione la facciamo comunque su word<br />

a quel punto c’è la trasposizione sul programma che utilizziamo noi e lì, riguardandolo<br />

un’altra volta, a quel punto metti a posto i sottotitoli, la lunghezza, il modo in cui li spezzi…<br />

Intervistatrice: Ma in quelle sette ore…diciamo…lo spotting era stato fatto prima.<br />

Alina: Sì, sì, praticamente una prima volta ovviamente c’è il primo approccio con il<br />

film, lo studi…dopo di che passi alla traduzione e…<br />

Andrea: Comunque considera che se hai, se te hai, anche senza fare operazioni<br />

precedenti, se te hai una lista dialoghi, poi il metodo con cui traduci te lo gestisci in modo<br />

come….<br />

157


Alessandro: Ma lei sta parlando di un metodo diverso dal nostro. Noi diciamo che a<br />

noi arrivano delle liste dialoghi con tutto un time code, che per noi non è utile…<br />

Intervistatrice: Perché si riferisce alle scene?<br />

Alina: Dipende da come ti arriva la lista dialoghi in realtà.<br />

Andrea: Sì però in linea di massima se te devi tradurre comunque, te ti puoi guardare<br />

dieci minuti di film e mentre lo guardi con la lista dialoghi ti segni un minimo di pause in<br />

modo che te quando su word fai la traduzione hai comunque già un’idea…immagina che su<br />

word comunque una riga corrisponde ad un sottotitolo quindi te già su word puoi dare un<br />

minimo di tempo quindi lasciare delle pause quando ci sono delle pause e fare dei sottotitoli<br />

che più o meno corrisponderanno a quello che è il tempo del parlato, una volta che lo<br />

riguardi, poi, una volta trasferito tutto nel programma, a quel punto te puoi vedere quanto<br />

sono lunghi i sottotitoli, se devono essere spezzati fai una seconda…<br />

Intervistatrice: Ma questo in un secondo momento.<br />

Andrea: In un secondo momento.<br />

Alessandro: E’ un programma tutto diverso da alcuni altri sistemi che si utilizzano,<br />

per cui viene fatta la traduzione, una sorta di adattamento che poi viene aggiustato, cioè il<br />

nostro programma ti da una temporizzazione, quindi sul nostro programma può essere<br />

anche memorizzata e puntualizzata la cosa però, come diceva appunto lui, non sempre lo<br />

facciamo perché ci sono sempre delle differenze, perché basta che le varie bobine di un film<br />

vengano attaccate con qualche leggero sfalso…<br />

Alina: Ogni proiettore è leggermente diverso.<br />

Alessandro: Per cui diciamo il nostro programma è in grado di memorizzare e<br />

registrare queste cose qua, però per esempio quando ci arrivano delle liste dialoghi già<br />

temporizzate per noi non è esattamente utile, è utile se quando passeremo a fare un servizio<br />

con Final Cut che invece prevede un tipo di temporizzazione omogenea a quella che ci<br />

arriva ogni tanto; in quel caso già lui ti potrebbe posizionare i sottotitoli con una<br />

temporizzazione ben precisa, corrispondente, con il nostro programma invece no, questo<br />

non lo fa inizialmente per cui sono tante le occasioni in cui ci arrivano questi time<br />

code…però non è….funzionale al nostro programma. Questo tra l’altro è anche un sistema<br />

perché se dobbiamo dare sottotitoli o vendere traduzioni e basta noi diamo solo traduzioni<br />

senza la temporizzazione.<br />

Intervistatrice: Passiamo proprio alla traduzione, come cercate i traduttori? Si<br />

propongono?<br />

158


Alina: Ne stiamo aspettando uno da Siena…<br />

Andrea: Uno si è proposto….uno si è proposto.<br />

Alessandro: Innanzi tutto c’è stata una formazione interna in sostanza chiaramente,<br />

dopo di che dobbiamo dire che a volte ci siamo trovati anche male per cui la selezione non è<br />

stata tra le migliori, però a questo punto, se uno deve fornire un servizio ha cominciato<br />

comunque a classificare anche quelli che sono le persone che non solo danno la disponibilità<br />

ma che hanno anche le capacità che hanno sviluppato nel gestire il servizio, il programma,<br />

nell’essere autonomi, indipendenti…<br />

Alina: Quello che si diceva all’inizio…<br />

Intervistatrice: Quindi da voi il traduttore fa anche altre cose, non si limita alla<br />

traduzione ma segue anche altri processi?<br />

Alessandro: Abbiamo esigenze particolari che rendono necessaria una formazione<br />

interna; per cui per esempio, poi ci sono anche degli standard legati al programma: il<br />

numero di battute eccetera, a seconda della grandezza che vuoi dare al sottotitolo eccetera,<br />

che impongono una serie di scelte, appunto devi sapere usare questo programma che non è<br />

intuitivo necessariamente.<br />

Andrea: Considera che una formazione seguente…noi abbiamo lavorato con persone<br />

che o avevano avuto esperienze…o conoscevano la lingua per conoscenze proprie o<br />

l’avevano studiata e ti rendi conto che devi conoscere alcune lingue, però ti rendi conto che<br />

per chi anche ha studiato le lingue, fare i sottotitoli è una cosa completamente nuova, anche<br />

perché le qualità che si richiedono sono particolari, anche perché essendo traduzioni di<br />

parlato l’abilità molto importante è saper in italiano poi rendere bene, specialmente beh, la<br />

lunghezza dei sottotitoli è un impedimento perché spesso l’italiano dalle lingue come<br />

l’inglese specialmente…<br />

Intervistatrice: E’ molto più lungo…<br />

Andrea: Tenderebbe a scrivere molto di più, quindi sono importanti delle doti di<br />

sintesi appunto collegate al rendere l’italiano.<br />

Alessandro: C’è stato un caso in cui si è detto che il sottotitolo doveva essere al<br />

massimo di sessanta battute e uno si è imposto di fare sessanta battute per ogni riga anche se<br />

dicevano “ciao”. Una delle scelte che è stata fatta è che si lavora con italiani che conoscono<br />

un’altra lingua ed eventualmente la si controlla con un madrelingua perché i lavori fatti con<br />

madrelingua hanno creato vari problemi…<br />

159


Andrea: Comunque per certe cose è molto utile avere un madrelingua, considera che<br />

a Perugia c’è l’Università per gli stranieri…<br />

Alina: Per il mandarino è stato utilissimo.<br />

Andrea: Poi però chi fa il sottotitolo in sala deve riguardarlo e fare… cioè diventa<br />

una collaborazione.<br />

Alina: E spesso e volentieri è successo proprio questo…se non si avevano le liste<br />

dialoghi o altro si è fatto proprio in collaborazione con il madrelingua.<br />

Andrea: Anche se appunto chi deve fare il coso deve essere un italiano.<br />

Alina: Sì, beh giustamente come sempre, come in tutte le traduzioni.<br />

Intervistatrice: Quanto dura il periodo di formazione?<br />

Alina: Beh varia. Non esiste un…anche perché capisci comprende tantissime cose,<br />

l’abilità al sottotitolare che non è precisa, non è una scienza precisa e quindi devi comunque,<br />

la persona che devi formare va portata in giro per i festival, fargli render conto con che si ha<br />

a che fare.<br />

Andrea: Considera poi che essendo comunque una cosa che secondo le intenzioni<br />

nostre coprirà tutto l’arco dell’anno con una certa regolarità, ancora ha funzionato per<br />

determinati periodi, quindi anche le persone che hanno collaborato magari si sono trovati a<br />

lavorare molto in certi periodi e per niente in altri o meno in altri e quindi sono state anche<br />

le esigenze che hanno dettato…<br />

Intervistatrice: Ed è una collaborazione così…diciamo c’è un contratto?<br />

Alessandro. Adesso c’è l’ex co.co.co che sono diventati i contratti a progetto che in<br />

sostanza è la stessa cosa. Anche perché non è pensabile una assunzione<br />

160


Ombre Elettriche.<br />

Intervista condotta da Francesco Diella ad Elvira De Mayo, titolare dell’agenzia<br />

di sottotitolaggio.<br />

Domanda: Al giorno d’oggi quante società di sottotitolaggio si contano in Italia?<br />

Risposta: Parlare di società di sottotitolaggio è un discorso un po' vago perché<br />

moltissimi riescono a fare i sottotitoli con vari programmi, pochi però hanno le conoscenze<br />

e sono in grado di realizzare i sottotitoli fatti bene. Recentemente con l’arrivo dei canali<br />

satellitari in molti hanno cominciato a fare sottotitoli, ma in questo caso stiamo parlando di<br />

sottotitolazione televisiva che fanno un po' tutti mentre quella su pellicola la fanno in pochi.<br />

A fare sottotitoli su pellicola siamo tre società. Una che esiste da molto tempo e che come la<br />

nostra società incide solo col laser<br />

D: Il tipo di incisione che si fa in Francia...<br />

R: Esatto, che fino a poco tempo fa si faceva solo in Francia. Poi c’è un’altra società<br />

che ha una grande tradizione di sottotitoli fatti con il vecchio sistema chimico (o ad acido) e<br />

a caldo, ossia tecniche di incisione che consumano l’emulsione della pellicola con diversi<br />

agenti.<br />

D: Come si faceva una volta...<br />

R: Esatto, quella era la prima società che faceva questo tipo di incisione. Ne esisteva<br />

anche un’altra ma dovette chiudere. Devo dire che questo metodo di incisione si è sempre<br />

fatto in Italia ma è molto limitante sebbene col tempo sia migliorato. Prima questi sottotitoli<br />

erano di qualità scadente perché non avevano i contorni nitidi, si leggevano male e<br />

‘appesantivano’ l’immagine. Questo sistema a caldo ha tuttora lo svantaggio di creare lettere<br />

molto più grandi dell’incisione al laser per cui il numero di caratteri per riga deve essere<br />

limitato e le frasi vengono sempre concise e inevitabilmente penalizzano i dialoghi. Invece<br />

io, quando nove anni fa ho incominciato a lavorare in questo campo, ho da subito deciso che<br />

avrei inciso col laser perché gli altri metodi di incisione non mi soddisfacevano. Le<br />

macchine utilizzate per questo metodo sono molto costose quindi ho stretto un accordo con<br />

la Laser Video Titres di Parigi, una importante società francese a cui spedisco i dischetti con<br />

161


i titoli e la copia del film da incidere. Per cui noi prepariamo tutto il testo qui in Italia su<br />

dischetto e poi lo mandiamo in Francia insieme alla pellicola per inciderla. Recentemente,<br />

dal mese di agosto, ci sono stati dei cambiamenti anche qui in Italia. Un signore che non si<br />

occupa di sottotitoli ma lavora nel campo del cinema ha acquistato una di queste macchine<br />

laser e dopo poco anche la società che faceva titoli a caldo ne ha comprata una. Hanno<br />

cominciato a farsi concorrenza e questo potrebbe portare ad una diminuzione dei prezzi di<br />

incisione laser. Io ho incominciato a fare delle prove incidendo qui in Italia perché è molto<br />

più economico e i costi della spedizione in Francia e dell’incisone alla Laser Video Titres<br />

erano notevolissimi. Possiamo dire che adesso l’incisione al laser sta cominciando anche qui<br />

in Italia con queste due situazioni<br />

Noi siamo specializzati nella sottotitolazione intesa come preparazione dei testi da<br />

applicare al prodotto. Abbiamo fatto una scelta di estrema qualità sia per la scelta dei<br />

traduttori che di coloro che si occupano della sottotitolazione vera e propria, la<br />

sincronizzazione etc. Per cui diciamo che il nostro livello è superiore a queste altre due<br />

società. Invece per i sottotitoli video che sono molto più usati ce ne sono tante. Basta una<br />

macchina che crea i sottotitoli e li sovrappone al prodotto.<br />

D: In Italia il sottotitolaggio è più utilizzato per la TV, il cinema o il multimedia<br />

(DVD, CD-ROM)?<br />

R: Sicuramente per la TV, soprattutto per i canali tematici satellitari. Poi ci sono i<br />

DVD che però la maggior parte delle volte sono fatti in maniera pessima perché devono<br />

costare poco dal momento che sono presenti più lingue in contemporanea. I DVD in genere<br />

li fanno le società che si occupano della loro realizzazione che quindi non sono specializzate<br />

nel sottotitolaggio. A noi delle volte l’hanno chiesto però ci vogliono delle apparecchiature<br />

che forniscano file di un determinato tipo. Comunque secondo me un futuro per il DVD<br />

deve venir fuori perché adesso forse è ancora l’inizio. Comunque il sottotitolaggio si usa<br />

moltissimo per la televisione, per il cinema poco.<br />

D: Magari per i cineclub...<br />

R: Non esattamente. Per i cineclub è utilizzato un altro sistema realizzato<br />

principalmente a Firenze da due società e da un’altra a Trieste che creano i sottotitoli per il<br />

display sotto lo schermo. Questo è un sistema usato moltissimo per i festival minori, sempre<br />

più numerosi, che dispongono di una sola copia su cui non possono incidere. Mentre i<br />

162


festival più importanti richiedono la sottotitolazione su pellicola. A Roma c’è il Sacher che è<br />

il cinema di Nanni Moretti che il lunedì e il martedì proietta sempre film in lingua originale.<br />

Succede spesso che le case di distribuzione per non spendere i soldi mantengano l’originale<br />

senza i sottotitoli. Quelle più illuminate invece si affidano ai sottotitoli. I proprietari delle<br />

sale mi hanno detto che quando il film è solo in originale senza sottotitoli ci va pochissima<br />

gente mentre quando ci sono i sottotitoli gli incassi aumentano. Sta cominciando una<br />

richiesta, c’è una grossa richiesta almeno da parte dei giovani, perché le persone più grandi<br />

non vogliono leggere i sottotitoli<br />

D: Secondo lei l’abitudine è un fattore importante?<br />

Io ho notato che i giovani sono estremamente abituati ad un particolare uso della<br />

televisione. Il loro occhio è abituato allo scorrere delle immagini, anche a ritmi veloci. Le<br />

scritte che appaiono sullo schermo non gli danno nessun fastidio. Mentre c’è una forte<br />

preclusione dei più grandi che non riescono a vedere il film e a leggerlo, hanno bisogno di<br />

creare una abitudine che non ancora possiedono. Io ho sentito anche gente molto colta che<br />

ha difficoltà, non ce la fa, legge e non vede il film. Invece ho notato che i giovani non hanno<br />

alcuna preclusione.<br />

D: Quali sono i cambiamenti avvenuti in questo settore negli ultimi anni?<br />

R: Tanti. Io nel 1993 ho cominciato ad occuparmi di sottotitolaggio perché ho capito<br />

che c’era un futuro. Però noi avremmo fatto circa 10 film all’anno e nient’altro perché da<br />

parte della televisione non c’era richiesta, poi con i canali satellitari le cose sono cambiate.<br />

Ora la crescita della richiesta è enorme, esponenziale. A ciò si accompagna la necessità di<br />

migliorare la qualità perché in genere questo è un mestiere improvvisato e i sottotitoli sono<br />

fatti male. Per questo io ho tanto apprezzato questa richiesta della vostra università di<br />

affrontare il sottotitolaggio in maniera più scientifica. Questa professione è sempre stata<br />

malvista rispetto al doppiaggio e quei pochi sottotitoli che si realizzavano li facevano gli<br />

stessi adattatori dei testi del doppiaggio che hanno tutta un’altra visione del film perché col<br />

doppiaggio in pratica se lo reinventano il film. Invece qui c’è una maggiore aderenza<br />

all’originale. Io vengo dal mondo del doppiaggio e mi sono rivolta al sottotitolaggio perché<br />

non ne potevo più di vedere i film doppiati che erano un’altra cosa rispetto all’originale e<br />

tuttora non ne posso più. Non dico che in Italia il doppiaggio finirà ma secondo me nel<br />

futuro c’è una tendenza ad avere lo stesso film doppiato in alcune sale e sottotitolato in altre<br />

163


così si può scegliere, come in Francia.<br />

D: Quali sono i costi rispetto al doppiaggio?<br />

R: Sono molto più bassi. Per completare un doppiaggio di bassa lega si spendono<br />

almeno 45/50 milioni di lire. Una copia sottotitolata molto bene costa 7 milioni. Il costo si<br />

riferisce solo alla prima copia però perché per quelle seguenti si paga solo il costo<br />

dell'incisione.<br />

D: Quale percentuale del costo finale spetta al sottotitolatore?<br />

R: I costi sono molto diversi a seconda del tipo di lavoro. Mandare una copia in<br />

Francia con il corriere mi costa un milione e mezzo di lire. Ma non si può fare un discorso<br />

di percentuale, non è che ci siano cifre standard. In genere un traduttore per tradurre e<br />

adattare i sottotitoli per un film guadagna più o meno un milione<br />

D: Il testo su cui si lavora viene fornito dal committente, dalla produzione o viene<br />

trascritto dal sottotitolatore?<br />

R: E’ quasi sempre fornito. Qualora non ci sia il copione io mi affido ad una persona<br />

di lingua madre a cui faccio trascrivere il testo. La trascrizione però la fa solamente una<br />

persona di lingua madre. Ovviamente stiamo parlando di sottotitoli creati da traduttori<br />

italiani a partire da altre lingue<br />

D: Il traduttore visiona il prodotto o ‘lavora al buio’?<br />

R: Mai. Il sottotitolo va realizzato in presenza della scena. Il filmato va visto<br />

attentamente per poter creare e comporre i sottotitoli. Si legge il copione o la trascrizione, si<br />

ascoltano i dialoghi e si traduce sempre guardando la scena. La traduzione non si può fare<br />

sulla carta, è un’altra cosa.<br />

D: Il sottotitolatore lavora sempre da solo o può collaborare con altri?<br />

R: No, di solito lavora da solo anche se quando si è tra colleghi ci si può aiutare. Se<br />

qualcuno ha dubbi sul significato di una frase, si può chiedere un consiglio.<br />

Fondamentalmente è un lavoro individuale anche se a volte può essere collettivo.<br />

164


D: Come nel caso della revisione del lavoro...<br />

R: Si, noi quando finiamo di lavorare su un film facciamo sempre dei controlli. A<br />

volte, nel caso di prodotti televisivi, come quelli che realizziamo per Raisat, facciamo fare<br />

dei controlli alle ragazze che sono già brave, abituate e addestrate, responsabili di quello che<br />

fanno dopo di che si procede ad un controllo esterno. Oppure, se non abbiamo controlli<br />

esterni, siamo noi all’interno che li facciamo, posso essere io o altre persone. Le revisioni si<br />

fanno sempre dal momento che la traduzione si presta sempre ad un equivoco. Anche a<br />

coloro che fanno le cose migliori può sfuggire un’altra soluzione che renda meglio o sia più<br />

consona. Nella traduzione è molto importante chiedere il parere di un 'esterno'’. Per cui è un<br />

lavoro individuale ma talvolta in collaborazione.<br />

insieme<br />

D: Quanto potere decisionale possiede il sottotitolatore su risultato finale?<br />

R: Totale, a meno che dal controllo non risulti qualche problema che si discute<br />

D: Se c’è una discussione su un punto, a chi spetta la decisione finale?<br />

R: E’ raro che la discussione sia così categorica. Io delle volte vedo dei film e noto dei<br />

punti che vorrei cambiare, poi la persona che sta lavorando mi convince oppure io convinco<br />

lei. Esistono dei principi sui quali non transigo. I punti in mezzo al sottotitolo non li voglio<br />

vedere perché fanno fermare l’occhio e quindi rallentano la lettura. E poi secondo me è<br />

brutto vedere una frase interrotta da un punto che prosegue nella frase successiva. Se c’è<br />

bisogno del punto vuol dire che sono due concetti diversi e allora possiamo dividere la frase<br />

ottenendone due.<br />

D: Esistono delle regole generali come il numero di parole per rigo...?<br />

R: Si, certo che esistono. Ci sono delle regole di grafica che sono 36/37 caratteri oltre<br />

cui non si può andare altrimenti le due righe diventano tre. Inoltre bisognerebbe fare<br />

attenzione a non ‘sporcare’ i primi piani degli attori con i sottotitoli. A questo scopo si può<br />

ricorrere ad una riga invece di due. L’armonia con l’immagine richiede delle regole precise<br />

soprattutto grafiche che riguardano i cambi scena. Un sottotitolo non può comparire a<br />

cavallo di un cambio di inquadratura. Inoltre bisogna sempre fare attenzione a rispettare i<br />

tempi di lettura. E’ un insieme di regole che si imparano un po' per volta e che a mio parere<br />

165


non si possono considerare in senso teorico. Delle volte ho sentito degli adattatori dei<br />

dialoghi sostenere che un determinato concetto dovesse comparire più a lungo sullo<br />

schermo, in realtà non c’è alcun bisogno di farlo. E’ vero che talvolta ci sono delle frasi<br />

complesse che richiedono più tempo per essere capite però in genere il sottotitolo richiede<br />

attenzione al ritmo del dialogo e dell’immagine e a tante altre cose che sono difficili da<br />

schematizzare. Un’altra regola importante è che se il sottotitolo contiene una parola<br />

straniera o anche un cognome straniero, l’occhio lo leggerà più lentamente o ci tornerà su e<br />

quindi andrà tenuto più a lungo. Per questo motivo non si può stabilire un tempo di lettura<br />

ideale. Tutto dipende dalla scena. Sulla carta si possono scrivere due righe unite ma, se il<br />

parlante fa una pausa, bisogna evitare che la seconda riga venga letta anche se non è stata<br />

ancora pronunciata. Quando il ritmo non corrisponde o la battuta è anticipata i sottotitoli<br />

sono scadenti come nel caso di una frase letta velocemente mentre una persona parla<br />

lentamente. Mentre se si sottotitola una lite o una discussione i sottotitoli verranno<br />

inevitabilmente letti più velocemente. Inoltre bisogna cogliere l’essenza dei dialoghi<br />

inserendo i sottotitoli sempre nel momento in cui una cosa viene detta. Gli attacchi non si<br />

spostano mai altrimenti non si capisce più a chi appartiene quanto detto. La<br />

sincronizzazione deve essere sempre perfetta. Una regola è di tenere gli attacchi su chi sta<br />

parlando anche se ci sono sempre delle piccole eccezioni, sebbene di pochi fotogrammi,<br />

altrimenti non si capisce chi ha detto cosa. Una frase può essere omessa se non è molto<br />

importante. Ci sono tantissime regole che si imparano con la pratica e che si possono anche<br />

esporre in maniera codificata però la sottotitolazione è un po' come la traduzione: ci si deve<br />

impadronire del film, è un lavoro sul film, è un’arte. E’ un insieme di scrittura e di<br />

immagine. A volte, per i film nelle lingue che non conosciamo, quelli cinesi per esempio, ci<br />

capita che ci diano una traduzione e noi dallo sguardo capiamo che il personaggio quella<br />

frase non la sta dicendo. Quando c’è l’esperienza si capisce che stride, ‘scolla’ come<br />

diciamo noi. Quindi la capacità di fare i sottotitoli, rispetto alla traduzione è di riuscire a<br />

fondere l’immagine, il ritmo visivo e sonoro. Se il sottotitolo viene bene non ci si accorge<br />

che sta parlando in un’altra lingua, sembra che parlano la lingua che si legge.<br />

D: La posizione ideale dei titoli sullo schermo è allineata o centrata?<br />

R: Secondo me centrata perché così l’occhio rimane al centro. Se io guardo a sinistra<br />

la parte di destra me la perdo. Quando lo sguardo è al centro piano piano ti si allarga il<br />

campo visivo. Si impara ad usare tutto il campo visivo.<br />

166


espressive?<br />

D: La punteggiatura segue le regole della lingua scritta o è dettata dalle necessità<br />

R: Secondo me non segue le regole della lingua scritta ma l’armonia fra immagine e<br />

dialogo per cui il punto e virgola nei sottotitoli non si usano, non ha senso. I due punti si<br />

possono mettere perché sono espressivi. Vanno bene anche la virgola, il punto, il punto<br />

esclamativo. Io insisto che il punto non va bene in mezzo al sottotitolo perché fa perdere<br />

tempo di lettura. L’occhio si ferma in quel punto, ovviamente. Se è possibile metto una<br />

virgola, se sono concetti diversi li separo, la prima riga ha il punto e poi comincia la<br />

seconda. Spesso succede una cosa fastidiosa, anche se non conosci la lingua noti<br />

l’intonazione interrogativa del parlante mentre la frase nel sottotitolo è rigirata è resa<br />

positiva oppure l’interrogativo è utilizzato per una frase senza intonazione interrogativa.<br />

L’intonazione deve sempre corrispondere<br />

D: Per le domande retoriche si possono adoperare punto esclamativo e<br />

interrogativo insieme?<br />

R : E’ raro, si evita perché appesantisce ed occupa uno spazio in più e si rischia di<br />

occupare tre righe. Secondo me la punteggiatura è molto funzionale alla comprensione del<br />

dialogo. Serve più per facilitare la lettura che per seguire le regole grammaticali. Spesso gli<br />

avverbi si evitano perché allungano. Bisogna evitare di condensare le frasi a tutti i costi<br />

perché in un certo senso se si riassume troppo si modifica il tipo di linguaggio, si fanno<br />

quelli che io chiamo i ‘pensierini’, come quelli dei bambini, troppo riassunti. Bisogna<br />

riassumere salvaguardando il linguaggio, il modo di parlare<br />

D: I sottotitoli vengono preparati pensando al pubblico a cui si rivolgeranno?<br />

R: No. Anche se recentemente Raisat ha chiesto di allungare il tempo di lettura e di<br />

farli più concisi dal momento che il sottotitolo è rifiutato per principio. La gente,<br />

specialmente in televisione, vuole il doppiato. E a Raisat preferiscono sottotitolare sia per<br />

una questione culturale che per i costi ridotti. I pubblicitari lamentavano uno scarso<br />

gradimento da parte del pubblico e allora hanno richiesto che i titoli fossero più lenti e<br />

accessibili. Comunque in genere il committente, se si fa un lavoro leggibile, ben fatto, non<br />

fa altre richieste. Raisat aveva ragione perché certi sottotitoli erano illeggibili, erano molto<br />

veloci e non adattati né riassunti per cui erano la trascrizione di quello che veniva detto e in<br />

167


casi simili non si può parlare più di sottotitoli. Dopo tutto quando lavoriamo su un film, se è<br />

possibile, preferiamo minimizzare la lunghezza dei titoli perché il film ‘parla da sé’ anche se<br />

la lingua non è conosciuta. Per esempio i saluti di circostanza, se non hanno un particolare<br />

significato, vengono sempre omessi.<br />

D: Quali macchinari e programmi utilizzate?<br />

R: Noi abbiamo delle macchine della Softel, una ditta inglese specializzata in<br />

sottotitoli. Ma ce ne sono tante, i paesi scandinavi specialmente hanno delle loro macchine.<br />

Oppure ci sono anche dei software (Swift PLUS) molto costosi, sui 15/20 milioni, che<br />

girano anche su PC Windows. Una volta ultimati i sottotitoli, salviamo il tutto su dischetto e<br />

lo mandiamo alla ditta che procede all’incisione su pellicola.<br />

D: Cos’altro dovrebbe sapere chi vuole intraprendere questa professione?<br />

R: Bisogna essere coscienti che quella dei sottotitoli è ancora una realtà in divenire<br />

che non ha nulla a che fare con la traduzione scritta o letteraria. Non si occupa del<br />

linguaggio ‘normale’ ma di quello parlato. Quando assumo collaboratori noto che coloro<br />

che sono interpreti di simultanea, rispetto ai traduttori apprendono con maggior rapidità<br />

perché sono abituati al linguaggio parlato. Il traduttore tradizionale invece non è abituato a<br />

modificare eccessivamente la traduzione di un testo scritto né ad utilizzare la varietà orale<br />

della lingua. Per cui quella per il sottotitolaggio è una traduzione che ha molto in comune<br />

con l’interpretazione proprio per quanto riguarda il linguaggio parlato. E la preparazione dei<br />

sottotitoli richiede anche l’aver prima visto e osservato con attenzione la scena per poter<br />

lasciare spazio all’immagine senza sacrificare il dialogo. Bisogna sintetizzare senza ridurre<br />

né semplificare il linguaggio. Se un autore ha utilizzato una parola o una struttura di frase<br />

piuttosto che un’altra c’è un motivo per cui bisogna riprodurla nei limiti del possibile.<br />

Inoltre non va dimenticato che i dialoghi originali possono sempre essere ascoltati anche da<br />

chi non conosce bene la lingua.<br />

Questo è un mestiere molto gratificante; infatti quelli che lavorano da alcuni anni sono<br />

tutti contenti. L’aspetto positivo è che si cambia genere in continuazione, in una settimana si<br />

possono tradurre due film diversi, dal film intellettuale alla commedia più stupida per cui si<br />

ha anche una certa elasticità mentale. Inoltre un lavoro viene cominciato e portato a termine<br />

da una sola persona per cui il lavoro ti ‘appartiene’.<br />

168


D: C’è una differenza fra i sottotitoli per la TV e quelli per il cinema?<br />

R: No, io mi rifiuto di farla. Per me lo stesso lavoro va fatto per la telenovela più<br />

insulsa o il film d’autore. Ci deve essere la stessa maniera di farlo, di concepirlo, lo stesso<br />

rigore. Secondo me è disonesto fare differenze.<br />

Nel nostro caso in genere si fanno turni di mezza giornata comunque a mio parere non<br />

bisogna fossilizzarsi sui sottotitoli. Si possono fare anche se si è traduttori o interpreti. In<br />

ogni caso è importante l’aggiornamento continuo sull’aspetto parlato della lingua. Questo<br />

per un normale traduttore può essere un utile arricchimento. Le qualità dell’interprete sono<br />

necessarie non tanto per facilitare l’ascolto della lingua in quanto la produzione fornisce la<br />

trascrizione dei dialoghi che, sempre più di rado, contengono anche i dettagli relativi alla<br />

cultura o alla lingua, quanto per la resa del linguaggio parlato che spesso chi ha esperienza<br />

nella traduzione scritta non riesce a rispettare, modificando eccessivamente le frasi.<br />

169


Appendice C Sottotitoli italiani numerati<br />

con originale a fronte<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE B<br />

Sottotitoli italiani numerati<br />

con originale a fronte<br />

Lista dialoghi Sottotitolo No.<br />

[10:00:00]<br />

This fictional story is set during real<br />

events<br />

[10:00:06]<br />

Some news footage is used<br />

[10:00:11]<br />

Nothing is getting me in front of that.<br />

I'll say the wrong thing, I always do.<br />

Aw Mum, you promised.<br />

Like I had a choice? Something wrong?<br />

It's the camera …<br />

… it always … got you…<br />

[10:00.19]<br />

Mum, I'm so never gonna talk to you<br />

again.<br />

Yeah, promises promises.<br />

[10:00:28]<br />

Karen Norton. 'Where I live.' For Mrs<br />

Lawson, Class six.<br />

This is my room. My mum bought all<br />

my Britney posters for me.<br />

Questa storia si basa su<br />

fatti realmente accaduti.<br />

170<br />

Sono inseriti filmati TV autentici. 2<br />

Non mi ci metto lì davanti. Dirò la<br />

cosa sbagliata, come sempre.<br />

Mamma, avevi promesso! 4<br />

Non avevo scelta.<br />

C’è qualcosa che non va?<br />

É la telecamera…<br />

fa sempre... Ti ho presa!<br />

Mamma, non ti parlerò mai più! 7<br />

Promesse, promesse. 8<br />

Karen Norton. Dove vivo.<br />

Per la maestra Lawson,1 media.<br />

La mia camera. Mia mamma mi ha<br />

comprato i poster di Britney,<br />

ne ho altri, ma c’è posto<br />

solo per i miei preferiti.<br />

1<br />

3<br />

5<br />

6<br />

9<br />

10<br />

11


I've got more, but I've only space for my<br />

faves.<br />

I used to have the other room at the back<br />

of the house<br />

but my mum says it was too dangerous<br />

so she moved me in here.<br />

My mummy sleeps in my old room now<br />

[10:00:56]<br />

This is my mum's view out the back.<br />

Uncle Peter built that,.<br />

but my mum wants the government to<br />

build a proper wall there.<br />

Mum and I talk about everything. TV,<br />

clothes, music.<br />

When I grow up, I'm going to look after<br />

her<br />

She's the coolest mum in the world<br />

… most of the time.<br />

Those are the houses on the other side of<br />

the wall.<br />

That girl goes to the other school.<br />

[10:01:25]<br />

This is Uncle Peter, my mum's brother.<br />

Uncle Peter moved again, Mum.<br />

[10:01:32]<br />

You haven't forgotten that dole interview<br />

at three have you?<br />

No.<br />

[10:01:39]<br />

He lives with us.<br />

Prima avevo<br />

un’altra stanza nel retro,<br />

ma era troppo pericolosa, la mamma<br />

mi ha spostato qui.<br />

Ora nella mia vecchia camera<br />

ci dorme la mamma.<br />

Questo è il retro. Quello l’ha costruito<br />

zio Peter,<br />

mamma dice che il governo deve<br />

costruirci un muro vero lì.<br />

Con la mamma parlo di tutto,<br />

Tv, vestiti, musica.<br />

Da grande<br />

mi prenderò cura di lei.<br />

É la mamma<br />

più forte del mondo …<br />

171<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19<br />

… quasi sempre. 20<br />

Quelle sono la case dall’altra parte<br />

del muro,<br />

quella bambina<br />

va all’altra scuola.<br />

Questo è zio Peter,<br />

il fratello di mamma.<br />

Zio Peter si è mosso<br />

ancora, mamma.<br />

Non hai dimenticato il colloquio per<br />

il sussidio, vero?<br />

21<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25<br />

No. 26<br />

Vive con noi. 27


[10:01:47]<br />

We’re Protestant. This is …our street,<br />

Glenbryn Park.<br />

[10:01:50]<br />

I don’t know why it’s called a Park …<br />

[10:01:55]… 'cause it’s a road.<br />

That's Dawn, my mum's best friend.<br />

All right Karen - this your homework?<br />

Yeess …<br />

Guess you don't want me saying<br />

anything rude to you teachers do you?<br />

Oh Dawn!<br />

What!<br />

Sorry, Mrs Lawson.<br />

My best friend, Sonia, she used to live<br />

there, but her and her mum moved away.<br />

A lot of people have moved away.<br />

[10:02:19]<br />

My mum works here. She says she<br />

comes here for a rest. She means from<br />

me.<br />

[10:02:26]<br />

This is our school. Wheatfield.<br />

My mum says it's better than any other<br />

school around here.<br />

And this … this is me. Hello!<br />

Don’t.<br />

[10:02:42]<br />

That's Holy Cross, the school opposite<br />

ours.<br />

Siamo protestanti. Questa è la nostra<br />

strada, Glenbryn Park<br />

non so perché<br />

la chiamano parco,<br />

172<br />

28<br />

29<br />

visto che è una strada. 30<br />

Lei è Dawn, la migliore<br />

amica di mamma.<br />

Karen, quello è il tuo compito?<br />

-Sì.<br />

Non devo dire parolacce ai tuoi<br />

insegnanti, giusto?<br />

31<br />

32<br />

33<br />

Scusi, signora Lawson. 34<br />

La mia migliore amica, Sonia, viveva<br />

qui. Si sono trasferiti.<br />

35<br />

Tanti si sono trasferiti. 36<br />

Mamma lavora qui. Qui si riposa,<br />

dice, lontano da me.<br />

37<br />

Questa è la nostra scuola, Wheatfield. 38<br />

Mamma dice che è<br />

la scuola migliore qui.<br />

39<br />

E questa sono io. Ciao! 40<br />

Smettetela. 41<br />

Quella è Holy Cross,<br />

la scuola di fronte alla nostra.<br />

Sono vestiti di rosso<br />

perché sono cattolici.<br />

42<br />

43


They wear red because they're Catholic.<br />

Fenians. Taigs...<br />

Shut up!<br />

[10:02:55]<br />

I'll have to start all over.<br />

[10:03:04]<br />

They ask us … where do we come from<br />

..? We tell them we’re from Holy Cross<br />

[10:03:08]<br />

… they ask us, we tell them …<br />

[10:04:03]<br />

Tony, are you deaf? School or else<br />

Have you seen my ribbons?<br />

No<br />

You tell him one thing, he does the<br />

opposite.<br />

Papisti! Sporchi cattolici!<br />

-Zitte!<br />

173<br />

44<br />

Ora devo iniziare da capo. 45<br />

Ci chiedono da dove veniamo,<br />

e noi : siamo di Holy Cross<br />

loro ci chiedono,<br />

noi rispondiamo…<br />

Tony, sei sordo?<br />

A scuola.<br />

Hai visto i miei nastri?<br />

-No.<br />

Gli dici una cosa,<br />

fa il contrario, potrebbe<br />

He could sleep for the Olympics. fare la gara del sonno alle Olimpiadi. 51<br />

[10:04:11]<br />

If you touch that again, you're dead.<br />

[10:04:17]<br />

Right, I’m away, here on. I’ve got a fare<br />

booked and I want to be ready for it.<br />

I'll see you'se later girls.<br />

Bye daddy.<br />

You're going to be late.<br />

That'll be a change.<br />

We'll get you ribbons when you go to<br />

school in September. Okay, Tootsie?<br />

Se li tocchi un’altra volta<br />

sei morta.<br />

Ok, io vado. Ho una chiamata e<br />

voglio arrivare in tempo.<br />

Ciao ragazze!<br />

-Ciao papà.<br />

46<br />

47<br />

48<br />

49<br />

50<br />

52<br />

53<br />

54<br />

Farai tardi! 55<br />

Sai che novità. 56<br />

I nastri quando andrai a scuola a<br />

settembre, ok tesoro?<br />

57<br />

Su, andiamo scimmiette. 58<br />

Su, via, via. 59


Right, come on, you'se two monkeys.<br />

Bye …<br />

Mum!<br />

Come on, out out, go go.<br />

Works better with bread in it.<br />

[10:05:07]<br />

Off the road. Now!<br />

Do you not listen to a word I say?<br />

I said stand still and what do you do?<br />

The opposite, mummy.<br />

Sorry, mummy.<br />

Go on, you’ll be late.<br />

Siobhan? Siobhan …<br />

You work hard love, okay?<br />

What does opposite mean, mummy?<br />

Go on, trouble.<br />

Funziona meglio<br />

se ci metti il pane.<br />

Via dalla strada!<br />

Mi senti quando ti parlo?<br />

174<br />

60<br />

61<br />

Ti dico stai ferma e tu che fai? 62<br />

Il contrario, mamma.<br />

Scusa.<br />

63<br />

Su che fai tardi. 64<br />

Siobhan! Siobhan! 65<br />

Fa’ la brava tesoro, ok? 66<br />

Che vuol dire contrario,mamma?<br />

- Andiamo, birichina.<br />

67


[10:05:39]<br />

No sign of Jackie again. We'll<br />

have to go on without any minutes<br />

unless, er …<br />

Thanks, Sarah.<br />

I spent this morning with the<br />

Community Police Liaison<br />

(Committee)-<br />

Great, the CPLC again …<br />

Statistically, they said there’s<br />

not enough attacks …<br />

wall.<br />

solutions.<br />

Are they taking the piss?<br />

I don’t believe this.<br />

… to warrant extending the<br />

See if they lived here for a day?<br />

So we need to find other<br />

Like what, move out?<br />

That's what they want, isn't it?<br />

We move out and they move the<br />

Fenians in.<br />

We need to start by reporting<br />

every single attack …<br />

nothing?<br />

How come we never get<br />

So every time some wee Fenian<br />

hood throws a stone or a firework<br />

we're supposed to call the cops?<br />

They’d do us for wasting police time.<br />

I know you’re upset …<br />

Jackie non si vede neanche<br />

oggi. Inizieremo noi, a meno che<br />

175<br />

68<br />

Grazie, Sarah. 69<br />

Sono stato tutta la mattina<br />

all’Ufficio Relazioni della polizia.<br />

70<br />

Fantastico, ancora loro… 71<br />

Statisticamente, per loro gli<br />

attacchi sono pochi per…<br />

Sono ubriachi?<br />

-Non ci credo.<br />

… per garantire<br />

l’estensione del muro.<br />

Falli venire qui per un<br />

giorno.<br />

… quindi dobbiamo trovare<br />

un’altra soluzione.<br />

72<br />

73<br />

74<br />

75<br />

76<br />

Cosa, traslocare? 77<br />

É ciò vogliono.<br />

Fuori noi ed entrano i cattolici.<br />

Prima di tutto, dobbiamo<br />

denunciare ogni episodio.<br />

Perché a noi<br />

non tocca mai niente?<br />

Quindi, per ogni teppista<br />

papista che tira una pietra<br />

chiamiamo la polizia? E<br />

perdere così il loro tempo<br />

prezioso?<br />

78<br />

79<br />

80<br />

81<br />

82<br />

So che sei stanca. 83<br />

E intanto quelli se ne sono<br />

già andati. Ci vuole il muro!<br />

84


By the time the cops get here,<br />

the Fenians have pissed off. We need<br />

a wall.<br />

These things take time. If<br />

we –<br />

Harry. We don't have time.<br />

Any money, they’ll walk in<br />

here, they’ll walk all over us and<br />

they’ll have us out of our houses by<br />

the end of the year.<br />

Aye …<br />

My house is on the front-line.<br />

It's our house, Sarah.<br />

We need that wall. Now.<br />

I know, but you know how<br />

these things are. They don't happen<br />

overnight.<br />

They throw paint at my house,<br />

and they put bricks through my<br />

windows. Like I've poured<br />

everything that I've got into that<br />

house, we all have. Like, but I can't<br />

move my house.<br />

Sarah.<br />

We're all in the same boat<br />

No Harry, we're not. You live<br />

one street away and that might as<br />

Per queste cose ci vuole<br />

tempo.<br />

176<br />

85<br />

Harry, non abbiamo tempo. 86<br />

Quanto ci fai che ci buttano<br />

fuori per la fine dell’anno?<br />

Casa mia è proprio sulla<br />

linea.<br />

- Casa nostra, Sarah.<br />

Abbiamo bisogno di quel<br />

muro.<br />

Adesso.<br />

Lo so, ma sai come vanno<br />

queste cose, ci vuole tempo.<br />

Lanciano vernice sulla casa,<br />

mattoni contro le finestre,<br />

c’è tutta la mia vita in quella<br />

casa. Non posso spostarla.<br />

Siamo tutti nella stessa<br />

situazione, Sarah.<br />

No. Vivi una strada più in là,<br />

è dall’altra parte della città.<br />

Mi dispiace.<br />

- Mi dispiace non basta.<br />

Una volta era misto. Quelle<br />

case erano nostre, e anche lì, lì, lì.<br />

E i poliziotti cosa dicono?<br />

Siamo circondati. Perché aspettare?<br />

87<br />

88<br />

89<br />

90<br />

91<br />

92<br />

93<br />

94<br />

95<br />

96<br />

97


well be the other side of the town.<br />

anymore.<br />

I'm sorry.<br />

No. Sorry's not enough<br />

That used to be mixed. See<br />

those houses there? They used to be<br />

ours. And the same there, and there,<br />

and there. And what were the cops<br />

saying? We’re surrounded. Why<br />

wait.<br />

Give them to the first Taig you<br />

see. Tell them, tell them it was<br />

nothing.<br />

kids.<br />

[10:07:29]<br />

Have a go on the slide.<br />

They're worse than bloody<br />

At least kids have sense. But I<br />

mean our Peter – if we’re sitting there<br />

talking about the safety of the house<br />

and the safety of the street, and all he<br />

can come out with is 'oh, it's our<br />

house, Sarah'. There’s a chance he<br />

might wise up.<br />

You think so? He's a man.<br />

They’ll not force us out. We'll get<br />

that wall. I promise.<br />

I hope so.<br />

And don’t you be worried<br />

Dalle al primo cattolico che<br />

vedi, diglielo che non sono niente.<br />

177<br />

98<br />

Una bella scivolata. 99<br />

Sono peggio dei bambini. 100<br />

Almeno i bambini ragionano.<br />

Peter, parla di case sicure,<br />

di strade sicure e sa solo dire<br />

: “È casa nostra, Sara”.<br />

101<br />

102<br />

Non crescerà mai. 103<br />

Pensi? No, è un uomo. 104<br />

Non ci cacceranno fuori.<br />

Avremo quel muro, te lo giuro.<br />

105<br />

Speriamo. 106<br />

E stai tranquilla per Karen,<br />

potrebbe diventare peggio di te,<br />

107<br />

..cioè, come me. 108<br />

Ok. 109<br />

Chi vuole sentire una storia? 110


about Karen, she could do a lot worse<br />

than turn out like her ma. I'll say one<br />

word. Me.<br />

Right.<br />

Who wants a story?<br />

I do!<br />

Yees …<br />

What about a scary story!<br />

[10:08:16]<br />

Tuesday 19th June 2001<br />

[10:08:23]<br />

Get it out now.<br />

[10:08:31]<br />

Ulster’s' Effin' Finest. Now<br />

come on, who's up?<br />

Mark …<br />

Don't be looking at me, lads.<br />

I’ve done my back in.<br />

Come on!<br />

How? Getting out of bed?<br />

[10:08:50]<br />

Hey, black …<br />

Yo!<br />

Take that piece of shite down.<br />

What?<br />

That comes down. Or you do.<br />

Yeah?<br />

I'd like to see you try Provie.<br />

[10:09:15]<br />

… the obvious benefits of<br />

178<br />

E una storia di fantasmi? 111<br />

Martedì 19 giugno, 2001. 112<br />

Prendila. 113<br />

La più bella dell’Ulster.<br />

Chi sale?<br />

Non guardate me ragazzi,<br />

mi sono distrutto la schiena.<br />

E come, scendendo dal letto?<br />

Dai forza.<br />

114<br />

115<br />

116<br />

Ehi, nero! 117<br />

Togli quella merda.<br />

- Cosa?<br />

Quella viene via. O vieni via<br />

tu.<br />

118<br />

119<br />

Dai, provaci. 120<br />

I vantaggi del curriculum<br />

sono l’apprendimento…<br />

introducing an enriched curriculum to Preside, scusi l’interruzione. 122<br />

121


the school are shared learning –<br />

interrupt …<br />

Headmistress, I’m sorry to<br />

Excuse me a moment, please.<br />

[10:09:30]<br />

I am really really sorry for<br />

interrupting you -<br />

start?<br />

turn.<br />

No, you did right. How did it<br />

It's Tuesday. I think it's our<br />

Mrs Tanney, how are we going<br />

to get home?<br />

up please.<br />

us first.<br />

windie …<br />

Don't worry, it'll be fine.<br />

Get them inside. Now.<br />

Okay, girls, I’d like you to line<br />

[10:09:52]<br />

You lying bastard, you drove at<br />

Aye, after you smashed my<br />

[10:09:56]<br />

Very very quietly, follow me.<br />

(Very very quietly).<br />

Where’s my daddy?<br />

No running, thank you.<br />

[10:10:03]<br />

We can put our flag where we<br />

want to, boy.<br />

Everyone. Just calm down.<br />

179<br />

Scusatemi. 123<br />

Scusi, non volevo<br />

interromperla.<br />

-Hai fatto bene, com’è iniziata?<br />

É martedì, dovrebbe essere<br />

il nostro turno.<br />

Signora Tanney,<br />

come torniamo a casa?<br />

Non ti preoccupare,<br />

andrà tutto bene.<br />

Portale dentro.<br />

Adesso.<br />

124<br />

125<br />

126<br />

127<br />

128<br />

Ok ragazze, tutte in fila. 129<br />

Bastardo, hai iniziato tu.<br />

-Mi avete spaccato il finestrino.<br />

130<br />

Dov’è il mio papà? 131<br />

Mettiamo la bandiera<br />

dove diciamo noi.<br />

Per favore, cerchiamo di<br />

calmarci tutti.<br />

132<br />

133


I’ll you this for nothing. I’ll<br />

not miss next time, so I won't.<br />

Let the children through and<br />

then we can talk about this.<br />

Ah, talk. What the hell good<br />

did talk ever do?<br />

home.<br />

of this.<br />

Children are trying to get<br />

They’re not getting through.<br />

They're nothing to do with any<br />

This is about you'se us, not<br />

them. This is not your road.<br />

there?<br />

[10:10:29]<br />

My kids up there.<br />

This is our road.<br />

Your road? What’s that up<br />

Those are our streets.<br />

That’s our Catholic school.<br />

That school shouldn't even be<br />

there. Your days of walking up here<br />

are over.<br />

Our fuckin' Catholic kids …<br />

Guarda che la prossima<br />

volta,<br />

non ve la perdono.<br />

Faccia passare i bambini<br />

e poi ne parliamo.<br />

180<br />

134<br />

135<br />

A che serve parlare? 136<br />

I bambini stanno cercando di<br />

andare a casa.<br />

Di qua non passano.<br />

-I bambini non c’entrano.<br />

È tra di noi, non loro.<br />

Non è la vostra strada.<br />

Devo prendere i miei<br />

bambini.<br />

137<br />

138<br />

139<br />

140<br />

Questa è la nostra strada. 141<br />

La vostra strada?<br />

Che succede laggiù?<br />

142<br />

Queste sono le nostre strade. 143<br />

Quella è la<br />

nostra scuola cattolica.<br />

Non dovrebbe stare lì.<br />

Di qua non ci passate più.<br />

Sono i nostri bambini<br />

cattolici, maledizione.<br />

Aye, in our fucking area. Portateli nella vostra<br />

Ignore them? You can't miss<br />

them. It’s just like night and day.<br />

Between the slamming doors and the<br />

ignorant looks, my brain’s addled.<br />

Tony's a teenager, Ann.<br />

maledetta zona.<br />

Ignorarli? Come? Porte<br />

sbattute, di continuo, sono confusa.<br />

144<br />

145<br />

146<br />

147<br />

148<br />

Tony è un ragazzo, Ann. 149<br />

E prende in giro il tuo Gerry.<br />

-Lo fa bene.<br />

150


up.<br />

It's his job to wind your Gerry<br />

Well, he's good at his job.<br />

Lock him in his room. That<br />

should keep him out of trouble.<br />

school.<br />

Who, Gerry or Tony?<br />

[10:11:43]<br />

For Christ’s sake!<br />

[10:11:47]<br />

We have to get up to our<br />

They’re just wee girls<br />

Mary!<br />

Let us through.<br />

No-one’s getting through.<br />

My wee girl's up there.<br />

They're murdering each other.<br />

Look, I'll go up by myself.<br />

Please. Just let me go through.<br />

Jesus Christ!<br />

[10:12:07]<br />

The girls are safe. Primary 1 to<br />

7 is empty. That's everybody.<br />

Good. We'll assemble them<br />

like we do for our fire drills, only<br />

today we'll send them home out the<br />

back by St. Gabriel's.<br />

Okay.<br />

[10:12:18]<br />

Come on Gerry, come on!<br />

[10:12:29]<br />

Had his da 7 years, he never<br />

Chiudilo in camera,<br />

magari sta fuori dai casini.<br />

181<br />

151<br />

Chi, Gerry o Tony? 152<br />

Dio mio! 153<br />

Non si può passare.<br />

- Mia figlia è lì.<br />

Non si può passare.<br />

- Fatemi passare.<br />

Le ragazze sono al sicuro, le<br />

classi sono vuote, ci siamo tutti.<br />

Bene, le raduniamo<br />

come per le esercitazioni,<br />

e per oggi le facciamo<br />

passare dietro St.Gabriel.<br />

154<br />

155<br />

156<br />

157<br />

158<br />

Rispondi Gerry, rispondi! 159<br />

Non si è mai tirato indietro<br />

da uno scontro, ci penserà lui.<br />

walked away from a fight in his life. Non lo so. 161<br />

160


He'll look after the place when you're<br />

not around.<br />

would like.<br />

I don't know.<br />

I know which one the kids<br />

He doesn't look the sharing<br />

type, that's all I'm saying.<br />

What's he called?<br />

Yes, love.<br />

Psycho. Nah, I’m only<br />

messing. Dusky.<br />

love.<br />

Una … Una, just calm down<br />

[10:12:52]<br />

Come on everybody, be very<br />

careful coming down the hill. The<br />

bigger girls at the back watch the<br />

smaller ones, okay?<br />

Siobhan, just leave it.<br />

[10:13:15]<br />

Fuck it.<br />

[10:13:30]<br />

Siobhan! Siobhan!<br />

[10:13:43]<br />

I'm sorry, mummy.<br />

Sshh. It's not your fault.<br />

You're safe now, it's all right darlin’.<br />

It’s all over.<br />

But I lost my homework.<br />

It’s nothing to what I thought<br />

I'd lost. You’re not hit or anything?<br />

I'm okay. I … I didn't see<br />

anything. I just lost …<br />

So quale piacerebbe<br />

ai ragazzi.<br />

Non mi sembra uno che<br />

fa impressione, tutto qui.<br />

182<br />

162<br />

163<br />

Come si chiama? 164<br />

Sì, tesoro? 165<br />

Psycho.<br />

No, scherzo, Dusky.<br />

166<br />

Stai calma. 167<br />

Su, attente. Le grandi stiano<br />

attente alle piccole.<br />

168<br />

Siobhan, lascia stare. 169<br />

Merda! 170<br />

Siobhan! Siobhan! 171<br />

Mi spiace, mamma. 172<br />

Tranquilla,<br />

passato tutto, tutto finito.<br />

173<br />

Ho perso il mio compito. 174<br />

Pensavo di aver perso<br />

molto di più. Sei ferita?<br />

Sto bene. Non ho visto<br />

nulla, ho solo perso…<br />

Kylie è nella macchina.<br />

- Sta bene?<br />

175<br />

176<br />

177


Siobhan, this isn’t your fault,<br />

love. None of it. You hear me?<br />

Kylie's in the car.<br />

Is she okay?<br />

Come on pet, let's get you<br />

inside, call your mummy.<br />

[10:14:28]<br />

Oh, decided to show you face?<br />

The teacher said we had to wait<br />

for the trouble to stop. Fenians.<br />

then.<br />

I'm lucky I got you back at all<br />

You’d better get her home,<br />

they've been going buck mad out<br />

there.<br />

I’m not leaving you here on<br />

you own, Dawn.<br />

You're not. Home. Or else.<br />

I don’t want to hear you using<br />

language like that, do you hear me?<br />

Sorry mum. Everyone at<br />

school says they want us out of<br />

Glenbryn. I don’t want to leave.<br />

Let's just see what happens<br />

when you run out of walls for your<br />

Britney posters. Come on, before the<br />

shops close.<br />

You mean before it kicks off<br />

outside again.<br />

Right. Before it kicks off<br />

outside again.<br />

[10:15:12]<br />

Siobhan? Ann, Siobhan?<br />

Andiamo dentro.<br />

Chiamiamo la tua mamma.<br />

183<br />

178<br />

Ci facciamo vive finalmente? 179<br />

La maestra ha detto di<br />

aspettare<br />

un po’, sporchi cattolici.<br />

É già una fortuna<br />

che tu sia qui allora.<br />

É meglio riportarla a casa,<br />

sono tutti impazziti qui.<br />

180<br />

181<br />

182<br />

Non ti lascio da sola, Dawn. 183<br />

Tranquilla, va a casa. 184<br />

Non voglio sentirti<br />

parlare così, capito?<br />

Scusa mamma, a scuola<br />

dicono che ci cacceranno da<br />

Glenbryn.<br />

185<br />

186<br />

Non voglio andare via. 187<br />

Vedremo quando non hai più<br />

spazio per i poster di Britney,<br />

Andiamo, prima<br />

che chiudano i negozi.<br />

Cioè prima che ricominci<br />

tutto, là fuori? - Esatto.<br />

Ciao tesoro! Ciao Kylie.<br />

Vieni, entriamo, si fa buio.<br />

188<br />

189<br />

190<br />

191


[10:15:31]<br />

Hey, Tootsie! Hi’er, Kylie.<br />

Come on, let’s go in love, it's getting<br />

dark.<br />

But it's daytime daddy.<br />

No, come on, we’ll play inside,<br />

Aoife. Come on, Kylie, you come in<br />

too, love.<br />

mummy?<br />

You can be Janey, daddy.<br />

Aye, all right. Where’s your<br />

[10:15:55]<br />

Hey, where's my princess?<br />

I hear you had the boys in the<br />

street fighting over you.<br />

No, they were -<br />

We'll have to get you some<br />

security, won’t we? Maybe hire a<br />

couple of bouncers ‘hey, I say, that’s<br />

enough now, no more photographs,<br />

no more autographs, Miss McClure<br />

wants to be alone, right?’<br />

Hey, there you are. I knew you<br />

were there somewhere. Hey …<br />

favourite.<br />

With chips?<br />

Talk about Daddy's wee<br />

Gerry …<br />

[10:14:40]<br />

Ann, I’m awful sorry love,<br />

but …<br />

I know. I should have been<br />

184<br />

Ma è ancora giorno, papà. 192<br />

É meglio giocare dentro,<br />

Aoife. Anche tu, Kylie.<br />

Tu fai Janey, papà.<br />

- Ok, dov’è la mamma?<br />

193<br />

194<br />

Dov’è la mia principessa? 195<br />

Ho sentito che dei ragazzi si<br />

sono battuti per te. – No, loro…<br />

Dovremo trovarti delle<br />

guardie del corpo, niente foto,<br />

autografi,<br />

la signorina McClure vuole<br />

stare un po’ da sola, che dici?<br />

Eccoti qui, lo sapevo che<br />

eri da qualche parte.<br />

196<br />

197<br />

198<br />

199<br />

Con le patatine? 200<br />

Le preferite di papà. 201<br />

Mi dispiace amore, ma … 202<br />

Lo so. Dovevo esserci,<br />

col telefonino acceso,<br />

203<br />

Mi spiace amore, scusami. 204<br />

here, I should have had the mobile. Ho avuto così paura… 205


I'm sorry, love. I’m awful sorry.<br />

I just kept imagining the worst.<br />

Look, I promise you, the<br />

worst’s over, right. It's over. Come<br />

here.<br />

[10:17:03]<br />

Riot police had to protect<br />

children and parents at a school in<br />

North Belfast this afternoon after they<br />

were attacked by a gang of stone<br />

throwers<br />

[10:17:11] …… the incident<br />

happened at Holy Cross Primary<br />

School on the Ardoyne Road. Police<br />

then had to separate rival groups after<br />

a stand-off developed. (Loyalists<br />

explained the trouble started after<br />

men …)<br />

bite …<br />

Hi-ers …<br />

It’s okay, she’s fine.<br />

Jesus Seamus, that's some love<br />

He'll have the matching pair<br />

when I get him home.<br />

school.<br />

Bloody hun tried to close the<br />

Well, look the main thing is<br />

they’re all okay. Right?<br />

[10:17:31]<br />

Wankers. If they want to start<br />

something, we finish it. And next<br />

time we’ll be ready for them.<br />

É tutto passato, il peggio è<br />

passato, vieni qui.<br />

La polizia ha dovuto<br />

proteggere bambini e genitori in<br />

una scuola<br />

a Belfast questo pomeriggio,<br />

dopo essere stati attaccati<br />

da gruppi di ragazzi che<br />

lanciavano pietre …<br />

185<br />

206<br />

207<br />

208<br />

209<br />

Tutto apposto, sta bene. 210<br />

Avrà l’altro<br />

quando lo porto a casa.<br />

Quei maledetti vandali<br />

vogliono far chiudere la scuola.<br />

L’importante è che<br />

stiano tutti bene, giusto?<br />

Mezze seghe. Facciano pure,<br />

non ci tiriamo indietro,<br />

la prossima volta saremo<br />

pronti.<br />

211<br />

212<br />

213<br />

214<br />

215


[10:17:38]<br />

You missed it. I swear, I've<br />

never seen or heard nothing like it.<br />

How many have you had? This<br />

is Glenbryn. Nothing changes here,<br />

nothing happens here. Nothing good<br />

anyway.<br />

man.<br />

We, we stood together. There.<br />

You should have been here<br />

I was speaking to my dole<br />

advisor. Maybe they can change my<br />

category. Actively seeking riots.<br />

Beer.<br />

We're drinking your beer, that's<br />

the only thing that's changed.<br />

You're wrong. And you're<br />

staring at it. I wasn't here last night.<br />

Those weren't there last night.<br />

And neither was that. That's<br />

because of us, not the politicians. Us.<br />

You hear me.<br />

C'mon!!!! C'mon!!!!<br />

Think they heard that?<br />

Couldn't miss it. We did it.<br />

We shut them out. This is our road<br />

again.<br />

It's early yet.<br />

[10:18:34]<br />

Is today Saturday?<br />

You know, Seamus was saying<br />

Gary Gluebag had to use a wheel<br />

brace to protect himself.<br />

Te lo sei perso, ti giuro,<br />

mai visto niente del genere.<br />

Quante ne hai prese? Siamo<br />

a Glenbryn, non cambia niente qui<br />

non succede mai niente,<br />

niente di buono.<br />

Noi, eravamo insieme, lì.<br />

Dovevi esserci.<br />

Ero con quello del sussidio,<br />

forse cambio categoria.<br />

186<br />

216<br />

217<br />

218<br />

219<br />

220<br />

Attaccabrighe di professione. 221<br />

Birra. 222<br />

Ci beviamo la tua birra,<br />

questa è l’unica cosa che è<br />

cambiata.<br />

Sbagli, e lo sai benissimo,<br />

non ero qui ieri sera.<br />

223<br />

224<br />

Quelle non c’erano ieri sera. 225<br />

Nemmeno quello, ed è grazie<br />

a noi, non ai politici. Noi.<br />

226<br />

Fatevi avanti! Fatevi avanti! 227<br />

Avranno sentito?<br />

- Sicuro.<br />

Siamo stati noi, li abbiamo<br />

fatti fuori, la strada è di nuovo<br />

nostra.<br />

228<br />

229<br />

Ancora è presto per dirlo. 230<br />

Oggi è sabato? 231<br />

Seamus ha detto a Gary di<br />

difendersi con un tubo.<br />

Ah si? No amore, è martedì.<br />

É sempre così qua,<br />

232<br />

233


Ah, it must be true then. No<br />

love, it's Tuesday. It's like every<br />

other fight around here. It never<br />

matters who starts it and it's never<br />

over.<br />

Is it a special day then?<br />

No, darling, it's just a normal<br />

day in Ardoyne. But what's right is<br />

right. Right?<br />

Is that why we're having chips?<br />

It’s in the oven, love.<br />

Lights …<br />

I was at a mate's, all right?<br />

Bollocks. If you've …<br />

Gerry …<br />

Look, if you've been out<br />

causing trouble, I'll find out about it.<br />

It’s worse than a prison …<br />

What'd you say?<br />

Gerry, let it go. We won't find<br />

out because he was at a mate's house.<br />

And you. You're not to use<br />

language like that. Is that<br />

understood?<br />

word.<br />

Yes mummy. That's a bad<br />

Good girl. It's a sad day when<br />

we have to follow our children's lead.<br />

How many times have you<br />

heard me warn him about leaving<br />

those lights on?<br />

All right Gerry.<br />

Fuck's a bad word as well<br />

mummy, isn't it?<br />

non importa chi inizia per<br />

primo, e tanto non finirà mai.<br />

187<br />

234<br />

Allora è un giorno speciale? 235<br />

No, pulcino. É un<br />

normalissimo giorno di Ardoyn.<br />

Ma quel che è giusto<br />

è giusto, no?<br />

É per questo che<br />

ci sono le patatine?<br />

236<br />

237<br />

238<br />

Luci… 239<br />

Ero da un mio amico,<br />

va bene? – Balle!<br />

Se sei stato in giro a fare<br />

casini, tanto lo vengo a sapere.<br />

É peggio che in prigione.<br />

-Cosa?<br />

240<br />

241<br />

242<br />

Gerry, lascia perdere, 243<br />

ha detto che<br />

era da un amico.<br />

E tu, non usare<br />

quel linguaggio, capito?<br />

Si mamma.<br />

É una brutta parola.<br />

244<br />

245<br />

246<br />

Brava la mia bambina. 247<br />

Siamo messi male se i<br />

bambini ci rimproverano.<br />

Quante volte gli ho detto di<br />

non lasciare le luci accese?<br />

Anche merda è una brutta<br />

parola, vero mamma?<br />

248<br />

249<br />

250


[10:20:25]<br />

Sean ..? No, it’s all right, I can<br />

talk ... yeah, I can hear it and I can<br />

see it … no it’s no problem, I should<br />

be able to marshall for a couple of<br />

hours … yes, see if you can stop as<br />

many as you can getting up Alliance<br />

Avenue. I’ll head on to the peelers<br />

line. Give … look, I’ll ring you in a<br />

couple of minutes, mate, yeah ..?<br />

Right, bye.<br />

You're going out … after what<br />

happened today?<br />

today.<br />

you're here.<br />

Especially after what happened<br />

The girls sleep easier when<br />

This way maybe everybody'll<br />

get some sleep in tonight. You won't<br />

even notice I've gone.<br />

Sure.<br />

[10:22:52]<br />

Mum?<br />

Are you okay?<br />

I can't sleep.<br />

Do you want me to sleep in<br />

here beside you to keep you<br />

company?<br />

here.<br />

It's all right, love. We're safe in<br />

Really?<br />

Of course we are. It'll blow<br />

Sean? Tutto ok, posso<br />

parlare, sì li sento e li vedo,<br />

non c’è problema, per un<br />

paio d’ore dovrei farcela,<br />

vedi quanti ne puoi fermare a<br />

Alliance Avenue, io vado avanti,<br />

ti chiamo fra 2 minuti ok?<br />

Va bene, ciao.<br />

Stai uscendo, dopo<br />

quello che è successo oggi?<br />

Soprattutto dopo<br />

quello che è successo oggi.<br />

Le ragazze dormono più<br />

tranquille se sei in casa.<br />

Forse così dormiremo tutti<br />

più tranquilli. Torno presto.<br />

188<br />

251<br />

252<br />

253<br />

254<br />

255<br />

256<br />

257<br />

258<br />

Sì, certo. 259<br />

Mamma?<br />

- Stai bene?<br />

260<br />

Non riesco a dormire. 261<br />

Vuoi che dorma qui con te? 262<br />

Va tutto bene, tesoro,<br />

qui siamo al sicuro.<br />

Sicura?<br />

- Ma certo.<br />

Domattina sarà tutto passato,<br />

come sempre, no?<br />

263<br />

264<br />

265<br />

Allora perché parli piano? 266<br />

over by the morning, it always does, Perché è buio, dormi ora. 267


doesn't it?<br />

Then why are you still<br />

whispering?<br />

Because it's dark. Close your<br />

eyes now, love.<br />

love.<br />

Did you bring the phone?<br />

Course I did. Go to sleep now<br />

[10:23:50]<br />

It's okay, it’s only wee lads<br />

messing about<br />

have that.<br />

[10:24:06]<br />

Right, party’s over boys. I’ll<br />

You, get home now!<br />

Go home!<br />

Oh yes?<br />

Fancy your chances do you?<br />

Go on, get out of it! Go on!<br />

[10:25:01]<br />

Turn that off! Turn it off.<br />

Go to your room now. Karen,<br />

I’m not asking, I’m telling.<br />

Go!<br />

my key.<br />

Sarah, it's only me. I've lost<br />

Hi Sarah, can I –<br />

Sshh. You'll waken Karen.<br />

[10:25:38]<br />

Pretend it's daytime. It's safer<br />

Hai preso il telefono?<br />

- Certo, dormi ora.<br />

Tutto a posto, sono solo<br />

ragazzi che fanno rumore.<br />

Va bene, la festa è finita.<br />

Quello lo prendo io.<br />

189<br />

268<br />

269<br />

270<br />

Tu, a casa. Subito! 271<br />

Ah, sì?<br />

Pensi di cavartela?<br />

272<br />

Via, sparite! 273<br />

Spegni! Vai in camera,<br />

ora, è un ordine.<br />

Sarah, sono io.<br />

Ho perso le chiavi.<br />

Ciao Sarah, posso…<br />

- Zitto, svegli Karen.<br />

Fai finta che è giorno, di<br />

giorno è sicuro, c’è il sole, il cielo<br />

azzurro,<br />

274<br />

275<br />

276<br />

277


in daytime. It's bright. The sky is<br />

blue. People smile. It's always safer<br />

in daytime.<br />

Pretend it's daytime. It's safer<br />

in daytime. Pretend it's daytime. It’s<br />

safer in daytime. Pretend it’s daytime<br />

[10:26:05]<br />

Wednesday 20th June 2001<br />

[10:26:12]<br />

There was rioting in North<br />

Belfast last night following an<br />

incident yesterday at Holy Cross<br />

Primary School. Police called to<br />

keep rival factions apart were<br />

themselves the target of attacks, but<br />

the area is now calm.<br />

Now!<br />

[10:26:26]<br />

Peter! Peter. Waken up.<br />

I'm up. I'm awake …<br />

I am this close to kicking you<br />

out. I am sick seeing you like this.<br />

Always lying about the house. Look<br />

at yourself.<br />

And get him out of my house.<br />

You're not my ma, and this is<br />

our house – Who pays the mortgage?<br />

Who organises the bills. And who<br />

tutti sorridono,<br />

siamo al sicuro di giorno.<br />

Di giorno è più sicuro,<br />

di giorno è più sicuro…<br />

190<br />

278<br />

279<br />

Mercoledì 20 giugno 2001 280<br />

Ci sono stati scontri<br />

questa notte a Belfast Nord,<br />

dopo l’incidente avvenuto<br />

alla scuola di Holy Cross.<br />

La polizia, chiamata per<br />

dividere le fazioni rivali, è<br />

diventata<br />

l’obiettivo degli attacchi.<br />

Ora l’area è tranquilla…<br />

281<br />

282<br />

283<br />

284<br />

Peter! Peter svegliati, subito! 285<br />

Mi alzo, mi alzo. 286<br />

Manca tanto così perché ti<br />

butti fuori. Sono stufa di vederti<br />

così,<br />

287<br />

seduto a far niente. Guardati. 288<br />

E lui deve andare<br />

fuori da casa mia.<br />

Non sei mia madre,<br />

e questa è casa nostra.<br />

E chi paga il mutuo? Le<br />

bollette? Chi pulisce il tuo casino?<br />

289<br />

290<br />

291<br />

Io faccio la mia parte. 292


cleans your mess?<br />

I do my share.<br />

Karen does more than you do.<br />

Peter, listen to me, because I can't do<br />

this any more. Look at yourself.<br />

Open your eyes. What's going to<br />

change it? Nothing. What's going to<br />

change you?<br />

God, if looks could kill. She’s<br />

a real ride when she’s angry. She<br />

hates me, right?<br />

her.<br />

She’s right, you should listen to<br />

Don’t you have school kids to<br />

go and bully?<br />

Morning, Uncle Peter.<br />

Morning …<br />

[10:28:04]<br />

Are you all right, Princess?<br />

You're up early.<br />

So?<br />

Gerry. In one ear, out the<br />

other. Mobile.<br />

Mobile …<br />

Daddy? Will you take us to<br />

school today.<br />

[10:28:27]<br />

Good parking, Dawn. When<br />

you putting in for the test?<br />

Karen fa più di te. Peter,<br />

stammi a sentire, non ce la faccio<br />

più.<br />

Guardati. Svegliati. Cosa<br />

pensi che possa cambiare? Niente.<br />

191<br />

293<br />

294<br />

Cosa ti farà cambiare? 295<br />

Cavolo, è una furia quando si<br />

arrabbia. Mi odia, vero?<br />

Ha ragione,<br />

dovresti ascoltarla.<br />

Non hai scolarette da<br />

tiranneggiare?<br />

296<br />

297<br />

298<br />

Buongiorno, zio Peter. 299<br />

Giorno. 300<br />

Tutto bene principessa? 301<br />

Ti sei alzato presto.<br />

- Allora?<br />

Gerry, tutte le volte. Il<br />

telefonino.<br />

- Telefonino.<br />

302<br />

303<br />

Papà? Ci porti tu a scuola? 304<br />

Bel parcheggio, Dawn.<br />

Quando hai l’esame?<br />

305<br />

Devo andare. A dopo. 306<br />

Torneranno stanotte, lo sai. 307


Sorry, mate.<br />

Gotta run. Later.<br />

They're going to be back again<br />

tonight, you know.<br />

Are you going to just stand<br />

there or are you going to do<br />

something useful?<br />

[10:29:16]<br />

Harry? What's happening?<br />

Nothing.<br />

[10:29:31]<br />

You can't do this.<br />

We've no option but to close<br />

the road. We can’t guarantee your<br />

safety.<br />

What do you mean our safety?<br />

There's only about a dozen or so of<br />

them. You're protecting them lot<br />

there.<br />

Look at them. Standing there<br />

laughing at us. I walk up here<br />

everyday.<br />

for you'se.<br />

I'm not walking the long way<br />

Take it easy big man.<br />

Move back sir, it's for your<br />

own protection.<br />

Look, they're the ones causing<br />

the trouble. Do your jobs, why don’t<br />

Hai intenzione di startene lì o<br />

pensi di fare qualcosa?<br />

Harry,<br />

che succede?<br />

192<br />

308<br />

309<br />

Nulla. 310<br />

Non potete fare questo. 311<br />

Dobbiamo chiudere la strada,<br />

è per la vostra sicurezza.<br />

La nostra sicurezza? Sono in<br />

pochi, state proteggendo loro.<br />

Guardateli. Ci ridono in<br />

faccia.<br />

Io vengo qui tutti i giorni.<br />

Non vengo fin qua<br />

per la vostra bella faccia.<br />

312<br />

313<br />

314<br />

315<br />

Stai calmo, vecchio. 316<br />

Indietro signore,<br />

è per la vostra sicurezza.<br />

Sono loro a creare problemi.<br />

Fate il vostro lavoro.<br />

317<br />

318<br />

Mandateli via. 319<br />

Mc Clure.<br />

Indietro.<br />

Che diavolo ci fai qui,<br />

IRA bastardo ?<br />

320<br />

321<br />

Sei morto, mi hai sentito? 322


you’se? Move them back.<br />

McClure.<br />

Move back.<br />

Oi! You! What the hell are<br />

you doing here, you Provie bastard?<br />

You're dead, do you hear me?<br />

back.<br />

Provie.<br />

I’ll take Siobhan round the<br />

You heard me, you're dead you<br />

Gerry. Gerry, did you hear<br />

what I said? There's parents taking<br />

their kids round through St Gabes.<br />

Daddy?<br />

No kid of mine is going to<br />

school through a back door.<br />

It's not a back door, it's a field.<br />

Come on, Daphne.<br />

Do you know how long it takes<br />

to walk around that way?<br />

Will you listen to yourself,<br />

they're doing you a favour. Come on,<br />

you could do with the exercise.<br />

It's all right, love. The bad<br />

boy's just playing.<br />

[10:30:48]<br />

I'm sorry, the school’s closed.<br />

Oh’s that’s great. The Prods'll<br />

just love that.<br />

The Board of Governors feel<br />

Faccio passare<br />

Siobhan da dietro.<br />

193<br />

323<br />

Mi hai sentito, sei morto. 324<br />

Gerry, mi hai sentito? Alcuni<br />

genitori passano da St. Gabe’s.<br />

325<br />

Papà? 326<br />

I miei figli non passeranno<br />

da una porta di servizio.<br />

Non è una porta di servizio,<br />

è un campo.<br />

Sai quanto tempo<br />

ci si mette a fare quel giro?<br />

Ma ascoltati, ti fanno un<br />

favore.<br />

Così fai un po’ di moto.<br />

Va tutto bene, tesoro.<br />

Quello scherza.<br />

327<br />

328<br />

329<br />

330<br />

331<br />

Mi spiace, la scuola è chiusa. 332<br />

Perfetto. I protestanti<br />

saranno contenti.<br />

Il Consiglio ha deciso che,<br />

vista la tensione,<br />

333<br />

334<br />

oggi la scuola resta chiusa. 335


that because of the tension in the<br />

area, we have no option but to close<br />

the school today.<br />

So what, just ignore what we<br />

want is that it? Come on.<br />

It’s in the best interests of the<br />

girls. Please. I know you're upset.<br />

I would have thought an<br />

education was in the best interest of<br />

the girls.<br />

Come on, love.<br />

[10:31:17]<br />

That’s very funny.<br />

This the new you? I thought<br />

you'd be back in bed. How's the<br />

head?<br />

that?<br />

Which one?<br />

Are you joining us? See … see<br />

It's working. Bin!<br />

Go make us a bacon bap,<br />

would you. Pete?<br />

me.<br />

What? No, it's a bit early for<br />

All right, Sarah.<br />

What are you doing here?<br />

There's a meeting later on about all<br />

this. You'll be there right?<br />

I'll check my diary.<br />

Look, I'm all for doing<br />

E quello che vogliamo non<br />

conta? Ma per piacere.<br />

Vi prego, so che siete<br />

sconvolti. È nell’interesse delle<br />

ragazze.<br />

Pensavo che lo<br />

fosse l’istruzione.<br />

194<br />

336<br />

337<br />

338<br />

Molto divertente. 339<br />

Questo è il nuovo Peter? 340<br />

Pensavo fossi tornato<br />

a letto. Come va la testa?<br />

341<br />

Quale? 342<br />

Vieni con noi?<br />

Vedi? Lo vedi?<br />

Funziona.<br />

Bin!<br />

Facci un panino<br />

con la pancetta, ok Pete?<br />

343<br />

344<br />

345<br />

No, per me è presto. 346<br />

Tutto ok, Sarah. 347<br />

Che ci fai qui? Ci sarà una<br />

riunione più tardi,<br />

348<br />

Ci sarai vero? 349<br />

Controllo sull’agenda. 350<br />

Sono d’accordo su tutto, ma<br />

non voglio che la scuola chiuda.<br />

Gli impediamo di arrivare a<br />

scuola, mica gliela chiudiamo.<br />

351<br />

352


something, but closing a school.<br />

Hey. We stopped them<br />

walking to school, we didn't close it.<br />

They did that themselves.<br />

It's about time we stood on our<br />

own two feet.<br />

They won't give us a wall.<br />

We'll make our own. Most of them<br />

un's are just out of prison, they're<br />

Provisional IRA, Provies.<br />

up here?<br />

I know what a Provie is, Roy.<br />

What are they doing walking<br />

I don't know Roy, maybe<br />

they’re just trying to take their kids to<br />

school.<br />

Siobhan!<br />

[10:32:24]<br />

Siobhan … Siobhan …<br />

Ra!<br />

You missed. Nah-nah-nah-<br />

nah-nah-nah.<br />

[10:32:38]<br />

Uncle Peter. I need one more<br />

interview for my video diary?<br />

Aye, go on then. It'll have to<br />

be quick, mind you, I’ve an important<br />

meeting with Roy.<br />

Drinking?<br />

195<br />

Sarebbe ora di farci valere. 353<br />

Non ci daranno un muro<br />

e noi ce lo facciamo.<br />

La maggior parte di loro è<br />

uscita di galera. Estremisti<br />

dell’IRA.<br />

354<br />

355<br />

IRA. 356<br />

So cos’è un estremista, Roy. 357<br />

Perché vengono qui? 358<br />

Non lo so, forse cercano solo<br />

di portare i loro figli a scuola.<br />

359<br />

Siobhan! Siobhan, Siobhan! 360<br />

Non mi hai presa … 361<br />

Zio Peter, mi serve un’altra<br />

intervista per il mio video diario.<br />

362<br />

Va bene, veloce però. 363<br />

Devo incontrare Roy<br />

per una cosa importante.<br />

364<br />

Andate a bere? 365<br />

Buffet gratis al Concorde.<br />

Spara, prima domanda.<br />

366


Oi. Free nosh down the<br />

Concorde. Fire away. First question.<br />

Why did you steal my mum's<br />

bike and sell it when she was wee?<br />

Straight in with the boot there,<br />

Karen. No holding back, nothing, or<br />

anything, eh? So, it's the full Jeremy<br />

Paxman, is it?<br />

did it.<br />

Uncle Peter, don't!<br />

Oh, sorry. There’s no proof I<br />

My mum says you told her.<br />

Oh, see, there's your first<br />

mistake, don't be listening to<br />

everything your ma tells you. Sarah's<br />

not going to be seeing this, is she?<br />

You should always listen to<br />

everything your mummy tells you.<br />

Listen, it was a really, really rubbish<br />

bike. And if you think about it, I was<br />

looking out for her. I mean it was<br />

pink. Pink. There's a reason why<br />

they don't make pink bikes anymore,<br />

you know. Besides, it's what I do.<br />

What do you do?<br />

Annoy you and your mummy.<br />

Uncle Peter this is serious.<br />

This has to be in for tomorrow.<br />

Perché hai rubato la<br />

bicicletta alla mamma e l’hai<br />

venduta,<br />

196<br />

367<br />

quando era bambina? 368<br />

Dritta al punto, eh Karen?<br />

Tutto o niente, no?<br />

Jeremy Paxman, Giusto?<br />

- No, zio…<br />

Scusa.<br />

Non ci sono prove, comunque.<br />

Mamma dice che<br />

gliel’hai detto tu.<br />

Primo sbaglio. Non ascoltare<br />

tutto quello che dice tua madre.<br />

369<br />

370<br />

371<br />

372<br />

373<br />

Non lo vede questo, no? 374<br />

Devi sempre ascoltare quello<br />

che dice la mamma.<br />

E poi, era un rottame. Se ci<br />

pensi, le ho fatto un favore.<br />

375<br />

376<br />

E poi era rosa, rosa! 377<br />

C’è un motivo se non<br />

fanno più biciclette rosa.<br />

378<br />

E inoltre, è quello che faccio. 379<br />

E cosa fai? 380<br />

Do fastidio,<br />

a te e alla mamma.<br />

Zio Peter, sul serio,<br />

lo devo consegnare domani.<br />

381<br />

382<br />

È l’ultima possibilità. 383<br />

Cosa vuoi fare da grande? 384


This is your last chance. What<br />

do you want to be when you grow<br />

up?<br />

Uncle Peter, what do you want<br />

to be when you grow up?<br />

Please!<br />

[10:34:07]<br />

Can we have a bit of order.<br />

[10:34:11]<br />

I've had my windies put in<br />

twice, twice in the past month. Eight<br />

times in the past six month.<br />

You know I was cutting the<br />

grass the other day, a brick missed<br />

me by this much, this much.<br />

Please … everyone’ll get a<br />

chance to talk, if you'll<br />

just …<br />

These streets used to be ours. I<br />

remember when this used to be a nice<br />

place to live.<br />

Hey you! You had your<br />

windows put in one night, didn't you?<br />

Your Karen was covered in glass.<br />

And if it's not the Provies, it's<br />

their kids. They keyed my car last<br />

Zio Peter,<br />

cosa vuoi fare da grande?<br />

Si può avere<br />

un po’ di silenzio per favore?<br />

Mi hanno rotto le finestre<br />

2 volte in un mese, 2.<br />

197<br />

385<br />

386<br />

387<br />

8 negli ultimi 6 mesi. 388<br />

Tagliavo l’erba e un<br />

mattone mi ha quasi preso.<br />

Per piacere, avrete<br />

tutti modo di parlare …<br />

Quelle strade erano nostre.<br />

Una volta si viveva bene qui.<br />

Non ti hanno rotto le finestre<br />

una notte? C’era vetro ovunque.<br />

Se non sono loro, sono i figli.<br />

Mi hanno rigato la macchina<br />

nuova.<br />

Non m’importa Harry. Io<br />

non me ne vado, l’ho detto e lo<br />

ripeto.<br />

Quello di cui abbiamo<br />

bisogno è un muro.<br />

389<br />

390<br />

391<br />

392<br />

393<br />

394<br />

395


week, brand new.<br />

My sister’s kids are afraid to<br />

even play around here.<br />

I don't care, Harry, I'm not<br />

moving. If I've said it once, I've said<br />

it a thousand times, what we need is a<br />

wall.<br />

They get everything they want<br />

and still that’s not enough!<br />

[10:35:06]<br />

Nothing changes Norton, eh?<br />

Do you hear that.<br />

Yeah.<br />

[10:35:11]<br />

There’s going to be a cross<br />

community meeting. You’d better<br />

nip home and change into your riot<br />

gear.<br />

[10:35:17]<br />

Isn't that the woman that lives<br />

across from us?<br />

Aye.<br />

This can’t go on. We live side<br />

by side and we can’t even talk to each<br />

other. If they don’t sort this out now<br />

…<br />

She lives behind you and<br />

Gerry, doesn’t she?<br />

Prendono tutto ciò<br />

che vogliono, e non basta!<br />

Non cambia niente, eh<br />

Norton?<br />

Li senti? – Già.<br />

Ci sarà un incontro<br />

tra le due parti<br />

Fila a casa e mettiti la<br />

mimetica.<br />

Non è quella<br />

che abita di fronte a noi? – Sì.<br />

Non si può andare avanti<br />

così.<br />

Viviamo uno vicino all’altro,<br />

e non ci parliamo neanche.<br />

Se non risolvono la cosa ora …<br />

198<br />

396<br />

397<br />

398<br />

399<br />

400<br />

401<br />

402<br />

Vive dietro casa vostra, no? 403<br />

[10:35:57] Allora, com’è andata? 404


keeps everybody happy. Mothers<br />

and kids can walk up the left side of<br />

the road in single file. Piece of piss.<br />

And what about the men who<br />

walk their kids to school everyday?<br />

that?<br />

What sort of compromise is<br />

That’s what I said.<br />

They think all the men down<br />

here are Provies.<br />

What him? Matt? Most of the<br />

lads that live round here have never<br />

had anything to do with the ‘Ra.<br />

mate.<br />

It’s like talking to a brick wall,<br />

And I’m not involved any more<br />

… that was years ago. The only<br />

reason I was there today was because<br />

of the trouble yesterday, because<br />

Siobhan there was too scared to walk<br />

to school with just her mother.<br />

Look, the kids are safe to go<br />

back to school, that's the main thing<br />

right?<br />

Right.<br />

For God’s sake, I thought the<br />

whole point of having this peace<br />

process was so we could put all this<br />

kind of crap behind us.<br />

here!<br />

It is. It is.<br />

Aoife! Aoife! Come here,<br />

Hanno trovato un<br />

compromesso, così fanno tutti<br />

contenti.<br />

Madri e figli possono<br />

camminare sul lato sinistro, in fila.<br />

199<br />

405<br />

406<br />

Che stronzata. 407<br />

E per i padri che li<br />

accompagnano tutti i giorni?<br />

Che razza di compromesso<br />

è?<br />

408<br />

409<br />

Ciò che ho detto io. 410<br />

Credono che tutti gli uomini<br />

qui siano dell’IRA.<br />

Ma chi, Matt?<br />

La maggior parte di loro<br />

non ha mai avuto<br />

a che fare con l’IRA.<br />

411<br />

412<br />

413<br />

È come parlare a un muro. 414<br />

Non ci sono neanche più<br />

dentro … quello era anni fa,<br />

sono qua solo per ciò che è<br />

successo ieri, Siobhan era<br />

troppo spaventata per venire<br />

a scuola solo con la madre.<br />

I bambini possono tornare a<br />

scuola, è ciò che conta.<br />

415<br />

416<br />

417<br />

418<br />

Certo. 419<br />

Pensavo che questo processo<br />

di pace dovesse farci dimenticare<br />

questa storia una volta per<br />

tutte.<br />

Aoife! Aoeife!<br />

Vieni qui!<br />

420<br />

421<br />

422


[10:37:16]<br />

No, you listen to me right? I'm<br />

not having the UDA throw a blast<br />

bomb in my street and then tell me I<br />

can't walk my kids to school. No<br />

way.<br />

…<br />

threats.<br />

[10:37:23]<br />

The Board of Governors … we<br />

Just do your job.<br />

You can’t give in to their<br />

Please! We have taken your<br />

concerns into consideration.<br />

May 31st, they threatened a<br />

woman with a gun, and it jammed.<br />

June 1st, house on Alliance Avenue<br />

stoned. June 13th they drove in and<br />

attacked our cars. June 14th they<br />

stoned houses. June 15th more<br />

stones and paint bombs.<br />

Exactly. Everything they’ve<br />

fired at one of us, they’ve fired at all<br />

of us.<br />

That’s right.<br />

Now if you close the school<br />

tomorrow, what’s that say to them?<br />

Holy Cross will be open<br />

tomorrow for pupils who wish to<br />

attend class.<br />

However … the RUC have<br />

Non aspetterò una bomba<br />

dell’UDA per poi sentirmi dire<br />

che non posso accompagnare<br />

i miei figli a scuola<br />

200<br />

423<br />

424<br />

Il Consiglio … noi … 425<br />

Fate il vostro lavoro. 426<br />

Non potete cedere<br />

alle loro minacce.<br />

Per piacere, capiamo<br />

le vostre preoccupazioni.<br />

31 maggio, donna minacciata<br />

con la pistola,<br />

31 giugno,<br />

pietre ad Alliance Avenue.<br />

13 giugno, colpite<br />

delle macchine.<br />

14 giugno, pietre tirate<br />

contro le case.<br />

15 giugno ancora<br />

pietre e vernice.<br />

Esatto. Ciò che fanno<br />

a uno, lo fanno a tutti.<br />

427<br />

428<br />

429<br />

430<br />

431<br />

432<br />

433<br />

434<br />

Giusto. 435<br />

Se domani chiudete la<br />

scuola, cosa diciamo loro?<br />

Holy Cross domani sarà<br />

aperta, per chi vuole venire a<br />

scuola.<br />

Comunque, la polizia ci ha<br />

informato che chiuderà la strada.<br />

436<br />

437<br />

438<br />

Cosa? 439


informed us the road will be closed.<br />

What?<br />

Our kids have a right to walk<br />

that road with their parents, they have<br />

a right to education.<br />

The police cannot guarantee<br />

your safety –<br />

You mean will not.<br />

Families can still bring …<br />

I don’t know about you, but I<br />

tell my kid to stand up to bullies. I<br />

tell her not to be afraid because I am<br />

here to protect her. They want a<br />

protest, fine. We’ll give them a<br />

protest.<br />

tomorrow.<br />

That’s right.<br />

We’ll meet at the shops<br />

We’ll walk to the police line<br />

ourselves. Together.<br />

There’ll be trouble tonight,<br />

Gerry. We’ll need to keep a lid on it.<br />

Yeah, right. You ever tried<br />

keeping a lid on a pressure cooker.<br />

[10:38:54]<br />

I should be back about 12 or so<br />

love. If I’m going to be late, I’ll ring<br />

you.<br />

God knows what the hoods'll<br />

be up to tonight.<br />

I nostri bambini hanno il<br />

diritto di camminare su quella<br />

strada<br />

e hanno diritto a<br />

un’istruzione.<br />

La polizia non può garantire<br />

la nostra incolumità.<br />

201<br />

440<br />

441<br />

442<br />

Vuoi dire non vuole. 443<br />

Le famiglie possono<br />

comunque …<br />

Non so voi, ma dico ai miei<br />

figli di non cedere ai prepotenti,<br />

di non avere paura perché<br />

sono qui per proteggerli.<br />

Vogliono una protesta?<br />

Bene. L’avranno.<br />

Andremo lì di fronte ai<br />

poliziotti, insieme.<br />

Ci saranno casini stanotte,<br />

dobbiamo controllare.<br />

Riesci a controllare<br />

una pentola a pressione?<br />

444<br />

445<br />

446<br />

447<br />

448<br />

449<br />

450<br />

Dovrei tornare per le 12, 451<br />

Se faccio tardi, ti chiamo. 452<br />

Dio sa cosa faranno<br />

quei teppisti stanotte.<br />

453


[10:39:13]<br />

I'm going to the bog, okay? Or<br />

would you prefer I piss myself here?<br />

Oi, not in front of the girls.<br />

If he goes out or gives you any<br />

trouble, ring me on my mobile, yeah?<br />

Ann …<br />

Uh-huh.<br />

Are you all right, Tootsie?<br />

We're going to the shops<br />

because it's safe at daytime.<br />

That’s right, my love. Now<br />

listen, you be a good girl for your<br />

mummy when I'm out, yeah? And<br />

you stay away from those windows at<br />

the back, yeah?<br />

What are you doing here?<br />

You're dead, you Provie … you're a<br />

dead man.<br />

[10:40:01]<br />

It’s become part of the school<br />

day for these parents of Holy Cross<br />

pupils, the walk to police lines,<br />

knowing there is no way through …<br />

[10:40:06]<br />

… and then start the long trek<br />

around the back through the grounds<br />

of a neighbouring school …<br />

[10:40:10]<br />

Holy Cross pupils were able to<br />

Vado al cesso, posso? O<br />

preferisci che mi pisci addosso?<br />

Ehi, non di fronte alle<br />

ragazze.<br />

Se esce o ti da qualche<br />

problema, chiamami, va bene?<br />

202<br />

454<br />

455<br />

456<br />

Ann? 457<br />

Tutto bene piccolina? 458<br />

Andiamo a fare compere,<br />

di giorno è più sicuro.<br />

Esatto. Fa’ la brava con la<br />

mamma adesso, ok?<br />

E sta lontana dalle<br />

finestre sul retro, va bene?<br />

Che ci fai qui? Sei morto,<br />

sporco IRA, sei morto.<br />

Ormai è diventata<br />

un’abitudine per i genitori degli<br />

alunni<br />

di Holy Cross camminare in<br />

mezzo ai poliziotti..…<br />

E al ritorno c’è la lunga<br />

camminata, passando dietro,<br />

459<br />

460<br />

461<br />

462<br />

463<br />

464<br />

465<br />

attraverso i campi... 466<br />

Gli alunni di Holy Cross<br />

sono riusciti ad arrivare a scuola<br />

467


get to classes by going through the<br />

grounds of a neighbouring school …<br />

[10:40:13]<br />

… the situation remains the<br />

children still have to go to school via<br />

another route. Mervyn Just, BBC<br />

News, North Belfast.<br />

[10:40:22]<br />

I’m just saying, nothing’s<br />

simple anymore. We can stand here<br />

‘til kingdom come but there’s still the<br />

door at the back.<br />

road.<br />

At least the Provies are off our<br />

And doors can be shut.<br />

passando per i campi di una<br />

scuola vicina …<br />

203<br />

468<br />

… la situazione rimane … 469<br />

… i bambini devono ancora<br />

usare una via alternativa.<br />

Mervyn Just, BBC News,<br />

Belfast Nord.<br />

Dico solo che non c’è più<br />

niente di semplice.<br />

Possiamo stare ad aspettare,<br />

ma c’è anche la porta sul retro.<br />

Almeno i provo sono fuori<br />

dalla nostra strada.<br />

E le porte<br />

si possono chiudere.<br />

What do you mean? Cosa vuoi dire? 476<br />

[10:40:40]<br />

Army technical officers<br />

examined a suspicious object found<br />

attached to the school railings. The<br />

security alert was the latest disruption<br />

in a week …<br />

[10:40:48]<br />

… this is the most sinister<br />

development in a week of tension for<br />

the 220 pupils of the school. With<br />

just 4 days remaining until the end of<br />

term …<br />

[10:40:54]<br />

Una squadra di artificieri ha<br />

esaminato un oggetto sospetto<br />

trovato sul cancello della<br />

scuola.<br />

Lo stato d’allerta è solo l’ultimo...<br />

… il momento più critico in<br />

questa settimana di tensione,<br />

per le 220 alunne, a 4 giorni<br />

dalla fine del semestre.<br />

… a causa del congegno, poi<br />

rivelatosi una beffa,<br />

470<br />

471<br />

472<br />

473<br />

474<br />

475<br />

477<br />

478<br />

479<br />

480<br />

481


… the Summer holidays will<br />

create a breathing space away from<br />

the tension of the daily protests …<br />

[10:40:58]<br />

… the device, which later<br />

turned out to be a hoax, closed Holy<br />

Cross Primary School for the day.<br />

Please.<br />

up here.<br />

[10:41:04]<br />

Wednesday 11th July 2001<br />

Summer Holidays<br />

[10:41:08]<br />

There's somebody out there.<br />

Karen …<br />

I'm here mummy.<br />

Mum. Phone the police.<br />

No. They'll go away if we stay<br />

Mum …<br />

No. They think there's no one<br />

here, they'll go away, I promise.<br />

They’ll have gone by the time the<br />

police get here.<br />

Phone.<br />

Oh God.<br />

[10:41:37]<br />

Mummy.<br />

Peter. He's at the bonfire.<br />

[10:41:46]<br />

la scuola elementare di Holy<br />

Cross ha chiuso per un giorno.<br />

Mercoledì 11 luglio 2001<br />

Vacanze estive<br />

204<br />

482<br />

483<br />

Li fuori c’è qualcuno. 484<br />

Karen… 485<br />

Sono qui mamma. 486<br />

Mamma, chiama la polizia,<br />

ti prego.<br />

No. Se ne andranno,<br />

se rimaniamo qui.<br />

487<br />

488<br />

Mamma… 489<br />

No. Credono che non ci sia<br />

nessuno qui, se ne vanno,<br />

Vedrai. Saranno già andati<br />

via quando arriva la polizia.<br />

Oddio.<br />

-Mamma.<br />

Peter, è fuori,<br />

il telefono.<br />

They've gone. Va tutto bene amore.<br />

490<br />

491<br />

492<br />

493<br />

Andati. 494<br />

Se ne sono andati.<br />

495


Come on!<br />

It’s okay, love. They’ve gone.<br />

È tutto finito,<br />

stai tranquilla.<br />

It’s over now, love. They’ve gone. Sono andati. 497<br />

[10:42:14]<br />

Thursday 12th July 2001<br />

[10:42:23]<br />

Come on, sleepy head. It's not<br />

called the glorious 12th for nothing.<br />

Do You hear that? See, things<br />

always seem better in the morning.<br />

Was I right, or was I right –<br />

Mum?<br />

205<br />

496<br />

Giovedì 12 luglio 2001 498<br />

Su, dormigliona. 499<br />

C’è un motivo se si chiama<br />

glorioso 12 luglio.<br />

500<br />

Sentito? 501<br />

Visto, cose sembrano sempre<br />

migliori la mattina?<br />

502<br />

Mamma? 503<br />

Mum, what is it? Mamma, che succede? 504<br />

[10:42:49]<br />

Dawn, what are you doing?<br />

Something I should have done<br />

a long time ago. Charlie, leave that<br />

will you. Get Billy to take that one.<br />

He’s gonna do his back in again, I<br />

know it …<br />

Dawn please. Don't.<br />

Charlie! Leave it!<br />

Dawn, che stai facendo? 505<br />

Quello che avrei dovuto fare<br />

tanto tempo fa. Charlie, posalo.<br />

506<br />

Ci pensa Billy a quello.. 507<br />

Si farà di nuovo<br />

male alla schiena.<br />

Dawn, per piacere, non lo<br />

fare.<br />

508<br />

509<br />

Charlie! Ho detto posalo! 510<br />

Sarah, are you okay? Sarah, stai bene? 511<br />

[10:43:09]<br />

Just give it a few more nights<br />

Dawn. We’ll get the wall we want …<br />

This is your home.<br />

Home is where you look<br />

forward to going to after your work.<br />

Home is where you take little things<br />

Aspetta ancora qualche<br />

giorno,<br />

avremo quel muro.<br />

512<br />

Questa è la tua casa. 513<br />

Casa è dove vuoi tornare<br />

dopo una giornata di lavoro,<br />

casa è dove dai<br />

alcune cose per scontate,<br />

514<br />

515


for granted, like a night's sleep, or not<br />

being afraid to put a light on for fear<br />

getting a brick through your window.<br />

Bricks and mortar, that's all that<br />

is. And it's not worth dying for.<br />

They want it that bad, they're<br />

welcome to it. And if you had any<br />

sense you'd do the same.<br />

go.<br />

I don't have anywhere else to<br />

Look, I know you grew up<br />

here, I know how much you love it,<br />

but anywhere, anything is better than<br />

this.<br />

Dawn, please don’t go. If you<br />

go, I'm on my own.<br />

You said you wouldn’t move.<br />

You said I’m not moving. You<br />

promised.<br />

is now.<br />

okay.<br />

mummy?<br />

Yeah, well that was then. This<br />

You take care of yourself,<br />

Are we going to move out,<br />

Come on you, let’s get you<br />

some breakfast, uh? Then maybe<br />

we'll give the A-Team a call, uh? Mr<br />

T? BA? Murdoch? Jesus wept, they<br />

teach you nothing at school these<br />

days.<br />

206<br />

come poter dormire 516<br />

o accendere la luce senza che<br />

ti lancino qualcosa addosso.<br />

Solo malta e mattoni.<br />

E non vale la pena morirci.<br />

Ci tengono così tanto?<br />

Che se la prendano.<br />

E se avessi un po’ di buon<br />

senso, faresti la stessa cosa.<br />

517<br />

518<br />

519<br />

520<br />

Non ho dove andare. 521<br />

Lo so che sei cresciuta qui,<br />

so quanto ci sei legata,<br />

522<br />

ma ovunque è meglio di qui. 523<br />

Dawn ti prego. Se te ne vai,<br />

rimango sola.<br />

Hai detto che non te ne<br />

saresti andata. L’avevi detto.<br />

Sì, era allora.<br />

Questo è adesso.<br />

524<br />

525<br />

526<br />

Abbi cura di te. 527<br />

Ci trasferiamo anche noi,<br />

mamma?<br />

Su, fai colazione. Poi<br />

chiamiamo l’A-Team. Mr.T? BA?<br />

Non vi insegnano<br />

niente a scuola adesso.<br />

528<br />

529<br />

530


[10:44:52]<br />

Karen, you should be filming<br />

this. This is history happening here.<br />

Your uncle's doing some work.<br />

you think?<br />

Some 12th, eh? Well what do<br />

I like it.<br />

Welcome to fortress Norton.<br />

No, I'll clear up this mess first.<br />

[10:45:21]<br />

Karen, come away from the<br />

window, love.<br />

[10:45:37]<br />

Siobhan, lights!<br />

Right, turn them on now.<br />

Right, straight through, you get<br />

the front. Go. Straight through,<br />

straight through. Good girl.<br />

caravan?<br />

the caravan.<br />

Like when we went to the<br />

Exactly like when we went to<br />

Don't I get a say in this?<br />

This room's safer, it's at the<br />

front of the house.<br />

[10:46:03]<br />

Are you ready for this?<br />

Okay.<br />

Daytime. Nighttime. Daytime.<br />

Nighttime. Daytime. Nighttime.<br />

Karen, dovresti riprenderlo.<br />

Questa è storia.<br />

207<br />

531<br />

Tuo zio che fa qualcosa. 532<br />

Che bel 12 luglio!<br />

Allora, che ne pensi?<br />

533<br />

Mi piace. 534<br />

Benvenuti al Forte Norton. 535<br />

No, prima voglio<br />

pulire questo macello.<br />

Karen, vieni via dalla<br />

finestra.<br />

536<br />

537<br />

Siobhan, le luci! 538<br />

Ora le puoi accendere. 539<br />

Tu prendila davanti, vai<br />

avanti, ancora, dritto. Brava.<br />

Come quando eravamo in<br />

camper? –Proprio così.<br />

540<br />

541<br />

Io non ho voce in capitolo? 542<br />

Questa stanza è più sicura. 543<br />

Pronta? 544<br />

Ok. 545<br />

Giorno, notte, giorno, notte,<br />

giorno, notte.<br />

Ho vinto io! Mi devi 10 tazze<br />

di te, quando diventi grande.<br />

546<br />

547


Daytime. Nighttime<br />

Daytime. Nighttime. Daytime.<br />

Nighttime. Daytime. Nighttime.<br />

Daytime.<br />

Nighttime …<br />

Ah! I win. That's ten cups of<br />

tea you owe me when you're bigger.<br />

Double or nothing?<br />

Daytime. Nighttime. Daytime.<br />

Nighttime. Daytime. Nighttime.<br />

Daytime. Nighttime. Daytime.<br />

Nighttime. Daytime …<br />

[10:47:04]<br />

Lights.<br />

Do you know what you<br />

problem is, Tony?<br />

You know nothing, but you’ve<br />

got a smart answer for everything.<br />

I wonder why that is.<br />

Don’t flatter yourself, son.<br />

You’re nothing like me. You’re just<br />

a hood.<br />

You can’t stand it, can you?<br />

That I’m the one out there. You’re a<br />

big man when it comes to pushing<br />

kids around.<br />

Gerry-atric. You such a<br />

fucking loser.<br />

If I hear so much as a whisper<br />

that you're out on those streets again<br />

…<br />

208<br />

Giorno, notte, giorno, notte. 548<br />

Luci. 549<br />

Sai qual è il tuo problema,<br />

Tony?<br />

Non sai niente, ma hai una<br />

risposta pronta per tutto.<br />

550<br />

551<br />

Chissà da chi ho preso. 552<br />

Non ti adulare.<br />

Non c’entri niente con me.<br />

553<br />

Sei solo un teppista. 554<br />

Non lo sopporti, vero?<br />

Che sia io a stare là fuori.<br />

È facile, fare il forte<br />

con dei ragazzi.<br />

Sei un vecchio.<br />

Sei solo un fallito.<br />

Se vengo a sapere che vai<br />

ancora per le strade …<br />

555<br />

556<br />

557<br />

558<br />

… con quei balordi… 559<br />

Smettila. Cosa succede qui? 560<br />

Chiedilo a lui! 561


Gerry!<br />

of losers …<br />

doing?<br />

… running about with that pack<br />

Stop it. What’s going on?<br />

Ask him!<br />

We’ll talk tomorrow.<br />

I haven’t finished with you yet.<br />

Do you know what he was<br />

Well what dO you expect?<br />

He’s your son.<br />

You knew?<br />

What did you want me to do?<br />

Say ‘don’t be a bad boy, Tony, don't<br />

do what your father did’?<br />

I was doing what was right.<br />

Daddy?<br />

You go back to bed, darlin’.<br />

Bollocks. You were in prison.<br />

I was doing what was right. I<br />

was doing what had to be done. I<br />

was here looking after our son!<br />

Aye, and a grand job you did<br />

there, Ann. He's a real credit to you.<br />

Must make you feel really proud.<br />

When he starts to keep Semtex<br />

under the floorboards of our house,<br />

then I'll worry. Siobhan, upstairs!<br />

209<br />

Ne parliamo domani. 562<br />

Non ho finito con te. 563<br />

Sai cosa stava facendo? 564<br />

Cosa ti aspettavi? È figlio<br />

tuo.<br />

565<br />

Lo sapevi? 566<br />

Cosa volevi che gli dicessi?<br />

Non fare il cattivo ragazzo,<br />

non seguire<br />

l’esempio di tuo padre?<br />

567<br />

568<br />

Facevo ciò che andava fatto. 569<br />

Papà? 570<br />

Siobhan, va a letto. 571<br />

Balle! Eri in prigione.<br />

Io facevo ciò che andava fatto.<br />

Io ero qui a<br />

occuparmi di tuo figlio!<br />

E infatti guarda che bel<br />

lavoro.<br />

Devi essere orgogliosa.<br />

Quando inizierà a tenere<br />

Semtex sotto il letto, mi<br />

preoccuperò!<br />

572<br />

573<br />

574<br />

575<br />

Non urlate. 576<br />

A letto, subito! 577<br />

Sai qual è il suo problema?<br />

Non ci sei mai e<br />

sta seguendo<br />

la stessa strada e anch’io.<br />

Please stop shouting … Non è cambiato<br />

578<br />

579<br />

Non ne parliamo mai. 580<br />

niente, Gerry, niente.<br />

581


To bed. Now!<br />

You know what's the matter<br />

with him? You're not here half the<br />

time. He's following the same old<br />

footsteps and so am I. And we never<br />

talk about it. Nothing's changed,<br />

Gerry. Nothing.<br />

Everything I did, I did for this<br />

family. All I want is to protect you<br />

and the kids. Can you not see …<br />

[10:49:09]<br />

Monday 3rd September 2001<br />

First day of term<br />

[10:49:44]<br />

Children from the Catholic<br />

Holy Cross Primary School in North<br />

Belfast returned to school today for<br />

the first time since Loyalists<br />

blockaded their route in June, but<br />

talks to resolve the dispute haven’t<br />

reached a solution. Some Protestants<br />

say they’ll try to block the entrance<br />

again today.<br />

[10:50:05]<br />

We begin with a terrifying<br />

morning for Catholic …<br />

Ireland …<br />

[10:50:07]<br />

… schoolgirls in Northern<br />

[10:50:49]<br />

Weh-heh. How's the birthday<br />

Tutto quello che ho fatto l’ho<br />

fatto per la nostra famiglia,<br />

voglio solo proteggere te e i<br />

bambini. Non capisci…<br />

Lunedì 3 settembre 2001<br />

1° giorno di scuola<br />

I bambini della scuola<br />

elementare cattolica Holy Cross<br />

oggi sono tornati a scuola<br />

per la prima volta<br />

da quando gli unionisti<br />

hanno bloccato la strada a giugno,<br />

ma i negoziati non hanno<br />

portato a nessuna soluzione.<br />

Alcuni protestanti dicono che<br />

oggi bloccheranno l’entrata.<br />

Una terribile mattina per i<br />

cattolici e per le alunne…<br />

210<br />

582<br />

583<br />

584<br />

585<br />

586<br />

587<br />

588<br />

589<br />

590<br />

Come sta la festeggiata? 591<br />

Tesoro, il primo giorno è il<br />

più brutto, poi andrà meglio.<br />

592


girl?<br />

Darling, the first day is the<br />

worst, and it’ll get easier after this, I<br />

promise.<br />

I cried on my first day.<br />

Really, Siobhan?<br />

What? Buckets. We had to go<br />

and buy a new carpet.<br />

Now listen, your big present’ll<br />

be waiting for you when you get<br />

home from school, right?<br />

later, right?<br />

Mummy …<br />

Matt's going to bring it around<br />

I know what it is, it’s …<br />

… a surprise.<br />

Now come on and we’ll blow<br />

out these candles together and make a<br />

wish. Tony!<br />

Now, if somebody wishes for a<br />

Ho pianto il mio primo<br />

giorno.<br />

211<br />

593<br />

Davvero, Siobhan? 594<br />

Certo, una fontana.<br />

C’è voluto un tappeto nuovo<br />

Senti, al ritorno da scuola ti<br />

aspetta un super regalo.<br />

595<br />

596<br />

Io lo so cos’è, è … 597<br />

… una sorpresa. 598<br />

Ora spegni quelle candeline e<br />

esprimi un desidero. Tony!<br />

Se qualcuno qui vuole un<br />

cucciolo, non lo deve dire,<br />

deve sempre dire il contrario,<br />

se no non si avvera.<br />

599<br />

600<br />

601<br />

Tony! 602<br />

Buon compleanno patatina! 603<br />

Pronta? 604<br />

Uno, due, tre… 605<br />

Dai, dai, dai, dai,…Sì! 606<br />

Papà?<br />

-Che c’è tesoro?<br />

607


puppy, she shouldn't tell anybody<br />

because you can only say the<br />

opposite otherwise it won't come true.<br />

yes!<br />

today?<br />

Tony!<br />

Happy birthday, Tootsie.<br />

Right, are you ready?<br />

One, two, three …<br />

Go, go, go, go, go, go … oh<br />

Daddy?<br />

What love?<br />

Are we walking up the road<br />

[10:52:02]<br />

… the Chief Constable himself<br />

has promised that the children of<br />

Holy Cross and their parents will<br />

walk to class through the front door<br />

of their school …<br />

[10:52:08]<br />

… after they have walked up<br />

the road. A spokesperson said this<br />

212<br />

Passiamo dalla strada oggi? 608<br />

Il Capo della polizia ha<br />

assicurato che bambini<br />

e genitori entreranno alla<br />

scuola<br />

dalla porta principale, dopo<br />

aver percorso la strada.<br />

Un portavoce ha dichiarato<br />

action by the Chief Constable had … la decisione del Capo della<br />

[10:52:18]<br />

They’re going to force them<br />

through. The cops are going to force<br />

them up our road …<br />

Get out here now. The<br />

peelers’re clearing us off our road.<br />

che<br />

Polizia...<br />

I poliziotti li faranno passare<br />

con la forza, sulla nostra strada.<br />

Fuori! I poliziotti ci mandano<br />

via dalla nostra strada. Tutti fuori.<br />

609<br />

610<br />

611<br />

612<br />

613<br />

614<br />

615<br />

Vieni o no? 616<br />

Devo portare Karen a scuola. 617<br />

Ma ci sarai, giusto? 618


We need everyone out now.<br />

Are you coming or what?<br />

I have to take Karen to school.<br />

But you’ll be there, right?<br />

They drive out Dawn. They drive out<br />

the neighbours. Are you gonna sit<br />

here on your own till they drive us<br />

out too?<br />

Since when did you care?<br />

Look, Sarah, you were the one<br />

who told me to wake up. Now you<br />

listen to me. The only thing that is<br />

gonna change this is that …<br />

I’ve never seen nothing like<br />

that before. That’s not just Roy and<br />

his UDA mates. That’s everybody.<br />

We don’t have to take it anymore.<br />

I still have to think of Karen,<br />

Peter. You don’t.<br />

They hide behind their kids.<br />

Are you going to do the same?<br />

[10:53:10]<br />

… the school suggests that<br />

parents might want to use …<br />

[10:53:27]<br />

… the alternative access. If<br />

you choose to ignore –<br />

Alternative access my ass.<br />

We’re walking.<br />

Is it safe to take the kids<br />

through that?<br />

Hanno mandato via Dawn,<br />

mandato via i nostri vicini,<br />

starai qui finchè<br />

non cacciano anche noi?<br />

213<br />

619<br />

620<br />

E da quando ti interessa? 621<br />

Guarda, Sarah, sei stata tu a<br />

dirmi di svegliarmi. Ora senti,<br />

L’unica cosa che può<br />

cambiare la situazione…<br />

Mai visto niente del genere.<br />

Non è Roy con i suoi amici<br />

dell’UDA,<br />

Ci sono tutti. Non<br />

possiamo più sopportare.<br />

Devo pensare a<br />

Karen, Peter. Tu no.<br />

Si nascondono dietro i loro<br />

figli. Vuoi fare lo stesso?<br />

La scuola consiglia ai<br />

genitori di usare un’entrata<br />

alternativa.<br />

622<br />

623<br />

624<br />

625<br />

626<br />

627<br />

628<br />

Entrata alternativa un cavolo. 629<br />

Andremo. 630<br />

Non è pericoloso per le<br />

bambine?<br />

Se vuoi trascinare Aoeife per<br />

i campi il primo giorno di scuola.<br />

631<br />

632<br />

Ho detto questo? 633<br />

Quel che è da fare, va fatto. 634


If you want Aoife’s first day at<br />

school being dragged through a field<br />

-<br />

Did you hear me say that?<br />

Look, what's right is right.<br />

They're not going to school through a<br />

mucky field. End of story.<br />

If those cops had done this<br />

from day one, we wouldn't be here<br />

now.<br />

If …<br />

Excuse me, are you afraid to<br />

walk up the road?<br />

I just want to take my kids<br />

safely to school. Okay.<br />

mummy?<br />

Is that what you wish,<br />

Darlin’, if I told you that, it<br />

wouldn't come true, would it?<br />

tight.<br />

[10:53:58]<br />

This way, Karen. Just hold<br />

This way. Excuse me. Excuse<br />

me. Sorry, but I’ve got a child.<br />

Non andranno a scuola<br />

passando per i campi. Fine.<br />

Se i poliziotti l’avessero fatto<br />

dall’inizio, non saremmo qui.<br />

Mi scusi, lei ha paura di<br />

percorrere questa strada?<br />

Voglio solo accompagnare<br />

i miei figli a scuola.<br />

214<br />

635<br />

636<br />

637<br />

638<br />

Mamma, è ciò che desideri? 639<br />

Se te lo dicessi, non si<br />

avvererebbe.<br />

640<br />

Di qua Karen. Tieniti stretta. 641<br />

Di qua, permesso, permesso.<br />

C’è una bambina, permesso.<br />

642<br />

Scusi, scusi, devo …No! 643<br />

Mio Dio! 644<br />

Karen! Ho perso mia figlia! 645


Excuse me.<br />

No!<br />

Sorry. Sorry, I have to get …<br />

Oh my God!<br />

No! Hold on. Karen!<br />

Mummy!<br />

Karen! I’ve lost my daughter!<br />

Karen! My daughter’s in there!<br />

Mummy!<br />

My daughter’s in … Karen!<br />

Karen! My daughter’s in there!<br />

Mummy!<br />

Karen!<br />

[10:54:44]<br />

Are you okay?<br />

[10:55:02]<br />

It’ll be all right, love. At least<br />

we don’t have to walk round the back<br />

this term.<br />

[10:55:30]<br />

I’m sorry …<br />

[10:55:39]<br />

done to her!<br />

No, it’s not your fault.<br />

Look at her! Look what you’ve<br />

Look at her, she’s just 10.<br />

215<br />

Karen! C’è mia figlia lì! 646<br />

Stai bene? 647<br />

Sì, almeno non dovremo<br />

passare da dietro.<br />

Mi dispiace…<br />

- Non è colpa tua.<br />

Guardate, guardate cosa le<br />

avete fatto!<br />

648<br />

649<br />

650<br />

Ha solo 10 anni. 651<br />

Vi sembra pericolosa? Eh? 652<br />

Volevamo solo andare a<br />

scuola.<br />

653


Does she look like a rioter to you?<br />

Does she?<br />

school.<br />

We were just trying to walk to<br />

Are you happy now? You got<br />

what you wanted. Are you’se?<br />

[10:56:09]<br />

Bitch!<br />

[10:56:24]<br />

… Fenian bitches! Go on you<br />

wee Fenian bitches …<br />

[10:56:49]<br />

McClure, you Provie bastard.<br />

You’re fuckin’ dead, right? You<br />

won’t be living in that house for<br />

much longer. Do you hear me?<br />

Using your child like that.<br />

You’re scum. You Fenian bastard!<br />

… just keep walking. We’re<br />

nearly there, we’re nearly there …<br />

[10:57:11]<br />

Oh! Oh, Jesus, it’s piss.<br />

Animals. You’re animals.<br />

[10:57:17]<br />

It’s nearly over, it’s nearly<br />

over. Close your ears.<br />

right, love?<br />

You all right? Are you all<br />

The bad men keep shouting …<br />

I know, love, I know. I don’t<br />

like it when the bad men shout either.<br />

Siete contenti ora? E’ cio che<br />

volevate, giusto?<br />

216<br />

654<br />

Puttana! 655<br />

Puttane papiste! Puttane! 656<br />

Mc Clure, IRA bastardo. Sei<br />

morto. Mi hai sentito? Morto.<br />

Usare i figli in questo modo.<br />

Feccia, papista bastardo!<br />

Continua a camminare, ci<br />

siamo quasi, ci siamo quasi…<br />

O mio Dio! È pipì!<br />

Animali!Siete animali!<br />

É quasi finito, quasi finito.<br />

Tappati le orecchie.<br />

657<br />

658<br />

659<br />

660<br />

661<br />

Stai bene? Stai bene, tesoro? 662<br />

Gli uomini cattivi<br />

urlavano…<br />

Lo so, lo so. Neanche a me<br />

piace quando urlano.<br />

Anch’io vorrei che andassero<br />

via, ma domani andrà meglio.<br />

663<br />

664<br />

665


Look, I wish they’d go away as well,<br />

but it’ll get easier tomorrow.<br />

you?<br />

Do you really believe that, do<br />

[10:57:41<br />

The ugly face of sectarian<br />

hatred was all too apparent at the<br />

gates of a Belfast school today as<br />

terrified Catholic children run …<br />

[10:57:51]<br />

… the gauntlet of an angry<br />

Protestant mob …<br />

[10:57:53]<br />

The first day of school …<br />

[10:57:56]<br />

… and a riot police escort is<br />

needed for pupils and parents, some<br />

of them the target of stone throwers<br />

as they went through the gates …<br />

police<br />

our road.<br />

for bed.<br />

[10:58:04]<br />

And in the midst of this …<br />

It’s sickening …<br />

… five and six year olds. The<br />

… using their kids to walk up<br />

Karen, love, time to get ready<br />

[10:58:19]<br />

217<br />

Ci credi sul serio, eh? 666<br />

Il volto peggiore dell’odio è<br />

riapparso oggi a Belfast,<br />

dove alcune bambine<br />

cattoliche, terrorizzate…<br />

la sfida di una folla<br />

protestante furiosa …<br />

667<br />

668<br />

669<br />

Il primo giorno di scuola … 670<br />

i bambini sono stati scortati<br />

dalla polizia, colpiti da pietre …<br />

E nel mezzo di tutto questo<br />

…<br />

671<br />

672<br />

Nauseante. 673<br />

Usano i loro figli per passare<br />

dalla nostra strada.<br />

674<br />

Karen, è ora di andare a letto. 675<br />

Cosa ci fa lui lì? Tu porti<br />

Karen a scuola tutti i giorni.<br />

676


What’s he doing there? You<br />

walk Karen up to school everyday.<br />

When have you ever seen him<br />

walking his kids up our road? When?<br />

Never.<br />

Exactly. Never. He’s not<br />

walking his kids up to school, he’s<br />

walking all over you and me and your<br />

Karen. Beating us off our road for<br />

monsters like him? He should be in<br />

prison where he belongs. The bloody<br />

cops won’t be happy until we’re all<br />

dead in our beds.<br />

Using their kids like that.<br />

[10:59:00]<br />

They're monsters. That's what<br />

they are. Monsters.<br />

The RUC have assured me that<br />

the perspex tunnel will not be<br />

deployed again tomorrow. I think<br />

they recognise that today could be<br />

improved upon.<br />

Improved upon? The problem<br />

was their bloody tunnel.<br />

It wasn’t their tunnel, it was the<br />

protesters. They shouldn’t have been<br />

there.<br />

It’s a nightmare, that’s what<br />

L’hai mai visto portare i suoi<br />

bambini a scuola?<br />

218<br />

677<br />

Quando? 678<br />

Mai. 679<br />

Infatti. Mai. 680<br />

Non passa dalla nostra strada<br />

per portare i figli a scuola,<br />

Cammina su di te, me,<br />

sulla tua Karen.<br />

E lasciare la nostra strada a<br />

mostri come lui?<br />

Dovrebbe stare in prigione,<br />

è quello il suo posto.<br />

Maledetti poliziotti, non<br />

saranno contenti finché non siamo<br />

morti.<br />

Usare i loro figli<br />

in quel modo.<br />

681<br />

682<br />

683<br />

684<br />

685<br />

686<br />

Mostri, ecco cosa sono. 687<br />

La polizia ha dichiarato che<br />

non useranno il tunnel domani,<br />

forse riconoscono che si<br />

poteva fare qualcosa di più.<br />

Qualcosa di più? Il problema<br />

era il loro maledetto tunnel.<br />

Il problema erano i<br />

dimostranti.<br />

Non dovevano essere lì.<br />

È un vero incubo.<br />

Oggi è stato disumano.<br />

Non esporrò le mie figlie<br />

a tutto questo domani.<br />

688<br />

689<br />

690<br />

691<br />

692<br />

693<br />

Te ne vai? 694


this is. It’s a nightmare. Look, what<br />

happened today wasn't human. The<br />

governors are right, I'm not putting<br />

my girls up through that tomorrow.<br />

What, you're walking away?<br />

To put my daughters through<br />

that wasn’t human.<br />

What? So you’re saying I’m<br />

not human? Is that what you're<br />

saying?<br />

No, that's not what I’m saying.<br />

What, I'm not fit to walk past<br />

their doors? I'm not human because<br />

the UDA says so?<br />

Holy Cross today. St Gabe's<br />

tomorrow. The other three Catholic<br />

schools the day after that. Is that<br />

what you want, Sean?<br />

If that was a gang of skin-heads<br />

blocking a street in England, we’d<br />

shift them then.<br />

Aye, but because our girls are<br />

Catholic and they're Protestant, it's<br />

okay to ignore us …<br />

Exactly. Gerry talk to him.<br />

Far vivere loro tutto<br />

questo non è umano.<br />

Cosa vuoi dire?<br />

Che non sono umano?<br />

219<br />

695<br />

696<br />

Non sto dicendo questo. 697<br />

Non sono abbastanza per<br />

entrare dalle loro porte?<br />

698<br />

E chi lo decide, l’UDA? 699<br />

Holy Cross oggi.<br />

St. Gabe domani.<br />

E le altre 3 scuole cattoliche<br />

il giorno dopo. È quello che vuoi?<br />

Se fossero un branco di<br />

skin-heads, li trasferiremmo.<br />

Ma visto che siamo cattolici<br />

e loro protestanti,<br />

700<br />

701<br />

702<br />

703<br />

ci possono anche ignorare. 704<br />

Esatto. Gerry, parlagli. 705<br />

Oggi,se avessero potuto,<br />

avrebbero ucciso le ragazze.<br />

Lo stai a sentire? La gente<br />

non cambia da un giorno all’altro.<br />

Alcune cose vengono a galla,<br />

ma non cambiano. Sono mostri.<br />

Dico solo, ognuno deve<br />

fare le proprie scelte.<br />

706<br />

707<br />

708<br />

709<br />

E io ho fatto la mia. 710


I don't know, man. If they<br />

could have killed the girls today, they<br />

would have.<br />

What, you're listening to him?<br />

Look, people don't change overnight.<br />

Some things come to the surface but<br />

they don't change. They're monsters,<br />

you hear me, monsters.<br />

I'm just saying everyone has to<br />

make their own decision, their own<br />

choice. And I've made mine.<br />

Sean, wait a minute. Sean …<br />

[11:00:14]<br />

Look, I’ve fixed it. See? You<br />

can't even see the tear. It's like it<br />

never happened.<br />

Please mummy. I want to<br />

leave. I don't want to live in<br />

Glenbryn anymore.<br />

Ah sshh. You're just scared.<br />

Don't be. I'll look after you, okay?<br />

I’ll protect you. Okay?<br />

[11:00:50]<br />

Tuesday 4th September 2001<br />

Second day of term<br />

[11:00:50]<br />

Parents in North Belfast …<br />

[11:00:55]<br />

… decide whether to take their<br />

daughters back along the main route<br />

220<br />

Sean, aspetta, Sean. 711<br />

L’ho aggiustato, visto? Non<br />

si vede neanche lo strappo.<br />

Come se non fosse<br />

mai successo.<br />

Mamma, voglio andare via,<br />

non voglio più abitare a Glenbryn.<br />

Sei solo spaventata. Non<br />

devi, ci sono io qui, a proteggerti.<br />

Martedì 4 settembre 2001<br />

2°giorno di scuola<br />

I genitori a Belfast Nord<br />

decidono…<br />

… se far passare le figlie<br />

dalla strada principale per Holy<br />

Cross.<br />

712<br />

713<br />

714<br />

715<br />

716<br />

717<br />

718


to Holy Cross Primary.<br />

It’s one of the ugliest examples<br />

of sectarianism the Province has seen<br />

for many years. At issue …<br />

[11:01:05]<br />

Are you all right Ann, Gerry.<br />

How's it going?<br />

love?<br />

Ah, fine. Are you all right,<br />

Come on, darling.<br />

I went to that school, we all<br />

did. I don't want to walk over<br />

anybody. I just want to walk my kid<br />

to school. The safest way possible.<br />

You ask any mother what comes first,<br />

and they’ll give you the same answer,<br />

their kids.<br />

What about the death threat<br />

from the Red hand defenders on the<br />

Holy Cross parents?<br />

You bloom where you're<br />

planted. Now that is a brilliant wee<br />

school and the girls would not be<br />

Uno dei più eclatanti episodi<br />

di odio che la zona abbia vissuto…<br />

221<br />

719<br />

Ann, Gerry, state bene? 720<br />

Bene, grazie. 721<br />

Tutto ok? 722<br />

Andiamo ragazze. 723<br />

Sono andata anch’io in<br />

quella scuola, come tutti.<br />

Non voglio calpestare<br />

nessuno,<br />

voglio solo portare i miei<br />

bambini a scuola. Nel modo più<br />

sicuro.<br />

Chiedete a qualsiasi madre<br />

cosa viene prima di tutto.<br />

Diranno tutte la stessa<br />

cosa: i loro figli.<br />

E le minacce contro i<br />

genitori di Holy Cross?<br />

Si sta bene dove si nasce.<br />

È una buona scuola,<br />

happy anywhere else. le bambine sono felici lì. 731<br />

[11:01:52]<br />

Look at him. Coward!<br />

I don’t know how he can show<br />

his face using the back door.<br />

You know what, Matt? You<br />

724<br />

725<br />

726<br />

727<br />

728<br />

729<br />

730<br />

Ma guardalo. 732<br />

Vigliacco! 733<br />

Si fa vedere in giro,<br />

ora che passa dal retro.<br />

Sai una cosa, Matt?<br />

A volte sei proprio uno stronzo.<br />

734<br />

735


can be a real asshole sometimes,<br />

mate.<br />

We need everybody to stick<br />

together as we go past the …<br />

[11:02:07]<br />

… protesters. The front broke<br />

forward yesterday, it leaves you<br />

exposed. You have to stick together.<br />

…<br />

[11:02:30]<br />

Scum … scum … Fenian scum<br />

[11:02:38]<br />

Scum … scum … scum …<br />

Fenian scum …<br />

[11:02:45]<br />

Scum, scum, Fenian scum …<br />

scum, scum, Fenian …<br />

[11:02:49]<br />

… scum … scum, scum,<br />

Fenian scum<br />

yourselves<br />

[11:02:55]<br />

You should be ashamed of<br />

[11:03:14]<br />

Ah, why can I never find the …<br />

Did you see her wee face light<br />

up when Spike bounded up to her<br />

after school?<br />

wasn’t it?<br />

The collie was the right choice,<br />

Per favore, state uniti mentre<br />

passiamo davanti…<br />

ai dimostranti.<br />

Dovete rimanere vicini.<br />

Feccia! Luridi Papisti!<br />

feccia!<br />

222<br />

736<br />

737<br />

738<br />

Feccia! Feccia! 739<br />

Dovreste vergognarvi! 740<br />

Hai visto che faccia quando<br />

ha trovato Spike dopo la scuola?<br />

Il collie è stato<br />

la scelta migliore, non credi?<br />

Gerry. Di a Matt che hai<br />

cambiato idea.<br />

741<br />

742<br />

743<br />

Qui bello. 744<br />

Bravo, ignorami. 745


Gerry. Tell Matt you've<br />

changed your mind.<br />

Come on, boy.<br />

Oh fine, ignore me. What if<br />

they took a shot at you? What if they<br />

hit the girls? They know you, they<br />

know what've you done.<br />

I’ve done. Past tense, Ann.<br />

Way past tense.<br />

Every time you go up that road,<br />

you put the girls at risk.<br />

I’m protecting them. Look,<br />

what would you tell them in ten<br />

years’ time? We did nothing, we<br />

walked away when they threatened<br />

our kids, Mary's kids, when they<br />

closed that school, is that your<br />

answer? Is it?<br />

I don’t have the answer!<br />

[11:04:07]<br />

Look, I am not worried about<br />

ten years' down the line. I am<br />

thinking about how to get through<br />

tomorrow and the day after that.<br />

[11:04:14]<br />

I am not walking up that road<br />

with you tomorrow. I am taking<br />

them round the back.<br />

No daughter of mine is going to<br />

school through the back door, right?<br />

223<br />

E se ti avessero sparato? 746<br />

Se avessero colpito le<br />

bambine?<br />

Sanno chi sei, cosa hai fatto.<br />

Ho fatto. Passato, Ann,<br />

passato remoto.<br />

Ogni volta<br />

che percorri quella strada,<br />

747<br />

748<br />

749<br />

metti in pericolo le bambine. 750<br />

Io le sto proteggendo. 751<br />

Cosa gli dirai fra 10 anni?<br />

Non abbiamo fatto niente,<br />

siamo scappati quando hanno<br />

minacciato i nostri figli,<br />

figli di Mary e hanno<br />

chiuso quella scuola.<br />

È questa la tua risposta?<br />

Eh?<br />

752<br />

753<br />

754<br />

755<br />

Non ho la risposta. 756<br />

Non mi interessa<br />

cosa succede tra 10 anni.<br />

Penso a come arrivare<br />

a domani e dopodomani.<br />

Domani non prendo la strada<br />

con te. Le porto da dietro.<br />

Le mie figlie non andranno a<br />

scuola passando dal retro.<br />

Va bene Gerry, vai pure<br />

domani.<br />

757<br />

758<br />

759<br />

760<br />

761<br />

Perfetto. Ce le porto io. 762


Over my dead body.<br />

Aye, well Gerry, you go on the<br />

walk tomorrow, there’s plenty of<br />

them up there'll be happy to oblige.<br />

Right, fine! I’ll take them up<br />

there myself.<br />

I can’t do this any more. It’s<br />

too hard on the girls.<br />

I know, I know. You think this<br />

is easy for me? I am used to it. But<br />

Christ, I’m scared.<br />

promise.<br />

Look, we’ll get through this. I<br />

Oh Gerry, don't make promises<br />

you can't keep. Look, these people,<br />

they look at you, they don’t see what<br />

I see. They don’t see my husband,<br />

they don’t see a father.<br />

know it).<br />

I can't change how they see me.<br />

What's right is right (and you<br />

Oh, fine. You know, for once,<br />

I would really like to talk to Gerry<br />

McClure the father, not Gerry<br />

McClure the Voice of the People.<br />

[11:05:43]<br />

The people you saw on the<br />

road, they're not bad people. They're<br />

just people like us, they're angry that<br />

you're been treated like nothing, and<br />

Non ne posso più.<br />

È troppo per le bambine.<br />

Lo so, lo so.<br />

Pensi che sia facile per me?<br />

Ci sono abituato, ma mi fa<br />

ancora paura, che credi?<br />

224<br />

763<br />

764<br />

765<br />

Ce la faremo, te lo prometto. 766<br />

Non fare promesse che non<br />

puoi mantenere. Quella gente,<br />

non ti vede come ti vedo io.<br />

Non vedono mio marito, un padre.<br />

Non posso farci niente.<br />

Quel che va fatto, va fatto.<br />

767<br />

768<br />

769<br />

Fantastico. 770<br />

Sai cosa? Mi piacerebbe, per<br />

una volta,parlare con Gerry,<br />

il padre, e non Gerry Mc<br />

Clure,la voce del popolo.<br />

Le persone che hai visto lì,<br />

non sono cattive. Sono come noi,<br />

arrabbiati perché nessuno li<br />

ascolta, a nessuno interessa,<br />

hanno paura, proprio come<br />

noi. E se fanno qualcosa<br />

771<br />

772<br />

773<br />

774<br />

775


nobody listens and nobody cares, and<br />

they're just scared … they're just<br />

people like us. And if they do<br />

something that seems wrong, it<br />

doesn't mean that it is wrong, because<br />

sometimes the right thing seems<br />

wrong, and … if people call them<br />

monsters for making kids cry, well, I<br />

have to cry for you, and monsters<br />

don't cry …<br />

[11:06:59]<br />

Where'd Daddy go, Mummy?<br />

Aoife, come on.<br />

[11:07:03]<br />

Is Daddy coming back?<br />

Aoife, for God’s sake, hurry<br />

up! Kylie's got plenty of dolls you<br />

can play with.<br />

Good girl.<br />

[11:07:16]<br />

I've been married for 20 years.<br />

Gerry going to prison. Raising Tony.<br />

Gerry getting out of prison. I thought<br />

the worst was behind me.<br />

You know Ann, this isn't just<br />

about you and Gerry.<br />

No matter what we … no<br />

matter what I think, or what I decide,<br />

I’m doing wrong by the girls. I’ll<br />

have to answer to them in ten years,<br />

che sembra sbagliato, può<br />

darsi che non lo sia. Perché a volte<br />

la cosa giusta sembra<br />

sbagliata, e la gente li chiama<br />

mostri,<br />

perché fanno piangere i<br />

bambini, ma io piango per te,<br />

225<br />

776<br />

777<br />

778<br />

e i mostri non piangono. 779<br />

Mamma, dov’è andato papà? 780<br />

Muoviti, Aoeife! 781<br />

Papà torna? 782<br />

Muoviti, Kylie ha un sacco<br />

di bambole con cui giocare!<br />

783<br />

Brava. 784<br />

Siamo sposati da 20 anni.<br />

Gerry in prigione, crescere Tony.<br />

Gerry esce. Pensavo che il<br />

peggio fosse passato<br />

Qua non si tratta<br />

solo di te e Gerry.<br />

Non importa cosa penso,<br />

cosa decido.<br />

Sbaglio sempre con le<br />

ragazze. Fra 10 anni dovrò dire<br />

se ho fatto la cosa<br />

giusta, non lo so ora.<br />

785<br />

786<br />

787<br />

788<br />

789<br />

790


and if I do the right thing, I don’t<br />

know the answer now.<br />

I can’t breathe. Knowing<br />

things that they have seen, things that<br />

they shouldn’t have seen … they’re<br />

different, harder. And Gerry … I’m<br />

losing my family.<br />

What is wrong with going<br />

through St Gabes?<br />

Nothing. Nothing at all, only if<br />

we all don’t walk, we all lose the<br />

school. It’s never over, is it?<br />

about.<br />

Mi manca l’aria.<br />

Con quello che hanno visto,<br />

e non avrebbero dovuto<br />

vedere.<br />

Sono diverse, più dure.<br />

Gerry, sto<br />

perdendo la mia famiglia.<br />

Che male c’è a<br />

passare da St. Gabe’s.<br />

Niente. Solo che rischiamo<br />

di perdere la scuola.<br />

226<br />

791<br />

792<br />

793<br />

794<br />

795<br />

Non è mai finita. 796<br />

No. It's never over. No, non è mai finita. 797<br />

[11:08:09]<br />

Mum? Mum, are you here?<br />

Mummy ..?<br />

[11:09:21]<br />

Clear off!<br />

[11:09:26]<br />

They're just kids mucking<br />

They're not kids, Roy. They’re<br />

hoods. And hoods are no help to<br />

anyone.<br />

Are you all set for tomorrow?<br />

Yip. Round 3. Ding-ding.<br />

Come out of your corner<br />

fighting. Klaxon. Check.<br />

Woooo …<br />

Mamma? mamma, sei qui? 798<br />

Andate via! 799<br />

Sono solo ragazzi,<br />

fanno i cretini.<br />

Non sono ragazzi. Sono<br />

teppisti.<br />

E i teppisti non aiutano nessuno.<br />

800<br />

801<br />

Pronti per domani? 802<br />

Sì, terzo round. 803<br />

Fuori dall’angolo,<br />

clacson. Controllo.<br />

804<br />

Controllo. Pete… 805<br />

Stai su, Sarah. Magari non<br />

succederà neanche.<br />

Hey cheer up Sarah, it might E se fosse già successo? 807<br />

806


never happen.<br />

face?<br />

Tony.<br />

What if it already has?<br />

Here Sarah. Why the long<br />

[11:10:03<br />

Gerry, you have to talk to<br />

I'll get Seamus to give me a<br />

hand to put some grills on in the<br />

morning.<br />

[11:10:50]<br />

Fuck you'se. Fuck you’se all.<br />

You'se are all animals.<br />

2001<br />

[11:11:03]<br />

Wednesday 5th September<br />

Third day of term<br />

[11:11:06]<br />

No sign of an end to the stand<br />

off. We’re live …<br />

[11:11:08]<br />

… in North Belfast at the Holy<br />

Cross Primary School where the<br />

Army is out in force this morning.<br />

Parents in Belfast vow to take<br />

their daughters past Loyalist<br />

protesters for a third day running …<br />

[11:11:27]<br />

Karen? Is everything all right?<br />

Karen?<br />

Dai Sarah,<br />

che faccia lunga!<br />

227<br />

808<br />

Devi parlare a Tony. 809<br />

Dirò a Seamus di aiutarmi a<br />

mettere delle sbarre domani.<br />

Fottetevi! Fottetevi tutti!<br />

Siete degli animali!<br />

Mercoledì 5 settembre 2001<br />

3° giorno di scuola<br />

Non sembra che vogliano<br />

smettere. Siamo qui dal vivo…<br />

…a Belfast alla scuola di<br />

Holy Cross dove c’è l’esercito<br />

oggi.<br />

I genitori hanno detto che<br />

passeranno con le figlie<br />

in mezzo alle proteste degli<br />

unionisti, per il terzo giorno…<br />

810<br />

811<br />

812<br />

813<br />

814<br />

815<br />

816<br />

Karen? Va tutto bene? 817<br />

Karen? 818


[11:11:44]<br />

There’s fewer today. Maybe<br />

the worst's over. You look tired.<br />

road today.<br />

We're not walking down the<br />

Look, Ann, we've had this<br />

argument, love. They are not second<br />

class citizens and neither are we. We<br />

are not taking them around the back.<br />

I wish you would listen to me<br />

just once. I am taking them, by<br />

myself. I don't want you here. You<br />

want them down this road for the<br />

principle, you want them through the<br />

front door of their school, fine. I’ll<br />

do it. But I’ll do it alone.<br />

All these years. By my side.<br />

Knowing who I was. And you<br />

do this now? Jesus, I’m doing<br />

nothing wrong here.<br />

This isn't about you.<br />

Keep together, you have to<br />

stick together.<br />

You’re right, Gerry. I am tired.<br />

Come on, darling.<br />

Mummy?<br />

Daddy's going to walk with us<br />

Mummy, isn't he? Please.<br />

Daddy, no!<br />

Don't go, Daddy. Please!<br />

Oggi ce n’erano meno.<br />

Forse il peggio è passato.<br />

228<br />

819<br />

Sembri stanca. 820<br />

Non passeremo di là, oggi. 821<br />

Ne abbiamo già parlato, 822<br />

non sono cittadine di 2a<br />

classe, e nemmeno noi.<br />

Vorrei che mi stessi a sentire,<br />

per una volta.<br />

823<br />

824<br />

Ce le porterò io, da sola. 825<br />

Non ti ci voglio lì. 826<br />

Vuoi che passino<br />

di lì per principio,<br />

vuoi che entrino dalla porta<br />

principale? Bene, ce le porto io,<br />

827<br />

828<br />

sola. 829<br />

Tutti questi anni al mio<br />

fianco.<br />

Sapevi chi ero. E ora fai questo?<br />

Non sto facendo<br />

niente di sbagliato.<br />

830<br />

831<br />

Non si tratta di te qui. 832<br />

Rimanete vicini,<br />

dovete stare vicini.<br />

Hai ragione Gerry,<br />

sono stanca.<br />

833<br />

834<br />

Avanti tesoro. 835<br />

Mamma? 836<br />

Papà verrà con noi vero? 837<br />

Papà, no! 838<br />

Papà non andare, per<br />

piacere!<br />

839


I want Daddy. I want Daddy to<br />

come. Daddy, no! Daddy, no!<br />

Siobhan! Siobhan, come back.<br />

Siobhan, what are you doing?<br />

Mummy’s looking after you. Ann …<br />

come on.<br />

[11:13:23]<br />

What are you frigging crying<br />

about? Run away home, you wee<br />

Fenian bitch<br />

[11:13:28]<br />

Can you see Mummy, Daddy?<br />

[11:14:03]<br />

Siobhan!<br />

Shoot the bastards. Shoot ‘em.<br />

Siobhan …<br />

[11:14:17<br />

Mummy!<br />

It's over.<br />

I promise. It's over now.<br />

[11:14:42]<br />

Sarah … Sarah.<br />

Sarah. Are you all -<br />

Excuse me. Were you here?<br />

What did you see? What happened?<br />

Yeah, I was here, something<br />

was thrown at the cops, right …?<br />

… not the parents or the kids<br />

… the cops. That's what happened.<br />

No, Sarah. Wait …<br />

Siobhan, Siobhan torna<br />

indietro!<br />

Siobhan, che fai?<br />

Mamma ti sta cercando.<br />

Che cavolo piangi? Va a<br />

casa, papista puttana!<br />

229<br />

840<br />

841<br />

842<br />

Vedi la mamma, papà? 843<br />

Siobhan! 844<br />

E’ finita 845<br />

E tutto finito, ora 846<br />

Mi scusi, ha visto<br />

quel che è successo?<br />

Sì, ero qui, è<br />

stato contro i poliziotti<br />

non i bambini o i genitori,<br />

solo i poliziotti<br />

847<br />

848<br />

849<br />

No, Sarah, aspetta… 850<br />

Almeno ci staranno<br />

a sentire adesso.<br />

Ti rendi conto di cosa hai<br />

fatto?<br />

851<br />

852


…<br />

done?<br />

At least they'll listen to us now<br />

Do you realise what you've<br />

I did nothing. I was just here.<br />

You lose something?<br />

[11:15:23]<br />

… children make their way to a<br />

Belfast primary school. The<br />

Northern Ireland Secretary called it<br />

…<br />

[11:15:30]<br />

Some here claimed the bomb<br />

had been directed at security forces<br />

and that it had been thrown by<br />

someone from outside the area …<br />

[10:15:54]<br />

Billy Hutchinson. Bit late to be<br />

talking sense now, isn't it?<br />

…<br />

The kids finally got to sleep.<br />

I never thought I'd listen to that<br />

Non ho fatto niente.<br />

Stavo solo lì.<br />

230<br />

853<br />

Hai perso qualcosa? 854<br />

I bambini sono riusciti a farsi<br />

strada fino alla scuola.<br />

Il Ministro Nord Irlandese<br />

l’ha chiamata “la via dei barbari”.<br />

Qualcuno sostiene che la<br />

bomba<br />

fosse diretta ai militari,<br />

e lanciata da qualcuno<br />

che veniva da fuori …<br />

Bisognerebbe ricominciare a<br />

ragionare, no?<br />

Fanno fatica ad<br />

addormentarsi<br />

Forse hanno imparato la<br />

lezione<br />

I had to give Siobhan Calpol. E le bambine, allora? 862<br />

[11:16:25]<br />

Friday 23rd November 2001<br />

After 12 Weeks of Protest<br />

[11:16:53]<br />

Ann!<br />

They’re saying it’s over girls.<br />

Venerdì 23 Novembre 2001<br />

Dopo 12 settimane di protesta<br />

855<br />

856<br />

857<br />

858<br />

859<br />

860<br />

861<br />

863<br />

Ann! 864<br />

Hanno detto che è finita,<br />

bambine.<br />

Where’s your Ma, upstairs? Dov’è la mamma?<br />

Di sopra?<br />

865<br />

866


Twelve weeks terrorizing our<br />

kids, and they get what they want.<br />

Per 12 settimane terrorizzano<br />

i bambini e alla fine la vincono.<br />

This country is sick. Questo paese è malato. 868<br />

[11:17:07]<br />

Ann!<br />

It’s over …<br />

It's over, Ann …<br />

[10:17:46]<br />

Some news just in. Loyalists in<br />

Belfast have tonight suspended their<br />

protest at Holy Cross Girls School in<br />

the Ardoyne area …<br />

[11:17:53]<br />

… of North Belfast. This week<br />

the protest had entered its 12th week<br />

…<br />

[11:17:57]<br />

… they said we’re getting<br />

ramps, CCTV, and a turning circle at<br />

the school.<br />

That is class, pure class. Nice<br />

one. So this is what winning feels<br />

like.<br />

Harry. We are going to get the<br />

wall, aren’t we?<br />

Yes. The CPLC said that …<br />

Sarah …<br />

Not exactly overnight, but still,<br />

12 weeks. Not bad.<br />

[11:18:37]<br />

Karen? Are you there?<br />

231<br />

867<br />

Ann! 869<br />

È finita! 870<br />

É finita. 871<br />

Gli unionisti a Belfast oggi<br />

hanno sospeso la protesta<br />

alla scuola elementare di<br />

Holy Cross, nella zona di Ayrdon,<br />

Belfast Nord. Siamo alla<br />

dodicesima settimana di protesta<br />

Ci daranno delle rampe, TV<br />

via cavo e un bus per la scuola.<br />

Questa è classe!<br />

Pura classe! Bella mossa.<br />

Allora, è così che<br />

si sentono i vincitori?<br />

Harry, ci daranno il muro,<br />

giusto?<br />

Sì, l’Ufficio Relazioni ha<br />

detto…<br />

872<br />

873<br />

874<br />

875<br />

876<br />

877<br />

878<br />

879<br />

Sarah. 880<br />

Non proprio veloce, ma 12<br />

settimane, non male.<br />

881<br />

Karen, sei lì? 882


[11:19:14]<br />

Karen …<br />

Whatever you think of me, and<br />

what I have done … if it was wrong.<br />

I could lose everything, but I'd have<br />

nothing if I lost you.<br />

You're the one thing I've done<br />

right, Karen, and I know that sorry is<br />

not enough, but it's all I have.<br />

You know you can always talk<br />

to me, right?<br />

McClure?<br />

[11:20:27]<br />

McClure. Siobhan and Aoife<br />

[11:20:39<br />

Siobhan back at school yet?<br />

It's her birthday tomorrow.<br />

Look, I've told the other<br />

mothers, these tranquillisers are<br />

strong so make sure you don't exceed<br />

the stated dose, all right?<br />

to school.<br />

[11:21:04<br />

I don't like it when you don't go<br />

You know what I wished for?<br />

Ssssh. Mummy says that if you<br />

tell, it isn’t going to come true. You<br />

232<br />

Karen! 883<br />

Qualsiasi cosa pensi di me,<br />

e di quello che ho fatto,<br />

884<br />

se era sbagliato. 885<br />

Posso perdere tutto, 886<br />

ma non avrei niente<br />

se perdessi te.<br />

Sei l’unica cosa<br />

che ho fatto bene,<br />

e so che non basta,<br />

ma sei tutto quello che ho.<br />

Lo sai che puoi sempre<br />

parlare con me, giusto?<br />

Mc Clure?<br />

Siobhan e Aoife Mc Clure?<br />

887<br />

888<br />

889<br />

890<br />

891<br />

Siobhan è tornata a scuola? 892<br />

È il suo compleanno domani. 893<br />

Senti, l’ho detto alle altre<br />

madri, questi tranquillanti sono<br />

forti,<br />

894<br />

sta attenta alle dosi, ok? 895<br />

Non mi piace quando<br />

non vai a scuola.<br />

896<br />

Sai cosa vorrei? 897<br />

mamma dice che se lo dici,<br />

non si avvera,<br />

Puoi dire il contrario.<br />

L’ha detto la mamma.<br />

898<br />

899


can only say the opposite. Mummy<br />

says that's aloud.<br />

I wished … I wished Daddy<br />

would stay away forever.<br />

[11:23:18]<br />

The area is being redeveloped<br />

[11:23:31]<br />

Since September 2001 over<br />

100 Girls from Holy Cross School<br />

have received trauma counselling<br />

Vorrei … vorrei che papà<br />

andasse via per sempre.<br />

L’area è in via di<br />

ristrutturazione.<br />

Dal settembre 2001 più di<br />

100 alunne di Holy Cross<br />

seguono una terapia post-<br />

traumatica.<br />

233<br />

900<br />

901<br />

902<br />

903


Bibliografia 234


Bibliografia<br />

Aprà, A. (a cura di), (1997). Le avventure della non fiction –Il cinema e il suo oltre – 2.16°<br />

Rassegna Internazionale Retrospettiva. Roma, Mostra Internazionale del Nuovo<br />

Cinema.<br />

Baccolini, R., R. M. Bollettieri Bosinelli e L. Gavioli a cura di (1994). Il doppiaggio.<br />

Trasposizioni linguistiche e culturali. Bologna, Clueb.<br />

Becquemont, D. (1996) “ Le sous-titrage cinématographique: contraintes, sens, servitudes”.<br />

In Y. Gambier (1996). Les transferts linguistiques dans les médias audiovisuels.<br />

Paris, Presses Universitaires du Septentrion. 145-155.<br />

Bollettieri Bosinelli, R. M., C. Heiss, M. Soffritti e S. Bernardini a cura di (2000). La<br />

traduzione Multimediale: Quale Traduzione per quale Testo?, Atti del Convegno<br />

Internazionale, Forlì 2-4 Aprile 1998, Bologna, Clueb.<br />

Burch, N. (1980) Praxis du cinéma, Gallimard, Paris 1969, tr.it. di C. Bragaglia, Prassi del<br />

Cinema, Pratiche, Parma, 1980.<br />

Castellano L. (2002 – Prima ed: 1995) La TV dall’anno zero – Linguaggio e generi<br />

televisivi in Italia (1954- 2002), Roma, Edizioni Studium.<br />

Castellano, S. A cura di (2000). Il doppiaggio. Profilo, storia e analisi di un’arte negata.<br />

Roma, aidac.<br />

Danan, M. (1991) “Dubbing as an Expression of Nationalism”, Meta, XXXVI (4):606-613.<br />

De Linde, Z. e Kay, N. (1999) The Semiotics of Subtitling. Manchester, St. Jerome<br />

Publishing.<br />

Di Giovanni (2003) “Cultural Otherness and Global Communication in Walt Disney Films<br />

at the turn of the century” in Screen Translation special issue of The Translator<br />

Studies in Intercultural Communication, vol 9, number 2, 2003, Manchester, St.<br />

Jerome Publishing.<br />

Galassi, G. (1996) “Fottiti amico” in Tradurre il cinema. Atti del Convegno organizzato da<br />

G. Soria e C. Taylor 29-30 novembre 1996, Università degli studi di Trieste, Trieste,<br />

pp. 3-9.<br />

235


-------- (2000-1) “Tre funerali e un matrimonio”, in La traduzione Multimediale: Quale<br />

Traduzione per quale Testo?, Atti del Convegno Internazionale, Forlì 2-4 Aprile<br />

1998, Bologna: Clueb., 153-166.<br />

Gambier, Y. (2003) “Screen Transadaptation: Perception and Reception” in Screen<br />

Translation special issue of The Translator Studies in Intercultural Communication,<br />

vol 9, number 2, 2003, Manchester, St. Jerome Publishing.<br />

Giambagli, A. (1992) Vincoli e potenzialità dell'interprete nella traduzione simultanea per il<br />

cinema’, Miscellanea, 61-72.<br />

Gottlieb, H. (1997) Subtitles, Translations & Idioms, PhD Thesis, Center for Translation<br />

Studies and Lexicography, University of Copenaghen, 1997.<br />

Heiss, C e Bollettieri Bosinelli, R.M. (a cura di) (1996) Traduzione Multimediale per il<br />

cinema, la televisione e la scena. Bologna, CLUEB.<br />

Ivarsson, J.e M. Carroll (1998) Subtitling, TransEdit HB, Simrisshamn, Sweden.<br />

Kovacic, I. (1996).” Subtitling strategies: A flexible hierarchy of priorities”. In Heiss, C. e<br />

R.M. Bosinelli, a cura di (1996).297-305<br />

Metz, C. (1972) Semiologia del cinema. Milano, Garzanti.<br />

Labriola, T. (2002) Confronto tra doppiaggio e interpretazione sim. film pianeta scimmie,<br />

Tesi di laurea non pubblicata, SSLMIT, Forlì.<br />

Lecuona, L. (1994). "Entre el doblaje y la subtitulación: la interpretación simultánea en el<br />

cine". Transvases culturales: literatura, cine, traducción, F. Eguilus et al., eds. Vitoria:<br />

Universidada del País Vasco, 279-286.<br />

Lukyen, G.M. (1991) Overcoming language barriers in television: dubbing and subtitling<br />

for the European audience, Media Monograph number 13, Manchester, European<br />

Institute for the Media.<br />

Palozzi, C. e Sica, A. (a cura di) Genova Film Festival, Catalogo VI edizione, Genova 2003.<br />

Quargnolo (1996) “Il doppiato italiano” in Tradurre il cinema. Atti del Convegno<br />

organizzato da G. Soria e C. Taylor 29-30 novembre 1996, Università degli studi di<br />

Trieste, Trieste, pp. 19-23.<br />

Rundle, C. (2000) “Using subtitles to teach translation”, in La traduzione Multimediale:<br />

Quale Traduzione per quale Testo?, Atti del Convegno Internazionale, Forlì 2-4<br />

Aprile 1998, Bollettieri Bosinelli (a cura di), Bologna, CLUEB, pp.167-181.<br />

236


Rundle, C. (2001) “The censorship of Translation in Fascist Italy” in Derek Jones (ed),<br />

Censorship – An international Encyclopedia, Londra e Chicago; Fitzroy Dearborn,<br />

2001 (ISBN 1-57958-135-8)<br />

Schleiermacher, F. (1993) [1813] “Sui diversi modi del tradurre” in La teoria della<br />

traduzione nella storia, a cura di Siri Nergaard, Milano, Bompiani, pp. 144-179 [trad.<br />

di Giovanni Moretto, tit. orig. “Über die verschiedenen Methoden des Übersetzens”].<br />

Shochat, E. e Stam, R. (1985) The cinema after Babel: Language, Difference, Power.<br />

Screen (26) 3-4:35-38<br />

Snelling, D. “Upon the simultaneous translation of films” in The Interpreters’ Newsletter,<br />

number 3, 1990, pp. 14-16.<br />

Taylor, C. (1999) “The Subtitling of Film Dialogue: an economic use of language”, in Atti<br />

del XIX Convegno AIA: L’economia della letteratura, lingua e cultura nei paesi<br />

anglofoni,21/23settembre1999<br />

URL:http://claweb.cla.unipd.it/CITATAL/documenti/trieste/aia.rtf.<br />

-------- (1998) “In defence of the word: Subtitles as conveyors of meaning and guardians of<br />

culture”, in La traduzione multimediale: quale traduzione per quale testo? Atti del<br />

convegno internazionale: La traduzione multimediale: quale traduzione per quale<br />

testo?/Multimedia translation: which translation for which text? Forlì, 2-4 aprile 1998<br />

/Bollettieri Bosinelli (a cura di), Bologna, CLUEB, pp. 153-166.<br />

-------- (2003) “ in Multimodal transcription in the analysis, Translation and subtitling of<br />

italian films” in Screen Translation special issue of The Translator Studies in<br />

Intercultural Communication, vol 9, number 2, 2003, Manchester, St. Jerome<br />

Publishing.<br />

-------- (1999) “The Translation of Film Dialogue”, Textus XII, 2, 443-458.<br />

-------- (2000-2). “The subtitling of film: reaching another community”, in Discourse and<br />

Community; Doing functional Linguistics, a cura di E. Ventola, Gunter Narr Verlag,<br />

Tubingen.<br />

URL: http://claweb.cla.unipd.it/CITATAL/documenti/trieste/subtitling.rtf<br />

Ulrich, M. (1996) “Domestication and foreignisation in film translation” in Tradurre il<br />

cinema. Atti del Convegno organizzato da G. Soria e C. Taylor 29-30 novembre<br />

1996, Università degli studi di Trieste, Trieste, pp. 19-23.<br />

237


Venuti, L. (edited by) (1992) Rethinking translation: discourse, subjectivity, ideology,<br />

London, Routledge.<br />

-------- (1995): “Translation and the formation of cultural identities”, in Cultural functions of<br />

translation edited by C. Schaffner and H. Kelly-Holmes, Multilingual matters LTD,<br />

pp. 9-26, 32-55.<br />

-------- (1995) The translator’s invisibility, London/New York, Routledge.<br />

--------.(1998) The scandals of translation: Towards an ethics of Difference, London/New<br />

York, Routledge.<br />

-------- (edited by) (2000): “Translation, community, utopia”, in The Translation Studies<br />

Reader. London, Routledge, pp. 468-488.<br />

Viezzi, M. (1992) “The translation of Film subtitles from English into Italian” in The<br />

Interpreters’ Newsletter, number 4, Trieste: SSLMIT,84-86.<br />

Materiale on line<br />

Elenco film festival in Italia<br />

http://www.tamtamcinema.it<br />

Festival del Cinema Europeo di Lecce, Homemepage.<br />

http://www.eurocinefestival.org<br />

Sognando Bollywood. La straordinaria avventura del cinema indiano (4-6-2004).<br />

http://cinetecadibologna.it<br />

Interviste alle agenzie Microcinema, Ombre Elettriche, Underlight, Classic Titles<br />

http://subtitleproject.net<br />

Fenians, Dizionario di Storia<br />

http://pbm.storia.it<br />

238


Petrillo, G.( )La questione irlandese<br />

http://www.regnounito.net<br />

R. Coles (1980) Ulster Children. Waiting for the prince of peace.<br />

http://www.theatlantic.com<br />

Storia della Mostra del Cinema di Venezia<br />

http://www.mostradelcinemadivenezia.com<br />

239


240


Abstract<br />

The main purpose of this dissertation is to analyse the practice of translation in film<br />

festivals in order to have a better understanding of this area of translation. At film festivals,<br />

all films shown in the original version have to be rendered accessible to the audience and so<br />

translation has a fundamental role.<br />

This study analyses the field of multimedial translation in detail in order to examine<br />

its specific features and problems in an area that is of particular interest for the multimedial<br />

translator.<br />

The research starts by examining the most common methods of multimedial<br />

translation, the different features of these methods and the way they affect the perception of<br />

the audience in the particular genre of material shown at film festivals, i.e. art films and<br />

works of cultural value, is also discussed.<br />

Next, a series of interviews carried out with the directors and organisers of several<br />

film festivals are presented together with the criteria adopted to select the film festivals in<br />

order to have a representative and heterogeneous group. The purpose of this chapter is to<br />

understand how the specific conditions and characteristics of the film festival influence<br />

translation, from the point of view of both the director and the translator (interpreter or<br />

subtitler).<br />

The study, which involved a corpus of eight interviews, was conceived as part of the<br />

‘case studies’ group on this field. It success lies not in the fact that provides results that are<br />

statistically valid, but in the fact that it demonstrates how, even analysing just a small<br />

number of cases, significant differences can be found and interesting considerations made.<br />

The study ends with the analysis of one specific film festival in detail: Bologna: the<br />

Human Rights Nights film festival. Based on our personal experience as translators for this<br />

film festival, this study examines the work of the subtitler and the characteristics of the film<br />

festival as a work place, namely the issues that inspired this dissertation.<br />

The analysis results in certain general considerations.<br />

241


242


Resumen<br />

El presente trabajo se centra en el fenómeno de la traducción en el ámbito de los<br />

festivales de cine.<br />

El objetivo del presente trabajo es analizar el papel fundamental que juega el<br />

proceso traductivo en un contexto donde las obras se presentan en su versión original y, por<br />

lo tanto, surge la necesidad de la traducción para que lleguen al alcance de todo el público.<br />

Nuestro propósito consiste en entrar en contacto con este ámbito específico para<br />

tratar sus características, sus problemáticas y su dinámica, con el objetivo de profundizar en<br />

un sector que estimula a los traductores y, especialmente, a los traductores audiovisuales.<br />

En el primer capítulo vamos a presentar las principales formas de transferencia<br />

lingüística que se utilizan a la hora de traducir el cine, las peculiaridades de dicha técnica y<br />

la manera en que el espectador se sirve de la misma para gozar de la película. Además,<br />

tomaremos en consideración una tipología específica de cine, a saber las películas que se<br />

proyectan en los festivales de cine, un contexto en el que se difunden y promueven obras de<br />

gran valor artístico y cultural.<br />

243<br />

El segundo capítulo se basa en una serie de entrevistas a directores y<br />

organizadores de festivales de cine que hemos detectado, según criterios que ilustraremos<br />

detalladamente, en una muestra homogénea y representativa. En esta sección vamos a<br />

detenernos en las condiciones y dinámicas del contexto en cuestión para ver cómo<br />

condicionan la traducción con respecto tanto a quién (organizador o director artístico) elige<br />

qué sistema de traducción adoptar, cuanto al trabajo mismo del traductor (intérprete o<br />

subtitulador).<br />

El tercer capítulo tiene como eje un festival de cine específico: el Human Rights<br />

Nights. El punto de partida de esta sección consiste en mi experiencia directa como<br />

traductora en el ámbito de dicho festival. Observaremos entonces el trabajo llevado a cabo<br />

en relación con la subtitulación y las peculiaridades que el contexto de este festival ha<br />

evidenciado para llegar a tratar las consideraciones objeto de la tesis.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!