Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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nascente terrorismo agganci la <strong>del</strong>inquenza comune.<br />
L’unico ostacolo, che diverrà poi insormontabile, riguarda<br />
la scarcerazione di alcuni reclusi (non si sa né quanti<br />
né di chi si trattasse). A Roma non vogliono correr il pericolo<br />
di uno scandalo. Meglio lasciar perdere. Prima o<br />
poi <strong>Mesina</strong> abbasserà la guardia.<br />
Pugliese, che lascerà poco dopo i carabinieri e la <strong>Sardegna</strong>,<br />
viene arrestato alla fine di marzo <strong>del</strong> 1984: a firmare<br />
l’ordine di cattura è un magistrato celebre, il giudice<br />
istruttore Carlo Palermo, che lo accusa di essere<br />
coinvolto in un colossale traffico d’armi. In un libro-inchiesta<br />
<strong>del</strong> 1986 sulla clamorosa indagine giudiziaria,<br />
l’eccellentissimo indiziato viene presentato così: «Poi<br />
c’è Massimo Pugliese, tenente colonnello dei carabinieri,<br />
legato ai generali Vito Miceli e Giuseppe Santovito,<br />
suoi superiori ai tempi <strong>del</strong> Sifar e <strong>del</strong> Sid, procacciatore<br />
d’affari sui mercati internazionali. Si era fatto un nome<br />
in <strong>Sardegna</strong>… Attraverso la rete degli informatori era<br />
stato il primo a conoscere i tentativi <strong>del</strong>l’editore Giangiacomo<br />
Feltrinelli e di alcuni suoi amici francesi che<br />
pensavano di trasformare in guerrieri i banditi sardi…<br />
Ebbe la prova che nel novembre <strong>del</strong> 1967 il brigante<br />
Graziano <strong>Mesina</strong>, certamente il più noto tra i ricercati<br />
sardi, aveva ricevuto offerte concrete: armi e denaro in<br />
cambio di un’insurrezione. Un uomo, quel Massimo<br />
Pugliese, molto coraggioso, perché nel clima di un banditismo<br />
fatto di agguati, sequestri, uccisioni, era riuscito<br />
a entrare in contatto con lo stesso <strong>Mesina</strong> dalla cui voce,<br />
registrata segretamente, si era appreso che i latitanti<br />
non avrebbero appoggiato il terrorismo politico. Grazianeddu<br />
si sentiva brigante e non guerriero».<br />
Di Massimo Pugliese, incontrato in condizioni per-<br />
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lomeno singolari, stile compassato e suadente da vero<br />
agente segreto, <strong>Mesina</strong> conserva un buon ricordo: ufficiale<br />
e gentiluomo, ha rispettato gli accordi. Non dice<br />
altrettanto degli uomini dei Servizi che, durante la latitanza,<br />
dichiara di aver incontrato. A più riprese anzi, e<br />
senza che nessuno lo smentisse, riferisce di essersi sentito<br />
proporre un minestrone eversivo. Di tutto un po’:<br />
dalla missione-lampo contro l’estrema destra altoatesina<br />
all’attentato contro la polizia nel bel mezzo di una<br />
manifestazione. Difficile dire quale sia il confine tra verità<br />
e <strong>del</strong>irio di potenza da balente. Qualcosa di vero<br />
tuttavia dev’esserci se lui stesso, rinunciando per un attimo<br />
a essere personaggio, afferma di non aver mai conosciuto<br />
l’editore Giangiacomo Feltrinelli. Su questo<br />
incontro si è riversato un oceano di parole su quotidiani<br />
e riviste. Ma Graziano resta fermo sulla sua versione:<br />
«Ho ricevuto un messaggio da Feltrinelli, diciamo pure<br />
la richiesta per un incontro, ma ho cortesemente declinato<br />
l’invito». Il motivo? Semplice. «La politica mi fa<br />
schifo». Talmente schifo da ripensarci con assoluto disgusto<br />
quando, ormai in carcere da tempo, il film <strong>del</strong>la<br />
memoria gli ricorda che avrebbe potuto essere un ottimo<br />
mercenario per un colpo di Stato.<br />
Con queste premesse, appare ovvio che <strong>Mesina</strong> non<br />
straveda per uomini e metodi dei Servizi. Quando apprende<br />
che si stanno seriamente interessando <strong>del</strong> sequestro<br />
Farouk va su tutte le furie, pensa di ritirarsi dall’affare,<br />
poi arriva a una preoccupante conclusione: meglio<br />
far finta di nulla per salvare la pelle. «Volevano, cercavano<br />
la strage», ripete ossessivamente subito dopo la<br />
liberazione <strong>del</strong> bambino. Per quanto lo riguarda, ipotizza<br />
una fine poco eroica: «Mi mettono in testa un cap-<br />
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