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A piccoli passi - percorso di riflessioni - Ofelon

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RICCARDO SABELLOTTI<br />

A PICCOLI PASSI<br />

PERCORSO DI RIFLESSIONI<br />

O<br />

www.ofelon.org<br />

GIACINTO SABELLOTTI<br />

è separato dalla natura, se per natura inten<strong>di</strong>amo il nostro ambiente originario;<br />

tuttavia, nei nuovi ambienti che abbiamo generato, siamo ancora soggetti alle<br />

leggi <strong>di</strong> natura più spietate come la lotta per la sopravvivenza e la selezione<br />

naturale; le regole del gioco sono rimaste le stesse, solo che ora la partita si<br />

gioca sul piano culturale anziché genetico.<br />

Per vincere la gara della sopravvivenza la velocità <strong>di</strong> adattamento è<br />

importante, soprattutto se mutano rapidamente le con<strong>di</strong>zioni ambientali e se vi<br />

sono dei concorrenti da battere; questo ci porta a sfruttare al massimo le nostre<br />

capacità <strong>di</strong> adattamento culturale, provocando però mutamenti altrettanto<br />

rapi<strong>di</strong> nel nostro mondo artificiale e nei nostri concorrenti, che sono bravi<br />

quanto noi ad adattarsi ad essi. Possiamo dunque concludere che da alcuni<br />

millenni viviamo veramente in uno stato <strong>di</strong> perenne e crescente emergenza<br />

evolutiva, alimentata e rafforzata dalla nostra concorrenza interna.<br />

La storia si <strong>di</strong>rige naturalmente verso il progresso dell’uomo?<br />

Se è vero che l’evoluzione culturale è come<br />

una trottola impazzita che gira sempre più<br />

velocemente, è doveroso fare le seguenti<br />

inquietanti considerazioni:<br />

• l’emergenza evolutiva è crescente, quin<strong>di</strong><br />

richiede adattamenti sempre più rapi<strong>di</strong> e<br />

profon<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ante una selezione<br />

naturale sempre più esigente, dura e mutevole; abbiamo dunque<br />

ragione <strong>di</strong> credere che l’evoluzione culturale post-agricola abbia<br />

portato nel tempo a un peggioramento della qualità me<strong>di</strong>a della vita.<br />

In effetti la vita degli schiavi era presumibilmente assai peggiore <strong>di</strong><br />

quella dei loro antenati liberi e, dato che gli schiavi costituivano una<br />

percentuale notevole della popolazione totale, la qualità me<strong>di</strong>a totale si<br />

abbassò in modo significativo; lo stesso si può <strong>di</strong>re con riferimento<br />

agli operai della prima rivoluzione industriale ed oggi in relazione alle<br />

popolazioni del terzo mondo, per non parlare dei nativi americani che,<br />

in nome del progresso, sono stati ad<strong>di</strong>rittura sterminati. I libri <strong>di</strong><br />

storia, in origine, sono nati con una funzione celebrativa delle gesta<br />

dei re e degli imperatori, nonché dei successi delle gran<strong>di</strong> potenze<br />

militari ed economiche; queste finalità, almeno in parte, sono ancora<br />

presenti oggi, ma non bisogna confondere i progressi ottenuti da una<br />

parte dell’umanità, la parte dominante, con i progressi dell’intera<br />

umanità; ciò naturalmente a meno che non si considerino gli schiavi e<br />

gli abitanti del terzo mondo come non umani<br />

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