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A piccoli passi - percorso di riflessioni - Ofelon

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RICCARDO SABELLOTTI<br />

A PICCOLI PASSI<br />

PERCORSO DI RIFLESSIONI<br />

O<br />

www.ofelon.org<br />

GIACINTO SABELLOTTI<br />

chiunque non fosse stato un astronomo; nessun falegname, conta<strong>di</strong>no o fabbro<br />

avrebbe visto cambiare la propria vita se la nuova teoria fosse stata accettata e<br />

lo stesso si può <strong>di</strong>re dei nobili e dei sacerdoti, visto che né sulla Bibbia né sui<br />

Vangeli vi era scritto qualcosa in contrasto con essa, ma l’apparenza in questo<br />

caso ci inganna; la centralità della Terra, il fatto che tutto ruotasse attorno ad<br />

essa, era infatti la principale conferma oggettiva della centralità dell’uomo nella<br />

Creazione, e quin<strong>di</strong> della nostra importanza agli occhi <strong>di</strong> Dio; in<strong>di</strong>rettamente<br />

era una prova dell’esistenza stessa <strong>di</strong> Dio e quin<strong>di</strong> giustificava sia l’autorità<br />

religiosa, sia quella politica, a quei tempi basata sul <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino. Quella che<br />

doveva essere una semplice scoperta astronomica rischiava <strong>di</strong> mettere in crisi la<br />

fede e la stabilità politica <strong>di</strong> intere nazioni, poiché demoliva il modello del<br />

mondo su cui si fondavano e che nessuno osava mettere in <strong>di</strong>scussione. Quanto<br />

accadde a livello generale può accadere anche a livello in<strong>di</strong>viduale; un uomo<br />

fiero e sicuro <strong>di</strong> sé in quanto stimato per il suo lavoro, grazie al quale riesce a<br />

mantenere la famiglia e a <strong>di</strong>re a sé stesso <strong>di</strong> essere un buon padre, può andare<br />

psicologicamente in pezzi in caso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del lavoro, anche se non per colpa<br />

sua, e sentirsi un fallito. Se ogni novità può mettere in <strong>di</strong>scussione la nostra<br />

preziosa visione del mondo, se questa è veramente così fragile, come mai non<br />

entra in crisi tutte le settimane? Come riusciamo ad evitare questo pericolo? La<br />

risposta che la natura ha dato a questo problema è <strong>di</strong> una semplicità <strong>di</strong>sarmante:<br />

al presentarsi <strong>di</strong> nuove esperienze, anche culturali, il nostro cervello si sforza <strong>di</strong><br />

aggiornare la sua visione del mondo con piccole mo<strong>di</strong>fiche, in modo da<br />

mantenerla sempre coerente con tutte le esperienze vissute fino a quel<br />

momento; quando però piccole mo<strong>di</strong>fiche non sono sufficienti, cioè quando è<br />

<strong>di</strong>fficile inserire la nuova esperienza nel vecchio contesto, valutiamo<br />

inconsciamente se vale la pena accettare la novità, rischiando <strong>di</strong> far crollare il<br />

nostro sistema <strong>di</strong> credenze e <strong>di</strong> mandare <strong>di</strong> conseguenza in crisi la nostra vita;<br />

se accettare la nuova esperienza non è in<strong>di</strong>spensabile, essa viene pertanto<br />

rifiutata, dando origine alla cosiddetta chiusura mentale, al rifiuto dell’ evidenza<br />

dei fatti, all’oscurantismo. Si tratta, in fondo, <strong>di</strong> un’ulteriore applicazione del<br />

principio dell’economia mentale: rivedere completamente o in buona parte un<br />

modello che ha richiesto anni per essere costruito e che è risultato efficace e<br />

funzionale, può essere molto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso e rischioso poiché nulla garantisce <strong>di</strong><br />

trovarne un altro migliore e in tempi brevi; dal punto <strong>di</strong> vista della<br />

sopravvivenza è dunque logico che la nostra mente rifiuti caparbiamente <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare il suo sistema <strong>di</strong> credenze e quin<strong>di</strong> il suo attaccamento ad esso è<br />

solo apparentemente irrazionale.<br />

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