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Giordano Bruno Monaco Mago Occultista

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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />

Chissà. Nei moltissimi testi dove <strong>Bruno</strong> ritorna su questo processo, a nostro avviso appare<br />

evidente (anche dal "modo" di scrivere) un grande conflitto psicologico dovuto alla non<br />

accettazione dei limiti della mente e al tentativo (sempre tramite la mente) di infrangere tali<br />

limiti, con l'ausilio di "macchine mentali" (come le ruote simboliche usate per la mnemotecnica.<br />

Ci si perdoni dunque l'azzardo ma, nel leggere le opere Bruniane, ci è sempre più sembrato che il<br />

nolano volesse sostituire alla mente umana un computer efficiente, che ricorda tutto, che<br />

attraverso una logica "binaria", come appunto quella delle macchine, potesse arrivare a stendere<br />

su un tappeto tutta la realtà concepibile e, da quella, procedere velocemente verso le Idee<br />

Supreme.<br />

Le ombre, per <strong>Bruno</strong>, sono il<br />

passaggio tra il buio e la luce. Sono<br />

ombre, non sono buio assoluto. Il<br />

parallelo con il mito platonico della<br />

caverna è evidente. Ma mentre in<br />

Platone http://goo.gl/nLFI2<br />

http://goo.gl/C8lBb tale percorso<br />

majeutico è, sotto un certo aspetto,<br />

sovrarazionale, in <strong>Bruno</strong> tutto<br />

transita attraverso la superprestazione<br />

della "mente" umana,<br />

costretta, stressata, impegnata a<br />

comprendere attraverso schemi<br />

razionali, sillogistici, aristotelici in<br />

ogni aspetto della realtà.<br />

Afferma <strong>Bruno</strong> nel Sigillus: “Solo con<br />

la concezione della Simmetria<br />

conosciamo qualsiasi cosa composta,<br />

connessa, congiunta, mista, ordinata.<br />

Infatti, benché contempliamo<br />

distintamente all’interno e all’esterno<br />

(sensi interiori ed esteriori), parte dopo<br />

parte, membro dopo membro, specie<br />

dopo specie, non riusciamo a<br />

comprendere la ragione della<br />

perfezione del TUTTO, se non grazie<br />

all’armonica e consonante analogia di<br />

tutte le cose con tutte le cose o almeno<br />

delle precipue con le precipue”.<br />

E poi, nel “Conceptus” stabilisce che,<br />

attraverso sette gradini si ascende al<br />

Principio finché si ha la<br />

trasformazione del sé nella cosa (transformatio sui in rem) e della cosa in se stesso<br />

(transformatio rei in se ipsum). Qui, forse, a nostro avviso, c'è un primo tentativo di conciliare un<br />

processo schiettamente razionale, con uno caratteristico della mistica, in cui l'osservatore, o colui<br />

che contempla, coincide con la cosa contemplata.<br />

Nel “De immenso” afferma: “Pertanto perseguiamo quella contemplazione che non è ne futile né<br />

vana, ma profondissima e la più degna dell’uomo perfetto, quando cerchiamo lo splendore,<br />

l’effusione e la partecipazione della divinità e della natura… Allora l’uomo verrà detto un grande<br />

miracolo da Trismegisto: l’uomo che si trasforma in Dio..”<br />

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