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Giordano Bruno Monaco Mago Occultista

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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />

Se gli archetipi stessi sono gli “indici” della biblioteca dell’universo, allora possiamo senz’altro<br />

ipotizzare che, nella visione del mago rinascimentale, i simboli astrologici<br />

rappresentano gli immediati “sotto-indici”, cioè le categorie intelligibili più vicine a<br />

ciò che può solo essere intuito, ma mai compreso.<br />

Imprimendo tali simboli nella mente, l’ermetista getta in qualche modo le basi per la successiva<br />

catalogazione di ogni ulteriore oggetto, che riceverà una sua collocazione in base alla ratio che lo<br />

collega ai simboli principali.<br />

In questo modo gli sarà possibile, muovendosi nel mondo, riconoscere in ogni cosa i<br />

collegamenti e le leggi che esprimono nel mondo stesso la presenza del Divino, e che<br />

fanno della apparente molteplicità un unico immenso disegno, espressione e sostanza<br />

dell’Assoluto. In questo disegno ogni apparente diversità si compone, si giustifica e si annulla.<br />

Così ogni legge si risolve nell’unico fatto della<br />

coscienza divina onnipervadente.<br />

La ruota della memoria<br />

«Il vero Caos di Anassagora è una varietà senza<br />

ordine. Proprio così come nella varietà stessa delle<br />

cose distinguiamo un ordine meraviglioso, che,<br />

instaurando una connessione degli elementi sommi<br />

con gl’infimi e degl’infimi coi sommi, fa concorrere<br />

tutte le parti insieme a costituire il bellissimo aspetto<br />

di un solo grande essere animato (qual è il mondo),<br />

poiché tanta diversità richiede tanto ordine e un così<br />

grande ordine tanta diversità. Non ci può essere,<br />

infatti, nessun ordine dove non risulti alcuna<br />

diversità. Perciò non è lecito intendere il primo<br />

principio né ordinato<br />

né in ordine» .<br />

Attraverso la comprensione dell’archetipo (che si realizza<br />

“portandolo dentro”) da un lato, e mediante il riconoscimento<br />

delle catene associative che da questo procedono dall’altro, il<br />

mago arriva a contenere in sé un grandissimo numero di oggetti<br />

e di concetti, ciascuno collegato agli altri in una serie coerente e<br />

ordinata.<br />

È un po’ come se gli archetipi costituissero una sorta di<br />

“indice generale” dei contenuti del mondo. Ciascuna voce<br />

di questo “indice generale”, a sua volta, origina “sotto-indici” e<br />

“sotto-sottoindici” e “sotto-sottosotto-indici”, e così di seguito,<br />

fino ad arrivare all’apparente infinità degli oggetti creati.<br />

Attraverso la guida dei simboli (figure, schemi, immagini<br />

allegoriche) il mago inizia a risalire lungo i “sotto-sotto-ecc.”,<br />

arrivando via via a categorie sempre più comprensive, finché «si<br />

arriva dalla confusa pluralità delle cose, all’unità che esse<br />

sottintendono».<br />

Le “ombre” di cui tratta <strong>Bruno</strong> non sono altro che gli oggetti del mondo sensibile, la<br />

manifestazione così come ci è possibile conoscerla attraverso i sensi e attraverso l’intelletto. E<br />

poiché “questa nostra natura non è così grande da potere abitare, secondo la sua capacità, il<br />

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