Giordano Bruno Monaco Mago Occultista
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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />
l’opinione anglicana, solleva numerose critiche, suscita dispute appassionate. Deciso a trionfare,<br />
appollaiato sul suo orgoglio di pensatore che conosce il proprio valore e giudica non senza<br />
alterigia quello dei suoi avversari, <strong>Bruno</strong> consacra due anni a replicare per le rime. Due anni che<br />
fanno di <strong>Bruno</strong> un filosofo, un teologo ed un potente scienziato, innovatore, impertinente. Nel<br />
1584 escono 3 delle sue opere: "La cena delle ceneri”, “De la causa, principio et uno”, “De infinito,<br />
universo et mondi”.<br />
Queste opere espongono in particolar modo una visione cosmografica sublime ed audace,<br />
rivoluzionaria, quasi visionaria. Affonda la vecchia concezione sempre regnante del<br />
geocentrismo, sostiene la rappresentazione copernicana del mondo… anche superandola:<br />
l’universo è infinito, popolato da una moltitudine di mondi simili al nostro. Concependo un<br />
mondo aperto, <strong>Bruno</strong> compie un salto nell’Immensità. La forza della logica della sua intuizione<br />
ne fa un precursore di Keplero e dell’astronomia moderna. Ma <strong>Bruno</strong> resta ancorato nella sua<br />
epoca, mischiando alle sue folgorazioni credenze ermetiche, magiche ed animiste: la vita anima<br />
pianeti preoccupati di esporre le loro facce al sole, la materia possiede un’anima sensibile e<br />
razionale…<br />
Nel 1585, tre nuove opere approfo ndiscono e proseguono le sue audacie. “Lo spaccio della bestia<br />
trionfante” critica i comportamenti calvinisti e cattolici in nome di un attivismo umanista… “La<br />
cabala del cavallo di Pegaso” è un opuscolo satirico che demolisce metodicamente l’edificio<br />
aristotelico, venerabile riferimento da diversi secoli. Infine, “Gli eroici furori” ribadiscono l’idea<br />
di un mondo che non ha più un centro… e Dio più nessun luogo.<br />
Di ritorno da Parigi, <strong>Bruno</strong> vede la sua posizione deteriorarsi. Il re non può più arrischiarsi a<br />
difendere un “eretico” del sapere, mentre gli scontri religiosi s’inaspriscono. <strong>Bruno</strong> è isolato da<br />
un oscuro affare che l’oppone a Mordente, geometra sostenuto dai leghisti, che lo accusa di<br />
attribuirsi la paternità del compasso differenziale. Un nuovo esilio conduce il focoso pensatore in<br />
Germania. Nel giugno del 1586, l’università di Marburg e poi di Wittenberg lo accolgono. Vi<br />
rimane per circa due anni… il tempo di scontrarsi nuovamente con la gerarchia.<br />
Nell’autunno del 1588, <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong><br />
apprende della sua scomunica, proclamata<br />
questa volta dal pastore della chiesa<br />
luterana!<br />
La sua rapida messa al bando lo obbliga a<br />
riprendere la strada. Prima Helmstedt, poi<br />
Francoforte. Nell’intervallo, la sua<br />
produzione non s’indebolisce, alimentata dal<br />
fuoco delle polemiche e dei suoi viaggi<br />
successivi. La “Trilogia di Francoforte”<br />
testimonia della sua volontà di mettere in<br />
ordine il suo pensiero. “De immenso et<br />
innumerabilibus” riesamina le basi della sua<br />
cosmografia. “De monade, numero et figura”<br />
conduce ad una riflessione magica in cui si<br />
afferma il rapporto organico tra i numeri e le<br />
figure geometriche. “De triplici minimo et<br />
mensura” è una bozza di sorprendenti<br />
sviluppi sull’infinitamente piccolo che<br />
annunciano le riflessioni che seguiranno sull’atomo. La sua ultima opera, comparsa nel 1591<br />
(“De imaginum compositione”) espone un sistema mnemotecnico incredibilmente sofisticato.<br />
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