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Giordano Bruno Monaco Mago Occultista

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19/06/2012 - 20.17 <strong>Giordano</strong> <strong>Bruno</strong> <strong>Monaco</strong> <strong>Mago</strong> <strong>Occultista</strong><br />

sofia terrena, in cui la verità è immanentizzata nella natura; quell’altra <strong>Bruno</strong> non la nega ma<br />

riconosce che è preclusa alla capacità dell’uomo.<br />

Ma in quella che <strong>Bruno</strong> chiama sofia terrena, cioè la conoscenza della natura, è una conoscenza<br />

in cui, che cosa si conosce?<br />

Che cos’è che costituisce il vero e proprio contenuto di questo conoscere? La verità è l’idea, ma<br />

l’idea noi non la vediamo e tocchiamo;<br />

piuttosto noi vediamo e tocchiamo le<br />

cose sensibili che sono, platonicamente<br />

“ombre delle idee”, come <strong>Bruno</strong> titola<br />

appunto la prima delle sue opere.<br />

Ad una nuova visione del cosmo deve<br />

necessariamente corrispondere una<br />

nuova visione dell’uomo.<br />

Con queste parole poste all’inizio della<br />

cena delle ceneri, <strong>Bruno</strong> annuncia la<br />

nuova era, che apre lui stesso, lui che<br />

“ha disciolto l'animo umano e la<br />

cognizione,<br />

e……. ch'ha varcato l'aria, penetrato il<br />

cielo, discorse le stelle, trapassati gli<br />

margini del mondo, fatte svanir le<br />

fantastiche muraglia de le prime,<br />

ottave, none, decime ed altre, che vi<br />

s'avesser potuto aggiungere, sfere, per<br />

relazione de vani matematici e cieco<br />

veder di filosofi volgari; cossì al<br />

cospetto d'ogni senso e ragione, co' la<br />

chiave di solertissima inquisizione<br />

aperti que' chiostri de la verità, che da<br />

noi aprir si posseano, nudata la<br />

ricoperta e velata natura, ha donati gli<br />

occhi a le talpe, illuminati i ciechi e<br />

……. Far quel progresso col spirto che non può far l’ignobile e dissolubile composto, “<br />

ignobile e dissolubile composto che è il corpo umano appesantito dalla materia. <strong>Bruno</strong> s’erge<br />

come uomo cerniera fra il vecchio e nuovo mondo che s’apriva col ‘600, ultimo della tradizione<br />

rinascimentale che con immagine plotiniana, traboccava, aprendo la via al secolo dei lumi.<br />

La sua nuova visione dell’universo dentro il quale l’uomo si inserisce e si ritaglia un proprio<br />

spazio, fatto a misura di ciò che realmente è, per quello che vale e per come può incidere nella<br />

realtà che lo circonda, che è a sua perfetta somiglianza: ciò che è percepisce, come se si<br />

specchiasse in se stesso.<br />

Vedeva il rapporto uomo – natura come immagine riflessa da uno specchio: quello che esiste oltre<br />

lo specchio non è altro che ciò che gli mostra.<br />

La natura si riflette in noi come noi in lei, in una vicissitudine dove l’uomo diviene sempre centro<br />

di quell’universo che da lui si propaga.<br />

Dal macro al micro cosmo, l’uomo si pone quindi in modo nuovo, come uno degli infiniti punti e<br />

quindi sempre centro per suo volere, potere ed azione:<br />

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