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Testo completo - Associazione Italiana di Aritmologia e ...

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In<strong>di</strong>cazioni all’impianto <strong>di</strong> pacemaker nell’infanzia e nell’adolescenza<br />

successiva in<strong>di</strong>cazione all’impianto si basa sull’eventuale<br />

recupero della conduzione atrio-ventricolare. Nel<br />

caso della miocar<strong>di</strong>te acuta si osserva, nella maggior<br />

parte dei casi, il recupero della conduzione atrio-ventricolare<br />

entro alcune settimane dall’esor<strong>di</strong>o. (27) Il blocco<br />

atrio-ventricolare acquisito nell’ambito delle <strong>di</strong>strofie<br />

muscolari, presenta frequentemente una storia naturale<br />

progressiva ma non vi sono sufficienti dati per pre<strong>di</strong>re<br />

la necessità <strong>di</strong> un impianto PM. (28,29)<br />

Il riscontro <strong>di</strong> una bra<strong>di</strong>car<strong>di</strong>a sinusale spontanea in<br />

bambini senza evidenza <strong>di</strong> car<strong>di</strong>opatia organica deve<br />

sempre essere correlato alla presenza <strong>di</strong> sintomi quali<br />

sincopi e lipotimie; se si escludono altre cause quali crisi<br />

epilettiche, meccanismi neurocar<strong>di</strong>ogenici ed apnee, si<br />

pone in<strong>di</strong>cazione all’impianto <strong>di</strong> PM.<br />

Infine, anche nell’infanzia e nell’adolescenza l’impianto<br />

<strong>di</strong> PM può essere una terapia ad<strong>di</strong>zionale per i<br />

pazienti con sindrome congenita del QT lungo in terapia<br />

ß-bloccante; infatti, in questi pazienti il pacing antibra<strong>di</strong>car<strong>di</strong>co<br />

previene le tachiaritmie ventricolari bra<strong>di</strong>car<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong>pendenti. (30)<br />

L’impianto <strong>di</strong> un PM potrebbe essere in<strong>di</strong>cato in alcuni<br />

sottogruppi particolari quali i neonati con la sindrome<br />

del QT lungo tipo 2 in presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi della<br />

conduzione, in pazienti con sindrome del QT lungo tipo<br />

3 e in presenza <strong>di</strong> più mutazioni contemporaneamente.<br />

(31)<br />

Nei bambini che presentano l’in<strong>di</strong>cazione all’impianto<br />

<strong>di</strong> PM il passo successivo è la scelta della tecnica<br />

d’impianto, epicar<strong>di</strong>ca versus transvenosa, e del tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivo.<br />

Negli ultimi anni, nuove generazioni <strong>di</strong> PM sono a<br />

<strong>di</strong>sposizione per l’impianto nei bambini e negli adolescenti:<br />

da una parte i nuovi generatori hanno <strong>di</strong>mensioni<br />

contenute, dall’altra anche gli elettro<strong>di</strong> si sono evoluti<br />

e quelli a rilascio <strong>di</strong> steroi<strong>di</strong> hanno notevolmente<br />

ri<strong>di</strong>mensionato il problema del blocco in uscita, in particolare<br />

per l’approccio epicar<strong>di</strong>co. (32)<br />

La pratica generale sembra orientata verso l’impianto<br />

<strong>di</strong> PM epicar<strong>di</strong>ci nei neonati e nei bambini con peso<br />

10-20 kg l’approccio transvenoso tramite vena giugulare<br />

interna o vena succlavia sembra sicuro e sta <strong>di</strong>ventando<br />

ormai la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> scelta a meno che non vi<br />

sia necessità <strong>di</strong> un intervento car<strong>di</strong>ochirurgico. (37) Nei<br />

bambini, il generatore viene usualmente posizionato in<br />

una tasca nella parete addominale se l’approccio è stato<br />

chirurgico o in una tasca sotto il muscolo pettorale con<br />

l’approccio transvenoso. (33) L’impianto degli elettro<strong>di</strong> nei<br />

bambini deve tener conto della crescita fisiologica e quin<strong>di</strong><br />

il posizionamento degli elettro<strong>di</strong> deve sempre prevedere<br />

una ridondanza in lunghezza che permetta un<br />

adattamento nel corso degli anni. Complicanze tar<strong>di</strong>ve<br />

dell’impianto <strong>di</strong> PM nei bambini sono rappresentate<br />

dalla trombosi venosa, soprattutto quando l’impianto<br />

transvenoso era stato eseguito su vene <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro insufficiente,<br />

e <strong>di</strong>fficoltà nell’estrazione dei cateteri. (17,36)<br />

Negli adolescenti le tecniche d’impianto non <strong>di</strong>fferiscono<br />

sostanzialmente da quelle degli adulti in quanto<br />

la corporatura si avvicina a quella adulta.<br />

L’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha<br />

risolto i problemi tecnici dell’impianto dei PM nei bambini,<br />

come la stabilità e l’integrità degli elettro<strong>di</strong>, le soglie<br />

<strong>di</strong> stimolazione e le <strong>di</strong>mensioni dei generatori; attualmente<br />

l’interesse principale è rivolto a trovare il sito <strong>di</strong><br />

stimolazione e la programmazione del PM più fisiologici<br />

in modo da contrastare l’emo<strong>di</strong>namica avversa ed<br />

il rimodellamento istologico avverso.<br />

Nei bambini senza car<strong>di</strong>opatia organica la frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca è la principale determinante della portata<br />

car<strong>di</strong>aca da sforzo e quin<strong>di</strong> un PM programmato in VVI-<br />

R può essere un’alternativa al pacing transvenoso bicamerale.<br />

(38) In bambini con <strong>di</strong>sfunzione isolata del nodo<br />

del seno potrebbe essere sufficiente un pacing atriale.<br />

Quando risulta possibile l’impianto <strong>di</strong> un PM bicamerale<br />

la programmazione in VDD o DDD permette <strong>di</strong><br />

mantenere una fisiologica sincronia atrio-ventricolare;<br />

alcune esperienze riportano problemi <strong>di</strong> sensing atriale<br />

con la programmazione in VDD (39) e si suggerisce <strong>di</strong><br />

preferire la programmazione in DDD. (40)

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