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Testo completo - Associazione Italiana di Aritmologia e ...

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In<strong>di</strong>cazioni all’impianto <strong>di</strong> ICD nella car<strong>di</strong>omiopatia/<strong>di</strong>splasia aritmogena del ventricolo destro e nella sindrome <strong>di</strong> Brugada<br />

1) in<strong>di</strong>pendentemente dalla stratificazione del rischio<br />

<strong>di</strong> morte improvvisa e,<br />

2) nonostante il rischio <strong>di</strong> perforazione della parete<br />

ventricolare destra assottigliata da parte dell’elettrocatetere<br />

per stimolazione/defibrillazione e la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> mantenere adeguati valori <strong>di</strong> pacing e <strong>di</strong><br />

sensing a lungo termine, data la tendenza alla progressione<br />

della malattia con graduale sostituzione<br />

fibroa<strong>di</strong>posa (elettricamente inerte) del miocar<strong>di</strong>o<br />

ventricolare.<br />

Da qui l’importanza dei risultati dello stu<strong>di</strong>o “osservazionale”<br />

multicentrico italoamericano DARVIN che<br />

recentemente hanno permesso <strong>di</strong> stabilire efficacia e sicurezza<br />

della terapia con ICD in una vasta popolazione<br />

<strong>di</strong> pazienti affetti da ARVC/D. (1) Lo stu<strong>di</strong>o DARVIN,<br />

portato a termine nel 2002, comprendeva una popolazione<br />

<strong>di</strong> 132 pazienti con età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 40±15 anni, arruolati<br />

in 22 centri me<strong>di</strong>ci del Nord Italia ed in 1 del Nord<br />

America. In 95 pazienti (78%) l’in<strong>di</strong>cazione all’impianto<br />

dell’ICD era data da una storia <strong>di</strong> arresto car<strong>di</strong>aco o<br />

tachicar<strong>di</strong>a ventricolare sostenuta (“prevenzione secondaria”);<br />

gli altri 37 pazienti (22%) erano stati sottoposti<br />

a impianto <strong>di</strong> defibrillatore sulla base <strong>di</strong> uno o più<br />

fattori <strong>di</strong> rischio, quali storia familiare <strong>di</strong> morte improvvisa,<br />

sincope <strong>di</strong> natura indeterminata, tachicar<strong>di</strong>a ventricolare<br />

non-sostenuta, inducibilità allo stu<strong>di</strong>o elettrofisiologico<br />

<strong>di</strong> tachicar<strong>di</strong>a o fibrillazione ventricolare, severa<br />

<strong>di</strong>sfunzione contrattile del ventricolo destro, coinvolgimento<br />

del ventricolo sinistro. Durante un periodo<br />

<strong>di</strong> follow-up me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3.3 anni, circa metà dei pazienti<br />

impiantati ha ricevuto almeno un intervento appropriato<br />

dell’ICD, nonostante la terapia antiaritmica concomitante.<br />

Inoltre, il 24% della popolazione totale stu<strong>di</strong>ata<br />

ha presentato almeno un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fibrillazione/flutter<br />

ventricolare che avrebbe portato a morte il<br />

paziente in assenza dell’intervento dell’ICD. La stimolazione<br />

ventricolare programmata <strong>di</strong>mostrava importanti<br />

limitazioni nell’identificazione dei pazienti a rischio<br />

(valore pre<strong>di</strong>ttivo positivo 49% e valore pre<strong>di</strong>ttivo negativo<br />

54%). Giovane età, storia <strong>di</strong> arresto car<strong>di</strong>aco o <strong>di</strong><br />

tachicar<strong>di</strong>a ventricolare con compromissione emo<strong>di</strong>namica,<br />

coinvolgimento del ventricolo sinistro, e storia<br />

<strong>di</strong> sincope <strong>di</strong> natura indeterminata risultavano fattori<br />

pre<strong>di</strong>ttivi in<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> fibrillazione/flutter ventricolare<br />

all’analisi multivariata. Al contrario, la terapia<br />

con defibrillatore non migliorava la sopravvivenza nel<br />

45<br />

sottogruppo <strong>di</strong> pazienti che presentavano tachicar<strong>di</strong>a<br />

ventricolare emo<strong>di</strong>namicamente stabile. Questa <strong>di</strong>fferenza<br />

prognostica si spiega con i <strong>di</strong>versi meccanismi<br />

implicati nella genesi della tachicar<strong>di</strong>a ventricolare<br />

emo<strong>di</strong>namicamente stabile ed instabile nel paziente<br />

con ARVC/D. La fibrillazione ventricolare è una complicanza<br />

tipica dello sta<strong>di</strong>o iniziale della malattia, contrad<strong>di</strong>stinto,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista patobiologico, da una<br />

fase attiva (“hot phase”) <strong>di</strong> morte miocitaria, per necrosi<br />

o apoptosi, e instabilità elettrica ventricolare responsabile<br />

<strong>di</strong> morte improvvisa nei pazienti più giovani. La<br />

tachicar<strong>di</strong>a ventricolare monomorfa, invece, è dovuta<br />

ad un meccanismo <strong>di</strong> macro-rientro in relazione ad una<br />

cicatrice miocar<strong>di</strong>ca che rappresenta il risultato del processo<br />

<strong>di</strong> guarigione e stabilizzazione della lesione miocar<strong>di</strong>ca<br />

precedente: si verifica in una fase più avanzata<br />

della malattia, e tende scarsamente a degenerare in<br />

fibrillazione ventricolare. (2,3) Questa ipotesi viene rinforzata<br />

dall’osservazione che nello stu<strong>di</strong>o DARVIN la<br />

giovane età era il fattore <strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>pendente più<br />

potente per fibrillazione/flutter ventricolare. Lo stu<strong>di</strong>o<br />

DARVIN conferma, inoltre, che i pazienti con forme <strong>di</strong><br />

ARVC/D gravi e <strong>di</strong>ffuse, con coinvolgimento <strong>di</strong> entrambi<br />

i ventricoli, hanno una prognosi peggiore. Durante<br />

il follow-up, 21 pazienti (16%) presentarono interventi<br />

inappropriati dell’ICD e 19 (14%) complicanze legate<br />

all’ICD. Un’incidenza molto elevata <strong>di</strong> complicanze è<br />

stata osservata nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> follow-up a più lungo<br />

termine <strong>di</strong> Wichter et al., nel quale solo il 56% dei pazienti<br />

con ARVC/D portatori <strong>di</strong> ICD è rimasto esente da<br />

complicanze del device/elettrocatetere durante un periodo<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> osservazione <strong>di</strong> 7 anni. (4) Questi dati vanno<br />

a sfavore dell’impiego in<strong>di</strong>scriminato della terapia con<br />

ICD nei pazienti con ARVC/D e in<strong>di</strong>cano l’importanza<br />

<strong>di</strong> un’accurata stratificazione del rischio oltre che della<br />

selezione dei pazienti can<strong>di</strong>dati all’impianto. I pazienti<br />

a rischio <strong>di</strong> fibrillazione/flutter ventricolare sono<br />

meglio in<strong>di</strong>viduati sulla base della presentazione clinica<br />

che dal risultato dello stu<strong>di</strong>o elettrofisiologico con<br />

stimolazione ventricolare programmata. L’in<strong>di</strong>cazione<br />

all’impianto <strong>di</strong> ICD è limitata ai pazienti sopravvissuti<br />

ad un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> arresto car<strong>di</strong>aco da fibrillazione ventricolare,<br />

con precedenti <strong>di</strong> tachicar<strong>di</strong>a ventricolare<br />

sostenuta associata a compromissione emo<strong>di</strong>namica, o<br />

con storia <strong>di</strong> sincope indeterminata. Nei pazienti con<br />

tachicar<strong>di</strong>a ventricolare sostenuta ben tollerata emo<strong>di</strong>-

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