Capitolo 2 - Piani di Bacino - Provincia di Imperia
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FORMAZIONI DI CONIFERE TERMOFILE<br />
Piano <strong>di</strong> <strong>Bacino</strong> dell’Ambito n° 1 “ROIA”<br />
Nelle esposizioni a sud a quote inferiori su terreni calcarei, molto poveri, talora ad elevata rocciosità<br />
prevale il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), specie pioniera e frugale, senza particolari esigenze <strong>di</strong> suolo,<br />
la più rustica e termofila tra i pini me<strong>di</strong>terranei.<br />
In alcune zone in prossimità del mare, come ad esempio la zona della Mortola, è frequente a piccoli<br />
nuclei costieri e rupestri.<br />
Il sottobosco è rappresentato da specie del Quercum-Pinetum halepensis quali lentisco (Pistacia<br />
lentiscus), Calicotome spinosa, smilace (Smilax aspera, rubia (Rubia peregrina), Brachypo<strong>di</strong>um rupestre.<br />
Dove il bosco <strong>di</strong> pino d’Aleppo risulta degradato con substrato eroso si riscontrano nel sottobosco<br />
arbusti <strong>di</strong> modesta statura quali Rosmarinus officinalis, Rhamnus alaternus, Juniperus oxycedrus, Euphorbia<br />
spinosa.<br />
Nelle esposizioni meno favorevoli per il pino d’Aleppo ed a quote superiori prevale nelle pinete il pino<br />
marittimo (Pinus pinaster), pianta eliofila, sociale e colonizzatrice, che può presentarsi in consociazione<br />
con il pino d’Aleppo o quasi in purezza nelle esposizioni a nord.<br />
La <strong>di</strong>stribuzione altimetrica spesso supera i limiti della fascia meso-me<strong>di</strong>terranea e segue sempre<br />
le colline con suoli silicatici.<br />
La funzione idrogeologica si risolve soprattutto nella prevenzione dell’erosione a cui i suoli arenacei,<br />
preferiti dalla specie, sono particolarmente soggetti.<br />
Le pinete <strong>di</strong> pino marittimo presenti nel piano suprame<strong>di</strong>terraneo (da 600 a 1000 m. slm) si <strong>di</strong>fferenziano<br />
da quelle del piano inferiore perché più rade e fortemente degradate; salendo in quota compare<br />
il pino silvestre. Il pino marittimo in quanto specie pioniera con scarsa copertura, ha una composizione <strong>di</strong><br />
sottobosco in<strong>di</strong>pendente dalla sua presenza.<br />
La fisionomia <strong>di</strong> base è la macchia bassa con Erica arborea, specie pirofita che si rigenera per polloni,<br />
cui si associano con maggiore o minore abbondanza specie acidofile quali ginestra cinerina (Genista<br />
cinerea), leccio (Quercus ilex), Calicotome spinosa.<br />
Le eccezioni al sottobosco ad erica sono rappresentate da casi edafici estremi, ove l’infima fertilità<br />
consente solo l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> specie estremamente frugali quali Brachypo<strong>di</strong>um rupestre ed Euphorbia<br />
spinosa.<br />
Nei terreni più volte percorsi dal fuoco il sottobosco può essere rappresentato solo da arbusti pionieri<br />
quali la Calicotome spinosa o da specie pioniere pirofite appartenenti al genere Cistus.<br />
Attualmente l’importanza del pino marittimo risulta oltre che dal frequente passaggio del fuoco,<br />
compromessa dagli attacchi parassitari del Matsucoccus feytau<strong>di</strong> Duc., attribuiti a crisi d’ari<strong>di</strong>tà.<br />
Il Matsucoccus feytau<strong>di</strong>, appartenente all’or<strong>di</strong>ne degli Emitteri ed alla famiglia dei Margaro<strong>di</strong>dae è<br />
una minuscola cocciniglia della lunghezza <strong>di</strong> pochi mm, comunemente nota come ”cocciniglia della scorza<br />
del pino”, che attacca esclusivamente il pino marittimo; proviene dalle pinete del sud della Francia (Var,<br />
Alpi marittime) ed ha invaso, a metà degli anni settanta, il Ponente ligure. Si inse<strong>di</strong>a principalmente sui<br />
tessuti corticali della pianta ospite, dai quali trae alimento succhiando la linfa. Non provoca <strong>di</strong>rettamente la<br />
morte delle piante, ma solo un indebolimento.<br />
Le piante attaccate ed indebolite dal Matsucoccus, vengono poi portate a morte da altri insetti fitofagi<br />
che s’inse<strong>di</strong>ano in un secondo tempo.<br />
Le neani<strong>di</strong>, mobili in due soli perio<strong>di</strong> dell’anno <strong>di</strong> 20-30 giorni ciascuno (gennaio/febbraio – aprilemaggio)<br />
sono anch’esse minuscole. Il periodo <strong>di</strong> massimo pericolo per la <strong>di</strong>ffusione delle forme giovanili<br />
(neani<strong>di</strong>) comprende pertanto i mesi su citati, mentre in altri perio<strong>di</strong>, il rischio è rappresentato dal trasporto<br />
passivo <strong>di</strong> cisti mature, femmine fecondate e femmine con uova. Le neani<strong>di</strong> vivono pochi giorni sulla scorza,<br />
poi penetrano nelle profon<strong>di</strong>tà delle screpolature della corteccia, e lì tra le fessure della scorza si fissano<br />
e con il loro stiletto boccale succhiano la linfa. Iniettano inoltre fitotossine nei tessuti cambiali che<br />
portano a mo<strong>di</strong>ficazioni intracellulari, con conseguente formazione <strong>di</strong> resine. Provocano inoltre lesioni <strong>di</strong>rette<br />
che indeboliscono gli alberi, causando l’ingiallimemto progressivo e poi l’arrossamento dei rami, con<br />
estesi seccumi della fronda.<br />
Permettono infine l’impiantarsi <strong>di</strong> altri insetti corticicoli cronologicamente “secondari”, tutti legati ad<br />
habitat <strong>di</strong> pineta, quali il coleottero curculionide Pissodes notatus, il coleottero scolitide Tomicus destruens<br />
ed i coleotteri cerambici<strong>di</strong> Monochamus galloprovincialis e Arhopalus syriacus, che indeboliscono ulteriormente<br />
le piante e le portano a morte.<br />
L’unica strada percorribile al fine d’evitare ulteriori degra<strong>di</strong> delle pinete <strong>di</strong> pino marittimo è quella<br />
d’interventi <strong>di</strong> tipo selvicolturale con l’esecuzione <strong>di</strong> tagli fitosanitari selettivi che lascino adeguata copertura<br />
arborea, mantenendo la dominanza del pino marittimo nelle zone ove prevalgono le piante con <strong>di</strong>screta<br />
vigoria vegetativa, e <strong>di</strong> tagli a raso (con asportazione del materiale utilizzabile e <strong>di</strong>struzione sul posto o in<br />
idonee piazzole, del materiale residuale), nelle zone ove i pini sopravvissuti sono una esigua minoranza e<br />
prevalgono le piante morte in pie<strong>di</strong> da tempo e/o i soggetti deperiti, malformati, privi del cimale.<br />
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