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n. 3 settembre 2010 - Incomunione.It

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sPECIALE CONVEGNO DIOCESANO<br />

Educare alla cittadinanza per costruire<br />

città solidali a misura d’uomo<br />

Una sintesi della relazione tenuta dal prof. Giuseppe Savagnone<br />

a parola laico è estremamente ambigua e ha un signi-<br />

L ficato poco conosciuto; essa proviene dalla tradizione<br />

cristiana e indicava tutti i membri del popolo di Dio, che non<br />

occupavano posti di rilievo. Nella Lumen Gentium si afferma:<br />

[…] Laici sono tutti i membri del popolo di Dio ad eccezione<br />

di coloro che hanno il presbiterato e di coloro che hanno la<br />

professione religiosa […].<br />

Il significato della parola laico si è evoluto nel corso della<br />

storia: in un primo tempo laico era chi non aveva qualche cosa<br />

che altri avevano e, cioè, chi non aveva una particolare qualità<br />

che altri possedevano; pertanto, il laico è consapevole di un<br />

qualcosa che si è e di non essere qualcosa che appartiene ad<br />

altri, perché è cosciente dei propri limiti e di non essere quello<br />

che altri sono.<br />

Il laico non assolutizza la sua posizione e sa che ci sono<br />

vuoti nella sua realtà; considera l’altro come un importante interlocutore,<br />

perché l’altro ha qualche cosa che lui non ha; non<br />

traccia il confine che lo separa dal resto del mondo come una<br />

grande muraglia, su cui si deve barricare per difendersi dalla<br />

barbarie. Il laico supera il confine, perché sa di dover imparare<br />

e attingere dagli altri qualche cosa, perché lui non è tutto e non<br />

ha tutto.<br />

Allora essere laici significa avere la coscienza di un non<br />

essere e di un non avere, che apre all’ascolto.<br />

Si può dire, pertanto, che uno stato è laico, quando sa di non<br />

essere tutto ed è cosciente di avere qualcosa che gli manca; lo<br />

stato è laico quando sa di non essere la Chiesa.<br />

La Chiesa è laica, quando sa di non essere uno Stato e di<br />

non avere giurisdizione sulle leggi.<br />

La ragione è laica, quando sa di non poter esaurire tutta la<br />

realtà, perché ci sono cose che la ragione non può capire.<br />

Anche la fede deve essere laica come la chiesa; la fede è<br />

laica, quando è capace di dare spazio alla ragione, altrimenti è<br />

fideismo.<br />

Il cristiano nella chiesa è laico, quando non si comporta da<br />

prete e non pretende di essere prete; un laico, che si camuffa da<br />

prete, è semplicemente un clericale e non un buon laico.<br />

È agevole rilevare come in ognuno di questi casi è necessario<br />

l’ascolto.<br />

Infatti, la Chiesa è laica quando - sapendo di non essere uno<br />

stato - si mette in ascolto delle realtà terrene, riconoscendone la<br />

giusta consistenza e non considerandole una parvenza evanescente<br />

da manipolare secondo i propri interessi; anzi, la Chiesa<br />

è laica, quando sa prendere sul serio la consistenza delle realtà<br />

terrene e le rispetta secondo l’insegnamento della Gaudium et<br />

Spes, in cui si afferma che vanno rispettati i saperi umani, le<br />

culture e le forme politiche umane; la laicità della Chiesa con-<br />

siste proprio nel prendere sul serio ciò che è diverso da lei.<br />

Anche la ragione è laica, quando sa mettersi in ascolto<br />

delle parole che vengono dalle grandi tradizioni religiose; la<br />

ragione è tale non se si chiude a tutto quello che viene da altre<br />

fonti, ma se sa rileggere, riflettere, accogliere e rielaborarle.<br />

La fede è laica se è capace di mettersi veramente in ascolto<br />

della ragione e di prendere sul serio le domande della ragione;<br />

ciò è stato fatto per duemila anni da tutta la tradizione cristiana<br />

centrata sull’ascolto proprio della ragione.<br />

Ma che cosa significa allora per i cristiani essere laici in politica?<br />

Che cosa bisogna fare per diventare veramente laici? Oggi<br />

si assiste ad un diffuso clericalismo in politica, in quanto non si è<br />

affrontato sino in fondo il problema della mancanza di un partito<br />

politico (la D.C.), che ha rappresentato bene o male la questione<br />

cristiana; infatti, da quando non c’è più la D.C., la gerarchia ecclesiastica<br />

entra in prima persona nelle questioni politiche, perché<br />

non ci sono più intermediari che parlano dei valori cristiani e<br />

si ha paura che nessuno li tenga in considerazione. Il pericolo più<br />

grave che ne consegue è il rischio della scomparsa dei laici cristiani<br />

dalla scena politica; infatti, su diverse questioni politiche,<br />

morali o di etica pubblica viene spesso intervistato un cardinale,<br />

un vescovo o un teologo, raramente un laico.<br />

Una Chiesa, che gestisce la vita politica, va contro le dichiarazioni<br />

della stessa Chiesa. Secondo il Santo Padre Benedetto<br />

XVI non è compito della Chiesa attuare la sua dottrina sociale,<br />

perché spetta ai fedeli laici impegnarsi nelle realtà temporali<br />

e operare un giusto ordine della società. Dai vescovi e dai sacerdoti<br />

il laico si aspetti luce e forza spirituale senza metterli<br />

nella condizione di dire: se non lo fa nessuno, siamo costretti<br />

a farlo noi.<br />

I laici devono essere protagonisti e operare in modo adeguato<br />

secondo una coscienza cristiana rettamente formata; perciò<br />

il vero problema è quello di avere una coscienza formata<br />

SETTEMBRE <strong>2010</strong> 21

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