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sPECIALE CONVEGNO DIOCESANO<br />
Educare alla cittadinanza per costruire<br />
città solidali a misura d’uomo<br />
Una sintesi della relazione tenuta dal prof. Giuseppe Savagnone<br />
a parola laico è estremamente ambigua e ha un signi-<br />
L ficato poco conosciuto; essa proviene dalla tradizione<br />
cristiana e indicava tutti i membri del popolo di Dio, che non<br />
occupavano posti di rilievo. Nella Lumen Gentium si afferma:<br />
[…] Laici sono tutti i membri del popolo di Dio ad eccezione<br />
di coloro che hanno il presbiterato e di coloro che hanno la<br />
professione religiosa […].<br />
Il significato della parola laico si è evoluto nel corso della<br />
storia: in un primo tempo laico era chi non aveva qualche cosa<br />
che altri avevano e, cioè, chi non aveva una particolare qualità<br />
che altri possedevano; pertanto, il laico è consapevole di un<br />
qualcosa che si è e di non essere qualcosa che appartiene ad<br />
altri, perché è cosciente dei propri limiti e di non essere quello<br />
che altri sono.<br />
Il laico non assolutizza la sua posizione e sa che ci sono<br />
vuoti nella sua realtà; considera l’altro come un importante interlocutore,<br />
perché l’altro ha qualche cosa che lui non ha; non<br />
traccia il confine che lo separa dal resto del mondo come una<br />
grande muraglia, su cui si deve barricare per difendersi dalla<br />
barbarie. Il laico supera il confine, perché sa di dover imparare<br />
e attingere dagli altri qualche cosa, perché lui non è tutto e non<br />
ha tutto.<br />
Allora essere laici significa avere la coscienza di un non<br />
essere e di un non avere, che apre all’ascolto.<br />
Si può dire, pertanto, che uno stato è laico, quando sa di non<br />
essere tutto ed è cosciente di avere qualcosa che gli manca; lo<br />
stato è laico quando sa di non essere la Chiesa.<br />
La Chiesa è laica, quando sa di non essere uno Stato e di<br />
non avere giurisdizione sulle leggi.<br />
La ragione è laica, quando sa di non poter esaurire tutta la<br />
realtà, perché ci sono cose che la ragione non può capire.<br />
Anche la fede deve essere laica come la chiesa; la fede è<br />
laica, quando è capace di dare spazio alla ragione, altrimenti è<br />
fideismo.<br />
Il cristiano nella chiesa è laico, quando non si comporta da<br />
prete e non pretende di essere prete; un laico, che si camuffa da<br />
prete, è semplicemente un clericale e non un buon laico.<br />
È agevole rilevare come in ognuno di questi casi è necessario<br />
l’ascolto.<br />
Infatti, la Chiesa è laica quando - sapendo di non essere uno<br />
stato - si mette in ascolto delle realtà terrene, riconoscendone la<br />
giusta consistenza e non considerandole una parvenza evanescente<br />
da manipolare secondo i propri interessi; anzi, la Chiesa<br />
è laica, quando sa prendere sul serio la consistenza delle realtà<br />
terrene e le rispetta secondo l’insegnamento della Gaudium et<br />
Spes, in cui si afferma che vanno rispettati i saperi umani, le<br />
culture e le forme politiche umane; la laicità della Chiesa con-<br />
siste proprio nel prendere sul serio ciò che è diverso da lei.<br />
Anche la ragione è laica, quando sa mettersi in ascolto<br />
delle parole che vengono dalle grandi tradizioni religiose; la<br />
ragione è tale non se si chiude a tutto quello che viene da altre<br />
fonti, ma se sa rileggere, riflettere, accogliere e rielaborarle.<br />
La fede è laica se è capace di mettersi veramente in ascolto<br />
della ragione e di prendere sul serio le domande della ragione;<br />
ciò è stato fatto per duemila anni da tutta la tradizione cristiana<br />
centrata sull’ascolto proprio della ragione.<br />
Ma che cosa significa allora per i cristiani essere laici in politica?<br />
Che cosa bisogna fare per diventare veramente laici? Oggi<br />
si assiste ad un diffuso clericalismo in politica, in quanto non si è<br />
affrontato sino in fondo il problema della mancanza di un partito<br />
politico (la D.C.), che ha rappresentato bene o male la questione<br />
cristiana; infatti, da quando non c’è più la D.C., la gerarchia ecclesiastica<br />
entra in prima persona nelle questioni politiche, perché<br />
non ci sono più intermediari che parlano dei valori cristiani e<br />
si ha paura che nessuno li tenga in considerazione. Il pericolo più<br />
grave che ne consegue è il rischio della scomparsa dei laici cristiani<br />
dalla scena politica; infatti, su diverse questioni politiche,<br />
morali o di etica pubblica viene spesso intervistato un cardinale,<br />
un vescovo o un teologo, raramente un laico.<br />
Una Chiesa, che gestisce la vita politica, va contro le dichiarazioni<br />
della stessa Chiesa. Secondo il Santo Padre Benedetto<br />
XVI non è compito della Chiesa attuare la sua dottrina sociale,<br />
perché spetta ai fedeli laici impegnarsi nelle realtà temporali<br />
e operare un giusto ordine della società. Dai vescovi e dai sacerdoti<br />
il laico si aspetti luce e forza spirituale senza metterli<br />
nella condizione di dire: se non lo fa nessuno, siamo costretti<br />
a farlo noi.<br />
I laici devono essere protagonisti e operare in modo adeguato<br />
secondo una coscienza cristiana rettamente formata; perciò<br />
il vero problema è quello di avere una coscienza formata<br />
SETTEMBRE <strong>2010</strong> 21