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La PaROLa DEL PaPa<br />
Giuseppe virg<strong>il</strong>io<br />
Per un giusto ordine<br />
IL rEALIsmo<br />
CrIsTIANo<br />
Mentre <strong>il</strong> mondo, durante la crisi finanziaria,<br />
si affanna per cercare la salvezza<br />
dell’economia, <strong>il</strong> santo Padre ci indica un’altra<br />
economia, quella della salvezza, che senza dubbio<br />
è capace di salvare anche la prima.<br />
Già durante <strong>il</strong> sinodo sulla Parola di Dio,<br />
Benedetto Xvi era entrato nel merito della<br />
crisi finanziaria affermando che bisogna relativizzare<br />
certe istanze economiche: “Apparentemente<br />
queste sono le vere realtà. Ma tutto questo<br />
un giorno passerà... E così tutte queste cose, che<br />
sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono<br />
realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua<br />
vita su queste realtà, sulla materia, sul successo,<br />
su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia.<br />
Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta<br />
la realtà, è stab<strong>il</strong>e come <strong>il</strong> cielo e più che <strong>il</strong> cielo,<br />
è la realtà”. Di qui l’invito ad un ‘nuovo realismo’<br />
anche a costo di essere irrisi e derisi dai<br />
sapienti di questo mondo: “Quindi dobbiamo<br />
cambiare <strong>il</strong> nostro concetto di realismo. Realista<br />
è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà<br />
apparentemente così debole, <strong>il</strong> fondamento<br />
di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su<br />
questo fondamento che rimane in permanenza”.<br />
Questo invito del santo Padre, giudicato<br />
superficialmente dalla stampa e purtroppo anche<br />
da alcuni dentro <strong>il</strong> ‘sacro recinto’, dimostra<br />
quanto, nonostante tutte le aperture possib<strong>il</strong>i e<br />
<strong>il</strong> dialogo esigito dall’odierno contesto socioculturale,<br />
la Chiesa, mossa dallo spirito, è e<br />
rimane ‘segno di contraddizione’. Certamente<br />
Benedetto Xvi non è contrario all’economia e<br />
ai legittimi tentativi che si fanno per salvarla;<br />
l’economia, i soldi sono buoni, sono ciò che <strong>il</strong><br />
papa nella Spe Salvi chiama “piccola” speranza<br />
che però non può mai sostituire la “grande<br />
Speranza”, che è Gesù Cristo stesso crocifisso<br />
e risorto. non rispettare questa gerarchia ultimamente<br />
vuol dire cadere nel tranello del demonio<br />
che tentò Gesù dicendo: “di’ che queste<br />
pietre diventino pane”, ossia ‘risolvi <strong>il</strong> problema<br />
dell’economia!’. Conosciamo bene la risposta<br />
a questa tentazione, e la risposta della Chiesa<br />
non può essere diversa: non si tratta di non<br />
aver compassione delle folle affamate ma di<br />
rispettare un giusto ordine. Più volte <strong>il</strong> santo<br />
Padre ha citato l’eloquente frase del gesuita<br />
alfred Delp, giustiziato dai nazisti per <strong>il</strong> fallito<br />
attentato ad adolf Hither: “Il pane è importante,<br />
la libertà è più importante, ma la cosa più<br />
importante di tutte è l’adorazione”. sì, perchè<br />
“quando Dio è grande anche l’uomo, che è la sua<br />
immagine, è grande”. ingrandire l’uomo a discapito<br />
di Dio ha prodotto gli umanesimi atei i cui<br />
esiti catastrofici sono sotto gli occhi di tutti. Di<br />
qui <strong>il</strong> paradosso cristiano: mentre gli uomini<br />
si impegnano a salvare con tutti i mezzi le finanze<br />
e l’economia, ad ampliare le iniziative di<br />
solidarietà, la Chiesa, senza disdegnare queste<br />
cose, anzi talvolta promuovendole essa stessa,<br />
si impegna principalmente nell’adorazione, ossia<br />
nell’indicare ciò che ultimamente conta e<br />
sul quale possiamo fondare la nostra esistenza.<br />
Lo ha spiegato <strong>il</strong> papa nell’omelia del Corpus<br />
Domini quando, volendo recuperare dall’oblio<br />
<strong>il</strong> gesto liturgico dell’inginocchiamento, affermò<br />
essere l’adorazione non un lusso ma una<br />
priorità che ci liberà anche dalle idolatrie, denaro<br />
e finanzieri compresi! Diceva infatti: “inginocchiarsi<br />
davanti all’Eucaristia è professione<br />
di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non<br />
deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno,<br />
per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo<br />
solo davanti a Dio, davanti al Santissimo Sacramento,<br />
perché in esso sappiamo e crediamo presente<br />
l’unico vero Dio, che ha creato <strong>il</strong> mondo e<br />
lo ha tanto amato da dare <strong>il</strong> suo Figlio unigenito.<br />
Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si<br />
è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano,<br />
per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato<br />
davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi”.<br />
Ma dinnanzi a questo nuovo ‘realismo cristiano’<br />
auspicato dal santo Padre, torneranno gli<br />
uomini in ginocchio da Lui che “non toglie nulla<br />
ma dona tutto”?<br />
<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009<br />
nella speranza siamo<br />
stati salvati, dice san Paolo<br />
ai Romani e anche a<br />
noi. La redenzione ci è<br />
offerta nel senso che ci<br />
è stata donata la speranza,<br />
una speranza affidab<strong>il</strong>e,<br />
in virtù della quale<br />
noi possiamo affrontare<br />
<strong>il</strong> nostro presente: <strong>il</strong> presente,<br />
anche un presente<br />
faticoso, può essere<br />
vissuto ed accettato se<br />
conduce verso una meta<br />
e se di questa meta noi<br />
possiamo essere sicuri,<br />
se questa meta è così<br />
grande da giustificare la<br />
fatica del cammino.<br />
Benedetto XVi, Spe salvi. Lettera<br />
enciclica, Libreria Editrice<br />
Vaticana, Roma 2007, pp. 104.<br />
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