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4 <strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 CRiSi E SPERanZa<br />

DuE o TrE CoNsIgLI<br />

PEr NoN sENTIrsI ‘IN CrIsI’<br />

“Perché<br />

spendete<br />

denaro<br />

per ciò<br />

che non è<br />

pane?”<br />

(is 55,2)<br />

Manlio brigaglia<br />

una canzone degli anni (lontani) in cui<br />

sono nato faceva “Ma cos’è questa crisi?”.<br />

Curiosamente, oggi nessuno se lo chiede.<br />

sappiamo che c’è perché lo dice la televisione<br />

e perché la parola ‘crisi’ basta da sola a giustificare<br />

anche tante cose che con la crisi c’entrano<br />

poco. Dovrebbe indicare un momento di grave<br />

depressione del sistema industriale, delle relazioni<br />

economiche, un arresto dei mercati, una<br />

tormenta in borsa. e più ancora qualcosa che<br />

ci tocca da vicino. Ci tocca nelle tasche.<br />

Contemporaneamente si legge che solo<br />

tre italiani su cento, rispetto all’anno passato,<br />

hanno rinunciato a fare le vacanze di natale<br />

all’estero, i commercianti in tv mascherano<br />

a fatica <strong>il</strong> sollievo di essere usciti senza danni<br />

(anzi, con gran guadagni) dalla stagione dei<br />

saldi. alla lotteria della Befana hanno venduto<br />

due m<strong>il</strong>ioni di biglietti in più dell’anno scorso,<br />

ma questo è un segnale ambiguo, non vuol dire<br />

che ci sono più soldi ma che c’è più bisogno di<br />

afferrarsi a qualche speranza, di ritrovare per<br />

via di fortuna (sarà <strong>il</strong> caso di scriverla con la<br />

maiuscola?) quello che si è perso nell’economia<br />

della sussistenza quotidiana. Ma ci sono<br />

anche i due m<strong>il</strong>ioni in più nelle offerte per Telethon,<br />

e questo è un segnale doppiamente positivo:<br />

è positivo perché vuol dire che aumenta<br />

<strong>il</strong> numero delle persone che si fanno carico di<br />

aiutare la ricerca (sia che questo voglia essere<br />

anche un gesto di critica al governo che lesina<br />

su questo tipo di investimenti, sia che significhi<br />

soltanto un aumento della solidarietà nei<br />

confronti di chi ha bisogno di cure), ed è positivo<br />

perché l’aumento implica un progresso<br />

nella consapevolezza della corresponsab<strong>il</strong>ità<br />

di ciascuno nella preoccupazione per la sanità<br />

di tutti.<br />

La crisi c’è, e si vede. Ma già non c’è più (sarà<br />

un effetto delle vacanze, pronto a scomparire<br />

ora che la Befana si è portata via tutte le feste)<br />

nel comune senso quotidiano degli italiani. si<br />

sente in tv, si sente alla radio: “ora <strong>il</strong> brutto è<br />

passato…”. non si capisce da dove venga questa<br />

sensazione di sollievo, mentre economisti,<br />

ministri finanziari, grossi organismi europei<br />

come la Banca centrale o semi-planetari come<br />

la Fed dicono esattamente <strong>il</strong> contrario, e avvisano<br />

che <strong>il</strong> tempo va a peggiorare.<br />

L’impressione vagamente apocalittica è che<br />

la gente non voglia saperne, e metta la testa<br />

sotto la sabbia: come, abbiamo imparato, non<br />

fa neanche lo struzzo, che evidentemente è<br />

animale più intelligente dell’uomo (o per lo<br />

meno dell’uomo italiano).<br />

Che cos’è, anzi che cosa dovrebbe essere allora<br />

questa crisi? Lo dice la parola stessa: ‘crisi’<br />

deriva dal latino crisis e più ancora chrisis, dal<br />

verbo greco chrìnein che vuol dire ‘scegliere,<br />

decidere’. Dunque, la crisi è <strong>il</strong> momento in cui<br />

l’improvviso impoverirsi, l’ammalarsi della<br />

situazione in cui ci si trova pone l’obbligo di<br />

scegliere e di decidere. non soltanto scelte di<br />

macroeconomia o decisioni di governi: la crisi<br />

pone l’obbligo della scelta anche a ciascuno di

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