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noi. Trasformare <strong>il</strong> problema in una risorsa, è<br />

stato detto. Fac<strong>il</strong>e da dire, meno fac<strong>il</strong>e da fare.<br />

si tratta di rivisitare -a livello della più vasta comunità<br />

nazionale ma prima ancora, ripeto, nella<br />

vita di ciascuno- <strong>il</strong> nostro st<strong>il</strong>e di vita e vedere<br />

dove, applicando correzioni e cambiamenti, si<br />

può anche fronteggiare qualcuna delle conseguenze<br />

perverse della crisi economica.<br />

<strong>il</strong> comportamento ideale sarebbe appunto<br />

questo: un cambiamento. <strong>il</strong> singolo non può<br />

fare la rivoluzione, ma piccoli cambiamenti<br />

individuali possono fare tutti insieme una<br />

mutazione profonda e benefica. Possiamo,<br />

per esempio, impegnarci a fronteggiare meglio<br />

la f<strong>il</strong>osofia del consumo che ci ha sedotto<br />

(e abbandonati) in questo ultimo mezzo<br />

secolo. Cominciando dal poco, e soprattutto<br />

cominciando dal basso. C’è un problema grosso<br />

come una casa che nessuno vuol vedere: è<br />

l’abbandono dei bambini alle suggestioni del<br />

mercato, che non parla soltanto attraverso gli<br />

spot televisivi ma anche attraverso gli usi consacrati<br />

della società in cui si vive, quel “massaggio”<br />

dei cervelli (dei piccoli, ma non meno che<br />

dei “grandi”) che la convivenza civ<strong>il</strong>e pratica<br />

ogni giorno. Mc Luhan dixit, e lo dixit ormai<br />

tanto tempo fa, agli albori medesimi di questa<br />

campagna world-wide (o quasi, perché allora<br />

né la Cina né l’india, oggi in crescita a spaventosi<br />

tassi annuali, conoscevano ancora la merce<br />

“griffata” come oggetto del desiderio) per<br />

cui i bambini non escono di casa se non hanno<br />

lo zainetto che va di moda e <strong>il</strong> telefonino “che<br />

hanno tutti”. Gli italiani siamo <strong>il</strong> popolo del<br />

mondo dove ci sono più cellulari.<br />

sarkozy ha deciso che la tv pubblica del suo<br />

paese non trasmetta più pubblicità dalle otto<br />

di sera alle sei del mattino. Giusto, anche se<br />

non se ne capisce <strong>il</strong> senso: un senso ci sarebbe<br />

se la proibizione toccasse le ore dalle sei del<br />

mattino alle otto (e magari alle dieci) di sera,<br />

che sono le ore in cui i bambini vedono la tv<br />

e ne ricevono gli impulsi della promozione<br />

commerciale, non meno pericolosi ed inquietanti<br />

dei f<strong>il</strong>metti di sangue e di sesso.<br />

una battaglia utopistica, forse: <strong>il</strong> consumo è<br />

come l’aria, dobbiamo respirarlo se vogliamo<br />

campare. Ma da qualche punto si dovrà pure<br />

attaccare <strong>il</strong> “nemico”. sennò, tanto vale arrendersi.<br />

La Chiesa può giocare un ruolo essenziale<br />

in questa campagna per la sobrietà e la povertà<br />

della vita. e potrebbe giocarla anche su un altro<br />

teatro: quello degli eventi internazionali, o<br />

meglio ancora sulla percezione che dobbiamo<br />

(e sottolineo dobbiamo) avere degli eventi internazionali.<br />

La Chiesa deve parlarne, spiegare<br />

come e perché ci toccano. spiegare che non<br />

abbiamo diritto a vivere tranqu<strong>il</strong>li sinché Hamas<br />

lancia i suoi miss<strong>il</strong>i su israele e i carri armati<br />

israeliani schiacciano uomini e bambini a<br />

Gaza. Dico “israele” e già sbaglio: perché non<br />

sono in guerra entità astratte (sia pure sanguinosi<br />

frutti della storia) ma uomini, donne<br />

e bambini in carne ed ossa. abbiamo provato<br />

a contare in quante chiese si è pregato per la<br />

pace, le due domeniche scorse, e in quante la<br />

prima delle intenzioni dei fedeli chiedeva alla<br />

regina della pace di fare <strong>il</strong> miracolo che gli uomini<br />

si rifiutano persino di pensare?<br />

<strong>Libertà</strong> - 25 Gennaio 2009 5<br />

Perché l’attuale crisi economica?<br />

inizia dall’industria<br />

o dalla finanza? Il libro<br />

spiega in modo chiaro<br />

che cosa è accaduto e sta<br />

accadendo, meditando su<br />

morale ed economia, senza<br />

intonazioni populistiche<br />

ma con l’analisi scientifica<br />

di una società sempre più<br />

priva di senso.<br />

G. Sapelli, La crisi economica<br />

mondiale. Dieci considerazioni,<br />

Editore Bollati Boringhieri,<br />

Torino 2008, pp. 64.

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