la questione della nobiltà della lingua nel De Vulgari Eloquentia di
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confusione babelica. L’ydemptitas locutionis menzionata <strong>nel</strong> passo<br />
citato è il surrogato dell’originaria forma locutionis propria del<strong>la</strong><br />
<strong>lingua</strong> adamitica: se quest’ultima fu creata <strong>di</strong>rettamente da Dio e<br />
infusa <strong>nel</strong>l’anima <strong>di</strong> Adamo, l’ydemptitas locutionis è una invenzione<br />
umana, un prodotto dell’arte anziché del<strong>la</strong> natura. Lo scarto esistente<br />
tra l’ydemptitas locutionis e <strong>la</strong> forma primor<strong>di</strong>ale è ciò che misura <strong>la</strong><br />
<strong>di</strong>stanza tra l’umano e il <strong>di</strong>vino, <strong>la</strong> copia e l’archetipo, il surrogato<br />
conso<strong>la</strong>torio e il para<strong>di</strong>gma perduto. Il primo è un miserabile rime<strong>di</strong>o<br />
del "frattempo" in cui camminiamo come viatores in attesa del<br />
compimento dei tempi, il secondo è l’ineffabile dono che il Padre<br />
consegnò ad Adamo <strong>nel</strong> sesto giorno del<strong>la</strong> creazione, a suggello del<br />
suo Disegno. Grazie all’adozione <strong>di</strong> una semantica univoca e <strong>di</strong> una<br />
sintassi rigorosamente co<strong>di</strong>ficata <strong>la</strong> <strong>lingua</strong> <strong>la</strong>tina è dotata <strong>di</strong> un elevato<br />
grado <strong>di</strong> stabilità che rimane precluso ai volgari correnti ere<strong>di</strong> del<strong>la</strong><br />
confusione babelica. La stabilità che caratterizza <strong>la</strong> gramatica è<br />
appunto ciò che permette anche al<strong>la</strong> cultura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondersi superando<br />
le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> luogo. Proprio in virtù delle sue pecu<strong>la</strong>rità il<br />
<strong>la</strong>tino è in grado <strong>di</strong> fondare lo spazio del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione e del<strong>la</strong><br />
comunicazione internazionale, <strong>di</strong>ventando <strong>la</strong> <strong>lingua</strong> dell’Impero e<br />
del<strong>la</strong> Chiesa. Da questo punto <strong>di</strong> vista, il <strong>la</strong>tino viene celebrato in<br />
quanto si prospetta come una sorta <strong>di</strong> novello ebraico, essendo l’unica<br />
<strong>lingua</strong> transnazionale e pluriseco<strong>la</strong>re <strong>di</strong> cui possiamo avvalerci dopo<br />
Babele. Dal "<strong>la</strong>voro del lutto" per <strong>la</strong> per<strong>di</strong>ta dell’i<strong>di</strong>oma adamitico,<br />
nasce una sorta <strong>di</strong> "<strong>lingua</strong> <strong>di</strong> copertura" che ci avvicina nuovamente<br />
al<strong>la</strong> con<strong>di</strong>zione degli angeli, a quell’aperta trasparenza del comunicare<br />
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