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la questione della nobiltà della lingua nel De Vulgari Eloquentia di

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<strong>di</strong>versas pro<strong>la</strong>tiones et vocabu<strong>la</strong> sit <strong>di</strong>visa; tum quia naturalis est<br />

nobis, cum il<strong>la</strong> potius artificialis existat. (<strong>De</strong> vulgari eloquentia I, i,<br />

4)<br />

È rimarchevole il fatto che l'ebraico, pur costituendo un caso unico<br />

<strong>nel</strong><strong>la</strong> storia linguistica dell'umanità, rientri per Dante <strong>nel</strong><strong>la</strong> categoria<br />

dei volgari, in quanto <strong>lingua</strong> "naturale". E sebbene attualmente in tutto<br />

il mondo vi siano tante lingue <strong>di</strong>verse per lessico e morfologia, il<br />

volgare è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> cui tutto il mondo fruisce (perfruitur). Dante non a<br />

caso utilizza il termine del lessico teologico con cui si designa <strong>la</strong><br />

beatitu<strong>di</strong>ne degli angeli in Para<strong>di</strong>so. Di fronte al<strong>la</strong> Babele <strong>di</strong> una realtà<br />

linguistica qual è l’Europa <strong>di</strong> inizio Trecento, dominata dal<br />

progressivo affermarsi dei volgari, gli intellettuali si trovano <strong>di</strong> fronte<br />

a un aut aut: imboccare <strong>la</strong> via dei litterati, incapaci <strong>di</strong> vedere<br />

alternative al dominio del <strong>la</strong>tino, considerato come l’unico mezzo <strong>di</strong><br />

comunicazione alta; oppure eleggere il volgare, esplorando con esso <strong>la</strong><br />

possibilità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare una cultura al<strong>la</strong>rgata agli uomini "sanza<br />

lettere". Tertium non datur. Come Ercole al bivio ogni intellettuale<br />

deve scegliere se adottare ancora il <strong>la</strong>tino, consolidando l’idea<br />

ecumenica del<strong>la</strong> cultura come appannaggio del<strong>la</strong> comunità<br />

internazionale dei dotti, o se affrontare le sfide del volgare,<br />

promuovendo una concezione dell'universalismo fondata sul<strong>la</strong> natura,<br />

sul<strong>la</strong> nazione e sul popolo.<br />

A questo punto occorre anche rivedere l’apparente <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o che<br />

sembra contrapporre il Convivio al <strong>De</strong> vulgari eloquentia<br />

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