Volume dello Studio - Provincia di Venezia

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portate le casse di colmata la cui natura litologica non è però stata rilevata e, quindi, non possono essere descritte nel dettaglio. 6.4.4.5 Aree intensamente urbanizzate. Sono state infine indicate le aree non rilevate per intensa urbanizzazione da una elaborazione del tematismo “mosaico dei PRG” estratto dal 60 PTP; esse corrispondono all’area di Mestre, all’aereoporto, alle isole di Venezia, Murano e Burano. Si fa notare che l’area lagunare è stata rilevata solo parzialmente, nelle isole maggiori, laddove l’urbanizzazione ha lasciato qualche area agricola. Sarebbe interessante organizzare con mezzi idonei una campagna di rilevamento specifico per tutta l’area lagunare.
7. DISTRIBUZIONE DEL CARBONATO DI CALCIO 7.1 GENERALITÀ Il primo autore che ha affrontato l’argomento è stato Alvise Comel, che nei suoi studi sui terreni agrari della zona, pubblicati negli anni ’60 relativamente alle Tavolette “Mirano”, “Scorzè”, “Mogliano” e “Quarto d’Altino”, ha fornito una prima interpretazione della distribuzione dei carbonati sulla base di numerose analisi dei terreni agrari e del rilevamento di campagna. Egli individuò la prima causa della diversa distribuzione dei carbonati nel grado di pedogenesi dei suoli, dovuto alla diversa età dei sedimenti. Nei suoi lavori egli propose anche un limite tra alluvioni antiche e recenti del Brenta, ricadente nella tavoletta I.G.M. 1:25.000 “Mirano”. Gli scostamenti dall’andamento generale sono stati attribuiti dall’autore ai lavori di aratura ed ai rimaneggiamenti recenti dei corsi d’acqua di risorgiva. Successivamente altri autori (da ultimo BON- DESAN et al., 2002) hanno individuato nei terreni decarbonatati dell’area in studio le alluvioni pleistoceniche del Brenta (unità di Bassano), peraltro in continuità con il caranto lagunare. Il presupposto di partenza è il seguente: poiché la porzione di pianura indagata è stata costruita principalmente ad opera delle alluvioni del Brenta, si suppone che la concentrazione dei carbonati di calcio originale dei sedimenti da esso deposti sia il medesimo per tutta l’area. Un diverso tenore di carbonati da zona a zona assume quindi un significato pedogenetico, fornendo indicazioni indirette sull’età relativa dei sedimenti. Questo sistema comparativo non va più bene se i confronti vengono fatti con i depositi del Piave (molto più carbonatico), dell’Adige e di altri corsi d’acqua di origine alpina: il tenore in carbonati originale può essere molto diverso e, quindi, a parità di carbonati i sedimenti possono avere età molto diverse. 61 I corsi d’acqua di risorgiva sembrano invece aver operato soltanto una rielaborazione dei sedimenti già deposti in precedenza (dal Brenta, in quest’area); probabilmente per questo non si nota una differenza di rilievo sotto questo aspetto, anche se il tema andrebbe approfondito con ulteriori analisi specifiche. 7.2 METODOLOGIA In questa sede è stato svolto un approfondimento del citato studio, confermando nella sostanza le deduzioni fatte una quarantina d’anni or sono dal Comel. La distribuzione areale dei carbonati è stata studiata basandosi sui dati analitici di 170 profili del suolo e sulla reazione all’acido cloridrico diluito al 10% verificata sugli orizzonti degli stessi profili del suolo e di 1.915 trivellate manuali realizzate nell’ambito dello studio pedologico. I dati, inseriti in un database in access e georeferenziati, sono stati trattati con un GIS per ottenere un’elaborazione puntuale dei punti d’indagine e un’interpolazione areale della distribuzione dei carbonati. Entrambe le elaborazioni sono visibili nelle due tavole negli Allegati 3 e 4. I criteri utilizzati sono in sintesi i seguenti: 1. evidenziazione dei punti d’indagine (profili e trivellate pedologiche) in cui è presente una decarbonatazione in tutto il profilo (effervescenza minore o uguale a 2, corrispondente circa a CaCO 3 inferiore al 2%); 2. evidenziazione dei punti d’indagine aventi almeno un orizzonte diagnostico identificato dal simbolo K, con presenza cioè di concrezioni carbonatiche; 3. evidenziazione di punti di indagine “normalmente” carbonatati, intendendo con ciò che non si riscontra una decarbonatazione spinta né l’accumulo di carbonati in profondità.
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