Scarica l'e-book - Dedicato a Mola
Scarica l'e-book - Dedicato a Mola
Scarica l'e-book - Dedicato a Mola
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
DONNA ROSINA<br />
Era una donna che viveva da sola in un appartamento che aveva le finestre che davano sulla<br />
grande terrazza di palazzo Introna. Veniva assistita da Angela Vitulli.<br />
Salimmo la terrazza, scendemmo i due scalini; donna Rosina era in quella camera delle due<br />
finestre. Era ravvolta in uno scialle nero, un fazzoletto in testa, gli occhi grifagni.<br />
Disse a mia madre: donna Angelina, mi avete lasciato sola, Gaetana si è sposata e qui non vedo<br />
nessuno.<br />
Disse mia madre: ma donna Rosina, voi conoscete tutti i miei guai, ma come posso pensare io a<br />
voi!; e donna Rosina: ma Bettina può prendere il posto della sorella!<br />
Quando io sentii questo fatto dissi: ah no, io non verrò mai qui! Ho la scuola e il laboratorio,<br />
devo trottare in casa, qui non verrò mai.<br />
Donna Rosina, voltandosi a mia madre, disse: allora non vi lascerò la casa.<br />
Mia madre si mise in furia e disse che lei non voleva niente di quella casa e di darla a chi voleva.<br />
Mi prese per il braccio e ce ne andammo via.<br />
Dopo circa due mesi sapemmo che la vecchia era morta. Aveva lasciato tutto all’ospizio di<br />
mendicità. La casa era stata messa all’asta e i Mangini avevano vinto l’asta.<br />
IL PRIMO INCONTRO DI ELISABETTA CON IL FUTURO MARITO MICHELE<br />
Peppino, mio fratello, ogni volta che veniva in licenza mi portava un regalo, una pelliccietta, una<br />
borsetta; quella volta mi portò un vestitino di organza lilla, molto bello.<br />
Lui l’aveva visto a Napoli in una vetrina, l’aveva fatto provare a una ragazza che aveva più o<br />
meno la mia taglia e lui pensò che sarebbe andato bene per Bettina.<br />
Io quando vidi questo vestito rimasi incantata. Ma mi dissi: dove lo metterò questo abito, per<br />
andare in laboratorio? Per andare a scuola non lo posso mettere certo e allora lo misi<br />
nell’armadio.<br />
Un giorno venne a casa la signora Tarozzi (aveva in affitto un appartamento nel palazzo) e disse<br />
a mia madre: Angelina, mi vuoi mandare Bettina? Perché devo andare a fare delle spese e a fare<br />
delle visite e mi secca andare da sola.<br />
Mia madre disse: vatti a vestire.<br />
Allora io pensai subito al mio vestito lilla, che non avevo messo mai.<br />
Mi rifeci le trecce e mi misi un velo di cipria sulla faccia, perché il mio terrore era il colorito: ero<br />
troppo colorita; perché io mi guardavo nello specchio e dicevo: dicono che sono bella, ma non<br />
sopporto tutto questo rosso sulla faccia. Presi la borsettina nera e andai di là.<br />
Ah come siamo eleganti, disse la signora Tarozzi; mia madre mi guardò con uno sguardo<br />
circolare e mi disse: beh può andare.<br />
I Mangini erano alla fine del pranzo. Come videro la signora Tarozzi tutti si alzarono in piedi a<br />
farle i complimenti. Donna Checchina, che era seduta sulla sedia, mi chiamò e mi disse: come ti sei<br />
fatta bella, come ti sei fatta grande. Mi chiese anche: come sta donna Angelina? Io risposi: non c’è<br />
male.<br />
E allora, come si usa, portarono a tavola i dolcetti e i liquori.<br />
C’erano tutti: Lina, che era arrivata dalle Mantellate, da Firenze, c’era Antonio, c’era<br />
Michelino, Ninì giocava sulle scale.<br />
Io non potevo alzare gli occhi dal piatto, che incontravo subito gli occhi di Michelino, che mi<br />
guardavano.