Il Salvagente n° 11 - Modenacinquestelle.it

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Bella, emancipata, trasgressiva,
anticonformista, insofferente
a qualunque tipo di cliché
e alle regole dettate dalla società.
Una “Regina del moderno”
come la definisce il titolo della mostra
a lei dedicata, allestita al Complesso
del Vittoriano di Roma, e curata
da Gioia Mori, in esposizione
dall’11 marzo fino al 10 luglio 2011.
80 dipinti, 30 disegni, 50 foto in parte
inedite, due film di cui è protagonista
e le opere di 13 artisti polacchi
a lei vicini, restituiscono in
maniera completa la complessa e
poliedrica personalità di un’artista
europea e cosmopolita.
Lei è Tamara De Lempicka, la
pittrice polacca che biograficamente
attraversa un intero secolo
(nasce nel 1898 a Varsavia e muore
a Cuernavaca nel 1980), tracciando
con i suoi quadri una parabola
che abbraccia diversi stili e incrocia
correnti artistiche antiche
e contemporanee: dalle spigolosità
del Costruttivismo russo alle
avanguardie del Futurismo, dal Cubismo
al Realismo magico, con uno
ScelteMostre
TRASGRESSIVA
e spirituale. Le anime
della De Lempicka
sguardo spalancato ai maestri italiani
del Rinascimento, alla grazia
del Pontormo, di Carpaccio, di Botticelli,
alla statuaria romana o alle
levigatezze di Hayez e di Ingres.
Anticipando anche le peculiarità
della Pop Art di Andy Warhol, che
si disse grande estimatore della
De Lempicka.
L’influenza della Parigi
“des années folles”
Tamara Rosalia Gurwik-Gorska è
un’icona del suo tempo, un simbolo
della Parigi “des années folles”, dove
soggiorna in seguito
alla fuga da San
Pietroburgo, per evitare
le conseguenze
della Rivoluzione
d’ottobre (1917).
La capitale francese
le consentirà di far
esplodere tutto il suo
potenziale: entrerà a
contatto con i maestri
Maurice Denis e
André Lhote, dai
quali apprenderà la sintesi di forma
e colore, la sfaccettatura, il coraggio
di trasporre la realtà in sogno, l’armonia
e la grazia.
Ma le sue tele degli anni parigini
raccontano anche del gusto per il
mondo della moda, della grafica, della
fotografia: elementi che la consacreranno
pittrice d’avanguardia e le
frutteranno premi, riconoscimenti e
gloria come simbolo dell’Art-Decò.
La sua pittura nei ruggenti anni
20 e 30 racconta di sguardi algidi,
di donne padrone del proprio destino,
che fumano, che guidano l’automobile
e parlano al telefono, su
Il Salvagente 17-24 marzo 2011
Linda Varlese