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Piano Provinciale Valutazione di Incidenza Ambientale per la Gestione dei Rifiuti Urbani 2010-2019 4.3. Potenziali impatti sull’ambiente determinati dalle diverse tipologie impiantistiche Di seguito vengono analizzati i potenziali impatti prodotti dagli impianti di recupero/smaltimento rifiuti, in relazione alle diverse tipologie impiantistiche. I potenziali impatti descritti sono desunti dalla letteratura di settore, dalle normative tecniche e dalle linee guida IPPC, ove esistenti. Le tipologie impiantistiche che vengono prese in considerazione sono le seguenti: - impianti di biotrattamento; - impianti di discarica controllata; - impianti di trattamento/recupero; - impianti recupero energetico. 4.3.1. Impianti di biotrattamento 4.3.1.1 Impianti di compostaggio Il compostaggio è un processo biossidativo termofilo ed esotermico che avviene in condizioni controllate a carico di matrici organiche in fase solida. Esso evolve attraverso due fasi (biossidazione e maturazione) e porta alla produzione di acqua, anidride carbonica, calore e compost 3 . Il compost è il prodotto del compostaggio di matrici organiche selezionate provenienti da raccolta differenziata, e/o di altre biomasse selezionate, atto al miglioramento delle proprietà fisiche, meccaniche e biologiche del terreno. 3 Cfr. Definizione fornita dal punto 3 dell’Allegato 1 alla DGRV 568 del 2005. Amministrazione Provinciale di Padova - pag. 29 -
Piano Provinciale Valutazione di Incidenza Ambientale per la Gestione dei Rifiuti Urbani 2010-2019 Il processo di compostaggio è normato, in ambito regionale, dalla DGRV 568 del 2005, che disciplina: a) la realizzazione degli impianti di recupero e di trattamento (aerobico o anaerobico) delle frazioni organiche dei rifiuti, sia in regime semplificato che in regime autorizzativo; b) la conduzione operativa dei medesimi impianti; c) le caratteristiche dei prodotti ottenuti; d) l’istituzione del marchio di qualità denominato “Compost Veneto”; e) le prescrizioni operative necessarie ad attenuare l’impatto ambientale degli impianti. La prima fase del processo di compostaggio è denominata biossidazione e comporta la decomposizione delle molecole organiche più facilmente degradabili e la formazione di composti intermedi parzialmente trasformati. L’intensa attività microbica in questa fase comporta un elevato consumo di ossigeno ed un innalzamento della temperatura consentendo l’igienizzazione del materiale. Al termine di questa fase la fermentescibilità del materiale organico è significativamente ridotta. La seconda fase del processo di compostaggio, che segue la biossidazione, è denominata maturazione e consiste in una trasformazione della sostanza organica, caratterizzata da una bassa attività respiratoria, nel corso della quale avviene l’umificazione. Gli impianti di compostaggio, a seconda della natura merceologica delle matrici trattate, possono essere distinti in: - impianti di compostaggio del verde (impianti che trattano esclusivamente scarti ligneo-cellulosici provenienti dalla manutenzione di giardini pubblici e privati (potature, sfalci, fogliame) o scarti legnosi non trattati; - impianti di compostaggio delle diverse tipologie di materiali organici quali fanghi organici, FORSU, scarti dell’industria agroalimentare e scarti della manutenzione del verde. Gli impianti di compostaggio del verde, proprio per le caratteristiche dei materiali trattati, presentano impatti modesti. Per questo motivo, la normativa stessa prevede che possano essere realizzati senza bisogno di coperture e, al di sotto di una certa potenzialità addirittura senza dover ricorrere a pavimentazioni e reti di raccolta dei reflui. Gli impianti di compostaggio delle frazioni organiche necessitano, invece, di strutture coperte, di pavimentazioni, di impianti di trattamento delle arie e di raccolta dei Amministrazione Provinciale di Padova - pag. 30 -
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