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LEGGENDOGODENDO copia

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La prefazione è quella cosa che si scrive dopo, si pubblica prima e non si legge né prima<br />

né dopo.<br />

Antonio D’Orrico, Sette, Luglio 2000<br />

Si scrive per guarire se stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore. Si scrive per<br />

dialogare anche con un lettore sconosciuto. Ritengo che nessuno senza memoria possa<br />

scrivere un libro. Io credo di essere un collezionista di ricordi, un seduttore di<br />

specchi. La realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della<br />

letteratura. Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e vicerversa: ogni visione<br />

diventa uno sguardo. In sostanza è la vita che si trasforma in sogno e il sogno che si<br />

trasforma in vita, così come avviene per la memoria.<br />

G. Bufalino, Il Messaggero, 21 Febbraio 2002<br />

I veri scrittori incontrano i loro personaggi solo dopo che li hanno creati. Elias<br />

Canetti, La provincia dell’uomo<br />

Uno scrittore che parla dei suoi libri è insopportabile; quasi come una madre che parla<br />

dei propri figli.<br />

Benjamin Disraeli, Corriere della Sera, 16 Luglio 2002<br />

Scrivete un romanzo. Scrivetelo per un anno intero, poi abbreviatelo per mezz’anno, e poi<br />

pubblicate.<br />

Anton Cechov<br />

Il bello del mestiere di scrivere è proprio che è una cosa di cui non si è capaci. Il<br />

calciatore sa giocare a calcio, il saltatore sa saltare in alto, mentre di scrivere non si<br />

è mai veramente capaci. Questa è la cosa piacevole: un mestiere in cui non si diventa mai<br />

professionisti, in cui si rimane sempre dei dilettanti. Peter Bichsel, 1990<br />

Noi diamo dignità alle nostre sciocchezze quando le diamo alle stampe… Ha un peso ben<br />

diverso dire: “L’ho letto” piuttosto che “L’ho sentito dire.”<br />

Montaigne, Saggi III, 13<br />

Scrivere è doveroso, pubblicare è superfluo.<br />

Italo Svevo<br />

Quando troviamo uno stile naturale restiamo sorpresi e incantati, perché dove ci<br />

aspettavamo di trovare uno scrittore scopriamo un uomo. Blaise Pascal<br />

Tra tutti i modi di procurarsi dei libri, il più glorioso viene considerato quello di<br />

scriverseli da sé.<br />

Walter Benjamin<br />

Appartengo alla generazione che ha visto diventare possibile il mestiere dello scrivere<br />

anche in questo Paese. Fino agli anni sessanta del secolo scorso la situazione era rimasta<br />

sostanzialmente quella descritta dal Berchet nella sua “Lettera semiseria” del 1816. Come<br />

non ricordare i “venticinque lettori” del Manzoni e il suo fermo proposito, prima di dare<br />

alle stampe “I Promessi Sposi”, di “non iscapitarci”?<br />

La letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, è in gran parte una letteratura di<br />

geniali dilettanti… Tutti i nostri autori maggiori, tranne pochi che erano ricchi di<br />

famiglia, hanno dovuto esercitare un altro mestiere per vivere. La letteratura italiana<br />

degli ultimi due secoli non ci ha dato molti grandi romanzi perché raccontare storie, e<br />

soprattutto scrivere storie, è un mestiere che richiede:<br />

a) tempo; b) perizia; c) applicazione assidua; d) un pizzico di talento.<br />

In Italia, Paese tradizionalmente povero di lettori, la scrittura è sempre stata associata<br />

all’alloro, più che all’oro, e praticata nei ritagli di tempo. Oggi tutti gli autori e<br />

tutte le opere galleggiano in una sorta di brodo primordiale, dove l’unica segnaletica<br />

chiara e visibile è quella delle classifiche, mentre la nostra critica letteraria non è in<br />

grado di promuovere niente e nessuno.<br />

Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera, 9 Maggio 2001

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