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Cagliari che guai<br />
Intervento di Maria Antonietta Mongiu nel ricordo del grande archeologo nato a Barumini<br />
Tuvixeddu, nonluogo come Poetto e Anfiteatro<br />
Lo proteggano Lilliu Barreca Bes Sardus Babài<br />
Sabato 17 marzo LegaAmbiente Sardegna ha<br />
ricordato la figura del grande archeologo sardo<br />
Giovanni Lilliu morto un mese fa. Questo<br />
l’intervento letto – nell’aula magna del liceo<br />
classico Siotto di Cagliari – dall’archeologa<br />
Maria Antonietta Mongiu, nella foto, ex<br />
assessore regionale alla Cultura nella giunta<br />
guidata da Renato Soru.<br />
Mi sono interrogata su cosa dire e su<br />
come dirlo per ricordare Giovanni<br />
Lilliu. Potrei fare una commemorazione<br />
convenzionale e giacché siamo al Liceo<br />
Siotto - dove ho anche insegnato e dove ho<br />
coordinato la sperimentazione nazionale<br />
dell’Ifts con un corso di restauro - potrei<br />
parlare della formazione degli operatori dei<br />
beni culturali di cui Giovanni Lilliu tanto<br />
si è occupato. Da preside di Lettere ha<br />
infatti dato la possibilità a generazioni di<br />
studenti di avere come maestri le personalità<br />
più illustri della cultura umanistica<br />
italiana. Lui che proveniva da un villaggio<br />
ma che aveva studiato fuori della Sardegna<br />
si preoccupò di sprovincializzare la facoltà<br />
di Lettere e di allargarne gli orizzonti epistemologici<br />
e i contenuti storici.<br />
Non è un caso che da quel momento la<br />
cronologia della storia della Sardegna si è<br />
dilatata e la percezione del suo passato ha<br />
fatto diventare la nostra isola una terra archeologica<br />
tra le più rilevanti dell’Europa e<br />
del Mediterraneo. Di molti periodi e temi<br />
di cui oggi vantiamo autorevoli specialisti<br />
allora non esistevano neanche le discipline.<br />
La Storia della Sardegna e chi se ne occupa,<br />
grazie a Lui, si sono emancipati dalle angustie<br />
e dalle endogamie in cui rischiano di<br />
riprecipitare soprattutto per una sciagurata<br />
tendenza a vernacolizzare la formazione.<br />
Avrei potuto parlare - visto che il Liceo<br />
Siotto è in un’area archeologica che data ,<br />
basta affacciarsi nel campo sportivo, dall’età<br />
romano - repubblicana fino ai rifugi antiarei<br />
del secondo conflitto mondiale passando<br />
per l’habitat rupestre altomedievale<br />
con affreschi evidenziati durante quel corso<br />
di restauro - degli scavi che, nel secondo<br />
dopoguerra il prof . Lilliu fece da ispettore<br />
della Soprintendenza archeologica in via<br />
Montello, alle pendici del colle di Tuvixeddu-<br />
Tuvumannu. Individuò una necropoli<br />
del II sec. av. C. afferente ad un aggregato<br />
agricolo, parte del suburbio cagliaritano ed<br />
a ridosso delle due strade funerarie, viale<br />
Maria Antonietta Mongiu<br />
sant’Avendrace e via is Maglias, ridotte<br />
ad imbuti tra orribili palazzi che occultano<br />
tombe e paesaggi.<br />
Potrei continuare ad evocare i tanti possibili<br />
temi in questa giornata in cui cade il suo<br />
trigesimo ma anche il 34° anno della scoperta<br />
del Dionisos di viale Trieste primo di<br />
tanti marmi figurati venuti allora in luce in<br />
quel mio primo scavo a Cagliari e tuttora<br />
occultati in chissà quale magazzeno. Potrei<br />
evocare le tante battaglie e lezioni di civiltà<br />
ed il suo impegno da amministratore – per<br />
la verità cavaliere isolato e spessissimo inascoltato-<br />
o l’emozione e l’onore di averlo<br />
potuto insignire del titolo di Sardus Pater<br />
in quella giunta presieduta da Renato Soru<br />
che iniziò quella tradizione di insignire Sardi<br />
patrioti della scienza, della ricerca, del<br />
bene comune che avevano spostato la conoscenza<br />
e quindi il limite ed aumentato la<br />
dignità della nostra terra.<br />
Finanziammo in quel giorno l’edizione<br />
completa dei suoi articoli che tanta gioia<br />
ci danno tutte le volte che li sfogliamo.<br />
Finanziammo per un milione e 600 mila<br />
euro la redazione del Corpus dei beni culturali<br />
della Sardegna che mi dicono è di là<br />
dal vedere la luce non diversamente dalle<br />
Unità Introduttive che promuovemmo per<br />
sopperire all’assenza di documentazione e<br />
di infrastrutture tecnologiche dentro i nostri<br />
musei come Giovanni Lilliu lamentava.<br />
Meno scavi, più restauro, più conoscenza<br />
attraverso la produzione di materiale cartaceo,<br />
contenuti digitali e supporti didattici.<br />
Ma preferisco fare una cosa meno convenzionale<br />
perché a questo grande ed eterno<br />
“cattivo ragazzo” – come lo definii quando<br />
compì 90 anni facendogli piacere – non<br />
dispiacevano le “cattive ragazze” ed i punti<br />
di vista poco convenzionali quando non<br />
radicali. Ebbene sono certa che da me si sarebbe<br />
aspettato che dicessi “E di Tuvixeddu?”<br />
parafrasando Emilio Lussu - che con<br />
Giovanni Lilliu ebbe familiarità- e quella<br />
frase “E della Sardegna?” Per ricondurre le<br />
persone alla concretezza della responsabilità.<br />
Ebbene. E di Tuvixeddu cosa diciamo?<br />
Io credo - ed entro nella concretezza degli<br />
atti e delle responsabilità - che questa<br />
nostra città può configurarsi come metafora<br />
di come un luogo denso nei caratteri<br />
identitari, relazionali, storici, antropologici<br />
possa scivolare nella categoria del nonluogo<br />
così come Marc Augé lo ha inteso.<br />
E Tuvixeddu è la metafora principe di ciò.<br />
Rischia di contendere al Poetto ed all’Anfiteatro<br />
il primato di nonluogo se si continua<br />
a molestarlo con interventi, lavori,<br />
migliorie, imbellettamenti, sedicenti valorizzazioni<br />
per tacere del tentativo di voler-<br />
10 marzo 2012