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Eventi<br />
to poi l’arcivescovo di Oristano monsignor<br />
Ignazio Sanna, «per l’uomo non ha alcun<br />
valore ciò che non riesce a fare con passione».<br />
L’ecclesiastico e studioso ha citato anche<br />
Carlo Marx:«Nessuno è contento del<br />
momento storico che stiamo vivendo, ma il<br />
cambiamento deve comportare una dignità<br />
per tutti. Ai filosofi spetta il compito di<br />
dare un modello dotato di autorevolezza».<br />
Nell’importanza dell’autodeterminazione<br />
della persona umana, i ragazzi devono ricevere<br />
dagli adulti conoscenze riplasmabili<br />
e rimodellabili, modelli di comportamento<br />
dotati di significato che possano essere applicati<br />
anche alla vita dei giovani. In questo<br />
quadro diventa fondamentale il ruolo<br />
dell’educazione e della scuola. Una scuola<br />
come quella vissuta negli anni Settanta dalla<br />
giornalista di Repubblica, Simonetta Fiori.<br />
Anni in cui, ha raccontato con viva emozione<br />
agli studenti del De Castro presenti<br />
in platea, «la scelta del liceo classico era un<br />
atto ineludibile, l’unica alternativa per appropriasi<br />
di una conoscenza che aprisse la<br />
mente e fornisse la cassetta degli attrezzi per<br />
affrontare la vita». Nel confrontarsi con un<br />
mestiere culturale come quello del giornalista,<br />
Fiori ha sostenuto che «l’aver avuto alle<br />
spalle gli studi classici mi ha permesso più<br />
facilmente rispetto ad altri di tracciare l’essenziale<br />
nelle notizie, di trovare il nocciolo<br />
della questione sfrondando il non necessario».<br />
Fiori, però, non è l’unica a portare una<br />
testimonianza interessante sulla reale utilità<br />
della cultura classica nella modernità. Arrivato<br />
al Teatro Garau in veste di docente di<br />
Diritto romano all’Università La Sapienza<br />
di Roma, il segretario nazionale del Partito<br />
dei Comunisti italiani Oliviero Dilibertoha<br />
parlato della sua esperienza in Cina. Paese<br />
nel quale ha contribuito alla redazione<br />
del codice civile sull’impronta del diritto<br />
romano. «L’interesse per i classici da parte<br />
dei cinesi negli ultimi anni è talmente vivo<br />
da aver superato di gran lunga l’attenzione<br />
dedicata agli stessi testi da parte degli europei<br />
– ha raccontato il docente universitario–<br />
. Uno dei best seller più letti in Cina<br />
è attualmente il De officiisdi Ciceronee in<br />
oriente i classici spopolano non solo per la<br />
loro bellezza, ma anche per la loro utilità».<br />
Tutto ciò mentre in Europa gli autori antichi<br />
vengono dimenticati. Sul finale del<br />
suo intervento, Diliberto ha lanciato una<br />
provocazione: «L’apprendimento è uno<br />
strumento che da piacere, ma se proprio<br />
non suscita questo sentimento allora è bene<br />
tenere presente che leggere dei libri è un<br />
formidabile strumento di seduzione. Così<br />
come per Paolo e Francesca, Galeotto fu il<br />
libro.<br />
A rispondere all’invito di Oristano, per portare<br />
alla luce la stretta unione tra studi classici<br />
e scientifici, era presente anche il filosofo<br />
e docente universitario Giulio Giorello.<br />
Nella sua relazione Giorello si è concentrato<br />
sul periodo ellenistico del sapere greco,<br />
argomentando la tesi che già negli studi di<br />
Archimedeo Euclide contenute le grandi<br />
verità scientifiche dell’epoca moderna. Per<br />
esempio, è noto che negli scritti ellenistici<br />
venga analizzato il flusso e il riflusso delle<br />
maree così come studiate da Galileo Galilei,<br />
Giovanni Keplero Isaac Newtonmolti<br />
secoli dopo. «Nell’Eneide di Virgilio – ha<br />
proseguito il professore – Enea percepisce<br />
inconsciamente la rotondità della Terra<br />
mentre descrive la partenza da Troia. Gli<br />
sembra, infatti, che sia la Terra ad allontanarsi<br />
e non il contrario». La modernità è<br />
nascosta anche negli scritti di Lucrezio, i<br />
quali «sono di una dirompenza indescrivibile<br />
nel loro negare la provvidenza e la superstizione,<br />
riprendendo il pensiero epicureo».<br />
Per Giorello, i classici contengono in<br />
sé il “Sapere”: «Cambiano i nomi durante<br />
i secoli, ma sotto il velo della parola apparentemente<br />
mitica i classici hanno riportato<br />
nei loro testi l’intero contenuto degli studi<br />
dell’epoca moderna». Un assunto indiscutibile<br />
anche per il rettore dell’università di<br />
Sassari Attilio Mastinoe per il latinista Luciano<br />
Cicu, docente di Lingua e letteratura<br />
latina alla facoltà di Lettere di Sassari. Nei<br />
loro interventi la speranza per una riforma<br />
scolastica e universitaria che incida soprattutto<br />
sulla didattica. Speranza condivisa anche<br />
dal presidente della Fondazione Sardinia<br />
Bachisio Bandinu , nella sua relazione,<br />
si è soffermato anche sui problemi relativi<br />
all’insegnamento dei classici. Per dirla con<br />
le parole della grecista dell’università di<br />
Cagliari, Patrizia Mureddu, «le persone<br />
diffidano dei classici perché pensano che<br />
non abbiano niente a che fare con la realtà<br />
oppure che siano troppo complessi per<br />
rapportarsi con il mondo contemporaneo.<br />
Una volta però che si trova la maniera di divulgarli,<br />
la loro bellezza e il piacere che trasmettono,<br />
è universalmente riconosciuta».<br />
Nessuno può rimanere immune al fascino<br />
dell’infinito caleidoscopio offerto all’occhio<br />
umano dal mondo del sapere degli antichi.<br />
Una fonte inesauribile di esperienza che<br />
deve essere preservata da poco lungimiranti<br />
e prevenute riforme scolastiche. Il rischio<br />
dato da una progressiva emarginazione della<br />
cultura classica, infatti, potrebbe essere<br />
quello di perdere un patrimonio fondamentale<br />
in cui riflettersi e allo stesso tempo<br />
ritrovarsi. Un ipotesi contro la quale si sono<br />
schierati anche il filosofo Dario Antiseri,<br />
l’antropologo Giulio Angioni e lo scrittore<br />
Manlio Brigaglia, intervenuti al convegno<br />
di Oristano. Con ciò, non si vuole non dare<br />
pari dignità agli studi di tipo scientifico o<br />
tecnico. Del resto è certo che non si possa<br />
separare l’umanesimo dalla scienza o dalla<br />
sperimentazione. Quello che serve, in linea<br />
generale, è un aumento generalizzato dei<br />
livelli di conoscenza che solo un’istruzione<br />
di qualità elevata può garantire. «Non basta<br />
l’informazione, c’è bisogno di formazione»,<br />
ha sottolineato il preside della facoltà di<br />
Giurisprudenza dell’università di Cagliari<br />
Massimo Deiana, alla fine del seminario<br />
oristanese. Una formazione che deve essere<br />
assicurata anche per gli studi classici, attualmente<br />
rinchiusi in una specie di nobile zoo.<br />
Oggi, poi, in una società che tutti chiamano<br />
della conoscenza, in cui il sapere è speranza<br />
per tutti di sopravvivenza professionale<br />
e civile, la pari dignità delle opzioni deve<br />
essere garantita. E questo, in definitiva, è<br />
un problema di democrazia e di diritto di<br />
cittadinanza, perché ha a che fare con l’allargamento<br />
delle capacità degli individui di<br />
utilizzare gli strumenti che permettono di<br />
capire la società e codificarla correttamente.<br />
Il pericolo, diversamente, sarebbe quello di<br />
creare uomini di allevamento, omologati<br />
su una realtà priva di significato e lontana<br />
dall’esempio di chi ha cercato di comprenderla<br />
e spiegarla.<br />
marzo 2012<br />
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