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Marzo - Sardinews

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Tradizioni<br />

Il dolce era apprezzato dai reali inglesi e a Casa Savoia, ma anche oggi viaggia nel mondo<br />

A Tanca Manna il tempio di S’arantzada<br />

Il testimone da Guiso a Bonamici e Pala<br />

Gianluca Corsi<br />

Nuoro si diceva che un matrimonio<br />

A ben riuscito lo si poteva misurare<br />

dalla bontà della sua “arantzada”.<br />

E d’altra parte, il dolce a base di fili sottili<br />

di scorza d’arancia, cucinati a lungo<br />

nel miele (preferibilmente di asfodelo<br />

o lavanda) e tempestati da una pioggia<br />

di bastoncini di mandorle selezionate,<br />

proprio ai piedi dell’Ortobene ha avuto<br />

la sua consacrazione planetaria. Se oggi<br />

“s’arantzada nugoresa” è il dessert immediatamente<br />

associato al capoluogo<br />

barbaricino, ancor più della “sebada”, il<br />

merito è del famoso pasticciere Battista<br />

Guiso – fondatore, nel 1886, dell’Antica<br />

Fabbrica del Dolce di Nuoro - che l’aveva<br />

brevettata e resa famosa nel mondo, ispirandosi<br />

all’originale ricetta del dolce più<br />

raffinato dei banchetti nuoresi. Quello<br />

che, per intenderci, è chiamato “arantzata”<br />

in Baronia, “cunfettura” in Barbagia e<br />

“cunfettu” in Ogliastra, la cui produzione,<br />

un tempo, era circoscritta all’ambito<br />

familiare, ed era legata ai festeggiamenti<br />

celebrati durante il matrimonio (a Nuoro<br />

sa torradura corrispondeva a una carta<br />

de arantzada), ma anche il battesimo,<br />

essendo offerta in dono ai padrini, “sos<br />

nonnos”, nonché al parroco e ai chierici,<br />

“sos jàcanos”. Poi è arrivata la ditta Guiso,<br />

e da allora “s’arantzada” per eccellenza<br />

è solo quella “nugoresa”: tutte le altre<br />

sono soltanto varianti minori per i più<br />

diplomatici, e squallide imitazioni per i<br />

più oltranzisti.<br />

L’Antica Fabbrica del Dolce nuorese, che<br />

era situata al centro della città, a pochi<br />

passi dalla Via Majore (attuale corso Garibaldi),<br />

è stata certamente una delle prime<br />

aziende in Sardegna ad avere rapporti<br />

commerciali con l’estero. Confezionando<br />

il prodotto in originali scatole di cartone<br />

pressato e borchie in legno, aveva cominciato<br />

ad esportare quel dolce di fili dorati<br />

dall’intenso profumo di arancio. Niente<br />

di strano che, già agli inizi del Novecento,<br />

avesse ottenuto ambiti riconoscimenti<br />

in importanti esposizioni internazionali<br />

(medaglia d’oro con Diploma d’Onore<br />

a Parigi, Cannes e Marsiglia), tanto da<br />

annoverare tra i suoi clienti la casa Savoia<br />

(di cui era fornitrice ufficiale), e la<br />

Famiglia Reale Inglese. Si racconta che la<br />

Regina Margherita in persona fosse particolarmente<br />

ghiotta del dolce prodotto a<br />

Nuoro, e ne consumasse grandi quantità<br />

durante gli inviti di salotto, quando s’intratteneva<br />

con le cortigiane, e nei ricevimenti<br />

ufficiali a palazzo Reale.<br />

A quel punto la fama dell’“arantzada” di<br />

Nuoro non aveva più rivali. Lo dimostrano<br />

le innumerevoli citazioni reperibili tra<br />

gli scritti dei più grandi scrittori e saggisti<br />

che si sono occupati, a vario titolo, di<br />

Sardegna. A cominciare da Grazia Deledda,<br />

che parla della «famosissima aranciata»<br />

in “Tradizioni popolari di Nuoro”,<br />

passando per il linguista e glottologo tedesco<br />

Max Leopold Wagner, autore di<br />

studi fondamentali sulla cultura e lingua<br />

sarda, che ne “La vita rustica della Sardegna<br />

rispecchiata nella lingua” si sofferma<br />

sul fatto che «in Sardegna si usano molti<br />

tipi di dolce... alcuni sono comuni a tutta<br />

l’isola altri sono propri di certi paesi...<br />

certi luoghi godono di una fama speciale<br />

per i loro dolci... Nuoro per l’aranciata<br />

(dolce di buccia d’arancia, mandorle e<br />

miele)». Anche le “Immagini di Nuoro<br />

Paese” di Nannino Offedduraccontano<br />

di come «tipo tradizionale di dolce era<br />

in vendita al pubblico in quei tempi,<br />

tranne quello di Battista Guiso, di suo<br />

figlio Francescoe di signora Pasqualina,<br />

“l’aranciata nuorese”, diventata in breve<br />

la più apprezzata leccornia dell’intera<br />

zona».<br />

Proprio la signora Pasqualina Macis<br />

Guiso (moglie di Francesco) pare che<br />

fosse la vera mente imprenditoriale della<br />

famiglia. Dell’intraprendente signora,<br />

nonna dei Rosas, nota famiglia di gioiellieri<br />

nuoresi, si ricorda un trafiletto<br />

ne “La Nuova Sardegna” del 10 maggio<br />

1959, nel quale diffidava le altre pasticcerie<br />

sarde che pretendevano di produrre<br />

e commercializzare la vera “arantzada”<br />

nuorese dal continuare a farlo, minacciando<br />

di ricorrere a “sa zustissia” per<br />

violazione della legge a tutela del diritto<br />

di brevetto. E sempre a «un’alzata di testa»<br />

della signora Pasqualina è attribuita<br />

la decisione di vendere, nel 1971, azienda<br />

e brevetto dell’“arantzada nugoresa”<br />

alla famiglia Bonamici. Da allora sono<br />

passati parecchi anni, e “s’arantzada” viene<br />

ancora prodotta, esportata e apprezzata<br />

ovunque.<br />

A raccogliere l’eredità di Michele Bonamici<br />

– nel frattempo la pasticceria<br />

del corso è stata chiusa – è oggi il genero<br />

Gian Nicola Pala, che ha sposato<br />

la figlia Gianfranca. Il laboratorio ha<br />

sede in una bella villetta al numero 18 di<br />

via don Luigi Sturzo, nel rione che sorge<br />

intorno al nuraghe Tanca Manna. Appena<br />

si varca il cancello si viene investiti<br />

dal profumo inconfondibile di arance e<br />

miele in cottura, amalgama meraviglioso<br />

di piacere e Mediterraneo. Gian Nicola<br />

mostra orgoglioso i “reperti” unici<br />

di quello che è anche un po’ museo: le<br />

foto sbiadite di Battista Guiso e le prime<br />

scatole in cartone e legno che servivano<br />

per confezionare il prodotto, le cartoline<br />

di Michele Bonamici che riprendevano<br />

l’immagine storica della bambina col<br />

costume di Nuoro mentre tiene su una<br />

mano la scatola di “arantzada” e con l’altra<br />

un cesto di agrumi, i ritagli di giornale<br />

che parlano della ditta nel corso degli<br />

ultimi anni, e le inserzioni pubblicitarie<br />

14 marzo 2012

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