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nale, cioè quella effettuata nella banda ottica,<br />
è una scienza ormai familiare a molti di<br />
noi. Quasi tutti abbiamo una certa dimestichezza<br />
con le osservazioni del cielo, da<br />
quelle a occhio nudo a quelle con binocoli<br />
o piccoli telescopi amatoriali, per finire alle<br />
spettacolari immagini del telescopio spaziale<br />
Hubble, che forniscono descrizioni<br />
affascinanti e intriganti di mondi lontani.<br />
Ma aldilà dell’aspetto estetico e del senso di<br />
mistero e di curiosità che queste immagini<br />
producono, l’Astronomia è oggi una delle<br />
scienze di base fra le più consolidate e fra<br />
le più promettenti nel difficile cammino<br />
dell’uomo verso la conoscenza della Natura.<br />
Le osservazioni astronomiche consentono<br />
oggi di sondare zone dell’Universo<br />
a distanze di miliardi di anni luce da noi,<br />
cioè consentono in sostanza di vedere cosa<br />
è successo nell’Universo miliardi di anni<br />
fa. Non tutti però hanno familiarità con<br />
tutte le branche dell’astronomia moderna.<br />
In generale, i corpi celesti emettono radiazione<br />
in tutto lo spettro elettromagnetico,<br />
dalle onde radio, all’infrarosso, all’ottico,<br />
fino ai raggi X e γ. La banda ottica, o visibile,<br />
quella con cui abbiamo dimestichezza,<br />
perché è la banda in cui il nostro occhio<br />
“funziona”, è solo una piccola parte di tutto<br />
lo spettro elettromagnetico, e quindi<br />
l’osservazione del cielo in questa sola banda<br />
ci darebbe informazioni limitate, specie in<br />
quei corpi celesti, e ce ne sono tanti, in cui<br />
la maggior parte dell’energia elettromagnetica<br />
è emessa in altre bande dello spettro<br />
elettromagnetico. La Radioastronomia<br />
si occupa dell’osservazione di corpi celesti<br />
nella banda radio, cioè a lunghezze d’onda<br />
che vanno da qualche metro a qualche<br />
frazione di millimetro. Così gli strumenti<br />
astronomici necessari per osservare l’Universo<br />
in banda radio, i radiotelescopi, altro<br />
non sono che gigantesche antenne, simili<br />
come concetto alle antenne paraboliche di<br />
cui oggi sono invasi i tetti delle nostre case,<br />
ma diverse per dimensioni e per tecnologia,<br />
che nel caso dei radiotelescopi è molto più<br />
spinta. Viene naturale chiedersi che cosa<br />
abbiamo scoperto con la radioastronomia<br />
in questi anni, in aggiunta a quello che già<br />
avevamo imparato dall’astronomia tradizionale.<br />
Cito solo un esempio che ci tocca<br />
da vicino, perché ha visto il coinvolgimento<br />
del mio gruppo di ricerca. Si tratta<br />
delle verifiche della Teoria della Relatività<br />
Generale e della Teoria della Gravitazione<br />
di Einstein. Osservazioni in banda radio<br />
effettuate dal nostro gruppo negli ultimi<br />
anni presso il radiotelescopio di Parkes, in<br />
Australia, in collaborazione con partner<br />
internazionali, hanno portato alla scoperta<br />
di un sistema stellare, la cosiddetta “Pulsar<br />
Doppia” che si prospetta come un formidabile<br />
laboratorio per la verifica delle Leggi<br />
di Einstein. Per questa scoperta, il gruppo<br />
è stato premiato nel 2005 con il prestigioso<br />
premio europeo “Cartesio”, e la nostra<br />
dottoranda, Marta Burgay, oggi ricercatrice<br />
presso l’OACa, che si è stata coinvolta in<br />
queste osservazioni, risulta oggi fra i giovani<br />
ricercatori più premiati al mondo.<br />
Ci si chiede quale sia l’utilità di queste<br />
indagini, al di là dell’evidente approfondimento<br />
delle leggi della Natura. Sappiamo<br />
già che una trattazione delle orbite<br />
dei satelliti con le Leggi di Einstein consente<br />
il corretto funzionamento del sistema<br />
Gps. Se trattassimo le orbite dei satelliti<br />
con le Leggi della fisica classica, le leggi di<br />
Newton, che pure funzionano per tante<br />
altre applicazioni, il sistema Gps non funzionerebbe,<br />
e la posizione Gps sulla nostra<br />
carta geografica non sarebbe esatta, e di<br />
parecchio. Questo ci dice che l’approfondimento<br />
delle conoscenze delle leggi della<br />
Natura, costituisce comunque un passo<br />
essenziale per il miglioramento della nostra<br />
qualità della vita. Ci si chiede allora<br />
Il cielo sopra di noi<br />
perché sia necessario sottoporre ancora ulteriormente<br />
a verifica le Leggi di Einstein,<br />
visto che funzionano già per quello che ci<br />
serve. A questo proposito va ricordato che<br />
esistono oggi altre teorie della Gravitazione,<br />
differenti da quelle di Einstein, la cui<br />
“differenza” si manifesta solo in condizioni<br />
molto estreme della materia, ed è rivelabile<br />
solo attraverso misure estremamente accurate,<br />
ma le cui implicazioni sulle teorie<br />
dell’evoluzione dell’Universo sono enormi.<br />
E non possiamo escludere che così come il<br />
passaggio da Newton ad Einstein ha permesso<br />
la realizzazione del Gps, il passaggio<br />
da Einstein ad altre teorie (o una verifica<br />
più approfondita delle teorie di Einstein)<br />
potrebbe aprire nuove prospettive tecnologiche<br />
e quindi nuove prospettiva di qualità<br />
della vita.<br />
Concludo con l’augurio che l’attenzione<br />
per il Progetto SRT, da parte del governo<br />
nazionale e di quello regionale, che fino<br />
adesso è stata altissima, prosegua, anche<br />
nella difficile situazione economica in cui<br />
indubbiamente versa il Paese. Il valore in<br />
conto capitale di questi impianti è di circa<br />
60 milioni di Euro, e in accordo con quanto<br />
si registra in Europa, la manutenzione e<br />
la gestione di un impianto del genere comportano<br />
un costo annuo dell’ordine del 5<br />
per cento del suo valore, quindi circa 3 milioni<br />
di Euro, incluso il costo del personale.<br />
Si tratta indubbiamente di cifre significative,<br />
ma il ritorno in termini di conoscenze,<br />
di sviluppo industriale e di formazione di<br />
eccellenza è indubbiamente elevato, e questo<br />
costituisce uno dei principali tasselli<br />
dello sviluppo del nostro Paese. Con questi<br />
impianti, che opereranno nell’ambito<br />
di una rete scientifica di internazionale, la<br />
Sardegna si vede proiettata in prima linea<br />
sul fronte delle sfide della conoscenza e<br />
dello sviluppo tecnologico in un circuito di<br />
altissimo profilo, ed è certamente auspicabile<br />
che se ne possa capitalizzare gli effetti<br />
a livello locale.<br />
marzo 2012<br />
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