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Marzo - Sardinews

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nale, cioè quella effettuata nella banda ottica,<br />

è una scienza ormai familiare a molti di<br />

noi. Quasi tutti abbiamo una certa dimestichezza<br />

con le osservazioni del cielo, da<br />

quelle a occhio nudo a quelle con binocoli<br />

o piccoli telescopi amatoriali, per finire alle<br />

spettacolari immagini del telescopio spaziale<br />

Hubble, che forniscono descrizioni<br />

affascinanti e intriganti di mondi lontani.<br />

Ma aldilà dell’aspetto estetico e del senso di<br />

mistero e di curiosità che queste immagini<br />

producono, l’Astronomia è oggi una delle<br />

scienze di base fra le più consolidate e fra<br />

le più promettenti nel difficile cammino<br />

dell’uomo verso la conoscenza della Natura.<br />

Le osservazioni astronomiche consentono<br />

oggi di sondare zone dell’Universo<br />

a distanze di miliardi di anni luce da noi,<br />

cioè consentono in sostanza di vedere cosa<br />

è successo nell’Universo miliardi di anni<br />

fa. Non tutti però hanno familiarità con<br />

tutte le branche dell’astronomia moderna.<br />

In generale, i corpi celesti emettono radiazione<br />

in tutto lo spettro elettromagnetico,<br />

dalle onde radio, all’infrarosso, all’ottico,<br />

fino ai raggi X e γ. La banda ottica, o visibile,<br />

quella con cui abbiamo dimestichezza,<br />

perché è la banda in cui il nostro occhio<br />

“funziona”, è solo una piccola parte di tutto<br />

lo spettro elettromagnetico, e quindi<br />

l’osservazione del cielo in questa sola banda<br />

ci darebbe informazioni limitate, specie in<br />

quei corpi celesti, e ce ne sono tanti, in cui<br />

la maggior parte dell’energia elettromagnetica<br />

è emessa in altre bande dello spettro<br />

elettromagnetico. La Radioastronomia<br />

si occupa dell’osservazione di corpi celesti<br />

nella banda radio, cioè a lunghezze d’onda<br />

che vanno da qualche metro a qualche<br />

frazione di millimetro. Così gli strumenti<br />

astronomici necessari per osservare l’Universo<br />

in banda radio, i radiotelescopi, altro<br />

non sono che gigantesche antenne, simili<br />

come concetto alle antenne paraboliche di<br />

cui oggi sono invasi i tetti delle nostre case,<br />

ma diverse per dimensioni e per tecnologia,<br />

che nel caso dei radiotelescopi è molto più<br />

spinta. Viene naturale chiedersi che cosa<br />

abbiamo scoperto con la radioastronomia<br />

in questi anni, in aggiunta a quello che già<br />

avevamo imparato dall’astronomia tradizionale.<br />

Cito solo un esempio che ci tocca<br />

da vicino, perché ha visto il coinvolgimento<br />

del mio gruppo di ricerca. Si tratta<br />

delle verifiche della Teoria della Relatività<br />

Generale e della Teoria della Gravitazione<br />

di Einstein. Osservazioni in banda radio<br />

effettuate dal nostro gruppo negli ultimi<br />

anni presso il radiotelescopio di Parkes, in<br />

Australia, in collaborazione con partner<br />

internazionali, hanno portato alla scoperta<br />

di un sistema stellare, la cosiddetta “Pulsar<br />

Doppia” che si prospetta come un formidabile<br />

laboratorio per la verifica delle Leggi<br />

di Einstein. Per questa scoperta, il gruppo<br />

è stato premiato nel 2005 con il prestigioso<br />

premio europeo “Cartesio”, e la nostra<br />

dottoranda, Marta Burgay, oggi ricercatrice<br />

presso l’OACa, che si è stata coinvolta in<br />

queste osservazioni, risulta oggi fra i giovani<br />

ricercatori più premiati al mondo.<br />

Ci si chiede quale sia l’utilità di queste<br />

indagini, al di là dell’evidente approfondimento<br />

delle leggi della Natura. Sappiamo<br />

già che una trattazione delle orbite<br />

dei satelliti con le Leggi di Einstein consente<br />

il corretto funzionamento del sistema<br />

Gps. Se trattassimo le orbite dei satelliti<br />

con le Leggi della fisica classica, le leggi di<br />

Newton, che pure funzionano per tante<br />

altre applicazioni, il sistema Gps non funzionerebbe,<br />

e la posizione Gps sulla nostra<br />

carta geografica non sarebbe esatta, e di<br />

parecchio. Questo ci dice che l’approfondimento<br />

delle conoscenze delle leggi della<br />

Natura, costituisce comunque un passo<br />

essenziale per il miglioramento della nostra<br />

qualità della vita. Ci si chiede allora<br />

Il cielo sopra di noi<br />

perché sia necessario sottoporre ancora ulteriormente<br />

a verifica le Leggi di Einstein,<br />

visto che funzionano già per quello che ci<br />

serve. A questo proposito va ricordato che<br />

esistono oggi altre teorie della Gravitazione,<br />

differenti da quelle di Einstein, la cui<br />

“differenza” si manifesta solo in condizioni<br />

molto estreme della materia, ed è rivelabile<br />

solo attraverso misure estremamente accurate,<br />

ma le cui implicazioni sulle teorie<br />

dell’evoluzione dell’Universo sono enormi.<br />

E non possiamo escludere che così come il<br />

passaggio da Newton ad Einstein ha permesso<br />

la realizzazione del Gps, il passaggio<br />

da Einstein ad altre teorie (o una verifica<br />

più approfondita delle teorie di Einstein)<br />

potrebbe aprire nuove prospettive tecnologiche<br />

e quindi nuove prospettiva di qualità<br />

della vita.<br />

Concludo con l’augurio che l’attenzione<br />

per il Progetto SRT, da parte del governo<br />

nazionale e di quello regionale, che fino<br />

adesso è stata altissima, prosegua, anche<br />

nella difficile situazione economica in cui<br />

indubbiamente versa il Paese. Il valore in<br />

conto capitale di questi impianti è di circa<br />

60 milioni di Euro, e in accordo con quanto<br />

si registra in Europa, la manutenzione e<br />

la gestione di un impianto del genere comportano<br />

un costo annuo dell’ordine del 5<br />

per cento del suo valore, quindi circa 3 milioni<br />

di Euro, incluso il costo del personale.<br />

Si tratta indubbiamente di cifre significative,<br />

ma il ritorno in termini di conoscenze,<br />

di sviluppo industriale e di formazione di<br />

eccellenza è indubbiamente elevato, e questo<br />

costituisce uno dei principali tasselli<br />

dello sviluppo del nostro Paese. Con questi<br />

impianti, che opereranno nell’ambito<br />

di una rete scientifica di internazionale, la<br />

Sardegna si vede proiettata in prima linea<br />

sul fronte delle sfide della conoscenza e<br />

dello sviluppo tecnologico in un circuito di<br />

altissimo profilo, ed è certamente auspicabile<br />

che se ne possa capitalizzare gli effetti<br />

a livello locale.<br />

marzo 2012<br />

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