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La parola all’esperto<br />
La politica in Italia costa 295 milioni l’anno<br />
130 in Germania, 80 in Spagna, 75 in Francia<br />
Renato Chiesa<br />
La questione della democrazia interna ai partiti politici è antica<br />
quanto i partiti stessi. Come ormai accertato in più di<br />
cinquant’anni, infatti, non corre buon sangue tra quanto previsto<br />
dalla Costituzione sulla funzione dei partiti e l’applicazione<br />
delle regole interne agli stessi partiti.<br />
Se da un lato, infatti, gli articoli 49 e 51 della nostra Costituzione<br />
delineano un sistema nel quale ai partiti politici sono<br />
assegnate ex lege varie pubbliche funzioni, costituzionalmente<br />
rilevanti, dall’altro si sprecano gli esempi, anche recenti, di<br />
partiti che violano i propri statuti ed emanano atti ai limiti (e,<br />
a volte, oltre i limiti) della legalità. Basti pensare, da ultimo,<br />
ai due maggiori partiti politici italiani: il Pdl, nato nel 2007<br />
dalla fusione a freddo tra An e Forza Italia con aperta violazione<br />
dei rispettivi statuti; e il Pd, battezzato nello stesso anno da<br />
un’assemblea di 2.858 delegati, traditi appena l’anno dopo da<br />
una modifica allo statuto apportata senza numero legale, con<br />
solamente il 20 per cento dei presenti. Si sprecano in proposito<br />
autorevoli analisi che raccontano di iscrizioni fittizie, congressi<br />
fantasma, espulsioni illecite, votazioni truccate.<br />
I partiti sono organizzazioni proprie della società civile e protagonisti<br />
indefettibili della vita politica ed istituzionale dello<br />
Stato. Per questo, godono di una sfera di attribuzioni riservata e<br />
protetta nel campo delle elezioni, del funzionamento dei corpi<br />
rappresentativi e del contributo dei cittadini (con metodo democratico)<br />
alla formazione della politica nazionale, ossia della<br />
funzione di indirizzo politico. Si tratta, come detto, di vere e<br />
proprie pubbliche funzioni, che, in quanto tali, non possono e<br />
non devono essere lese dall’autonomia interna riconosciuta ai<br />
partiti; in caso contrario, infatti, si finisce per ledere il ruolo<br />
fondamentale che la Costituzione assegna loro, cioè quello di<br />
raccordare democrazia e rappresentanza politica.<br />
Per tale ruolo, peraltro, i partiti godono di finanziamento pubblico.<br />
In proposito, appare utile evidenziare che l’Italia, manco a<br />
dirlo, ha il primato europeo di Paese con i costi più elevati della<br />
politica: 295 milioni l’anno, contro i 130 della Germania, gli 80<br />
della Spagna, i 75 della Francia ed i 4 della Gran Bretagna (dove<br />
il finanziamento pubblico è riconosciuto solo ai partiti politici<br />
d’opposizione). Differenze di spesa troppo rilevanti, ed ingiustificate,<br />
se si pensa che i partiti svolgono un’identica funzione<br />
anche all’interno dell’Ordinamento comunitario, ove rappresentano<br />
elemento fondamentale nella costruzione di uno spazio<br />
politico democratico. Non a caso, il Trattato di Lisbona definisce<br />
i partiti come “elementi fondamentali che contribuiscono a<br />
formare una coscienza politica europea e ad esprimere la volontà<br />
dei cittadini dell’Unione”; e la Carta fondamentale dell’Ue aggiunge<br />
che “i partiti politici, a livello dell’Unione, contribuiscono<br />
ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell’Unione”.<br />
É in questo contesto politico-normativo, quindi, che occorre<br />
tratteggiare la questione della democrazia interna dei partiti:<br />
questione che, in presenza di un sistema elettorale a contenuto<br />
maggioritario, è divenuta drammaticamente indispensabile per<br />
ristabilire l’effettività della sovranità popolare. Com’è noto, infatti,<br />
l’attuale legge elettorale (cosiddetto Porcellum – nomen<br />
omen) assegna ai partiti politici la nomina dei parlamentari attraverso<br />
l’indicazione dei candidati, nelle liste elettorali di Camera<br />
e Senato, sulla base di scelte curate esclusivamente da chi<br />
governa i partiti politici, con notevole alterazione dei principi a<br />
fondamento del suffragio universale consacrati nell’art. 49 della<br />
Costituzione.<br />
E allora, considerato che dopo il caso “Lusi” (il tesoriere della<br />
Margherita reo confesso) la fiducia degli italiani nei partiti è<br />
crollata e gran parte dei cittadini pensa che la corruzione prenda<br />
origine dai partiti per poi propagarsi a tutti gli apparati pubblici,<br />
oggi più che mai appare indispensabile restituire lo scettro ai cittadini<br />
approvando una legge per garantire la democrazia interna<br />
dei partiti, tratteggiando nuove regole sul finanziamento dei<br />
partiti, infine abolendo quella porcheria chiamata “Porcellum”.<br />
È bene non dimenticare, infatti, che la democrazia non ha affatto<br />
bisogno dei partiti: Adenauer, non a caso, ammoniva che “i<br />
partiti esistono non per se stessi, ma per il popolo”. Ma oggi non<br />
è questa la sensazione che i partiti trasmettono: sono sempre più<br />
percepiti come organismi autoreferenziali, lontani dalla vita reale<br />
e dai bisogni reali delle persone. E da qui nasce quella politica<br />
che si esprime anche fuori dai partiti: a livello locale col fioccare<br />
di liste civiche; a livello nazionale con l’adesione spontanea e<br />
sempre più massiccia ai referendum; in rete, con le manifestazioni<br />
organizzate attraverso i social network. Nel frattempo, i<br />
partiti balbettano e il governo “tecnico” ha messo in crisi i due<br />
maggiori schieramenti. Se il buon giorno si vede dal mattino.<br />
30 marzo 2012