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Terapia_occupazionale_161 - Compagnia di San Paolo

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raccolti in questa occasione <strong>di</strong> festa si è potuto acquistare la cucina<br />

adattata e due automobili adattate.<br />

Gli operatori del Centro <strong>di</strong> Villanova organizzano poi incontri<br />

tra ricoverati ed ex ricoverati e tra i familiari dei ricoverati e quelli<br />

degli ex ricoverati. Queste occasioni consentono scambi, sostegni<br />

morali e la possibilità <strong>di</strong> confrontare le <strong>di</strong>verse esperienze.<br />

L’esperienza ha consigliato i terapisti <strong>di</strong> programmare questo<br />

tipo <strong>di</strong> incontro verso la fine del ricovero, quando i pazienti sono<br />

ormai consapevoli dei propri limiti e delle proprie possibilità.<br />

All’inizio del ricovero, invece, il paziente è fragile e fortemente influenzabile,<br />

cosicché incontrare ex ricoverati (che hanno adottato<br />

un proprio modo <strong>di</strong> vivere) può rivelarsi dannoso per chi non è<br />

pronto ad operare scelte personali e rapportate alla propria con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> salute e <strong>di</strong> autonomia.<br />

Il rapporto con le famiglie<br />

Un’altra <strong>di</strong>mensione importante è il rapporto dei terapisti con i<br />

familiari. Si tratta per lo più <strong>di</strong> mamme, mogli e papà, dato che i<br />

pazienti del Centro sono generalmente giovani. Gli incontri con i<br />

familiari avvengono in sede fin da subito, per affrontare insieme a<br />

loro le <strong>di</strong>verse fasi del trattamento. Il momento più delicato è senza<br />

dubbio quello dei primi momenti <strong>di</strong> degenza: in questa fase né il<br />

terapista né il familiare devono far passare messaggi negativi come<br />

fossero delle sentenze 79 . È un momento critico perché si incomincia<br />

a parlare <strong>di</strong> carrozzina, <strong>di</strong> ausili e <strong>di</strong> strumentazioni particolari,<br />

mentre il paziente non ha ancora inquadrato la propria situazione,<br />

né può rendersi conto <strong>di</strong> che cosa significhi raggiungere il massimo<br />

livello <strong>di</strong> autosufficienza con le proprie possibilità.<br />

È fondamentale in questa fase la collaborazione dei familiari.<br />

Non sempre però i parenti <strong>di</strong>mostrano apertura e <strong>di</strong>sponibilità a lasciarsi<br />

guidare dall’esperienza e dalla competenza del terapista; a<br />

volte, essi assumono una posizione conflittuale nei confronti del terapista,<br />

rifiutandosi anch’essi <strong>di</strong> accettare la situazione. Durante<br />

tutto l’iter terapeutico i familiari sono accompagnati nella cono-<br />

79 Insegnare ad un paziente a muoversi in modo alternativo non deve apparire come<br />

un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> rinuncia – «tu ti sposterai sempre in modo alternativo» – ma piuttosto <strong>di</strong><br />

incoraggiamento – «tu adesso ti devi muovere in questo modo perché attualmente le tue<br />

possibilità sono queste».

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