Ottobre - Sardinews
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Politica<br />
Ritornano i vecchi Mario Floris e Giorgio Oppi, e c’è un ricorso al Tar per la mancanza di donne<br />
Cappellacci bis, volti da prima Repubblica<br />
Artizzu: scelte stravaganti e incomprensibili<br />
Dopo mesi di trattative serrate, infiniti vertici di maggioranza,<br />
alleanze saldissime saltate, il 5 ottobre il presidente della<br />
Regione Sardegna Ugo Cappellacci ha varato la sua Giunta bis,<br />
completando un rimpasto annunciato prima dell’estate e che dovrebbe<br />
garantire il rilancio dell’azione di Governo. “La montagna<br />
ha partorito un topolino”, hanno facilmente sentenziato i vertici<br />
del Pd sardo, riferendosi a un esecutivo che ha presentato poche<br />
novità, con la riduzione dei cosiddetti tecnici e l’ingresso di esponenti<br />
politici di peso, come Mariolino Floris e Giorgio Oppi.<br />
Il segretario regionale dell’Udc ritorna all’assessorato all’Ambiente,<br />
dopo un’assenza motivata con problemi di salute. Un’inedita<br />
“aspettativa” applicata alla carica assessoriale, considerata evidentemente<br />
alla stregua di un incarico nella pubblica amministrazione.<br />
Un esecutivo senza nemmeno una donna, che ha già attirato su di<br />
sé un ricorso al Tar per la violazione costituzionale nella mancanza<br />
di rappresentanza femminile. Una Giunta nata dopo l’ennesimo<br />
strappo consumato tra il presidente e parte dei suoi alleati, specie<br />
Riformatori e sardisti, che chiedevano una svolta decisa nell’affrontare<br />
le tante emergenze aperte nell’Isola.<br />
In realtà quasi subito la discussione si è incagliata sulla divisione<br />
degli assessorati, con un Cappellacci irremovibile nel suo schema<br />
5 – 5 – 2, ossia cinque poltrone al Pdl, cinque agli alleati minori e<br />
due tecnici scelti dal presidente. Un tira e molla estenuante, durato<br />
mesi, quasi un dialogo tra sordi, in cui si è inserita anche la crisi<br />
interna allo stesso Popolo della Libertà che rifletteva la scissione romana<br />
di Gianfranco Fini, ma anche una distribuzione territoriale<br />
degli incarichi giudicata inadeguata dal partito in Gallura.<br />
Davanti all’ennesimo vertice andato a vuoto il presidente della<br />
Regione ha reagito quasi d’istinto, azzerando di fatto la Giunta e<br />
avocando a sé tutte le deleghe. Una mossa inaspettata, utile a forzare<br />
la mano e mettere nell’angolo gli alleati, ma che ha seriamente<br />
rischiato di esplodere nelle mani del Governatore.<br />
Come ha, infatti, denunciato il senatore del Pd, Francesco Sanna,<br />
che sull’argomento ha interpellato nientemeno che il presidente<br />
della Repubblica, in Sardegna si era creato un pericoloso vuoto di<br />
potere. La Regione sarda ha tre organi (Presidente, Giunta e Consiglio<br />
regionale) e secondo lo Statuto non si può governare senza uno<br />
di essi. “L’abnormità della situazione istituzionale sarda, ha scritto<br />
al Quirinale il senatore Sanna, poteva portare il capo dello Stato<br />
“alla luce degli articoli 50 dello Statuto sardo e 126 della Costituzione”,<br />
alla possibilità di rimozione di Cappellacci.<br />
L’uscita del senatore democratico è stata valutata tutt’altro che<br />
estemporanea in viale Trento, dove si sarebbe corso ai ripari, presentando<br />
una Giunta “fatta in fretta, perché ci si era accorti della<br />
stupidaggine”, come ha scritto sul suo blog il neosardista Paolo<br />
Maninchedda.<br />
Fatto sta che la Giunta Cappellacci bis ha trovato pochi estimatori<br />
e allargato il ventaglio degli scontenti, che ora potrebbero rendere<br />
durissima la vita in Consiglio regionale, a partire dalla imminente<br />
discussione sulla manovra finanziaria.<br />
Un assaggio si è avuto con l’ordine del giorno presentato da Riformatori<br />
e Sardisti, l’ala dura della contestazione, che presentava una<br />
serie di emergenze da affrontare subito e che valutava inadeguata<br />
la risposta finora data dalla Giunta, a partire dal nuovo esecutivo.<br />
Alberto Urgu<br />
Un odg, che ha avuto la maggioranza, grazie alla convergenza del<br />
Pd e di parte del gruppo misto e che ha fatto inciampare il Cappellacci<br />
bis, ancora prima di partire.<br />
“Trovo irresponsabile che si pensi di proseguire in questo modo anziché<br />
porre fine ad una agonia evidente, ha commentato il segretario<br />
del Pd Silvio Lai che ha anche invitato gli “scontenti” a essere coerenti<br />
“Il tempo è maturo per assumere una responsabilità e la scelta<br />
di prendere definitivamente le distanze da un progetto che ha esaurito<br />
la sua spinta iniziale e che va dichiarato fallito”.<br />
Ma non sono le accuse dell’opposizione a preoccupare Cappellacci,<br />
alle prese invece con un dissenso interno ormai manifesto<br />
e quasi ostentato. Non solo i sardisti e i riformatori, che ormai<br />
sembrano orientati a una sorta di appoggio esterno, ma anche l’arrivo<br />
di “Futuro e Libertà” in Sardegna getta ombre lunghe sulla<br />
legislatura.<br />
Il partito di Gianfranco Fini raccoglie nell’Isola due big della defunta<br />
An, come Ignazio Artizzu e Matteo Sanna, che si è portato<br />
dietro mezza Gallura. Pur rimanendo formalmente nel Pdl, il<br />
movimento futurista non nasconde il distacco profondo dall’esecutivo<br />
guidato da Ugo Cappellacci: “In Sardegna il presidente Cappellacci<br />
ha ritenuto di dover escludere Futuro e Libertà e di dimezzare,<br />
con scelta stravagante e incomprensibile, la presenza della destra<br />
nella Giunta, spiega il neo coordinatore di Fli Ignazio Artizzu a<br />
<strong>Sardinews</strong>. “Noi chiaramente continueremo a sostenerlo per rispetto<br />
del mandato popolare, ma valuteremo volta per volta e non avremo<br />
nessun problema nemmeno a votare contro”.<br />
Il ragionamento di Artizzu è molto chiaro e chiama in prima persona<br />
Cappellacci alle sue responsabilità: “ La crisi deriva da un<br />
rodaggio politico del presidente, dalla sua inesperienza. La sensazione<br />
è che la cura trovata sia peggiore del male, perché i rapporti con gli<br />
alleati sono addirittura peggiorati. Probabilmente il presidente voleva<br />
14 ottobre 2010