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Ottobre - Sardinews

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Amministratori e amministrati a cura di Massimo Lai<br />

Espropriazione indiretta e prescrizione<br />

La Corte costituzionale ha<br />

aperto una falla nel sistema<br />

italiano delle espropriazioni,<br />

perlomeno di quelle<br />

illegittime. In questa rubrica,<br />

che come il direttore spesso<br />

mi ricorda non è rivolta a<br />

giuristi, mi sono spesso occupato<br />

dell’istituto dell’accessione<br />

invertita, di invenzione<br />

giurisprudenziale. Attraverso<br />

quell’istituto, l’amministrazione<br />

diveniva proprietaria,<br />

senza espropriazione, dell’area privata interessata da un’opera pubblica,<br />

semplicemente quale effetto automatico della sua irreversibile<br />

(ma illecita) trasformazione. La sorte dell’istituto è stata segnata<br />

dall’entrata in vigore del testo unico<br />

sulle espropriazioni e, in particolare,<br />

dell’art. 43. La c.d. acquisizione sanante<br />

non prevede più un effetto traslativo<br />

automatico ma lo subordina ad un<br />

espresso provvedimento amministrativo<br />

(valutati gli interessi in conflitto,<br />

l’autorità che utilizza un bene immobile<br />

per scopi di interesse pubblico, modificato<br />

in assenza del valido ed efficace provvedimento<br />

di esproprio o dichiarativo<br />

della pubblica utilità, può disporre che<br />

esso vada acquisito al suo patrimonio indisponibile<br />

e che al proprietario vadano<br />

risarciti i danni).<br />

Con un sentenza pubblicata lo scorso<br />

8 ottobre 2010, la Consulta ha dichiarato<br />

illegittimo l’art. 43. Tra le censure<br />

sollevate dal TAR Campania in diverse<br />

ordinanze di rimessione ve ne erano di<br />

assolutamente sostanziali. In particolare<br />

era stato dedotto il contrasto con<br />

gli articoli 3, 24, 42, 97 e 113 della<br />

<strong>Sardinews</strong> viene inviato per posta agli abbonati<br />

Costituzione, in quanto la norma avrebbe consentito la sanatoria<br />

di espropriazioni illegittime, anche in violazione delle sentenze giurisdizionali<br />

di annullamento o di condanna relative alle stesse espropriazioni.<br />

Inoltre era stata censurata la violazione dell’art. 117 della<br />

Costituzione per il contrasto dell’acquisizione sanante rispetto alle<br />

previsioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nell’interpretazione<br />

della Corte di Strasburgo, e dell’art. 6 (F) del Trattato<br />

di Maastricht, modificato da quello di Amsterdam, che impone il<br />

rispetto dei diritti fondamentali della medesima Convenzione.<br />

La Corte Costituzionale, però, ha ritenuto di dichiarare l’illegittimità<br />

della previsione per una ragione eminentemente formale, ovvero<br />

Può essere acquistato presso le librerie di Cagliari<br />

Cuec, Facoltà di Lettere, via is Mirrionis<br />

Dettori, via Cugia 3<br />

Edicola Meloni, D. I. Via Basilicata, 69<br />

Fahrenheit 451, Via Basilicata, 57<br />

Il Bastione, Piazza Costituzione 4<br />

Miele Amaro, via Manno 88<br />

Murru, via San Benedetto 12/c<br />

Tiziano, via Tiziano 15<br />

Ubik, via Roma 63 e via Paoli 19<br />

a Carbonia<br />

Libreria Lilith, Via Satta 34<br />

Edicola Secci, piazza Italia<br />

Edicola Il libro, piazza Matteotti<br />

a Macomer<br />

Libreria Emmepi, Corso Umberto 235<br />

a Nuoro<br />

Libreria Novecento, Via Manzoni 35<br />

a Sassari<br />

Libreria Koinè, via Roma 137<br />

l’eccesso di delega. Il testo unico è stato approvato con il decreto<br />

legislativo n. 327/2001, in attuazione della delega contenuta nella<br />

legge n. 50/1999, collegata alla legge n. 59/1997. La Consulta ha<br />

evidenziato che dal coordinamento di quelle leggi, la delega doveva<br />

ritenersi limitata al semplice riordino delle norme relative al procedimento<br />

di espropriazione per causa di pubblica utilità e alle altre procedure<br />

connesse, contenute nella legge n. 2359/1865 e nella legge n.<br />

865/1971. L’art. 43 non è sussumibile in alcuna delle previsioni delle<br />

leggi suddette e presenta aspetti di rilevante novità anche rispetto<br />

all’istituto giurisprudenziale dell’accessione invertita. Da qui la violazione<br />

dei limiti della delega. Ho parlato di una falla nel sistema. Effettivamente,<br />

con l’eliminazione dell’art. 43, nel caso di realizzazione<br />

di opere pubbliche su aree non espropriate si pone, ora, l’alternativa<br />

tra la rigida applicazione dell’accessione ordinaria (l’opera diventa<br />

del proprietario del terreno) e il ritorno all’applicazione dell’istituto<br />

dell’accessione invertita, che ha garantito all’Italia numerose condanne<br />

della Corte europea dei diritti<br />

dell’uomo. Per la verità, si tratta di una<br />

falla facilmente otturabile.<br />

Basterebbe un decreto legge a superare<br />

immediatamente i problemi dell’eccesso<br />

di delega. Sennonché, la Corte<br />

Costituzionale già ha sollevato il legittimo<br />

dubbio circa l’effettiva idoneità di<br />

una norma con il contenuto materiale<br />

dell’art. 43 a garantire il rispetto dei<br />

principi della Convenzione europea.<br />

Ha in proposito richiamato i rilievi della<br />

Corte di Strasburgo sulla violazione<br />

del principio di legalità connesso anche<br />

alla sola possibilità dell’amministrazione<br />

di utilizzare a proprio vantaggio una<br />

situazione di fatto derivante da azioni<br />

illegali. In sostanza, come già avevo<br />

rilevato in questa stessa rubrica, non è<br />

affatto sicuro che la mera trasposizione<br />

in legge di un istituto suscettibile<br />

di perpetuare le stesse negative conseguenze<br />

dell’espropriazione indiretta sia<br />

sufficiente di per sé a risolvere il grave vulnus al principio di legalità<br />

e a superare il problema della violazione della Convenzione europea<br />

e del Trattato.i rilievi della Corte di Strasburgo sulla violazione del<br />

principio di legalità connesso anche alla sola possibilità dell’amministrazione<br />

di utilizzare a proprio vantaggio una situazione di fatto derivante<br />

da azioni illegali. In sostanza, come già avevo rilevato in questa<br />

stessa rubrica, non è affatto sicuro che la mera trasposizione in legge<br />

di un istituto suscettibile di perpetuare le stesse negative conseguenze<br />

dell’espropriazione indiretta sia sufficiente di per sé a risolvere il grave<br />

vulnus al principio di legalità e a superare il problema della violazione<br />

della Convenzione europea e del Trattato.<br />

Takeaway, la macelleria: 39.99 per Atzori Dulcis Gramsdorff Pitturru<br />

Sarà aperta fino al 30 ottobre presso lo spazio (in)visibile di via<br />

Barcellona 75 di Cagliari la mostra “TAKEAWAY - La macelleria”,<br />

installazione dei quattro artisti Ermenegildo Atzori, Simone<br />

Dulcis, Lea Gramsdorff e Marilena Pitturru. L’allestimento e le<br />

opere si ispirano alla macelleria, in un’azione che vuole mettere in<br />

discussione alcuni meccanismi del mercato dell’arte trasformando<br />

la mostra in un “super” mercato dell’arte, dove si adoperano le<br />

formule del takeaway e dell’offerta speciale. Giorni di apertura:<br />

giovedì, venerdì, sabato, dalle 19 alle 21.<br />

Maurizio Memoli scrive: “La macelleria è un luogo ancestrale. È lo spazio<br />

dove la nostra memoria ritrova l’istinto della caccia, del dominio,<br />

della violenza, del sangue, del sacrificio”. E si chiede: “È possibile concepire<br />

un quadro come faremmo con un filetto? Apparentemente sì. E<br />

la provocazione si fa doppia. Anche l’arte è sempre più mercanzia: da<br />

scegliere come in un negozio, esposta al miglior offerente o al miglior<br />

acquirente”. Ancora. “Ogni provocazione ha un costo. In questo caso<br />

un prezzo standardizzato, fissato come in una svendita: euro 39.99 per<br />

ogni opera, oppure un tot, al chilo o al metro, un prezzo attrazione”.<br />

38 ottobre 2010

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