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Ottobre - Sardinews

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Ricerca<br />

in cui si manifestano i segnali precoci della<br />

malattia. L’adolescente, infatti, è spesso un<br />

paziente in erba che solo a 24 anni arriverà<br />

dallo specialista. Ma non è facile interloquire<br />

con le famiglie di oggi, diventate una sorta<br />

di condominio, dove non ci si incontra,<br />

non si parla, non ci sono relazioni comuni,<br />

c’è carenza affettiva”.<br />

Anche Time ha dedicato ampio spazio<br />

alle ricerche che dimostrano come il<br />

comportamento influenzi la funzione dei<br />

nostri geni e quelli delle generazioni future.<br />

E’ così?<br />

“Sì. Grazie ad abitudini sane possiamo migliorare<br />

la capacità mnemonica che avranno<br />

i nostri figli, eliminare la loro eventuale predisposizione<br />

a diabete ed obesità. Ma anche,<br />

con atteggiamenti negativi, favorire l’insorgere<br />

delle patologie. Le ricerche dimostrano<br />

come sia possibile, con uno stile di vita<br />

modificare la funzione dei nostri geni e di<br />

quelli delle generazioni future, quindi migliorare<br />

il loro stato di salute generale”.<br />

La scienza studia i codici genetici. Quali<br />

sono i passi attuali?<br />

“Nel 2009 il Journal of Neuroscience ha<br />

pubblicato una ricerca che dimostra come<br />

lo stile di vita possa migliorare la memoria<br />

nel corso delle generazioni. Alla base di questo<br />

risultato un esperimento condotto su un<br />

gruppo di topi con problemi di memoria<br />

che è stato esposto ad un ambiente ricco di<br />

stimoli visivi e di giocattoli. Sorprendentemente<br />

la prole di questi roditori è nata con<br />

un livello di memoria a lungo termine di<br />

gran lunga superiore a quella dei genitori,<br />

pur non essendo stata sottoposta agli stessi<br />

stimoli. E non è tutto”.<br />

Sentiamo il resto.<br />

“Uno studio pubblicato sull’European<br />

Journal of Human Genetics e condotto<br />

dall’University College di Londra dimostra<br />

che i comportamenti dei genitori influenzano<br />

la funzione di geni dei figli. Chi ha<br />

un padre che ha cominciato a fumare in<br />

età prepuberale vede aumentato di base il<br />

proprio indice di massa corporea rispetto ai<br />

coetanei, correndo quindi un rischio maggiore<br />

di diventare obesi da adulti. Infine, gli<br />

oncologi della Duke University, in North<br />

Carolina, hanno condotto un esperimento<br />

su alcune cavie di laboratorio riuscendo a<br />

dimostrare a loro volta che l’alimentazione<br />

può intervenire sulla mutazione dei geni:<br />

ad un gruppo di topi gravidi, geneticamente<br />

predisposto all’obesità, al diabete e ad un<br />

colore giallo del pelo, è stato somministrata<br />

una dieta ricca di vitamine del gruppo B”.<br />

Cosa è stato appurato?<br />

“Lo studio ha dimostrato che i cuccioli, nati<br />

poco dopo, erano perfettamente sani, con il<br />

pelo marrone e non predisposti né all’obesità<br />

né al diabete. E altri due studi riportati<br />

dal TIME confermano gli effetti dello stile<br />

Un momento della conferenza stampa durante il convegno della Società italiana di neuropsicofarmacologia. Il<br />

primo a destra è il presidente nazionale professor Biggio con alcuni scienziati e giornalisti. (foto Mario Rosas)<br />

Da Carloforte a Bethesda<br />

di vita sui geni: i risultati di un lavoro, in<br />

particolare, indicano che i figli delle donne<br />

che durante la gravidanza non si sono<br />

alimentate correttamente potrebbero essere<br />

soggetti a problemi cardiaci o ad una morte<br />

precoce. Una seconda ricerca, invece, dimostra<br />

che è possibile modificare l’aspetto<br />

esteriore delle generazioni future. Ad un<br />

campione di moscerini cui è stato somministrato<br />

un particolare farmaco che provoca<br />

escrescenze sugli occhi, infatti, l’effetto estetico<br />

si è manifestato anche sulle 13 generazioni<br />

successive che non erano venute a<br />

contatto con la sostanza”.<br />

La vita letta in anteprima.<br />

“Più o meno. Una ricerca di Patrick O<br />

McGowan, l’ Epigenetic regulation of the<br />

glucorticoid receptor in human brain associates<br />

with childhood abuse, pubblicata<br />

nel marzo scorso su Nature neuroscience<br />

ha dimostrato che i soggetti suicidatisi che<br />

nell’infanzia avevano subìto abusi sessuali e<br />

fisici mostrano l’alterazione di un gene ricettore<br />

dello stress”.<br />

Professor Biggio, scenari impensabili<br />

fino a pochi anni addietro. Qual è la sua<br />

indicazione?<br />

“È importante ricordare che i cambiamenti<br />

epigenetici non sono permanenti perché<br />

l’epigenetica non è sinonimo di evoluzione.<br />

I cambiamenti epigenetici sono la risposta<br />

biologica allo stile e possono tornare alla<br />

loro programmazione originaria. C’è un limite<br />

a tutto, infatti, se da un lato possiamo<br />

modificare la funzione dei geni, la struttura<br />

del DNA rimane immutata”.<br />

Originario di Carloforte, ordinario di Neuropsicofarmacologia dal 1980, Giovanni Biggio<br />

è stato pro rettore con delega alle Relazioni internazionali dell’ateneo di Cagliari, rettore<br />

Duilio Casula. Direttore del dipartimento di Biologia sperimentale “Bernardo Loddo”,<br />

socio fondatore e segretario esecutivo della Società italiana di Neuroscienze (‘84/94), Biggio<br />

è stato tra l’altro, anche membro del Comitato tecnico di Sardegna ricerche, dell’American<br />

College of Neuropsychopharmacology e dell’European College of Neuropsychopharmacology.<br />

Già presidente della Società italiana di Farmacologia e del Comitato scientifico<br />

Regione Sardegna per Sperimentazione dei Farmaci, presiede l’Italian Brain Council e<br />

la Società italiana di Neuropsicofarmacologia. Dal marzo 2009 fa parte del Consiglio<br />

superiore sanità. È stato visiting associate al Laboratory of Chemical Pathology (Londra)<br />

e al National Institute of Mental Health, di Bethesda (Washington). Giovanni Biggio<br />

lavora sul meccanismo d’azione dei farmaci ansiolitici-sedativo-ipnotici e sui meccanismi<br />

fisiologici e farmacologici di modulazione della sfera emozionale e affettiva. Autore di oltre<br />

400 pubblicazioni su riviste quali Science e Nature, è considerato uno dei più autorevoli<br />

esperti nel meccanismo d’azione degli psicofarmaci.<br />

ottobre 2010<br />

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