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Giugno<br />
20<strong>13</strong><br />
17<br />
mons. Franco Risi<br />
L’evangelista Luca, con la vicenda dei<br />
discepoli di Emmaus (Lc 24, <strong>13</strong>-35), vuole<br />
insegnarci che Gesù è risorto, è vivo,<br />
è presente nel mondo; e vuole soprattutto educare<br />
la nostra fede alla centralità della frazione<br />
del pane. In questo gesto, che Gesù compie durante<br />
l’ultima cena, ma anche di fronte ai discepoli<br />
di Emmaus, è racchiuso il senso stesso della<br />
nostra fede: la frazione del pane è infatti il sacrificio<br />
supremo di Cristo che ogni domenica si ripete<br />
ancora per la salvezza del mondo.<br />
Come afferma Anselm Grün, «nello spezzare il<br />
pane si evidenzia il fatto che Gesù non ha vissuto<br />
solo per se stesso, ma che egli si è spezzato<br />
per noi durante tutta la sua vita per trasmetterci<br />
se stesso e il suo amore [...]. Nello spezzare il<br />
pane, noi diamo espressione al nostro desiderio<br />
profondo che ci sia qualcuno che esiste solo<br />
per noi, ed esista per noi in maniera tale da prendere<br />
le nostre difese al punto da amarci fino a<br />
morire» (A. Grün, L’eucaristia – Trasformarsi e<br />
diventare una cosa sola).<br />
Allo stesso modo, anche noi oggi, alla luce di quanto<br />
affermato, siamo chiamati a spezzarci per condividere<br />
quanto di bello abbiamo con il prossimo<br />
e così imitare Gesù.<br />
Anche noi purtroppo, nel corso della nostra vita,<br />
come i discepoli di Emmaus, siamo distratti da<br />
preoccupazioni e problemi effimeri che ci allontanano<br />
da Cristo, i nostri occhi spesso sono impediti<br />
a riconoscerlo (cfr. Lc 24, 16); Egli, però, cammina<br />
al nostro fianco sta a noi impegnarci a riconoscerlo<br />
ogni giorno soprattutto nella frazione del<br />
pane domenicale. Ciò che è celebrato in chiesa<br />
sull’altare viene concretizzato nella fedeltà con<br />
cui adempiamo ai nostri doveri quotidiani: in famiglia,<br />
sul lavoro o nella comunità dove viene continuato,<br />
con l’aiuto dello Spirito Santo, il sacrificio<br />
dell’altare e il quale si prolunga così nella vita<br />
di tutti i giorni. Come ha fatto ad Emmaus, Gesù<br />
accompagna anche noi oggi nel nostro cammino<br />
e, soprattutto, rimane con noi nella sera della<br />
nostra vita. Solo attorno a quello spezzare il<br />
pane che Gesù ci ha donato riusciremo a trovare<br />
l’unità dei veri figli di Dio. Egli continua ancora<br />
oggi a camminare al fianco dell’umanità intera,<br />
si fa presente per aiutarci a superare la sfiducia<br />
e la delusione, come fece con i due discepoli:<br />
«Che cosa sono questi discorsi che state facendo<br />
tra voi lungo il<br />
cammino?»(Lc<br />
24, 17). Gesù li<br />
rimprovera per la loro durezza di<br />
cuore, e, per mezzo delle Scritture,<br />
spiega loro il senso della sua sofferenza,<br />
una sofferenza gloriosa e<br />
fonte di salvezza: «Stolti e lenti di<br />
cuore a credere in tutto ciò che hanno<br />
detto i profeti! Non bisognava<br />
che il Cristo patisse queste sofferenze<br />
per entrare nella sua gloria?»(Lc<br />
24, 26).<br />
Dobbiamo dunque ammirare il<br />
comportamento buono di Gesù, che<br />
si fa compagno di viaggio dei due<br />
discepoli senza fiducia e senza speranza.<br />
Essi infatti, afflitti commentano:<br />
«Noi speravamo che egli fosse<br />
colui che avrebbe liberato<br />
Israele; con tutto ciò, sono passati<br />
tre giorni da quando queste cose<br />
sono accadute»(Lc 24, 21).<br />
A questo punto lo sconosciuto fa<br />
come se dovesse andare oltre, ma<br />
i due insistono per trattenerlo,<br />
perché il loro cuore arde all’ascolto<br />
delle sue parole. Da ciò capiamo<br />
che le Scritture conducono a Cristo<br />
e Lui le illumina, perché ne è l’interprete<br />
definitivo. Gesù riesce a ricapitolare<br />
in sé tutte le cose proprio<br />
grazie al sacrificio della croce che<br />
poi ha donato al mondo per mezzo<br />
di un elemento semplicissimo:<br />
un pezzo di pane. Ecco allora la rivelazione<br />
presente nel Vangelo: appena i discepoli<br />
arrivarono alla loro casa, durante la cena, Gesù<br />
spezzò il pane e lo diede loro. In quel momento<br />
«si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma<br />
egli sparì dalla loro vista» (Lc 24, 30).<br />
Dalla lettura di questo Vangelo, possiamo dunque<br />
certamente essere confortati dal dato storico<br />
della risurrezione di Gesù; ma è solamente<br />
con l’amore e la fede che Lo possiamo incontrare<br />
e riconoscerlo come vero Figlio di Dio.<br />
Quindi non potrà mai bastare solo la ragione a<br />
farci credere alla sua risurrezione: l’unica interpretazione<br />
della risurrezione è la fede, solo in essa<br />
l’uomo può comprendere la straordinarietà di questo<br />
evento. Grazie alla fede scopriamo che la risurrezione<br />
ha elevato Gesù verso il Padre, e anche<br />
noi, tramite Gesù, siamo elevati e ricondotti al<br />
Padre grazie alla promessa della vita eterna.<br />
Questo amore noi lo possiamo rafforzare con<br />
l’ascolto della Parola di Dio e con la partecipazione<br />
amorevole allo spezzare del pane in ogni<br />
assemblea domenicale. Come i discepoli di Emmaus<br />
che dall’incontro personale con Gesù uscirono<br />
rinnovati interiormente, così anche noi dobbiamo<br />
imitare il loro cammino e attingere dal pane<br />
spezzato la forza di amare tutti coloro che incontriamo<br />
sulla nostra strada.<br />
Questa straordinaria pagina evangelica ci rivela<br />
che la Parola contenuta nelle Scritture,<br />
l’Eucaristia e la comunità parrocchiale sono i luoghi<br />
privilegiati della presenza del Risorto.<br />
L’immagine salvifica di Cristo che spezza il pane<br />
di fronte ai discepoli di Emmaus, è dunque per<br />
noi, cristiani di oggi, invito alla condivisione, all’unione<br />
e alla fraternità.<br />
La società odierna forse soffre di uno spietato<br />
individualismo proprio perché non sa più spezzarsi<br />
per il bene del prossimo, non sa donare né<br />
condividere e ne perdonare. Resta con noi, Signore,<br />
nelle difficoltà della nostra vita, perché possiamo<br />
riconoscerti nello spezzare il pane e testimoniarti<br />
ai fratelli.<br />
segue da pag. 16<br />
Divenne successivamente parroco di Nostra Signora di<br />
Fatima in Joinville, di S. Ines in Indasal e infine di S. Antonio<br />
in Blumenau. Era da poco tornato da un periodo di riposo<br />
trascorso in Italia.<br />
12 settembre, Owando, Congo Brazzaville:<br />
p. ANGELO REDAELLI OFM (nella foto a sinistra) , 40<br />
anni, (Turate, VA 1965), della Provincia dei Frati Minori<br />
della Lombardia, è stato ucciso dalla folla il 12 settembre<br />
2005, dopo aver involontariamente investito e ucciso<br />
una bambina in un villaggio a una trentina di chilometri<br />
da Owando, nel settore centrosettentrionale del Congo<br />
Brazzaville. P. Angelo era da due anni in missione in Congo<br />
e si era subito ben inserito nella comunità locale.<br />
Negli ultimi mesi operava soprattutto nella parrocchia di<br />
Mekua, che si trova a nord di Owando e non lontano dalla<br />
zona dove sono avvenuti i tragici fatti. Egli operava soprattutto<br />
a favore dei bambini di strada, nel campo della sanità<br />
e della catechesi. È stato ucciso proprio quando si stava<br />
recando in una scuola per catechisti.