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Giugno<br />
20<strong>13</strong><br />
25<br />
Sara Calì<br />
Forse è la particolare conformazione del territorio che come<br />
un’eco fa rimbalzare suoni e profumi dal paese alla valle sottostante,<br />
ma da maggio in poi da qualunque strada si arrivi,<br />
Artena è identificata dall’aria profumata. Sono i profumi della primavera.<br />
Non vi è orto o giardino, anche il più piccolo, che non ospiti rose,<br />
gelsomini, “ali d’Angelo”, gigli, garofani, contornati dalle acacie, che abbondano<br />
in tutto il territorio e creano un “sottofondo” costante, come ad avvertire<br />
e introdurre le feste dell’estate. Tradizione e spiritualità si intrecciano<br />
saldamente al territorio e ai suoi doni.<br />
A maggio i “Cristi infiorati” con tutti i colori dei fiori di campo, impregnano<br />
di un odore caratteristico le chiesa che li ospita; in occasione della processione<br />
in onore della Madonna delle Grazie le stradine sono coperte<br />
di petali di rose e gelsomini, raccolti in anticipo e conservati<br />
in grotte e cantine.<br />
Con l’avvicinarsi dell’estate si affollano tante<br />
ricorrenze religiose e si intensificano i<br />
pellegrinaggi, resi più agevoli dalla buona<br />
stagione, si pensi alla festa della Santissima<br />
Trinità, anch’essa molto sentita dagli artenesi,<br />
per la quale si organizzano ancora<br />
oggi visite al Santuario, posto sulla montagna<br />
che sovrasta Vallepietra.<br />
Un tempo le<br />
compagnie di fedeli<br />
arrivavano numerosissime a piedi, cantando<br />
ininterrottamente da Artena e risalendo la montagna<br />
di notte, per uno stretto sentiero rischiarato dalle torce.<br />
Durante la processione del Corpus Domini, che tocca le Chiese principali,<br />
si infiorano le strade con petali bianchi e, sempre a <strong>giugno</strong>, fioriscono<br />
i gigli bianchi, detti “di Sant’Antonio”, perché la loro fioritura avviene<br />
proprio intorno alla metà di <strong>giugno</strong>, quando si celebra la festa del<br />
Santo rappresentato con il saio, il libro, il Bambino Gesù e, appunto, il<br />
giglio. Ad Artena la devozione è molto forte e lo dimostra la sempre massiccia<br />
partecipazione alla processione, durante la<br />
quale i numerosi “Evviva Sant’Antonio” testimoniano<br />
il fervore sentito e spontaneo per il Santo<br />
Taumaturgo.<br />
La sua confraternita è stata istituita nei primi anni<br />
del Novecento e i suoi colori sono il bianco e il viola.<br />
Poco dopo, il 24 <strong>giugno</strong>, i garofani rosa, anch’essi<br />
molto profumati, sono il simbolo di San<br />
Giovanni Battista, la cui festa si svolge, con particolare<br />
fervore, a Colubro (una frazione di Artena), dove vi è la Chiesa<br />
a lui intitolata. Forse perché la festa coincide con il solstizio d’estate,<br />
molte reminiscenze precristiane si sono fuse con il culto cristiano e sono<br />
rimaste nella nostra tradizione.<br />
La notte del 23, ad esempio, si usa accendere, per poi saltare tra le<br />
fiamme, il cosiddetto peléo, forma dialettale che indica il falò (altrove<br />
sono famosi i fuochi di San Giovanni), costituito da un fascio di erbe<br />
aromatiche, raccolte il 24 mattina dell’anno precedente, che vengono<br />
fatte bruciare, forse in ricordo del valore purificatore del fuoco, simbolo<br />
anche del sole.<br />
Un’ altra usanza è quella di scambiarsi, in quel giorno, un garofano per<br />
acquisire una comare e o un compare, portandosi rispetto per sempre,<br />
perché “...San Giovanni non vuole inganni ..”, il gesto potrebbe ricordare<br />
il primo vincolo di cognazione spirituale tra San Giovanni e Gesù<br />
in occasione del suo Battesimo. Ci sono<br />
molte persone, ora adulte, che ancora<br />
si chiamano comare e compare per questo<br />
vecchio “patto” stipulato da bambini.<br />
Infine, sempre per concludere con questa<br />
affascinante e misteriosa tradizione,<br />
se ci si alza prima dell’alba del 24,<br />
si dice che si vedrà “ballare il sole”, forse<br />
in ricordo dei salti che fece la testa<br />
del Santo non appena<br />
fu decapitato.<br />
Altre simpatiche credenze consigliano di rotolarsi<br />
nella rugiada nei campi o di conoscere il futuro attraverso<br />
l’albume dell’uovo messo in una bottiglia d’acqua, pratica legata, forse,<br />
alla facoltà di preveggenza attribuita al Santo. È una tradizione antica<br />
che viene conservata in alcune famiglie, ultimo retaggio di un’Italia<br />
legata ancora alla terra e alle usanze contadine, troppo duramente colpite<br />
nell’epoca della globalizzazione che tenta di cancellarle imponendoci<br />
usi e costumi che non ci appartengono e nei quali non riusciamo<br />
ancora ad identificarci pienamente.