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Giugno<br />
20<strong>13</strong><br />
27<br />
dott. Luigi Vari<br />
Andreotti forse non ha mai amato<br />
di essere visto da vicino, di essere<br />
raccontato, anche se molti, tra<br />
giornalisti e scrittori, si sono cimentati, e<br />
non sempre con successo, nel tratteggiare<br />
il suo vero profilo, la sua indole, il suo carattere,<br />
la sua immagine:dai ricordi dei segnini<br />
più anziani emerge che Giulio, sin da<br />
giovanissimo, non è stata una persona estroversa<br />
neppure con i suoi cari e lo conferma<br />
il fatto noto, più volte raccontato da lui stesso<br />
che fin da bambino, orfano di padre,<br />
ebbe a dire di non aver mai dato un bacio<br />
a mamma Rosa (Rosa Falasca), tanto era<br />
il suo pudore, la sua intimità impenetrabile,<br />
la sua naturale tendenza a “schivare”<br />
comportamenti e coinvolgimenti sentimentali<br />
intimi, considerando tutto ciò quasi<br />
un’intrusione.<br />
L’infanzia modesta, insieme al fratello<br />
Francesco (il più grande) e la sorella Elena,<br />
morta prematuramente all’età di diciotto<br />
anni, colpita da una polmonite fulminante,<br />
fu trascorsa a <strong>Segni</strong>, il paese di origine<br />
suo e della sua famiglia, dove frequentò la<br />
scuola materna presso le Suore di Santa<br />
Giovanna Antida nell’Istituto S. Gioacchino<br />
(scuola fondata all’inizio del secolo XIX dal Papa<br />
Gioacchino Pecci – Leone XIII, il Papa della “Rerum<br />
Novarum” - ). Mamma Rosa, rimasta presto vedova,<br />
(il marito morì quando Andreotti aveva appena<br />
tre anni) cercava, non senza difficoltà, di tirare<br />
avanti la nutrita figliolanza educandola alla religiosità,<br />
alla frequentazione del mondo ecclesiale<br />
cattolico locale e dei preti, allora assai numerosi<br />
a <strong>Segni</strong>, sede vescovile.<br />
Giulio era indubbiamente un ragazzo molto particolare:<br />
con Vincenzo Fagiolo ed Angelo Felici<br />
(diventeranno entrambi Cardinali della Santa Romana<br />
Chiesa) trascorreva le calde giornate estive con<br />
escursioni al Campo (a ridosso di Monte Lupone),<br />
alternate da frequentazioni alla scuola di catechismo<br />
presso la Concattedrale “S. Maria<br />
Assunta”, in qualità di chierichetto “specializzato<br />
ed affidabile”. Aveva imparato presto soprattutto<br />
ad ascoltare ed a parlare poco, quando strettamente<br />
necessario , a controllare i suoi impulsi<br />
diffidando del linguaggio “difficile” dell’interlocutore.<br />
L’impronta della madre, essenziale e asciutta<br />
nei modi, rappresenta, insieme all’allora<br />
Vescovo De Sanctis, il modello di vita cristiana<br />
del giovane Giulio; a tale riguardo, infatti, si racconta<br />
che quest’ultimo, trasferito nella <strong>Diocesi</strong> di<br />
Todi, in occasione del Congresso Eucaristico di<br />
Assisi parlò dell’amore e del rispetto che il popolo<br />
segnino nutriva verso il giovane Andreotti, scorgendone<br />
una carriera futura ecclesiastica.<br />
L’idea del celibato in verità non lo ha mai entusiasmato.<br />
E’ stato per tutta la vita religiosissimo,<br />
e coerentemente con il suo carattere , di una religiosità<br />
profonda e riservata, non avvezzo a manifestazioni<br />
esteriori. Dopo la scuola materna la famiglia<br />
si trasferì a Roma concedendosi il ritorno a<br />
<strong>Segni</strong> nel periodo delle vacanze scolastiche, luogo<br />
delle sue radici, della sua infanzia; e qui ritrovava<br />
i suoi amici seminaristi, destinati alla porpora<br />
cardinalizia. Gli anziani di <strong>Segni</strong> inoltre ricordano<br />
che impartiva lezioni di latino e di analisi<br />
logica a Bruno Navarra, futuro monsignore e rettore<br />
del Seminario Minore ed a Emanuele<br />
Lorenzi, rimbrottandoli talvolta quando venivano<br />
meno agli impegni quotidiani di servizio ai preti<br />
nella celebrazione delle numerose Messe (una<br />
ventina a l giorno).<br />
<strong>Segni</strong> è stato,dunque, il contesto ove il giovane<br />
Giulio ha mosso i primi passi: un ambiente sobrio,<br />
essenziale, soprattutto religioso, dove le feste sacre<br />
di San Bruno, il Patrono della città, dell’Assunta,<br />
di San Gaetano, di San Vincenzo, di Sant’Antonio<br />
costituivano tappe obbligate di impegno e di rinnovata<br />
fede dell’intera popolazione segnina.<br />
Lo stesso Andreotti, ormai adulto e impegnatissimo<br />
negli incarichi di governo, non ha mai smesso<br />
di ritornare a <strong>Segni</strong>, la cittadina delle radici della<br />
sua famiglia, in particolare in occasione della<br />
festa “dell’Addolorata” cui era particolarmente devoto.<br />
Chi non ricorda, tra gli anziani, all’inizio degli<br />
anni ’60, quando Andreotti ministro della Difesa,<br />
portò a <strong>Segni</strong> l’allora Presidente della Repubblica<br />
Antonio <strong>Segni</strong>? “<strong>Segni</strong> a <strong>Segni</strong>”, ricordo, furono<br />
le testate giornalistiche<br />
nazionali<br />
che titolavano<br />
allora l’evento,<br />
oppure, accompagnando<br />
i<br />
Cardinali Fagiolo<br />
Vincenzo, Pericle<br />
ed Angelo Felici<br />
in occasione della<br />
visita di Sua<br />
Santità Paolo VI<br />
o ancora la venuta<br />
a <strong>Segni</strong> di<br />
Madre Teresa di<br />
Calcutta? Il suo<br />
ruolo politico nazionale<br />
ed internazionale<br />
non hanno mai “pesato”<br />
sui segnini ;allorchè giungeva nella<br />
cittadina laziale sovente i suoi<br />
discorsi pubblici o privati che fossero,<br />
erano conditi da ricordi dell’infanzia<br />
in puro dialetto segnino.<br />
Ciò che preme evidenziare oggi,<br />
nella dipartita da questo mondo,<br />
è il suo profilo essenzialmente cattolico,<br />
il suo attaccamento morboso<br />
alla Chiesa; ciò con un approccio<br />
umile, silenzioso, sobrio<br />
appunto così come ebbero analogamente<br />
i suoi coetanei, i<br />
Cardinali Angelo Felici, Vincenzo<br />
Fagiolo, Pericle Felici, anche<br />
quest’ultimo futuro Cardinale,<br />
nominato Segretario Generale del<br />
Concilio Vaticano II da Giovanni<br />
XXIII e più grande di otto anni,<br />
il quale volentieri si ritrovava con<br />
i più giovani amici prelati in<br />
occasione della festa di San<br />
Bruno.<br />
Valori religiosi dunque che hanno<br />
forgiato il suo carattere, la sua<br />
indole mite, la sua generosità verso il prossimo;<br />
in definitiva un uomo semplice, taciturno, un po’<br />
introverso che tuttavia e facilmente riusciva ad<br />
immergersi tra il popolo locale. Ha trascorso l’intera<br />
vita dedito al lavoro ed alla famiglia con una<br />
fede profonda in una società sempre più consumistica<br />
e secolarizzata: le uniche passioni erano<br />
per i cavalli, per la collezione dei francobolli<br />
e dei campanelli.<br />
E’ stato sempre un personaggio fuori dal coro!<br />
Come un semplice cittadino era solito trascorrere<br />
le poche vacanze estive con la sua famiglia<br />
presso le Suore Orsoline nel Trentino Alto Adige,<br />
senza clamore ed in perfetta privacy.<br />
Oltre i cardinali citati non vi era prete locale di<br />
parrocchia o di campagna della provincia di Roma<br />
e non solo che non si fosse recato a Roma al Centro<br />
Studi Lazio di P.zza Monte Citorio od a San Lorenzo<br />
in Lucina a chiedergli aiuto per sistemare la canonica<br />
oppure per il piccolo restauro di chiesa oppure<br />
infine per comprare i banchi dell’Oratorio e via<br />
dicendo. Il Padre Eterno gli renda merito per la<br />
sua disponibilità offerta al servizio di questo mondo<br />
terreno che non sempre gli è stato riconoscente.