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Giugno<br />

20<strong>13</strong><br />

29<br />

Mons. Franco Fagiolo<br />

Il canto durante la comunione è uno dei canti rituali<br />

di una celebrazione eucaristica, dato che la sua<br />

funzione è di accompagnare il rito della processione<br />

dei fedeli che avanzano verso l’altare per ricevere<br />

il pane consacrato. Sant’Agostino, in un bellissimo<br />

testo riportato nella Liturgia delle Ore nell’ultimo sabato<br />

dell’anno liturgico, ci aiuta a comprendere meglio, e<br />

quindi anche a celebrare meglio, la dimensione escatologica<br />

della processione alla comunione e del canto<br />

che l’accompagna.<br />

“I nostri canti di lode a Dio risuonano anche ora qui. Qui<br />

però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui cantiamo<br />

da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza,<br />

lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella<br />

patria … Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina.<br />

Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando<br />

non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina”.<br />

Infatti, accostandoci alla mensa eucaristica processionalmente<br />

e cantando, noi vogliamo esprimere e alimentare<br />

questo grande mistero, e l’Eucarestia non è forse il pegno più sicuro e<br />

il segno più esplicito dei nuovi cieli e della nuova terra? Di fatto, il canto<br />

di comunione è il più antico, cioè cronologicamente precede il canto<br />

d’ingresso e il canto d’offertorio. Già Cirillo Gerusalemme (+386) parla<br />

di questo canto: “Voi sentite il cantore che vi invita con una melodia divina<br />

alla comunione dei santi misteri: Gustate e vedete quanto è buono<br />

il Signore(Sal 33). Non affidate il giudizio al gusto del vostro palato, ma<br />

alla fede infallibile”.<br />

Da qui si capisce che il canto per accompagnare la comunione normalmente<br />

era un salmo cantato in modo responsoriale, con il popolo che ripete<br />

sempre lo stesso ritornello. È questo il modo più semplice e più efficace<br />

per rendere partecipe tutta l’assemblea. È anche il modo più pratico<br />

perché i fedeli che si accostano alla mensa eucaristica non possono tenere<br />

in mano libretti o fogli con le parole dei canti; è necessario conoscere<br />

a memoria ciò che si deve cantare!<br />

Infatti la partecipazione dell’assemblea a questo canto di comunione è<br />

fondamentale: “Mentre il sacerdote assume il sacramento si inizia il canto<br />

di comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione<br />

spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta<br />

la gioia del cuore …..” (Ordinamento Generale del<br />

Messale Romano, 86). Quanto suggerito dal Messale,<br />

faceva parte della regola di Sant’Aureliano di Arles (+541)<br />

“tutti facciano la comunione cantando”.<br />

È esagerato, oggi, aiutare tutta l’assemblea a cantare<br />

mentre si svolge la processione di comunione?<br />

Naturalmente, bisogna sempre adattarsi alla situazione<br />

pratica e reale; infatti, il Messale, continua dicendo<br />

che il canto di comunione può essere eseguito dalla<br />

sola schola o dalla schola con l’assemblea o dal cantore<br />

insieme col popolo. Quindi non è escluso che la<br />

comunione sia accompagnata da un canto del coro: qualche<br />

volta è la soluzione migliore specialmente se, terminata la comunione<br />

è previsto che tutta l’assemblea canti “un salmo, un altro cantico<br />

di lode o un inno” (OGMR 88). E questo capita quando, specialmente<br />

nelle piccole assemblee, c’è sempre qualcuno che trascina gli altri e si<br />

fa fatica a portare a termine la frase della strofa di un canto perché arriva<br />

il momento che chi trascina sta facendo la comunione e a quel punto,<br />

all’improvviso, si smette di cantare. E non è neppure bello che intervenga<br />

il sacerdote per sostenere il canto con la sua voce, perché il sacerdote,<br />

in quel momento, presentando l’ostia consacrata ai fedeli, dice il<br />

corpo di Cristo e i fedeli rispondono Amen.<br />

È questa una delle più antiche professioni di fede, è una autentica professione<br />

di fede, è una presa di coscienza del significato della comunione<br />

che non si riduce (o non dovrebbe mai ridursi!!!) ad un semplice<br />

fatto devozionale e privato, personale, ma fa della comunione l’espressione<br />

più significativa della fede perché ricevendo il Corpo di Cristo noi<br />

formiamo il Corpo di Cristo che è la Chiesa.<br />

(continua)<br />

*Resp. Diocesano del Canto per la Liturgia<br />

segue da pag. 28<br />

il centro pastorale “Il Sicomoro” che grazie all’impegno<br />

e alla creatività di volontari si configura sempre<br />

più come un luogo di incontro, di scambio, di arricchimento,<br />

un luogo in cui ci si sente accolti, si sta bene<br />

insieme, si impara a conoscere il Signore non tanto<br />

attraverso lezioni ed omelie ma perché si viene a contatto<br />

con una comunità viva, operante, accogliente,<br />

che si confronta con i problemi quotidiani e che ad<br />

essi cerca risposte sagge e concrete, si fa esperienza<br />

diretta di cosa vuol dire essere famiglia e comunità<br />

che si riunisce attorno al Signore.

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