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Giugno<br />

20<strong>13</strong><br />

9<br />

doti: “Ho sperato , ho sperato nel Signore ed egli su di me<br />

si è chinato”.<br />

Come vorrei che questa Parola divenisse carne nella mia vita,<br />

che questo mio confidare in Te non sia stato vano.<br />

Oggi Signore te ne prego, chinati anche su di me. Eccoti Signore,<br />

ti guardo accerchiato dalla folla, ognuno di loro ha qualcosa da<br />

dirti, ognuno di loro ha un dolore da consegnarti e Tu sembri mostrare<br />

attenzione per ognuno di loro. Ti rivolgi a loro come creature<br />

uniche, preziose ai tuoi occhi.<br />

Anch’io Signore sono tua creatura e avanzo verso di Te come<br />

un assetato che trova in Te la sorgente di acqua viva, che corre<br />

ad essa per dissetarsi.<br />

Non faccio caso alle bende che venendoti incontro cadono dal<br />

mio corpo, rendendo ancor più manifesto il mio essere immondo.<br />

Avanzo verso di Te, fissando lo sguardo solo in Te.<br />

Io impuro che oso costringere il Puro a posare il suo sguardo<br />

su di me. Ti mostro le piaghe che porto impresse nella mia carne,<br />

a Te rimetto ogni mia angoscia, mi prostro ai tuoi piedi e<br />

non esito a dirti:”Signore se tu vuoi, puoi purificarmi”.<br />

Come un corridore che dopo aver ultimato la sua corsa varca<br />

ansimante il suo traguardo, così è la sensazione che ora mi possiede.<br />

Sono a dinnanzi a Te Signore sul mio corpo è impressa<br />

la mia schiavitù e solo Tu, Gesù di Nazaret, se lo vuoi, puoi restituirmi<br />

la libertà. Mi guardi, forse un fremito di sdegno attraversa<br />

il tuo Spirito, sdegno nei confronti di un male che invade la<br />

vita di una delle tue creature, sdegno che si trasforma in compassione<br />

per la mia vita. Ti chini, non temi di avvicinarti, di toccare<br />

la mia carne malata.<br />

Mio Signore, da quanto tempo una creatura non mi tocca per<br />

paura di essere resa immonda e Tu invece non ti limiti a guardarmi<br />

o parlarli da lontano, ti fai mio prossimo, attraversi ogni<br />

barriera e vai oltre ogni precetto.<br />

Questa mia impurità non è per Te luogo di separazione, ma vuoto<br />

da riempire con la tua presenza. Già questo benefica il mio<br />

cuore, già questo tuo compatire<br />

con me spezza ogni<br />

mia solitudine. Si, da ora non<br />

sarò più solo. Tra lo stupore<br />

generale è ora è la tua voce<br />

a librarsi nell’aria: “Lo<br />

voglio, sii purificato”.<br />

Al tuo comando la lebbra<br />

abbandona il mio corpo, i solchi<br />

delle ferite si richiudono,<br />

guardo le mie mani tornare<br />

ad essere come erano<br />

un tempo. E solo ora comprendo<br />

che ogni cosa nella<br />

vita ha il suo tempo.<br />

C’è stato il tempo del dolore,<br />

ora è giunto il tempo della guarigione, e solo Tu divino taumaturgo,<br />

potevi compiere questa guarigione.<br />

C’è stato il tempo del silenzio della vergogna ora è giunto il tempo<br />

infrangere sia l’una che l’altra e Tu Signore, poni sulle mie<br />

labbra un nuovo canto.<br />

Sono venuto a Te piangendo portando il peso della mia impurità<br />

e del mio essere un escluso, un emarginato, ed ora invece<br />

torno cantando.<br />

Gli occhi si posano senza sosta tra me e Te, che sei venuto a<br />

liberarmi, che hai bruciato e consumato ogni mio male per forgiare<br />

una vita nuova. Come non renderti grazie Anima della mia<br />

anima, come non gridare al mondo che sei Tu il Messia così tanto<br />

atteso da Israele.<br />

Sei Tu il mio Signore che rivestito di umiltà vieni a noi e con la<br />

potenza del tuo sguardo, del tuo tocco e della tua Parola ci liberi<br />

da ogni male.<br />

Chi è grande come Te o Signore, al cui comando indietreggia<br />

ogni nostro nemico, ogni nostra sofferenza, che cinto di grazia<br />

vieni in mezzo a noi per riversare il tuo olio profumato del tuo<br />

amore, prendendo su di Te la puzza del mio male.<br />

Mi guardi e mi dici di non parlarne con nessuno ma non ne capisco<br />

il perché.<br />

Come farò a tenere nascosta una simile gioia, perdonami Signore,<br />

non potrò non gridare al mondo ciò che oggi hai operato nella<br />

mia vita. I pensieri si fermano, toccandomi ancora una volta mi<br />

fissi, sento che stai leggendo nel mio cuore la mia gratitudine,<br />

e amandomi mi comandi: “Va invece a mostrarti al sacerdote<br />

e fa l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto,<br />

a testimonianza per loro”.<br />

Nell’immagine del titolo: Il Lebbroso di Cafarnao,<br />

dalla Vita di Gesù, di James Tissot,<br />

1886-94 New York

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