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creti ed espressivi al pari dei reperti <strong>di</strong> uno scavo archeologico” (CASSI,<br />
MARCACCINI, 1991, p. 101).<br />
La toponomastica, per quanto già detto, è fonte stimolante <strong>di</strong> informazioni<br />
anche per il geografo della percezione, per il sociologo dell’ambiente,<br />
per l’etnologo. L’attribuzione <strong>di</strong> un nome, che è strettamente connessa<br />
alla cultura e agli usi <strong>di</strong> una comunità, è un prodotto sociale; esprime<br />
le modalità <strong>di</strong> appropriazione dello spazio, in<strong>di</strong>cando schemi <strong>di</strong> localizzazione<br />
che risultano comprensibili ed utili ad un gruppo legato da<br />
un’unica architettura socioculturale. Espressione <strong>di</strong> un sapere collettivo e<br />
<strong>di</strong> un peculiare legame con il territorio, la toponomastica è manifestazione<br />
dell’identità locale e del sentimento <strong>di</strong> appartenenza ad un luogo; è il<br />
risultato <strong>di</strong> una storia sociale e territoriale che ha significato “atteggiamenti<br />
e processi soggettivi, psicologici, cognitivi, affettivi, caratteristici<br />
della percezione ambientale” (CASSI, 1991, p. 93), che contribuiscono al<br />
rafforzamento del senso <strong>di</strong> autocoscienza <strong>di</strong> un gruppo, specie dove la<br />
caratterizzazione <strong>di</strong>alettale si fa più forte.<br />
Innegabile <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> l’alto valore geografico e culturale del toponimo,<br />
che lungi dall’essere solo un semplice strumento <strong>di</strong> riferimento spaziale,<br />
si scopre prezioso specchio del vissuto.<br />
2. IL TOPONIMO E L’ABBANDONO DELLE “TERRE ALTE”<br />
Prima <strong>di</strong> esplicitare come il nome <strong>di</strong> luogo possa essere un significativo<br />
strumento <strong>di</strong> ricerca territoriale in particolare nell’ambito <strong>degli</strong><br />
stu<strong>di</strong> sulla montagna interessata dall’esodo rurale, è utile richiamare brevemente<br />
alcuni tratti salienti della problematica dell’abbandono.<br />
2.1. L’esodo dalle “terre alte”<br />
Durante il secolo appena trascorso, in coincidenza soprattutto agli<br />
anni del boom economico, si è consumata la fine del secolare rapporto<br />
uomo-montagna alla cui base stava un sistema economico integrato a sviluppo<br />
verticale, incentrato sulle tra<strong>di</strong>zionali attività agrosilvopastorali<br />
scan<strong>di</strong>te dal ritmo stagionale. Principalmente le aree <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a montagna<br />
dell’arco alpino 3 hanno vissuto il consistente fenomeno dello spopola-<br />
3<br />
Gli stu<strong>di</strong> sullo spopolamento hanno messo in luce innanzitutto una <strong>di</strong>versità<br />
nella <strong>di</strong>stribuzione del fenomeno all’interno dell’arco alpino, maggiormente colpito nel<br />
suo versante meri<strong>di</strong>onale italiano e francese (RUOCCO, 1990), e poi un’ulteriore <strong>di</strong>fferenziazione<br />
tra me<strong>di</strong>a ed alta montagna (BÄTZING, 2000): mentre quest’ultima solitamente<br />
si è sviluppata turisticamente oppure potenziando il sistema agricolo e <strong>di</strong> allevamento<br />
(quando il connubio “morfologia favorevole-presenza <strong>di</strong> infrastrutture-sovvenzioni<br />
pubbliche” lo ha permesso), la me<strong>di</strong>a montagna, senza panorami mozzafiato né<br />
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