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informazioni raccolte da più parti vanno attentamente confrontate fra loro<br />

e definitivamente chiarite attraverso dei sopralluoghi.<br />

Il pericolo che si insinua in questa metodologia consiste nel fatto<br />

che, nelle aree montane abbandonate, si è già consumato l’impoverimento<br />

della conoscenza dei nomi <strong>di</strong> luogo da parte delle persone che vivono<br />

nelle zone <strong>di</strong>rettamente limitrofe, e così spesso le nuove forme <strong>di</strong> frequentazione<br />

ricreativa o <strong>di</strong> stanzialità temporanea (nella forma d’uso <strong>di</strong><br />

seconde case) ha portato già alla fissazione <strong>di</strong> altre moderne denominazioni;<br />

si deve saper <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> riconoscere la banalizzazione <strong>degli</strong> antichi<br />

toponimi (dettata da esigenze <strong>di</strong> marketing turistico o <strong>di</strong> prestigio) o la<br />

loro sostituzione, generalmente effettuata attraverso l’uso <strong>di</strong> scontati<br />

antroponimi <strong>di</strong> breve esistenza.<br />

4. UN ESEMPIO A CONFERMA: IL MASSICCIO DEL GRAPPA 9<br />

Il complesso prealpino del Massiccio del Grappa è chiara testimonianza<br />

dell’avvenuto fenomeno dell’esodo rurale e conseguentemente<br />

delle trasformazioni ambientali, economiche e culturali che l’abbandono<br />

ha implicato. Infatti, se oggi esso è caratterizzato da un pedemonte <strong>di</strong>ffusamente<br />

abitato, economicamente attivo, reticolarmente percorso da tracciati<br />

viari, da un’area sommitale in parte alpeggiata ed interessata dal turismo<br />

pendolare, e contemporaneamente da una fascia <strong>di</strong> mezzo monte<br />

abbandonata, il Grappa fino a qualche decennio fa presentava un aspetto<br />

alquanto <strong>di</strong>verso: boschi e pascoli curati in ogni parte (anche se ubicati in<br />

luoghi impervi o faticosamente raggiungibili); tracciati sentieristici <strong>di</strong>ffusi<br />

capillarmente e attentamente conservati per rendere sicuro un accesso<br />

pedonale frequente; patrimonio materiale (<strong>di</strong>more, pozze d’abbeveraggio,<br />

terrazzamenti...), funzionale alle attività agrosilvopastorali.<br />

Nell’indagine sul campo effettuata nel settore sud-orientale del<br />

Massiccio 10 , si sono censiti 205 siti inse<strong>di</strong>ativi <strong>di</strong> presenza spesso secolare<br />

11 . Dei 322 e<strong>di</strong>fici complessivamente rilevati, gran parte versa in cattivo<br />

stato conservativo: ben 150 sono ruderi e 40 presentano gravi problemi<br />

alle strutture portanti, tanto che per circa il 20% del totale non è stata possibile<br />

neppure l’identificazione della tipologia costruttiva. L’abbandono e<br />

9<br />

Le informazioni <strong>qui</strong> riportate fanno riferimento alle indagini avviate in seno al<br />

Gruppo <strong>di</strong> ricerca Terre Alte del Dipartimento <strong>di</strong> Geografia e al Progetto Terre Alte del<br />

Club Alpino Italiano (VARDANEGA, 1999).<br />

10<br />

La ricerca, condotta nel 1998, ha considerato un’area montana <strong>di</strong> ca 35 kmq, compresa<br />

nei comuni trevigiani <strong>di</strong> Pederobba, Cavaso del Tomba, Possagno, Paderno del<br />

Grappa e limitatamente <strong>di</strong> Crespano del Grappa e Alano <strong>di</strong> Piave (BL) (VARDANEGA,<br />

1999).<br />

78

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