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Il villaggio neolitico di Sammardenchia si distingue dagli altri siti friulani
coevi e riferibili a comunità di dimensioni comparabili poiché non si
trova nelle immediate vicinanze di un importante corso d’acqua. Infatti, il T.
Cormor, unico fiume di tutta la zona, dista quasi 4 km dalla località Cueis.
Però, lungo la scarpata orientale dell’altura, in epoca antica doveva scorrere
un torrente, anche se di piccole dimensioni e a carattere stagionale.
Nel territorio di Pozzuolo, giù dall’altura citata, la falda freatica si
trova tra i 20 ed i 35 m di profondità e non poteva essere sfruttata nella
Preistoria per la difficoltà di scavare pozzi così profondi. In corrispondenza
dei rilievi di Sammardenchia-Pozzuolo il substrato roccioso è
subaffiorante e impedisce la circolazione delle acque sotterranee però,
per il medesimo motivo, le acque meteoriche cadute sull’altura non
riescono a oltrepassare la discontinuità litologica e sono costrette a
defluire seguendo la topografia. Così, in corrispondenza del paese di
Sammardenchia e della scarpata nord del rilievo, esistevano alcune tra
le rare emergenze naturali di tutta l’alta pianura, ora scomparse probabilmente
a causa dell’emunzione spinta e degli spianamenti agricoli. In
prossimità del terrazzo dei Cueis, infatti, fino agli anni ’50 era attiva una
sorgente d’acqua che veniva sfruttata anche nei periodi più siccitosi per
far abbeverare gli animali. Questa emergenza drena la falda pensile dell’altura
che, essendo arealmente molto estesa, fornisce un discreto bacino
di ricarica e, quindi, una portata abbastanza costante (Fig. 4) (FON-
TANA, 1999).
Fig. 4. – Modello digitale dell’area di Sammardenchia e distribuzione dei ritrovamenti superficiali
del primo Neolitico (da FONTANA, 1999).
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