PDF Babel 010 - Parliamo di Videogiochi
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f r a m e<br />
<strong>di</strong> Cristiano “Amano76” Ghigi<br />
LeTre leggidellaNipponica<br />
io, giappone - capitolo 2<br />
C<br />
Ci sono due fondamentali<br />
fatti storici che vanno compresi<br />
per deco<strong>di</strong>ficare la<br />
mentalità giapponese:<br />
1. Il paese non è mai stato invaso<br />
militarmente da nessuna fanteria o<br />
cavalleria <strong>di</strong> un qualsiasi esercito <strong>di</strong><br />
un qualsiasi periodo storico.<br />
2. Il paese è passato attraverso<br />
ottocento anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ttatura militare,<br />
<strong>di</strong> cui quattrocento classificati come<br />
me<strong>di</strong>oevo, in cui il capo dello stato<br />
era rappresentato dallo shogun<br />
(Generale) poi camuffato con l’ambiguo<br />
titolo <strong>di</strong> kampaku (Cancelliere).<br />
Per le nazioni occidentali e soprattutto<br />
quelle europee, il cui passato è<br />
costellato <strong>di</strong> invasioni, guerre, occupazioni<br />
e continue revisioni dei confini territoriali,<br />
riuscire a capire quanto possa<br />
essere forte il concetto <strong>di</strong> identità nazionale<br />
per un giapponese è molto <strong>di</strong>fficile.<br />
Ogni colonizzazione culturale che i<br />
giapponesi hanno attraversato è stato<br />
un processo attivamente iniziato dalla<br />
loro parte e mai subito passivamente:<br />
in duemila anni <strong>di</strong> storia i nipponici<br />
hanno raffinato l’arte <strong>di</strong> entrare in contatto<br />
con una cultura straniera, <strong>di</strong>stinguere<br />
gli elementi efficienti e<br />
assimilabili da quelli nocivi, e personalizzarli<br />
per renderli congruenti alla loro.<br />
E questo non perché esistono dei Patriots<br />
con gli occhi a mandorla che per<br />
secoli hanno deciso le sorti del paese,<br />
ma perché grazie alla continuità politica<br />
dello shogunato la loro aderenza ai<br />
principi confuciani non è mai venuta<br />
meno e i valori sociali non sono mai<br />
stati sostituiti con quelli religiosi (né<br />
bud<strong>di</strong>sti, né cristiani) o politici <strong>di</strong> altre<br />
nazioni.<br />
I principi confuciani più determinanti<br />
sono i seguenti:<br />
1. Meritocrazia: i burocrati <strong>di</strong> un governo<br />
devono essere selezionati per la<br />
loro abilità non per la loro <strong>di</strong>scendenza,<br />
e un re deve scegliere i successori in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dalla loro anzianità o<br />
dal grado <strong>di</strong> parentela.<br />
2. Rituali: esercitare quoti<strong>di</strong>anamente<br />
le pratiche sociali (la cosiddetta etichetta)<br />
che esaltino il fine ultimo della<br />
filosofia confuciana, che non è la salvezza<br />
dell’anima o dell’in<strong>di</strong>viduo (quin<strong>di</strong><br />
nulla <strong>di</strong> escatologico) ma l’armonia sociale.<br />
3. L’identità tra un reggente e il suo<br />
popolo: l’immagine <strong>di</strong> un governante<br />
rispecchia quella del popolo che lo<br />
elegge, quin<strong>di</strong> a un re corrotto corrisponderà<br />
un popolo corrotto e a un re<br />
eccellente corrisponderà un popolo eccellente.<br />
Le qualità semi<strong>di</strong>vine che vengono<br />
attribuite alla figura imperiale e la<br />
frequenza con cui si <strong>di</strong>mettono i ministri<br />
dei governi giapponesi al primo segno<br />
<strong>di</strong> adulterio, mazzetta o incompetenza<br />
si rifanno a questo principio.<br />
Il motivo per cui l’esercito scelse <strong>di</strong><br />
perorare questa filosofia <strong>di</strong> vita (tra le<br />
tante che la Cina offriva) è da ritrovarsi<br />
nella <strong>di</strong>sputa <strong>di</strong> potere tra i militari e le<br />
sette bud<strong>di</strong>ste: la prospettiva <strong>di</strong> trovare<br />
l’armonia nella realtà quoti<strong>di</strong>ana faceva<br />
passare in secondo piano la preoccupazione<br />
per la salvezza dell’anima nella<br />
vita dopo la morte, quin<strong>di</strong> pagare le<br />
tasse ai militari era molto più importante<br />
che offrire donazioni ai monaci.<br />
Questo non significa che nel me<strong>di</strong>oevo il<br />
giapponese me<strong>di</strong>o non dovesse tenere<br />
d’occhio il suo punteggio <strong>di</strong> karma<br />
achievements, ma la sua preoccupazione<br />
principale era anzitutto aderire<br />
alle regole imposte dalla classe dei samurai,<br />
per non finire con la testa tagliata.<br />
Per ragioni non <strong>di</strong>ssimili, la secolare<br />
continuità della cultura militare contribuì<br />
anche a un’interpretazione anti-elitaria<br />
dell’arte: la visione del mondo<br />
concreta e pragmatica dei samurai era<br />
molto vicina a quella dei conta<strong>di</strong>ni, che<br />
per quanto cadessero frequentemente<br />
vittima dei loro abusi <strong>di</strong> potere non potevano<br />
certo trovare punti <strong>di</strong> contatto<br />
con la cultura dei nobili e con il loro<br />
monumentale stile <strong>di</strong> vita. Per la casta<br />
dei samurai era quin<strong>di</strong> necessario<br />
<strong>di</strong>ffondere i propri valori al maggior numero<br />
<strong>di</strong> persone possibili, per creare un<br />
ulteriore <strong>di</strong>vario tra conta<strong>di</strong>ni, monaci e<br />
aristocratici: con l’avvento della stampa<br />
la produzione letteraria e la pittura vennero<br />
così trasformate in linguaggi massificati.<br />
Questo è il motivo per cui oggi la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra arte ed entertainment in<br />
Giappone è molto labile: la continuità<br />
tra la pittura dell’800 e i manga, l’affinità<br />
tra le ombre cinesi e i primi anime,<br />
la proliferazione <strong>di</strong> pink eiga (film <strong>di</strong> genere<br />
che hanno scene <strong>di</strong> sesso particolarmente<br />
esplicite) sono tutti fenomeni<br />
che si ricollegano alla massificazione<br />
delle espressioni artistiche. A volerla<br />
sparare grossa - massì, dai - potremmo<br />
<strong>di</strong>re che i giapponesi hanno inventato la<br />
pop-art cinquecento anni prima <strong>di</strong> Andy<br />
Warhol.<br />
L’idea <strong>di</strong> trovare prima la felicità terrena<br />
e poi quella ultraterrena funzionò<br />
anche perché la religione shintoista, il<br />
rito più popolare prima dell’avvento del<br />
bud<strong>di</strong>smo, era sostanzialmente il culto<br />
della natura e delle sue manifestazioni<br />
(ve<strong>di</strong> Ookami): la visione concreta dei<br />
samurai ha assicurato non solo la sopravvivenza<br />
dello shintoismo sino ad<br />
oggi, ma ha anche determinato il fanatismo<br />
da Greenpeace che i giapponesi<br />
hanno nei confronti dell’ambiente -<br />
sempre che non si tratti <strong>di</strong> mangiare<br />
delfini e balene, slurp! - ed è uno dei<br />
motivi per cui i lavori <strong>di</strong> Miyazaki risuonino<br />
in modo talmente forte nella società<br />
nipponica.<br />
Com’è allora che una cultura tanto<br />
naturalista e con i pie<strong>di</strong> per terra convive<br />
con la bulimia tecnologica (videogiochi<br />
compresi) tipica del mondo<br />
moderno? Appuntamento al prossimo<br />
numero.<br />
012