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le v<strong>it</strong>e degli altri a cura di Barbara Autuorigrande comeuna casaALLA LEGGERAIn piscina da 0 a 100 anni.Tornare indietro con gli anni, a quando da bambini sisguazzava felici e senza pensieri. È quello che accade oggiin tante piscine nostrane, attrezzate e organizzate peroffrire corsi ad hoc agli anziani. «Perché il lavoro in acquapresenta solo vantaggi e nessuna controindicazione»,conferma Paolo Michielotto che aggiunge: «Liberandole articolazioni dal peso corporeo si annulla anche lasensazione di dolore legata a certi movimenti. E cosìl’acqua aiuta a r<strong>it</strong>rovare quella mobil<strong>it</strong>à e scioltezza cheè venuta gradualmente a mancare sulla terraferma». Unbeneficio tanto più prezioso quanto più si va avanti congli anni. Soprattutto se raggiunto in assoluta sicurezza eassecondando le proprie caratteristiche e capac<strong>it</strong>à fisiche.«Per gli over 60 la ginnastica dolce in vasca è quantodi più efficace e sicuro si possa consigliare: in acqua siazzerano tutti i lim<strong>it</strong>i legati ai cambiamenti dovuti all’etàe si torna a nuotare come da piccoli». Un tuffo nel passatoche rende migliore – e più sano – il presente.aumentata la capac<strong>it</strong>à di sopportare la fatica, avverte ildocente che a riguardo consiglia un allenamento basatosulla corsa in acqua: ideale sarebbe alternare quellaprolungata sul posto a quella in avanzamento. Esistonopoi tutta una serie di esercizi che possono riprendere glistessi movimenti terrestri, esegu<strong>it</strong>i in versione liquida:dallo slalom al passo da fondista che, anche in questocaso, hanno il vantaggio di alleggerire le articolazionidi anche, ginocchia e caviglie. E se l’aspetto terapeuticodel training in acqua non è certo una nov<strong>it</strong>à, può peròrappresentarlo se associato a sport “esplosivi” come iltennis o il golf: «Si tratta di discipline cosiddette monolateraliperché impegnano soprattutto un lato del corpo– spiega Michielotto –. In questo caso, spesso i problemifisici maggiori sono a carico della schiena e delle spalle: illavoro in vasca può essere molto utile per compensare illato debole e agire in modo da riequilibrare la postura».Pettorali, deltoidi, trapezio e dorsali possono dunqueessere fatti lavorare in acqua proprio con l’obiettivo dicontrobilanciare l’asimmetria che caratterizza questeattiv<strong>it</strong>à sportive. Esercizi alla portata di tutti e che nonrichiedono l’ausilio di particolari attrezzi. Giusto perla boxe esistono guantoni più leggeri, ma di sol<strong>it</strong>o perl’allenamento in acqua sono sufficienti poche e semplicicose come il tubo o le cavigliere. Il resto ce lo mette lapreparazione e l’esperienza dell’insegnante. ■63Basta poco per dare una mano achi ha bisogno. L’esperienza di unagiovane assistente sociale che “fa lacuoca” per una Casa di accoglienza.Ventisei anni, assistentesociale a Massa, RossanaTognoni da oltre due anniva a cucinare come volontariaper gli osp<strong>it</strong>i di unaCasa di accoglienza dellasua c<strong>it</strong>tà.Come hai scelto questotipo di volontariato?«La Casa, gest<strong>it</strong>a dall’AssociazioneVolontariAscolto e Accoglienza(ass.avaa@virgilio.<strong>it</strong>), si trovanel mio vecchio quartiere,dove rappresenta una realtàimportante ma anche controversada più di vent’anni.Spinta dalla curios<strong>it</strong>à hovoluto vedere con i miei occhi di cosa si trattasse».E che cosa hai trovato?«Un’uman<strong>it</strong>à variegata cap<strong>it</strong>ata lì per i motivi più diversi: dachi vive per strada alla badante rimasta temporaneamentesenza lavoro. La Casa ha nove posti e accoglie personesenza fissa dimora offrendo loro cena, letto e colazioneal massimo per una settimana. Resta aperta dalle 19 alle7 e gli osp<strong>it</strong>i non possono r<strong>it</strong>ornare prima di due mesi. Unservizio importante sul terr<strong>it</strong>orio: solo l’anno scorso sonopassati dalla Casa 328 persone».Qual è il tuo impegno nella Casa?«Due volte a settimana vado a preparare la cena e doporiassetto la cucina. Siccome la notte la fanno solo i volontariuomini, ho trascinato in quest’avventura ancheil mio babbo».Momenti difficili?«Cap<strong>it</strong>a l’ubriaco che non può entrare e allora ti gridacontro o quello che si lamenta del v<strong>it</strong>to. Qualche intemperanzaverbale che, di sol<strong>it</strong>o, è compensata dai sinceriringraziamenti degli altri osp<strong>it</strong>i».Cosa ti resta quando finisci il turno?«Le loro storie. Ascoltarle è come aprire tante finestresu un mondo del tutto sconosciuto. Da qualche tempoai volontari si sono aggiunti dei giovani scout: il confrontodiretto con persone disagiate dai barboni agliextracomun<strong>it</strong>ari è il modo migliore per combattere ilpregiudizio».