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Le Fonti Francescane LEGGENDA MAGGIORE - Ofs-monza.it

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vero, come dice la Scr<strong>it</strong>tura, che morte e v<strong>it</strong>a si trovano in potere della lingua, intesa come organonon del gusto, ma della parola.1095 7. Benché, poi, con tutte le sue forze stimolasse i frati ad una v<strong>it</strong>a austera, pure nonamava quel1a sever<strong>it</strong>à intransigente che non riveste viscere di pietà e non è cond<strong>it</strong>a con il saledella discrezione.Un frate, a causa dei digiuni eccessivi, una notte non riusciva assolutamente adormire, tormentato com'era dalla fame. Comprendendo il pietoso pastore che la suapecorella si trovava in pericolo, chiamò il frate, gli mise davanti un po' di pane e, per ev<strong>it</strong>argliil rossore, incominciò a mangiare lui per primo, mentre con dolcezza inv<strong>it</strong>ava l'altro amangiare.Il frate scacciò la vergogna e prese il cibo con grandissima gioia, giacché, con la suavigilanza e la sua accondiscendenza, il Padre gli aveva ev<strong>it</strong>ato il danno del corpo e gli avevaofferto motivo di grande edificazione.Al mattino, I'uomo di Dio radunò i frati e, riferendosi a quanto era successo quellanotte, aggiunse questo provvido ammonimento: “ A voi, fratelli, sia di esempio non il cibo,ma la car<strong>it</strong>à ”.Li ammaestrò, poi, a seguire sempre nella corsa alla virtù, la discrezione che ne èl'auriga; non la discrezione consigliata dalla prudenza umana, ma quella insegnata da Cristocon la sua v<strong>it</strong>a santissima, che certamente è il modello dichiarato della perfezione.1096 8. L'uomo, rivest<strong>it</strong>o dell'inferm<strong>it</strong>à della carne, non può - egli diceva - seguire l'Agnelloimmacolato con una purezza così perfetta che lo preservi da qualsiasi sozzura. Perciò quantiattendono alla perfezione devono purificarsi ogni giorno col lavacro delle lacrime. E ne davalui stesso la dimostrazione.Benché avesse già raggiunto una meravigliosa purezza di cuore e di corpo, noncessava di purificare gli occhi del suo spir<strong>it</strong>o con un profluvio di lacrime, senza badare aldanno che ne subivano gli occhi del corpo. Infatti, in conseguenza del continuo piangere,aveva contratto una gravissima malattia agli occhi. Perciò ii medico cercava di persuaderlo adesistere dal piangere, se voleva sfuggire alla cec<strong>it</strong>à .Ma il Santo replicava: “ O fratello medico, non si deve, per amore della vista cheabbiamo in comune con le mosche, allontanare da noi, neppure in piccola misura, la luceeterna, che viene a vis<strong>it</strong>arci. Il dono della vista non l'ha ricevuto lo spir<strong>it</strong>o per il bene delcorpo, ma l'ha ricevuto il corpo per il bene dello spir<strong>it</strong>o ”.Preferiva, evidentemente, perdere la luce degli occhi, piuttosto che soffocare ladevozione dello spir<strong>it</strong>o, frenando le lacrime, che mondano l'occhio interiore e lo rendonocapace di vedere Dio.1097 9. Una volta i medici lo consigliarono, e i frati lo esortarono insistentemente, ad accettaredi farsi curare gli occhi mediante la cauterizzazione. L'uomo di Dio accondiscese umilmente,r<strong>it</strong>enendo che l'operazione era salutare e dolorosa nello stesso tempo. Chiamarono, dunque,il chirurgo. Venne e immerse nel fuoco lo strumento di ferro per la cauterizzazione.Ma il servo di Cristo, confortando il corpo già scosso e inorrid<strong>it</strong>o, si mise a parlare colfuoco, come con un amico, e gli disse: “ O mio fratello fuoco, I'Altissimo ti ha creatosplendido e invidiabile per tutte le altre creature, forte, bello ed utile. In questo momento siibuono con me, sii gentile. Io prego il grande Signore che ti ha creato, perché moderi per me iltuo calore. Così tu brucerai dolcemente ed io riuscirò a sopportarti ”. Fin<strong>it</strong>a la preghiera,

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